20262 Chapeau Giugno 09 (1)

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MENICHELLI

MENICHELLI

RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MODA CULTURA

COPIA GRATUITA - Anno 5 - N. 6 - Giugno 2009 - Tiratura copie 20.000

L’Alta Moda tra i monumenti

Uomini in privato

Stalking: tra reato e seduzione

Birra, che passione!

Come per la crescita economica, un notevole grado di incertezza caratterizza anche le proiezioni sull’inflazione. Queste sono Direttore Responsabile

soggette a rischi sostanzialmente bilancia-

Mara Parmegiani

ti, connessi in particolare alle prospettive per l’attività economica nonché all’evolu-

Comitato scientifico Gino Falleri, Nino Marazzita,

zione dei prezzi delle materie prime. La

Simonetta Matone, Carlo Giovannelli,

graduale ripresa, prospettata per il 2010,

Rosario Sorrentino, Emilio Albertario,

rispecchia gli effetti delle ingenti misure di

Anna Mura Sommella

stimolo macroeconomico in atto nonché

Segreteria di Redazione Marco Alfonsi

dei vasti interventi sul piano delle politiche per ripristinare il funzionamento del sistema finanziario, intrapresi sia all’interno che all’esterno dell’area

Nicoletta Di Benedetto

dell’euro. Il calo dei prezzi delle materie prime dovrebbe inoltre sostenere

Marina Bertucci

il reddito disponibile reale e i consumi nel prossimo periodo. Le prospettive per l’economia, ancora circondate da incertezza; da un lato, si potreb-

Servizi fotografici di redazione

bero registrare effetti positivi più marcati di quanto anticipato, anche sul

Laura Camia, Giancarlo Sirolesi

clima di fiducia a seguito delle vaste misure di stimolo macroeconomico in

Hanno collaborato Marco Alfonsi, Costanza Cerìoli,

atto, dall’altro i timori riguardano principalmente la possibilità di un maggiore effetto delle turbolenze nei mercati finanziari, che hanno interessa-

Isabella De Martini,

to in misura crescente anche le economie emergenti. Ancora negativa la

Nicoletta Di Benedetto, Roberta Bonaiuto,

performance del mercato delle auto, che registra in marzo circa 17.500

Cristina Guerra, Tiziano Melara,

nuove unità per un calo complessivo del 25,6% rispetto a marzo 2008. Gra-

Rita Lena, Cristian Coppotelli,

zie agli eco-incentivi, si sommano le campagne promozionali lanciate dalle

Fabio Sciarra, Siderio Fotografo: Maurizio Righi

Case automobilistiche. “Consumare”. “Siamo nelle mani dei consumatori”. Sono queste le parole d’ordine che il presidente del consiglio Silvio Berlu-

Via Piero Aloisi, 29 - 00158 Roma

sconi ha scelto per uscire dalla crisi economica e far ripartire i consumi. Si,

Tel. 06.4500746 - Fax 06.4503358

ma con una pensione di poche euro al mese è POSSIBILE CONSUMARE o

www.chapeau.biz Aut. Trib. di Roma n. 529/2005 del 29/12/2005 Edizioni e Stampa Rotoform s.r.l. Via Ardeatina Km. 20,400 - S. Palomba (RM) Ideazione grafica ed impaginazione Monica Proietti Settore Pubblicità Direzione: 00158 Roma - via Piero Aloisi, 29 Tel. 06.4500746 - Fax 06.4503358 e-mail: [email protected] foto di copertina Fontana di Trevi 1984 Fernanda Gattinoni

La responsabilità legale del contenuto degli articoli e dei contributi di tipo pubblicitario è a carico dei singoli autori. La collaborazione al mensile Chapeau è da ritenersi del tutto gratuita e pertanto non retribuita, salvo accordi scritti o contratti di cessione di copyright. È vietata la riproduzione, anche parziale, di testi, grafici, immagini e contributi pubblicitari realizzati da Chapeau.

ci si CONSUMA? Mara Parmegiani

numero

IN QUESTO

L’ALTA MODA

MODA

STALKING

BIRRA CHE PASSIONE

I MILLE VOLTI DEL FAYUM

CANYON E VULCANI

4 7 8 10 12 14 17 19 20 23 24 25 26 28 29 30 31

L’alta moda e i monumenti storici di Roma Il coraggio di andare vertiginosamente avanti

Moda

Roma by Night

Stalking

Speciale Moda

Uomini in Privato

Milionari?

Birra che passione

La cucina della tradizione

I Mille volti del Fayum

Pedra e Shawbak

Linguaggio dei Delegati

Canyon e Vulcani

Mettiamoci le mani: Abruzzo

Libri - Eventi - Mostre

Ricetta e oroscopo del mese

L'Alta Moda e i monumenti storici di Roma

L'incontro tra moda e archeologia, nel senso più classico del termine ha regalato, negli anni scorsi, nuove suggestioni agli appassionati di moda che hanno potuto trovare inediti confronti, senza turbare l’armonia dell’insieme, tra le pieghe delle antiche sculture, i dettagli

Trinità de' Monti sfilata collettiva del 1984

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di pizzo Chantilly, le sete, e i velluti, degli abiti proposti dai grandi stilisti. Perché la moda come l’architettura è la parte visiva di un’epoca storica. Come non ricordare la splendida Fontana di Trevi, in “Concerto di Moda” del 1985, esaltata da una passerella di plexiglass sull'acqua,

Lancetti - villa Medici 1986

Krizia - Piazza Navona 1993 realizzata in Germania. E come non dimenticare la meravigliosa scalinata di Trinità de' Monti che ha permesso, con “Donna sotto le Stelle”, di entrare in mondovisione in più Paesi? Se il fine dell'arte barocca è quello di educare, convincere e commuovere attraverso le grandi opere, come non pensare ad "UNA NOTTE A ROMA ", a Piazza Navona, che per due anni, ha permesso di accogliere i più grandi creatori di moda - Valentino, Armani, Ferrè, Krizia, Versace e Dolce & Gabbana inseriti nella monumentalità tardo barocca. E Il Campidoglio? Esaltato nel 2004 e nel 2007 dalle sfilate di Gattinoni, Gai Mattiolo, Sarli e Barocco. Suggestioni mai concesse prima, da piazza del Popolo a Ponte Sant'Angelo, dai Fori a Piazza Farnese. E allora perché non recuperare quel nesso che lega lo splendido passato del nostro paese al trionfo del lusso, dell’ele-

P. Popolo - Collettiva Alta Moda

Camillo Bona - Valle Giulia 2004

Fontana di Trevi 1985 - Sarli

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Giardini del lago 91 - Villa Borghese ganza e della vanità, esaltato in tutto il mondo. Un connubio sottile degno di rappresentare, ancora una volta in modo vincente, il Made in Italy. Parliamone. Mara Parmegiani

Piazza Navona 2005 - Valentino

Foto concesse in esclusiva dal fotografo Piazza del Popolo - Barocco

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Maurizio Righi

IL CORAGGIO DI ANDARE VERTIGINOSAMENTE AVANTI Dedicato alle fashion satisfaction. Le nuove proposte puntano sull'originalità fatta di alte geometrie e forme inedite. I materiali sono i più svariati. Si parte dalle forme in plexiglass con le proposte più originali, ai tacchi in acciaio, alle frange e nappine, ai vertiginosi platform, fino alla pelle metalizzata con le tonalità dell'oro.

Louis Vuitton propone un sandalo con plateau in camoscio dalle diverse sfumature, chiuso da lacci e decorato da boule colorate. (1.450 euro).

Per il modello peep toe con zeppa di Chloé, camoscio verde bosco e una cascata di piccole cinghie (595 euro).

In cavallino zebrato ispirazione cowboy, con apertura a sandalo e inserti in metallo dorato per Givenchy. (Prezzo su richiesta).

In camoscio con chiusura annodata e zeppa degradé effetto naturale di Casadei (570 euro).

Modello baby spuntato chiuso da fibbia con tacco curvo effetto vuoto per Alberta Ferretti (550 euro).

In pelle rosa shocking con tacco a contrasto e doppia zeppa bicolore di Roberto Cavalli. (Prezzo su richiesta).

Sandali gladiators con platform di Gucci. In pelle lucida a contrasto bluette e celeste metallico.

Prada propone un sandalo in satin sfavillante dalle mille arricciature, con decoro di fiocchi e tacco vertiginoso. (Prezzo su richiesta). C.C.

Sergio Rossi - Linea minimal per il sandalo con listino e stiletto affusolato, esaltato da cavigliera in frange di cuoio. (535 euro).

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PER NON PASSARE INOSSERVATI Agatha Ruiz de la Prada veste una donna enigmatica e intellettuale, una donna pensata proprio per il surrealismo, nata dall'insieme di tutti gli elementi che definiscono questa corrente. Attraverso la maestrìa di questi artisti, i simboli più essenziali, si trasformano, nei suoi abiti, in immagini ricche di storia e di valore: l'uovo, la sirena, l'occhio, la gabbia, il bacio, il cuore, sono solo alcuni di questi. Roberta Bonaiuto

Estate al mare 2009

Contrasti cromatici, silhouette moderne. È dichiaratamente sofisticato il mood estivo per un’estetica ultrafemminile. Via libera ai colori accesi, ma anche ai micro bikini che non lasciano

nulla all’immaginazione. Grande ritorno invece per i costumi interi dal tagliomolto castigato e agli onnipresenti trikini. C.C.

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ROMA

by

NIGHT

a cura di Giancarlo Sirolesi

Le nostre piccole mascotte, Luca, Gabriele e Carlo, crescono in bellezza.

Bono degli U 2 al ristorante a Roma

Tosca D'Aquino e Enrico Montesano.

Daniela Martani e Gianfilippo Failla in "confidenze"

Un grande cappello in paglia primo '900, chiamato "tavolino da Te" - collezione Mara Parmegiani

Il regista Giulio Base in Vaticano

La bellissima Eleonora Giorgi

La supermaggiorata, Milly D'Abbraccio al Foro Italico

Carpet Rouge per tutti gli interpreti di “Angeli e Demoni” Billo, l'attore lanciato da Teo Mammuccari

Mons. Fisichella, il Ministro Biondi e il Sen. Letta La principessa Marina Pignatelli e Umberto Masci al Salario sport Village

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Katia Ricciarelli alla presentazione della sua nuova casa di produzione MKM L'eterna simpatia di Gisella Sofio

Mita Medici brinda all'inaugurazione della linea di gioielli Amore e Baci

Jerry Calà alla presentazione del nuovo canale Sky "Music life"

Primo '900 foderato di raso nero e guarnito con fiori e nastri di velluto e seta - collezione Mara Parmegiani

Marco Baldini , vincitore della Fattoria con la moglie Stefania Lillo Amina Akhralova, top model internazionale di origine russa

Maria Monsè in posa per lo stilista Antonio Martinio

Valeria Marini alla prima di Lady Oscar, al Sistina Gabriele Macciotta vincitore del primo premio video Facebook “Week end in Europa”

Nicola Pietrangeli e Lilian Ramos agli internazionali di tennis

La simpaticissimna e brava Emanuela Aureli dopo teatro

Laura Chiatti al Teatro La Cometa

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STAL IL CONFINE TRA RE

In soli tre mesi dalla sua entrata in vigore già si contano trenta persone arrestate e centocinquanta denunciate. Il reato di stalking sembra avere numerosi accoliti se le cifre sono in poco tempo già così alte. Ma non tutto è così chiaro, soprattutto non è spesso chiaro qual’ è il confine tra la molestia – alla base del concetto di stalking – e il semplice corteggiamento. Il reato è stato in Italia - dicevamo - introdotto da poco, da febbraio scorso appunto. E da tutti è considerata una conquista di civiltà del nostro paese ed una risposta adeguata ad un fenomeno sociale allarmante. Ma molti sono i punti da definire per non creare psicosi ingiustificate e denunce inutili e dannose perché senza reale fondamento. Innanzitutto chiariamo cos’è lo stalking. E’ una molestia assillante che produca almeno 10 episodi diversi nell’arco di trentra giorni. E’ un atteggiamento persecutorio prolungato nel tempo che costringe la vittima a cambiare la propria condotta di vita. È dunque estremanente diverso da un semplice corteggiamento dove il seduttore cerca, chiama, invita ma non costringe nessuno ad adottare un atteggiamento difensivo né tantomeno suscita stati di ansia e paura, anche quando non è gradito, circostanza in cui può tuttalpiù suscitare imba-

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razzo. E’ stato delineato anche un identikit dello stalker, che si distingue in cinque identità differenti: il rifiutato, colui che cerca disperato l’ultimo contatto; l’intimistico, ovvero colui che cerca in tutti i modi di creare un’intimità con la vittima, spesso sconosciuta o a malapena conoscente; l’inadeguato, colui che, avendo scarse capacità sociali e intellettive, è alla continua ricerca del partner; il rancoroso, ovvero colui che è convinto di aver subito un torto, e spesso è affetto da disturbo paranoide di personalità; il predatore, cioè colui che raggiunge la sua gratificazione soltanto con il soddisfacimento sadico dei propri desideri. Di tutti solo l’ultimo è veramente pericoloso, perché è disposto a tutto, anche a ricorrere alla violenza, per raggiungere il suo scopo. Anzi la violenza è insita nel suo stesso sadismo. Ma in che maniera si manifesta la molestia? Sono tanti i modi con cui lo stalker perseguita la sua vittima: telefonate insistenti e ripetute, in alcuni casi si è arrivati fino a 100 telefonate al giorno! Ma anche minacce inviate via sms o via posta o via mail; controllo diretto in luoghi pubblici o privati; controllo indiretto tramite gli appostamenti sotto il portone di casa o tramite gli inseguimenti o ancora spiando nel suo

computer attraverso i programmi di gestione remota; intimidazioni attraverso minacce concrete e forme di vandalizzazione come bucare le ruote della macchina, far trovare animali morti; violenza fisica; violazioni di domicilio; sovrapposizione di immagini della vittima su immagini pornografiche o la messa in rete di immagini sessuali della vittima. Si può arrivare perfino al furto di identità della vittima per gestirne la vita in modo diretto. Insomma in questi casi la persecuzione è indubbia. E i numeri non sono confortanti. Secondo un recente studio, che conteggia anche casi di stalking prima dell’entrata in vigore della legge che lo definisce un reato vero e proprio, è emerso che su circa 270 casi denunciati alle forze di polizia dal 2007 ad oggi, oltre la metà delle vittime è di sesso femminile; la maggioranza delle persone denunciate sono maschi italiani di un’età compresa tra i 30 e i 50 anni che hanno avuto con la vittima o una semplce conoscenza (il 19,17% dei casi) o una relazione sentimentale (per il 16,54% era un ex-fidanzata/o e per il 12,7% era un ex coniuge). Inoltre quasi il 60% dei molestatori è single e solo il 24,5% è separato o divorziato. Dato interessante: limitatissima è la percentuale di stalkers vedovi. Evidentemente la molestia persecutoria nasce da un’insoddisfazione profonda personale e non dalla solitudine affettiva, anche a seguito di un evento traumatico come il lutto per il coniuge. Esistono poi anche casi di cosiddetti controstalking, ovvero di reazioni estremamente sproporzionate di difesa da parte della presunta vittima a fronte di tentativi di approccio non riconducibili però alla fattispecie dello stalking (così come è stata codificata). Resta però, soprattutto in Italia, patria del latin lover, il problema di definire il confine tra lo stalking - nonostante la struttura del fenomeno sia ormai chiara e sia stato delineato il profilo dello stalker - e il corteggiamento lecito, anche se non ricambiato. E questo confine non è chiaro non solo all’opinione pubblica, ma neppure ai legali che a volte intentano cause del tutto infondate e temerarie che hanno l’unico scopo di arrecare consapevolmente danno e creare disagio all’ex del proprio assistito. In questi casi si può ravvisare il cosiddetto stalking giudiziario, dove il legale diventa

KING: ATO E SEDUZIONE correo del cliente nell’attuazione del reato (denuncia dell’ANM, Associazione Matrimonialisti Italiani, ndr). Il processo, fasullo e forzato in queste situazioni, serve solo ad esasperare l’ex marito o ex moglie e non certo a difendere i diritti del cliente, con il risultato aggiuntivo di ingolfare inutilmente la macchina della giustizia. Ma c’è un altro aspetto curioso riguardo all’applicazione della legge sul reato di stalking: quelle che sono state definite “le distanze variabili dei molestatori”. La legge prevede una pena che va da un minimo di sei mesi ad un massimo di 4 anni di reclusione. Ma spesso la vittima ha paura di denunciare o non vorrebbe arrivare subito alle estreme conseguenze. Così la nuova normativa prevede in prima istanza un ammonimento fatto dal questore all’autore del reato affinchè abbia un comportamento meno molesto. In questo ammonimento c’è anche l’ordine di tenersi ad una certa distanza dalla sua presunta vittima. Ma qui è la curiosità. Non c’è una distanza uguale per tutti i molestatori, ma varia caso per caso, da persona a persona, a discrezione del giudice. Così si hanno ordinanze in cui la distanza da osservare è di 45 metri a quelle dove è invece nettamente superiore, fino ad arrivare anche a 500 metri, come è accaduto a Treviso dove un giudice ha ordinato a un ragazzo di 29 anni di tenersi a tale distanza dalla collega che lo accusava di averla tormentata per mesi dopo un’avance respinta. “Ognuno ha la propria vita, le proprie distanze - spiega l’avvocato e deputato Giulia Bongiorno, grande sostenitrice della legge - Ogni caso è diverso dall’altro. E’ giusto che la legge possa plasmarsi sulle esigenze diverse - ha aggiunto - e poi dipende dal tipo di aggressore”. Il problema è quello di chi misura con tanta precisione le distanze. Il buon senso dovrebbe prima di tutto suggerire al molestatore di non forzare la situazione, anche perché il mancato rispetto delle distanze diventa un’aggravante e aumenta il rischio dell’arresto. Infatti, secondo la legge, dopo l’ammonimento il reato di stalking non è più perseguibile su denuncia della parte offesa, ma diventa perseguibile d’ufficio. Mai come in questo caso è vero il detto: uomo avvisato, mezzo salvato. Cristina Guerra Giornalista RAI TG1

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SPECIALE MODA

Una vita di secoli, narrata sul filo di stoffe e broccati per "ricucire", con la macchina del tempo, l'affascinante racconto della storia dell’uomo.

La moda, fenomeno sociale ed economico, è uno dei più sensibili indicatori di quel “gusto” che caratterizza un periodo storico e si dimostra, con sempre maggiore frequenza, strumento di analisi accurata. Con la Moda, un modo diverso di narrare la storia e la cronaca sociale di un Paese. Una chiave di lettura ed un approccio interpretativo che può dare risposte inaspettate. Moda dal latino Modus, cioè modo, maniera, ma anche regola. Può avere diversi significati sociali: potere, autorità, lusso o austerità. Ha sempre dettato le regole e le norme del vestire, evidenziando differenze sociali ed economiche. Lo studio storicizzato dei modi di vestire non si limita quindi ad offrirci una visione del gusto di un’epoca, ma diviene una chiave di lettura per la conoscenza complessiva dei rapporti tra economia e società, tra società ed individuo. Resta fuor di dubbio che le invenzioni più importanti nella storia dell’uomo sono state la ruota e l’ago: la tecnologia e il tessile. Molti storici hanno attribuito l’origine dell’abbigliamento a tre cause: necessità di proteggersi da-

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gli elementi naturali, pudore ed esibizionismo, rendersi sessualmente desiderabili. Il primo abbellimento dell’uomo sono stati i simboli della sua potenza. Denti canini dei forti animali uccisi, ritenuti amuleti e talismani potentissimi, forati, sotto forma di collana sono stati rinvenuti, come unico vestimento, in uno scheletro del Paleolitico superiore, scoperto in Inghilterra - periodo da 35.000 a 10.000 anni fa-. L'uomo comincia a vestirsi intorno agli 8500 anni fa e, più specificamente, nel periodo in cui in Europa si fanno sentire gli effetti climatici delle grandi glaciazioni. Capisce che la pelliccia degli animali uccisi può utilmente servire allo scopo e inizia a cacciarli anche per procurarsela, oltre che per nutrirsi delle loro carni. Il passaggio dalle pelli conciate, masticandole come ancora è in uso presso alcune comunità eschimesi, ai tessuti è uno dei più importanti passi in avanti nella storia dell’abbigliamento. Il primo tessuto fu la felpata ottenuta con fiocchi di lana di pecore o capre, lasciati dagli animali sugli arbusti, battuti e inumiditi, disposti a strati su una stuoia e ar-

rotolati strettamente fino a farli asciugare. Il risultato era un tessuto caldo, resistente e idrorepellente. Poi i fiocchi diventarono fili e le comunità stanziali presero a lavorarli con la tessitura che consiste fondamentalmente nell’intreccio di una serie di fili paralleli (ordito) con un filo continuo (trama), eseguito su un telaio. Dai rudimentali e piccoli telai in legno, usati agli albori della storia, si è passati ai mo-

derni telai industriali. La tecnica basilare di lavorazione dei tessuti più comuni, tuttavia, non è cambiata granchè e i tessuti confezionati dagli antichi Assiri, dagli Egizi e dai Greci, secoli prima di Cristo, rivaleggiano per finezza e regolarità con i prodotti contemporanei. L’invenzione dell'ago con la cruna, risale a circa quarantamila anni fa. I primi aghi di cui si ha notizia sono stati ricavati dalle zanne dei mammut e dei trichechi, o dalle ossa delle renne. Grazie all'ago, infatti, è stato possibile cucire fra loro brandelli di pelle o pelliccia adattandoli alle forme del corpo umano e creando i primi vestiti “su misura”. Il fili adoperati erano i tendini degli stessi animali. Si chiama Lucy la prima indossatrice vissuta circa tre milioni di anni fa. Il suo scheletro è stato ritrovato intatto a Haddar, in Etiopia. Indossava una pelliccia “maculata”, stretta in vita per le zampe. Con lo sviluppo delle prime comunità stanziali, con il passaggio dalle civiltà di caccia e raccolta a quelle basate sull’agricoltura e sull’allevamento, si sviluppa la lavorazione delle fibre vegetali come il lino, la canapa e il cotone. Si può dire, quindi, che ha inizio la manifattura degli abiti, e la vera e propria storia del costume. Se il primo colore dell’uomo è stato il sangue degli animali uccisi con il quale ha lasciato traccia delle sue mani sulle pareti delle caverne, con il passare del tempo, aumenta il ricorso al colore e alle decorazioni vivaci: gli indumenti sono dipinti o ricamati con cerchi, linee e rombi, in rosso e in blu. La prima sartoria nacque nel VII sec.a.C. con i Persiani i quali furono i primi a confezionare giacche con maniche cucite e ad indossare i primi pantaloni da inserire negli stivaletti alti sulla caviglia. Conosciamo la moda delle donne egiziane, i cui abiti erano realizzati con un lino sottilissimo, quasi difficile da ripetere oggi. Sono state loro ad inventare il plissè indelebile: piegavano il tessuto bagnato in fittissime pieghe, anche a soleil, che poi lasciavano asciugare sotto pietre roventi. Le donne sotto le tuniche erano nude e il primo capo intimo che indossarono fu l’apodesmo, ovvero una fascetta di stoffa quando il seno cominciava a ballonzolare. Alcune donne romane scelsero di portare le feminalia a imitazione delle vandale che indossavano brache simili ai nostri bermuda. Poiché si trattava di mutande di scarso potere erotizzante, la maggior parte di loro preferì sotto le vesti… il nulla. Resta naturalmente il dubbio che, a prevalere, fosse la comodità del self service. Portavano, alcune di loro, le giarrettiere. Non per reggere le calze di cui ancora non ne conoscevano l’uso ma per far viaggiare i loro gioielli. Le anaxaridi, così si chiamavano, furono imposte anche ai popoli conquistati. Basti pensare che statuine di terracotta, riproducenti la moda a Roma, erano inviate a tutte le province, affinché questa fosse codificata e diffusa. La seduzione delle donne etrusche si manifestava con un gioco sottile di trasparenze e spacchi. Le tuniche aperte sui fianchi, i cui orli erano rinforzati da pezzettini

di piombo, l’à plomb dei nostri giorni, mostravano il quanto bastava per farsi definire dalle pettegole romane “quelle che mostrano i fianchi”. Nel Medio Evo la biancheria carezzava il corpo femminile e, secondo i dettami della moda, era per lo più trasparente, sui toni caldi dorati. Si deve alle cortigiane l’introduzione dei calzoni mutande, portati in casa per comodità senza la sopragonna. Queste brachesse affascinavano gli uomini dell’epoca abituati a praticare sesso erotico naturale e innaturale, alternando amanti maschi con cortigiane. Queste impudiche mutande indossate all’inizio solo dalle cortigiane divennero d’uso anche per le “perbene” da quando Caterina de Medici cominciò ad usarle per cavalcare. Si chiamavano brachesse o calzoni alla galeotta. Certe mutande furono comunque benemerite. Pareri discordi sull’uso parlavano di esibizione per attirare i dissoluti piuttosto che per difendere la pudicizia. Trovarono concordi perfino i sostenitori della Riforma e della Controriforma che consideravano i calzoni trucchi infernali, da evitare. Diffido sempre delle donne che portano i mutandoni sosteneva un moralista: è il pudore con la bandiera. Bandiera che sventolava, però, all’insegna dell’erotismo tanto che Brantome racconta di molte donne

riuscite ad intrattenere amanti senza mai sfilarle. Biancheria bugiarda cui era conferito l’incarico di trarre in inganno l’uomo sull’esatta realtà del corpo femminile che, grazie a cuscinetti, raccordando il seno alla vita ampliando i fianchi, appariva perfetto. Questi ingannevoli artifici si sono ripetuti anche nei secoli a venire. Pensiamo alle immense crinoline che rendevano la donna simile ad una clessidra, al cul de Paris, un cuscino posto all’altezza del fondo schiena per aumentarne il volume o, nell’epoca in cui si doveva avere un vitino da vespa e per questo una magrezza eccessiva, i finti polpacci davano una sensazione di opulenza. Le mutande “innominabili” o “tubi della Modestia” furono introdotte nell’abbigliamento femminile solo nel 1802 quando, il Giornale delle Dame ne illustrò un paio rigorosamente piegato, consigliandolo per i balli in quanto, le evoluzioni frenetiche dei valzer, scostando gli abiti dal corpo, potevano concedere troppo agli sguardi indiscreti. Ed ecco, allora, aumentare la produzione della tela di cotone, dei pizzi e dei preziosi merletti. Tutto rigorosamente bianco, spartiacque tra moralità e indecenza. Allacciate in vita, aperte sotto le gambe, questi “tubi della modestia” consentivano di non sollevare le tante

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sottogonne e crinoline, per espletare pratiche fisiologiche. Firenze diventa così il principale centro di lavorazione dei tessuti di qualità: le corporazioni dei lanaioli, dei setaioli, dei tintori diventano sempre più ricche e potenti. Nel ciclo di lavorazione sono presenti anche altre figure professionali, con differenti gradi e condizioni sociali: i follatori, che con tecniche particolari rendono le stoffe più spesse e robuste; i tintori, che hanno botteghe proprie, i filatori, infine i cardatori e i pettinatori, collocati sul gradino più basso della scala dei lavori tessili. Correva l'anno 1814 quando due giornalisti, i Coniugi Lattanzi, invitarono le lettrici, dalle pagine del loro giornale “Il corriere delle Dame”, a proporre modelli di loro creazione assicurando la pubblicazione dei più belli. Contemporaneamente alcune sartorie proponevano abiti pronti anticipando il futuro pretà-porter. Nasce così, contro l’acquiescenza della moda francese, una campagna di moda italiana che troverà anche nella regina Margherita la massima adesione. Nel 1851 Isacco Merrit Singer inventò la macchina per cucire e un sarto americano Charles Butterick, nel 1862, studiò il cartamodello per riprodurre abiti e biancheria di qualsiasi foggia e precisione nel dettaglio. Un altro impulso a nuove produzioni fu dato, nel 1824, dalla vulcanizzazione della gomma del caucciù che rivoluzionerà il mercato dei busti e delle giarrettiere. Non più quindi filo di rame, disposto a spirale e cucito sotto la stoffa per ottenere una parvenza di elasticizzazione ma veri e propri tessuti estensibili. Biancheria intima, intrigo, seduzione, ne sapeva qualcosa la contessa di Castiglione che, fallito il tentativo di Cavour con Napoleone per l’annessione dell’Italia alla Francia si vide affidare il compito di portare a termine il progetto. L’orgoglio stuzzicato e il gusto del potere lanciarono la bella Virginia all’assalto di cotanta Maestà e, sfruttando abilmente la seduzione di trine e merletti, tra fascinose lenzuola di seta nera riportò a casa l’alleanza della Francia, nel 1858, con i Patti di Plombiers. L’interesse della stampa che esalta i caratteri ideali del corpo e dell’abbigliamento, incrementerà la produzione di biancheria in serie, reperibile nei Grandi Magazzini. Tutto questo aumentò la produzione del tessile. È il trionfo della vita borghese, veicolata dall'ari-

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stocrazia e dall'alta borghesia e i broccati i damaschi e i velluti hanno nomi fantasiosi come: color peccato, color desiderio, voglia d’amore. Nel XIX secolo il fruscio delle sete affidò al colore la capacità di stimolare erotismi facili. Il rosso ed il nero erano i preferiti dagli uomini. E non solo allora. All’inizio del XX secolo, quando ancora la moda postulava di falpalà sul mercato fu immesso un capo di abbigliamento rivoluzionario: il reggiseno che, proposto dal sarto Paul Poiret, scalzò definitivamente la morale vittoriana. Nuova linfa per il mercato e incremento della produzione. Da Parigi arrivano le prime corse automobilistiche e la moda di conseguenza si adegua con le jupe-coulotte, ovvero le donne che le braghe. Di breve durata perché è in arrivo la raccorciata: una gonna sollevata da terra di 5 centimetri che fa dire agli uomini “dopo il petto anche le gambe delle donne stanno rompendo le catene”. Con la Prima Guerra mondiale inizia il grande sviluppo della confezione in serie e la distribuzione attraverso i grandi magazzini. Le donne che nel periodo della guerra - 191518 - avevano imparato a lavorare e ad essere indipendenti, cambiano modo di vivere. Si accorciano le gonne e si adottano i reggicalze, la lampo sostituisce i bottoni e la veletta si allarga sul cappello. Le donne scoprono che a quarant’anni si può essere giovani e con le diete cercano di mantenersi elastiche e difendersi dalle malattie. Nel 1939 negli stabilimenti americani della Du Pont fu prodotto il nylon, utilizzato prima per i paracadute e poi per la biancheria intima e per le calze, abbattendo la spesa per quelle di seta. Dopo l’attacco al Giappone, con la distruzione di Hiroshima e Nagasaki, le aziende americane riconvertirono le fibre tessili ricavate dagli idrocarburi, per scopi bellici, riutilizzandole in tessuti per l’abbigliamento. La penalizzazione della Seconda Guerra Mondiale portò nuove pesanti ripercussioni in tutti i settori commerciali e l’autarchia inventò nuove fibre come la seta di ginestra. Nel 1963 con il film “Ieri, Oggi e Domani” la Loren, con consumata abilità, restò, in guepiere, davanti ad un Mastroianni rapito. Gli uomini stregati dall’erotismo e da morbose fantasie non si accorsero neanche dei nuovi reggiseni imbottiti creati dallo stilista Jean Paul Gaultier. Alla fine degli anni ’60 emergo-

no nuovi ideali ed i giovani si battono per la rivalutazione dei valori individuali e sociali. Alcuni di loro fanno ameno dello slip, quando iniziano ad indossare attillatissimi jeans, altri, i figli dei fiori, praticano il nudismo. Ci fu un rifiuto delle donne nei confronti dei pizzi e merletti, soppiantati da un intimo essenziale dalla provocatoria volontà di essere libere dai condizionamenti maschili. Anche se la libertà doveva passare attraverso un’ulteriore striscia di coscia. Ma l’autocensura durò poco perché lei, più sicura e indipendente, ritornò ben presto ad essere femminile e l’uomo nel delicato gioco della conquista tornò ad essere attratto da pizzi e merletti. Con la minigonna e la possibilità di occhieggiare in zone erotiche fecero la loro comparsa i collant: una nuova produzione di calze con cambi di telai e nel 1974 uno stilista genovese, Carlo Fiaccardi, lanciò in Brasile il tanga, adottato negli anni a seguire come intimo. Arrivano gli anni ’80 con il grande trionfo del Made in Italy. Milano diventa polo dello stilismo, Firenze importante punto Moda, e Roma Capitale dell’Alta Moda. I grandi di questi anni sono: Armani, Versace, Ferrè, Krizia, Missoni, Gattinoni, Soprani ed altri. Sono i creatori dell’alta Moda e del pret-à-porter perché quasi tutti presentano due linee; con la prima danno libero sfogo alla creatività che serve da indicatore di tendenze, con la seconda capi dalle caratteristiche diverse, adattate alla maggior parte della gente che non ha caratteristiche fisiche delle top-model. L’Italia afferma ancora oggi la sua competitività sul mercato mondiale: Armani, Krizia, Valentino, Ferré, Versace e Dolce &Gabbana sono presenti in molti mercati del mondo ed alcuni di loro hanno già conquistato, da anni, posizioni di leadership. Maliziosa, stravagante, seduttrice? Non sono altro che ruoli di donna, moda e modi di essere. Nuove stagioni all’insegna del rinnovamento, inequivocabilmente legate a come ci vestiremo nella prossima stagione.

Mara Parmegiani Storica della moda

UOMINI IN “PRIVATO”

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MILIONARI ECCO COME SPENDERE TUTTI QUEI SOLDI Dalle borse d'oro e brillanti agli yacht - dagli elicotteri ai jeans lavorati con lo champagne. Una fiera, quella di Vicenza, che vuole fare del concetto di superlativo del lusso un imperativo categorico. Irresistibile per chi vuole immergersi in un mondo di oggetti destinati a pochissimi. Un’esposizione di articoli con prezzi da capogiro, con i padiglioni che hanno addirittura esposto un aereo (acquistabile per la modica cifra di 450mila euro), elicotteri, yacht, automobili (la più cara costa 740mila euro). Oggetti che vanno dalla borsa in oro e brillanti, alle pietre preziose realizzate utilizzando le ceneri dei defunti, ai pavimenti in foglia d’oro; dalle bambole erotiche che sembrano vere e costano migliaia di euro - un’anziana facoltosa americana ne ha acquistate diverse per usarle come dame da compagnia- dai televisori al plasma da 103 pollici ai jeans lavorati con lo champagne (costo, dai 5 ai 100mila euro), dai profumi ai libri rari, dalle sofisticate attrezzature per il fitness, alle armi. Un campionario di oggetti che vuole essere il “best in Italy”. Un evento in costante crescita, malgrado la crisi, in aumento di anno in anno.

Gli auricolari bluetooth diventano orecchini Il mercato della tecnologia di fascia alta offre accessori hi-tech molto innovativi e preziosi. Ecco quindi un’idea che si presta fedelmente alle necessità di una donna, gli auricolari gioiello.

Per molti le vacanze in una Spa sono ormai una consuetudine che si ripete almeno un paio di volte all’anno, ma lo sapevate che esistono centri benessere anche per i nostri amici a quattro zampe? Si chiama Terme di Fido quello che sorge in Italia a pochi chilometri da Milano.

Dunhill, una stilografica di extralusso Per chi può anche permettersi una penna da 76.000 euro. Si tratta della stilografica Namiki Kingfisher di Dunhill, un esemplare quasi unico,

Cosa se ne farà poi un cane di una corona? Non ne abbiamo idea specialmente se si tratta di una corona molto preziosa dal costo di 4,2 milioni di dollari. Costanza Cerioli

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BIRRA.... birrai e si distinguono due differenti tipi di birrerie: quelle gestite dai birrai “di mare” che esportano i loro prodotti e quelli “di terra” che rispondono al mercato locale.

I Sumeri La prima traccia inconfutabile dell’esistenza della birra ci viene da una tavoletta di argilla dell’epoca predinastica sumera (circa 3.700 a.C.), il celebre “monumento blu” che descrive i doni propiziatori offerti alla dea Nin-Harra: capretti, miele e birra. Dai caratteri cuneiformi dei sumeri sappiamo inoltre che le “case della birra” sono tenute da donne, che la birra d’orzo è chiamata sikaru (pane liquido) mentre quella di farro è detta kurunnu e che altri tipi sono ottenuti mescolando in proporzioni diverse le prime due. Da ricordare almeno la niud addolcita con zucchero di datteri e la bi-du, la più “ordinaria”, che serviva a calcolare il salario-base degli operai (3 litri al giorno!).

Il “papiro Ebers” Ci offre 600 prescrizioni mediche per alleviare le sofferenze dell’umanità il cui ingrediente principale é la birra. Le scuole superiori insegnano la fabbricazione della birra prima della scrittura e della lettura. Si stabilisce che la vendita della birra in cambio di oro e argento é proibita in quanto il venditore può esigere solo orzo in quantità uguale alla birra venduta, pena l’essere gettato nel fiume.

Suor Hildegard L’utilizzo del luppolo per preparare la birra è antichissimo ma la pratica rigorosa di luppolare il mosto nasce nel XIII secolo grazie alle ricerche della celebre botanica Suor Hildegard von Bingen (1098-1179) dell’Abbazia di St. Rupert in Germania che mette in evidenza le qualità del luppolo per arrestare la putrefazione ed allungare la vita alla birra.

Commercio di birra via mare

Codice di Hammourabi Museo del Louvre (1728-1686 a.C.) che condannava a morte chi non rispettava i criteri di fabbricazione indicati e chi apriva un locale di vendita senza autorizzazione.

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È attribuito agli Etruschi il merito di aver portato in Italia l’orzo, l’ingrediente fondamentale per la preparazione della birra. Ben presto, nell’Antica Roma e in tutto l’impero romano si cominciò a consumare abitualmente birra, anche se considerata una bevanda “pagana e plebea” al confronto del “divino e nobile” vino. Nell’anno 87 d.C., Tacito, infatti, parla della birra dei Germani paragonandola al “vinus corruptus” cioè andato a male! Non la pensava così suo suocero, Agricola, che portò tre mastri birrai da Glevum, l’odierna Gloucester ed aprì a Roma nella sua villa, una birreria privata. Nel 1376 ad Amburgo operano ben 457

Guglielmo IV di Baviera Nasce nel 1516 il celeberrimo “Reinheitsgebot” (l’editto della purezza), tuttora in vigore, che obbliga il birraio ad utilizzare solo acqua, malto d’orzo e luppolo (e lievito, naturalmente).

che passione! I monaci La produzione di birra monastica debutta all’epoca carolingia. Già nel 770 nell’Abbazia di Gorze in Mosella, il mastro birraio opera per i suoi silenziosi fratelli. Nell’Abbazia di S.Gallo in Svizzera, nascono le geniali tecniche che permettono di dividere la stessa produzione in più mosti. Il primo che si estrae, ricco di zuccheri e destrine, dà una birra forte e prelibata, chiamata “prima melior”. Il malto utilizzato trattiene tuttavia una forte proporzione di zuccheri “imprigionati” che, con l’aggiunta di acqua, seguita da una filtrazione, permette di ottenere una birra meno ricca di zuccheri e destrine, più leggera e di minor valore chiamata “secunda” per il consumo dei monaci che potevano (a seconda delle regole del singolo monastero) berne dai 5 agli 8 litri al giorno! Con un’ulteriore aggiunta di acqua, la “tertia”, era offerta ai mendicanti.

idrometro

La Rivoluzione Industriale

I monaci si godono la “secunda” Dopo le note vicissitudini, i saccheggi ed espropri patiti con la Rivoluzione Francese e con Napoleone, i monasteri ritornano a produrre birra ma la maggior parte di loro cessa l’attività all’inizio del XX secolo (fanno eccezione i famosi “padri trappisti” tuttora attivi ed anzi sempre più agguerriti, anche a livello di “marketing”che si evidenziano con il logo esagonale “Authentic Trappist Product”?

Già prima delle grandi invenzioni, contribuirono a migliorare i procedimenti medievali il termometro inventato nel 1714 da Fahreinheit e l’idrometro di M. Marin, datato 1768, che permettono di avere informazioni precise sulle diverse fasi, il cui momento giusto veniva deciso immergendo la mano oppure quando si riusciva a vedere la propria immagine riflessa.

cooler di Baudelot

La prima macchina a vapore in campo birrario è attribuita a James Watt che nel 1785 utilizza la nuova tecnologia per produrre una “porter” a Londra. Daniel Wheeler fa brevettare una macchina per tostare il malto nel 1817 e apre la strada ai malti chiari e scuri, prima sconosciuti. Jean-Louis Baudelot inventa nel 1856 il “raffreddatore del mosto” che permette di recuperare il mosto raffreddato e passare subito alla fermentazione. La macchina per il ghiaccio artificiale, inventata da Carrè tre anni più tardi, esercita un impatto significativo per la birrificazione non solo a livello del raffreddamento del mosto ma soprattutto per molte altre operazioni come la bassa fermentazione e la possibilità di produrre lungo l’intera annata.

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Il XX secolo

Portale della birreria Antiche bottiglie di vetro (da sin. un’italiana e tre americane) È solo nel XVIII secolo che si assiste a una vera e propria industria del vetro. Lo sviluppo della bottiglia di vetro si ha verso il 1880-1885 con l’invenzione della vetreria meccanica che coincide con l’avvento delle birre a bassa fermentazione. Il consumatore può ora ammirare il suo nettare e questo lo spinge a preferire birre sempre più chiare e dorate, il cui bellissimo aspetto viene esaltato dalla trasparenza del vetro.

La Pilsner Urquell (cioè “fonte originale”) diventa il punto di riferimento di moltissime birrerie che si ispirano alla sua celebre bionda per proporre nuovi prodotti ad un mercato sempre più crescente.

Louis Pasteur

Anton Dreher

Gabriel Sedlmayr

La scoperta del lievito Leuwenhoeck nel 1680 identifica il lievito di birra ma non è in grado di spiegarne nè la natura nè come agisce, cosa che riesce nel 1939 a Cagniard-Latour che attribuisce la fermentazione ad una cellula di lievito. La sua teoria, basata su una cellula invisibile, viene duramente contestata dagli scienziati dell’epoca ma già l’anno dopo Anton Dreher e Gabriel Sedlmayr identificano il lievito come l’ingrediente segreto che fa la gloria delle birre bavaresi. Questo lievito, esportato in Boemia, fornisce l’occasione a Plzen nel 1842 di lanciare uno stile che sconvolgerà il mondo della birra.

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Emil Hansen

I lavori di Pasteur sulla fermentazione del 1876 spianano la strada alla comprensione dell’azione del lievito e a quella dei batteri responsabili dei problemi che portano al cattivo gusto. I risultati delle sue ricerche spingono le birrerie ad equipaggiarsi di un laboratorio e nel 1883 Emil Hansen della danese Carlsberg sviluppa la tecnica per isolare un’unica cellula di lievito che permetterà, finalmente, ai birrai di esercitare un controllo totale sulle birre che producono.

La birreria diventa un’impresa industriale che deve affrontare una concorrenza sempre più feroce e deve migliorare la sua produttività mantenendo prezzi bassi. L’evoluzione dei mezzi di comunicazione e dei trasporti favoriscono gli spostamenti delle birre e di conseguenza il loro confronto. Si sviluppano pertanto dei “giganti” dell’industria birraria prima negli Stati Uniti poi via via in tutto il mondo provocando la diminuzione in caduta verticale delle piccole birrerie. Alla fine del XIX secolo se ne contavano più di 3.000 in Belgio e più di 2.000 negli Stati Uniti mentre, meno di cent’anni dopo, il loro numero era vertiginosamente sceso a poco più di un centinaio in Belgio e a qualche dozzina negli Stati Uniti. I mezzi di comunicazione permettono alla birra di viaggiare sempre più lontano e favoriscono lo sviluppo di un marketing di massa. Le indagini di mercato dimostrano che “meno la birra è amara più si vende”. Questi studi rispondono ai loro bisogni capitalistici: se per esempio risulta che il 75% prova repulsione per le birre amare, la birreria diminuisce l’amaro in tutta la sua gamma di birre senza tener conto del restante 25% dei suoi clienti. Se poi, in fase successiva, afferma nelle sue campagne pubblicitarie che è migliore perchè meno amara, ha contribuito a offrire un’informazione parziale alla popolazione che rischia di identificare l’amaro con un difetto. Assistiamo così ad un appiattimento delle birre e all’impoverimento delle attitudini sensoriali della popolazione. Il fenomeno trova il suo apogeo nel Nord America all’inizio degli anni 60 con la scomparsa della maggioranza delle birre “speciali”. Ma per fortuna questa regressione nel gusto ha i suoi limiti. Infatti all’inizio degli anni 80 assistiamo a un vero e proprio “rinascimento” della birra “di gusto”. Questo fenomeno assolutamente originale non ha attinenza col passato in quanto, prima dell’industrializzazione non si parlava dell’esistenza di una cultura birraria. La pubblicazione di opere sulla degustazione è nuova, la gastronomia alla birra è nuova, i locali specializzati sono nuovi e i primi musei della birra non hanno ancora vent’anni. Marco Alfonsi

LA CUCINA DELLA TRADIZIONE

L’uomo delle caverne forse sbadatamente lasciò davanti al fuoco un pezzo di carne frutto della sua caccia. La cottura diede al palato un nuovo sapore e da quel momento il fuoco entrò come parte predominante nella cucina. Fu l’Egitto a conoscere la pasta lievitata e a Roma in grandi piscine di acqua dolce si allevarono trote e salmoni. Le donne dell’anno Mille cucinavano i prodotti della campagna ricca di orti, vigneti e uliveti. Ed è proprio in questo periodo che la cucina si divide in due grandi correnti; la cucina di corte e quella popolare. I grandi cuochi di corte si copiavano i menù e studiavano le soluzioni più fantasmagoriche per le portate, per magnificare l’opulenza dell’anfitrione. Trionfi da parata, preceduti da squilli di trombe, stupivano l’ospite e fastose argenterie raccontavano a tavola la potenza del signore. Storica è la frase di Maria Antonietta che si chiedeva perché i contadini reclamavano il pane e osservava “ma perché non mangiano le brioche?”. Secondo Brillat Savarin un pranzo tipo, nel 1740, si componeva come prima portata di carne bollita con il suo brodo, a seguire una portata di vitello con un antipasto, un arrosto di tacchino con insalata, legumi ed una crema, un piatto di formaggi e per finire frutta e marmellata. Ma si preparavano anche grandiosi timballi, pasticci di quaglie, fegati d’oca e impasti colorati coprivano aragoste e polli. Montagne di “geli”, tremolanti fra cascate di frutta, intagli di meringa e ripieni di gelato, costituivano una meraviglia per gli occhi e per il palato. La cantina del nobile prevedeva almeno 22 qualità di vini

rossi e 27 di bianchi. Al contrario, alla tavola di Napoleone III si serviva molta frutta fresca, l’etichetta era ridotta all’essenziale anche se l’imperatrice Eugenia preferiva i sapori forti e sani della sua Spagna. Contemporaneamente nel sud d’Italia prende piede l’uso della pasta diventando subito un piatto indispensabile nell’alimentazione quotidiana, connotando i napoletani con il soprannome di “mangiamaccheroni”. Cucinati agli angoli delle strade e abilmente mangiati con le mani, racconta Goethe “… si trovano dappertutto e a pochi soldi e vi si grattugia sopra il formaggio che serve da grasso e da condimento”. Le salse con l’affermazione definitiva del pomodoro, si colorano sempre di rosso. Prendeva piede l’uso della melanzana considerata, erroneamente, apportatrice di mali. E, fra zuppe di “panduro” e “patate in giacchetta”, tra “flan di cavolfiori” e “marmellate di arance” la verdura costituiva l’alimento quotidiano della gente del Sud. Il cavolo era l’ingrediente base di una succulenta zuppa che si consumava nei giorni di festa a cui si aggiungeva una varietà di carni. La frutta, matura e copiosa, oltre ad essere consumata fresca era conservata mediante essiccazione e spesso fatta oggetto di doni preziosi. La diffusione del mais nella Pianura padana porta la polenta sulle tavole povere e diventa l’unica fonte alimentare nelle zone del Veneto e della Lombardia producendo di conseguenza “il male della miseria” la pellagra, dovuta all’assenza totale della vitamina PP, indispensabile all’organismo umano. Dalla miseria nasce l’arte di utiliz-

zare gli avanzi della mensa, e chiare d’uovo, farina, strutto, daranno vita al vitello tonnato e al Mont Blanc per il quale semplici castagne e panna montata con l’aggiunta di mousse al cioccolato ne fanno un dolce degno di figurare nei pranzi importanti. Ci fu anche chi riuscì a “prendere per la gola” un re. E’ il caso di Vittorio Emanuele II e della “bella” Rosina. Donna robusta e prosperosa, dal carattere forte e possessivo, era anche una cuoca eccellente. Amava far politica e alla sua tavola sedevano spesso De Petris, Cairoli, Zanardelli e Crispi, ma quando arrivava in tavola il suo superbo stufato di fagioli, innaffiato da un buon bicchiere di barolo, anche sua maestà il re, riusciva a far l’occhio lustro. Un discorso a parte merita la cucina povera romana che tra le infinite versioni della bruschetta, le minestre di fagioli, lenticchie e patate con la pasta “rotta”, carciofi cotti sulla brace di vite, broccoli e broccoletti più o meno strascinati, alleviava la carestia che veniva spesso ad aggravare le cose. Ma se i poveri, costretti a cibarsi dei prodotti più umili riuscivano ad elaborare “fantasie consolatrici”, i ricchi, feroci divoratori di carni e di cacciagione, soffrivano di gotta che finiva ben presto per avere ragione sui potenti mangioni.

Costanza Cerioli

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I MILLE VOLTI DEL FAYUM

Sarcofago di una ragazza

Al tempo della conquista romana, la popolazione del Fayum era mista. Agli occhi dei Romani i discendenti dei coloni erano Egiziani, ma essi stessi si consideravano Greci e così si presentavano alle autorità romane che li incaricavano dell'amministrazione delle città e dei villaggi del Fayum, offrendo in cambio uno status privilegiato e una riduzione delle tasse cittadine. Il Fayum è una depressione nell'Egitto settentrionale nella quale si trova un lago di ampiezza e profondità variabili, sulle cui rive prosciugate dal sole si trova un sale, il natrum, che può essere utile nella preparazione dell'encausto un tipo di pittura che risale all’epoca alessandrina, che utilizza colori disciolti nella cera calda che creano una superficie increspata e lucente. Molti ritratti dipinti di mummie furono trovati in questa regione, che ha finito con il dare il nome a questa classe di ritratti, benché esempi in tutto simili siano stati trovati anche a Tebe, a Saqqara e sulla costa mediterranea verso Alessandria, ad Antinopoli, la città fondata da Adriano in memoria dell'amato Antinoo. Si deve alla scoperta di un viaggiatore italiano, Pietro della Valle, se nel 1615 durante un viaggio in Egitto, visitando Saqqara, scopri ed acquistò due mummie con ritratti ben eseguiti. Una tecnica abbastanza insolita e poco considerata dai grandi conoscitori d’arte che fece dimenticare per due secoli questo ritrovamento. Più tardi, con la ripresa degli scavi presso il lago Fayum, vennero alla luce, nel 1887, cimiteri di notevoli dimensioni che contenevano mummie con ritratti lignei. Datati dal III secolo a.C. in poi rappresentano un significativo grado di sofisticatezza della scuola alessandrina. Anche se sono capolavori non firmati i ritratti

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eseguiti a tempera, dipinti su gesso bianco che risplende dando luminosità, segnano la forma del volto con precise caratteristiche somatiche. I ritratti venivano anche dipinti su teste di gesso, che erano attaccate ai vari materiali usati per racchiudere e proteggere il corpo: sudari, coperchi lignei di sarcofago, contenitori di lino o anche cartonnage o contenitori di fango. Qualsiasi fosse il materiale, lo scopo del ritratto rimaneva invariato: essere testimonianza dell’apparenza del defunto durante la vita. Si ipotizza

Mummia di Artemidoro con ritratto a encausto su legno di cedro con foglia d’oro

che durante i funerali delle classi abbienti dell’Egitto romano i ritratti dipinti su entrambi i lati, venissero, probabilmente, portati in processione, come l'esistenza di tre ritratti dello stesso giovane uomo ritrovati assieme ad una delle mummie scavate ad Hawara e l'evidenza del taglio dei pannelli. Appartengono a uomini e donne che abitando in Egitto durante l’epoca romana credevano fermamente in una vita nell’aldilà. L’etnia complessa è simboleggiata dalla combinazione di abiti, acconciature e gioielli greco-romani uniti alla pratica funeraria egiziana che è la mummificazione. Corpi mummificati, maschere femminili a seno scoperto e la straordinaria mummia di un bambino di otto anni avvolto in bende dipinte con un volto dai grandi occhi stupiti. Il corpo di Cleopatra, figlia di Kandake del II secolo d.C.,

Mummia di bambino con ritratto a tempera su lino 40-55 d.C.

morta a 17 anni, racchiuso in un sudario dipinto in posizione frontale, con il suo pettine a doppia fila di denti e la sua collana di perline nere. I corpi da mummificare venivano svuotati e trattati, per 70 giorni, con essenze profumate e olio di lino. Solo il cuore era lasciato al suo posto perchè considerato la sede dell’intelligenza e della mente mentre il resto delle viscere veniva posto nei vasi “Canopi” con il coperchio a forma di testa umana. A volte il ritratto funebre era commissionato prima e quindi quello posto sulla mummia, pur essendo della stessa persona, spesso è più “giovane” del defunto. Nell’aldilà il defunto ricco era accompagnato anche dai servitori che restavano tali anche dopo la morte. Erano mummificati con vanghe nelle mani per essere pronti a lavorare nei campi dell’oltretomba. Volti tra i quali è ancora possibile ritrovare, per somiglianza, quelli a noi vicini. Visi di giovani, di donne e bambini ma anche di vecchi e di efebi: una gamma eterogenea di tecniche e stili particolarmente realistici confrontati con le immagini prodotte grazie all’uso della TAC sulle mummie. Risultati sorprendenti hanno messo in luce che in molti casi la vita media era di 35 anni. Stupendi i gioielli dalla perfetta lavorazione e un paio di calze con l’alluce separato, lavorate ai ferri, è ancora oggi quanto di più moderno si può vedere. La tradizione delle decorazioni funebri è attestata dalle ghirlande del Fayum, poste sul petto del defunto che suscitano, a distanza di 2000 anni, le stesse sensazioni provate da Howard Carter all’apertura del sarcofago di Tutankamon toccato dal piccolo, commovente mazzo di fiori, saluto della giovane vedova all’amato sposo.

Mara Parmegiani

DA PETRA A SHAWBAK: UN AFFASCINANTE VIAGGIO NEL TEMPO E NELLO SPAZIO Grazie a 20 anni di ricerche della Missione archeologica dell’Università di Firenze, Shawbak è riemersa dalle sabbie del deserto meridionale della Giordania. Gli scavi italo-giordani hanno restituito una delle più affascinati aree archeologicomonumentali di tutto il Mediterraneo orientale ed uno dei più vivaci punti di incontro tra culture diverse: in epoca “medievale”, Shawbak rappresentò la sintesi tra le influenze dell’Europa cristiana e l’Oriente islamico; e da Petra, oltre che da Shawbak, giungeranno reperti sino ad oggi mai esposti al pubblico, frutto di scoperte degli ultimi anni. L’occasione di presentare per la prima volta, non solo in Italia, una mostra su una delle aree archeologiche più importanti del mondo è offerta dalla presentazione dei risultati della missione archeologica dell’Università di Firenze. Petra, la porta del deserto è la porta del Mediterraneo, capitale dal IV sec. a.C. del regno dei Nabatei, primo impero arabo della storia a controllo della via dell’incenso; fu conquistata dai Romani nel 106, abbandonata dopo le invasioni persiane del 628 e il crollò dell’antico limes arabicus sulla frontiera romano-bizantina. La valle fu nuovamente insediata solo durante l’epoca crociata, quando il re

Baldovino I di Gerusalemme (1100-1118) vi fece edificare i due castelli di Al-Wu’Ayra e Al-Habis. La “vallea nabatea”, con le divinità delle origini, le splendide architetture scavate nella roccia e gli straordinari edifici pubblici rinvenuti in scavo, e i ‘nuovi’ grandi monumenti ecclesiastici bizanti-

ni, sono meta incessante di visitatori da tutto il mondo. Il castello di Shawbak, fondato da Baldovino I re di Gerusalemme, è uno degli insediamenti medievali più spettacolari del Mediterraneo orientale. Localizzato 25 km a nord di Petra sostituì nel XII secolo l’antica città nabatea come ‘capitale’ della Transgiordania medievale. Collocato entro uno scenario naturale predesertico, le ricerche della missione archeologica italiana hanno restituito straordinari, imponenti edifici pubblici, come la cattedrale di Santa Maria, il maestoso palazzo del nipote di Saladino, i bastioni monumentali della fine del Duecento, i laboratori tessili ad energia idraulica, i due quartieri, “residenziale e commerciale”. Ne risulta un “viaggio” con la ricostruzione scenografica, a grandezza reale, di uno straordinario monumento come l’aula del trono del palazzo degli Ayyubidi, la nuova dinastia del Saladino, insieme a reperti di straordinaria bellezza, contestualizzati in modalità così aperta da promuovere un’immaginazione informata di una storia che giungerà, ricca di fascino, fino a noi. Mara Parmegiani

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IL “LINGUAGGIO DEI DELEGATI “ CRONACA APOCRIFA DEL CONGRESSO PDL Gli Apostoli, si sa, seguono sempre il loro modello, siano essi i discepoli di una religione, o di un credo, filosofico o morale. I preti indossano l’abito talare, i medici il camice bianco, i militari una divisa ….e i delegati all’evento clou del decennio? Come si veste un “Delegato”, ossia un apostolo di un nuovo credo, di un nuovo, grande partito? La risposta l’abbiamo avuta un mese fa, con la nascita, a Roma del più grande movimento italiano: il Popolo della Libertà. Il suo Vate, Silvio Berlusconi, a questo proposito sembra seguire regole ben precise: doppiopetto grigio o blù, scolpito alla perfezione (forse al laser, dato il suo entusiasmo per le nuove tecnologie, e per tutto ciò che è giovane) cravatta a piccoli pois per le occasioni ufficiali, e abbigliamento casual (con maglioncino di cachemire di ordinanza sulle spalle) per i fine settimana nei Porti… Rotondi o… Fini (sic) ai quali è tanto affezionato da averne fatto del primo un Ministro, seppure di serie B, e dell’altro il Presidente della Camera (con vista sulla sua successione). Che dire? Hanno seguito il loro Maestro i 6000 discepoli/apostoli, delegati/relegati per ben tre giorni alla Fiera di Roma (a circa 15 Km fuori dalla città)? La risposta, per fortuna, non è univoca. Non si è, infatti, assistito alla “militarizzazione“ del Delegato attraverso la clonazione di doppiopetti e petit pois, bensì si sono viste molte “variabili indipendenti“. Stupefacenti le donne, tanto da evocare alla mia memoria un antico detto inglese: “dall’età della nascita, fino a 18 anni, una ragazza ha bisogno di avere buoni genitori, dai 18 ai 35 anni necessita di un bell’aspetto; dai 35 ai 60 deve avere una bella personalità, dopo i 60, deve avere molto denaro…”. Ho visto delegate che rispecchiavano tutte le categorie: dalla “fatina bianco vestita“ che ha aperto il Congresso, (la più giovane deputata forzista che ha avuto il merito di avere genitori molto influenti), alle “sventole“ di ogni genere e natura: dalla raffinata in completo pantalone e camicia di seta (appena un po’ scollata nel punto giusto), alla procace in minigonna (e pazienza se la calza scura, ricamata con farfalle risalenti sulla coscia era smagliata), alla finta semplice in jeans con i brillantini incastonati sul di dietro che facevano a botte con il tacco 12. E che dire della rosa rossa tatuata sul collo della delegata “tutta pelle e borchie” che, forse, aveva sbagliato Congresso, ma nessuno aveva osato dirglielo? Le più sobrie, con maglioncino e filo di perle regolamentari soffrivano in silenzio…. Strepitosa la “over” che, per fedeltà al detto inglese (si sa, i proverbi

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hanno sempre ragione), è arrivata interamente vestita d’oro, dalle scarpe, allo spolverino, alla borsa, rigorosamente Vuitton (giuro, non è uno scherzo). E gli uomini? Per definire l’atteggiamento, prima che l’abbigliamento, del Delegato al 1° Congresso Nazionale PDL, scomodo Ovidio, ed i suoi consigli, tratti dall’Arte di Amare (Alberoni voglia scusarmi se lo scavalco a destra): “Guarda chi ti guarda; abbia chi ti guarda il tuo sorriso; se ti fa cenno, rendigli il tuo cenno” ….Insomma semplicemente degni apostoli di quel sorriso, di quello stile, e di quell’affabilità seduttiva del Premier “Modello”. Sì, è proprio la comunicazione non verbale, più che l’abbigliamento, che mi ha colpito nei delegati (maschi e affini), più della loro, spesso troppo ricercata eleganza: loro “indossavano” postura, mimica e gesti… apostolici! Sembravano, quasi tutti, autentici. Durerà, questo amore, più profano che sacro, per il loro Dio, e se il più autorevole documento dove l’eros si è espresso in purissima poesia, e nello stesso tempo si è cantata la gloria del Creatore è, fino ad ora il “Cantico dei Cantici”…. quale posto sarà riservato, nella storia “alla Carta dei Valori “ del Popolo della Libertà, distribuita a tutti i Delegati in una apposita valigetta metallizzata?

Isabella De Martini docente di psicologia medica università di Genova

Canyon e vulcani di fango sottomarini nel Golfo di Squillace scoperti da rilevamenti OGS per realizzare mappe batimetriche Monitorare le coste italiane a rischio geologico: frane sottomarine, sismicità e tsunami, acquisendo dati geofisici su specifiche zone del fondale marino per stimare quali sono le aree critiche, con lo scopo di realizzare 72 mappe batimetriche in scala 1:50.000 che, insieme ad altre carte tematiche formeranno la Carta degli Elementi di Pericolosità dei Fondali Marini. Uno strumento conoscitivo di cui il Dipartimento della Protezione Civile si servirà per gestire il rischio territoriale legato alla presenza, in Italia, di aree marine geologicamente complesse e ancora in parte sconosciute. E’ stato questo l’obiettivo della campagna oceanografica MaGIC OGS 0409, che si è conclusa il 20 aprile scorso, dopo tre settimane di navigazione a bordo della nave OGS Esplora, nel Mar Ionio settentrionale fino al Golfo di Taranto. La missione appena terminata ha acquisito nuovi dati geofisici su specifiche zone di fondomare, principalmente nel margine pugliese, per stimare quali sono “le aree di criticità” delle coste di Puglia e Calabria, e individuare i siti in cui vi è una concreta possibilità che processi geologici in grado di deformare e/o erodere il fondale del margine della piattaforma continentale, risalite o espulsione di fluidi, frane sottomarine e faglie possano essere all’origine di tsunami e/o terremoti potenzialmente devastanti per un profilo costiero così densamente abitato come quello italiano. Una serie di sco-

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perte riguarda una grossa frana nel versante apulo, depositi sedimentari tipici di correnti di fondo, piccole frane e zone di collassamenti minori. “Il risultato di maggior rilievo - spiega Silvia Ceramicola, ricercatore OGS e responsabile scientifico della spedizione - di questa prima parte degli studi è stata l’acquisizione di dati ad altissima risoluzione sui giganteschi canyon sottomarini che si sviluppano per decine di chilometri arrivando, in alcuni casi, a poche decine di metri dalla costa, come per esempio le strutture che occupano il Golfo di Squillace. Questi canyon sono in retrogressione, cioè stanno arretrando lentamente e si fratturano, un comportamento che va tenuto sotto controllo quanto più si verifica vicino alla costa”. Si è inoltre avuta la prova che alcuni rilievi identificati, in precedenza, sono in realtà vulcani di fango, uno dei quali, di fronte a Crotone, è risultato attivo e si è “esibito” in uno sbuffo di gas proprio durante i rilevamenti. “Abbiamo infine identificato frane a vari stadi di attività, strati piegati con inclinazioni improbabili, troncati, erosi, faglie da cui esce gas” ,dice ancora Ceramicola. “Ma siamo solo all’inizio: lo studio – continua - è destinato a durare quattro anni ancora. Fortunatamente, grazie anche alle condizioni meteorologiche ottimali, la qualità dei dati ecometrici raccolti è stata ottima e le informazioni geofisiche registrate sono state elaborate a bordo da speciali software che permettono di osservare in tempo reale la batimetria e le sezioni acustiche del fondale marino su cui si naviga”. L’area studiata

va da Torre Pali fino a Taranto sul versante pugliese, e da Scanzano Jonico fino al Golfo di Squillace sul versante calabro-lucano, coprendo una superficie di circa 7500 km2. I rilevamenti sono stati possibili utilizzando metodi di indagine ad alta sensibilità, come l’ecoscandaglio multifascio. Si tratta, come spiega Ceramicola, di una tecnica che si basa sull’invio di un treno di impulsi acustici sul fondo del mare seguito dal successivo recupero delle eco di ritorno, che nel complesso formano quella che in termine tecnico si chiama una “spazzata” di segnali trasversale alla nave. “In tal modo si disegna la batimetria, cioè il profilo del fondale marino” ha precisato Andrea Cova, capo missione della spedizione e tecnologo in OGS. C’è stata, inoltre, un’importante scoperta biologica al largo della costa pugliese: sul fondale sono stati identificati banchi carbonatici molto probabilmente costituiti da coralli bianchi già individuati a Santa Maria di Leuca, che si pensava non esistessero più. Come hanno spiegato i ricercatori OGS, si tratta di ecosistemi delicati che si sviluppano solo con temperature e nutrienti particolari. Non sono direttamente correlati a condizioni di criticità del fondale, ma piuttosto rappresentano zone da evitare se si ipotizza, per esempio, di posare sul fondale marino pipeline od opere varie. Vanno evitati sia perché si tratta di strutture intrinsecamente fragili, sia perché preziose in termini di biodiversità.

Rita Lena

“Mettiamoci le Mani”: la maratona di solidarietà dell’Ope a sostegno dell’Abruzzo to sempre dai Giovani dell’Ope, con una connessione telefonica, internet e fax, che ha permesso a tanti cittadini di poter comunicare anche nei giorni immediatamente successivi al disastro.

Il 16 aprile scorso, in diverse piazze italiane, ha avuto luogo una vera e propria maratona di solidarietà per le popolazioni colpite dal grave sisma del 5 aprile. “Mettiamoci le Mani”, è questo il nome dell’iniziativa organizzata dall’Osservatorio Parlamentare Europeo, in collaborazione con la Tim, la Società di Gestione Servizi del Centro Direzionale di Napoli e l’emittente Radiofonica “Radio Marte”. E, le mani, gli italiani, ce le hanno messe davvero; in quanto la raccolta di generi di prima necessità, che sono stati direttamente portati e consegnati dai Giovani dell’Ope alle popolazioni abruzzesi, è stata imponente: coperte, trapunte, alimenti per bambini a lunga scadenza e non da frigo (omogeneizzati, latte in polvere , biscotti, ecc.), pannolini e prodotti per l’igiene personale. A testimonianza della valenza dell’iniziativa organizzata, per altro nel giro di poche ore, dall’infaticabile Giuseppe Catapano, Presidente dell’Osservatorio Parlamentare Europeo, che, durante i giorni del disastro è stato costantemente presente sui luoghi della sciagura. Ma, “Mettiamoci le Mani”, non è stato l’unico atto di vicinanza dell’Ope alle comunità abruzzesi. Infatti, poche ore dopo il sisma, il Presidente Catapano ha subito attivato il Numero Verde 800 984 617, mediante il quale tanti cittadini, abruzzesi e non, hanno potuto ottenere informazioni altrimenti difficili da reperire. La solidarietà dell’Ope è andata oltre, perché, a L’Aquila è stato, sin da subito, montato un gazebo, gesti-

“A distanza di alcune settimane dal tragico sisma che ha colpito le popolazioni abruzzesi - dichiara il Presidente dell’Osservatorio Parlamentare Europeo Giuseppe Catapano - riaffiorano con sgomento i fotogrammi di una tragedia che ha provocato vittime, distrutto case, cambiato i lineamenti del paesaggio, generando un profondo disagio sociale e compromettendo la serenità individuale e collettiva. Ma con i lutti, con le privazioni, con la sofferenza si è intrecciata anche la risposta pronta ed insostituibile della solidarietà vera, che è fatta di vicinanza, di sostegno alla riaffermazione di un’idea positiva di comunità. Le iniziative dell’Ope hanno rappresentato un segnale di vicinanza forte e concreto a sostegno delle popolazioni colpite dalla immane catastrofe”.

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I° Congresso Internazionale Italo - Argentino di Odontoiatria e Chirurgia Bucco, Maxillo-Facciale

Aula Magna - Ospedale San Filippo Neri Roma, 24 Giugno 2009 ore 8,30

Il Premio Simpatia ha festeggiato con tanti nomi noti e personaggi popolari il suo trentanovesimo compleanno Il barbiere Tonino, uno degli eroi del terremoto abruzzese, tra i riconoscimenti più significativi dell’edizione 2009. Nella Cornice della Sala della Protomoteca del Campidoglio il prestigioso “Premio Simpatia” ha doppiato la trentanovesima boa omaggiando ancora una volta le eccellenze cittadine ma soprattutto i talenti sommersi e le storie umane che a volte non hanno gli onori delle cronache ma rappresentano spesso l’ossatura della comunità urbana. Ricca e articolata la rosa dei trentaquattro premiati che anche per quest’anno hanno affollato le diverse categorie selezionate dalla prestigiosa Giuria, composta tra gli altri da Carlo Bixio, Renzo Arbore, Igor Man, Carlo Gianni, Gigi Magni, Mario Verdone, Gigi Proietti, Alessandro Nicosia, Christian De Sica e Micol Fontana. Sono stati premiati, tra gli altri: per le Forze dell’Ordine i Carabinieri con il maresciallo Michele Di Stola, la Polizia di Stato con il vice questore aggiunto Francesca Monaldi, il Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Roma per il loro intervento nel corso dell’esondazione del Tevere e per il terremoto in Abruzzo, la Guardia di Finanza con l’appuntato Piero Carpentieri e il finanziere Aniello Carbonara e la Polizia municipale con il funzionario Maurizio Zurli. E poi per la letteratura e il giornalismo Lilli Gruber e Maria Corbi della Stampa e per le storie particolari l’inventore dell’sms Claudio Carnevale. Per la solidarietà riconoscimenti ad Anna Rossi, pioniera dei centri anziani di Roma e presidente del Centro “Cecchina Aguzzano”, e all’associazione di volontariato “Milena - un cuore per l’Etiopia”. E ancora per la medicina il luminare Massimo Martelli, primario del Forlanini, per le storie romane Filomena Di Gennaro, vittima dello stalking, per l’arte il grande archeologo Andrea Carandini, che ha fatto coincidere la leggenda delle origini di Roma con la storia vera, ed altri. La preziosa rosa in bronzo, opera dello scultore Assen Peikov e simbolo del premio, è stata assegnata, per lo spettacolo, a Ksenia Rappoport, Margherita Buy, Laura Chiatti, Emilio Solfrizzi, Vinicio Marchioni e Claudio Amendola. Per la musica a Peppino Di Capri e Leo Sanfelice. C.C.

“LA VACANZA DELLE MERAVIGLIE” Un itinerario intriso di gusto e di divertimento per i ragazzi dai 7 ai 15 anni che amano la natura e che vogliono apprendere, divertendosi, la lingua inglese. E’ l’esperienza che da giugno ad agosto si può vivere nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini grazie ai summer camp ideati dalla scuola KID’S WORLD dove operano solo docenti madrelingua. I Summer camp prevedono una full immersion nella lingua inglese e nella cultura britannica senza dimenticare i sapori della regione che li ospita. Le giornate trascorrono nella natura tra giochi con materiali naturali (carta riciclata, colori ricavati dai fiori). Per saperne di più sui Summer Camp organizzati da KID’S WORLD: Tel. 06 86212471 - Fax: 06 86212471 - [email protected] www.kidsworld.it

Omeopatia: scelta da 100 mln europei Sono almeno cento milioni i cittadini europei che curano con l’omeopatia i problemi di salute quotidiani. La seconda Giornata europea dell'omeopatia è stata l’occasione per celebrare, all'europarlamento a Bruxelles per un seminario, il ruolo sempre piu’ importante che la medicina omeopatica e l’antroposofia svolgono nei sistemi sanitari europei.

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Un vademecuum per le neomamme che si accingono ad intraprendere un lungo cammino accanto al pargolo e per quelle che uno già ce l'hanno e decidono di averne un secondo. Un modo per ridere sopra ai mille piccoli drammi quotidiani che questa nuova fantastica esperienza ci fa vivere.

GNOCCHETTI SARDI CON PROSCIUTTO E PISELLI Ingredienti: (dose per 4 persone) • 50 g di pancetta affumicata • 1 cucchiaio d’olio extravergine di oliva • 2 spicchi d’aglio • 100 g di piselli freschi • 150 g di polpa di pomodoro • sale • 160 g di gnocchetti sardi • pepe

Preparazione:

Ridurre la pancetta a cubetti. Mettere in una padella l’olio e l’aglio spellato e farlo leggermente rosolare, unire la pancetta e farla abbrustolire per un paio di minuti, aggiungere i piselli e cuocere per 3-4 minuti mescolando spesso. Aggiungere il pomodoro, mescolare bene e cuocere per 15 minuti a fiamma media, coperto, girando di tanto in tanto. Se il sugo tendesse ad asciugarsi troppo aggiungere qualche cucchiaio di acqua di cottura della pasta. Regolare di sale solo a fine cottura. Lessare la pasta in abbondante acqua salata, scolarla e versarla nella padella del condimento a fiamma vivace. Servire immediatamente con un'abbondante grattugiata di pepe.

GEMELLI IL 2009 È L’ANNO DEI SEGNI D’ARIA: ACQUARIO, BILANCIA, GEMELLI Amore, Lavoro, grandi progetti di vita, attività lavorative, ma anche intellettuali e culturali. I nati sotto il segno del Gemelli sono dotati di un’intelligenza brillante e di uno spirito lieve e sono in continuo movimento. Sono considerati i più curiosi, eclettici, ironici e distratti dello zodiaco. Eterni bambini dall’insaziabile voracità di conoscenza, possono far fatica ad instaurare rapporti affettivi profondi e duraturi poichè sempre alla ricerca di nuove esperienze. Sono in grado di fare più cose rispetto a quelle che stanno pensando nel medesimo istante ed amano i giochi enigmistici e di intelligenza. Nella sfera sentimentale sono poco emotivi e preferiscono i flirt al legame duraturo. Un grande difetto del segno è la presunzione, spesso conseguenza di un intelletto fuori dal comune. Evitare discussioni con un Gemelli: facilmente avrà la meglio per le sue doti oratorie, aiutate da un intelletto brillante. Un Gemelli irritato, poi, non finirà più di polemizzare su ogni piccola cosa, mettendo facilmente al tappeto il malcapitato interlocutore. Il metallo del segno è il mercurio. Le pietre: il topazio, l’agata e il quarzo citrino. Le specie vegetali associate ai Gemelli sono il garofano , la lavanda ed il rosmarino. Le parti del corpo legate al segno dei Gemelli sono le vie aeree superiori ed i nervi. Sono nati sotto questo segno: Dante Alighieri, Thomas Mann, Jean-Paul Sartre, John Fitzgerald Kennedy, Bob Dylan, Marilyn Monroe, Angelina Jolie. Siderio

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