SECONDA
Paolo il lavoratore
LETTERA AI
TESSALONICESI elle due Lettere ai Tessalonicesi Paolo parla del ritorno finale del Signore, chiamato con il termine greco parousía (“venuta”, “presenza definitiva”). Nella Prima lettera il messaggio dell’Apostolo è intriso di fiduciosa speranza: tutti saremo con il Signore. La Seconda lettera si apre su un orizzonte alquanto diverso.
N
aolo innanzitutto mette in guardia dal fare calcoli cronologici circa la “venuta” del Signore: «Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo... vi preghiamo, fratelli, di un lasciarvi troppo confondere e allarmare... quasi che il giorno del Signore sia già presente» (2Ts 2,1-3).
P
voca poi eventi negativi che metteranno alla prova la fede della comunità, alludendo a una misteriosa figura, identificata nell’«uomo iniquo», il «figlio della perdizione» (2Ts 2,3), che la tradizione chiamerà l’“Anticristo”.
E Interventi di Gianfranco Ravasi Antonio Pitta Angelo Colacrai Michelangelo Tábet Vladan Tatalovic Paolo Ricca Salvatore Piga Paolo Pegoraro Primo Gironi
a l’Apostolo non esita a rivolgere un forte richiamo a quanti, nell’attesa della seconda venuta del Signore, trascurano il lavoro quotidiano e si esimono dalle responsabilità familiari, ecclesiali e sociali, facendosi mantenere dalla comunità: «Chi non vuole lavorare, neppure mangi» (2Ts 3,10). Ai cristiani del suo tempo e a quelli di oggi Paolo propone all’imitazione il suo stile di vita di “fabbricatore di tende” e di tenace lavoratore: «Non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi... ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno» (2Ts 3,7-8).
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