Rivoltella 2003 Parte 5

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COSTRUTTIVISMO E PRAGMATlCA DELLA COMUNICAZIONE ON L/NE

piccolo {e rotondo) nietzscheano e l'incubo dell'uomo a una dimensione marcusiano» {Frabboni, 2002, p. 8) e che trova proprio in Internet uno dei suoi volani di inerzia; salvaguardato, secondo gli altri, dal rischio di perdere fiducia in se stesso e nella collettività come risorsa. A questo punto disponiamo di tutti gli elementi per ricostruire il percorso che conduce la pedagogia a costruire la propria immagine mitologica della Rete: .si

parte dal concetto-base in cui ogni discorso pedagogico si riconosce: il valore del soggetto-persona; .ci si chiede quali siano le condizioni della sua educabilità; .si risponde muovendo da una convinzione che dipende dall ' assunzione di un certo paradigma teorico: l'integrazione

delle diverse opportunità

formative

{pedagogia critica), l'insegnamento dei valori morali {pedagogia umanistica), l'iniziativa del soggetto e la socialità {pedagogia virtuale); .si pone Internet al vaglio di queste condizioni di educabilità; .ne risultano alcune idee: che Internet consegni l'educazione alla disgregazione dell'offerta formativa, che costituisca la negazione dei valori, che offra all'educazione uno spazio adeguato per promuovere l'iniziativa dei soggetti e la socialità; .a questo punto si cerca un 'immagine efficace per veicolare queste idee: Internet come «lampada magica», come «ragnatela», come «ponte». Se ne ricava che il discorso pedagogico, più che come sguardo interpretativo, si offre come discorso di accompagnamento alla diffusione sociale di Internet; non è Internet a dettare alla riflessione pedagogi~a nuovi parametri di comprensione, ma è la riflessione pedagogica a riportare Internet all'interno di consolidati schemi di lettura educativa dei fenomeni: più che dire ciò che Internet è, la pedagogia dice ciò che vuole {vorrebbe) che Internet fosse. I «valori enfatizzati» non seguono, ma precedono i cambiamenti. Aveva ragione Rheingold quando affermava: «L'infotelematica è e sarà solo ciò che vorremo e vorremmo che fosse» {Rheingold, 1992, p. 526).

Miti

tecnologicJ

La geografia dell'immaginario tecnologico della Rete è stata ben perimetrata di recente da Philippe Breton (2001) che farà da guida alla nostra analisi in questa parte del paragrafo. Secondo il sociologo francese le rappresentazioni di Internet fornite dalla tecnologia e da chi su di essa riflette non sono di due tipi tradizionalmente raccolte all'interno delle due categorie degli apocalittici e degli integrati, di chi esalta e di chi deprime -ma di tre. La vera antitesi non è tra i

MITOLOGIE DELLA RETE

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proseliti della Rete e coloro che, a volte solo per partito preso, si oppongono ad essi, ma tra coloro che attorno alla Rete costruiscono una vera e propria religiosità (tecnofila o tecnofoba che sia) e quelli che, invece, cercano di collocarsi su una posizione «laicista» promuovendo della Rete un uso umanamente ragionevole.

L 'immaginario

net e salutandolo (1996)

e Derrick

de Kerckhove

~~".

umanesimo

e comporti

soprattutto

di Breton

~ ~ ~ ~~~~ , .. ~--~ ~~~~-~ con toni quasi «religiosi». Si tratta di studiosi come Pierre Levy

di Internet: trovano

TABELLA 3 della Rete nella prospettiva

tecnologico

(1995a),

---" ~""~ "" "

~~

la modificazione

nel carattere

un modo

completamente

attraverso

le quali costruirla.

collettivo

nuovo

che Breton

definisce

~

~.~ "J~".~"---

..~.~

degli assetti cognitivi (o connettivo)

di approcciare

Nella loro posizione

i «fondamentalisti» ~vv

dei soggetti,

di Internet

la conoscenza

essi

10 specifico di e le modalità

è usuale riconoscere

il «pensiero

di Internet>'. Entusiasta, ma non filosofica menti teorici della Rete -

a ricostruire i fonda-

studiosi, come Nicholas Negroponte \ ~..~.., come BilI Gates (1995), la loro visione concorda nel ~~v~...~.~ la nostra come una società dell'informazione in cui la forma numerica propria dei linguaggi digitali si propone come vera e propria nuova modalità di esistenza e le tecnologie di comunicazione sono 11tramite verso un mondo in cui l'informazione possa assorbire l'intera gamma delle nostre attività. In questa prospettiva -i cui accenti futurologici richiamano i temi propri della cyber-literature (Gibson, 1984; McCaffery, 1991) -Internet è il cyberspazio, cioè secondo una delle trenta definizioni raccolte da Benedikt (2000, p. 29): «Un nuovo universo, un universo parallelo creato e sostenuto dai computer e dalle linee di comunicazione di tutto il mondo. Un mondo in cui prende forma il traffico globale della conoscenza, dei segreti, degli

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COSTRUTTIVISMO E PRAGMATlCA DELLA COMUNICAZIONE ON L/NE

indicatori, dei divertimenti e di altre umane occupazioni: sguardi, suoni, presenze mai viste prima sulla superficie della terra che si sviluppano in una luce elettronica». Una nuova realtà, una nuova ontologia in cui, come suggerisce Negroponte, il bit prende il posto dell'atomo. Il terzo modo di essere tecnofili è quello dei promoters, della politica e dell'economia. La politica «spinge» la crescita di Internet associando ad essa: una possibilità di evoluzione per i popoli capace di ridurre il divario tra Paesi ricchi e Paesi poveri e quindi di operare per la distensione nelle relazioni internazionali (si pensi al tema delle autostrade dell'informazione caro ad Al Gore e poi ripreso, in Francia, da Jospin); una piattaforma comune grazie alla quale mettere in comunicazione le diverse parti di un sistema di Stati per creare omogeneità e raccordo tra di essi (come avviene per il Programma Europeo sulla Società dell'Informazione); un'opportunità di innovazione e cambiamento da spendere come promessa elettorale per catalizzare consensi (la «terza i» -Impresa, Inglese, Informatica -della «nuova scuola» del centro-destra). Analogo lo sforzo dell'economia che, spingendo Internet (fino a gonfiarne troppo le possibilità con quanto ne è seguito a livello di movimenti di Borsa), ha creato e accreditato socialmente una nuova età dell'economia (la New Economy) caratterizzata da tutto ciò che chiunque si vorrebbe aspettare dal mercato: nuovi spazi professionali, facilità di impresa, guadagni molto cospicui in brevissimo tempo. Proprio gli interessi dell'economia e della politica, il sospetto che la Rete divenga (sia diventata) lo spazio per una nuova fase del capitalismo e delle connesse politiche neoliberiste (con gli inneschi sociali del caso: competizione, saturazione dei mercati, aumento delle soglie di povertà) sono uno dei temi attorno ai quali si organizzano le posizioni dei tecnofobi, anch ' esse articolabili lungo tre linee di riflessione. Simmetrica alla posizione tecnofila dei profeti, vi è anzitutto quella degli ideologi della tecnofobia. Nel solco della riflessione preoccupata di Jacques Ellul (1954) sulla tecnica, questi teorici riflettono piuttosto sugli scompensi che non sui vantaggi che lo sviluppo della Rete pare in grado di produrre sul sistema sociale, assumendo nei suoi confronti atteggiamenti di preoccupazione se non di condanna. Esemplare a questo proposito si può ritenere la posizione di Virilio (1998). Per il filosofo francese la Rete ha inaugurato una nuova età della storia in cui la possibilità di teleagire a distanza elimina lo spazio di qualsiasi forma di responsabilità, la libertà individuale è messa a repentaglio dal rischio della telesorveglianza, la tele prossimità sociale svuota i rapporti della loro profondità: «Si tratta proprio dell'endocolonizzazione di un mondo senza intimità, divenuto estraneo e osceno, interamente consegnato alle tecniche di informazione e alla sovraesDosizione dei dettaali» Nirilio. 1998. D. 54). Internet. in GUanto tecno-

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MITOLOGIE DELLA RETE

sistema di comunicazione, rischia di provocare una reazione a catena di danni più che di vantaggi: la bomba informatica è la vera bomba atomica del nuovo millennio. Diversamente dalla posizione di Virilio e di coloro che elaborano un'antiutopia tecnologica della Rete, la posizione degli illettronici non contribuisce ad alimentare il dibattito attorno a Internet ma vi oppone soltanto l'indifferenza un po' snob della cultura tradizionale o I'opacità ostile della non conoscenza. IIlettronico è colui che sta nei confronti della tecnologia un po' nella stessa posizione dell'analfabeta nei confronti della letteratura ed elabora la frustrazione legata a questa condizione nel senso di una awersione radicale e intransigente (un dispositivo ben spiegato nelle analisi che Nietzsche e Scheler dedicano al risentimento) oppure della minimizzazione degli effetti e delle differenze rispetto a quanto già noto. Emblematica di questo secondo punto di vista e paradigmatica del modo di por$i nei confronti dell'ICT di un certo tipo di intellettuale, è la posizione di un poeta come Edoardo Sanguineti che, interpellato circa l'uso della scrittura elettronica, dice: «A casa mia c'è un computer, ho un'idea di come funzioni, ma questo non mi ha sollecitato, nel complesso, a impadronirmi dello strumento. [. ..] La scrittura è una grossa rivoluzione. Raggiunta quella. ..Dopo, le variazioni mi sembrano infinitamente meno significative. Posso immaginare che la macchina da scrivere agisca in un certo modo e il computer in un altro, ma credo che siamo di fronte a sfumature di ordine soggettivo, quasi psicologico» (Sanguineti e Scarpa, 2002). Vi è, infine, chi nei confronti della Rete, pur da una prospettiva sicuramente tecnologica, .a esercitare (con compiacimento) il privilegio del dissenso collocandosi. controcorrente. Si tratta di quelli che si potrebbero -allinearsi

vista delle volutamente ~--

e sofisticatamente

radioastronomo, proprio

ruolo

caratteristiche

eccentriche. ,~

per anni direttore di «nonno

a Negroponte

e Levy tra i profeti

È il caso di ,Amo

dei Beli Labs di AT&T,

tecnologico»

, risponde

della

Penzias, fisico e

che, rivendicando

il

a chi gli chiede quali siano le

della nuova civiltà dell'informazione:

Ma quale rivoluzione, quale nuova civiltà! Non abbiamo inventato un bel niente. Che cosa fanno i ragazzi-prodigio di Yahoo? Compilano liste di nomi e indirizzi, copiano e riordinano dei testi. Ne più ne meno di quello che facevano i monaci benedettini nel Medioevo. [. ..] Tutto quello che facciamo è riscaldare una minestra preparata dagli antichi greci: sillogismi, un po' di logica, una spruzzata di algebra. I computer si limitano a elaborare i testi più \!"){)r"m"nt,, M" ; t""t; r""t"n{) m",)I; n; nrim" IP"n7;"" 1 qqq nn R!;-Rn\

58

COSTRUTTIVISMO E PRAGMATlCA DELLA COMUNICAZIONE ON L/NE

TABELLA Tecnofili

-

I Profeti --

Nuovo umanesimo

Tecnofili

Promoters Ii Ideologi I

;"

, Levy , de Kerkhove

.. ecnlci

T

I -

Tecnofobi

4

e tecnofobi

-

llIettronici

I Trasgressivi

Cyberspazio

! Negroponte,

Chance di sviluppo

I ~,~~~'

Gates

Jospin

Bomba informatica Fatto culturalmente marginale Aggiornamento tecnologico della tradizione

I ~~~i~. -' Sanguineti.

~--_:. Scarpa

!

Penzias

Tralasciando per il momento di considerare la posizione dei «laicisti», si può cercare di passare dalla fenomenologia delle immagini di Internet che tecnofili e tecnofobi disegnano, al contenuto di cui vengono rese portatrici. La dinamica è la stessa già osservata sopra nell'ambito della riflessione pedagogica: Internet funziona da forma wota che occorre riempire con il contenuto che meglio consente di costruirne un certo tipo di (sovra)significazione. Questo contenuto, apparentemente, è costruito dialetticamente dalle due posizioni, poiche Internet (e più in generale la tecnologia informatica e telematica) viene valorizzata positivamente dagli uni e negativamente dagli altri. Di fatto, invece, le due posizioni

~ Wiener. ..~..~ , ; A sostituire la logica della contrappoSizione conflittuale con quella della collaborazione pacifica, nelle politiche sociali implica l'amalgama delle differenze (di ceto, censo, cultura, razza, religione), nelle politiche economiche la circolazione di merci, beni e servizi in ogni parte del mondo. Nel momento in cui questa idea salvifica si traduce in programma operativo, assume i tratti del CUlto, perche «mobilita le stesse risorse affettive che vengono messe al servizio delle religioni costituite» , anche se rispetto a quelle assume piUttoSto i contorni di «una nebulosa di cui I' omogeneità non è la principale caratteristica» (Breton, 2001, pp. 7-8). I precetti di questo CUlto sono sostanzialmente due: il primo è comune sia alla corrente tecnofila che a quella tecnofoba; sul secondo -per continuare a giocare sulla metafora religiosa -si verifica lo scisma.

MITOLOGIE

Il

formulato

così: «L 'importante

DELLA

RETE

59

è comunicare».

-scambiare. La pacifica convivenza tra le persone e i popoli dipende dal fatto che si parlino, che vi sia comunicazione tra di essi: solo così è possibile fare chiarezza sulle ambiguità che possono generare i conflitti, accedere a una trasparenza che è garanzia di rispetto, approfondire la conoscenza reciproca. Chi promuove Internet echi vi oppone rifiuto su questo punto sono in profondo accordo: occorre moltiplicare le occasioni e le forme dell'incontro tra gli individui. Ma è chiaro che mentre per gli uni l'adempimento del precetto passa attraverso la connessione alla Rete, per gli altri, invece, dipende proprio dalla capacità di farne ameno. Con questo siamo al S~() nr~r~tt()!er la corrente tecnofila esso recita: «Per entrare in comuni(cazi)one occorre separarsi». L'implicito è, da una parte, corpo, carne, passione) può disinnescare la logica della violenza, dall'altra ' che la possibilità di raggiungere anche coloro che non condividono il nostro stesso spazio-tempo può sollecitare la condivisione e generare il senso di fratellanza: si tratta di una prospettiva «dualistica» che rinvia a una tradizione di pensiero platonica che attraversa l'Occidente dalla gnosi a Theillard de Chardin (la sua idea di noosfera anticipa l'intelligenza coll(nn)ettiva di cui parlano Levy e de Kerkhove) e trova nel buddhismo e nella New Age significative risonanze. Breton (2001, p. 8) spiega bene la prospettiva in gioco: La promessa di questa nuova visione è un mondo migliore, una nuova Gerusalemmetutta quanta coscienza,spirito, virtualità. Allo stessomodo si può parlare di un uomo migliore, la cui coscienzaè più ampia perche fusain una coscienzacollettiva cui le macchine intelligenti lo collegano. Di un desiderio di non violenza che allo stessotempo è molto orientale e risuona al cuore della cultura nordamericana; Internet diviene così portatore dell'utopia di una società pacificata. Di segno opposto, chiaramente, è la formulazione del "precetto» che riguarda i tecnofobi: «Non vi è comunicazione vera se non attraverso la presenza», In questo caso il contatto e la prossimità vengono concepiti come la sola condizione capace di rendere possibile la relazione vera tra gli individui {secondo le indicazioni del realismo come del personalismo, ma anche di certa Fenomenologia); non solo, anche nel caso in cui all'interno di questa prossimità si generassero situazioni conflittuali, proprio la presenza dell'altro, del suo corpo, la visione diretta delle sue ferite, costituirebbero dei deterrenti efficaci per il degenerare della violenza, orientando piuttosto il conflitto nel senso del duello le cui implicazioni, come insegna il mondo animale, sono spesso solo rituali {Lorenz),

60

COSTRUTTIVISMO E PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE ON L/NE

Ancora una volta cerchiamo di utilizzare gli elementi raccolti nel corso dell ' analisi per ricostruire il percorso che conduce la tecnologia a costruire la propria immagine mitologica della Rete: .si parte dall'idea salvifica di relazione; .ci si chiede quali siano le condizioni della sua realizzabilità; .si individuano due ipotesi che dipendono dai modelli in base ai quali la relazione stessa viene concepita: se si muove da una prospettiva «spiritualistica», allora si può ottenere comunicazione solo a prezzo di produrre la separazione fisica tra i soggetti mettendoli in condizione di entrare in relazione a prescindere dal corpo; se, invece, si recupera un punto di vista più integrale nei confronti dell'uomo, chiaramente non si può che concludere che la comunicazione senza il corpo è una comunicazione depotenziata e va quindi superata nella direzione della presenza; .si pensa Internet in relazione con queste condizioni di realizzabilità della comunicazione; .da questo risultano due idee: che Internet costituisca la realizzazione perfetta della comunicazione e che, dall'altra parte, ne costituisca la perfetta negazione; .diviene, infine, possibile, trovare un'immagine efficace per «riempire» Internet con queste idee: ne sortiscono le due immagini polarizzate dell'«autostrada informatica» come veicolo di sviluppo e benessere e della «bomba informatica» come rischio di una catastrofe potenziale. Nell'ipotesi di Breton, a questa «mistica della Rete» di segno positivo o negativo, andrebbe contrapposta la sua laicizzazione, cioè una posizione capace di tenere separati l'uso ragionevole di. diversi livelli dai discorsi rJi

confronti

della Rete sarebbero

e Arsac,

teorici

come

espressione

~

Sfez o 10 stesso Breton .senso

~ ~..

di una

zio alla relazione con l'allievo. Come sempre capita, la «terza via» si ,J'~,-~"~ migliore, capace di mediare gli eccessi delle altre due: possa ritenersi immune \ una mitologia della Rete

la v~.J.. v ~v essa un discorso

di

M,TOLOGIEDELLARETE

Miti

61

dell'informazione

Nella primavera de12001, un gruppo di ricerca16 ha cercato di capire in che modo la stampa belga e francese evochi i pericoli di Internet. A questo scopo ha sottoposto ad analisi cinque quotidiani e un settimanale di informazione nel periodo compreso tra gennaio e marzo del 2001. Si trattava di: «La Dernière Heure», «Le Sports» e «Le Soip) in Belgio, «Le Monde», «Le Parisien» e «Liberation» in Francia. I risultati della ricerca hanno evidenziato come i pericoli più frequentemente trattati negli articoli siano quelli che riguardano la sfera economica (raggiri telematici, furto di dati dalla carta di credito, spionaggio industriale), tecnica (su tutti il problema degli hackers, con quel che ne consegue in termini di circolazione dei virus, sicurezza dei sistemi, elaborazione di protezioni adeguate), personale (implicazioni cognitive e psicologiche, rischi per l'incolumità, incontri sgraditi, pedofilia). Indipendentemente dal dato relativo alla diversa esposizione di questi pericoli (probabilmente esso è variato e comunque differente per l'ltalia rispetto alla Francia), la ricerca ha due meriti interessanti utili per il nostro lavoro: innanzi tutto indica come la stampa quotidiana e periodica propenda per una rappresentazione preoccupata, «in negativo», della Rete e del suo impatto sul sociale; in secondo luogo, ne definisce l'agenda isolando tre aree tematiche che possono funzionare da criterio guida per la nostra analisi insieme a un' altra dimensione che la ricerca francese non individua, quella che potremmo definire futurologica e che consiste nel legare giornalisticamente Internet e la tecnologia informatica con un futuro prossimo capace di annunciarsi secondo i canoni del sensazionale e del superumano; più che una quarta area tematica, quella futurologica è un'istanza che taglia trasversalmente le altre tre costituendone, in sostanza, la polarità positiva. Si ricompone, così, anche nel caso dell'informazione, quella oscillazione tra utopia e distopia che abbiamo riscontrato alI ' opera nei discorsi della tecnologia, ma a partire da presupposti completamente differenti, come vedremo. Cerchiamo sinteticamente di fornire qualche esempio di quanto stiamo dicendo, a partire dalla prima delle tre aree tematiche individuate da «EducauneD), quella economica. Alla fine del 1999 il «Sole 24 ore» dedica una serie di inserti settimanali ai grandi temi in agenda per il 2000. Nell'inserto dedicato alle «due

16Si tratta del progetto

Educaunet.

Education

critique

aux risques lies à l'usage d'Internet,

un'iniziativa legata al Safer Internet Action Plan della Comunità Europea, portata avanti in partnership dal CLEMI di Parigi, da Media Animation (un centro belga che lavora all'educazione ai media e al multimedia) e dal GReMS (Group de Recherche en Mediation de Savoir) dell'Università di Lovanio. Il progetto è dotato di un sito Internet (URL: httQ:/ /www.educaunet.org! nel auale è Dossibile leGGerne la newsletter «Educauneb,.

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