20262 - Chapeau Novembre - Dicembre 09(1)

  • June 2020
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MENICHELLI

MENICHELLI

RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MODA CULTURA

COPIA GRATUITA - Anno 5 - N. 10 - Novembre - Dicembre 2009 - Tiratura copie 20.000

RICHARD GERE Il fascino? È una questione di stile I transessuali, ovvero l’attenzione negata dal partner

Gossip, gossip e ancora gossip. Sembra che non se ne possa più fare a meno, che sia internazionale o appartenga a qualche tormentone nostrano. Incre-

Direttore Responsabile

mentala tiratura di numerose riviste

Mara Parmegiani

destinate ad un lettore particolarmenComitato scientifico

te interessato a conoscere le nuove vi-

Gino Falleri, Nino Marazzita,

cende dei personaggi dello spettacolo,

Simonetta Matone, Carlo Giovannelli,

delle top model e di tutti coloro che a

Rosario Sorrentino, Emilio Albertario, Anna Mura Sommella

causa dei propri ruoli sociali sono sulla cresta dell’onda. Come dire, I neuroni hanno preso un’altra stra-

Segreteria di Redazione

da. Ciò che più mi sconcerta è il ruolo ricoperto dalle “donne” in

Marco Alfonsi

queste vicende. Un esercito di aspiranti meteorine, letterine, “ra-

Nicoletta Di Benedetto Marina Bertucci

gazze immagine”, “escort”, mostrano lo specchio della nostra società. Ed ecco allora proliferare, senza esclusione di colpi e divergenze

Servizi fotografici di redazione Laura Camia, Giancarlo Sirolesi

politiche, le scappatelle di Letterman e Preziosi, le tendenze sessuali dei poltici, ai limiti dell’hard. Ma chi fa i palinsesti televisivi?

Collaborano

Un palinsesto ha diverse problematiche. Le fasce orarie, il target

Alessia Ardesi,

degli spettatori, la programmazione dei canali concorrenti. Ma per

Marco Alfonsi, Costanza Cerìoli,

il gossip sono tutti d’accordo, e contemporaneamente è spiffera-

Isabella De Martini,

to a Pomeriggio 5, Verissimo, Sipario, La vita in diretta, Striscia la

Nicoletta Di Benedetto, Andrea Di Capoterra,

notizia e, per i vojeur, l’apoteosi con il Grande Fratello. Ma chi se

Cristina Guerra, Rita Lena, Nino Marazzita,

ne frega, e per questo merita l’applauso la Pausini che infiamma il

Siderio, Josephine Alessio

pubblico di Hollywood con un concerto dove mette in luce una sil-

Fotografo: Maurizio Righi

houette decisamente allargata. Ma a colpire, oltre alla sua voce, è proprio il fatto che non sia ossessionata dall’aspetto fisico come

Via Piero Aloisi, 29 - 00158 Roma

tante colleghe desiderose di mettere in piazza anche la loro vita

Tel. 06.4500746 - Fax 06.4503358

privata!

www.chapeau.biz Aut. Trib. di Roma n. 529/2005 del 29/12/2005

Mara Parmegiani

Edizioni e Stampa Rotoform s.r.l. Via Ardeatina Km. 20,400 - S. Palomba (RM) Ideazione grafica ed impaginazione Monica Proietti Settore Pubblicità Direzione: 00158 Roma - via Piero Aloisi, 29 Tel. 06.4500746 - Fax 06.4503358 e-mail: [email protected]

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“Dolcevita” Canale SKY 906

numero

IN QUESTO

RICHARD GERE

MODA

4 6 7 10 12 15

LE MUMMIE DI TARIM

CALPURNIA MOGLIE DI CESARE

IMMAGINI DI UN’EPOCA

LA PILLOLA ANTICONCEZIONALE

18 20 22 23 24 25 26 28 29 30 31

Intervista a Richard Gere La donna “normale” come nuova icona di bellezza

Moda

Roma by Night

Vespasiano

Le mummie di Tarim

Calpurnia moglie di Cesare

Immagini di un’epoca

La posta di Graig

Società malata?

I transessuali

La pillola anticoncezionale

Radioterapia

Tagliare con arte L’albero delle castagne

Libri - Eventi - Mostre Ricetta e Oroscopo del mese

A Roma Festival il fascino di

RICHARD GERE

Richard Gere, idolo femminile da più

di sex symbol, ma di attore per fami-

recarsi a lavoro. Un giorno gli viene

di trent’anni, è stato ospite d’onore al

glie, impegnato sullo schermo - quan-

affidato dal capostazione Carl (Jason

Roma Film Festival oltre che a presen-

to nella vita - a promuovere messaggi

Alexander) un cucciolo di cane di raz-

tare il suo ultimo film Hachiko (in

di amore e fratellanza.

za Akita, l’unica autoctona giappone-

uscita a dicembre).

Il film, presentato fuori concorso ma

se,

Hachiko è sicuramente un film parti-

in anteprima alla kermesse romana,

stazione. Tra l’iniziale scetticismo del-

colare. Sebbene il protagonista della

vanta la regia del due volte candidato

la moglie Cate (Joan Allen) e i consigli

storia sia un cane, Hachiko è molto

agli Oscar Lasse Hallström (Le regole

dell’amico Ken (Cary-Hiroyuki Taga-

più di un classico dog movie colmo di

della Casa del sidro, Chocolat, Casa-

wa) Parker inizia ad affezionarsi al

acrobazie canine, e buffe peripezie

nova), ancora una volta alle prese con

cucciolo che, sebbene refrattario agli

perchè rappresenta forse il primo bio-

una storia dai risvolti tanto commo-

addestramenti, - come da abitudine

pic canino, sebbene la vicenda sia

venti quanto drammatici.

della sua razza - inizia a sviluppare un

stata trasportata dall’originario Giap-

Parker Wilson (Richard Gere) è un pro-

attaccamento particolare, un rappor-

pone ad una più “usuale” ambienta-

fessore di musica dal buon cuore e

to privilegiato e profondo col suo

zione nordamericana. Il film è inoltre

dall’innata gentilezza, che trascorre la

nuovo padrone. Tanto da arrivare ad

una delle rare occasioni in cui poter

sua vita in una routine che lo porta a

accompagnarlo ogni giorno a prende-

ammirare Richard Gere non nelle vesti

prendere, giornalmente, il treno per

re il treno, e venire ad accoglierlo in

4

misteriosamente

disperso

in

stazione, puntuale, ogni giorno per

cittadinanza onoraria - ha voluto rice-

più di un anno. Ma arriverà il giorno

vere l’attore buddista, per sottolinea-

fatale in cui il professore non prende-

re il loro impegno comune a favore

rà più il treno di ritorno: sarà il giorno

del Tibet.

in cui Hachi dimostrerà quanto bene i

Alla domada che cos’è per lui il fasci-

nostri amici a quattro zampe possono

no, risponde:

volere a chi sa stringere con loro lega-

“Il fascino è una questione di stile.

mi profondi.

Non c’entra la giovinezza e la bellez-

Il film è un semplice rincorrersi di im-

za puramente estetica è come una

magini di vita quotidiana: Parker e il

grossa bugia, dura poco e lascia in-

suo cane non vivranno nessuna av-

soddisfatti. No, decisamente il fasci-

ventura al di fuori dell’ordinario, se

no non è effimero, è fatto per durare,

non quella di una straordinaria amici-

anzi, per accrescersi col tempo”.

zia, che valica ogni confine tra vita e

Se gli si chiede di indicare le pellicole

morte, tra esseri “umani” e “animali”.

più significative per la sua carriera

Un film strappalacrime, una storia

Gere ci pensa un po’:

d’amore, il racconto è commovente

“Ricordo che avevo appena compiuto

dichiara l’attore “al cinema è meglio

26 anni quando iniziai a recitare ne “I

andare con i fazzoletti in tasca, ho

giorni del cielo”, ma ne avevo già 29

letto la storia e ho pianto, ma tutti

quando il film uscì in sala! Terry è fat-

hanno pianto”.

to così, un perfezionista dal grande

Richard Gere al Festival del Cinema di

talento, a cui interessava sempre

Roma ha incontrato il pubblico, foto-

l’evoluzione delle cose, ma ci rendeva

grafi e giornalisti scherzando e riden-

la vita difficile, per questo, e per il

do ha parlato di lui e del suo impegno

fatto che non aveva un modo sempli-

politico per il Tibet e non si sottrae al-

ce di spiegare agli attori cosa deside-

l’analisi sul problema cinese, ponen-

rava facessimo.

do l’attenzione sul paese occupante,

Una volta, esasperato, gli chiesi in

dichiarando che la Cina sta sottovalu-

modo molto diretto - Ma cosa vuoi

tando il problema di un popolo che

che faccia? - e lui mi rispose - Muovi-

quando si lascerà completamente alle

ti come quella tenda: la vita accade e

spalle l’ideale comunista, si ritroverà

basta!- Il suo è un vero e proprio cine-

allo sbaraglio e invece nella figura del

ma di elementi, è vero che siamo co-

Dalai Lama potrebbe ritrovare la luce

me l’acqua, o il fuoco, o il vento.

che è per il mondo per la sua saggez-

E per questa lezione, e il fatto di

za e la sua gioia.“Forse sono riuscito

avermi scelto, non lo ringrazierò mai

ad attirare l’attenzione su quel dram-

abbastanza: è stato un inizio difficile,

ma ma non so se sono riuscito ad aiu-

ma fondamentale.”

tare il popolo tibetano. Forse quello

Di Pretty Woman invece conserva un

che può fare un attore è aprire una

ricordo che non lo abbandona mai,

porta. È una responsabilità che abbia-

perché è il film che lo ha reso uni-

mo tutti. Qualunque sia la nostra ca-

versalmente noto: “Probabilmente

pacità dobbiamo fare qualcosa per

anche un aborigeno con un osso al

cambiare il mondo che ci circonda.

naso come piercing mi riconoscereb-

Possiamo raggiungere tanti universi,

be, additandomi come “Quello che

dove portare molta energia a favore

ha fatto Pretty Woman con Julia

di una causa”.

Roberts!”

Il sindaco di Roma - che nel febbraio scorso ha consegnato al Dalai Lama la

Costanza Cerioli

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LA DONNA “NORMALE” COME NUOVA ICONA DI BELLEZZA? Finalmente si sono viste delle donne “normali” sfilare in passerella. Lo stilista Mark Fast, durante l’ultima fashion week londinese, ha preferito modelle più burrose rispetto alle classiche ragazze filiformi alla Twiggy, che siamo abituati a vedere. Ennio Capasa, a Parigi, si è rifiutato di fare indossare alla bellissima Dree Hemingway, diciannovenne pronipote dello scrittore Ernest, gli abiti della sua nuova collezione per Costume National perché troppo magra. “Quando si è tolta la giacca non ci potevo credere ha detto Capasa - era uno scheletro”. Anche alcune riviste patinate di moda sembrano essersi ribellate alla dittatura della magrezza. Sulle pagine di Glamour America del mese di agosto, il fotografo Walter Chin ha immortalato le rotondità e la “pancetta” della splendida Lizzie Miller. Un metro e ottanta di altezza per 80 Kg di peso mostrati senza veli. E Lizzie è diventata immediatamente una nuova icona glamour in tutto il mondo. È rivoluzionaria la proposta del quindicinale di moda tedesco “Brigitte” che ha deciso di utilizzare, dall’anno prossimo, solo ragazze e signore normali, scelte tra le lettrici e nelle redazioni, per i suoi servizi. “Il fascino ha molti volti”- ha dichiarato la co-editrice Lebert Huber - “facciamo un giornale per le donne così come sono, non come altri vorrebbero che fossero”. Segnali positivi che indicano che forse è possibile rivedere i canoni di riferimento della bellezza dettati dall’universo moda. Perché per essere affascinanti e piacere non bisogna per forza indossare una taglia 38. Ma c’è chi sostiene che la scelta di far sfilare modelle molto magre sia dettata esclusivamente da un’esigenza tecnica. È quanto ha dichiarato la Signora dell’haute couture italiano Raffaella Curiel nel suo recente coming out. “Realizzare un capo taglia 38 è più facile, semplice e veloce - ha detto la Curiel - perché richiede meno lavoro sartoriale”. Alessia Ardesi

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ANTICIPAZIONI D’AUTUNNO I lunghi cardigan simbolo di eleganza ricadono delicatamente sul corpo, abbinati ad una t-shirt basic con piccoli tocchi appena percettibili, che siano dati da una cravatta o dai pois di una sciarpa o da un bagliore di strass. Un fil rouge con la tradizione reinventata in maniera esplosiva.

ALESSANDRO DELL’ACQUA

GIANFRANCO FERRÈ

GIORGIO ARMANI

LACOSTE MAN

MISSONI

D&G

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Un total look per un ICE-ICE Per lei, maglia in ciniglia con coulisse di raso e profili in felpa; per lui, felpa zippata in cotone millerighe con cappuccio e spilla-logo.

IL GUFO Maglione in lana tortora con dettagli di tessuto a coste e fiocco in velluto, abbinato ai pinocchietto in velluto con risvolto.

HOGAN JUNIOR Nuova versione di sneakers in tessuto tecnico e laminato con inserti di vernice.

Adatto alle bambine tra i sei e i dodici anni, così come gli stivali di ALBERTO GUARDIANI KIDS in vernice color melanzana con pratica suola in gomma e logo a vista.

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FAY JUNIOR Giacca in velluto blu con revers in maglia, profili a contrasto, logo ricamato color oro e chiusura in metallo; lupetto a coste in pura lana con rifiniture crema e oro abbinato a denim dalla linea dritta.

BROOKSFIELD Swinging London, anni Sessanta, fa da sfondo alla sfilata e le giacche, dal deciso gusto college, valorizzate da gessature a contrasto assumono un tocco decisamente preppy metropolitano.

caldo autunno-inverno GUESS KIDS Camicia stampata con ruches indossata con gilet in jersey e longuette in denim lurex arricchita da MISS BLU Abitino a maxirighe bicolore bretelle. in maglia elasticizzata

TRU TRUSSARDI JUNIOR polo millerighe in cotone con felpa zippata e Rosa, grigio, nero e rosso per LIU-JO dettagli di lana tricot, abbinata a un che realizza la mise per i più piccoli intramontabile cinquetasche e scarponcini in pelle; bomber, pantaloni in fusta- con estrema attenzione alla praticità. gno e scarponcini in pelle con inserti di tessuto elasticizzato. Per lei, t-shirt con stampa e strass applicati, cardigan in felpa e cotone a coste, abbinato a gonna di velluto e ballerine argentate con laccetto. Infine, camicia millerighe con felpa rifinita in cotone a coste, da portare con classici cinquetasche e scarponcini stringati di vernice.

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ROMA

by

NIGHT

a cura di Giancarlo Sirolesi La bellissima e atletica Valentina Giardi, atleta Nike per il fitness a livello mondiale

Rita Dalla Chiesa, sua figlia e la Cucinotta con il marito alla festa del Salaria Sport Village

Il tenero bacio di Max Buzzanca alla moglie Serena dopo la prima “sotto er celo de Roma”

Irene Pivetti commossa al suo primo matrimonio come sindaco Alex La Rosa al Brancaccio in “Eccoci qua...con il gran varietà”

Ostriche e champagne al Sa Tanca preparate dal giovane e talentuoso chef Riccardo De Stefano

Roberta Beta, Chiara Gallonardo e Raffaello Balzo festeggiano al Gilda “single nel Mondo” il reality in onda su Rai 2

Umberto Masci e Stefania Buzzi a Palazzo Brancaccio

Janes De Nardis al teatro con “Gli affari sono affari”

Il libro “Comunicare l’ Europa” presentato alla Camera dei deputati dall’autore e Presidente dell’Osservatorio Parlamentare Europeo, Giuseppe Catapano

Claudia Schiffer circondata dai suoi fans

Emanuela Tittocchia su canale 5 con “lettere d’Amore” Little Tony firma autografi al Premio Margutta, insieme al regista Ettore Magni

Eva Herzikova a passeggio per Roma

Angela Melillo al Gilda

Sandra Milo e i clawn

Fiordaliso al Teatro dei Servi

Cesare Lanza premiato per la sua prima opera “La professionista”

Il sempre “blu” di Renato Balestra

La compagnia di Single nel mondo tagliano la torta al Gilda Miss Italia nel mondo Diana Curmei La nuova “conquista” di Paolo Pazzaglia Il sorridente Ministro Brunetta, in pausa, con la sua Titti

La nuova regista Stefania Sandrelli all’uditorium

Il più famoso e il più bell’anfiteatro del mondo romano è l’Anfiteatro Flavio, più noto dal medioevo come Colosseo. Esso sorse nei primi anni del regno dell’imperatore Vespasiano (fu iniziato nel 72) e fu terminato dal figlio Tito

Il tempio Capitolino costruito sulle rovine di un più antico santuario per ordine dell’imperatore Vespasiano

“Vae, inquit, puto deus fio”: “Ahimè, disse, credo di essere sul punto di diventare un dio”. Così si espresse, riferendosi in modo scherzoso alla consuetudine di divinizzare gli imperatori, Vespasiano poco prima di morire il 24 giugno 79 d.C.. Aveva 69 anni e aveva regnato per quasi un decennio, fondando la dinastia Flavia. Proprio nel bimillenario della sua nascita, che ricorre in questi giorni, vogliamo ricordare questa figura che incarnò un momento di passaggio cruciale per l’evoluzione del principato. Da un lato segnò infatti un taglio netto con la tradizione precedente della dinastia giulioclaudia, dall’altro rappresentò un elemento di continuità per l’impero romano, scosso da rivolte e guerre civili. Vespasiano nacque il 17 novembre del 9 d.C a Falacrinae, in Sabina, in un modesto villaggio oltre Rieti, nel comune di Cittareale. Entrambi i genitori appartenevano al rango equestre, il ceto dei ricchi proprietari terrieri che potevano permettersi un equipaggiamento per combattere a cavallo. Ma la gens Flavia “era oscura e priva di importanti figure di antenati - dice Svetonio - tale tuttavia che lo Stato non ebbe a rammaricarsene”. Il nonno era stato centurione nell’esercito di Pompeo, ma dopo la battaglia di Farsalo disertò e si rifugiò in patria. Perdonato e congedato, divenne “argentarius”, ovvero colui che svolgeva mansioni di esattore e di banchiere. Vespasiano fu educato dalla nonna paterna, Tertulla, che aveva diversi terreni nel reatino. Per lei Vespasiano nutrì un profondo affetto, tanto che anche da imperatore tornò spesso sul luogo di nascita e lasciò che la casa rimanesse intatta senza che vi si apportasse mai nessuna modifica. Le figure femminili, della madre e della nonna, influenzarono parecchio il carattere del futuro imperatore rendendolo semplice e tollerante. Cominciò a fare le prime esperienze militari sotto il principato di Tiberio. A soli 17 anni venne infatti inviato in Tracia, dove rimase per tre/quattro anni e dove partecipò alla campagna per sedare la rivolta dei Traci che non volevano rispettare la leva militare imposta dai romani. Al ritorno a Roma, fu nominato ausiliario dei magistrati incaricati di amministrare la giustizia e in modo particolare di applicare la pena capitale. Poi divenne questore e ottenne in sorte la provincia di Creta e Cirene e dopo magistrato con l’incarico di ammnistrare le finanze delle province senatorie. Vespasiano era un finanziere eccellente, grazie anche alla tradizione familiare, dotato di un sano realismo e di buonsenso. A poco più di 20 anni cominciò la scalata del cursus honorum, cioè il percorso politico per accedere al Senato Romano. Più faticoso fu ottenere l’edilità, rifiutata una prima volta e raggiunta al

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secondo tentativo, ma solo al sesto posto. Gli edili a Roma avevano responsabilità amministrative, si occupavano della manutenzione dei templi, degli edifici, delle strade, degli acquedotti e delle fognature. L’edilità era una tappa fondamentale per accedere a quella successiva. Candidato alla pretura, la ottenne invece subito e al primo posto. I pretori avevano responsabilità giudiziarie a Roma e potevano comandare anche una legione. Allora Vespasiano aveva trent’anni e proprio in quel periodo si sposò con Flavia Domitilla, probabilmente per soldi, perché di fatto aveva da tempo una relazione con Cenide, la segretaria particolare di Augusta Minore, nonna di Caligola. Cenide sarà poi accolta in casa e trattata quasi come una legittima moglie alla morte di Domitilla, e manterrà questa posizione anche quando Vespasiano diventerà imperatore. La carriera di Vespasiano avanzò rapidamente grazie sia alle sue doti personali sia alle raccomandazioni della sua amante Cenide. Ma la sua carriera fece un balzo in avanti soprattutto sotto l’imperatore Claudio, con il quale si distinse nella conquista della Britannia, isola che era diventata appetitosa per i romani, dal momento che vi erano state scoperte nuove miniere di stagno, rame e argento, per altro estraibili con relativa facilità, che potevano compensare l’esaurimento delle miniere d’argento in Spagna. Vespasiano tornò dalla Britannia acclamato come un eroe e per un pò di tempo visse di rendita fino a quando ottenne a 52 anni, come proconsole, la provincia d’Africa. Era il 63 d.C., Claudio era morto da nove anni e il principato era in mano a Nerone. Con questa nomina Vespasiano era salito al rango più alto della scala senatoriale, considerando inoltre che l’Africa era, insieme all’Asia, il proconsolato di maggior prestigio. Svetonio racconta che il futuro imperatore “ammini-

strò la provincia con grande onestà e non senza grandi riconoscimenti, anche se da questo incarico non si arricchì affatto”. Anzi, al ritorno a Roma, per sostenere tutte le spese necessarie per mantenere il rango raggiunto, dovette ipotecare tutte le proprietà al fratello e tornare a fare a Rieti (zona ricca di allevamenti di muli) il mercante di bestiame, tanto che veniva comunemente nominato “mulattiere”. Nel 67 d.C. si presentò l’altra sua grande occasione. Nerone lo chiamò per domare la rivolta che era scoppiata in Giudea, considerando la sua fama di uomo di grande valore e di riconosciute capacità organizzative e il suo grande intuito militare. La campagna in Giudea fu lunga e difficile: cominciata a metà aprile, si concluse agli inizi di giugno. A capo di tutte le forze giudaiche vi era Giuseppe, che organizzò la difesa militare fortificando tutte le città che occupavano un raggio di 40 km dal mare al lago di Tiberiade. Ma Vespasiano, anche di fronte agli insuccessi, non si scoraggiò mai cercando sempre nuove soluzioni per conquistare le città fortificate. Una di quelle più efficaci fu la costruzione di terrapieni attorno alle mura per porvi sopra le macchine belliche a disposizione. Tra queste anche le cosiddette elepoli, torri mobili a più piani in grado di superare le mura di cinta; da queste torri si scagliavano i proiettili per tenere i nemici lontano e permettere agli assedianti di organizzarsi per entrare in città. Vespasiano alla fine riuscì a espugnare le città più difficili e a catturare Giuseppe, che in quell’occasione gli profetizzò che sarebbe diventato imperatore e come lui il figlio Tito, che aveva partecipato trionfalmente insieme al padre alla campagna militare in Giudea. E visto che le profezie di Giuseppe in passato si erano rivelate esatte, Vespasiano ordinò che fosse trattato in modo benevolo. La rivolta in Giudea proseguì ancora Vespasiano e Tito riuscirono a conquistare altre città ribelli, anche perché si era creata una spaccatura tra i giudei: i più facinorosi volevano proseguire la lotta, ma molti avrebbero invece voluto la pace confidando nella benevolenza di Vespasiano e dei romani verso chi si arrendeva. E proprio quando Vespasiano si stava preparando ad attaccare Gerusalemme, la città più difficile da espugnare, seppe che Nerone si era suicidato e sospese ogni azione. Ma la conquista della città santa fu solo rimandata. Seguì un anno di grande turbolenza. Era il 68 d.C. Prima venne nominato dal senato nuovo principe l’anziano Galba, governatore della Spagna, avaro, arcigno, autoritario. Il suo esercito, appena entrato a Roma, massacrò i soldati di Nerone e si macchiò di ogni tipo di nefandezze, stupri, violenze e furti. Le truppe di stanza a Colonia, sul Reno, allora abbatterono le insegne di Galba e nominarono Vitellio. Poco dopo i pretoriani uccisero Galba davanti alla Curia. A Roma regnava il disordine. Le stesse coorti pretorie riconobbero come imperatore Otone, 37 anni, e il senato ratificò la nomina. Ma nello scontro decisivo tra l’esercito di Vitellio e quello di Otone, a Bedriaco (tra Cremona e Mantova), i vitelliani ebbero la meglio. Otone, accolta la notizia della sconfitta con gran dignità, il giorno dopo si suicidò. Vitellio sembrava avere la strada spianata. Il senato, che pure aveva sostenuto Otone, lo proclamò imperatore. Ma anche Vitellio divenne superbo e crudele. Nella sua marcia verso Roma taglieggiò chiunque si imbattesse sul suo cammino e devastò i campi. A quel punto Vespasiano, convinto dal governatore d’Asia Muciano, decise di

scendere in campo forte del sostegno anche del re dei Parti, Vologese, del suo esercito, delle nove legioni stanziate in Giudea, Siria e Egitto, delle flotte, ma soprattutto della sua esperienza e della sua fama di uomo giusto, soldato tra i soldati, della sua abilità e risolutezza, della sua forza fisica. Vespasiano era un soldato infaticabile. Era sempre in prima linea con le sue truppe, rischiava come loro in prima persona, si contentava di un cibo qualsiasi, sapeva tenere alto il morale dell’esercito con il suo incoraggiamento e anche con il suo spirito sagace, sia pure a volte un pò scurrile e triviale. Era fisicamente robusto e forte, anche in età avanzata. Era dotato di solidi principi, che non rinnegò mai, sempre pronto a difendere le proprie radici e fedele all’impero. Sembra che anche Otone, in una lettera, supplicasse Vespasiano di vendicarlo. Lettera che, resa pubblica, spostò le simpatie di comandanti e legionari otoniani in favore dei flaviani. Vespasiano così raccolse il consenso dei militari che lo acclamarono loro imperatore. Consenso che si estese pian piano a tutte le legioni stanziate in Oriente. Il nuovo imperatore “in pectore” si stabilì ad Alessandria, in Egitto, mentre le sue truppe guidate da Antonio Primo si avviarono verso Roma, ancora in mano a Vitellio. Lo scontro tra i due schieramenti avvenne nell’ottobre del 69 presso Cremona. Dopo un primo vantaggio dei vitelliani, le forze flaviane ebbero la meglio. Vitellio fu colto di sopresa dalla notizia della sconfitta. Ma non cedette subito. Il comandante romano, poco prima di entrare a Roma, offrì a Vitellio una resa onorevole e salva la vita. Vitellio accettò, ma poi con il sostegno di parte della popolazione non rispettò i patti, uccise senza pietà il fratello di Vespasiano, Sabino, e bruciò il tempio sul Campidoglio. Saputo questo, Antonio Primo, una volta sconfitte definitivamente le truppe vitelliane a Ponte Milvio, riservò a Vitellio lo stesso trattamento subito da Sabino: fu torturato e decapitato; poi il suo corpo venne gettato nel Tevere. A quel punto Vespasiano fu riconosciuto imperatore anche dal senato. Roma era in preda al panico. I legionari flaviani, con la scusa di scovare l’esercito nemico, si diedero a saccheggi, stupri e uccisioni, compiendo atrocità di ogni tipo. Vespasiano era stato riconosciuto nuovo impertore, mentre lui era lontano da Roma e questo certo era una novità rispetto alla dinastia precedente. Subito venne votata e approvata la “lex de imperio Vespasiani”, con cui si sancivano tutte le prerogative dell’imperatore per garantire continuità di governo. Po-

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co dopo la sconfitta dei vitelliani e l’ingresso a Roma dell’esercito flaviano, arrivò nella capitale Muciano con le sue legioni per ripristinare l’ordine in città. Muciano avocò a sé qualsiasi potere, restaurò l’ordine e la disciplina, effettuò un’epurazione dei simpatizzanti di Vitellio. Appena designato L’imperatore Vespasiano guarito dal velo imperatore Vespadi S. Veronica. Arazzo, Bruxelles, sec. XVI. Metropolitan Museum, New York. siano dovette far fronte a due rivolte: una ai confini settentrionali dell’impero, dove le tribù del nord si ribellarono al dominio romano, aizzate da una profetessa e sotto al guida del capo dei Batavi, Giulio Civile. Questi però, dopo alterne vicende, fu indotto alla resa e dovette accettare di rifornire Roma di un certo numero di legionari. In Oriente invece dovette affrontare la rivolta di Gerusalemme dove tre partiti si contendevano il dominio della città dilaniandosi tra di loro. Inviò il figlio Tito che riuscì ad entrare nella città santa ad aprile del 70 d.C., anche se ci vollero ancora quattro mesi per espugnarla del tutto. Durante una di queste battaglie il Tempio venne distrutto da un incendio appiccato da un soldato romano che vi scagliò dentro un tizzone ardente, nonostante Tito avesse intimato i suoi uomini di non distruggere l’edificio. I Giudei cercarono di salvare il salvabile. Tito, avvertito subito, corse verso il tempio per cercare di domare l’incendio. Ma non ci fu nulla da fare. Ovunque era strage e fuga. Intorno all’altare si accumulò un mucchio di cadaveri, mentre lungo la scalinata del tempio correva un fiume di sangue. Anche Vespasiano entrò dentro il tempio (fino a quel momento le fiamme stavano devastando solo le stanze adiacenti tutte intorno) e vide gli oggetti preziosi che vi erano custoditi che superavano di gran lunga la loro fama e non erano inferiori al vanto che se ne facevano i Giudei. Mentre Tito era impegnato a conquistare Gerusalemme, il neo eletto imperatore si mise in viaggio verso la città eterna dove giunse, salutato e acclamato dalla folla lungo la via Appia, nell’ottobre del 70. Poco tempo dopo fu raggiunto dal figlio Tito che entrò a Roma accolto calorosamente con un bottino di 700 giudei in catene, tra cui i capi dei rivoltosi Simone e Giovanni. I tre imperatori - Vespasiano con i due figli, Tito e Domiziano, che aveva associato al potere - celebrarono insieme il trionfo percorrendo le vie della capitale con un corteo mai visto prima: oro, argento e avorio, gemme trasparenti, stoffe di porpora, statue della divinità particolarmente grandi, animali di varie specie e infine i prigionieri vestiti con i loro costumi, la cui varietà e bellezza nascondeva i segni dei maltrattamenti subiti. Vespasiano cominciò subito il suo programma di ricostruzione dell’impero. Svetonio descrive Vespasiano come un uomo che ripropose nella vita pubblica la stessa disciplina e rigidità della vita militare: “spietato in guerra contro i nemici, fu invece generoso con gli avversari politici”, ma fu inflessibile contro chi metteva a rischio la pace dell’impero. Combattè contro la corruzione sostituendo gradualmente personaggi senza scrupoli con personale fidato e capace. Ma dovette anche risanare le finanze dello stato ridotte all’osso. Impose nuove tasse e aumentò l’incidenza di quelle vecchie; raddoppiò i tributi alle province. Essendo sobrio e spartano, mise fine ai lussi imperiali e agli sprechi dei cerimoniali di corte. Riparò il sistema degli acquedotti e modificò la leva militare obbligatoria aumentandola in percentuale in ogni provincia; concesse la cittadinanza a un numero considerevole di persone; ricostituì il corpo dei pretoriani, la guardia scelta dell’imperatore. E ampliò il numero delle legioni, creandone tre nuove. Avviò poi la ricostruzione del Campidoglio e l’edificazione del Tempio della Pace. Ma l’opera più grandiosa a cui mise mano fu il Colosseo, il cui nome deriva da un’imponente statua in bronzo (alta 35 metri) eretta anni prima che rappresentava l’imperatore Nerone. L’anfiteatro flavio sarebbe stata la più grande struttura mai realizzata (poteva ospitare da 50 mila a 87 mila spettatori) dedicata a spettacoli pubblici, dono del nuovo imperatore al suo popolo. Quest’opera fu inaugurata da

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suo figlio Tito nell’80 d.C. con uno spettacolo che durò quasi cento giorni. In politica estera annullò l’autonomia concessa da Nerone alla Grecia e concesse i diritti latini alla penisola iberica, annessa la regione della Commagene alla provincia romana della Siria e dovette dare il colpo di grazia agli ultimi ribelli giudei, rifugiatisi a Masada, una fortezza ritenuta inespugnabile sia per la sua posizione (a 400 metri di altezza e protetta da dirupi su due lati e da un pendio molto ripido sugli altri due) sia perché circondata da mura alte cinque metri e difese da una quaratina di torri. Vi si accedeva solo attraverso un sentiero. Masada era stata costruita da Erode il Grande nel I sec. a.C. e vi aveva eretto un meraviglioso palazzo reale. I romani assediarono la rocca per diversi mesi, ma nel frattempo costruirono una rampa (secondo la tecnica acquisita da Vespasiano e Tito) che doveva arrivare alla base delle mura e su cui poi elevarono una torre da cui sferrare l’ultimo defintivo attacco. Ma quando i legionari entrarono nella fortezza non incontrarono alcuna resistenza: tutti gli assediati (960 uomini) si erano dati la morte l’un l’altro pur di non cadere in mano ai romani. A quel punto la Giudea divenne una provincia e per controllare la situazione l’imperatore vi lasciò due colonie di veterani a Emmaus e Cesarea. Vespasiano prese tante altre inizative indirizzate a sostenere soprattutto il lavoro di medici e insegnanti. Alla cultura e alla scienza dava infatti grande importanza. Istituì la prima cattedra pubblica di retorica che doveva modellare la futura classe manageriale legata ai valori tradizionali romani (detestava i modi effemminati e poco virili di alcuni giovani). Anche se comunemente Vespasiano venne considerato un uomo avaro e avido, di fatto stanziò continuamente grosse somme di denaro per avviare numerose opere pubbliche, tra cui anche cospicui finanziamenti per trasformare gli accampamenti lungo il confine, costantemente minacciato dalle popolazioni locali, in stanziamenti stabili in muratura. Da questi hanno poi avuto origine le città europee. Vespasiano seppe ridare lustro e stabilità alla costruzione di Augusto, perpetuandone lo schema, ma tenendo anche conto dei mutati rapporti con le province. Egli - racconta Svetonio - “fu semplice e clemente. Non nascose mai la modestia della propria origine, anzi frequentemente se ne gloriò…..Tollerò con grandissima indulgenza la franchezza degli amici, le allusioni degli avvocati e l’arroganza dei filosofi”. Fu a tal punto generoso che”senza serbare rancore né meditare vendette per offese e ostilità, fece maritare splendidamente la figlia del suo avversario Vitellio, fornendole anche la dote e l’arredamento di casa”. Vespasiano fu un governante illuminato, amministratore capace, stratega lungimirante e comandante autorevole. Incarnava insomma tutte le caratteristiche del romano vecchio stile. Vespasiano morì ad Aquae Cutiliae (non lontano dal luogo dove era nato), nei pressi di Rieti, il 24 giugno del 79 d.C.. Colpito da forti dolori intestinali e attacchi febbrili, volle comunque alzarsi perché - disse - “un imperatore doveva morire in piedi”. Spirò tra le braccia di coloro che lo sorreggevano. FONTI: “L’imperatore dalla umili origini” di Pietro Nelli “Vita dei Cesari” di Svetonio Cristina Guerra Giornalista RAI TG1

LE MUMMIE DI TARIM

Mummia di un bimbo in tenera età, risalente al 1800-2000 a.C. Notare la bara a forma di imbarcazione

Le mummie di Tarim sono una serie di mummie scoperte negli

davano al pianeta Venere, ed avrebbero apportato agli abitanti

anni ‘80, in Cina, nel bacino del Tarim, oggi Xinjiang, datate dal

del luogo notevoli conoscenze. Sull’isola di Mu, situata nel Mar

4000 a.C al 200 d.C, con la particolarità che molte di queste han-

di Gobi, l’antico popolo delle stelle si stanziò ed eresse una for-

no caratteri nord-europei. L’età stimata delle mummie è di circa

tezza ed una città collegata alla terraferma con gallerie

4 mila anni, ma ciò che rende sconcertante il ritrovamento di

sottomarine. La cosa potrebbe suonare come qualcosa di fanta-

questi corpi, sono i tratti somatici. Infatti tutte le mummie pre-

scientifico, se non fosse per alcune antiche carte celesti ritrovate

sentano lineamenti occidentali: pelle bianca e capelli biondi o

nelle grotte del Bohistan che rappresentavano il cielo di circa 13

rossi ondulati. La loro altezza varia dal 1,70 ai 2 metri e alcuni

mila anni fa, con delle misteriose linee che collegavano la Terra

hanno la barba. La provenienza di questa misteriosa razza, che

con il pianeta Venere.

secondo gli scritti veniva dal pianeta Venere, ci ricorda la divini-

Una di queste mummie, nota come l’uomo di Yingpan, proviene

tà maya, che portò sapere e conoscenza, rappresentata nel Te-

appunto da una remota Xinjang, gli archeologi dell’Istituto ar-

schio di Cristallo ritrovato nel

cheologico della Xinjiang, rin-

Belize nel 1927 da Anne Mit-

vennero il corpo mummificato

chell-Hedges; oppure legate al

aprendo una bara in un cimitero

leggendario re Inca Viracocha,

datato a 1900 anni orsono. Se-

anch’egli ricordato dagli Incas

condo i resoconti di scavo il cor-

come il Dio dalla pelle bianca,

po

con la barba rossa raffigurato

condizioni e sono distinguibili i

sulla megalitica Porta del Sole

capelli. Il seppellimento com-

sulle sponde del lago Titicaca in

prendeva anche stole di pelliccia

Bolivia. La cosa ancora più stu-

e guanti di pelle, arricchito da

pefacente è che, a detta di que-

tessuti e drappi... L’Uomo di Yin-

sti saggi, questo antico popolo

gpan non ha solo una maschera

venne dal cielo, discesi dalla

funeraria composta da una lami-

grande “Stella Bianca”, nome

na d’oro - una tradizione greca -

che gli antichi Indiani e Tibetani

che copre un volto biondo e bar-

si

presenta

in

buone

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buto, ma indossa anche un tessuto dorato, ricamato in rosso e marrone che ricorda i disegni occidentali ed europei. Il suo corpo lungo circa 2,00 metri, è il più alto di tutte le mummie trovate fino ad ora, e gli indumenti ed i reperti scoperti nelle tombe circostanti suggeriscono il più alto livello di civiltà caucasica nella regione dell’antico Bacino di Tarim. Il ritrovamento di un’altra mummia, proveniente dalla stessa regione è chiamata la “Bella di Loulan” , una donna sui 35-40 anni, datata circa 1800 a.C. e del più giovane ragazzo, di 3000 anni orsono, chiamato “Uomo di Charchan” sono leggendarie nel

La celebre “La bella di Loulan”: una donna sui 35-40 anni, in ottimo stato e la ricostruzione artistica di come appariva in vita

mondo dei circoli archeologici per il raffinato stato della loro preservazione e per la ricchezza di conoscenza che hanno portato alla ricerca moderna. Erano mummie naturali, non imbalsamate, e preservate di gran lunga meglio di qualsiasi altra trovata in Egitto, che hanno potuto evitare la decomposizione naturale per l’atmosfera asciutta e per il suolo alcalino del Bacino di Tarim. Corpi che hanno dato agli scienziati uno sguardo sulla loro biologia fisica e i loro vestiti e strumenti e rituali funebri hanno offerto agli storici uno sguardo sulla vita nell’Età del Bronzo. Era un popolo di agricoltori, come dimostra la presenza di sementi nelle borse e avevano rapporti con popolazioni che vivevano sul mare, dato che sono state trovate numerose conchiglie di molluschi marini. Interessante un copricapo a punta, con larghe falde, definito scherzosamente “cappello della strega”, indossato da una mummia di sesso femminile, risalente a circa 4000 anni fa: è molto simile a certi copricapi usati dagli Sciti. Il materiale usato per i vestiti è la lana, che fu introdotta in Oriente dall’Occidente. Il “popolo delle mummie” conosceva bene l’arte della tessitura, non solo perché sono state trovate molte ruote da telaio, ma anche perché le stoffe rinvenute hanno una eccellente fattura.

policromi, e arazzi. L’esperta di tessuti, Irene Good, ha identificato tra essi il più antico cachemire mai trovato. Il motivo della “losanga” era inserito nella stoffa in varie forme ed occorreva un’accuratissima progettazione della tessitura per ottenere la precisione ottimale. Precedentemente queste tecniche si credeva fossero nate in Egitto, verso il 1500 a.C. Gli uomini e le donne di Cherchen tessevano anche una striscia con un motivo decorativo che in Giappone è conosciuta con il nome di Kumihimo, e gli esperti ipotizzano che questa gente fosse giunta o avesse avuto contatti anche con il Giappone. Fa riflettere il fatto che Madame Helena Petrova Blavatsky (madre della Teosofia) nel suo libro “La dottrina segreta” parla diffusamente di come nel bacino del Tarim in luoghi desertici, ove nessun europeo moderno ha mai messo piede, esistono gallerie segrete nelle quali sono contenute, al sicuro, immense biblioteche nelle quali sono conservati migliaia di preziosi volumi riguardanti l’antica Dottrina Segreta: una forma di religione universalmente diffusa nel mondo. Tale scienza occulta è stata celata e momentaneamente “perduta” per il profano in quanto, se svelata ad una moltitudine impreparata, sarebbe estremamente pericolosa. Quando si sentì parlare la prima volta della Terra cava e delle Gallerie sotterranee, si pensava che tutto ciò fossero solo delle leggende; poi si venne a sa-

Questa popolazione oltre ad essere in grado di fabbricare il feltro, produceva la tessitura di tessuti sofisticati spinati, disegni

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pere delle scoperte fatte dai primi esploratori che, dopo aver avuto un incontro con un Lama in Tibet, affermarono di aver vi-

strana luminescenza verde e che queste cavità si dirigevano in direzione del Caucaso. Dalle pitture e dalle ossa trovate pensarono che si trattasse di grotte preistoriche ma, dopo averle analizzate, la sorpresa fu grande: si trattava di ossa ancora più antiche. I racconti dei vecchi esploratori avventurieri affermavano che alcuni uomini entrati nelle gallerie del Regno di Agharti videro questa luce verde e non fecero più ritorno. In alcune di queste gallerie sono stati scoperti oggetti di ceramica e vetro contenenti ciascuno una goccia di mercurio. Secondo gli antichi scritti indiani questo metallo liquido serviva da combustibile per i mitici Vimana, le antiche macchine volanti che si ritiene siano ancora oggi celati nelle caverne del regno sotterraneo di Agharti. Lo stesso testo indiano narra “…con il tuono possente della sua rapida discesa da insondabili altezze... apparve il carro dei Figli del Fuoco… dei Signori venuti dalla Stella Splendente. Esso si fermò sopra l’Isola bianca del Mar di Gobi…”. Tempo dopo si scoprì che questa rete di tunnel arrivava a piccole piazze da cui partivano condotti che si congiungevano con le gallerie sotterranee del deserto del Gobi. E forse qui si collegherebbero alle isole del Pacifico. E purtroppo fino ad oggi nessuno ancora è riuscito a vederle. Esistono reti di gallerie anche in Perù che collegherebbero Lima a Cuzco fino ad arrivare in Bolivia e probabilmente fino al Titicaca. sto una delle entrate di colossali gallerie. Solo negli Anni Settan-

Qui sarebbero ancora nascosti i tesori degli Incas massacrati dai

ta con il grande ricercatore scientifico italiano Peter Kolosimo si

Conquistadores spagnoli. Di gallerie ce ne sono altre, nelle Ha-

inizia a divulgare la scoperta della Terra Cava e dei mondi sotter-

waii e in tutta l’Oceania e qui continuano sotto il fondo del-

ranei e, dopo molti ritrovamenti, si ebbe la conferma che ormai

l’oceano; una specie di metropolitana mondiale che forse

non si trattava solo di miti. Dopo il rinvenimento poi delle mum-

rappresenta l’essenza stessa del regno di Agharti e di quello, in

mie bianche del Takla Makan, anche le storie raccontate dalle po-

superficie, della mitica Mu.

polazioni dell’Asia centrale trovarono conferma, poiché come

M.P.

raccontavano le antiche scritture, fu proprio questa gente a scavare queste enormi gallerie. Fu un gruppo di esploratori, per l’esattezza russi, ad individuare il cosiddetto “pozzo senza fon-

L’ingresso di una piccola galleria in Perù, a Sacsahuaman

do”, che faceva parte di un estesa rete di grotte situate in Azerbaigian. Da tempo salivano da quella cavità urla, tonfi e rumori strani. Una volta scesi nel suo interno i ricercatori notarono una

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CALPURNIA MOG

Una delle epoche più straordinarie e meravigliose della storia è certamente quella dell’Impero Romano. Roma padrona del mondo era diventata l’espressione delle ricchezze più abbaglianti, delle forme più fastose. La ricchezza dei nobili sorpassava ogni idea. Piatti d’oro e d’argento, con gemme incastonate, ornavano le mense. I cuscini erano imbottiti con piume di cigno, in terra si calpestavano mosaici dei quali uno solo basterebbe oggi a dare pregio ad un museo. La moltitudine degli schiavi, al servizio del padrone, era immensa: dai servi ai mimi, ai gladiatori ai librai che ricopiavano dai grammatici che correggevano i libri, dagli schiavi portatori di lettighe, alle addette alla cosmesi della signora. Tutto questo mentre i ricchi si beavano in ozi nei teatri e nelle terme, portando in mano una palla di cristallo per non sudare e mutando gli anelli preziosi secondo la stagione. Notevole era lo sfoggio delle gemme ed in particolare delle perle per le quali si spendevano interi patrimoni. Le cronache dell’epoca raccontano che l’imperatrice Lollia Paolina spese, per comparire ad un banchetto, otto milioni di sesterzi in perle orientali. Anche gli uomini non erano da meno: Nerone le faceva utilizzare per decorare il suo letto e Caligola le prore delle navi, arrivando a pagare per una sola perla sei milioni di sesterzi. Lo sfoggio di splendidi fabbricati e giardini andava crescendo alla pari del lusso profuso per ogni cosa ricercata e costosa. La mania dei profumi era arrivata al furore: venivano bruciati nei funerali, si facevano scorrere quelli balsamici nei giardini e sulle scene, si mescevano al vino e all’olio delle lampade, se ne profumavano i vessilli nei giorni solenni e si aggiungevano nell’acqua delle piscine e nelle caldaie. Le arti della Grecia, trapiantate nel Lazio, erano diventate latine. In mezzo a tanta ricchezza e potenza traboccavano smisurate ambizioni, libertinaggio sfrenato,

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profusione per ogni cosa rara e preziosa compresi i vasi più pregiati che provenivano da Corinto e da Nola. Le matrone andavano con le loro figlie alle veglie di Venere nel mese di aprile e per tre notti consecutive le giovani si esibivano in cori. A Roma la cerimonia delle nozze avveniva sempre in grande pompa: quella di Calpurnia si celebrò di notte, rischiarata dal chiarore delle torce che illuminavano la giovane sposa portata a casa del marito. Era vestita con una tunica bianca di lana e una ghirlanda di fiori freschi sul capo con il volto coperto da un velo giallo. In mano una corona di fiori, erbe e verbene, insieme ad una rocca ed un fuso, simbolo del ruolo di madre di famiglia che andava ad assumere. Il matrimonio tra Cesare e Calpurnia fu stabilito dal padre di lei Calpurnio Pisone, uomo consolare che rivestiva cariche importanti nella pubblica amministrazione, che l’aveva cresciuta, fra le pareti domestiche, con la fama di saggia e gentile fanciulla. Lo sposo, il quarantenne Giulio Cesare, era l’uomo più popolare di Roma; lei, quattordicenne, varcò la porta attenta a non sfiorarne la soglia per non offendere i Lari, numi protettori della casa. Lo sposo le si fece incontro presentandole un’urna di acqua ed un tizzone acceso: rito con il quale si intendeva la nuova moglie ammessa al comune uso dell’acqua e del fuoco, e cioè alla comunione della vita. Quarta moglie: prima di lei Cesare aveva impalmato la ricca ereditiera Cossuzia, poi Cornelia di Cinna e Pompea, figlia di Quinto Pompeo Rufo, che lo conquistò per la sua rara avvenenza. Ma per poco. Per il cuore di suo marito, dominato dall’ambizione, non c’era posto per un durevole amore. Cesare, da generale esperto, intrepido soldato, bramoso di grandezza e desideroso di accrescere il suo prestigio, si fece assegnare il governo delle Gallie, dove vi trascorse nove anni.

GLIE DI CESARE Morte di cesare

Prese d’assalto 800 città, assoggettò 300 popoli diversi, combatté e vinse tre milioni di uomini. La sua gloria non aveva pari. Rientrato a Roma, Cesare rivede Calpurnia dopo anni di lontananza. Ma il loro incontro sarà di breve durata. Il condottiero decise di inseguire il triumviro Pompeo in Egitto, ma qui è conquistato dai vezzi della bellissima regina Cleopatra, nel fiore degli anni e maestra in tutte le arti della seduzione. Folgorato da un amore che fu il più forte della sua vita, rimase nove mesi ad Alessandria, immerso nella voluttà e nella passione, dimenticando la moglie, Roma, l’ambizione per l’impero e i nemici. La loro storia sarà fonte di amaCesare Augusto rezze per Calpurnia anche quando saprà che la regina d’Egitto è ospitata da Cesare, a Roma, nei suoi giardini presso il Tevere. Pazzo d’amore, Cesare non tentò più di nascondere la sua storia con Cleopatra e quasi divinizzando il suo adulterio, fece collocare la statua dell’amante in un tempio di Venere. Calpurnia pur continuando ad amare, soffrendo per questo condottiero che non poteva trovare la sua soddisfazione nelle dolcezze domestiche, dette prova di incomparabile saggezza di fronte

a tanta mortificazione e fu ammirata per la forza che dimostrò nella sventura. Il popolo tributò a lei titoli ed onori riconoscendola come imperatrice, moglie di Cesare Augusto. Si diffuse la voce che Cesare volesse sposare l’Egiziana, stabilire in oriente la sede dell’Impero e far regnare Cleopatra sopra i Romani. I patrizi non potendo tollerare che si concentrasse su di lui tutto il potere, del quale ognuno di essi pretendeva una parte, ne decretarono la morte. La sua fine fu annunciata da un sogno a Calpurnia che impaurita e suffragata dai cattivi auspici degli àuguri lo implorò quella mattina di restare a casa. Sordo alle sue richieste e alle predizioni di un indovino che gli raccomandava di guardarsi dagli idi di marzo, uscì e fu assassinato, con 23 pugnalate da Cassio e Marco Bruto. La morte di Cesare ferì il cuoCleopatra re di Calpurnia con un dolore che non ammetteva conforti. Da quel momento allontanò da se tutti i piaceri della vita passando il resto dei suoi giorni nella casa di Marco Antonio, amico fidato di suo marito. A lui stesso diede facoltà di disporre di tutte le ricchezze che possedeva, perché servissero a vendicare la morte dello sposo.

Costanza Cerioli

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IMMAGINI DI UN

Roma è Capitale il 23 gennaio del 1871 e la Regina Margherita anima il Quirinale con ricevimenti, fa salotto con intenti intellettuali, da un ballo l’ultimo mercoledì di ogni mese, donando alle illustri ospiti un carnet con una M in oro. Sua Maestà avvolta nei 15 giri di perle, dono di Umberto, - uno, si dice, per ogni trasgressione del Re - diventa ben presto punto di riferimento sia per la creazione di una nuova vita di corte, sia come prima donna della vita elegante italiana. Nell’”Illustrazione Italiana” del 13 maggio 1883 si legge che “la regina saluta come nessun’altra sa salutare, ringrazia con quei lenti e nobili inchini che sono una delle sue grazie regali”. Ma si leggono anche curiosità che raccontano come la carrozza reale si fermasse spesso in via San Massimo 12, davanti alla bottega IRAC di Nicolao Perone, “fabbricante di pomate, saponette, acque d’odore”, perché la regina Margherita facesse i suoi acquisti. Il laboratorio di cosmesi, fondato a Torino nel 1804, fu autorizzato già nel 1819 a fregiarsi dei simboli di fornitore della casa reale, e di quei tempi conserva tuttora la meravigliosa insegna in ferro dipinto ad olio, oggi all'interno del negozio, che riporta gli stemmi della casa reale e delle Province, la Catena dell’Annunziata e il motto di

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casa Savoia. L’esposizione Universale del 1888 vede sorgere la Torre Eiffel e Monet, Renoir e Degas fissano sulle tele l’immagine di quella società che animò il favoloso palcoscenico della mondanità. Da Parigi arrivano le prime corse automobilistiche, il mondo è arricchito dall’ebbrezza della velocità e la moda, di conseguenza, si adegua alle dinamiche attività sportive senza rinunciare alle prerogative di una sfolgorante femminilità. La borghesia frequenta le Capannelle e le nobili signore con la “Visite”, guarnita di chiffon di seta e il vasto collare rialzato alla “Stuarda”, inalberano deliziose creazioni di modiste parigine. La tendenza al particolare ricercato accomuna Parigi e Roma e più che mai le due Città si identificano nelle cronache mondane della società elegante, con le ultime novità sfoggiate nei fastosi ricevimenti. Verso la fine dell’800 la linea degli abiti sembrò accentuarsi in eccentriche esuberanze, dalla svolazzante farfalla delle maniche sempre più gonfie degli enormi en gigot, alle gonne sempre più arricchite da sofisticate ondulazioni, guarnizioni di pizzo e sontuosi ricami in canutiglie. Le proposte per gli abiti da passeggio, le cerimonie ufficiali, i tableau vivent, erano inscindibili dai cappelli a larga falda ornati di nastri, piume, uccelli e fiori di ogni genere giunti, come ultima novità, da Parigi. Per le visite era consigliato l’abito-tailleur, di linea aderente in pesante raso, con un grosso pouf posteriore e ciuffi di pieghe che si aprono a ventaglio sulle maniche e nel profilo della gonna. Impregnato di aristocratica ricercatezza lo strascico a coda di pavone, secondo la vistosa foggia di fine Ottocento, conferisce maestosità alla figura. Se il diadema era imprescindibile nelle feste di corte; alle udienze del Papa un cerimoniale rigoroso prevedeva per le grandi Dame cattoliche abiti rigorosamente neri e preziosi pizzi bianchi di Bruge, Alençon o Chantilly sui capelli. La necessità di ricorrere alle creazioni parigine era motivata spesso dall’assenza di una creatività nazionale e dalla carente industrializzazione del prodotto moda. Per coprire questa lacuna nel 1814 due giornalisti milanesi, i coniugi Lattanzi, attraverso “Il corriere della Dame” si mossero contro l’acquie-

N’EPOCA

scenza della moda francese cominciando a pubblicare figurini italiani, pregando le lettrici di inviare modelli di loro creazione: “che facciano conoscere a tutto il resto dell’Italia il buon gusto delle loro mode”. Milano diventerà capitale dell’editoria della moda con la pubblicazione delle riviste più importanti tra cui “Margherita” intitolata alla Regina d’Italia. La rivista, che costava 50 centesimi nella edizione economica, troverà nella stessa Regina la massima adesione all’italianità della moda. E in ossequio alla sovrana le dame rinunceranno agli acquisti parigini, privilegiando le case di moda milanesi. Per la battaglia della “moda italiana” si impegnò anche la giornalista Rosa Genoni che portò i suoi modelli, ispirati alla pittura Cinquecentesca, alla Grande Esposizione Internazionale del Sempione aperta a Milano nel 1906. Nel 1909, sotto l’Alto Patronato della Regina Margherita, si tenne nella Villa Reale di Milano un’esposizione dedicata all’”Arte dell’Eleganza moderna” che promuoveva con abiti, pizzi, ricami, disegni, cappelli e biancheria, la creatività italiana. Fu bandito anche un concorso - una vera innovazione - con un pre-

mio di 1.000 lire per la migliore mannequin e 500 lire per il miglior figurino italiano. Su “La Tribuna”, D’Annunzio dedica ampio spazio alla descrizione delle migliori toilettes delle nobildonne romane che lo affascinano sia per la scelta dei colori che per gli accessori e i gioielli: “Nella società vi sono molte classi: le ricchissime che possono e debbono spendere generosamente; le agiate a cui è concessa qualche soddisfazione di lusso; le impiegate che con raffinata civetteria danno risalto alle più semplici stoffe; le operaie che si accontentano di una camicetta di cotone insaldata o di lanetta dai vivaci colori “.Immagini di un’epoca nei cui dagherrotipi, tra vestiti, pizzi e merletti si scopre, con stupore, una vita narrata col filo su stoffe e broccati. Segnano il tempo di uno stile del tutto tramontato.... Mara Parmegiani storica della moda La Regina Margherita di Savoia

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LA POSTA DI CRAIG Caro Craig. Vorrei conoscere la differenza tra un sensitivo ed un mago. Maria V (AG) Cara Maria (AG) Per prima cosa sensitivi e maghi non sono dei medici e quindi se hai problemi di salute devi rivolgerti ad un dottore. Un mago lavora soprattutto convincendoti a comprare da lui degli oggetti e chiedendoti quindi del denaro. Nessuno di questi oggetti funziona! Un sensitivo può leggere il tuo passato, presente e futuro. Deve essere capace di dirti cose che solo tu conosci della tua vita senza farti domande. Un sensitivo può solo darti consigli su quello che riesce a vedere per te, una specie di guida spirituale. Ricorda che dopo la lettura di un sensitivo devi vivere la tua vita seguendo quello che senti e seguire i consigli del sensitivo solo come guida. Caro Craig, Spero di non essere di fastidio ma invoco il tuo aiuto, mi sento molto scoraggiata per via degli esami, ho paura di non farcela di non arrivare mai. È vero ho sbagliato parecchie volte, l'errore più grande è stato quello di non studiare per parecchi anni, non avevo la serenità mentale per farlo causa altri problemi; adesso sono di nuovo tranquilla, ho ritrovato un certo equilibrio e sto inseguendo quello che è il mio sogno: laurearmi e diventare avvocato. Ma mi sembra molto lontano e questo mi scoraggia molto e diventata quasi un’ossessione ed ho paura di commettere qualche altro errore, puoi dirmi se ce la farò e come affrontare eventuali ostacoli che mi si presenteranno? Il mio obbiettivo è quello di laurearmi entro aprile 2010, tu pensi che ci riuscirò? Se vorrai rispondermi mi farai felice almeno so come orientarmi perché in questo momento da sola non ci sto riuscendo, ho bisogno di una persona che mi guidi, mi orienti, per evitare di cadere in ulteriori errori. Di te mi fido molto, ti ritengo una persona davvero speciale, con un dono grande. In questo periodo sto pregando molto, sento che mi fa stare bene e mi da conforto. Spero di non essere stata invadente, rispondi solo se ne avrai voglia,ti ringrazio comunque. Un abbraccio e saluti Assunta Cara Assunta, ho sempre tempo per chi ha bisogno di consigli. Tutti commettiamo degli errori nella vita, nessuno è perfetto. Tu sai che la strada che hai scelto non è semplice e che devi studiare molto, sono sicuro che terminerai i tuoi studi, ma ti vedo più a tuo agio nell’insegnamento e nel lavoro con bambini piccoli. Stai cercando una storia d’amore che non hai ancora trovato. Sento che ti comporti così perché senti la mancanza di tuo padre. Per questo cerchi il suo amore negli uomini che incontri. Hai paura di restare da sola ed è la solitudine che ti fa sentire irritata con te stessa ogni tanto. Il 2010 sarà un buon anno per te, vedo anche un lavoro part time in cui incontrerai nuovi

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amici. Sei una persona che ha bisogno di molte attenzioni. È necessario che tu cominci a curare la tua alimentazione perché sento un calo di energie. Guardati allo specchio ed incomincia ad apprezzare la tua immagine: sarai felice solo quando avrai trovato te stessa e saprai che cosa vuoi veramente. Nel Luglio 2010 incontrerai anche un nuovo amore e guardando indietro penserai che tutta questa sofferenza ti sarà servita per crescere. Caro Craig. Possiedo una mia attività e vorrei sapere se è questo un buon momento per vendere ed iniziare un nuovo progetto e se il mio migliore amico Nicole è veramente onesto con me? Pietro Caro Pietro Tu sai che il tuo amico Nicole non è onesto con te e che è giunto il momento di conoscere nuovi amici. Questo non è il momento giusto per vendere la tua attività per cominciarne un’altra: aspetta fino al 2011 e poi vendi. Il progetto che hai in mente andrà bene, ma devi ancora incontrare le persone giuste per farlo decollare. Sei molto confuso al momento, quindi è molto importante vedere che cosa sta succedendo nella tua vita privata. Devi ritrovare te stesso e tornare ad essere felice come un anno fa. È il momento giusto per chiudere una relazione che non sta andando da nessuna parte. Stai perdendo tempo e denaro con una persona che non ti ama. Hai paura di rimanere solo, ma devi restare solo perché arriverà per novembre una nuova relazione. Sei molto insicuro, ma cerca di trovare la forza di mettere te stesso al primo posto. Caro Craig, Ho 27 anni e tre anni fa avevo una relazione con una ragazza che si chiama Antonella. Adesso è ritornata da me e vorrebbe riprendere dal punto in cui avevamo interrotto. Che cosa puoi dirmi di questa storia? Vorrei anche sapere se dovrei pensare a vivere e lavorare in un’altra nazione. Vincenzo (Roma) Caro Vincenzo. Sento che è meglio non tornare indietro e ricominciare questa vecchia relazione perché durerebbe solo alcuni mesi e poi ricomincerebbero tutti I problemi che avete avuto in passato. Antonella ti ha fatto soffrire ed hai impiegato del tempo per rimetterti in piedi. Inoltre la tua famiglia ti ha aiutato a superare quel brutto periodo e non sarebbe contenta di saperti di nuovo con lei. Stai pensando di andare all’estero solo perché hai paura di soffrire ancora. Nel 2010 incontrerai un vero amore ad una festa di amici. Lei indosserà un vestito blu con scarpe argentate. Sento anche che quella sera lei cercherà le sue chiavi nella borsa e tu ti offrirai di aiutarla. Gli ultimi 4 mesi non sono stati facili per te ed è ora tempo di cambiare. Buona fortuna.

Caro Craig, Mi sono addestrata come sensitiva per due anni, ma potresti dirmi come potrei diventare un detective sensitivo? Trisha (London) Cara Trisha Non è facile e ci vogliono anni di esperienza. Se ti sei addestrata come sensitiva ed hai fatto pratica su familiari ed amici, per continuare prendi un quotidiano e scegli una storia su cui poterti mettere alla prova. Scrivi quello che senti e vedi, prendi nota di tempi e date. Poi, quando la storia si sarà risolta controlla se eri stata corretta. Ricorda che essere un detective sensitivo comporta una grande responsabilità e sarai messa alla prova dalla polizia o da coloro per i quali lavorerai. Il mio consiglio è quello di dire sempre la verità e di non trovare per forza una soluzione solo perché vuoi diventare famosa come sensitiva. Caro Craig. È possibile che la mia automobile usata è “infestata” dalla presenza del suo precedente proprietario? A volte mentre guido sento che c’è qualcuno seduto vicino a me. Mio marito ha visto il viso di una donna nello specchietto e non vuole più entrare nell’automobile. Vuole che io la venda e ne compri un’altra. Simonetta. Cara Simonetta Sì, è possibile che fantasmi infestino quello che hanno posseduto. Ti suggerisco di far benedire la tua automobile e tutto andrà a posto. Questo fantasma non vuole nuocere né a te né a tuo marito. Guarda la faccenda da questo punto di vista, ma puoi anche chiedere a tuo marito una nuova automobile. In 1959, Mabel Chinnery era a bordo della sua auto e quando si è fatto fotografare è rimasto stupito nel vedere sua madre morta seduta nel sedile posteriore dell'automobile.

Caro Craig. Ho l’opportunità di lavorare ad uno di due progetti. Puoi consigliarmi quale? Il numero 1 o il numero 2? Peter (New York) Caro Peter , Sento più adatto il numero 2, sembra più positivo. Dovrai lavorare duramente e trovare buoni investimenti. Ci vorranno circa due anni per raccogliere i frutti di questo lavoro. Vedo che devi spostarti molto con l’automobile quindi ti consiglio di affittare una casa più vicina al tuo posto di lavoro dopo i primi 6 mesi. Il progetto numero uno è più facile, ma ti farebbe guadagnare di meno e ti stresserebbe di più.

UNA SOCIETÀ PUÒ ESSERE MALATA ? L’appello lanciato dal Cardinale Tettamanzi a psichiatri e psicologi, perché mettano gratuitamente parte del loro tempo a disposizione di chi soffre, rappresenta un vera novità nei rapporti fra la Chiesa, che da due millenni si occupa delle nostre anime, ed i professionisti della psiche, che di quest’ultima si prendono cura da poco meno di due secoli. Quanto affermato, da un lato gratifica il lavoro di tutti noi e dall’altro pone un problema di urgenza della revisione della Legge

180, in cantiere da molti anni. La necessità riconosciuta dal Cardinale, di un supporto più capillare per chi deve riuscire a superare momenti di crisi economica e sociale particolarmente duri, non può, infatti, che essere condivisa da tutti gli operatori del settore, ma francamente, la sola carità cristiana di medici e psicologi, ai quali viene richiesto di: “mettere qualche ora a disposizione gratuitamente o a prezzi calmierati “non penso possa essere risolutiva. Quanto richiesto dal Cardinale, avviene già, e sono molti i professionisti che partecipano ad associazioni di volontariato, dedicando gratuitamente il loro tempo. Il problema è un altro: siccome è vero che più del 27 % degli Italiani ha sperimentato la depressione, come mai al comparto salute Mentale non vengono attribuiti fondi più consistenti? Paradossalmente vi sono malattie definite “rare” che drenano (giustamente) contributi regionali ingenti ed hanno ottenuto esenzioni dal pagamento di visite e farmaci. I medicinali anti ansia invece no: sono a pagamento, così come le psicoterapie…a parte quelle effettuate nelle, largamente insufficienti, strutture territoriali. La Legge 180 ( quella che chiuse i ma-

nicomi ), doveva riformare tutto il percorso dell’assistenza psichiatrica in Italia, invece non se è fatto più nulla, e l’unico risultato è stato quello di abolire la patologia psichiatrica e psicologica per Legge! I risultati, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti e non passa giorno che sui giornali non si leggano notizie di stragi famigliari

originate dalla depressione, e dalla disperazione che ne consegue. E purtroppo il più delle volte le vittime sono bambini. Si può allora parlare di una emergenza psicologica, di una società intera a rischio depressione? Purtroppo sì. È necessario, infatti, valorizzare il concetto di “natura umana” rispetto al significato convenzionale del termine: effettivamente, così come l’uomo ha modificato il mondo che lo circonda, così ha pensato di poter modificare anche se stesso, ma in particolari situazioni di crisi sta comprendendo che deve saper rispettare la propria natura intima non modificabile! La salute mentale è un bene prezioso, e se una persona è oppressa dal senso della propria debolezza e incapacità a superare condizioni esterne va aiutata, non certo meno di come lo Stato ha aiutato, e continua ad aiutare, banche e imprese in difficoltà. Infatti, il rischio attuale è che si aiutino solo i “gruppi”, e chi non è integrato in un gruppo rischia di non essere protetto ne dal “suo” gruppo, né dai gruppi più potenti, che abbiano introdotto misure di protezione per i gruppi più deboli: insomma, chi tutela il singolo individuo? Solo noi psichiatri e psicologi? Pur ringraziando il Cardinale Tettamanzi per la graditissima stima, mi sembra come voler svuotare il mare con un secchiello.

Isabella De Martini Docente di Psicologia Clinica Università di Genova

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L’uomo chiede al travestito l’attenzione che gli è negata dal partner

Il vertiginoso aumento del numero dei cosiddetti “transessuali”, e dei loro clienti, famosi, e non, pone a tutti una semplicissima domanda: perché? Che cosa può spingere un uomo, sposato o fidanzato, a cercare affetto e soddisfazione in un altro uomo, travestito da donna? Tutti noi, per ottenere il “soddisfacimento”, mettiamo in essere un’attività primaria, ed un processo secondario. La ricerca primaria passa attraverso il ricordo di episodi che risalgono all’infanzia e all’adolescenza: se tali ricordi sono positivi, l’individuo vi si identificherà. Al contrario, il processo “secondario” nasce quando la ricerca di soddisfacimento conduce all’esperienza di dispiacere. La delusione che ne consegue porterà a cercare appagamento in situazioni diverse,o opposte diametralmente a quelle che hanno generato sofferenza, e frustrazione. Quindi, se i ricordi del rapporto con la propria madre, e i rapporti con l’attuale compagna, non sono proprio idilliaci, l’uomo tenderà a cercare soluzioni sessuali alternative, anche al di fuori del periodo adolescenziale. Ciò avviene soprattutto quando egli si sente minacciato da un reper-

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torio di competizione e narcisismo, oggi più presente che in passato. Chi si rivolge ai transessuali non è però “gay”: un omosessuale ricerca un vero uomo, non quel “surrogato” di donna che è, invece, il transessuale; come sappiamo bene, i clienti dei trans sono insospettabili: fidanzati o mariti esemplari! Un numero sempre più grande di mariti-fidanzati-amanti, magari già figli frustrati, appare arcistufo di cimentarsi con l’angosciante ansia di perfezione cui tendono le loro partner, anche nel lavoro, che peraltro non lascia spazio ai tempi dell’amore. Questi uomini sono sopraffatti da: diete improbabili, lifting, ginnastiche orientali, che dovrebbero rendere le loro compagne sempre più irresistibili ed affascinanti, ma non certo per lui…forse per gli altri. E così molti mariti si ritrovano “sull’orlo di una crisi di nervi “, quasi snobbati, da donne un pò troppo narcise; e quando desiderano essere capiti, e soddisfatti sessualmente, ritengono troppo ardua la ricerca, sul mercato, di una delle sempre più rare “vere“ donne, e si rivolgono ad un loro surrogato: il transessuale. In un loro simile, travestito da donna, sperano di ricevere, anche se a pagamento, un pò di quella attenzione negata dalla compagna-moglie-fidanzata. Il marito-fidanzato-amante ha bisogno della presenza e dell’aiuto costante di una “figura di attaccamento”: cioè di una partner disponibile. Nella mia professione di neuropsichiatra ascolto numerosi racconti di uomini, trascurati dalle loro donne, che, in cerca di un’oasi di piacere e relax, riferiscono di ottenere molta più “tenerezza” dai trans, che non dalle prostitute, donne a tutti gli effetti. I transessuali, infatti, sono persone che devono “lottare“ per essere riconosciuti per ciò che non sono, ma che vorrebbero essere, e, quindi, sono generosi di attenzioni, e non solo di sesso, nei confronti dei loro clienti, per dimostrare la loro natura femminile, accudente. Quanto sta accadendo dovrebbe suonare da campanello di allarme per tutte le donne che utilizzano fascino e tenerezza solo nel momento della “conquista” del partner, e si dimenticano che, per non fare naufragare un rapporto, è necessario coltivarlo ogni giorno, magari sottraendo un pò di tempo a parrucchiere, ginnastica e dieta, altrimenti, il rischio è questo: fra i gay in aumento, la proporzione donna-uomo a sfavore delle prime, mariti che frequentano uomini che scimmiottano le donne…lo spazio per la vita affettiva, e sessuale, di tutte sarà ridotto…e saranno sempre più affollate le sale di attesa di chirurghi plastici e dietologi.

Isabella De Martini Neuropsichiatra - Docente di Psicologia clinica Università di Genova

SELEZIONE INNATURALE:

pillola anticoncezionale altera la scelta del partner La pillola anticoncezionale non solo permette alle donne di controllare la loro fertilità, ma va oltre i suoi compiti influenzandole nella scelta del partner. E le influenza così tanto da cambiare i loro gusti in fatto di uomini. Lo rivela un recente studio pubblicato su “Trends in Ecology and Evolution” condotto, insieme a Virpi Lummaa, da Alexandra Alvergne ricercatrice al Department of Animal and Plant Sciences all’Università di Sheffield, che afferma: ''l’alterazione del ciclo ormonale può alterare nelle donne anche quei parametri che, fino ad allora, avevano reso ai loro occhi gli uomini più o meno attraenti”. Ma l’impatto non è solo al femminile anche negli uomini c’è il contraccolpo: la pillola anticoncezionale può influenzare il grado seduttivo femminile e cambiare l’”appeal” che le donne hanno sugli uomini. Secondo la ricerca, l’equilibrio ormonale indotto dalla pillola è stabile, assomiglia a quello che si ha in gravidanza, e manca delle naturali fluttuazioni che si hanno prima e dopo

l’ovulazione. In quei pochi giorni la donna fertile è attratta dagli uomini con tendenza alla dominanza e alla competizione con gli altri maschi e geneticamente più dissimili da loro stesse, e grazie a cambiamenti fisici, psicologici, comportamentali e percettivi legati all’ovulazione, viene percepita come più attraente dall’altro sesso. Molti studi, infatti, hanno mostrato che gli uomini “fiutano” il momento dell’ovulazione preferendo le donne in questo stato. Da parte loro, in quei giorni, le donne cercano uomini geneticamente diverso da loro stesse con cui potersi accoppiare in modo vantaggioso per la procreazione. Sotto l’effetto della pillola, però, le cose cambiano le donne non mostrano particolare attrazione per partner geneticamente diversi, perdono la grinta e quel particolare fascino dato dall’ovulazione e combattono di meno, delle donne con ciclo mestruale normale, per trattenere il partner e per accoppiarsi con successo ai fini del concepimento. Secondo Virpi Lummaa il problema di fondo è se l’uso dei contraccettivi orali possa avere conseguenze a lungo termine sulla capacità di riprodursi. “Se così fosse - dice - ci sarebbero implicazioni sia per l’attuale che per le successive generazioni, e questo richiederebbe ulteriori e più approfonditi studi”.

Rita Lena

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La Radioterapia contro” il dolore inutile” Nel mese di giugno 2008, all’interno del Reparto di Radioterapia dell’Azienda Ospedaliera San Filippo Neri, ha iniziato la sua attività “l’Ambulatorio di Radioterapia Sintomatica Rapida” fortemente voluto e sostenuto dalla Direzione Generale per garantire una rapida risposta in termini di visita e di trattamento radiante ai pazienti oncologici che necessitino di una radioterapia con l’obiettivo di contrastare i sintomi della malattia in particolare il dolore, più che la patologia in sé. L’attivazione dell’ambulatorio si inserisce nella strategia che l’Azienda Ospedaliera San Filippo Neri sta portando avanti nel campo del controllo del dolore, espresso in tutti, i campi dalla pediatria, alle chirurgie, dalle medicine all’oncologia, anche attraverso l’istituzione nel novembre 2007 del ”Comitato Ospedale Senza Dolore” e la realizzazione di corsi di formazione specifica per il personale medico e infermieristico. La Radioterapia, con poche sedute, è in grado di controllare i sintomi legati al tumore primitivo o alle sue metastasi. Il trattamento radiante appare particolarmente utile ed efficace nei pazienti con lesioni ossee dolenti, lesioni encefaliche, sintomi da compressione (difficoltà a respirare o deglutire), sanguinamenti causati da neoplasie bronchiali, vescico-prostatiche e ginecologiche. Nei pazienti affetti da metastasi ossee è possibile ottenere una significativa e rapida riduzione del dolore e prevenire le complicanze più pesanti sulla qualità di vita del paziente e sulla prognosi, quali le frat-

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ture patologiche e le compressioni midollari. La riduzione del dolore, permette, inoltre, di ridurre il consumo di farmaci analgesici risparmiando al paziente fastidiosi effetti collaterali (stanchezza, stipsi, sonnolenza e alterazione dello stato di coscienza). Per raggiungere l’effetto sul sintomo sono sufficienti cicli di radioterapia di breve durata con poche sedute (1-5) ad alta dose e con tecnica conformata, per ridurre al minimo gli effetti collaterali e avere la minore interferenza con eventuali ulteriori modalità terapeutiche. I trattamenti di radioterapia sintomatica, sebbene efficaci, rapidi ed economici, sono purtroppo spesso poco utilizzati a causa delle liste d’attesa e della non omogenea distribuzione geografica dei centri di radioterapia nel territorio italiano e in particolare nel Lazio. “L’obiettivo primario di questo Ambulato-

rio “ad hoc” - spiega la Dott.ssa M. Alessandra Mirri direttore della Radioterapia è stato quello di creare una corsia preferenziale per consentire a pazienti oncologici, in fase avanzata di malattia con necessità di radioterapia sintomatica, di essere visitati e iniziare il trattamento, ove indicato, entro 7-10 giorni». In dodici mesi di attività nell’Ambulatorio di Radioterapia Sintomatica Rapida sono stati visitati e trattati oltre 200 pazienti oncologici con malattia avanzata per dolori o sintomi con ripercussione negativa sulla qualità della vita ottenendo un miglioramento nell’80% dei casi con possibilità di ridurre o sospendere i farmaci analgesici. L’efficacia antalgica è stata, in accordo con i dati della letteratura, equivalente a quella di trattamenti più prolungati con il vantaggio di poter trattare più siti dolenti contemporaneamente, di poter ripetere il trattamento se necessario e soprattutto di una minore occupazione delle macchine con riduzione delle liste d’attesa e dei costi. Costanza Cerioli Per Informazioni sull’Ambulatorio di Radioterapia Sintomatica Rapida Dott.ssa M. Alessandra Mirri UOC di Radioterapia Azienda Ospedaliera San Filippo Neri Via G. Martinotti 20 - Roma Tel. 0633062603 /3969 Fax 0633062611

LE FORBICI TAGLIARE CON ARTE Non si sa né dove né quando l’uomo forgiò per la prima volta questo strumento. Gli archeologi hanno trovato in Francia cesoie risalenti al II secolo a.C. e dello stesso periodo sono quelle raffigurate su un bassorilievo di terracotta, rinvenuto ad Ostia, che rappresentano la bottega di un fabbro. Fra le rovine di Pompei sono state ritrovate cesoie le cui lame venivano successivamente saldate ai lati della molla. Il principio di funzionamento è basato su di una leva di terForbici turche, in bronzo e rame del periodo intorno al 200 d.C. zo genere. È di epoca romana la corporazione degli artigiani, protetta dalle Corti, preposta proprio alla fornitura di questo oggetto. Corporazione rappresentata iconograficamente sulla prima colonna nella cattedrale di Piacenza. Anche le forbici, come l’architettura e la moda subirono i mutamenti del costume e assunsero, con il prevalere dello stile Gotico, una valenza romantica. Diventarono oggetto di regalo e devozione all’innamora-

tipi di forbici usate per necessità domestiche, forbici per la tosatura delle pecore, da ricamo, da toilet, con manici ripiegabili, da carta. Interessanti: lo spegni moccolo con piedini di appoggio muniti di rotelle in ottone traforato e dorato; le forbici a forma di cicogna con manici mobili. Forbici da cucito e da carta, con manici riccamente decorati; da sarto in ferro forgiato con punzone di bottega; forbici da ricamo, con custodia e manici ad incastro - Persia secolo XVIII - e ancora da carta con manici ripiegabili o con iscrizioni su lame esterne. Nei “Libri di bottega di Giordano di Guido Giordano”, pubblicati e commentati da Giancarlo Baronti, la merce prodotta dal 1552 al 1562, risulta che la quantità di forbici superava di gran lunga ogni altro strumento tagliente, anche i colForbici del XVI secolo telli. Forbici e cesoie raggiungevano quasi la metà dell'intera produzione, mentre l’altra metà era composta da coltelli (meno di un quarto del totale), temperatoi, forchette, astucci, coltelliere. Le forbici sono annotate con termini che riguardano essenzialmente le misure: “ forbicine, forbici mezzanine, mezzane, bastardine, bastarde”.

to: Tristano ne portava con se un paio donatele da Isotta. Il Rinascimento, con l’amore per lo sfarzo e la ricercatezza, si ritrova anche nelle forbici che si ornano di complicati disegni, cesellature ed intarsi. Le più belle forbici provengono da Venezia, Padova, Milano e Napoli. È nel XIX secolo che in Italia si impongono per accuratezza e bellezza stilistica le forbici prodotte a Campobasso. Realizzate in grande quantità, fatte interamente a mano e quasi sempre da operaie. La fantasia dei creatori si è sbizzarrita sulle forbici ed allora troviamo in mostra molti straordinari spegni moccolo, certamente i più caratteristici fra i numerosi

Costanza Cerioli

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L’ALBERO DELLE CASTAGNE “Davanti all’arco d’ingresso sul margine della strada c’era un castagno, un solitario figlio del Sud che un pellegrino aveva riportato da Roma in tempi lontani. Un nobile castagno dal tronco vigoroso; la cerchia dei suoi rami si chinava dolcemente sopra la strada, respirava libera e ampia nel vento; in primavera quando intorno tutto era già verde ed anche i noci mettevano già le loro foglioline rossicce, esso si faceva attendere ancora a lungo e la luce irradiava, tra il fogliame, la sua fioritura esotica, di un verde bianchiccio e languido, dal profumo aspro ed intenso, pieno di richiami, quasi opprimente. In ottobre, quando l’altra frutta era già raccolta ed il vino nei tini, lasciava cadere al vento d’autunno i frutti spinosi dalla corona ingiallita…” Con questa poetica descrizione dedicata al castagno, antica pianta mediterranea, inizia il romanzo “Narciso e Boccardo” di Hermann Hesse. Non sappiamo quale sia il luogo di origine della pianta; è certo, che essa è nota all’uomo da tempi lontanissimi e che i Fenici abbiano contribuito alla sua diffusione. Attualmente la coltura del castagno è diffusa in Italia, in Francia, Spagna, nelle Repubbliche della ex Jugoslavia, Portogallo e, spostandosi di qualche meridiano, anche in Cile, Giappone e Stati Uniti d’America. L’albero del castagno può raggiungere un’altezza fino a 35 metri, ma la media si attesta fra i 15 e i 20. L’accrescimento della pianta è rapido fino al 60mo anno di età, dopo, la crescita non è tanto in altezza quanto nel diametro del tronco. Il castagno cresce in collina, predilige i terreni soffici, freschi, permeabili, neutri e poco acidi, non sopportando l’alcalinità. La temperatura ottimale è compresa fra gli 8 e i 15 gradi. Il legno di castagno è elastico, resistente, di durezza media, di buona lavorabilità, ma di poca compattezza. Resiste bene all’asciutto o quando è tenuto costantemente sott’acqua. Ma per quanto importante possa essere il legno è il frutto che sicuramente valorizza di più la pianta. Le castagne sono un alimento ricco di amido e di zuccheri semplici, hanno un gradevole gusto e sono facili da digerire: sono un po’ come le ciliegie, una tira l’altra. Di questa pianta si utilizza quasi tutto, infatti oltre la legno e al frutto, le foglie vengono usate nella medicina alternativa per ottenere un estratto fluido contro la pertosse. La pianta comincia a dare la massima produzione fra gli 80 e i 200 anni. Le varietà di castagne note sono moltissime; basti pensare che solo in Italia se ne contano più di trecento. Tuttavia, la distinzione fondamentale è fra due gruppi: i marroni e le comuni castagne. I primi si presentano più grandi, con forma ovale o a cuore e con una buccia molto chiara, si distinguono anche per il gusto che è più dolce e profumato rispetto alla comune castagna, che ha una pezzatura più piccola e la buccia più scura. Inoltre i marroni sono protetti da una sottile pellicina che può essere asportata con facilità, operazione quasi impossibile con la castagna. Ma sicuramente è l’utilizzo alimentare che si ottiene da questo prodotto che lo rende importante. Le comuni castagne e i marroni sono state la fonte del principale sostentamento delle popolazioni montane, per questo il castagno veniva chiamato anche “albero del pane”. La farina ricavata dalla castagna si usava per fare il pane e la polenta. Oggi la farina è utilizzata soprattutto per la preparazione dei dolci. La castagna si presta anche per la preparazione di ottime marmellate e per i decotti fatti con un bollito di mosciarelle – castagne essiccate - per alleviare la tosse invernale. Ma indubbiamente al nome della castagna tutti associamo un bel cartoccio di caldarroste che in autunno vengono vendute agli angoli delle strade delle città. Costanza Cerioli

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Grande successo di pubblico e stampa al teatro Brancaccio di Roma per “Eccoci qua… con il gran varietà”, uno spettacolo scritto, diretto e coreografato da Alex La Rosa. Un viaggio che ripercorre la storia del Varietà e del Cabaret dagli anni ’20 al 2000, contornato da luci, musica e ballo. I due mattatori della serata, Alex La Rosa e Valentina Persia sono il filo conduttore dello spettacolo che vede impegnati altri nomi di rilievo artistico come Mattia Inverni (poeta Gringoire del Notre Dame de Paris), Gianluca Lanzillotta e Adriano Bettinelli (Amici 2009). Grande brindisi con l’Asti spumante docg insieme e Christian De Sica, Carlo Verdone, Paolo Conticini, Franco Oppini ed altri amici vip. C.C.

Dalla Fundación Gerardo Rueda di Madrid e dall’Institut Valencia d’Art Modern di Valencia (Spagna) a Roma, ai Mercati di Traiano, sono esposte le opere di Gerardo Rueda, uno dei più grandi artisti spagnoli contemporanei, cresciuto artisticamente negli inquieti e vitali decenni post bellici e scomparso nel 1996. L’esposizione organizzata dalla Fundación Gerardo Rueda e promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione - Sovraintendenza ai Beni Culturali, rimarrà aperta fino al 22 novembre. Mercati di Traiano, Via IV Novembre, 94 C.C.

LA MEMORIA DELLA PITTURA ANTICA ALLE SCUDERIE DEL QUIRINALE La stagione autunnale si è aperta alle Scuderie del Quirinale con una grande mostra dal titolo “Roma. La Pittura e l’Impero”. Si è scelto un tema importante per festeggiare i dieci anni di attività espositiva di un luogo che rimane nel cuore di Roma e della storia d’Italia. Da scuderie per la Fanteria papale, costruite assieme al resto del complesso del Quirinale nei primi decenni del 1700, continuano ad esercitare il loro fascino con le rassegne espositive che propongono. La mostra, inaugurata sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, visitabile fino al 17 gennaio 2010, propone oltre 100 esemplari tra affreschi, ritratti, decorazioni, fregi e vedute, realizzati in un periodo compreso tra il II secolo a.C. e il IV d.C.. La selezione delle opere, giunte dai principali musei del mondo, testimonia non solo il “grande” tesoro consegnato alla storia dagli scavi di Ercolano e Pompei, ma come afferma il curatore, professor Eugenio La Rocca: “Lo scopo principale che si prefigge la mostra è esaminare analiticamente singoli frammenti di affreschi, pitture su legno o su vetro, cercando di misurarne, in base alle tecniche artistiche, alle composizioni, ai soggetti, il livello formale cui era giunta la pittura nel mondo romano”. La pittura romana fu particolarmente viva sotto il dominio di imperatori come Domiziano, Traiano, Adriano e Marco Aurelio. In mostra, artisti che non hanno nomi ridondanti, pittori che avevano raggiunto un livello altissimo di espressione. Il percorso espositivo si basa su criteri tematici e cronologici. Si possono ammirare le decorazioni delle grandi ville imperiali come La Farnesina di Roma e Boscotrecase, vicino Pompei; i paesaggi, scene mitologiche di vita quotidiana, nature morte. Decorazioni che hanno abbellito pareti con finte colonne, pilastri, cariatidi, aprendo spazi illusori. Paesaggi fantastici descritti da Plinio il Vecchio. La rassegna si chiude con una serie di ritratti che rivelano la grande padronanza raggiunta dagli artisti in pittura, in alcuni casi superando anche la scultura. Ritratti su legno, su lino, e bellissimi esemplari realizzati su vetro. Per Informazioni: Scuderie del Qurinale Via XXIV Maggio – Roma Tel. 06 39967500 – www.scuderiequirinale.it Nicoletta Di Benedetto

GLI SPIRITI MIMI APPRODANO AL MAURIZIO COSTANZO SHOW Il genio di un artista aborigeno e tutta la magia della tradizione sono state illustrate dal critino Luca Faccenda della National Gallery di Firenze. L’aborigeno australiano Paddy Fordham Wainburranga, ritrae entità molto simili agli uomini - filiformi, abitanti delle rocce, custodi di una antica sapienza - che, anche se provocati, sono generalmente innocui ma possono divertirsi a giocare brutti scherzi, soprattutto per il fatto che sono invisibili. L’arte di Fordham racconta in modo esclusivo la storia di queste speciali entità attraverso la tela grezza di cotone o la carta fatta a mano ottenuta dal fiocco del cotone, come supporto. C.C.

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La RICETTA DEL MESE a cura di ROSANNA VAUDETTI CONDUTTRICE SU SKY DELLA “DOMENICA DI ALICE”

TORTA DI CASTAGNACCIO Ingredienti: (dose per 4 persone) • 400 g di Farina di castagne • 1 pizzico di sale • 3 cucchiai di uvetta • 30 gr di gherigli di noci • scorza di arancia • 30 gr di pinoli • 1 cucchiaio di aghi di rosmarino • pepe • 300 gr di ceci già cotti Setacciare 400 grammi di farina dolce di castagne e metterla in una terrina. Stemperare la farina con acqua, quanto basta per ottenere un impasto piuttosto liquido. Mescolare bene e aggiungere 1 pizzico di sale, 3 cucchiai di uvetta, 30 grammi di gherigli di noci e la scorza grattugiata di 1 arancia. Amalgamare il tutto e versare l’impasto in una tortiera rotonda con uno spessore massimo di 1,5-2 cm. Irrorare la superficie con un filo d’olio e cospargerla con 30 grammi di pinoli e 1 cucchiaio di aghi di rosmarino. Mettere la tortiera nel forno ben caldo a 220° e lasciare cuocere per 35-40 minuti. Il castagnaccio sarà pronto quando sulla superficie si sarà formata una crosta croccante di color marrone scuro. SCORPIONE Il segno zodiacale dello Scorpione (23 ottobre – 22 novembre) è governato dal pianeta Marte; è un segno di Acqua, per questo tutto gli si può attribuire tranne la superficialità. Lo Scorpione è considerato il più sensuale dei segni dello zodiaco: l’aura di mistero e il fascino irresistibile che infonde negli altri sono i punti di forza che permettono ai rappresentanti di mietere vittime sulla loro strada. I nati del segno sono persone dal carattere interessante, intelligenti e affascinanti, vivono in un mondo tutto loro, difficile da comprendere ma intrigante se si riesce ad entrare in sintonia. Per questo, si trovano bene con persone calme, che sanno apprezzare e adulare il loro modo di pensare e vivere. Hanno una forte egostima e possono reagire eccessivamente se ritingono di essere stati offesi, ma sono anche dotati di un forte senso dell'umorismo che si basa soprattutto sulla dissacrazione dei luoghi comuni. I nati sotto il segno amano il rischio, infatti preferiscono sport basati sulla velocità come le corse di rally e tutti gli sport estremi. In amore sono passionali e molto gelosi, capaci di forti scenate, ma sono anche di perdonare senza portare rancore. Rappresentanti importanti dei nati nel segno sono: François Voltaire, Pablo Picasso, Indira Gandhi, Bill Gates, Jack Nicholson, Roberto Benigni e Alain Delon. Gli Scorpioni preferiscono: il colore viola; i preziosi come il Rubino e l’Agata; tra i metalli il Ferro; e i fiori come . l’orchidea; il giorno favorevole è il Martedì. Siderio

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