11-09 Romani 1-8

  • Uploaded by: Paulusweb
  • 0
  • 0
  • June 2020
  • PDF

This document was uploaded by user and they confirmed that they have the permission to share it. If you are author or own the copyright of this book, please report to us by using this DMCA report form. Report DMCA


Overview

Download & View 11-09 Romani 1-8 as PDF for free.

More details

  • Words: 5,210
  • Pages: 10
Lettera ai Romani (1-8) CAPITOLO 1 Saluto e presentazione del vangelo [1,1] [1,2] [1,3] [1,4] [1,5] [1,6] [1,7]

Paolo, servo di Gesù Cristo, chiamato apostolo, consacrato al vangelo di Dio – vangelo che egli aveva preannunciato per mezzo dei suoi profeti negli scritti sacri riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la natura umana, costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti: Gesù Cristo Signore nostro; per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia e la missione apostolica per portare all’obbedienza della fede tutti i gentili a gloria del suo nome, tra i quali siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo – a tutti coloro che si trovano in Roma, amati da Dio, chiamati santi: grazia a voi e pace da parte di Dio, Padre nostro, e da parte del Signore Gesù Cristo.

Ringraziamento a Dio [1,8] [1,9]

[1,10] [1,11] [1,12] [1,13]

[1,14] [1,15]

Prima di tutto ringrazio il mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché la vostra fede è magnificata in tutto il mondo. Mi è, infatti, testimone Dio, al quale presto culto nel mio spirito mediante l’annuncio del vangelo del Figlio suo, con quale costanza ininterrotta io vi ricordo ovunque nelle mie preghiere, chiedendo che finalmente mi si offra secondo il volere di Dio una bella occasione di venire da voi. Desidero, infatti, ardentemente vedervi, allo scopo di comunicarvi qualche dono spirituale per il vostro consolidamento o, meglio, per provare in mezzo a voi la gioia e l’impulso derivanti dalla fede comune, vostra e mia. Non voglio nascondervi, fratelli, che spesso mi proposi di venire da voi – e fino ad ora ne sono stato impedito – per raccogliere anche tra voi qualche frutto, come tra gli altri gentili. Sono in debito verso Greci e barbari, sapienti e ignoranti: cosicché, per parte mia, sono desideroso di annunciare il vangelo anche a voi che vi trovate in Roma.

[1,22] [1,23]

Dio li ha abbandonati [1,24]

[1,25]

[1,17]

[1,18]

[1,26]

[1,27]

[1,28]

[1,19] [1,20]

[1,21]

[1,29]

Infatti, non mi vergogno del vangelo poiché esso è un’energia operante di Dio per apportare la salvezza a chiunque crede, giudeo anzitutto e greco. Infatti, la giustizia di Dio si rivela in esso da fede a fede, secondo quanto è stato scritto: Il giusto vivrà in forza della fede.

[1,31]

Tutti gli uomini hanno peccato

[1,32]

Difatti, l’ira di Dio si manifesta dal cielo sopra ogni empietà e malvagità di quegli uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia. Poiché ciò che è noto di Dio è manifesto in loro; infatti, dopo la creazione del mondo, Dio manifestò ad essi le sue proprietà invisibili, come la sua eterna potenza e la sua divinità, che si rendono visibili all’intelligenza mediante le opere da lui fatte. E così essi sono inescusabili, poiché, avendo conosciuto Dio, non lo glorificarono come Dio né gli resero grazie, ma i loro ragionamenti divennero vuoti e la loro coscienza stolta si ottenebrò.

Perciò Dio li ha lasciati in balìa dei desideri sfrenati dei loro cuori, fino all’immoralità che è consistita nel disonorare il loro corpo tra di loro; essi che scambiarono la verità di Dio con la menzogna e adorarono e prestarono un culto alle creature invece che al Creatore, che è benedetto nei secoli: amen!

I peccati dei pagani

Giustificazione per mezzo della fede in Gesù Cristo [1,16]

Ritenendosi sapienti, divennero stolti, e scambiarono la gloria di Dio incorruttibile con le sembianze di uomo corruttibile, di volatili, di quadrupedi, di serpenti.

[1,30]

Per questo Dio li ha dati in balìa di passioni ignominiose: le loro donne scambiarono il rapporto sessuale naturale con quello contro natura; ugualmente gli uomini, lasciato il rapporto naturale con la donna, bruciarono di desiderio gli uni verso gli altri, compiendo turpitudini uomini con uomini, ricevendo in se stessi la retribuzione dovuta alla loro aberrazione. E siccome non stimarono saggio possedere la vera conoscenza di Dio, Dio li abbandonò in balìa di una mente insipiente, in modo da compiere ciò che non conviene, ripieni di ogni genere di malvagità, cattiveria, cupidigia, malizia, invidia, omicidio, lite, frode, malignità, maldicenti in segreto, calunniatori, odiatori di Dio, insolenti, superbi, orgogliosi, ideatori di male, ribelli ai genitori, senza intelligenza, senza lealtà, senza amore, senza misericordia; essi, conoscendo bene il decreto di Dio, per cui coloro che compiono tali azioni sono degni di morte, non solo le fanno, ma danno il loro consenso, approvando chi le compie.

CAPITOLO 2 I peccati dei Giudei [2,1]

[2,2]

Perciò sei inescusabile, proprio tu che giudichi, chiunque tu sia: con lo stesso atto con cui giudichi gli altri, condanni te stesso: infatti, tu che giudichi compi le stesse cose che condanni. Ma sappiamo che il giudizio di Dio si applica secondo verità a coloro che compiono tali cose. 225

[2,3] [2,4]

[2,5]

[2,6] [2,7] [2,8] [2,9] [2,10] [2,11]

[2,12]

[2,13] [2,14]

[2,15]

[2,16] [2,17] [2,18] [2,19] 226

O pensi questo, tu uomo, che giudichi coloro che compiono tali azioni e intanto le compi tu stesso, che sfuggirai al giudizio di Dio? Oppure disprezzi il tesoro della sua bontà, della sua pazienza, della sua longanimità, senza riconoscere che la benignità di Dio ti spinge alla conversione? Ma per mezzo della tua durezza e della tua coscienza inaccessibile al pentimento, tu ammassi per te un tesoro di collera per il giorno dell’ira e della rivelazione della giustizia giudicatrice di Dio, che compenserà ciascuno secondo le sue opere: la vita eterna a quelli che nella perseveranza di un agire onesto cercano gloria, onore, immortalità; ira e sdegno per coloro che appartengono alla categoria dei ribelli, disobbediscono alla verità, ma obbediscono alla malvagità. Tribolazioni e angustie cadranno su ciascun essere umano che attua il male, giudeo in primo luogo e greco; gloria, onore e pace a chiunque opera il bene, giudeo in primo luogo e greco, poiché Dio non fa distinzioni di persona.

[2,28]

Il giudizio secondo la legge positiva o naturale

[2,29]

Quanti, infatti, peccarono senza la legge, periranno senza la legge; parimenti quanti peccarono con la legge, saranno giudicati secondo la legge. Infatti, non coloro che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma coloro che la mettono in pratica saranno dichiarati giusti. Infatti, tutte le volte che i pagani, che non hanno la legge, praticano le azioni prescritte dalla legge, seguendo il dettame della natura, essi, pur non avendo la legge, sono legge per se stessi. Essi mostrano che l’opera voluta dalla legge è scritta nei loro cuori, dato che la loro coscienza rende loro testimonianza e i loro ragionamenti si accusano o difendono tra di loro, nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini secondo il mio vangelo, per mezzo di Gesù Cristo. Se poi tu ti vanti di essere giudeo, ti appoggi alla legge e ti glori in Dio; conosci ciò che Dio vuole e istruito dalla legge distingui le cose migliori, e hai la persuasione di essere guida di ciechi,

[2,20] [2,21] [2,22] [2,23] [2,24] [2,25]

[2,26] [2,27]

luce di quelli che sono nelle tenebre, dottore di ignoranti, maestro di fanciulli, possedendo nella legge il paradigma della scienza e della verità... Tu che istruisci gli altri, non istruisci te stesso? Tu che proclami che non si deve rubare, rubi? Tu che dici che non si deve compiere adulterio, lo compi? Tu che hai in orrore gli idoli, spogli i templi? Tu, vantandoti della legge, mediante la trasgressione della legge disonori Dio. Il nome di Dio per causa vostra, infatti, viene bestemmiato in mezzo ai pagani, come è stato scritto. La circoncisione, infatti, ha un’utilità se tu metti in pratica la legge; ma se tu sei prevaricatore della legge, la tua circoncisione diventa incirconcisione. E allora se un incirconciso mette in pratica le opere della legge, la sua incirconcisione non gli varrà forse come circoncisione? E il fisicamente incirconciso, che osserva la legge, condannerà te che con i precetti e la circoncisione trasgredisci la legge. Infatti, il vero giudeo non sta nell’apparenza esterna, né la vera circoncisione è quella che appare nella carne; ma il vero giudeo lo è al di dentro, e la vera circoncisione è quella del cuore, secondo lo Spirito, non secondo la lettera: questi ha la lode non dagli uomini, ma da Dio.

CAPITOLO 3 Prerogative dei Giudei [3,1] [3,2] [3,3] [3,4]

[3,5]

Qual è dunque la superiorità del giudeo e quale l’utilità della circoncisione? Grande sotto ogni riguardo. Anzitutto perché ad essi furono affidate le promesse divine. Che dunque? Se alcuni furono infedeli, la loro infedeltà annullerà forse la fedeltà di Dio? Non sia mai detto! Ma è necessario che Dio si manifesti verace, mentre ogni uomo è menzognero, come sta scritto: affinché tu sia dichiarato giusto nella tua parola e vinca quando vieni chiamato in giudizio. Se poi la nostra malvagità mette in risalto la giustizia di Dio, che diremo? Dio sarebbe ingiusto, quando scatena su di noi la sua collera? Mi esprimo con un linguaggio umano.

[3,6] [3,7]

[3,8]

Non sia mai detto! Se così fosse, come potrebbe Dio giudicare l’umanità? Se, infatti, la veracità di Dio sovrabbonda a sua gloria in contrasto con la mia infedeltà, perché anch’io sono giudicato come peccatore? Forse, come siamo calunniati e come alcuni affermano che diciamo, dovremmo fare il male perché ne derivi il bene? Su costoro cade una giusta condanna.

Tutti gli uomini sono peccatori [3,9]

[3,10] [3,11] [3,12]

[3,13]

[3,14] [3,15] [3,16] [3,17] [3,18] [3,19]

Predicazione di Paolo. Biblioteca Laurenziana (ms. Edili 112), Firenze.

E allora? Abbiamo dei vantaggi? Niente affatto! Abbiamo infatti formulato prima l’accusa che Giudei e Greci sono tutti sotto il dominio del peccato, come sta scritto: Non esiste giusto, neppure uno, non c’è chi comprende, non c’è chi cerca Dio; tutti furono fuorviati, tutti si sono corrotti; non c’è chi fa il bene, nemmeno una persona; sepolcro spalancato è la loro gola, tramano inganni con la loro lingua, veleno di aspidi sta sotto le loro labbra; la loro bocca rigurgita di maledizioni e di acidità maligna; i loro piedi corrono veloci a versare il sangue, strage e lamento sono sul loro cammino e non conobbero la via del bene. Non c’è timore di Dio davanti ai loro occhi. Ora noi sappiamo che quanto dice la legge lo afferma per coloro che sono sotto la legge, 227

[3,20]

cosicché ogni bocca ammutolisca e tutto il mondo divenga colpevole davanti a Dio: poiché dalle opere della legge nessun vivente verrà giustificato dinanzi a lui. Per mezzo della legge, infatti, si ha la conoscenza del peccato.

La salvezza viene da Dio mediante la fede in Cristo [3,21] [3,22] [3,23] [3,24]

[3,25]

[3,26]

[3,27]

[3,28]

[3,29]

[3,30]

[3,31]

Ma ora, a prescindere dalla legge, la giustizia di Dio si è rivelata, testimoniata dalla legge e dai profeti; la giustizia di Dio, per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti coloro che credono, poiché non c’è distinzione. Tutti, infatti, peccarono e sono privi della gloria di Dio, e vengono giustificati gratuitamente per suo favore, mediante la redenzione che si trova per mezzo di Gesù Cristo. Dio lo ha esposto pubblicamente come propiziatorio, per mezzo della fede nel suo sangue, per mostrare la sua giustizia nella remissione dei peccati passati, collegata con l’attesa paziente di Dio, per mostrare la sua giustizia nel momento presente, allo scopo di essere giusto e di giustificare chi si basa sulla fede in Gesù. Dov’è dunque il vanto? È stato eliminato. Attraverso quale legge? Delle opere? Niente affatto, ma per la legge della fede. Pensiamo dunque che l’uomo viene giustificato per mezzo della fede senza le opere della legge. O forse Dio è Dio solo dei Giudei? Non lo è forse anche dei pagani? Sì, certamente, anche dei pagani, poiché vi è un solo Dio, che giustificherà i circoncisi in base alla fede e gli incirconcisi per mezzo della fede. Aboliamo dunque la legge per Sacrificio di Abramo. Arazzo (sec. XVI). Duomo, Como.

228

mezzo della fede? Non sia mai detto! Al contrario diamo una base alla legge.

CAPITOLO 4 Abramo è padre di tutti i credenti per la sua fede [4,1] [4,2] [4,3] [4,4]

Che diremo dunque? Che abbiamo trovato in Abramo, il nostro primo padre secondo la carne? Se, infatti, Abramo fu giustificato in base alle opere, ha un titolo di vanto; ma non davanti a Dio. Che dice, in realtà, la Scrittura? Credette Abramo a Dio e ciò gli fu computato a giustificazione. Ora a chi lavora il salario non viene computato a titolo di favore, bensì a

[4,5] [4,6] [4,7] [4,8] [4,9]

[4,10] [4,11]

[4,12]

[4,13]

[4,14] [4,15] [4,16]

[4,17]

[4,18]

[4,19]

titolo di cosa dovuta, mentre a chi non lavora, ma crede in chi giustifica l’empio, il suo credere viene computato a giustificazione, come anche Davide proclama beato l’uomo a cui Dio imputa la giustificazione, a prescindere dalle opere: Beati coloro le cui iniquità furono rimesse e i cui peccati furono ricoperti; beato l’uomo del cui peccato Dio non tiene conto. Questo dichiarare beato riguarda dunque la circoncisione o anche l’incirconcisione? Diciamo, infatti: ad Abramo la fede fu computata a giustificazione. Come gli fu dunque computata? Quando era circonciso o incirconciso? Non quando era circonciso, ma quando era incirconciso. E ricevette il segno della circoncisione come sigillo della giustificazione ottenuta attraverso la fede quando egli era incirconciso, per essere padre di tutti coloro che credono senza essere circoncisi, affinché anche ad essi venga computata la giustizia, e padre dei circoncisi, i quali non solo provengono dalla circoncisione, ma seguono le orme della fede praticata dal nostro padre Abramo incirconciso. Infatti, la promessa che egli sarebbe stato erede del mondo non fu fatta ad Abramo e alla sua discendenza in forza della legge, ma in forza della giustificazione dipendente dalla fede. Se, infatti, gli eredi fossero computati in base alla legge, la fede sarebbe inutile e la promessa resa vana. La legge, infatti, provoca l’ira, mentre invece dove non c’è legge, neppure c’è trasgressione. Quindi, la promessa dipende dalla fede. In tal modo essa è dono gratuito, assicurato a tutta la discendenza, non solo a quella che si fonda sulla legge, ma anche a quella che si fonda sulla fede di Abramo, che è padre di noi tutti. Infatti, sta scritto: Ti ho costituito padre di molte nazioni, davanti a Dio, cui egli credette come a colui che dà vita ai morti e chiama all’essere le cose che non sono. Egli credette, al di là di ogni speranza, di divenire padre di molte nazioni, secondo quanto gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza; e senza vacillare nella fede, considerò il suo corpo già privo di vitalità, avendo circa cento anni, e la devitalizzazione del seno materno di Sara.

[4,20] [4,21] [4,22] [4,23] [4,24] [4,25]

Fondato sulla promessa di Dio, non esitò nell’incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, fermamente persuaso che egli è anche potente per realizzare quanto ha promesso. Proprio per questo la fede gli fu computata a giustificazione. Ma non fu scritto solo per lui che gli fu computata, bensì anche per noi, ai quali pure doveva essere computata, che crediamo in Colui che risuscitò da morte Gesù nostro Signore, il quale è stato consegnato a causa dei nostri peccati e fu risuscitato per compiere la nostra giustificazione.

CAPITOLO 5 La giustificazione vissuta [5,1] [5,2]

[5,3] [5,4] [5,5] [5,6] [5,7] [5,8] [5,9] [5,10]

[5,11]

Avendo dunque ricevuto la giustificazione per mezzo della fede, abbiamo pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; per mezzo di lui abbiamo anche l’accesso, mediante la fede, a questa grazia nella quale siamo stati stabiliti e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio. Non solo, ma ci gloriamo perfino nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce la costanza, la costanza una virtù collaudata, la virtù collaudata la speranza. La speranza, poi, non delude, poiché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo datoci in dono. Infatti, quando eravamo ancora senza forze, Cristo, al tempo stabilito, morì per gli empi. In realtà, a fatica, uno è disposto a morire per un giusto, e per una persona dabbene uno oserebbe forse morire. Ma Dio ci dà prova del suo amore per noi nel fatto che, mentre ancora eravamo peccatori, Cristo morì per noi. A maggior ragione, dunque, giustificati come ora siamo per mezzo del suo sangue, saremo da lui salvati dall’ira. Se, infatti, quando eravamo nemici, noi fummo riconciliati con Dio in virtù della morte del Figlio suo, quanto più, una volta riconciliati, saremo salvati per mezzo della sua vita. E non solo questo, ma ci gloriamo pure in Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo del quale adesso abbiamo ricevuto la riconciliazione. 229

Adamo e Cristo nella storia umana [5,12]

[5,13] [5,14]

[5,15]

[5,16]

[5,17]

[5,18]

[5,19]

[5,20] [5,21]

Perciò, come a causa di un solo uomo il peccato entrò nel mondo e attraverso il peccato la morte, e così la morte dilagò su tutti gli uomini per il fatto che tutti peccarono... Fino alla legge, infatti, c’era il peccato nel mondo, ma un peccato non viene imputato non essendoci legge; ma la morte esercitò il suo dominio da Adamo fino a Mosè, anche su coloro che non peccarono, a causa di quella loro affinità con la trasgressione di Adamo, il quale è figura del futuro (Adamo). Ma il dono di grazia non è come la caduta: se, infatti, per la caduta di uno i molti morirono, molto più sovrabbondò la benevolenza di Dio e il dono nella benevolenza di un solo uomo, Gesù Cristo, verso i molti. E non è del dono come per il peccato di uno solo: infatti, il giudizio proveniente da uno solo sfocia in condanna, invece il dono di grazia partendo dai molti peccati sfocia in giustificazione. Se dunque per la trasgressione di uno solo la morte regnò a causa di quello solo, quanto più coloro che ricevono l’abbondanza della benevolenza e il dono della giustizia regneranno nella vita a causa del solo Gesù Cristo! Dunque, come a causa della colpa di uno solo si ebbe in tutti gli uomini una condanna, così anche attraverso l’atto di giustizia di uno solo si avrà in tutti gli uomini la giustificazione di vita. Come, infatti, a causa della disobbedienza di un solo uomo i molti furono costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo i molti saranno costituiti giusti. La legge subentrò affinché si moltiplicasse la trasgressione; ma dove si moltiplicò il peccato, sovrabbondò la grazia, affinché, come regnò il peccato nella morte, così anche la grazia regni mediante la giustificazione per la vita eterna in grazia di Cristo nostro Signore.

[6,3] [6,4]

[6,5]

[6,6]

[6,7] [6,8] [6,9] [6,10] [6,11] [6,12] [6,13]

[6,14]

La giustificazione esclude il disimpegno morale [6,15] [6,16]

CAPITOLO 6 La giustificazione esclude il peccato [6,1] [6,2] 230

Che diremo dunque? Dobbiamo rimanere aderenti al peccato, perché abbondi la grazia? Non sia mai detto! Noi che siamo morti al

peccato, come vivremo ormai in esso? O ignorate forse che quanti siamo stati battezzati per unirci a Cristo Gesù, siamo stati battezzati per unirci alla sua morte? Siamo stati dunque sepolti con lui per il battesimo per unirci alla sua morte, in modo che, come Cristo è risorto dai morti per la gloria del Padre, così anche noi abbiamo un comportamento di vita del tutto nuovo. Se, infatti, siamo diventati un medesimo essere insieme con lui per l’affinità con la sua morte, lo saremo pure per l’affinità con la sua risurrezione, ben sapendo questo: il nostro uomo vecchio fu crocifisso insieme con Cristo affinché fosse annullato il corpo del peccato, così da non essere più noi schiavi del peccato, poiché chi è morto è stato giustificato dal peccato. Se poi siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, ben sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più, la morte non eserciterà più alcun dominio su di lui. Egli, infatti, morì e morì al peccato una volta per sempre; ora invece egli vive, e vive per Dio. Così anche voi, reputate voi stessi come morti al peccato e viventi per Dio in Cristo Gesù. Non regni dunque il peccato nel vostro corpo mortale, portandovi a obbedire ai suoi impulsi sfrenati, e non presentate le vostre membra come armi di iniquità per il peccato, ma offrite voi stessi a Dio come viventi, dopo essere stati morti e le vostre membra come armi di giustizia per Dio; il peccato, infatti, non avrà dominio su di voi; infatti, non siete sotto l’influsso della legge ma della grazia.

[6,17]

E allora? Dovremmo peccare, per il fatto che non siamo sotto la legge ma sotto la grazia? Non sia mai detto! Non sapete che se vi fate schiavi, obbedendo, di qualcuno, siete schiavi di quello a cui obbedite, sia del peccato per la morte, sia dell’obbedienza per la giustificazione? Siano rese grazie a Dio perché, già schiavi del peccato, avete obbedito di cuore a quella forma di dottrina che vi fu tramandata;

«Le vostre membra siano al servizio della giustizia...» (Rm 6,19). Illustrazione, Bibl. Reale (ms. Gl. Kgl. 1605), Copenaghen.

CAPITOLO 7 L’uomo è liberato dalla schiavitù della legge

[6,18] [6,19]

[6,20] [6,21] [6,22] [6,23]

liberati dal peccato, siete stati resi schiavi della giustificazione. Parlo in termini umani a causa della debolezza della vostra carne. Come, infatti, offriste le vostre membra in servizio all’immoralità e all’iniquità per l’iniquità, così ora offrite le vostre membra in servizio della giustizia per la santificazione. Quando eravate schiavi del peccato, eravate liberi in rapporto alla giustificazione. Quale frutto raccoglieste allora in quelle cose di cui ora arrossite? Il termine a cui esse conducono è la morte. Ora invece, liberati dal peccato, resi invece schiavi a Dio, raccogliete i vostri frutti per la giustificazione e il termine è la vita eterna. La ricompensa del peccato è la morte, il dono di grazia di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore.

[7,4]

[7,5]

[7,6]

[7,1] O ignorate fratelli – parlo a gente che conosce la legge – che la legge ha potere sull’uomo per tutto il tempo che egli vive? [7,2] Infatti, la donna sposata, per legge, è legata all’uomo finché questi vive; ma se l’uomo viene a morire, essa rimane sciolta dalla legge che la lega all’uomo. [7,3] Perciò, se, essendo vivo l’uomo, si dà a un altro uomo, viene dichiarata adultera. Se invece viene a morire l’uomo, è libera dalla legge, in modo da non essere adultera se si dà a un altro uomo. Così, fratelli miei, anche voi siete stati fatti morire alla legge mediante il corpo di Cristo per essere dati a un altro, a Colui che è risorto da morte perché portiamo frutti degni di Dio. Quando, infatti, eravamo in balìa della carne, le passioni che inducono al peccato, attivate dalla legge, agivano nelle nostre membra facendoci portare frutti degni di morte. Adesso, invece, siamo stati sottratti all’effetto della legge, morti a quell’elemento di cui eravamo prigionieri, affinché serviamo a Dio nell’ordine nuovo dello Spirito e non in quello vecchio della lettera.

La legge non è di per sé causa di peccato [7,7]

Che diremo allora? La legge è peccato? Non sia mai detto! Ma io non conobbi peccato se non attraverso la legge: non avrei, infatti, conosciuto il desiderio passionale se la legge 231

[7,8]

[7,9] [7,10] [7,11] [7,12]

non dicesse: Non desiderare. E il peccato, trovato un punto di appoggio, mediante il comando ha suscitato in me tutti i desideri passionali; il peccato, infatti, senza la legge è morto. Ma io un tempo senza la legge vivevo; ma sopraggiunto il precetto, il peccato si destò a vita, ma io morii; e il precetto che doveva darmi la vita, divenne per me causa di morte. Il peccato, infatti, trovato un punto di appoggio, per mezzo del comandamento mi sedusse e per suo mezzo mi uccise. Quindi la legge è santa, il comandamento è santo, giusto e buono.

CAPITOLO 8 Carne e Spirito con le rispettive leggi [8,1] [8,2] [8,3]

[8,4]

La legge non è di per sé causa di morte [7,13]

[7,14] [7,15] [7,16] [7,17] [7,18] [7,19] [7,20] [7,21] [7,22] [7,23]

[7,24] [7,25]

232

Ciò che è buono divenne morte per me? Non sia mai detto: ma il peccato, per manifestarsi peccato, per mezzo di ciò che è buono opera in me la morte, per diventare peccaminoso oltre misura per mezzo del comandamento. Sappiamo, infatti, che la legge è spirituale, io invece sono di carne, venduto schiavo del peccato. Non capisco, infatti, quello che faccio: non eseguo ciò che voglio, ma faccio quello che aborrisco. E se faccio ciò che non voglio, riconosco la bontà della legge. Ora non sono già io a farlo, ma il peccato che abita in me. So, infatti, che non abita in me, cioè nella mia carne, il bene: poiché il volere il bene è a mia portata, ma il compierlo, no. Infatti, non faccio il bene che voglio, bensì il male che non voglio, questo compio. Ora, se faccio ciò che non voglio, non sono già io a farlo, ma il peccato che abita in me. Trovo, infatti, questa legge: quando voglio compiere il bene, è il male che incombe su di me. Mi compiaccio della legge di Dio secondo l’uomo interiore, ma vedo una legge diversa nelle mie membra che osteggia la legge della mia mente e mi rende schiavo alla legge del peccato che sta nelle mie membra. Uomo infelice che sono! Chi mi libererà dal corpo che porta questa morte? Grazie a Dio per mezzo di Cristo nostro Signore! Dunque allora io stesso, da una parte con la mente servo alla legge di Dio, dall’altra con la carne servo alla legge del peccato.

[8,5]

[8,6] [8,7] [8,8] [8,9]

[8,10] [8,11]

[8,12] [8,13] [8,14] [8,15]

[8,16]

Ma ora non c’è nessun elemento di condanna per coloro che sono in Cristo Gesù. Infatti, la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. Ciò che, infatti, era impossibile per la legge, ciò in cui essa era debole a causa della carne, è stato reso possibile: Dio, avendo inviato il proprio Figlio in uno stato di affinità con la carne del peccato e per il peccato, condannò il peccato nella carne, affinché ciò che è giusto nella legge trovasse il suo compimento in noi, che non camminiamo secondo la carne, ma secondo lo Spirito. Coloro, infatti, che sono secondo la carne, pensano e aspirano alle cose della carne, quelli invece che sono secondo lo Spirito, pensano e aspirano alle cose dello Spirito. Le aspirazioni della carne conducono alla morte, mentre le aspirazioni dello Spirito sono vita e pace. Poiché i desideri della carne sono in ostilità verso Dio: non si sottomettono alla legge di Dio, né lo possono fare. Pertanto coloro che sono nella carne non possono piacere a Dio. Ma voi non siete in relazione con la carne ma con lo Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. Se poi Cristo è in voi, il corpo è morto a causa del peccato, ma lo Spirito è vita in vista della giustificazione. Ora se lo Spirito di Colui che risuscitò Gesù da morte abita in voi, Colui che risuscitò da morte Cristo Gesù darà la vita anche ai vostri corpi mortali, in forza dello Spirito che abita in voi. Perciò, fratelli, non siamo debitori verso la carne, così da vivere secondo la carne: poiché se vivrete secondo la carne, morirete; se invece con lo Spirito fate morire le azioni del corpo, vivrete. Infatti, tutti coloro che si lasciano guidare dallo Spirito di Dio sono figli di Dio. Non avete ricevuto, infatti, uno spirito di schiavitù, così da essere di nuovo in stato di timore, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione a figli, in unione con il quale gridiamo: Abbà, Padre! Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio.

[8,24] [8,25] [8,26] Paolo. Manoscritto (sec. XIV). Biblia Sacra. Bologna, Collegio di Spagna.

[8,27] [8,28]

[8,17] Se figli, anche eredi, eredi di Dio, coeredi di Cristo, purché soffriamo insieme a lui, per poter essere con lui glorificati.

Stato presente e gloria futura

[8,23]

[8,18] Penso, infatti, che le sofferenze del tempo presente non hanno un valore proporzionato alla gloria che si manifesterà in noi. [8,19] L’attesa spasmodica delle cose create sta, infatti, in aspettativa della manifestazione dei figli di Dio. [8,20] Le cose create, infatti, furono sottoposte alla caducità non per loro volontà, ma a causa di colui che ve le sottopose, nella speranza [8,21] che la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per ottenere la libertà della gloria dei figli di Dio. [8,22] Sappiamo, infatti, che tutta la creazione geme e soffre unitamente le doglie del parto fino al momento presente. Non solo essa, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, a nostra volta gemiamo in noi stessi, in attesa dell’adozione a figli, del riscatto del nostro corpo.

[8,29]

[8,30]

Siamo stati, infatti, salvati nella speranza; ma una speranza che si vede non è più speranza: chi, infatti, spera ciò che vede? Ma se noi speriamo ciò che non vediamo, stiamo in attesa mediante la costanza. Nello stesso modo anche lo Spirito, coadiuvandoci, viene in aiuto alla nostra debolezza; infatti, noi non sappiamo che cosa dobbiamo chiedere convenientemente, ma è lo Spirito stesso che prega per noi con gemiti inespressi. Ma Colui che scruta i cuori, sa quali sono i pensieri e le aspirazioni dello Spirito, poiché intercede per i santi secondo Dio. Sappiamo poi che per coloro che amano Dio tutto confluisce in bene, per coloro che sono stati chiamati secondo il piano di Dio. Poiché coloro che da sempre egli ha fatto oggetto delle sue premure, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli. Coloro che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli poi che ha giustificato, li ha anche glorificati.

“Chi ci separerà dall’amore di Cristo?” [8,31] [8,32] [8,33] [8,34] [8,35] [8,36] [8,37] [8,38] [8,39]

Che diremo riguardo a queste cose? Se Dio è per noi, chi potrebbe essere contro di noi? Lui, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato in sacrificio per noi tutti, come non ci darà in dono insieme a lui tutte le cose? Chi si farà accusatore contro gli eletti di Dio? Dio che li dichiara giusti? Chi li condannerà? Gesù Cristo che è morto, anzi che è risuscitato, lui che siede alla destra di Dio, lui che intercede in nostro favore? Chi ci separerà dall’amore di Cristo? La tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, i pericoli, la spada? Secondo quanto sta scritto: per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo stati reputati come pecore da macello. Ma in tutte queste cose noi risultiamo più che vittoriosi, grazie a colui che ci ha amati. Sono, infatti, persuaso che né morte né vita, né angeli né potestà, né presente né futuro, né altezze né profondità, né qualunque altra cosa creata potrà separarci dall’amore che Dio ha per noi in Cristo Gesù nostro Signore. Prima parte della Lettera ai Romani (1-8) (Novissima versione della Bibbia dai testi originali. Edizioni San Paolo) 233

Related Documents

1109
October 2019 10
98-1109
May 2020 9
Jan 1109
May 2020 3
Magnacharter-1109
June 2020 3
08_no-1109
April 2020 2
Thu6(1109)
June 2020 5

More Documents from ""

Anno Sacerdotale
May 2020 18
09-09 Filemone
June 2020 18
Tito
June 2020 19
14-09 Colossesi
June 2020 21