Rivoltella 2003 Parte 4

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COSTRUTTIVISMO E PRAGMATlCA DELLA COMUNICAZIONE ON L/NE

[...] Il mondo entra nel linguaggio come un rapporto dialettico di attività, di atti umani: esce dal mito come un quadro armonioso di essenze. Si è operato un gioco di prestigio che ha rovesciato il reale, lo ha svuotato di storia e 10 ha riempito di natura, che ha sottratto alle cose il loro senso umano in modo da far loro significare un'insignificanza umana. La funzione del mito è svuotare il reale: alla lettera, esso è un deflusso incessante, un' emorragia o se si preferisce un'evaporazione, insomma un'assenza sensibile.

Dunque: l'immagine mitologica è una costruzione; questa costruzione consiste nel trasformare la storia in natura; l' effetto di questa trasformazione è l'impossibilità di distinguere più il mondo dai significati che l'uomo gli può attribuire. Tutto questo facilmente si può riportare al caso di Internet. L'ipotesi che abbiamo profilato già in apertura di questo capitolo e che abbiamo poi sviluppato e fondato è che la rappresentazione sociale della Rete oggi diffusa funzioni

~ ~~..~ ...V.L ~.v ~..~ di coloro che sono utilizzatori non abituali o non lo sono per nulla. Nella alimentazione di questo divario un peso consistente dimostrano di possederlo le produzioni discorsive dei soggetti, in particolare di coloro che sono parte della macchina dell'informazione, della letteratura, dei media: la nostra immagine della New Economy, dei rischi della Rete, delle sue possibilità di trasformazione salvifica del mondo dipendono, cioè, più che da quanto direttamente ne possiamo aver fatto esperienza, da quel che ne abbiamo letto o sentito dire. n problema è che il proliferare di questi discorsi produce un cortocircuito con la realtà: diviene sempre più difficile distinguere dove finiscano le costruzioni discorsive dell'immagine della Rete (la Storia) e dove invece inizi la sua realtà materiale (la Natura), con il risultato di convincersi che questa realtà sia proprio quella descritta dalle costruzioni discorsive. Diviene, allora, interessante, in questa seconda parte del capitolo, tornare su questo dispositivo per analizzarlo più in dettaglio prima di giungere a delle sintetiche conclusioni.

Miti della rete La tabella 1, nella quale abbiamo provato a sintetizzare le diverse prospettive di lettura secondo cui -nell'ipotesi di Barthes -la significazione mitologica può essere percepita, consente di ricuperare le conclusioni cui eravamo Dervenuti

M,TOLOGIEDELLARETE

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accostando il mito da un punto di vista più fondativo e di predisporre una griglia utile all'analisi dei principali miti diffusi attorno a Internet, ai suoi effetti sugli individui, ai cambiamenti che sarebbe in grado di comportare sulla realtà ai diversi livelli. In estrema sintesi si possono individuare tre piani di analisi operanti in questa griglia. Vi è, innanzi tutto, il piano dell'espressione. È questo il livello su cui si organizza il contenuto del mito, di solito consegnato a immagini, slogan, ossessioni ricorrenti, e orientato più alla suggestione che non all'argomentazione. Qui è soprattutto la prospettiva del lettore a essere messa in gioco, il suo sguardo ingenuo. Alcune domande possono fare da guida: quale rappresentazione viene fornita della rete Internet? Quali sono le immagini, i topoi, le spie di senso cui questa rappresentazione viene affidata? Che tipo di immagine sociale della Rete producono negli individui? A partire dal rilievo, quasi fenomenologico, dell'organizzazione di questo primo livello, è possibile risalire al secondo, che si può definire piano del contenuto. Tenendo in considerazione immagini e rappresentazioni della Rete, è possibile verificare qui il tipo di valori che proprio attraverso di esse vengono istituiti, il tipo di realtà che viene costruita. La prospettiva, evidentemente, è quella del produttore di miti, segnata dallo sguardo interessato di chi si propone di piegare la rappresentazione affinche attraverso di essa si riesca a organizzare un certo tipo di discorso. Ancora una volta alcune domande possono fare da guida in questa fase: a quali significati sociali e valoriali rimanda la comprensione della rete Internet? Quali vissuti -positivi, negativi, di rischio, di aspettativa -evoca? Che costruzione complessiva del fenomeno Internet comporta e manifesta? La verifica del rapporto e degli inneschi tra piano dell'espressione e piano del contenuto consente di spostarsi infine sul piano dell'intenzione. Lavorando sui portati che certe immagini della Rete materializzano o evocano, si rende presente a questo livello il percorso che ha condotto alla loro costruzione. Evidentemente, qui è all'opera lo sguardo attento e smaliziato del critico che prova a smascherare i sottintesi e i dispositivi attraverso i quali una certa precomprensione della Rete, tradotta in immagine, è stata resa naturale. Le domandeguida potrebbero essere: perche è stato istituito un rapporto tra certe immagini di Internet e determinati contenuti? Quali temi caratteristici delle diverse discipline questo rapporto consente di recuperare? Quali ragioni funzionano alla base di questi temi e, di conseguenza, della loro applicazione al caso della rete Internet? Questo dispositivo di analisi a tre fasi verrà fatto funzionare, in questo paragrafo, in relazione alle tre principali forme di «discorso di accompagnamento» cui oggi la penetrazione sociale e I'appropriazione a livello di pratiche culturali di Internet risultano affidate: le riflessioni delle scienze umane e sociali. in particolare

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COSTRUTTIVISMO E PRAGMATlCA DELLA COMUNICAZIONE ON L/NE

della pedagogia; le previsioni di coloro che si occupano di tecnologie, sia dal punto di vista tecnico del loro sviluppo funzionale, sia dal punto di vista culturale del loro rapporto con gli individui e la società; le analisi degli organi di informazione, a livello di cronaca e di costruzione di un dibattito attraverso il confronto delle opinioni. Per ciascuna di queste tre tipologie di discorsi, evidentemente, non sarà possibile restituire l'integralità complessa di tutte le voci. L'attenzione sarà, così, rivolta a individuare all'interno di essi alcune posizioni-tipo capaci di orientare linee di tendenza. Il criterio fondamentale attraverso il quale rintracciare queste posizioni sarà di organizzarle attorno a due prospettive di analisi: la definizione ontologica della Rete (cosa è?) e la determinazione dei suoi inneschi funzionali (cosa fa?). Nella risposta a queste domande sarà inevitabile imbattersi in posizioni organizzabili in base alla coppia utopia-distopia: i discorsi su Internet sono o salvifici (parzialmente, moderatamente, assolutamente) o apocalittici (cautamente, categoricamente, problematicamente). Anche la collocazione intermedia di chi -come sempre -cerca di posizionarsi in maniera equilibrata tra questi due estremi finisce per colorarsi dell'uno o dell'altro.

Miti

pedagogici

Il risultato della considerazione (anche rapida) di quanto la pedagogia ha scritto negli ultimi tempi a proposito di Internet, è la registrazione di una ricca gamma di rappresentazioni operanti a entrambi i livelli cui poco fa abbiamo fatto cenno. Sul piano ontologico, cioè in ordine alla determinazione della sua natura, della sua essenza, Internet viene definita (e la selezione è parziale, puramente esemplificativa): «una foresta di simboli» (Acone, 1995), «una ragnatela sempre più pervasiva» (Ferracuti, 2002), un «gigante surriscaldato» (per analogia con l'immagine mcluhaniana della televisione come «gigante timido» -sempre Ferracuti, 2002), una «lampada magica» (Frabboni, 2002), un «ponte» che pare poter traghettare I' educazione dal modello della paternità a quello della «fratellanza universale», dall'ingombranza dell'istruzione all'apertura di s'1azi significativi anche t)er l'educazione informale IBruschi e Mariani, 2002). : della _"'~'L~, ...,'~ ~.~...~ ~.~..,~"'~~ -" ...'~~...~, ~~--"',~,..; fantasmi di onnipotenza e/o di impotenza; ci troveremmo di fronte a qualcosa in grado di generare un uomo elettronico che si nutre di immagini virtuali, che vive una progressiva rarefazione dei rapporti umani; Internet genererebbe solitudine sociale, produrrebbe un depotenziamento della capacità del linguaggio, metterebbe a repentaolio la stessa identità esistenziale delle giovani generazioni; d'altra parte, e secon-

MITOLOGIE DELLA RETE

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do una prospettiva completamente differente, la Rete può anche essere pensata come uno spazio di affermazione della creatività, di assunzione della responsabilità, di maturazione di prospettive di attenzione per l'altro, come un'opportunità continua di apprendimento e educazione: «L'uscita da se stessi e dai propri confini è quasi sempre un accrescimento; per incontro o per scontro, perche si accoglie il nuovo o perche, rifiutandolo, si è costretti a ri-giustificare le scelte già fatte non più date per scontate» (Bruschi e Mariani, 2002, p. 188). Il dato che appare subito evidente in tutte queste indicazioni è il procedere per metafore. Se ne potrebbero rintracciare molte di più di quelle che in questa sede abbiamo rapidamente indicato (la ragnatela, la foresta di simboli, il gigante surriscaldato): Così per Internet abbondanovisioni di mari e galassie;paralleli con cervelli e reti neuronali; comparazione con il volo dei fratelli Wright; promozioni al rango di organismi biologici o banali paragoni tratti dalla quotidianità «
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COSTRUTTIVISMO E PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE ON L/NE

oppure con più precisione la definisco una foresta di simboli, io opero metaforicamente. Infatti muovo da una lacuna semantica: non dispongo di un termine adatto a definire l' inestricabile intreccio di rinvii incrociati di cui le pagine della Rete sono costituite. Cerco, allora, nel lessico ordinario un termine che si presti a restituire proprio questa idea di inestricabilità, di fitta trama, di intreccio così difficilmente dipanabile che risulta a volte complicato muoversi in esso senza il rischio di perdervisi: l'immagine della foresta si presta molto bene a sostenere tutti questi significati. A questo punto devo solo qualificare in modo opportuno il termine: posso farlo o ricorrendo alle virgolette (Internet è una «foresta»} o specificando che tipo di foresta, diversa da quella vegetale, Internet sia (parlare di una foresta di simboli significa esplicitare la metafora rendendo chiaro il nesso di analogia esistente tra le fronde degli alberi e i simboli grafici e iconici di cui constano le pagine del Web}. Collocandosi subito sul terzo piano di analisi, quello dell'intenzione, ci si può chiedere cosa guidi la produzione metaforica (mitologica} della pedagogia (ma come vedremo i linguaggi della tecnologia e del giornalismo non fanno eccezione} riguardo alla Rete. Secondo Mariani e Bruschi (2002, p. 132} la ragione per cui nel caso di Internet «le nuove idee devono accontentarsi di un linguaggio vecchio» è la volontà di tranquillizzare e di rassicurare l'utente che si accinge a entrare nella Rete sul fatto che in fondo si tratta di nient' altro che di qualcosa che lui ben conosce nella vita «reale»:porte, finestre, piazze, aule, bar, biblioteche, musei, negozi. Una strategia che consiste nella copertura di quanto sta effettivamente succedendo e cioè che, invece, «si sta proprio entrando in un altro mondo. E il salto nell'iperspazio, pur se attutito, deve essere awertito se non si wole che l'atterraggio sia devastante o protetto da una rete/ragnatela di cui noi saremmo le mosche: l'esito in entrambi i casi (a brandelli o tutti interi} sarebbe la fagocitazione» . Indipendentemente da quale delle due interpreti meglio il fenomeno Internet -se la preoccupazione di riportare Internet a esperienze abituali e già conosciute, o la consapevolezza che, invece, la Rete costituisce «un altro mondo» (vedremo, però, come questa seconda ipotesi si riduca in sostanza alla prima} sicuramente entrambe influiscono sulla rappresentazione che della Rete viene fornita rinviando, allo stesso tempo, a precise prospettive teoriche. Si ritrova, così, il meccanismo che sta alla base della generazione del mito: il senso di Internet dal punto di vista linguistico (insieme di computer in rete telematica} diviene, nella prospettiva del mito, la forma wota di un nuovo processo di significazione. Esso consiste nel dare contenuto a questa forma wota con il significato che si intende attribuire ad essa a partire da una ben precisa intenzionalità (teorica, in questo caso}. Cerchiamo di verificarlo ritornando sulle immagini ontologiche e funzionali della Rete che poco sopra abbiamo registrato.

MITOLOGIEDELLARETE

Pare di poter immagini,

cogliere

il primo

Dal primo

di ordine

punto

sostanzialmente cognitivo,

due tipi di contenuto

il secondo

di vista se ne ricava che l'immagine

della Rete è quella di una realtà-sistema

complesso

delle azioni che da sempre costituiscono

ne/intervento:

quali è decisamente

in due direzioni

educativa surgelata,

alla creatività

ormazione .Quest' idea

senz'anima»

rispetto

e al potenziale

in presenza sostituisce

metallica,

rappresentazione

della realtà che mira all'eidos

zione del rapporto

della conoscenza

mani,

(Ferracuti, sviluppare

2002);

con il corpo,

magica») che costringe mento» (Frabboni, b) dall'altra

parte,

invece,

di immobilità,

autopoietico

l'attenzione

va al carattere

sociale

(Calvani

e destrutturato

paradigmatico

della motivazione,

relazionale

che sulla relazione

«diretta» della passività,

isola-

di cosa significhi portando

la pedagogia

all'uomo

di uno

la Rete, in virtù del suo

«consente di avvicinarsi

2002,

(Barrett)

del prodursi

maggiormente

a

del possesso, così

della domanda

più che a

p. 126); infine, la Rete offre un

per il soggetto

in evidenza

rendersi protagonista

i valori della responsabilità,

del senso critico.

La stessa dialettica di un carattere

è

con le

come «lampada

di sociomedium

garanzia

2000);

sostituire

maggiormente

educazione,

come

e Rotta,

d'uso che dovrebbe

come pare corrispondere esempio

il gioco

p. 102);

quello della risposta» (Bruschi e Mariani, della propria

della liquida-

all'essenza per la

e la sperimentazione

il ragazzo «in situazione

spazio di apprendimento carattere

p. 17); a una

e si conquista

(10 schermo

della Rete, alla sua dimensione

quella pedagogia

della

in cui attraverso

fascinatoria

2002,

della

una progressiva

che si accumula

con l'osservazione una condizione

all'eredità formativo

caratteristica

con le cose e la rinuncia

agli spazi aperti

«un apprendimento

realtà», sostituisce

2002,

e allogos,

da Platone fino a Husserl, oppone

possibile

la prima delle

una «parola scritta prefab-

(Frabboni,

cultura occidentale superficie

oggetto di riflessio-

(utopia/distopia),

viene posta in antitesi

perche:

parola viva e della gestualità bricata:

il proprio

maggioritaria:

a) da una parte la rete Internet tradizione

che la pedagogia

che ha a che fare con il

educazione-apprendimento-insegnamento-f sostanzialmente

per queste

relazionale.

costruisce

viene declinata

51

si riconosce di Internet.

dei soggetti

alI ' opera anche nell ' ambito della definizione In questo caso l'attenzione

con la conoscenza

condizione

dell'individuo

nei suoi rapporti

educativa

(apprendimento,

insegnamento,

si focalizza,

e la sua appropriazione,

con gli altri:

più sulla

dal focus dell'azione

accesso alla conoscenza)

ci si sposta

verso il canale che di essa è sempre stato ritenuto strutturale e cioè I'interazione t,h"" rlol m"'o~t..f"\ rf"\n 1'",11iot'f"\ rh;",..", 1'f"\~r;11",7if"\no",nrho "' nllo~tf"\ Ih,o11f"\t.."'.

52

COSTRUTTIVISMO E PRAGMATlCA DELLA COMUNICAZIONE ON L/NE

a) una rappresentazione della Rete come volano di solitudine sociale, minaccia seria alla koine oltre che all'eidos, come testimonia il punto di vista di Gadamer (1995): «È inevitabile che la moderna tecnica della comunicazione abbia per risultato una potente manipolazione delle menti. ..provocando un profondo senso di solitudine. La solitudine è un'autoalienazione che ci rende estranei a noi stessi e al nostro lavoro»; b) una rappresentazione della Rete come spazio di socializzazione e, quindi, di evasione proprio dalla solitudine. «La Rete sembra offrire una soluzione al problema costituito dal timore della solitudine e, nello stesso tempo, dal non desiderare un'eccessiva vicinanza da parte di altri esseri umani. [. ..] le forme di socialità in Rete non esauriscono l'individuo: le comunità a-spaziali possono solo aumentare le possibilità di socializzazione diventando luogo di dibattiti ed elaborazione di scelte pubbliche anche reali. [...] Le potenzialità di socializzazione virtuale, se non si sostituiscono alle relazioni reali, possono rappresentare una nuova modalità di agire comunicativo (Habermas) con interazioni libere e consensuali oltre i confini del proprio «piccolo mondo fisico» e oltre le regole classiche della comunicazione» (Bruschi e Mariani, 2002, p. 143 e p. 151).

Il contenuto

delle

TABELLA 2 immagini peda"ogiche

della

Rete

Riflettendo su questi contenuti è possibile compiere un ultimo passo e cioè risalire ali' idea di partenza che ha portato la pedagogia a riempire con essi la «forma vuota» di Internet. Due sembrano essere le prospettive di riferimento. La prima, quella che abbiamo raccolto nel segno della distopia, fa riferimento ai presupposti della pedagogia critica e della pedagogia umanistica (ad essa si potrebbero anche r;rnnrlurre Qran parte delle analisi che la psicologia clinica e sociale hanno

MITOLOGIE DELLA RETE

53

dedicato alla Rete). Essa muove da una duplice (s)valorizzazione di Internet come cavallo di Troia per introdurre nell ' educazione le ragioni del mercato e della tecnologia. Mercato, in educazione, significa moltiplicazione delle offerte formative in direzione dell'educazione informale: un'istanza pedagogicamente positiva nella sua valenza di risposta al bisogno di personalizzazione della formazione dei soggetti se non diventasse espressione della politica neoliberista di uno «Stato dimissionario e aventiniano nei confronti del suo inalienabile compito costituzionale di direzione e di guida dello sviluppo socioeconomico, civile e culturale di un Paese» (Frabboni, 2002, p. 20). Letto in quest'ottica il policentrismo formativo sfocia nella disintegrazione fuori contesto delle opportunità, che non consente più alle diverse agenzie formative di «parlarsi» per essere educativamente efficaci: alla moltiplicazione delle risorse e delle esperienze si sostituisce piuttosto «una "nube" no-stop (24 ore su 24) stracolma di alfabeti iconici e computerizzati» (Frabboni, 2002, p. 25). Qui il problema di un'educazione che si fa mercato si salda con quello di un'educazione che si consegna alla tecnologia. Tecnologia, in educazione, significa globalizzazione delle risorse cognitive, ottimizzazione nella gestione organizzativa, amplificazione degli apprendimenti (Calvani, 1999a): anche in questo caso, dunque, un'istanza pedagogicamente molto positiva che però può :liventare espressione di un riduzionismo pragmatico che tende ad appiattire tutte le dimensioni dell'uomo sull'operare, sulla performance, a discapito dei valori morali (Galli, 1996). La seconda prospettiva, quella che si può rintracciare all'opera sullo sfondo dell'immagine utopica della Rete, indica invece nella direzione di una «pedagogia virtuale)~per la quale, pur senza prescindere da legittime cautele,IS Internet può costituire una straordinaria opportunità di socialità e di apprendimento. Recuperando le indicazioni di IIIich (1973) sulla descolarizzazione, questa pedagogia sostiene con forza il valore dell'educazione informale e rintraccia proprio nella Rete la materializzazione di quella che allo studioso viennese sembrava l'unica alternativa valida agli «imbuti didattici» della scuola: «trame e tessuti che diano a ognuno maggiori possibilità di trasformare ogni momento della propria vita in un momento di apprendimento, di partecipazione, di interessamento~) (IIIich, 1973, p. 8). Sebbene contrapposte, tutte e due le prospettive concordano nella motivazione di fondo che le porta a sostenere o criticare la Rete e cioè la difesa del valore del soggetto-persona: minacciato, secondo gli uni, da «un soggetto-massa che getta sul terzo millennio un doppio incubo esistenziale: l'incubo dell'uomo in

Is.ln Internet c'è vita, ma è vita anche noiosa, sgradevole, brutale, arrogante. [...] La Rete, dunque, intesa non come strumento tecnologico ma come una tentazione tecnologica, può far emergere il meqlio ma anche il peqqio delle persone. ..» Bruschi e Mariani 200? n 1 R:,\\

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