Rivista Consorzio Sanità (num. 01)

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Luglio 2009

Sanità incontra Stabiae...

IL NETWORK DEL CONSORZIO GLI ASSOCIATI

I FORNITORI LEADER

Centro Antidiabete AID Stabia Castellammare di Stabia · 0818711389 Centro Antidiabete AID Oplonti Torre Annunziata · 0818614375 Centro Antidiabete AID Napoli Napoli · 081411195 Centro Antidiabete AID Irpino Avellino · 0825680031 Centro Antidiabete AID Nocera Nocera Inferiore · 0815178406 Centro Antidiabete AID Nola Nola · 0815125333 Centro Antidiabete AID Tirreno Cava dei Tirreni · 089464273 Laboratorio Ce.Di. dei Mille Napoli · 081401790

Bayer LifeScan - Johnson & Johnson company Roche Menarini G.E. Medical Bionova Srl Sterilfarma Chorus

www.bionovasrl.com

www.centroaid.it

IL NETWORK DEL SISTEMA SANITARIO Mensile di Informazione per la Sanità

«Non ho dubbi che tu da quella stanza da letto, in cui ti sei allargato la vista dalla parte di Stabia con qualche opportuna apertura [...] hai passato intere mattinate a oziare in contemplazione di quello scenario». Basterebbero le parole di Cicerone all’amico Marco Mario (Ad familiares VII, 1,1) per comprendere il fascino che il litorale stabiano esercitò presso i Romani. In realtà tutta la costa campana, a partire dalla seconda metà del II sec. a.C., fu interessata da una moda inarrestabile: quella della nobilitas romana di costruirsi lussuose ville ove trascorrere il tempo libero in armonia e bellezza. La relativa vicinanza a Roma, la dolcezza del clima, la fertilità della terra, la ricchezza di acque termali, la bellezza del paesaggio e l’antica cultura greca, fecero del golfo di Napoli la zona preferita dalla classe dirigente romana per impiantarvi lussuose ville d’otium*. Di questo immenso patrimonio architettonico restano tracce sparse e spesso in cattivo stato di conservazione, fatta eccezione per il sito di Stabiae, che presenta la maggiore concentrazione di ville maritimae, per di più splendidamente conservate, del mondo romano. Questa preferenza accordata alla città è motivata anche dal fatto che nel passato – come ancora oggi – Stabiae fu un importante centro portuale, climatico e termale. Dunque le sorgenti, associate alla salubrità del clima e alla bellezza del paesaggio, fecero del territorio stabiano una sorta di “costa azzurra”, il luogo dove ogni esponente della buona società auspicava di costruire una sfarzosa dimora. Una visita diversa. Questa realtà stabiana, così diversa dagli impianti urbani di Pompei ed Ercolano, è poco conosciuta dai turisti che affollano le città archeologiche più note del territorio vesuviano. La visita alle ville di Stabiae si svolge nel silenzio e nella tranquillità, con un occhio agli affreschi e uno al vulcano, immaginando l’estatica ammirazione dei Romani davanti a un paesaggio che ancora non era stato offeso dagli abusi del presente. Un’area archeologica tutta da valorizzare. Il pianoro di Varano è un campo vergine per la valorizzazione: grazie alle testimonianze delle sue ricche ville d’ozio di epoca romana, all’ancora scarsa attività edilizia (nonostante abusi e mostri), alla sua stretta connessione topografica con il ragguardevole complesso urbano di Castellammare e con gli insediamenti dei comuni limitrofi. L’attrezzatura a fini turistici dev’essere completamente realizzata: così da razionalizzare fruizione e valorizzazione, com’è programmato nel master plan di sviluppo, che rappresenta il testo-base dei progetti della Fondazione RAS (Restoring Ancient Stabiae), concordati con la Soprintendenza di Pompei.

dal 1952 per la prevenzione, lo studio e la cura del diabete e delle sue complicanze

n.00

Srl Progettazione SOFTWARE Sede: Rampe Brancaccio, 45 · 80132 Napoli Uffici: Via San Lorenzo, DI.LA. Park · 81030 Teverola (CE) Tel 081.8119786 - e.mail: [email protected]

Dalle forme di finanziamento regionale al cambiamento culturale Ogni Regione decide autonomamente quale modello gestionale per la sanità adottare, cercando di rispettare le esigenze del proprio territorio, e garantendo livelli di assistenza omogenei per i propri residenti. I principali modelli adottati tra le varie Regioni sono: a centralità prevalente, ad autonomia gestionale Asl, il sistema di committenza etc. In Campania il modello è a centralità regionale, con moderata autonomia delle Aziende Sanitarie Locali dislocate sul territorio e con una forte partecipazione della Regione in fase di programmazione e predisposizione delle principali attività gestionali. Tutto ciò, deve avvenire nel rispetto delle risorse finanziarie messe a disposizione dalle finanze regionali e dagli stanziamenti aggiuntivi dello Stato, attraverso fondi ministeriali, per tramite della Conferenza Stato Regione o attraverso il CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica). Finanziamenti assegnati inoltre per sostenere l’edilizia sanitaria, progetti per l’innovazione tecnologica e attività di prevenzione sul territorio, o semplicemente per aiutare le Regioni a ripianare i deficit accumulati. In realtà le Regioni in base alla modifica del titolo V della Costituzione dovrebbero avere una propria autonomia finanziaria e gestionale nel controllo del sistema sanitario regionale. Tutt’oggi il finanziamento regionale è stabilito ancora a livello centrale (finanziamento dello Stato), attraverso il sistema della assegnazione della “quota capitaria”. Questo sistema prevede l’erogazione per ogni Regione di un somma di denaro per ogni cittadino residente, ponderato sulla base di alcuni indicatori regionali quali: l’età media della popolazione, la conformazione geomorfologie del territorio, fattori epidemiologici, indice di mortalità. Ad oggi, la quota capitaria assegnata alla Campania è tra le più basse d’Italia in quanto la nostra Regione risulta tra quelle più giovani per età media dei suoi residenti e proprio tale indice determina il minor finanziamento. Rispetto al finanziamento assegnato, ogni Regione deve predisporre la migliore assistenza possibile e porre il paziente al centro della programmazione sanitaria. Solo attraverso un cambiamento culturale sarà possibile raggiungere tale obiettivo. Un passo importante in tale direzione è l’integrazione tra i diversi livelli di assistenza.

PRESIDENTE ONORARIO

Giovanni Longobardi AMMINISTRATORE UNICO

Alfonso Longobardi COMITATO SCIENTIFICO

Sandro Gentile Gerardo Corigliano

RESPONSABILE LEGALE

Amedeo Iannella

PROGETTO GRAFICO

Dott. Alfonso Longobardi Amministratore Unico Consorzio Sanità

Michele Esposito www.consorziosanita.com

Intervista al nobel pioniere delle ricerche sul dna.

DIABETE MELLITO: DEFINIZIONE, SINTOMATOLOGIA, CLASSIFICAZIONE E COMPLICANZE

Il biochimico statunitense James Dewey Watson, classe 1928, ha contribuito, in maniera fondamentale, alla comprensione della struttura molecolare dell’acido desossiribonucleico (DNA) che costituisce il materiale ereditario della maggior parte delle cellule. Per questo straordinario lavoro l'eminente ricercatore condivise, nel 1962, i Premio Nobel per la medicina e la fisiologia con due scienziati britannici, Franis Crick e Maurice Wilkins. Ha ricevuto, nel corso della sua brillante carriera professionale, ben trenta lauree honoris causa. Proprio di recente è stato insignito del prestigioso Premio Capo d'Orlando che valorizza le eccellenze della ricerca scientifica internazionale. Ha ricevuto questo importante riconoscimento a Vico Equense, nel Castello Giusso,durante la manifestazione celebrativa organizzata dal Museo Mineralogico Campano in sinergia con il Comune di Vico Equense. Persona amabile, il grande scienziato palesa nelle relazioni esterne le sue grandi doti di umiltà e di affabilità.Ci racconta, con un poco di nostalgia, i suoi inizi accademici e di ricerca. Dopo aver ricevuto nel 1950 il dottorato in zoologia presso l’Università dell’Indiana e aver trascorso un periodo di stage a Copenaghen analizzando i virus batterici, iniziò la collaborazione con i ricercatori del Cavendish Laboratories all'università di Cambridge. Insieme all'amico Francis Crick utilizzammo le tecniche di diffrazione dei raggi X messe a punto da Maurice Wilkins Roselind Franklin e da altri ricercatori di punta per studiare le figure di diffrazione del DNA, lavorando a fondo per determinare l'esatta struttura chimica di questa fondamentale molecola. Finalmente nel 1953 raggiungemmo l’obiettivo e costruimmo un modello molecolare del DNA”. D. Professore quale fu lo sviluppo più evoluto di questa ricerca? R.Dimostrammo che la molecola del DNA presenta una disposizione a doppia elica legata come una scala a spirale. Le due catene zucchero-fosfato, tra loro intrecciate,sono collegate da "scalini" formati da adenina tinina e guanina-citorina. Questo modello, denominato Watson-Wilkins ha avuto una profonda influenza su tutta la biologia, in quanto ha aperto nuove strade a direzioni di ricerca, sia in genetica che in biologia. D. Lei ha più volte affermato che la scienza avrà la meglio sui tumori. Sarà davvero cosi? R. Certamente, se percorreremo, tutti insieme, la strada giusta. Esiste un enzima chiave, chiamato M2, comune a tutte le cellule tumorali. Esso è presente in noi durante una prima fase necessaria per il suo sviluppo, ma può ripresentarsi in una seconda fase, generando fastidiosi problemi al nostro organismo. Bisognerà intervenire nell'ottica di inibire questo meccanismo degenerativo perverso, bloccando la crescita dell'enzima ed evitando la nascita e la proliferazione delle cellule cancerogene. Occorreranno però almeno altri dieci anni di studio e ricerche prima di intravedere un idoneo rimedio che argini finalmente il male del secolo.

Il diabete mellito è una malattia cronica caratterizzata da iperglicemia (aumento di glucosio amatico), causata dalla distruzione delle cellule ß di Langerhans pancreatiche deputate alla produzione di insulina ad opera di autoanticorpi (diabete di tipo 1 o IDDM) o dalla combinazione della ridotta secrezione insulinica, inadeguata al fabbisogno dell’organismo, e della resistenza dei tessuti periferici all’insulina (diabete di Tipo 2 o NIDDM). I sintomi del diabete sono vari, spesso insidiosi, talora minimi o assenti. I più frequenti sono la sete, il bisogno di urinare spesso, specie di notte, la stanchezza, il prurito (vedi tabella acclusa). L’iperglicemia è per lo più correlata al diffondersi dell’obesità, ma anche altri fattori di rischio cardiovascolare (ipertrigliceridemia, ipercolesterolemia, iperinsulinemia, ipertensione arteriosa, microalbuminuria, vasculopatia aterosclerotica, etc.), che spesso si associano al NIDDM (al punto da rientrare nel quadro patologico della sindrome metabolica), interagiscono con l’iperglicemia nel determinare l’elevata mortalità e morbilità. Pertanto l’elevata glicemia a digiuno ma soprattutto l’iperglicemia post-prandiale è un importante fattore predittivo di rischio cardiovascolare: secondo uno studio dell’Università di Harvard l’iperglicemia (la causa crescente di mortalità cardiovascolare) moltiplica per 3 il peso della mortalità dovuta al diabete. Tuttavia non si tratta di un processo inarrestabile, bensì risulta essere strettamente connesso al controllo della glicemia: più la glicemia si mantiene nei valori normali più lento è il deterioramento degli organi e tessuti danneggiati dall’elevato livello di zucchero nel sangue mediante il processo della glicosilazione5. A causa delle alterazioni prodotte nell’organismo il diabete favorisce nel tempo l’insorgenza di complicanze croniche sia microvascolari, quali retinopatia (principale fattore di cecità sotto i 65 anni, specie in età lavorativa), nefropatie (fattore più frequente di insufficienza renale di varia gravità fino alla dialisi), neuropatie (primo fattore di amputazione degli arti non dovute a traumi) periferiche (si manifestano con crampi e disturbi della sensibilità fino alla comparsa di fratture ed ulcere agli artinferiori) e/o autonomica (interessa il nervo vago e simpatico che innerva i visceri ed il cuore con conseguenti disturbi di questi organi), sia macrovascolari, quali patologie cardiovascolari cerebrovascolari (il rischio di infarto miocardico o di ictus cerebrale è 2-4 volte maggiore nel NIDDM rispetto alla popolazione generale) ed arteriopatie o vasculopatie periferiche (claudicatio intermittens, atrofia dei tessuti sottocutanei, perdita di peli, piedi freddi, ipo o asfigmia alle arterie degli arti inferiori). Inoltre l’incidenza degli eventi aumenta con l’avanzare degli anni della persona con diabete al punto che dopo i 50 anni il NIDDM viene considerato equivalente coronarico (la mortalità nei soggetti diabetici di tipo 2 senza pregresso infarto risulta simile a quella dei non diabetici che hanno già avuto attacchi cardiaci). Il tutto ha un impatto notevole sia sulla qualità di vita del soggetto con diabete (riduzione dell’aspettativa di vita di 5-10 anni, con una mortalità annua >5%, circa doppia rispetto a quella della popolazione generale; in particolare l’80% dei decessi è dovuto a malattie cardiovascolari), sia in termini di risorse socio-economiche (incidenza notevole sulla spesa sanitaria complessiva pari all’8%, con un costo per paziente paria a più del doppio della media nazionale).

Dott. Nello de Martino

Dott. Gerardo Corigliano

Giornalista Telecapri

Direttore Sanitario Centro Antidiabete AID Napoli Presidente ANIAD

IL BIOCHIMICO STATUNITENSE JAMES DEWEY WATSON SI AGGIUDICA A VICO EQUENSE IL PREMIO CAPO D’ORLANDO

www.consorziosanita.com

IL REFLUSSO GASTRO - ESOFAGEO Enfant prodige degli studi scientifici internazionali applicati alla patologia cronica complessa della obesità e dell’ innovazione metodologica chirurgica in questi ambiti, Gianmattia del Genio, chirurgo trentatreenne ricopre il ruolo di ricercatore della prima chirurgia generale e gastro- enterologica della Seconda Università di Napoli. Lo incontriamo nello studio del suo papà Alberto, chirurgo di fama acclarata, membro Onorario dell’Organizzazione Mondiale sugli Studi dell’Esofago.Sollecitiamo una sua analisi sulla corretta diagnosi che indirizza il medico verso un corretto trattamento del reflusso gasto-esofageo. “Il bruciore di stomaco, così chiamato impropriamente perché dovuto non allo stomaco ma all’esofago che e’ irritato dai succhi gastrici, è il più comune sintomo di una patologia a larghissima diffusione: la malattia da reflusso gastro-esofageo. Questa si accompagna spesso a dolore al petto, a sensazione di costrizione, a bocca amara specie al mattino, ma anche a sintomi piu’ alti come tosse secca, raucedine, faringite e perfino otite”. Come si procede di solito? “Solitamente si procede a terapia medica empirica, senza cioe’ eseguire alcun esame diagnostico. Nei casi in cui il sintomo persiste, vi e’ un comune accordo sulla necessità di eseguire una gastroscopia, che mette in evidenza la anatomia, la presenza di infiammazioni della mucosa, di contemporanea ernia iatale, permette di escludere infezioni (HP), neoplasie, presenza di bile nello stomaco, anomalie anatomiche (dilatazioni, diverticoli, restringimenti dell’esofago…)”. Quali le nuove frontiere della tecnologia? “I metodi più moderni consentono oggi di effettuare esami strumentali funzionali molto sofisticati che danno un quadro molto preciso ed attendibile della funzionalità dello stomaco e dell’esofago. Disponiamo oggi del primo ed unico centro in Italia di tutta la più moderna tecnologia diagnostica dell’esofago e dello stomaco. La ph-impedenzometria 24 ore e la mano-impedenzometria ad alta risoluzione consentono infatti una accuratissima diagnosi della patologie funzionali dell’esofago e dello stomaco. Il medico

A cura del Dott. Nello de Mrtino (giornalista di Telecapri)

e il chirurgo hanno così a disposizione una grossa mole di dati oggettivi che gli consentono di scegliere con grandissima precisione il trattamento più indicato per ogni paziente”. Qual è il ruolo della chirurgia laparoscopica? “Affidiamo alla chirurgia laparoscopica solo una bassa percentuale di pazienti, che non rispondono alle terapie mediche ed in cui queste indagini confermano la eventuale necessità di un intervento. Quest’accurata selezione oltre che una tecnica standardizzata ci ha consentito negli oltre 500 pazienti operati in laparoscopia per reflusso di ottenere un risultato eccellente in oltre il 92% dei casi. L’intervento standardizzato dal nostro gruppo da oltre 30 anni ed adottato da moltissimi centri nel mondo, prevede il rispetto dei vasi brevi e della anatomia gastrica, una dissezione focalizzata sull’esofago, ed il controllo alla fine della procedura della plastica antirelfusso con la gastroscopia e la manometria intraoperaoria”. Come si utilizza la bilimetria 24 ore? “Essa seleziona i pazienti che hanno bisogno di una terapia mirata al reflusso duodeno-gastrico o di una chirurgia gastrica laparoscopica o del posizionamento di un pace-maker gastrico”. La nostra nazione quali risultati ha raggiunto rispetto a questo trattamento di patologie funzionali e neoplastiche dell’esofago e dello stomaco? “Il trattamento delle patologie funzionali e neoplastiche dell’esofago e dello stomaco vede l’Italia all’avanguardia nel mondo e questo grazie a centri di riferimento che offrono al paziente le più avanzate tecnologie diagnostiche e le più moderne procedure endoscopiche e chirurgiche mini invasive”.

Dott. Gianmattia del Genio Ricercatore Prima Chirurgia Generale e Gastroenterologica Seconda Università di Napoli

PREVENZIONE DELLE COMPLICANZE NEUROLOGICHE IN CORSO DI DIABETE. È noto che in corso di diabete possano insorgere svariate complicanze, e che le più importanti siano legate alla compromissione dei vasi sanguigni, sia a carico dei grossi vasi che irrorano cuore, cervello e arti (macroangiopatia), sia a carico dei piccoli vasi che irrorano la retina, i nervi ed il rene (microangiopatia). Lo specialista in neurologia, nel visitare un paziente affetto da diabete (sintomatico o meno), deve pertanto preoccuparsi di valutare la presenza di segni e/o sintomi di interessamento del sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale), periferico (nervi sensitivi e motori) e del sistema nervoso vegetativo (responsabile della regolazione di quelle funzioni automatiche, prive del controllo della coscienza, come il battito cardiaco, la motilità intestinale, la secrezione ormonale, la sudorazione...). Tra le complicanze neurologiche in corso di diabete quella di gran lunga più frequente è la neuropatia, che può manifestarsi con sintomi quanto mai vari. Quando le alterazioni sono a carico del sistema nervoso periferico possono essere presenti turbe della sensibilità caratterizzate dalla presenza di sintomi positivi (formicolii, intorpidimento, bruciore, dolore, iperestesia, iperalgesia) e negativi (anestesia tattile, dolorifica, termica, atassia sensitiva), turbe motorie (crampi, fascicolazioni, ipostenia e/o atrofia muscolare). Nel caso in cui si venga a determinare un interessamento prevalente a carico del sistema nervoso autonomico possono presentarsi sintomi quali vampate di calore, iperidrosi, ipermobilità o ipomobilità intestinale, ipotensione posturale, impotenza.

La valutazione neurologica andrebbe effettuata, in tutti i diabetici, al momento della diagnosi e, successivamente, a distanza variabile a seconda della presenza o meno della neuropatia e della sua stadiazione. La diagnosi della neuropatia periferica si avvale, oltre che del fondamentale esame obiettivo neurologico, di metodiche strumentali quali l’elettroneurografia (ENG), che consiste nella registrazione dei potenziali d’azione motori e sensitivi, nella valutazione dell’ampiezza di tali risposte (espressione dell’integrità degli assoni dei nervi esplorati) e nella valutazione delle velocità di conduzione motoria e sensitiva (espressione dell’integrità del rivestimento mielinico delle fibre nervose esaminate). Lo specialista, interpretando i tracciati e rapportandoli ad uno standard di normalità, può stabilire con precisione l’efficienza dei nervi esaminati e quantificare la gravità della neuropatia stessa. Ovviamente quanto più precoce sarà la diagnosi tanto più utile potrà essere la terapia farmacologica specifica. In caso di grave compromissione del sistema nervoso periferico e/o di neuropatie particolarmente dolorose il ruolo dello specialista neurologo dovrà

Dott. Gianluca Ciccone Consulente Neurologo Centri Antidiabete AID Campania www.consorziosanita.com

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