MENICHELLI
RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MODA CULTURA
MENICHELLI
COPIA GRATUITA - Anno 5 - N. 9 - Ottobre 2009 - Tiratura copie 20.000
LADY D testimonianza di un sensitivo 2012 fine del mondo?
Pubblico con infinito piacere la lettera inviatami da una imprenditrice dolciare dell’Aquila alla quale va tutta la nostra solidarietà Direttore Responsabile
Caro direttore,
Mara Parmegiani
Confesso che nei momenti di maggior Comitato scientifico
scoraggiamento, e giuro ne capitano
Gino Falleri, Nino Marazzita,
molti anche nella stessa giornata, da
Simonetta Matone, Carlo Giovannelli,
donna, madre, imprenditrice, cittadina
Rosario Sorrentino, Emilio Albertario,
comune… solo il pensiero della mia cit-
Anna Mura Sommella
tà così sofferente, oserei dire agonizzante, mi danno la forza, il coraggio, la grinta e quasi la rabbia per combattere, andare avanti,
Segreteria di Redazione Marco Alfonsi Nicoletta Di Benedetto Marina Bertucci Servizi fotografici di redazione Laura Camia, Giancarlo Sirolesi
continuare a lottare a lavorare. Sentiamo tutti che non solo il nostro presente è duro e difficile ma lo sarà per molti molti anni anche il nostro futuro; solo gli ingenui possono pensare e credere al contrario: nulla è ancora ripartito, poco è stato fatto, siamo ancora nella pura e piena emergenza, abbiamo solo tanta forza e rassegnazione che fanno apparire agli altri, come già superati tanti ostacoli.
Collaborano
Lei sa bene da donna intelligente, quale sia la cruda realtà e qua-
Alessia Ardesi,
li sono gli spot televisivi propagandistici, che fanno ben figurare
Marco Alfonsi, Costanza Cerìoli,
una parte ma danneggiano la nostra già grave situazione, di un
Isabella De Martini,
popolo terremotato, stremato nelle forze, nelle menti e nei cuori,
Nicoletta Di Benedetto, Andrea Di Capoterra,
che ha invece ancora tanto bisogno della vera e sostanziale solida-
Cristina Guerra, Rita Lena,
rietà dello Stato, degli enti delle altre regioni tutte e della stessa
Nino Marazzita,
Europa.
Siderio, Josephine Alessio
Mi sto sfogando e la prego di perdonarmi, ma quando si toccano
Fotografo: Maurizio Righi
certi argomenti siamo troppo scottati per riuscire a soprassedere con disinvoltura.
Via Piero Aloisi, 29 - 00158 Roma Tel. 06.4500746 - Fax 06.4503358
Con simpatia, Spagnoli Maria Teresa
www.chapeau.biz Aut. Trib. di Roma n. 529/2005 del 29/12/2005 Edizioni e Stampa Rotoform s.r.l. Via Ardeatina Km. 20,400 - S. Palomba (RM) Ideazione grafica ed impaginazione Monica Proietti Settore Pubblicità Direzione: 00158 Roma - via Piero Aloisi, 29 Tel. 06.4500746 - Fax 06.4503358 e-mail:
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“Dolcevita” Canale SKY 906
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numero
IN QUESTO
LADY D
L’ARMADIO DEI SOGNI
FINE DEL MONDO
GIACOMO CASANOVA
GIOACCHINO BELLI
IL FAZZOLETTO
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Lady D: Testimonianza di un sensitivo La posta di Graig
Vintage di Mara Parmegiani
Roma by Night
Fine del mondo
Il gran tour
Giacomo Casanova
Gioacchino Belli
Joan Crawford
Il fazzoletto
Come si forma la madreperla
Gene che fa dormire poco
Medicina
La saggezza della folla Un viaggio tra i profumi
Libri - Eventi - Mostre Ricetta e Oroscopo del mese
LADY D: TESTIMONIAN
La prima volta che incontrai Giorgina Bruni, scrittrice, organizzatrice di importanti eventi mondani e di spettacoli, anche mia agente, fu a Mayfair, a Londra. Giorgina era diventata un nome di spicco anche sul web, in quanto fondatrice del magazine on-line “Hot gossip UK”. L’occasione, ricordo, fu una festa di beneficenza alla quale era presente chi veramente contava della Londra bene, la crema della città: attori, modelle, musicisti. “Ho sentito che sei un bravo sensitivo”, mi disse sussurrandomi all’orecchio mentre mi passava un bicchiere di champagne. “Ci dobbiamo incontrare e parlare”, aggiunse con un largo sorriso che mi rincuorò. “Ti piacerebbe fare un lavoretto stasera?”, mi chiese tirandomi per la mano e facendomi sedere dietro un tavolo nascosto in un angolo della stanza. “Dimmi hai un agente?”, mi chiese. “No, non in questo momento”, risposi. “Bene, ora lo hai”, disse ridendo, felice di diventare il mio agente, brindammo e cominciò la nostra amicizia. “Ora cerchiamo qualche cliente”, disse guardandosi attorno. A quel tempo Giorgina stava scrivendo il suo primo libro. Una storia che raccontava un atterraggio di un UFO avvenuto negli anni ‘80 nella foresta di Rendle-
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sham in Gran Bretagna. Allora, lavoravo in un talk show radiofonico chiamato “Il salone del sensitivo” per radio Liberty 963, gli ascoltatori potevano intervenire, farmi delle domande e io davo loro il mio consiglio. La stazione radio Liberty 963 apparteneva a Mohammed Al Fayed il proprietario di Harrods, padre di Dodi Al Fayed. Giorgina, mi disse che aveva sentito di una “fan” molto famosa, che seguiva la mia trasmissione e che aveva espresso il desiderio di incontrarmi, ma non mi disse di chi si trattava. Un giorno mi diede un appuntamento a casa sua. La casa di Giorgina si trovava a Knightsbridge, a pochi passi da Harrods ed io stavo andando da lei. Dovevamo parlare del mio lavoro e su cosa lei aveva in serbo per me. Il suo appartamento era all’ultimo piano e le scale erano così ripide da star male. Arrivai alla sua porta con il fiatone. “Sono io”, dissi entrando e richiudendo la porta alle mie spalle. Giorgina mi salutò e gridando tutta eccitata, mi disse: ”C’è qualcuno che ti vuole incontrare”. Quella fu la prima volta che incontrai Lady Diana. Era in piedi e mi tendeva la mano, “Felice di incontrarti Craig”, mi disse salutandomi con un abbraccio. Non ci potevo credere, i
miei occhi avevano visto Lady D solo a qualche prima cinematografica, ma non avevo mai stretto la sua mano. Era vestita con jeans e una maglietta bianca. Era naturale e molto bella. Si informò della mia vita e del mio lavoro di sensitivo. Un lavoro che trovava molto interessante. Parlammo per circa mezz’ora, poi ci lasciò. Ma prima di andarsene, con mia sorpresa, mi chiese se poteva incontrarmi di nuovo. “Certamente” risposi io. Quando Lady Diana uscì, Giorgina chiuse la porta e battè le mani “Fantastico” disse e poi alzò il telefono. “Cosa fai?”, le chiesi. “Chiamo i giornali, pensa Lady D e Craig, il sensitivo, che si incontrano e parlano. Diventerai famoso. “No”, dissi abbassando il telefono. “Non è corretto, è venuta da me per avere un consiglio. Non posso farle questo”. Mi sentivo veramente male, non avrei potuto parlare con i giornali per farmi pubblicità. Insomma, non potevo tradire la sua fiducia. Alla fine concordammo che la visita di Lady Diana doveva rimanere un segreto. La seconda volta che incontrai la principessa del Galles fu solo per pochi minuti e sempre a casa di Giorgina. Voleva sapere qualcosa sulla sua relazione con Dodi e se lo avrebbe sposato. Io le dissi che potevo vedere un anello che confermava il loro rapporto, ma non vedevo un matrimonio, anche se sentivo che sarebbe stata con Dodi per sempre. Un giorno, mentre lavoravo alla Liberty Radio e rispondevo alle domande del pubblico, particolarmente numeroso, tanto che le linee telefoniche erano intasate, Sally, l’ospite del programma, così come era già successo altre volte, aprì il giornale che era sul tavolo e prendendo spunto dall’attualità, chiese “Cosa ci puoi dire su Lady D?” Chiusi gli occhi e pensai alla foto di Lady Diana con Dodi, e vidi una macchina bianca passare a forte velocità e poi una luce abbagliante. Riferì quanto avevo visto, rispondendo sconvolto e con grande tristezza alla domanda di Sally e aggiunsi: “Deve stare attenta ad una macchina veloce e ad una luce abbagliante”. A questo punto le nostre voci furono “tagliate” e una musica cominciò a suonare. Jo, il produttore entrò nello studio dicendo: “Non puoi parlare di Lady D…Sai il padre di Dodi è il proprietario di questa emittente, Liberty appartiene ad Harrods”. Era molto preoccupato del fatto che il capo, Mohammed Al Fayed, avesse potuto ascoltare e poteva essersi risentito per quello che avevo detto su Lady Diana e suo figlio”. “Non dimenticare che queste sono solo delle visioni”, dissi, sperando di sbagliarmi su quello che avevo visto. Poi, non ci pensai più e ritornai a casa, riflettendo sul fatto che non era giusto che io potevo fare previsioni per molta gente famosa e non per lady Diana. A quel punto, non mi restava che seguire l’istinto e ciò che sentivo nel profondo: lasciare la radio e non ritornare a lavorare lì. Era tempo che cambiassi e andassi via da Liberty radio 963. Sally cercò di farmi cambiare idea. “Tu sei un grande sensitivo - mi disse - e ti stai facen-
NZA DI UN SENSITIVO do un nome. Altri avrebbero voluto farti lavorare con loro, nei loro programmi” e avvicinandosi aggiunse “Ma io ho sempre detto di no a tutti, perché lavoravi nel mio show e non ti volevo perdere. Quello che mi stava dicendo era molto carino, ma io sentivo che era venuto il momento di andare. Cinque mesi dopo ero in Italia, quando accesi la televisione e ascoltai con le lacrime agli occhi l’annuncio che Lady Diana era morta in un incidente di macchina. Secondo quanto riportato la causa dell’incidente poteva essere una macchina bianca, molto veloce e con luci abbaglianti. In tutti questi anni molti chiaroveggenti e sensitivi hanno dichiarato di essersi messi in contatto con Lady Diana. E’ facile dirlo dopo, ma io sono stato il solo che non ha voluto guadagnare sulla triste storia della principessa o, semplicemente diventare famoso, anche se sono stato il primo ad aver “visto” la macchina bianca e le luci abbaglianti. Non sono mai voluto andare in televisione a dire quello che avevo “visto” e che avevo incontrato lady Diana, alla quale avevo dato il mio consiglio. Il suo sorriso, la sua gentilezza è rimasta dentro di me in tutto questo tempo. Qualche volta mi meraviglio di quello che dissi a lady D nel nostro ultimo incontro: che sarebbe stata per sempre con Dodi, purtroppo, a causa di quel terribile incidente.
show and wanted to meet me, but at that time she wasn’t able to tell me who this person was? Georgina’s house was just passed Harrod’s of Knightsbridge London and I had an appointment with her to talk about my work and what she had in store for me. Her apartment was on the top floor and the stairs were a nightmare to climb. When I got to her door I was out of breath “It’s me” I called out entering closing the door behind me “ I’m in the living room” Georgina called out “There’s someone I want you to meet” her voice was thrilled to tell me this. That was the first time I meet Lady Diana. Lady D stood up and held out her hand “pleased to meet you Craig” she said greeting me with a hug. I couldn’t believe my eyes I had seen Lady Diana before at some film premieres but never got to shake her hand. She was dressed in jeans and a white shirt effortless but very beautiful. She asked me about myself and about my work as a psychic she found this work very interesting. We chatted for around After 30 minutes then she had to leave, to my surprised asked me if she could come and see me again some time in the future. “of course”
I said. When lady Diana left Georgina closed the door and clapped her hands “fantastic” she said picking up the telephone. “What are you doing” I asked her. “I’m calling the papers, this is a big story Lady Diana and top psychic Craig Warwick chat
Trasled Rita Lena I first meet Georgina Bruni at a fund raiser event in London Mayfair anyone that was anyone was there actors, musicians, models, the cream of London. Georgina was a researcher into the unexplained and also trained a private investigator. “I’ve heard that you a good psychic” she whispering in my ear passing me a glass of champagne “we have to get together and chat” her cheeky smile made me feel at ease “would you like to do some work tonight” she asked taking me by the hand and sitting me down at a table hidden in the corner of the room. “Now tell me do you have a agent” she wanted to now. “No I don’t at his moment” I told her She laughed “Well you do now” she was happy to make herself my agent then and there, we clinked glasses and our friendship began “now let’s find you some clients”. At the time Georgina was writing her first book “you can’t tell the people” it was about a UFO landing in the 80s in Rendlesham forest Great Britain. You can read my story under the name Kane page 326328 I was working on a Radio chat show called “The Psychic Salon” for liberty radio 963, the listeners could call into the show and ask me questions and I would give them my psychic advice. The radio station was owned by Harrods boss Mohammed Al Fayed the father of Dodi Al Fayed. Georgina was quick to point out to me that she had heard though her contacts that i had a very famous fan that listened to my
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together, it will make you famous” “No” I said closing the telephone “It’s not correct, she came here for some advice I can’t do this to her” I felt bad if I was to talk to the newspaper just to make my name I couldn’t betray her trust. We both agreed to keep Lady D visit a secret? The second time Lady D only had a few minutes to spend with me again at the home of Georgina. She wanted to know about her relationship with Dodi and would she marry this man. I told her that I could see a ring that confirmed her relationship but I couldn’t see a wedding, and I felt that she would be with Dodi forever! One day I was working at Liberty Radio doing the Psychic chat show and as always the phone lines were jammed. There were many callers to get through, and then like many times before Sally the host of the programme opened the daily newspaper that was on my desk and asked “what can you tell us about Lady D” I closed my eyes and tuned into the photo of Lady D on a boat with Dodi, I could see a speeding white car passing me going a great speed and then there were a flashing lights. This I told and I was very troubled about what I saw. “She has to be careful of a fast car and a flashing light” I said I felt a great sadness. At this point we were cut off and
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music started to play over my voice. Jo the producer off the show entered the room saying “you can’t talk about Lady Di…you know his (Dodi’s) father owns the radio station, Liberty is owned by Harrods.” She was nervous that the big man Mohammed Al Fayed had listened and might have been offended with what I had said about his son and Lady Diana “Don’t forget this was only prediction” I said hoping that I was going to be wrong about what I had seen.. I didn’t think any more about it and I went home and I thought that it wasn’t fair that I was able to make predictions for other famous people, why not Lady D? At this point I had to trust in what I was feeling and my inner self was telling me to leave and not to go back to work at the radio station. It was time to move on a leave Liberty radio 963. Sally tried to get me to change my mind to stay on with her. “You are a great psychic and you are making yourself a big name” she said. “Already others want you to work with them on their shows” she moved closer to me, “but I tell them no because I get the most callers when you are on my show and I don’t want to lose you. It was nice she was telling me this, but I felt that it was time for me to move on. 5 months after I was in Italy when I turned on the TV like mil-
lions of others and watched with tears in my eyes as the news was announced that Lady Diana had been killed in a car accident. A fast white car and flashing lights were reported of being seen at the screen. In the past years so many clairvoyants and psychics had told their stories about how they have seen or have made contacted with Lady D. This is easy to say after I’m the only one that hasn’t tried to make money or ask for fame, even though I was the first too of had a prediction of a white car and flashing lights. I never wanted to go public or try to make any money in telling this story. I have never wanted to go public telling all that I had meet lady Diana and had in the past giving her psychic advice. Her smile and her kindness has stayed with me all this time. I have sometimes wondered if what I had told Lady D in our last meeting that would be with Dodi forever was because of the car accident. Jo the producer off the show entered the room saying “you can’t talk about Lady D…you know his (Dodi’s) father owns the radio station, Liberty is owned by Harrods.” She was nervous that the big man Mohammed Al fayed had listened and might have been offended with what I had said about his son and Lady Diana “Don’t forget this was only prediction” I said hoping that I was going to be wrong about what I had seen.. I didn’t think any more about it and I went home and I thought that it wasn’t fair that I was able to make predictions for other famous people, why not Lady D? At this point I had to trust in what I was feeling and my inner self was telling me to leave and not to go back to work at the radio station. It was time to move on a leave Liberty radio 963. Sally tried to get me to change my mind to stay on with her. “You are a great psychic and you are making yourself a big name” she said. “Already others want you to work with them on their shows” she moved closer to me, “but I tell them no because I get the most callers when you are on my show and I don’t want to lose you. It was nice she was telling me this, but I felt that it was time for me to move on. 5 months after I was in Italy when I turned on the TV like millions of others and watched with tears in my eyes as the news was announced that Lady Diana had been killed in a car accident. A fast white car and flashing lights were reported of being seen at the screen. In the past years so many clairvoyants and psychics had told their stories about how they have seen or have made contacted with Lady D. This is easy to say after I’m the only one that hasn’t tried to make money or ask for fame, even though I was the first too of had a prediction of a white car and flashing lights. I never wanted to go public or try to make any money in telling this story. I have never wanted to go public telling all that I had meet lady Diana and had in the past giving her psychic advice. Her smile and her kindness has stayed with me all this time. I have sometimes wondered if what I had told Lady D in our last meeting that would be with Dodi forever was because of the car accident. Craig Warwick
LA POSTA DI CRAIG
Caro Craig, Vivo nella casa in cui entrambi i miei genitori sono morti. Mi chiedevo se, spostandomi in un'altra abitazione più grande, anche gli spiriti dei miei genitori mi seguirebbero. Maria R
na. Ma se il bambino sorride significa che è un angelo buono che lo protegge. Sento che questo angelo appartiene alla tua famiglia e potrebbe essere una zia con lunghi capelli rossi ed occhi azzurri. Sento, anche, che non ha avuto figli ed è per questo che sta vicino al tuo bambino.
Cara Maria R, Ti posso dire che non cambierai casa fino all’inizio del 2010. Quanto al tuo desiderio di volere con te i tuoi genitori, almeno in spirito, ti consiglio di parlare con loro, che sono in grado di sentirti e ai quali potrai chiedere se vogliono seguirti nella nuova casa. Credo che ti seguiranno e che sarai molto felice nella tua nuova abitazione.
Caro Craig, Il 24 ottobre mi sposerò. Credi che stia sposando l'uomo giusto? Io penso di amare ancora il mio precedente fidanzato. Francesca
Caro Craig, Ho un figlio di 2 anni e mi sono accorta che continua a vedere qualcosa che si muove nella nostra casa e che io non posso vedere. Potrebbe essere un angelo ed in questo caso che cosa posso fare e come posso sapere se è un angelo buono o cattivo. Vita (PA)
Cara Francesca, Stai facendo la cosa giusta. Questo uomo ti ama moltissimo, pertanto, cerca di dimenticare il tuo precedente fidanzato che ti ha preso più volte in giro e che ti ha usata solo per soldi e come passatempo. Non cambierà mai, pertanto chiudi questa storia. Il tuo futuro marito è un gran lavoratore e vuole andare a vivere all’estero e credo che andrete a Londra insieme. Sceglierai lui e quando ti guarderai indietro ti sentirai sciocca ad aver pensato a queste cose.
Cara Vita, Tutti i bambini a questa età possono vedere e sentire gli angeli e se questo fosse un angelo cattivo il tuo bambino sarebbe infelice e piangerebbe quando gli si avvici-
Caro Craig, Che cosa è un Orb? Roberto (VA)
Caro Roberto Si dice che gli Orb appartengono agli spiriti che sono rimasti volentieri tra noi, perché si sentono legati alla loro vita precedente o alle loro situazioni precedenti. Le ragioni potrebbero essere tante. Un comportamento quasi ossessivo che li potrebbe far diventare come un essere umano psicotico. Va detto, però, generalmente, la maggior parte di noi, quando moriamo, procede volentieri ad un livello diverso, che segue quello terreno, dove l’esistenza spirituale è tranquilla e buona.
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L'ARMADIO
Dalla collezione storica di Mara Parmegiani, dalla fine ‘700 al 1980, esp
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Abito charleston, anni ‘20, in georgette rossa, perline e paillettes in argento, completo di scialle
Abito da sposa anni ‘20, in organza cipria con orlo smerlato con motivi a petalo e prezioso fermaglio in perline d’argento
Abito da spiaggia, 1930 completo di borsa, realizzato in seta con tecnica serigrafica
Abito da sposa anni ‘50 taffetà di seta, pizzo Sangallo e point d’esprit - Yves Saint Laurent -
O DEI SOGNI sposta ai Musei Capitolini di Roma, alcuni abiti del periodo 1920- 1960
Abito anni ‘50, in faille rosso e velluto nerro, con cappello - Christian Dior -
Completo in seta rosa, anni ‘60 - con preziosi ricami a mano in perle e canutiglie in tinta - Maria Antonelli -
Abito anni ‘50 in faille con ricami in cristallo - Sorelle Fontana -
Abito da sposa, anni ‘60 in fibra mista operata e preziosi intarsi di pizzo stile Mary Quant
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ROMA
by
NIGHT
a cura di Giancarlo Sirolesi
Julia Roberts a Roma Giorgio Grappelli presidente Metro e Roma
Demetra Hampton al Ku-ra-ku-ra
Circolo Canottieri Tevere vincitorI over 50 Eleonora Abbagnato “riscalda” i muscoli
Debora Bettega, Emanuela Tittocchia e Paola Pessot a bordo della nuova 500
Lo staff di “Capitani in mezzo al mare” in onda su Rai Due, festeggia al Gilda Maria Rita Parsi giurata al Premio Poesia
Lino Patruni di ritorno dagli USA dopo lo strepitoso successo Jazz Irena Bozzi festeggia il suo compleanno con le amiche
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Serata di gala al salaria sport village con Maria Grazia Cucinotta accolta dal direttore Umberto Masci
Eleonora Abbagnato tra gli ospiti de La Maison Gianni Rivera con la moglie Laura
Il riposo delle Winx
Miss Roma Fabiana De Canale Il belissimo sorriso di Caterina Balivo
Marco Mezzaroma e Mara Carfagna mangiano cinese
L'ottima forma di Franco Califano
Anna Falchi in conferenza stampa
Gocce di Curiel, un profumo creato per l’Aquila, in tiratura limitata, da Celso Fadelli
La sempre affascinante Jennifer Lopez La ressa ad aspettare l’uscita di Jennifer Lopez
Miss Italia nel mondo Diana Curmei
Il Presidente dell’Osservatorio Parlamentare Europeo, Giuseppe Catapano, premia il Med Festival di Agropoli
Il cav. Mario Boselli, Presidente della Camera della Moda e Matteo Marzotto a Mittelmoda
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Se andate su internet a cercare qualche informazione sulla fine del mondo nel 2012, una delle prime cose che troverete è una lettera di un sedicente politico norvegese che annuncia di volervi parlare di tutte le “cose difficili che accadranno dal 2008 al 2012”. E segue una sequela di eventi che sfiorano il “terrorismo psicologico”: costruzioni di bunker sotterranei, avvicinamento di un pianeta X che impatterà la terra, segni di presenza aliena, selezione a monte di chi si salverà e chi no, etc. Ci si può credere o meno, ma non ci si può fermare all’apparenza. Bisogna andare più a fondo, bisogna cercare di capire quanto di vero, o almeno verosimile, ci sia. Da dove nasce la paura della fine del mondo proprio nel 2012? A dire il vero la paura della fine c’è sempre stata. Ciclicamente si teme una data, gli si dà un significato di chiusura o quantomeno di stravolgimento assoluto del mondo conosciuto. La paura della fine nasce forse dalla consapevolezza della nostra finitezza. La vita umana prima o poi finisce (almeno per chi non crede in una dimensione ultraterrena) e di conseguenza anche il mondo prima o poi deve finire. E per quanto siamo sempre alla ricerca di un’eternità irragiungibile, è il concetto della finitezza che ci perseguita e che condiziona il nostro agire. Premesso questo e date per superate tutte le altre “fini del mondo” - visto che il mondo non è finito affatto - cerchiamo di capire qual’ è l’origine di quest’ultima paura e perché sembri preoccupare tanto. Il tutto nasce da una profezia dei Maya, popolo esperto delle stelle e del cosmo, ossessionato dal tempo e convinto che l’uomo sia par-
21 DICEM APPUNTAMEN te dell’universo. I Maya avevano tre calendari, due che potremmo definire ciclici e uno lineare. Per loro infatti il tempo è costituito da cicli con eventi che si ripetono a intervalli più o meno regolari. In questa concezione vi è un principio e una fine per ogni cosa e un nuovo inizio, un rinnovamento, dopo ogni fine. Dunque, secondo i calendari ciclici, il tempo ricomincia sempre, come fosse un grande cerchio. E infatti come ruote dentate erano rappresentati i due calendari ciclici: uno di 270 giorni chiamato Tzolkin, ovvero “sacro”, che aveva principalmente un valore cerimoniale ed era utilizzato per compiere riti propiziatori che creassero un’armonia tra la Terra e il Cielo; e l’altro di 365 giorni chiamato Haab, ovvero “anno vago”. Il terzo calendario, invece, è quello lineare, detto Lungo Computo perché conta tutti i giorni fino al presente. In questo calendario, che comprende anche gli altri due, c’è solo un inizio e solo una fine: comincia con una data precisa, il 13 agosto 3113 a.C., che rappresenta anche l’inizio della loro civiltà, e finisce il 21 dicembre 2012 d.C., che corrisponde alla fine della quinta era. In quel giorno, solstizio d’inverno, ci sarà l’allineamento della Terra, del Sole, della costellazione delle Pleiadi e del centro della nostra galassia dove campeggia un enorme buco nero. È un calendario, dunque, che si basa sui rapporti cosmici, sulla distanza del nostro pianeta e dell’intero sistema solare dal centro della galassia e sui movimenti che il nostro sistema compie all’interno della Via Lattea. Secondo la cosmologia dei Maya vi erano cinque grandi ere cosmiche, ognuna della durata di 5125 anni. Quattro sono già trascorse, concludendosi in grandi cataclismi: l’era dell’Acqua, dell’Aria, del Fuoco e della Terra. La quinta, l’era dell’Oro, è quella in cui vivevano i Maya e nella quale viviamo anche noi: è l’ultima era di 5125 anni, iniziata nel 3113 a.C. e che terminerà nel 2012 d.C. (secondo la traduzione nelle nostre date del calcolo temporale dei Maya). Facciamo ora un passo indietro. Riprendiamo la lettera del sedicente politico norvegese. A un certo punto egli afferma che “i segni della presenza aliena sono anche qui e spesso vedo la classe politica norvegese non essere quello che dice di essere. È come se fossero controllati in ogni pensiero….”. Ora secondo alcuni studiosi e, in particolare, secondo l’antropologo Josè Arguelles - che scrisse “Il fattore Maya” - i Maya in realtà sarebbero venuti dallo spazio e sarebbero approdati sulla Terra per fornire un quadro completo di informazioni sulla funzione del nostro pianeta nel sistema solare. Poi, sempre secondo questa teoria, appena intuirono che si stava avvicinando un periodo di morte e distruzione (probabilmente le invasioni spagnole), fecero ritorno nello spazio abbandonando rapidamente le città e lasciandole inghiottire dalla giungla, forse per conservarne i segreti. E come sono venuti, starebbero facendo ritorno, ma non come entità fisiche, bensì entrando direttamente nel codice genetico di alcuni individui. Saranno quei personaggi a cui fa riferimento il nostro politico norvegese? Sulla base di quanto sostiene l’antropologo, i Maya starebbero per ritornare per consentire l’allineamento, che accadrà nel solstizio d’inverno del 2012 e l’armonizzazione con il Tutto Cosmico, cioè la sincronizzazione della Terra e del sistema solare con una comunità galattica più ampia. I Maya a suo tempo sarebbero venuti proprio per suggerirci come fare, per tracciare il cammino, per darci gli strumenti
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di comprensione. Se non lo faremo, se cioè non ci allineeremo, se non entreremo in sintonia con l’universo saremo distrutti, annientati. Questo significa che l’uomo dovrebbe evolversi per sopravvivere, dovrebbe cambiare radicalmente la sua natura a tal punto da creare una nuova razza umana, dovrebbe armonizzare il maschile e il femminile che sono in noi, recuperando proprio ciò che l’uomo-maschio ha voluto reprimere per aggiudicarsi l’egemonia sul mondo perché, se armonia deve esserci, una parte non può e non deve prevalere sull’altra. Questo dunque è il punto di partenza, il fulcro di tutta l’attuale teoria sulla fine del mondo. Attorno a ciò ruota tutto il resto, altre teorie che si muovono sul piano del profetico e altre che provengono dal mondo scientifico. Una di queste profezie è quella dei “teschi di cristallo” che è legata sempre ai Maya. Secondo questa leggenda, trasmessa oralmente, “quando i tredici teschi di cristallo saranno ritrovati e riuniti, inizierà un nuovo ciclo per il genere umano, un ciclo di grande conoscenza ed elevazione” perchè essi – dice la leggenda – contengono una formula potente in grado di salvare l’umanità, ma solo se questa è sufficientemente evoluta e integra moralmente. Questi teschi di cristallo, fatti con il quarzo (materiale molto duro, di poco inferiore al diamante), in effetti esistono e sono stati scoperti a partire dal XIX secolo. Ora sono sparsi per il mondo, alcuni in musei o istituzioni pubbliche, (uno è ad esempio al British Museum), altri in mano a privati. Si dice che abbiano poteri particolari, che chi ne è entrato in possesso abbia assistito a fenomeni strani. C’è chi parla di aloni lumonosi, di spostamenti inspiegabili, di strani suoni, di guarigioni miracolose in presenza dei teschi. Chi li ha analizzati, ha rilevato che la loro fattura è unica, difficile da riprodurre con i moderni sistemi. Di uno di essi gli studiosi dicono che sia “un oggetto impossibile” perché il quarzo è stato inciso e lavorato in senso contrario all’asse naturale del cristallo, tecnica che permette sì una migliore lavorazione dei dettagli, ma anche molto rischiosa per la compattezza del materiale. L’unica spiegazione possibile per la realizzazione di questo particolare teschio richiederebbe circa trecento anni di lavo-
MBRE 2012: NTO AL BUIO razione ininterrotta! Cosa assai improbabile. Ma cosa c’entrano questi teschi con la fine del mondo? La leggenda sostiene che i tredici manufatti provengano direttamente dagli abitanti di Atlantide, che li avevano ricevuti dagli extraterrestri. E si sostiene che questi teschi avrebbero il potere di entrare in comunicazione con il cervello umano, tramite la capacità del quarzo di stimolare l’amigdala, un’area encefalica a forma di mandorla che agisce sulle emozioni. Poiché una delle proprietà principali del quarzo è la sua capacità di riflettere la luce con incidenze particolari, l’amigdala verrebbe stimolata proprio attraverso l’interazione con il nervo ottico. Questa capacità dei teschi di sollecitare stimolazioni sensoriali tramite l’amigdala potrebbe essere utile al momento cruciale del 21 dicembre 2012 per creare un alone potente di energia tale da trasmettere quella formula utile alla salvezza dell’umanità. Oltre alla data trasmessa dai Maya, non vi è nessun’altra profezia così specifica e puntuale. Inoltre, da quanto abbiamo detto, quella data, più che LA fine del mondo, indicherebbe UNA fine del mondo, cioè la fine di un determinato modo di vivere. Che poi questo passi attraverso cataclismi e distruzioni, non è dato sapere. Sembrerebbe però che le grandi profezie, le grandi civiltà antiche, alcune religioni o scuole misteriche, alcuni testi sacri siano proiettati verso il 2012. Dall’Egitto alla Cambogia e alla Bolivia, dalla Bibbia ai monumenti alchemici e alla mitologia indù, dal Libro dei Mutamenti (I-Ching) cinese del II sec a.C. alla New Age, in tutti si possono trovare dei segnali che indicano un cambiamento vicino, un tempo giunto alla fine, una trasformazione prossima, e anche il ritorno di un dio come salvatore dell’umanità. Di tutti questi il più inquietante è il “Codice Genesi”, un libro di Michael Drosnin, un giornalista investigativo, che sostiene di aver decifrato un codice divino nascosto nelle pagine della Bibbia e che
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conterrebbe la profezia sulla fine del mondo. La cosa inquietante del Codice Genesi è che, dalla decriptazione della Bibbia attraverso un sistema specifico di lettura, è emerso l’omicidio del politico israeliano Rabin, il luogo, l’anno e il nome dell’assassino. Così, allo stesso modo, si legge che la Terra “verrà frantumata, distrutta, io la farò a pezzi”. Secondo questa profezia una cometa colpirà la Terra nell’anno ebraico 5772, che corrisponde proprio al nostro 2012. Lo stesso politico norvegese nella sua lettera parla di un pianeta X che si sta avvicinando al nostro. E in effetti vi sarebbe un decimo pianeta del nostro sistema solare, denominato Nibiru - supposto sulla base di discrepanze nell’orbita di Nettuno - che gli astronomi stanno cercando di individuare e che si prevede possa essere visibile ad occhio nudo nel 2011. Il suo avvicinamento provocherebbe eventi drammatici sulla Terra, e proprio per cercare di individuarlo in tempo è stato costruito un potentissimo telescopio. Fin qui le profezie. Ora tocca alla scienza dire la sua. Ma le notizie, a dire il vero, non sono confortanti. A parte l’avvicinamento del pianeta X, due fenomeni molto importanti si starebbero verificando: il nostro pianeta starebbe rallentando sempre di più il suo moto di rotazione attorno al proprio asse; di conseguenza si starebbe indebolendo il magnetismo terrestre, cosa che rende la Terra più vulnerabile all’attrazione gravitazionale esercitata dalla Luna e alla possibilità di un’inversione rapida dei poli magnetici (non geografici) con effetti inimmaginabili. Il campo magnetico è fondamentale per la vita sulla Terra, perché forma la magnetosfera, una sorta di scudo protettivo contro le radiazioni solari, che vengono incanalate in fasce che girano in modo innocuo attorno all’atmosfera. Sembra però che si siano aperte delle fessure nella magnetosfera, una delle più grandi si estenderebbe sull’oceano tra il Brasile e il Sudafrica: è chiamata Anomalia dell’Atlantico Meridionale. Un cambiamento o uno squarcio nel campo magnetico può interferire in modo rilevante sui nostri sistemi di comunicazione e di navigazione aerea e navale e sulle reti di alimentazione elettrica. Non solo. Se si indebolisce il campo magnetico, il nostro pianeta è più facilmente soggetto alle tempeste solari con megaeruzioni di radiazioni, che dovrebbero raggiungere un massimo proprio nel 2012, con una potenza mai vista da 400 anni a questa parte. In tutto questo non bisogna dimenticare il famoso “buco dell’ozono”, un assottigliamento della concentrazione di ozono nella stratosfera, un gas che ci protegge dalla radiazione ultravioletta, dannosa per l’uomo. La riduzione dell’ozono può causare anche una parziale inibizione della fotosintesi delle piante e distruggere parti importanti del fitoplancton, base della catena alimentare marina, determinando così uno scompenso notevole. Il buco si è aperto poco più a sud dell’Anomalia dell’Atlantico e la vicinanza dei due eventi crea una sinergia sfavorevole alla salute umana e ambientale. Inoltre non c’è dubbio che la temperatura del nostro pianeta si stia alzando. Eppure, al di là dei fenomeni ciclici (per cui nel corso della storia dell’umanità, e anche prima di questa, ci sono stati periodi più caldi e periodi più freddi), sembra che questo surriscaldamento non riguardi solo la Terra, ma anche altri pianeti. Secondo un geofisico russo questo avviene perché l’intero sistema solare sta entrando in una regione dell’universo con un contenuto di energia più elevato: la cosiddetta Cintura Fotonica, ovvero una nube interstellare di energia. Questo si riflette inevitabilmente anche sul Sole e sulla sua attività che diventa più forte e pericolosa, nonché sui campi magnetici dei pianeti e sulle temperature globali. La conseguenza diretta, almeno per la Terra, è l’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi climatici. C’è un altro dato da riferire per dovere di cronaca. Sono state raccolte prove attendibili secondo le quali ogni 62-65 milioni di anni si sono verificate regolarmente estinzioni di massa. L’ultima è avvenuta proprio 65 milioni di anni fa. Da un lato questo potrebbe far pensare che sia giunta anche la nostra ora, dall’altro che siamo in ritardo e dunque qualcosa forse potrebbe essere cambiato. In un contesto di questo genere l’indebolimento del pianeta, indotto da un comportamento indiscriminato dell’uomo, potrebbe aggravare la situazione soprattutto se tutto si concentrasse in uno stesso periodo. Nella visione dei catastrofisti la Terra potrebbe essere colpita da comete o asteroidi, si potrebbero risvegliare i vulcani addormentati e, con i conseguenti tsunami e lo sciogliemento dei ghiacciai, potremmo subire una sorta di nuovo diluvio universale. Si potrà salvare solo chi vive sulle montagne e ha scorte a sufficienza per resistere un po’ di anni senza corrente e senza riscaldamento. Ma di fatto cosa realmente succederà non si sa. A scanso di equivoci, intanto, è stata costruita in una montagna ghiacciata vicino al villaggio di Longyearbyen, in un arcipelago a pochi chilometri dalle coste norvegesi, una banca mondiale delle sementi, una banca che contiene cioè i semi di tutte le essenze vegetali attualmente coltivate sulla Terra. Ufficialmente vuole essere una garanzia per affrontare le sfide future. Ma di quali sfide si tratti, nessuno lo spiega. Secondo alcuni si tratta invece di un bunker per salvare i pochi sopravvissuti, tra cui gli stessi governanti che sanno quello che accadrà, ma non vogliono dirlo per non perdere il posto verso la salvezza. Così il mondo si divide tra chi vede ovunque segnali negativi e distruttivi e chi invece spera in un rinnovamento totale che possa migliorare la vita di ogni essere umano e aprire le porte a una nuova Età dell’Oro, intesa non in senso materiale, ma in senso psichico e relazionale. Colpevolisti e innocentisti, ovvero pessimisti e ottimisti. Nessuno di fatto ha la certezza di cosa accadrà: in tutti e due i casi alcune teorie sembrano appartenere alla realtà fantascientifica, ma di contro alcuni segnali, alcuni elementi rendono verosimile l’ipotesi che presto potrebbe accadere qualcosa. Quanto questo “qualcosa” sia distrutivo o rigenerante non è dato sapere. Non almeno ai comuni mortali. Da parte nostra noi guardiamo a tutto ciò con l’indulgenza della speranza. È la cosa migliore che, al momento, ci sentiamo di fare. FONTE: “2012, LA FINE DEL MONDO?” DI Roberto Giacobbo, ed. RAI-ERI Mondador
Cristina Guerra giornalista TG1
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IL GRAN TOUR
JOHANN WOLFGANG VON GOETHE
Nel ‘700 non esisteva il turismo, viaggiare era rischioso sia per il cattivo stato delle strade sia per i pericoli sempre presenti. Pochissima era la gente che viaggiava e conosceva una lingua oltre la propria. Architetti e pittori italiani sceglievano di solito la Germania per motivi di lavoro o di studio, ma un viaggio era in ogni caso una impresa notevole, appannaggio di persone ricche, imprescindibile per l’educazione dei giovani rampolli. Goethe, poeta, scrittore, genio multiforme che si esprime anche nel campo della riflessione filosofica e della ricerca scientifica, nasce a Francoforte sul Meno nel 1749, figlio di Johann Kaspar, consigliere imperiale di Katherina Elisabeth Textor, figlia dell’ex borgomastro della città. Già a quattro anni si avvicina al mito di Faust, grazie alla nonna che gli regala un teatro per le marionette. Studia la lingua italiana, il latino, il francese e l’ebraico, dedicandosi anche al disegno e alla musica. Per Goethe i viaggi esercitarono una profonda influenza sulla sua personalità, stimolando la sua produzione letteraria. Il viaggio era una specie di fuga, la necessità di scoprire l’Italia classica della Magna Grecia e dei romani. Forte degli studi di legge a Strasburgo e a Lipsia, dove fu coinvolto dal movimento letterario dello “Sturm und Drang”, scelse per il suo soggiorno italiano nel 1786 il falso nome Jean Philippe Moller, un anonimo commerciante di Lipsia. A Roma, la capitale che tanto amò, Goethe convisse con molti artisti tedeschi mossi dalla stessa attrazione nei confronti della citGoethe “Wartburg mit Mönch und Nonne” (14.12.1807)
tà e strinse un’intensa e proficua amicizia con lo scrittore Friedrich Schiller. Nel suo diario di viaggio in Italia e della Città eterna scriverà: “C’è una sola Roma al mondo, e io mi ci trovo bene come un pesce dentro l’acqua, e vi galleggio così come una palla di cannone galleggerebbe sul mercurio, mentre in qualsiasi altro liquido essa colerebbe a picco. Niente offusca l’orizzonte dei miei pensieri, fuorché il non poter condividere la mia felicità con quelli che amo. Ora il cielo è stupendamente sereno, solo al mattino e alla sera scende su Roma un pò di nebbia. Ma sui colli, ad Albano, a Castelgandolfo, a Frascati, dove la scorsa settimana trascorsi tre giorni, l’aria è costantemente pura e limpida. Là, si può studiare una natura differente”; e di Napoli: “E anche a me qui sembra di essere un altro. Dunque le cose sono due: o ero pazzo prima di giungere qui, oppure lo sono adesso”. “E’ vero, qui non si può far qualche passo senza che ci s’imbatta in individui mal vestiti persino solo di stracci, ma non per questo loro sono perdigiorno e fannulloni! Anzi, paradossalmente oserei dire che a Napoli il lavoro maggiore è svolto dalle persone dei ceti bassi”. Per Goethe, la natura, dominata da una forza creativa unitaria, è soggetta a una continua “metamorfosi” guidata da una programmata armonia che si rivela anche nel più piccolo ente individuale. La metamorfosi naturale va intesa come un divenire spirituale mosso da due tendenze opposte (concentrazione ed espansione) e dall’universale “legge dell’accrescimento”. Per questo, nelle sue assidue osservazioni naturalistiche, Goethe cerca la traccia e la riprova della “pianta originaria” e dell’animale originario”. Secondo lo studioso inglese Matthew Arnold, Goethe “È uno degli spiriti più elevati che abbiano mai calcato il suolo terrestre. Le sue opere hanno proposto una visuale nuova e un modo diverso di analizzare e interpretare la natura, la società, la storia”. Le sue tragedie, i suoi romanzi, le sue liriche - Werther, Le affinità elettive, Elegie romane, Stella, L’apprendista stregone - testimoniano di una acuta introspezione psicologica. Johann Wolfgang von Goethe, considerato il più grande poeta di lingua tedesca fu celebrato in vita come “monumento vivente” e quando nel 1832, all’età di 83 anni morì, di lui disse Hugo Von Hoffmannsthal “Oggi noi non abbiamo una nuova letteratura. Abbiamo Goethe insieme a pochi incerti tentativi”.
Costanza Cerioli
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GIACOMO CASA
e le sue centose
Giacomo Casanova nasce a Venezia il 2 aprile del 1725 da Zanetta Farusso, figlio illegittimo del patrizio Michele Grimani. A quattordici anni riceve gli ordini come “abatino”, studia all’Università di Padova, dove probabilmente si addottorò (1742) in diritto civile e canonico, in utroque jure, come egli stesso afferma, dopo aver preso gli Ordini minori (1741). Nello stesso anno compì un primo viaggio a Corfù dove ebbe le prime esperienze di libertinaggio. Nel 1743 dopo aver soggiornato a Napoli e in Calabria, torna a Roma presso il Cardinale Acquaviva, presso il quale rimane per circa due anni. Fu in questo periodo che Casanova maturò l’abbandono degli studi ecclesiastici, anche perché fu distolto dai primi amori. Nel 1745 è a Venezia, protetto dal senatore Matteo Giovanni Bragadin. Lascia Venezia nel 1750 e gira per l’Europa, visita la Francia e a Lione si iscrive alla massoneria, torna a Venezia e nel 1755 viene imprigionato dall’Inquisizione e portato nel carcere dei Piombi con l’accusa di appartenenza a sette segrete, praticare magia, libertinaggio e vilipendio alle istituzioni. Avventuriero, libertino, scrittore sosteneva, con una faccia di bronzo, di avere trecento anni, di possedere la medicina universale, di essere in grado di fare tutto quel che voleva con la natura, di essere capace di fondere i diamanti. Dopo quindici mesi di segregazione, la notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre del 1756, fugge dai Piombi in modo rocambolesco e si rifugia a Parigi. Riprende a viaggiare, spesso per piacere personale, qualche volta perché messo al bando. Visita le capitali europee: Parigi, Vienna, Dresda, Berlino, Praga. È di questo periodo la sua conoscenza con Voltaire e la presentazione a
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Caterina la Grande. In Russia si regalò, per il suo compleanno, una quattordicenne comprandola da un servo della gleba. Zaira, rivestita e amata a modo suo, fu anche picchiata secondo l’usanza russa e poi rivenduta per pochi rubli ad un settantenne. Nel 1784, diventa segretario dell’ambasciatore veneziano, Foscarini. L’incarico dura poco, perchè nel 1785 la morte dell’ambasciatore lo spinge a cercarsi un nuovo protettore e quindi ad accettare di diventare bibliotecario del conte di Waldstein che un anno dopo lo assume, a Vienna, come bibliotecario nel suo castello di Dux, dove resterà fino al 4 giugno 1798, giorno della sua morte. Casanova era a volte anche ligio alle convenzioni, alle regole, era un borghese nel senso migliore del termine. Inventava, abbelliva, nascondeva, impegnato fino allo spasimo a reinterpretare la vita ogni giorno, a speculare, giocare d’azzardo, ma anche truffare, commerciare, occuparsi con successo di alta finanza per i governi presso i quali trova momentaneo asilo. Fonda imprese commerciali, giornali, introduce il gioco del lotto in Francia. Scrive e pubblica numerose opere. Disegna i tarocchi. Casanova fu baro, spia, ateo, imbroglione (a Parigi tentò di vendere la pietra filosofale ad una nobildonna), seduttore, saltimbanco, giocatore d’azzardo. Oltre ad essere un grande viaggiatore contribuì a diffondere numerosi usi e costumi in tutta Europa, perché in ogni luogo si adoperò per introdurre le novità che aveva osservato nei luoghi già visitati (giochi da tavolo, usanze, modi di fare ecc.). Molto spesso si trattò di modalità comunicative che gli procuravano favori presso i nobili, ma anche nemici. Alto un metro e novanta “aveva un colorito africano e due occhi vivaci che, pur
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edici donne
essendo pieni di spirito, rivelavano sempre la suscettibilità, l’inquietudine e il rancoAdélaide de Gueidan al clavicembalo re che gli conferivano l’aria feroce di chi è più facile mettere in collera che di buon umore, che sarebbe bello se non fosse brutto!” Provava un’indicibile attrazione verso l’altro sesso. Nelle memorie parla di sedicenni, venticinquenni, ma non disdegnava neanche le cinquantenni. Di se diceva: “ Ho molto amato anche la buona tavola e insieme tutte le cose che eccitano la curiosità”. Il bilancio della sua vita sessuale-amorosa ci parla di quasi duecento donne sedotte e di una mezza dozzina di figli avuti e sparsi per l’Europa. Questo nonostante il fatto che, com’egli stesso raccontava, usava senza risparmi i preservativi che erano “...una recente invenzione inglese”. Casanova, che del sesso aveva fatto uno strumento di autorealizzazione e affermazione di sé, diceva di usare il preservativo non solo per proteggersi dalle infezioni ma anche per mettere il bel sesso al sicuro da ogni timore. La sua “redingote Anglaise” era realizzata in sottile pelle di capra, fissata con un cordoncino di seta, decorata a fiorellini. Gran parte della sua vita si svolse tra la tavola, le braccia delle donne e il tavolo da gioco. Dormiva pochissimo. Le sue galoppate amatorie avevano del fantastico. Ogni impresa strana o audace lo stimolava, dalle truffe alla marchesa d’Urfé, che aveva da poco superato i settant’anni con la quale, nel suo rapporto di “sublime pazzia” visse un lungo pomeriggio e alla quale fece credere di averla messa incinta Abitazione di Casanova a Venezia all’acrobatica deflorazione
di una gobba, dal duello dialettico con Voltaire alla rappresentazione pratica delle 35 pose amatorie suggerite dall’Aretino. Era insaziabile, al punto che quando esagerava - e accadeva spesso - finiva con l’eiaculare sangue, cosa che inorridiva le sue donne lasciando lui appagato e inorgoglito “L’ultima notte, che passai intera, con la mia deliziosa contessa, fu molto triste; saremmo morti di dolore, senza le voluttà dell’amore che ci consolarono. Nessuna notte venne mai impiegata meglio di quella! Le lacrime del dolore e quelle dell’amore si alternarono senza interruzione, e io rinnovai nove volte il sacrificio sull’altare del dio che ravvivava le mie forze ogni volta che il piacere le esauriva. Sangue e pianto bagnavano il santuario, tanto il sacrificatore quanto la vittima erano spossati, eppure i desideri dicevano: “Ancora!”. Dovemmo staccarci, imponendoci uno sforzo tanto penoso quanto era stata dolce la nostra unione di otto ore... Era di bocca buona, amava tutte: belle, brutte, vecchie, quello che capitava; anche se ebbe sempre una predilezione per le lolite che collezionò in grande misura (iniziò ai misteri dell’amore anche bambine di dodici e undici anni). Pare che le sue armi “segrete” fossero il cacao presente nella cioccolata e lo zinco contenuto nelle ostriche, delle quali fu smodato consumatore. Un universo di valenze eterogenee che ce lo mostrano anche come un generoso, uomo di cultura e di gusto, uno dei più grandi letterati del suo tempo. L’Europa del Settecento viene da lui osservata con un colpo d’occhio formidabile ed avvincente, dalla prospettiva molteplice dei caffè, dalle alcove ai salotti, dai tavoli da gioco alle logge massoniche, dove trascorreva la sua vita “en philosophe”, cioè da colto gaudente. Consumò fino all’ultimo l’avventura della sua esistenza in un’epoca in cui la vita era una opera d’arte e si poteva farne, con vera gioia per lui, un capolavoro dei sensi. Fu virile fino in tarda età, anche se dai quarant’anni in poi visse un lungo e doloroso declino fisico che si concretizzò in molte malattie, tra cui grossi disturbi alla vista.
Annotazione nel registro dei decessi di Dux (Boemia) che registra la morte di Giacomo Casanova avvenuta il 4 giugno 1798.
Mara Parmegiani Storica del costume
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"Un vecchio cortello dice
de strada er z
diventa n'fattaccio, di Questa è la storia der Tinea, er bullo de Trestevere. Il suo vero nome era Romeo Ottaviani ed era nato a Roma - ovviamente - e stava di casa a vicolo del Cinque. Era un giovanottone alto e robusto, cresciuto in un rione che fu una fucina di bulli e quindi ne assorbì il modo di essere e fu testimone di innumerevoli fatti di sangue. Il delegato di pubblica sicurezza Ripandelli, per evitargli di finir male, lo raccomandò per un lavoro alle Regie Poste e il nerboruto Romeo divenne un fattorino alla sede di piazza San Silvestro. Ma una sera del 1898, finito il lavoro, in via Frattina s’imbatté in un energumeno che picchiava una donna. Subito s’intromise a difesa della ragazza “Che je stai a fa’ a sta poveretta, lassela perde”. “Je faccio quello che me pare e piace e tu impiccete de l’affari tua sinnò co questo - je mostrò er cortello - te caccio fora le budella’. Nella tradizione banditesca si diventava brigante per onore e senso della giustizia. Così Romeo assestò due ceffoni al Malandrinone, protettore famoso e capo di una sessantina di papponi con i quali controllava una gran parte della prostituzione romana, si conquistò l’odio della malavita e l’affetto della gente. La stampa rese noto l’episodio e fece del Tinea un nuovo eroe popolare, seguendolo in tutte le sue “imprese “ e rendendolo famoso, detto l’ufficio reclami per i deboli. Tinea lavorò come “maschera” in teatri e locali, un buttafuori che faceva paura a qualsiasi facinoroso. Una sera ci si provarono in dodici, con un agguato al quale Er Più - disarmato in quel caso - dovette far fronte con la fuga; ma la sua corsa ebbe termine quando la fila degli assalitori si era quasi diradata. Al primo che sopraggiunse dette un pugno che l’atterrò, gli tolse il coltello e si fece incontro agli altri: fece in tempo a ferirne solo due perché gli assalitori si dileguarono. Il coltello, con la sua diabolica ambivalenza, che, come è ovvio, da strumento può tramutarsi in arma per eccellenza, è stato il protagonista di molti fatti di sangue in ogni epoca, con particolare valenza in Italia tra il 1600 ed i primi del ’900 ed il primato, almeno per i duelli, spetta senza alcun dubbio alla città di Roma. Da quer giorno casa del Tinea, a piazza Renzi, diventò una specie di ufficio reclami. Il soprannome Tinea gli era stato affibbiato per dargli origini importanti. Divenne Er Più di Trestevere. Ormai tutti sapevano che se avevano bisogno, lui sistemava le cose, e quando esagerava si faceva un pò di carcere e poi tornava all’opera. Nell’antico dialetto romanesco, il bullo viene a volte confuso col “paino”, che occasionalmente si era armato di coltello, ma che era un elegantone perdigiorno. Il bullo era di un’altra pasta, un vero e proprio fenomeno di costume, forte, arrogante, violento, fumantino, guascone, gran mangiatore e bevitore, disinteressato, protettore dei poveri e dei vessati, di parola d’onore, insomma “er più”. Ebbe terreno fertile tra i rioni popolari di Roma, acerrimi nemici, Testaccio, Trastevere, Regola, Monti, Parione, Ponte e San Lorenzo. Il bullo però non ruba, non sfrutta le donne anche se gli cascano ai piedi, veste elegantissimo, pieno d’oro che ciclicamente deve impegnare quando è a corto di bajocchi. Un tizio noto come “Er Bassetto” che Tinea aveva maltrattato in prigione - anche Er Più si faceva dei mesi di galera ogni tanto - si ven-
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ceva a na spada ferisco e sbudello la gente
zangue che caccio da quelle ferite
diventa na lite". Giuseppe Gioacchino Belli dicò facendogli un taglio sulla guancia mentre dormiva e lo “sfregio” era il massimo delle offese. Uscito “dar Coeli”, Er Più cercò ostinatamente Er Bassetto ed evidentemente lo trovò, perché fu rinvenuto morto per un’unica coltellata, inferta con grande forza. A Roma esisteva una scuola di coltello dietro il Pantheon, a via della Palombella, chiamata “scuola della cicciata” ove le punte delle armi rimanevano scoperte solo minimamente ed il resto della lama veniva avvolto in spago (la sicura) per cui si poteva colpire solo la ciccia dell’avversario. Anche quando erano in galera i bulli si allenavano, colpendosi con gli scopettoni delle latrine intinti nel bianco della calce delle sputacchiere in una singolare scherma con tanto di arbitro e scommesse. L’ospedale più frequentato dai bulli era La Consolazione, in quanto trovandosi tra il Foro ed il Teatro Marcello, era crocevia tra Trastevere e Monti e non lontano da Ponte a Ripa. I medici redassero per diversi anni una statistica di ferimenti, omicidi, colpi da fendente o da stoccata. Una sera all’inizio di aprile del 1910, una carrozzella trasportò un ferito proprio all’ospedale della Consolazione, un gigante che aveva intriso col suo sangue tutta la tappezzeria della “botticella”. Fu un infermiere a identificarlo nel Tinea, era stato ferito a tradimento da un gobbetto noto come Sartoretto. Al funerale der Più partecipò tutta la Roma bulla, una gran folla di amici, nemici, curiosi, cronisti e poliziotti. Il Messaggero gli rese omaggio - dalle cronache di allora, ndn): “Er Tinea non era un delinquente volgare. In altri tempi, in altri
luoghi egli sarebbe stato un caporale di bravi, un piccolo capitano di ventura, un discreto capo brigante, più abile e soprattutto più coraggioso di Mugolino, di Leone, di Fioravanti, di Tiburi. Gli aneddoti sulla vita di quest’uomo sono moltissimi: e tutti valgono a provare la sua forza, la sua audacia, spinte fino alla temerità, e in pari tempo la sua generosità di fronte ai deboli. Dove era lui, non ammetteva che ci fossero altri prepotenti: e guai a chi osava metterglisi di fronte, correva il rischio di morire ammazzato o, per lo meno, era sicuro di rimanere parecchio tempo all’ospedale, per farsi curare le ferite ricevute”. I bulli incarnarono l’anima di Roma, sonnolente all’epoca papale, con la sua conflittualità tra libertà ed amore per il papa Re. Costituìrono il punto di riferimento del rione ove carente era la legge e si cercava una giustizia immediata e severa. C’è da dire che all’epopea dei bulli mise fine il Fascismo, con un’accanita persecuzione. Personaggi incredibili come Barbieretto, Gramicetta, Augusto er fontaniere, Toto er pizzuto, Achille er gallo, Augusto er pittoretto, Silvestro er ciociaro, er Broccoleto, er Tarmato, er Carcina, Nino er boja, Ettorone dell’ammazzatora, che rifiutavano categoricamente di usare la pistola chiamata con dispregio “cacafoco” e preferivano il coltello ovvero “tajno” o “cerino”, passarono lunghi periodi in carcere (Carceri nuove, San Michele prima e Regina Coeli dopo). Con la morte, Er Più evitò di essere testimone del declino del suo mondo. M. P.
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Joan Crawford la personificazione del sogn Da star silenziosa a regina del camp, Joan Crawford e la sua incredibile carriera durata ben 45 anni costituiscono una vera e propria leggenda di sopravvivenza professionale e continua reinvenzione. Allo stesso tempo diva gloriosa, tragica, disperata e speranzosa, la storia di Joan Crawford è la personificazione del sogno americano. Non fu cosi da subito. Molto spesso le dive di Hollywood di ieri e di oggi condividono un’infanzia difficile e tormentata. Fu cosi anche per lei, nata Lucille Le Sueur, minore di tre fra-
telli e chiamata familiarmente Billie, che iniziò ad appassionarsi alla danza e maturò il desiderio di diventare ballerina. Il sogno si infranse presto a causa di un incidente in giovane età (Lucille si tagliò un piede con il vetro di una bottiglia, recidendosi il muscolo e i tendini) che la rese semiclaudicante per tutta la vita. A scuola, dove era costretta anche a lavorare per mantenersi agli studi, secondo i suoi
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no americano biografi dovette subire gli abusi psicologici della preside, mentre a casa quelli del patrigno che spesso le faceva delle avance. Con i risparmi accumulati, continuò gli studi di danza e nonostante il suo handicap diventò campionessa di charleston, ottenendo un ingaggio da 25 dollari in un locale di Chicago. La sua carriera nel mondo dello spettacolo iniziò in piccoli cabaret destinati a un pubblico di passaggio. Il primo salto fu la promozione a ballerina di fila a Broadway, nella rivista musicale Innocent Eyes, e Lucille, che era costretta a lavorare nei piccoli club per potersi mantenere, ebbe finalmente la sua prima occasione. Fu lì infatti che venne notata da un talent scout che la presentò alla sua prima major, la Metro Goldwyn Mayer. Il primo passo a Hollywood era ormai compiuto anche se la battaglia era dura e la vita continuava tra alti e bassi. Il debutto cinematografico avvenne in silenzio con piccole parti da controfigura e in ruoli minori, primo fra tutti quello in Pretty Ladies. Fu allora che Lucille assunse il definitivo nome d’arte di Joan Crawford. Il suo ingresso ufficiale tra le stelle del cinema se lo guadagnò 3 anni dopo il suo arrivo a Hollywood, nel 1928, grazie all’irrefutabile prova del box office e alle lettere di fans, per il film muto “Le nostre sorelle di danza” (Our Dancing Daughters). Da questo punto in poi Joan iniziò la sua battaglia con i dirigenti degli studios per ottenere ruoli da protagonista in film in cui non veniva mai considerata come prima scelta. Una battaglia che durò tutta la vita a prescindere dalla carriera in rapida ascesa, dalla fama ottenuta e dalla major per cui lavorava. Nonostante le difficoltà, e grazie al suo continuo reinventarsi Joan Crawford riuscì a creare una solida e variegata galleria di personaggi, nel corso dei sui 45 anni di carriera, che spesso rispecchiava i tempi e le tendenze dell’industria dell’epoca. Negli anni ‘20 fu l’epitomo della cosiddetta flapper ovvero una di quelle ragazze, disinvolte ed emancipate, che indossavano gonne corte, portavano i capelli a caschetto, ascoltavano il jazz e mostravano il loro disprezzo per quello che all’epoca era considerato un comportamento decoroso. Esuberante e irrequieta, nel 1929 sposò l'attore Douglas Fairbanks Jr., che contribuì al suo inserimento nel mondo della celluloide. Negli anni ‘30, durante la Grande Depressione, la Crawford incarnò le speranze della nazione con il suoi celebri ritratti della vivace ragazza della working class e di quella più sofisticata e modaiola della upper class. Il vero grande successo arrivò proprio nel 1932 grazie all’ interpretazione della sensuale e spregiudicata dattilografa in Grand Hotel, accanto a Greta Garbo e John Barrymore, film vincitore di un premio Oscar. La Crawford impose così un nuovo modello di donna, dolce e femminile, e allo stesso tempo indipendente e sfacciata, in una fortunata serie di commedie e melodrammi, spesso al fianco di Clark Gable. Nel 1939 interpretò un importante ruolo nella commedia Donne, diretto da George Cukor. Nel 1940 tornò al fianco di Clark Gable nel celeberrimo “L’isola del diavolo”. Nel 1945 vinse un Oscar come migliore attrice con il film “Il romanzo di Mildred”, in cui impersonò una donna divorziata alle prese con i problemi delle sue due figlie: una che muore tragicamente e l’altra che dimostra uno spietato arrivismo. Non poté però presenziare alla cerimonia di premiazione, perché costretta a letto da una polmonite. Nel dopoguerra i suoi personaggi si fecero più
oscuri, Joan si avventurò nel noir e nel dramma domestico, mentre negli anni ‘50 si divise tra storie altamente drammatiche e film in cui aveva ruoli decisamente più camp, esagerati, quasi grotteschi. Furono gli anni in cui girò una serie di cortometraggi per la televisione e alcuni film di scarso successo a eccezione dello spregiudicato western Johnny Guitar del 1954 di Nicholas Ray, in cui interpretò un’affascinante e impetuosa proprietaria di saloon. Ormai diva affermata, adottò nel tempo quattro figli: Christina, Philip, al quale cambierà il nome in Christopher, Cathy e Cindy, che lei chiamerà sempre “le mie gemelline”. Nel frattempo aveva divorziato da Douglas Fairbanks Jr., e si era risposata altre tre volte: con gli attori Franchot Tone, Philip Terry e con Alfred Steele, dirigente della Pepsi Cola, marchio per il quale la diva prestò in più occasioni il volto per spot pubblicitari. Dopo la morte di quest’ultimo nel 1959, entrò a far parte della direzione della Pepsi; si occupò di beneficenza e girò una serie di cortometraggi per la televisione e alcuni film di scarso successo. La tendenza al camp si accentuò negli anni ’60. È del 1962 il suo ultimo grande successo: il celeberrimo “Che fine ha fatto Baby Jane?”, diretto da Robert Aldrich, e girato a fianco della sua storica collega-rivale Bette Davis. Il successo della pellicola non si tradusse però in nuove promettenti proposte. Al contrario, Joan fu costretta per motivi finanziari a iniziare il ciclo del cosiddetto Grand Guignol, mediocri film horror, l’ultimo dei quali fu “Il mostro di Londra” (Trog), girato in Inghilterra nel 1970. Il suo volto ha ispirato quello della strega Grimilde del film Disney “Biancaneve e i sette nani”. Nel 1964 si riammalò gravemente di polmonite e non riuscì a completare la lavorazione della pellicola “Piano... piano, dolce Carlotta”, che l’avrebbe rivista accanto alla Davis e fu sostituita da Olivia de Havilland. Mentre la sua carriera volgeva al tramonto si ammalò di cancro allo stomaco e morì nel 1977 in completa solitudine nella sua casa di New York. Nel testamento diseredò la figlia Christine e il figlio Christopher («Per i motivi che loro sanno», scrisse) lasciando ogni sua sostanza alle altre due figlie, Cindy e Cathy. Christine pubblicò in seguito uno spietato libro di memorie “Mammina Cara”, da cui è tratto il celebre film interpretato da Faye Dunaway.
Andrea di Capoterra
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Il Fazzoletto, un picco nitori di pelle a forma di volatile: gli augelletti di Cipro. Si profumavano i fazzoletti chiamati anche “di Venere”, perché si credeva che i profumi avessero effetti curativi. Al loro fascino non sfuggì, qualche secolo dopo, neanche Giuseppina Beauharnais, moglie di Napoleone. Forse per mascherare una bocca troppo larga e malsana, ad ogni accenno di risata portava un fazzoletto profumato alla bocca. Ma era anche un sollievo odorarlo quando la morsa del busto diventava insopportabile. I fazzoletti comparvero già all’nizio del XIV secolo negli inventari di personaggi di rango con il nome di “lacrimatoi”. Quelli di Caterina dé Medici erano orlati con merletti a motivi geometrici e ad ago dalle ricamatrici di Venezia. Tra le “piccole regole” di Baldassare Castiglione, c’era anche quella che prima di sedersi a tavola ci si dovesse lavare le mani. Se sulla tavola era posto un solo bicchiere, prima di portarlo alla bocca, i commensali si dovevano pulire bene le labbra con il profilo del fazzoletto e bere d’un solo fiato. Il fazzoletto, essenziale da quando Ciro, re di Persia, emanò un
Quelli maschili, salvo quelli destinati ad Enrico II che li preferiva
editto che proibiva di pulirsi il naso con le mani, diviene prezio-
di larga bordura, erano più semplici. Venivano riposti talvolta in
so nel tempo.
una borsa sospesa alla cintura insieme all’orologio, assoluta no-
Opera di un’arte minore, ha accompagnato con la sua evoluzio-
vità creata da Peter Henlein di Norimberga, o dentro le tasche,
ne l’affermarsi o il tramontare delle mode, l’avvicendarsi degli
nella parte alta delle calze. Una satira del 1512 spiega come faz-
stili, il libero dispiegarsi del gusto.
zoletti abilmente disposti nell’apertura del farsetto potevano
E una vita di secoli, narrata con il filo, ne fa un frammento di sto-
supplire alla mancanza
ria: un viaggio alla riscoperta di secoli percorsi da rivoluzioni cul-
della camicia, ma i tratta-
turali, sociali ed artistiche di grande rilievo.
ti di buone maniere del
Nel XVII secolo il fazzoletto diviene moda corrente nella società
XVI secolo ne raccoman-
francese. Gli uomini lo portavano in una tasca dell’abito e le don-
dano in modo sempre
ne in sacchette sospese alla vita con un cordoncino reticule, che
più pressante l’uso per
nascondevano sotto le gonne o il panier.
soffiarsi il naso.
Il popolino diceva di una persona che aveva fatto fortuna quan-
Il fazzoletto suggerì an-
do non si puliva più il naso con il bordo della manica e ogni da-
che una pettinatura se-
ma di censo doveva farne uso.
ducente e di gran moda.
Nel ‘500 i fazzoletti o drapiselli, realizzati in lino o tela di Reims,
Mademoiselle de Fonten-
venivano profumati con una essenza solida conservata in conte-
ges, la diciottenne favori-
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colo passato di storia ta del Re, durante una partita di caccia, cadde da cavallo perdendo la sua curiosa acconciatura tutta nastri e piume. Con gesto istintivo la Fontanges adoperò, per raccogliere sulla nuca i suoi capelli, il fazzoletto che faceva parte dell’abbigliamento per la caccia che di solito sventolava da una tasca laterale. Da quel momento fu moda. Il perfezionamento dei telai meccanici e l’invenzione, da parte dell’inglese Hammond nel 1768 della macchina per fabbricare il tulle, chiamato “fondo di Bruxelles”, fece si che sul mercato si potessero trovare pizzi quasi perfetti a prezzi più contenuti. Fece seguito, nel 1828 la prima macchina per ricamare e il 1840 salutò i primi pizzi a macchina. I più snob continuavano nondimeno a farne sfoggio nei salotti, nel corso di conversazioni, esibendo esemplari di raffinata fattu-
cogliere sulla ghigliottina, il sangue di Luigi XVI.
ra.
Ma al fazzoletto è legato anche l’amore: lo si lasciava cadere di-
Verso la fine del ‘700, la cultura dell’ago e del filo aveva opera-
strattamente per incoraggiare il corteggiatore. In leggerissima
to la rivoluzione delle apparenze e il fazzoletto non più soltanto
seta colorata, rifinito da un alto bordo di pizzo valenciennes, di-
decorativo, era divenuto funzionale.
venne indispensabile anche nel matrimonio.
Per le donne che non avevano adottato l’uso della borsetta, il
Nelle cresime, il libro delle preghiere era avvolto in un fazzoletto
fazzoletto, come il ventaglio, era un accessorio assolutamente in-
ricamato con margherite e spighe, entrambe simboli beneaugu-
dispensabile, da tenere in mano per la strada, durante la passeg-
ranti. Il lutto era messo in evidenza nei fazzoletti, orlati quasi
giata, in visita, in viaggio.
sempre di valenciennes, con ricami in grigio o nero.
Come pegno d’amore le ragazze ricamavano sui fazzoletti, con i
Oggi i fazzoletti, trasformati in foulard, firmati, coloratissimi e
propri capelli, le cifre dei loro innamorati o raffigurazioni allego-
grandi si portano al collo; i piccoli nel taschino della giacca; i più
salice
antichi e preziosi vengono incorniciati a testimonianza di presti-
piangente, simbolo del-
gio, di arte, di duro lavoro artigianale il più delle volte realizzato
l'amore tenace, o colom-
dalle orfanelle presso Istituti di Opere Pie.
be in volo.
Pavarotti lo usava quotidianamente, avvolto intorno al collo, tra
Nel 1859 le popolane
le mani era imprescindibile quando cantava.
mettevano
capelli
Oggi il fast-food, l’usa e getta si è esteso anche al fazzoletto che
fazzoletti tricolori sui
adesso è di carta; perché, come osservò una nobile giapponese:
quali spiccava una come-
“Non è bello riporre nella borsetta ciò che deve essere gettato”.
riche
come
il
sui
ta luminosa con la scritta “Dio lo vuole”. Le rivoluzionarie francesi
M. P.
se ne servirono per rac-
Storica della moda
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Ecco come si forma la madreperla. Grazie a due proteine che allineano i cristalli di calcio Come si forma la madreperla lo ha scoperto un gruppo di ricer-
mento, come la Pinctada fucata, rimuovendo, con l’acido, i mi-
catori giapponesi che hanno individuato due proteine la cui fun-
nerali di aragonite dalla matrice organica del bivalve, per estrar-
zione sarebbe essenziale proprio nel momento in cui le
re le proteine. Tra le diverse proteine trovate i ricercatori hanno
conchiglie a valve delle ostriche si stanno formando. Le due pro-
scoperto che solo una, la Pif80, si lega all’aragonite sintetica,
teine si comportano come i vigili nel traffico: dirigono i cristalli
piuttosto che ad altri tipi di cristalli di carbonato di calcio. Ana-
di carbonato di calcio tutti nella stessa direzione per farli allinea-
lizzando, poi, il gene che codifica questa proteina, hanno visto
re in modo tale da conferire alla sostanza che sta nascendo, la
che questo gene codifica anche un precursore della proteina.
madreperla, la sua perlacea bellezza.
Precursore che viene diviso in due altre proteine, la Pif80 e la
Bella, iridiscente e dura, queste, le sue caratteristiche. Ma della
Pif97.
madreperla e dei processi che portano alla sua formazione fino
La conclusione alla quale sono arrivati Suzuki e colleghi è che, se
ad ora si sapeva ben poco, se non che quella sostanza a struttu-
le ostriche non hanno queste ultime due proteine perdono com-
ra lamellare, che è identica a quella delle perle che crescono al-
pletamente la loro capacità di produrre il rivestimento madreper-
l’interno delle valve, è costituita da strati di cristalli di aragonite
laceo della conchiglia. Molto probabilmente, dicono gli
tutti orientati nella stessa direzione, separati da altri strati di una
scienziati, le proteine formano un complesso proteico in cui
sostanza organica, chiamata conchiolina, una sorta di matrice
Pif80 si lega all’aragonite e Pif97 si lega ad altre molecole nella
composta di proteine ed altre molecole organiche.
matrice, regolando la crescita di questo materiale molto duro e
Ora, però, in un lavoro pubblicato su Science, Michio Suzuki e i
ricercato.
colleghi dell’Università di Tokyo, spiegano che, per saperne di più, hanno destrutturato le valve di un’ostrica da perla di alleva-
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Rita Lena
Scoperto il gene che fa dormire poco. Accorcia la durata del sonno e non fa sentire stanchi Dormire poco fa male? No, se si è geneticamente programmati per farlo. Lo hanno scoperto Ying He e i colleghi della University of California, Mission Bay, San Francisco che hanno individuato il gene che fa dormire poco, o meglio una mutazione che sembra essere, almeno in parte, responsabile del fatto che alcune persone, dormono di meno senza poi portarne le conseguenze come stanchezza e sonnolenza. Anzi, grazie al gene, si dorme di meno e si riesce a recuperare anche il sonno perduto. Questa scoperta, avvertono gli scienziati sulle pagine di “Science”, che ha recentemente pubblicato lo studio, non deve però invogliare a fare le ore piccole o ad attardarsi davanti alla Tv o cambiare le abitudini di vita, perché come spiegano in un altro articolo altri ricercatori dell’Università svizzera di Losanna e della Vaud University Hospital Center di Losanna in Svizzera, questa mutazione è molto rara e, quindi non a tutti è dato il privilegio di dormire poco e di sentirsi bene e lucidi il giorno dopo. La scoperta è stata fatta dopo che Ying He e colleghi hanno analizzato e studiato una famiglia in cui la madre e la figlia dormivano regolarmente una media di sei ore per notte e, dopo aver sequenziato diversi geni che, secondo loro, potevano essere coinvolti nella regolazione del sonno, hanno scoperto una variante del gene DEC2, che tra tutti i membri della famiglia, avevano solo la madre e la figlia. Si tratta di un gene “repressore della trascrizione” e, come tale, blocca l’espressione di determinati geni o proteine, ed è anche coinvolto nella regolazione dei ritmi circardiani. Per verificare gli effetti della variante genica sulla durata del sonno, i ricercatori hanno creato un modello animale ingegnerizzato (topo) portatore della mutazione ed hanno confrontato i suoi cicli veglia-sonno e la sua attività cerebrale con quelli di topi normali. I risultati della sperimentazione dicono che i topolini mutanti dormono di meno, con periodi di veglia più frequenti, e che hanno bisogno di meno tempo per riprendersi dalla privazione del sonno. Secondo gli autori dello studio, gli animali mutanti utilizzati per la ricerca, potrebbero diventare un nuovo modello utile sul quale studiare il sonno umano e, anche se la mutazione è piuttosto rara, la ricerca apre la strada a nuovi approfondimenti volti a scoprire quali sono i veri meccanismi del sonno e l’effetto che il sonno ha sulla salute umana. Rita Lena
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Le nuove terapie odontoiatriche Dr. Roberto Pistilli Dirigente primo livello Chirurgia Maxillo facciale A.O.S. Filippo Neri specialista in Implantologia e tecniche rigenerative.
Dr. Marco Boatta Medico Odontoiatra, esperto in Gnatologia, specialista in Neurologia Consigliere della SIOS Soc It di Odontostomatologia Sportiva
che possono venire intercettate precocemente dagli insegnanti ai quali affidiamo i nostri piccoli atleti. Tutti hanno imparato come comportarsi in caso di avulsione traumatica di un dente e questo può significare salvare un incisivo centrale ad un giovaLe recenti acquisizioni in campo implantologico e nella rigene-
ne per tutta la vita.
razione ossea intraorale consentono terapie odontoiatriche, un
Una patologia sempre più frequente anche nei giovani e lega-
tempo inimmaginabili in termini di successo e rapidità di ese-
ta ad una predisposizione a scaricare il proprio stress sul siste-
cuzione, che consentono di risolvere brillantemente anche i più
ma masticatorio oltre che ad una malocclusione preesistente è
gravi esiti di traumi sportivi.
l’abitudine a serrare o digrignare i denti (serramento e bruxi-
Non bisogna tuttavia dimenticare l’importanza della prevenzio-
smo, da noi definiti genericamente parafunzione). Si può ma-
ne a tutti i livelli delle attività sportive, sia per quanto riguarda
nifestare in molti modi, a volte subdoli e non riconosciuti dal
i traumi facciali e dentari sia per intercettare altre patologie
paziente se non troppo tardi, quando insorgono click articolari
specie dell’età evolutiva.
o blocchi della mandibola. Spesso la diagnosi non è facile in
Il paradenti è per esempio un ottimo presidio protettivo trop-
quanto nella sindrome dolorosa confluiscono dolori di altra ori-
po spesso rifiutato dagli sportivi.
gine, come emicranie o cervicalgie. Per questo motivo è indi-
In una nostra recente ricerca statistica eseguita su giovani atle-
spensabile affidarsi ad uno specialista gnatologo piuttosto che
ti abbiamo evidenziato come solo il 15% giustificava l’abban-
intraprendere cure con “bite fai da te”. Queste patologie in-
dono del paradenti per motivi estetici (disturbi nell’eloquio,
fluenzano di solito anche i muscoli cervicali e di conseguenza
timore di essere derisi dal gruppo, etc.) mentre la maggioranza
inevitabilmente tutti i muscoli posturali. In adolescenza picco-
riferiva come motivazione principale la scarsa tenuta e l’ingom-
li scompensi dovuti a malocclusioni associate a parafunzione,
bro eccessivo, specie negli sports da combattimento, in cui
come anche a disturbi oculari di convergenza o problematiche
queste caratteristiche di affidabilità e l’utilizzo del paradenti co-
di piede varo o valgo vengono facilmente compensati ma nel-
me prevenzione del trauma sono indispensabili.
l’adulto, quando le riserve di adattamento si esauriscono, ini-
Abbiamo così iniziato una collaborazione con l’Accademia Ita-
ziano i problemi più gravi, dalla discopatia alle rachialgie.
liana di Karate Wa Doryu che ci ha portato a confezionare pa-
Affrontare queste patologie affidandosi ad un singolo speciali-
radenti individuali a tre strati, uno interno più rigido (materiale
sta di solito è insufficiente perché necessita un team interdisci-
Erkodent), perfettamente stabili anche a bocca aperta, molto
plinare affiatato.
aderenti, protettivi anche sulle zone alte del dente e con una
Per questi motivi abbiamo costituito un gruppo di studio roma-
superficie occlusale rigida studiata appositamente per conferi-
no in cui collaborano non solo un folto gruppo di odontoiatri
re i vantaggi già dimostrati dall’uso del bite negli sportivi (au-
ma anche osteopati, ortopedici podologi, medici dello sport,
mento della forza, maggiore equilibrio). Tutti gli atleti della
oculisti. La nostra attenzione è rivolta alla prevenzione prima-
Nazionale Italiana hanno partecipato alla ricerca riferendo risul-
ria, cercando di diffondere i principi basilari, ma anche offren-
tati molto positivi. La nostra iniziativa si è poi estesa agli istrut-
do terapie in convenzione, disponibilità immediata in caso di
tori e alla scuola di formazione dell’Accademia con giornate
traumi e soprattutto in caso di traumi gravi l’appoggio di strut-
specifiche sul tema in cui gli istruttori sono stati addestrati a ri-
ture ospedaliere idonee ad affrontare i traumi cranio facciali
conoscere anche le occlusioni più a rischio di trauma o quelle
dello sport con la massima professionalità, dalla terapia chirur-
patologie, quali la respirazione orale o le deglutizioni atipiche,
gica fino alla riabilitazione fisioterapica specifica.
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nuoto - calcio canottaggio - tennis kick boxing - karate hip hop - fitness e tante altre discipline
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LA SAGGEZZA DELLA FOLLA …
In questo momento di grande incertezza economica e di altrettanto grande trasformismo di molti esponenti di partiti e partitini di entrambi gli schieramenti politici, in cerca di strategie più utili a loro stessi, che non ai loro elettori, l’opinione compatta e chiara del popolo dei forum e dei blog non lascia dubbi: gli eletti devono essere fedeli al loro mandato e lasciare da parte i personalismi, più o meno motivati. La domanda è allora questa: ha più ragione la “folla”, ovvero, in questo caso, i nostri lettori/ elettori, considerati “profani”, (un modo gentile per non dire ignoranti), o i singoli, cioè i politici locali, anche molto competenti e titolati, che spesso hanno opinioni differenti? La risposta può sembrare sorprendente, ma è questa: ha ragione la folla! Non ci credete? E allora seguite questa conferma scientifica ….. Correva l’anno 1906 quando in un giorno d’autunno, lo scienziato britannico Francis Galton, molto noto per i suoi studi su statistica ed ereditarietà, lasciò la sua casa di Plymouth per recarsi ad una fiera di campagna. Aveva 85 anni, e li aveva spesi per dimostrare che soltanto pochissime persone, particolarmente dotate, avessero le caratteristiche necessarie per mantenere sana una società, mentre la stragrande maggioranza delle persone non le possedeva. Egli aveva, insomma, fino a quel giorno ben poca fiducia nell’intelligenza della persona media, ed era quindi convinto che una società potesse funzionare soltanto se il potere, ed il controllo, rimanevano nelle mani di pochi eletti “ben nati”! Quel giorno, però… tutto cambiò. Galton si imbattè, infatti, in una gara di valutazione del peso: era stato messo in mostra un grosso bue ed una discreta folla di persone aveva comperato per sei pence un biglietto numerato su cui scrivere il proprio nome e la stima del peso. Ottocento persone tentarono la sorte: pochi erano gli esperti (macellai e contadini), la maggior parte non ave-
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va nessuna dimestichezza con il mondo del bestiame e a Galton venne subito in mente l’analogia con i meccanismi elettorali: secondo lui lo scommettitore medio era probabilmente idoneo a proporre una stima corretta del peso del bue, quanto lo è l’elettore medio a giudicare in merito alle questioni politiche su cui si esprime! A Galton quindi interessava, attraverso l’analisi di quel particolare voto, dimostrare che l’elettore medio fosse capace di ben poco. Perciò si fece dare i biglietti dagli organizzatori e li sottopose ad analisi statistica. Vi risparmio la descrizione di tutti i particolari dell’esperimento, che potete trovare nel libro. “La saggezza della folla“ scritto da James Surowiecki, un simpatico economista, ma vi riporto la sintesi. Galton sommò tra loro tutte le stime e calcolò la media delle risposte del gruppo: quel numero rappresentava la saggezza collettiva della folla di Plymouth, ed egli pensava che la stima media del gruppo sarebbe stata totalmente sbagliata… Invece, si sbagliava, perché la folla, nel suo insieme, aveva ipotizzato un peso di 1.197 libbre, a fronte del giusto peso del bue di 1.198 libbre: in altre parole, il giudizio della folla era stato praticamente perfetto! Questo risultato fece cambiare a Galton il giudizio sull’elettorato in particolare, e sulla democrazia in generale e, sicuramente a denti stretti, dovette pronunciare queste parole: “il risultato sembra dare più credito all’affidabilità del giudizio democratico di quanto ci si potesse aspettare“, con buona pace di chi è convinto che la conoscenza sia concentrata nelle mani (o meglio nella testa) di pochissimi individui… E allora, visto che i gruppi si rivelano estremamente intelligenti, spesso più dei loro membri migliori, forse dovremmo consultare di più il parere della folla (della quale, ovviamente fanno parte anche i geni), non solo nel momento elettorale… A questo servono i blog, i forum e la corrispondenza preziosa dei lettori /elettori, che con il loro prezioso, e saggio contributo, contribuiscono a mantenere vivo e compatto lo spirito di collaborazione e unità, unica strada per raggiungere obiettivi comuni (peso del bue a parte). A cura della Psicologa Isabella De Martini Docente di Psicologia Medica Università di Genova
UN VIAGGIO CON LA MENTE TRA GLI ODORI
Si comincia annusando dei chicchi di caffè. Servono per pulire l’olfatto. Poi ci si accomoda su una sedia di pelle. E Felice, dopo averti studiato e osservato, sceglie quattro tra i ventidue “Profumum” per iniziare a viaggiare e ricordare insieme. Prende il primo odore, quello più delicato, lo spruzza su una cartina, te la porge ed è un fiume di parole evocative: “Era caldo nella distesa di grano mietuta da poco e che all’orizzonte sconfinava fino al mare. Percorso tra erba bruciata e canto di cicale: inno all’afa soffocante. Nell’immobilità dell’aria man mano che il blu si avvicinava si spandeva profumo di agrumeti.. Questo è Neroli”. Le note olfattive che si sentono sono boccioli di arancio amaro, legno d’arancio, mirra. Poi passa al secondo: “L’aristocratico e bianco fumo di pregiati sigari si diffonde in ambienti riscaldati da torbatissimo whiskies scozzesi e dal tepore di camini alimentati da ciocchi di quercia. Questo è Fumidus”. Radice di vetiver e betulla affumicata. Terminati i quattro racconti sei immerso nei ricordi. Ti invita a risentire le cartine e a scegliere due odori da provare e da indossare sul corpo per alcune ore. Questa avventura profumata si ripete ogni volta che si entra in un negozio “Profumum” a Roma. Felice, Giuseppe, Luciano e Maria Durante hanno ereditato dai loro genitori “profumieri” la passione per questo lavoro. Che però si è modificato nel corso del tempo. Così, dopo un’evoluzione commerciale, dettata dal desiderio di differenziarsi, anziché di omologarsi, nel 1996 creano “Profumum”. Una collezione di odori per trasmettere emozioni e sensazioni che avvolgono e coinvolgono. Alessia Ardesi
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Il coraggio della verità. Un’esperienza diretta senza mediazioni. Falsi moralismi o detti comuni. Un libro laico e autentico, privo di pregiudizi e con tematiche forti. “Diversi e Divisi” il nuovo romanzo di Nello Rega, giornalista e scrittore. “Diversi e divisi - Diario di una convivenza con l’Islam” non solo un libro. Non un giudizio sul mondo musulmano: ma la constatazione, ragionata e obiettiva, della differenza tra due realtà culturali e religiose. Il risultato il titolo dell’opera. Il romanzo è anche una storia damore e un’utopia romantica tra un uomo cattolico e una donna sciita. La penna di Nello Rega immerge il lettore dentro le pagine della convivenza dei due protagonisti. Il racconto si alimenta di ricordi, parole, sogni, realtà, paure e solitudine. I temi di oggi. I temi del mondo. Come l’abbandonarsi della mente e dell’anima di un uomo cristiano che incontra quella che credeva fosse la donna della sua vita. Con la magia dei dubbi e la determinazione delle certezze, Nello Rega cerca di alleviare le pene di chi si contorce sui perchè e sui per come certi avvenimenti accadano. “Diversi e Divisi” è anche un design book by Raffaele Gerardi www.raffaelegerardi.it, da sfogliare ed ammirare. L’artista e designer marchigiano con le sue pennellate ferme e decise, racconta il libro per immagini. Unito all’autore da una lunga amicizia e dalla voglia di dedicarsi agli altri, sono fianco a fianco anche nel progetto LibanItaly e Together Onlus, impegnati dal 2005 in progetti umanitari in Libano. Costanza Cerioli
L’arte contemporanea africana torna al Teatro Parioli. Riparte domenica 11 ottobre la rubrica di arte a cura del critico d’arte Luca Faccenda all’interno del salotto del Maurizio Costanzo Show. Tema scelto dal direttore artistico della National Gallery Firenze per la prima rubrica della serie autunnale è un particolare artista del Kenya – Abdallah Salim – che si caratterizza per le sue opere realizzate in acrilico su legno traforato. Il critico apparirà sorprendentemente proprio dietro a questi fori per spiegare al pubblico, dal palco, la straordinaria capacità di questo artista cinquantunenne di narrare il quotidiano della sua terra. Nicoletta Di Benedetto
“Le case hanno un’anima” di Giovanna Napolitano Le case hanno un’anima è un percorso di mezzo secolo di via culturale e sociale visto attraverso i salotti letterali e le case più importanti di Roma, Capri, Siena e L’Aquila. Dal seicentesco palazzo caprese di Edwin Cerio passando per la villa di Alberto Moravia e Elsa Morante per arrivare alla dimora di Carlo Ludovico Bragaglia sul Monte Tiberio. Toccando il cenacolo letterario aquilano di Nicola e Francescangelo Ciarletta e la casa patrizia dei Camerini. E attraversando i salotti letterari romani fra cui quello di Elsa de Giorgi, casa Napolitano, luogo di incontro tra cinema giornalismo e arte... Con le serate tra Edoardo De Filippo e l’editore Curcio, le cronache di moda e costume di Irene Brin e Camilla Cederna e le notizie della vita culturale newyorkese con Alfred Barr direttore del “Moma” di New York.
L’Arma per l’Arte - “Antologia di meraviglie” 60 opere, tra cui straordinari capolavori, per i 40 anni del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale per illustrare i risultati di una costante vigilanza sul patrimonio culturale nazionale e l’articolata attività di recupero in collaborazione con le istituzioni nazionali e internazionali. La mostra “L’Arma per l’Arte – Antologia di meraviglie” sarà ospitata nelle sale di Castel Sant’Angelo a partire dal 22 settembre 2009. Capolavori assoluti, emblematici frammenti di storia si potranno ammirare, sino al prossimo 30 gennaio. Per l’occasione lascerà le sale del Palazzo Ducale di Urbino, che gelosamente lo custodisce, il Ritratto di gentildonna, cosiddetta “La muta” di Raffaello, immagine del Palazzo, espressione della cultura raffinatissima, simbolo della straordinaria stagione del Rinascimento urbinate. Capolavoro indiscusso in cui l’artista dimostra di aver assimilato, con straordinaria vivacità e curiosità intellettuale, la lezione di Leonardo da Vinci. Il percorso espositivo è diviso in tre sezioni per offrire la chiave di lettura della mostra e per illustrare alcuni temi significativi: i reperti archeologici recuperati a seguito di attività extragiudiziali, tra cui il famosissimo cratere attico a figure rosse firmato da Euphronios, il solo integro dei ventisette vasi dipinti dall’artista greco; le opere recuperate a conclusione di commissioni rogatorie internazionali, tra le quali, oltre “La Muta di Raffaello”, saranno esposte la “Sacra Famiglia con San Giovannino” del Sodoma, la cosiddetta “Madonna Salomon” di Giovanni Bellini, e “La Madonna e i Santi Gerolamo e Francesco in adorazione del Bambino”, che uno studio recente attribuisce al Ghirlandaio; i beni recuperati sul territorio nazionale, tra i quali figurano l’unico gruppo scultoreo a tutto tondo della “Triade Capitolina”, altrimenti nota solo attraverso riproduzioni su monete e rilievi, e il frammento recuperato di una monumentale tela con la Vergine che appare a San Francesco, che Orazio Borgianni, amico e seguace originale di Caravaggio, aveva dipinto nel 1608 per la chiesa di San Francesco a Ripa a Roma. Roma, Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo 23 Settembre 2009 – 30 Gennaio 2010 Orario Museo: 09,00-19,00 – Lunedì chiuso Nicoletta di Benedetto
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La RICETTA DEL MESE a cura di ROSANNA VAUDETTI CONDUTTRICE SU SKY DELLA “DOMENICA DI ALICE”
ZUPPA DI FUNGHI, PATATE E CECI Ingredienti: (dose per 4 persone) • 300 gr di funghi champignon • 2 patate da 300 gr circa • 2-3 rametti di prezzemolo • 1 spicchio d'aglio • 1 litro di brodo vegetale • 3 cucchiai d’olio extravergine di oliva • sale • pepe • 300 gr di ceci già cotti Pulire i funghi eliminando la parte terrosa del gambo e affettarli. Lavare le patate, pelarle e tagliarle a cubetti. Lavare il prezzemolo, selezionarne le foglie e tritarle assieme all’aglio. Scaldare il brodo. Mettere in una pentola da minestra l'olio, il trito di aglio e prezzemolo e farlo rosolare a fiamma media per un minuto. Aggiungere i funghi, mescolare, quindi unire le patate. Unire un mestolo di brodo, un pizzico di sale, una grattugiata di pepe e cuocere per 10 minuti, coperto, a fiamma media. Unire i ceci e il brodo e cuocere per altri 15 minuti. Mescolare di tanto in tanto e verso fine cottura, regolare di sale. Servire la zuppa con il trito rimasto, una grattugiata di pepe ed un filo d'olio a crudo. BILANCIA Il segno zodiacale della Bilancia (23 settembre - 22 ottobre), appartiene ai segni di Aria, è un segno dominato dal pianeta Venere. I nati in questo periodo si caratterizzano per il savoir fair: gentili, equilibrati e ordinati, hanno grande capacità di adattamento. Amano la bellezza e l’eleganza, odiano le discussioni e la volgarità, nell’esprimere i giudizi sono sempre razionali, indispensabili sono l’amicizia e l’amore sincero e per questo sono fedeli e possessivi. I nati sotto il segno della Bilancia si distinguono in professioni come il designer, l’antiquariato, le arti in generale, compreso musica e scrittura, ma anche in professioni forti come la medicina e la scienza. Secondo la tradizione, la Bilancia governa la regione lombare, i reni e le ghiandole surrenali. Pertanto i nativi sotto il segno devono fare attenzione in modo particolare al portamento e all’andatura per far sì che il tronco sia sempre ben molleggiato sul bacino, cosa che evidenzierà la bellezza del corpo. Rappresentanti importanti nati in questo periodo sono: Giuseppe Verdi, Oscar Wilde, John Lennon, Sandro Pertini, Marcello Mastroianni, Catherine Deneuve. Per i nati sotto il segno della Bilancia il colore preferito è il Verde e il Marrone; la pietra portafortuna è la Tormalina verde, il Corallo e lo Zaffiro; per il metallo l’Argento; tra i fiori il Narciso, la Rosa, il Giglio e la Gardenia; tra le essenze il Muschio, il Tabacco e il Sandalo. Il giorno favorevole è il venerdì. Siderio
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