2006-04

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il giornale dalla parte dei carovignesi

francam e nte Carovigno in delirio per D’Alema

1 aprile 2006, un giorno da ricordare. L’onorevole Massimo D’Alema ha riportato Carovigno al centro della politica nazionale. Per cinquanta minuti ha regalato ad una piazza attenta e appassionata momenti di alta scuola politica. E la piazza ha risposto alla grande. Tanti giovani e tante donne hanno acclamato l’ex Presidente del Consiglio. Vi riportiamo i passaggi più significativi del suo discorso. «State attenti, questa legge elettorale è un inganno. Dietro il proporzionale si nasconde il gioco delle tre carte, come in fiera: arriva un’allocco che vuol puntare sulla carta dove c’è il nome di Fini o quello di Casini. Ecco l’inganno: giri quelle carte e dietro trovi la faccia di Berlusconi e così ti fregano la moneta. Badate, chi vota per Fini o per Casini, rimanda al governo Berlusconi.» «Non si tratta di aumentare le tasse. Vogliamo semplicemente farle pagare a chi in questi anni ha fatto fortuna attraverso le speculazioni. Questo è il messaggio della destra: sei un lavoratore onesto? Allora paga! Ti sei arricchito illecitamente? Puoi evadere le tasse. Noi riporteremo la giustizia fiscale in questo Paese.» «La destra è ossessionata dalle tasse. Vedete, se non si pagano le tasse viene a mancare la solidarietà per i più poveri. Certo, Berlusconi sarebbe felice di vivere in un Paese senza tasse. Lui non ne ha bisogno: i suoi figli non li manda alla scuola pubblica, li manda a studiare in America. Se deve farsi il trapianto dei capelli non va alla ASL, va in Svizzera.» «Le leggi della Signora Moratti hanno umiliato gli insegnanti e fatto rivoltare i giovani. La scuola non è un’azienda e gli insegnanti non sono semplici impiegati di un’azienda. Questa destra vede nella cultura una forza ostile. La loro cultura è quella delle veline e delle televisioni di Berlusconi.»

«Il mezzogiorno è stato umiliato da questo Governo. Non c’è un solo ministro a rappresentare i bisogni del meridione. Al contrario ci sono ben nove ministri lombardi e il più meridionale è di Bologna… Riporteremo la Puglia e il sud al centro della politica del Paese. Se vinceremo in Italia, ma non in Puglia, saremo tutti più deboli.» «L’Italia deve cambiare: c’è la sensazione di un onda di cambiamento. Non lo percepisco solo dal fatto che siamo qui in tanti. Lo avverto dal fatto che, insieme ai tanti volti che riconosco, oggi, in questa piazza, vedo molti giovani e molte donne.» «Berlusconi crede che se si arricchisce lui si arricchiscono tutti gli italiani. Una cosa è Berlusconi, un’altra cosa sono gli italiani. Anzi, il 9 aprile l’Italia e Berlusconi separano i loro destini. Finalmente!!!» «L’Ulivo è la speranza rivolta al futuro. Quest’Ulivo gigantesco, con i suoi 12 milioni di voti, sarà come quei grandi partiti di una volta, che sapevano unire gli italiani, prima che tutto crollasse e che la democrazia diventasse fragile. Poi succede che un grande Paese, divenuto fragile, si innamori di un avventuriero che ha le televisioni e che racconta balle. L’Ulivo è la garanzia del ritorno ad una democrazia forte. Dateci la forza per vincere.»

Un saluto a tutti i lettori di Francamente

M assimo D ’A lema

francam e nte - nuova serie - n. 11 - APRILE 2006 - distribuzione gratuita mensile a cura della sezione "Enrico Berlinguer" dei Democratici di Sinistra di Carovigno Direttore responsabile: Natalino Santoro - Direttore editoriale: Mario Cicorio

Reg. Trib. di Brindisi n. 7 del 20.04.2001 - stampa: Nuova g@ srl - Ostuni - [email protected] (chiuso in Tipografia il 04/04/06)

francamente è scaricabile dal sito www.carovigno.net

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Il Castello, una miniera d’oro

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gni volta che penso al Castello di Carovigno provo sempre una grande emozione. Ogni volta, invece, che ne parlo o ne sento parlare mi viene da piangere. Un meraviglioso complesso architettonico, unico nel suo genere, frutto di trasformazioni e di stratificazioni avvenute in epoche diverse che lo hanno portato fino alla forma attuale, con quella meravigliosa torre a mandorla rassomigliante alla prua di una nave, un transatlantico sulla terra ferma che guarda, vigile e maestoso, verso il mare mostrando la sua impetuosa potenza come se si ponesse a protezione degli abitanti di Carovigno. Infatti, i carovignesi, orgogliosi del loro stupendo castello, si sentono protetti dalle sue forti mura che per secoli hanno raccolto ogni attimo di storia. Una storia splendente e rigogliosa fino agli anni sessanta. Poi, l’inarrestabile declino. Fino a qualche decennio fa, con il tentativo di farlo risorgere ai più antichi splendori. Ma ancora rimane tanta strada da fare per coprire lo scempio della politica perpetrato dagli inizi degli anni ‘60 quando il famoso immobile passa dal privato (Conti Dentice di Frasso) all’Ente Pubblico (Provincia di Brindisi). Il solo pensiero non ci rallegra affatto, la stupidaggine

Uno scorcio dello splendido atrio del castello.

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del politico ha prevalso sull’etica essenziale e storica del nostro Castello. Tutta la struttura, con il suo fardello di storia, si è sentita tradita principalmente dai Carovignesi che, nonostante tutto, ancora oggi, continua a proteggere. Non meritava quella fine. Basti pensare che era uno dei pochissimi castelli ancora arredati ed abitati. Io lo ricordo ancora, quando ragazzino mi avventuravo a giocare per le sue stanze, perché la mia famiglia godeva di una certa amicizia con i Conti Dentice. Ricordo perfettamente ogni suo arredo ed in particolare la sala d’armi, la sala dei ricevimenti con enormi quadri alle pareti di tutti gli antenati, i lampadari di cristallo. Nelle stanze da letto c’erano ancora i letti con il baldacchino ed infine la biblioteca con opere di inestimabile valore storico e letterario. Dopo l’avvento dei barbari politici, che fine ha fatto tutto ciò che si trovava nel castello? Ancora oggi me lo chiedo… ma non so ancora darmi una risposta che sia valida. Certamente molta roba è stata saccheggiata, rubata, distrutta o lasciata alle intemperie; tanto ai "barbari" politici non interessava salvaguardare la cultura. Per loro era impellente trasformare questo gioiello in un ospedale per bambini… affetti da una particolare malattia che ora non ricordo quale fosse. Rimane, comunque, una scelta di pessimo gusto. Denaro pubblico sperperato, senza nessun risultato. Il tutto, dopo i lavori di odiosa trasformazione, con la distruzione totale di affreschi ed altre opere d’arte, è stato lasciato al suo totale abbandono con arredi ed apparecchiature ospedaliere, per poi lasciare posto alla scuola media che almeno, con la cultura ha ritrovato la sua più o meno giusta collocazione, come anche con l’attuale biblioteca. Una cosa è certa: se ci fosse stata un pò di intelligenza, sapendo sfruttare il Castello così com’era, senza alcuno sforzo si sarebbe potuto trasformarlo in un museo. Molte persone avrebbero potuto trovare lavoro; la struttura sarebbe servita anche come sala convegni, mostre e quanto altro fosse indispensabile per richiamare incontri culturali di alto livello con possibilità di lavoro in tutti i settori

Ecco come si presentano le stanze del castello in seguito al saccheggio delle opere d’arte. della vita della nostra amata cittadina. Praticamente avevamo una miniera d’oro e non l’hanno mai saputa sfruttare. Ecco come intendeva proteggerci il nostro amato castello. È da anni che ce lo sta dicendo, ma noi lo abbiamo offeso, lo abbiamo deriso, abbandonato. Si spera soltanto che la lezione ci possa servire per il futuro. Questa miniera è ancora ricca ed inesauribile, sappiamola farla fruttare. Certo, sarebbe bello far ritornare al loro posto di origine tutti gli arredi e le opere d’arte di un tempo. Un’idea ce l’avrei. Praticamente è una sfida: perché non si lancia una petizione estendibile anche agli eredi dei conti Dentice di Frasso? Chiunque sia in possesso dei beni che sono appartenuti al Castello li restituisca dando la possibilità di far tornare questo meraviglioso monumento alla sua originale gloria affinché possa continuare a vivere nel suo splendore storico e culturale. Glielo dobbiamo, per una riconoscenza storico-affettiva e per ripagarlo dalle ferite inferte dagli ultimi barbari. GIULIANO MARTINI

L e tte ra a p e rta a ll’e x sin d a co A n g e lo L a n z ilo tti

aro Angelo, leggendo la tua intervista sullo scorso numero di “Francamente”, ho fatto alcune considerazioni, la prima delle quali, sul linguaggio della politica. Tu dici: “ Alcuni cittadini furono censiti due volte, molti altri, invece, non furono mai conteggiati” “E’ facilmente intuibile che qualche forza politica aveva paura che si andasse alle elezioni con il doppio turno, quindi probabilmente, ci fu qualche operazione che costrinse Carovigno a restare al di sotto dei 15.000 abitanti. “Un’amministrazione, questa, che è completamente ferma, che sta pensando soltanto a sistemare determinate cose, vedi piano regolatore, con la corsa all’acquisto di terreni che attualmente non sono lottizzati e che verranno regolarmente inseriti nel prossimo piano regolatore” “Chi diventerà il prossimo sindaco di Carovigno

troverà una situazione finanziaria disastrosa” “Oggi siamo veramente in una situazione fallimentare ed il Comune rischia la bancarotta” “Il nostro dramma è che abbiamo una fascia di elettorato di mille, millecinquecento persone che si vende all’ultima ora” Forse in politica affermazioni come queste non hanno il peso che hanno per la lingua italiana io, invece, credo siano affermazioni gravi che necessiterebbero di chiarimenti o smentite, sono affermazioni che, comunque, danno il senso del profondo malessere che pervade la società carovignese. Ma non intendo soffermarmi su quanto è estraneo alle mie convinzioni, quanto soffermarmi sul tuo progetto relativo al futuro politico di questa città. Sono d’accordo con te quando dici che questo deve passare attraverso il superamento delle rigide posizioni partitiche, che qualsiasi discorso, anche

di lista civica, deve intersecare gli interessi di questa città, che in questo progetto devono essere coinvolti amici, ora nel centrodestra, ma in forte dissenso con esso. Voglio aggiungere, però, che tutto questo deve necessariamente viaggiare contemporaneamente ad un processo di crescita della nostra gente, dei nostri giovani, non può essere solo un fatto di numeri, non può essere percepito solo come accordo dell’ultima ora in funzione o contro qualcuno. Inoltre, sono necessari segnali chiari da parte tua, da parte di quegli altri amici che vogliono spendersi per una Carovigno migliore, non si può continuare a fare il ragionamento della più opportuna collocazione personale a seconda degli eventi che andranno definendosi, perché si sarebbe poco credibili. C’è necessità di scelte chiare e subito. Abbiamo il dovere di aiutare quelle millecinque-

cento persone, che tu dici si vendono all’ultima ora, ad avere maggiore considerazione di sé, a non sottostimarsi, a non barattare la propria coscienza con un buono di benzina, un ballo, una cena. Mi dispiace doverlo dire, ma occorre avere la forza di combattere chi, oltre al voto, ha inteso strappare anche la dignità ad intere generazioni di giovani. Dobbiamo essere capaci di infondere correttezza e grande passione da subito, per arrivare ad una futura competizione politica che sia cantiere di idee e non scontro tra persone. Lo so che non è facile, ma so pure che insieme, raccogliendo le varie esperienze, allargando gli spazi della politica alla partecipazione di altri soggetti della società, lavorando su progetti condivisi, possiamo farcela. PINUCCIO CALÒ

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MANDIAMOLI A CASA!!! G li italiani, da molto tempo, hanno maturato la convinzione che il Paese non può più permettersi cinque anni di governo Berlusconi-Fini-Casini-Bossi. Non sarà questo giornale a riproporre l’ ormai stucchevole elenco delle promesse e dei fallimenti realizzati da una delle più modeste classi dirigenti della storia repubblicana. Nonostante le facili ironie che il centrodestra continua a fare sulla corposità del programma, i cittadini conoscono benissimo le soluzioni proposte da Romano Prodi per risolvere la crisi italiana. Il fatto che si parli solo del taglio del cuneo fiscale o della riduzione della precarietà del lavoro sta ad indicare che il governo non ha uno straccio di idea da spiegare agli elettori. Sarebbe, invece, interessante cercare di capire come Carovigno arriva alla soglia di un appuntamento così decisivo per il futuro dell’ Italia. In effetti, nessuno può negare che il significato politico della tornata elettorale del 9 e 10 aprile è strettamente connesso con il futuro della politica carovignese. Le prospettive non sono entusiasmanti se si riflette sul fatto che continua a verificarsi un curioso parallelo tra i danni che il governo Berlusconi ha cagionato al Paese e l’ inefficienza di un’ Amministrazione locale di centrodestra che sembra trascinarsi stancamente verso le elezioni del 2008. Dopo la netta vittoria del 2003, l’ Udc dell’ ex consigliere regionale Mele aveva promesso di far fare un definitivo salto di qualità al nostro territorio. Bene. Non ci sarà bisogno di attendere la fine della legislatura per sostenere che l’ Amministrazione Zizza ha nettamente fallito. La questione non è semplicemente elettorale: molti degli attuali amministratori non sono di primo pelo e percorrono da lunghissimo tempo i corridoi del Municipio. Che cosa hanno prodotto per la nostra comunità? Quale sviluppo economico e quale lavoro? Quale sviluppo urbanistico e turistico? E soprattutto, quali risposte sono state date ai bisogni quotidiani dei cittadini? Purtroppo non era difficile immaginare che saremmo giunti a questo stato di cose. Il capo indiscusso della politica locale è stato sempre molto abile a offrire sorrisi, energiche strette di mano,

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rassicurazioni… in linea con i dettami della comunicazione politica. Ha suscitato molte speranze ed aspettative, soprattutto tra i nostri giovani. Ha dato l’ idea di essere l’ unico in grado di realizzare gli interessi di tutti: famiglie, imprese, liberi professionisti, disoccupati, delusi dalla politica del passato. Un perfetto “ spot” dell’ antipolitica, grimaldello vincente nelle mani di chi lo agita, così come si era rivelato nella presunzione del governo nazionale. E sull’ onda di così tanto entusiasmo, i cittadini carovignesi avevano dimenticato, per un momento, i loro problemi e si erano impegnati al massimo per assicurare una carriera politica di successo al loro rappresentante. Tutti erano convinti che la carica di Consigliere

pochi giorni dal voto del 9 e 10 di Aprile, qualche considerazione, come cittadino che segue le vicende della politica, sento di doverla fare. La prima e, forse la più evidente, è la constatazione che è sempre più marcato il distacco della politica dai problemi della gente. I personalismi, le velleità, le posizioni di potere da mantenere, stanno creando sempre più disaffezione, facendo percepire entrambi gli schieramenti appiattiti su queste linee e quindi scarsamente diversificabili. Se aggiungiamo l’ aberrazione di una legge elettorale, messa in atto dal passato governo, che non gioverà sicuramente alla governabilità, qualsiasi sia lo schieramento che uscirà vincente dalla consultazione elettorale, se consideriamo il fatto che l’ elettore non potrà più scegliere, con la sua preferenza, i candidati e che l’ elezione degli stessi viene demandata alle liste dei partiti, il quadro di un ritorno al peggiore passato è completo. Ma, nonostante tutto, anche in questo contesto, bisogna andare a votare.

regionale avrebbe permesso a Cosimo Mele di iniziare una stagione di grandi finanziamenti per l’ agricoltura, il turismo, il lavoro. Sono passati diversi anni e l’ acqua sotto i ponti continua a scorrere. La giunta Fitto è stata mandata opportunamente a casa e per Carovigno i grandi risultati non si sono mai visti. Nessuna opera pubblica degna di questo nome, nessun piano urbanistico, nessuna zona PIP per le nostre imprese, nessun piano di sviluppo turistico. Le promesse di lavoro spesso si sono risolte in mansioni stagionali e mal retribuite. Non dimentichiamo che è stato necessario l’ intervento della giunta Vendola per sbloccare l’ imbarazzante situazione del c.d. “ depuratore” e

L’Italia al voto

Io non voglio assolutamente dare indicazioni di voto ma fare un ragionamento semplice che scaturisce da un’ analisi anch’ essa semplice della vita delle famiglie dopo cinque anni di governo di questa destra. Voglio partire da una semplice considerazione sull’ euro, imputato n° uno dell’ impoverimento delle famiglie. Premettendo che l’ euro è un pezzo di carta o di metallo e che il suo potere d’ acquisto si sarebbe dovuto rapportare alla lira nel senso che se un abito costava lire duecentomila, avremmo dovuto trovarlo in vetrina, il giorno dopo l’ ingresso della nuova moneta, al prezzo di euro cento o poco più, se un chilogrammo di mele costava lire mille, avremmo dovuto trovarlo sul mercato a cinquanta centesimi o poco più, quali responsabilità ha se è mancato, da parte del governo uscente, quel controllo dei prezzi per cui tutto si è raddoppiato mentre le pensioni, gli stipendi, i salari sono rimasti gli stessi. Ma voglio ritornare al mio ragionamento, rapportandolo alle famiglie che si apprestano ad esprimere un voto. Se crediamo che dopo cinque anni di questo governo stiamo me-

per disegnare un piano di ordinato sviluppo per le nostre coste. Ma ancora non basta… Le finanze comunali non sembrano godere di ottima salute e non si riesce ad avere una dichiarazione ufficiale del Sindaco che spieghi la necessità di istituire una società Multiservizi costosa e inefficiente per un Comune indebitato come il nostro. Per questi solidi motivi è giusto che il 9 e 10 aprile si dia la possibilità a Prodi e a tutto il centrosinistra di far ripartire il Paese. Per il futuro del nostro territorio, le autorevoli candidature di Salvatore Tomaselli, nella lista de l’ Ulivo, alla Camera e di Rosetta Fusco, per i Democratici di Sinistra, al Senato offrono la migliore garanzia di serietà e spessore politico. Questa volta, quindi, il centrodestra non potrà sbandierare la falsa appartenenza locale dell’ ostunese Mele. Carovigno non può assolutamente permettersi di perdere un’ occasione decisiva: mandare a casa una classe dirigente che ha umiliato il Sud e diventare interlocutori privilegiati delle politiche provinciali e regionali che ci hanno visto, in questi anni, ai margini di qualsiasi progetto di sviluppo. Votare per il candidato dell’ Udc non vuol dire sostenere Casini in alternativa al governo degli ultimi cinque anni. Non bisogna dimenticare che i voti per Fini e Casini andrebbero a rafforzare Berlusconi, il vero “ proprietario” politico e finanziario della coalizione. In un recente incontro a Bari Massimo D’ Alema ha ricordato che i vari travestimenti da presidente-operaio, presidentecasalinga o imprenditore danneggiano il Paese: c’ è semplicemente bisogno di un presidente-presidente. La confusione di questo governo è testimoniata (anche) dai manifesti che campeggiano da alcuni camion elettorali in giro per Carovigno: “ Un’ idea diversa per il futuro del Sud” . Appunto. Quelli del centrodestra ammettono che è ora di proporre soluzioni diverse per il Mezzogiorno, diverse dal “ nulla” di Berlusconi-Casini-FiniBossi. Il 9 e 10 aprile dobbiamo assolutamente metterci alle spalle un governo che non ha alcuna idea per il nostro futuro. CORRADO TARANTINO SEGRETARIO DS CAROVIGNO

glio, che i fenomeni delinquenziali sono diminuiti, che la sanità, specialmente nel Sud, abbia fatto passi in avanti, che la scuola abbia fatto passi in avanti, che l’ immigrazione sia stata razionalizzata e posta sotto controllo, se riteniamo che per i nostri ragazzi, in questi cinque anni, si sono aperte prospettive di lavoro stabile, dobbiamo riconfermare questi governanti rivotandoli, ma se, come rilevano i più grandi economisti mondiali, l’ Italia è l’ unico paese in Europa a crescita zero, che nel solo 2005 si sono persi oltre centomila posti di lavoro, che sono aumentate a cinque milioni le famiglie che vivono sotto la soglia di povertà, che siamo un paese dove anche i ceti medi vanno impoverendosi, allora si rende necessario prendere coscienza di questo e manifestare serenamente la nostra voglia di cambiamento, indipendentemente anche dalle nostre convinzioni politiche, ragionando nell’ ottica di tutte le più grandi democrazie europee che vivono il ricambio di governo non in chiave traumatica ma come necessario anche ai fini del miglioramento e del rafforzamento della democrazia. PINUCCIO CALÒ

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Carissimo prof. Pinuccio Calò arissimo Professore Pinuccio Calò, è stato con immenso piacere e con altrettanta emozione che ho letto l’ articolo da lei realizzato lo scorso mese su “ Francamente” e indirizzatomi nella forma di una sincera e gradita missiva. La stima che ho per lei e per le persone come lei, caro Prof., è profonda e radicata e i suoi consigli e la sua comprensione non fanno che darmi la forza e il coraggio di dire, senza false ipocrisie, quello di cui ha bisogno il nostro territorio, esprimendo il mio pensiero in merito ad argomenti così poco noti e poco considerati nel nostro viver comune. In tutti i suoi articoli ho letto lo stesso sentimento di “passione e amore per la nostra terra, la sua storia e tutte le cose belle da sempre trascurate” (mi perdoni il prestito) che lei stesso ha colto in me, e questo dimostra che nonostante tutto c’ è ancora gente che ha voglia di migliorare Carovigno, di cambiare la strada intrapresa e percorsa per così tanto tempo senza ottenere risultati positivi per questo paese. La situazione di Carovigno è molto grave, essa rispecchia la condizione della Puglia e più in generale quella del Sud Italia, una situazione di ristagno culturale che ha colpito aspetti fondamentali e peculiari, come la tutela e la valorizzazione del patrimonio paesaggistico e storico-archeologico, da cui non si può più prescindere, e che ora, almeno per quanto ci riguarda, è diventata una vera emergenza. Nello stesso tempo sono consapevole di quanto sia difficile e lunga la strada da percorrere per cancellare gli errori commessi prima di rimetterci in corsa accanto ad altre realtà territoriali positive in continua crescita, culturale e turistica, ma sono anche certa che se si continua a credere che tutto vada bene, che quello che è stato fatto è un buon risultato, allora non si raggiungerà mai alcuna meta. Ho avuto modo di sentire da vicino quanto forte sia l’ af-

fetto che la gente di Carovigno nutre per il suo territorio e sono convinta che non potrà permettere ancora oltre che venga deturpato con illogici interventi edilizi, che non sono certo motivo di orgoglio cittadino né davanti agli occhi dei turisti estivi, né davanti agli occhi sconcertati dei docenti universitari, da me più volte invitati a Carovigno per mostrare loro gli ultimi resti di un passato antico che rischia di essere cancellato per sempre. I ricordi, che lei Prof. conserva vividi, di un popolo carovignese che si mobilitava compatto per le giuste cause senza avere paura di dire la propria opinione, non si sono persi nell’ oblio del tempo, ma, come lei stesso dimostra ricordandoli, sono la testimonianza oggettiva che è possibile cambiare le cose laddove si voglia, ma soprattutto che, nonostante i trentacinque anni trascorsi, lei e pochi altri cittadini, sono ancora qui, con la stessa immutata passione, a battersi in prima linea pur di far valere gli interessi di una cittadinanza intera, spesso ignara e sempre più individualista. Talvolta anch’ io, davanti all’ indifferenza e alla sordità di molti nostri concittadini, vengo colta dall’ amarezza e dal timore di essere semplicemente un grido isolato che non potrà trovare il consenso, la solidarietà della cittadinanza e la disponibilità, la comprensione da parte di chi amministra; ma poi, ripenso al motivo per cui mi sono laureata, al motivo per cui ho scelto di fare una tesi su Carovigno nonostante le tante difficoltà incontrate per ricostruirne il passato e sento vivissima quella passione profonda che ho per la storia e per la storia del mio territorio. E’ in quei momenti, carissimo Prof., che trovo la forza di parlare, convinta più che mai che quel torpore che lei ravvisa, che sentiamo intorno e che avvolge la città e i suoi abitanti, piano piano si stia dissolvendo, concorde con lei che non bisogna mollare mai per far valere quello in cui si crede. CARMELA IAIA

Quando piove a Carovigno tutti noi assistiamo a dei veri e propri allagamenti. La situazione più critica, stranamente, riguarda la strada più frequentata di Carovigno: l’extramurale via Santa Sabina, nel tratto che fiancheggia il cimitero. Si può capire perché, nonostante i lavori effettuati per eliminare il problema, siamo ancora in presenza di veri e propri laghi? È difficile circolare sia per le macchine che per i pedoni. Ancora una volta la fiducia e la pazienza dei cittadini è messa a dura prova. Che cosa non ha funzionato in quei lavori? L’acqua si mescola ad ogni tipo di sporcizia riversandosi nelle falle. Il rumore causato dal passaggio dei veicoli sulle grate instabili è intollerabile. Per ultimo va ricordato che quei lavori, inutili e inefficienti, ci sono costati qualcosa come 500 milioni delle vecchie lire.

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A cura di Aldo Bellanova

SPECCHIOLLA, UN POSTO DIMENTICATO DA DIO LETTERA A FRANCAMENTE Specchiolla, piccolo specchio che si riflette sul mare, bambini giocosi sulla sabbia fine e dorata (quella di Lido Sabbie d’ oro). Specchiolla, con l’ erba alta, le strade piene di buche, la poca illuminazione, i rifiuti che traboccano in pieno Agosto. Giusto la “ Laguna Blu” per divertirsi la sera… . E il Comune lo fa chiudere all’ una di notte. Ma dove va poi la gente per uscire e vedere un po’ di movimento? A Santa Sabina! Specchiolla dimenticata da Dio, dagli uomini… e dal Comune di Carovigno. Già, perché Specchiolla è solo un pozzo per attingere denaro e arricchire l’ amministrazione, così come ha ammesso un dipendente comunale. Bella S. Sabina! Sembra un altro mondo! Luci, colori, musica e cantanti pure… .. mentre a Specchiolla ci dobbiamo contentare del karaoke, e se c’ è qualche vu cumprà lo mandano via. S. Sabina: pub, ristoranti e bar aperti tutto l’ anno e poi… … a Ferragosto che bello! E che dire dei fuochi d’ artificio! A Specchiolla quest’ anno, si è fatta una colletta per avere qualche fuoco privato, naturalmente autorizzato. Finalmente il depuratore! Quanti anni lo abbiamo aspettato! Ma davvero sono stati spesi più di 1.000.000 di Euro? E lo smaltimento dei rifiuti, in quanti devono pagarlo? Solo trecentottantadue utenze? Ma quante famiglie ci saranno a Specchiolla? Ve lo farò sapere… . Peccato! Perché con un po’ di buona volontà e soldini Specchiolla sarebbe più bella perché Specchiolla, dicono, appartenga a Carovigno anche se a me non sembra così. P.S.: lo specchio segnaletico di via Flumendosa è rotto forse da tre anni… Dimenticavo: a S. Sabina persino i cassonetti dell’AMIU sono nuovi. LETTERA FIRMATA Ringraziamo la nostra lettrice per averci posto il grave problema delle condizioni in cui versa Specchiolla. Troppo spesso ci dimentichiamo che la borgata marina di Specchiolla appartiene al territorio di Carovigno. Con lei prendiamo l’impegno di affrontare seriamente l’argomento dalle pagine di questo giornale. Quella di Specchiolla è una triste vicenda che va affrontata con la massima attenzione. Oramai non si può più far finta di nulla. VOGLIO ESSERCI

Quando ti toglieranno la cravatta, i lacci delle scarpe la cintura, quando non vestirai più camicie su misura, quando vedrai il sole a scacch i,

BARELLA TONY ASSESSORE AI LAVORI PUBBLICI DEL COMUNE DI 72012 CAROVIGNO

allora voglio esserci.

Quando la giustizia avrà la libertà di punirti, quando non potrai più pagare la verità, quando i tuoi topi abbandoneranno la nave, allora voglio vederti.

Quando la tua ciarloneria si sgonfierà, con il sorriso del giusto ti vedrò cadere nella melma con cui h ai costruito il tuo regno e sorriderò quando le tue iene ti sbraneranno.

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