Campos

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Potenza 30 L’assessore Alessandro Singetta interviene sul dibattito per il Regolamento urbanistico Giovedì 22 maggio 2008

Una nuova città è possibile E per Campos Venuti il capoluogo deve essere da esempio CONTINUA a tenere banco la questione Regolamento urbanistico. Dopo l’incontro organizzato dalle associazioni e l’intervento del sindaco, oggi hanno preso la parole l’assessore all’Urbanistica, Alessandro Singetta, l’architetto Campos Venuti - di cui pubblichiamo sotto una parte dell’intervento - che ieri ha partecipato a una delle iniziative organizzate in occasione della “Settimana della ricerca. E se la parte istituzionale “difende il suo operato” c’è da registrare il dissenso del presidente del comitato di quartiere di Murate, Albano Garramone, e di Rosario Gigliotti di Libera. «Un’altra città è possibile?». Questo l’interrogativo che si è posto Alessandro Singetta, prima ancora di essere nominato assessore comunale all’Urbanistica. Una «risposta non facile, come emerso anche dal convegno opportunamente organizzato dal coordinamento di alcune associazioni».

Convegno che per Singetta è «un’occasione importante per discutere di uno strumento urbanistico destinato a cambiare l’intero approccio alla materia urbanistica, ponendo fine agli alti indici volumetrici autorizzati finora per la crescita urbana, a fronte di una bassa offerta di servizi per la comunità». Il Regolamento urbanistico «capovolge questa impostazione, pianificando una crescita con volumetrie di dimensioni fisiologiche e fornendo in cambio una offerta di servizi di gran lunga superiore». In tal modo l’amministrazione comunale otterrà « in cessione gratuita aree per servizi e verde in proporzione 5 volte maggiore di quelle messe insieme finora dal patrimonio abitativo esistente (123.000 stanze con una dotazione per verde e servizi di 130 ha) a fronte di un incremento di appena 13.200 nuove stanze (e ben 170 ha per

di GIUSEPPE CAMPOS VENUTI

il processo riformista. A Potenza, infatti, è stato appena adottato il cosiddetto Regolamento urbanistico, che a Bologna si occupa soltanto di governare la città esistente, mentre a Potenza si dedica anche ad attuare la parte più matura delle previsioni residue. Applicando però a queste ultime, le nuove regole riformiste del futuro Piano strutturale e lasciando a quest’ultimo il compito di affrontare il problema dei residui rimanenti. I residui compresi nel Regolamento urbanistico dovranno, però, essere utilizzati nel breve periodo, altrimenti decadranno e potrebbero anche essere cancellati. In tal modo la riforma urbanistica a Potenza esordisce alla grande, con risultati di qualità realizzabili nell’immediato futuro. Infatti con il Regolamento urbanistico, il patrimo-

Che il nuovo modello urbanistico non abbia ancora in Italia una legge nazionale di principi a cui fare riferimento, è certamente un fatto negativo. E’ però indiscutibilmente positivo, che quel modello sia stato applicato in molti casi egregiamente attraverso leggi regionali che hanno così potuto adattarsi più facilmente alle diverse situazioni locali. Ho, infatti, riconosciuto altre volte, come una diversità che distingue la legge regionale della Basilicata da quella che io ben conosco dell’Emilia Romagna, mi è sembrata opportuna proprio perché consente di meglio affrontare la diversa situazione urbanistica della Basilicata. E il caso di Potenza è senz’altro emblematico perché il piano urbanistico comunale del 1989, quì è anco-

ra largamente inattuato, proprio per quanto riguarda le previsioni che già proponevano le prime modeste cessioni gratuite di aree per la città pubblica. Facendo il confronto con il Comune di Bologna che ho già citato, in questo caso le previsioni inattuate del coevo piano urbanistico sono pochissime e sono in corso di attuazione per decentrare la Facoltà di ingegneria e la nuova sede degli uffici municipali. Ciò consente di applicare subito a Bologna il nuovo Piano strutturale, senza residui della vecchia disciplina da metabolizzare con l’urbanistica riformista. La grande quantità delle previsioni residue non consente, invece, di fare altrettanto a Potenza; e la diversità positiva fra le due leggi regionali, permette allora in questo caso, di suddividere praticamente in due fasi

nio edilizio della città crescerà solo del 10 per cento, in cambio della cessione gratuita di aree per servizi e verde che ne accresceranno la dotazione del 54. Tanto per capirsi, il Comune di Potenza ha messo insieme fino a oggi 294 ettari di suoli pubblici, acquisiti il più delle volte in termini onerosi, mentre con la nuova operazione riformista, ne acquisirà gratuitamente in un sol colpo altri 158 ettari. Avendo il Regolamento urbanistico affrontato contemporaneamente il grave difetto della eccessiva densità edilizia della città esistente, che nei nuovi interventi previsti, è stata ridotta a solo a un terzo della media attuale. In conclusione, è la conoscenza del nuovo quadro urbanistico nazionale, ad aver suggerito il modello di riforma adeguato per affrontarlo.

verde e servizi), destinate a soddisfare le esigenze di nuove abitazioni e a calmierare i prezzi». Singetta, però, vuole tenere i piedi per terra e non si nasconde che si tratta «di un percorso lungo e difficile: le previsioni del vecchio strumento urbanistico (i cosiddetti diritti acquisiti) non possono essere cancellate, come qualcuno vorrebbe, con un colpo di spugna». Il dibattito in corso ha, per l’assessore all’Urbanistica, «confermato un dato: indietro non si torna» «E anche le critiche alla legge regionale 23 del ‘99 - ha proseguito - si sono solo rivelate uno sterile strumento di contrapposizione politica, non essendo mai confluite in un organico disegno in grado di evidenziarne analiticamente eventuali limiti o carenze». Insomma «un’altra città è possibile” ma con il contributo di tutti: cittadini, amministrazione, altri enti locali». Così come la conoscenza della particolare situazione della Basilicata, ha permesso di affrontare con una prima fase operativa, la specificità della condizione regionale e dell’area potentina. Indicando anche quali saranno le interessanti prospettive future, per una seconda fase di intervento urbanistico, questa volta a livello di area vasta. E per finire, sarà giusto ricordare che di tutta la conoscenza utilizzata, le istituzioni dovranno fare largamente partecipe l'opinione pubblica; perché tutti i cittadini sappiano quali sono i grandi vantaggi che l'operazione offre alla comunità, operazione destinata ad aprire la tanto attesa nuova stagione per l'urbanistica di Potenza. La conoscenza è stata, dunque, necessaria, ma la volontà politica è stata indispensabile per poterla uti-

lizzare. E altrettanta volontà politica sarà, però, necessaria per passare all'attuazione del coraggioso piano che è stato adottato per il Comune di Potenza; perché abbandonare le vecchie abitudini e accantonare i vecchi privilegi, non sarà certo facile. Come altrettanto difficile, sarà proseguire nella seconda fase dell'operazione, quella del Piano strutturale metropolitano. A Potenza la volontà politica che è stata indispensabile per utilizzare la conoscenza, va riconosciuta al sindaco Santarsiero e alla sua amministrazione, ai quali va attribuito il grande merito della svolta urbanistica realizzata nel potentino. Ed è sperabile che questo sindaco e questa amministrazione, vogliano e possano continuare e concludere l’opera, nel prossimo futuro.

«Ci sono diritti acquisiti»

A rione Murate si attendono ancora tante risposte Non sono un tecnico, ma il presidente di un comitato di quartiere, che può farsi interprete essenzialmente delle esigenze umane, di quelle avvertite tutti i giorni da persone che subiscono sulla loro pelle decisioni che nulla hanno a che fare con la vivibilità. Il Comitato di Murate, in merito al Regolamento urbanistico adottato esprime forti perplessità e la propria contrarietà a proposte di trasformazione che, a suo parere, finiranno per mortificare ancora le aspettative ed i bisogni reali dei cittadini del rione. Non è difficile prevedere, infatti, che decisioni prese, senza una reale partecipazione popolare e senza alcun nesso con una strategia di riqualificazione dell'esistente (questa dovrebbe essere la funzione del Regolamento), andranno ad incidere negativamente

sulla qualità della vita di una comunità, che già duramente provata da un traffico di decine di migliaia di veicoli al giorno, avrebbe meritato ben altra considerazione. Gli amministratori comunali sanno bene che Murate è di fatto un rione dormitorio privo di una chiesa e di una piazza attrezzata, che possano facilitare le relazioni sociali ed ambientali. Non c’è area verde che abbia le caratteristiche di un parco urbano, mancano trasporti collettivi idonei e percorsi pedonali sicuri per raggiungere i servizi presenti nel rione Castello e Gallitello, le stazioni della Fal e dello Stato. Gli abitanti chiedono da tempo negozi, servizi privati e pubblici, una sede per il comitato di quartiere, una politica di riduzione del traffico e della velocità

delle auto, una soluzione all’inquinamento atmosferico e acustico. Con il nuovo strumento urbanistico, destinato dalla legge regionale a dare risposte a questi problemi, l’amministrazione cancella dal Prg vigente l’area individuata per l’edificazione della chiesa parrocchiale, senza averne assicurato una alternativa (che fine hanno fatto le promesse fatte dal sindaco nell'assemblea di quartiere del 13 maggio 2006 ?). Si è trasformato il rione in uno svincolo autostradale, e ora l’amministrazione elargisce in cambio standard urbanistici di cui nessuno sente il bisogno: per lo più frammenti di aree residuali a nuovi edifici, a nuove strade, a parcheggi interrati, collocati in scarpate a rischio idrogeologico e a ridosso di arterie ad intenso traffico. Sotto gli oc-

chi degli abitanti si completa l’edificazione delle scarpate cittadine, gia avviata e portata avanti in maniera metodica con l’uso distorto di strumenti urbanistici, che per loro natura avrebbero dovuto migliorare la qualità della vita degli abitanti (vedi legge Tognoli e riqualificazione delle aree dismesse). Manca ogni barlume di democrazia partecipata: il regolamento sulla partecipazione popolare obbliga l’amministrazione comunale a consultare il Comitato di quartiere in caso di trasformazioni che interessano il proprio ambito urbano. Questa la ragione principale per la quale chiedo pubblicamente l’attivazione della partecipazione popolare alla formulazione delle scelte del Regolamento. Albano Garramone

IL Quotidiano del 14 maggio 2008 ha pubblicato un ampio intervento del sindaco Santarsiero, con il quale egli rivendica i meriti del nuovo regolamento urbanistico e sottolinea la mancanza di partecipazione da parte delle associazioni e degli ordini professionali nella fase preparatoria del medesimo regolamento. Il sindaco polemizza aspramente anche con chi, a suo dire, solleverebbe polemiche strumentali con false argomentazioni. Tra questi vi sarebbe chi ritorna sulla vicenda del quartiere Macchia Romana e del famigerato “pentagono”, ovvero l’indegna cementificazione dell’area antistante il bosco. All’ingeneroso attacco nei confronti della mobilitazione dei cittadini di Macchia Romana, non intendo rispondere personalmente, auspicando che altri cittadini manifestino la propria libertà di giudizio rispetto all'arroganza di un potere che non accetta critiche. Ricordo solo al sindaco che non esistono diritti acquisiti rispetto ai quali un'amministrazione efficace non possa individuare alternative ed opportune compensazioni, quando lo suggerisca un interesse pubblico superiore. Se però, nel caso specifico, davvero non vi fossero alternative percorribili, perché in campagna elettorale (Istituto

Principe di Piemonte, 8 giugno 2004) il candidato Santarsiero aveva ritenuto di impegnarsi pubblicamente ad impedire la cementificazione di quell’area, affermando entusiasticamente di condividere le proposte dei cittadini? Per opportunità o per incompetenza? E infine, come mai il sindaco, così attento a rispondere punto per punto a tutte le critiche e ad attaccare con veemenza quelli che considera evidentemente nemici da combattere, dimentica puntualmente di rispondere in merito alla colata di cemento che sta per abbattersi (secondo le previsioni del regolamento urbanistico) all'imbocco del parco urbano del Vallone Santa Lucia? Dopo i 30.000 metri cubi di cemento fin dentro il bosco di Macchia Romana, altri 30.000 metri cubi sorgeranno nell’area pianeggiante posta di fronte alla scuola materna di via Roma, riconfermando un diritto acquisito nel lontano 2001, grazie al voto favorevole di 10 consiglieri comunali su 40, all'astensione dei 10 di opposizione ed alla latitanza di altri 19, con il solo voto contrario del consigliere Ginefra, attuale assessore allo sport. Denunciare tutto questo è esigenza di chiarezza e sincero interesse ad una città più vivibile o polemica strumentale? Rosario Gigliotti

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