SPUNTI FINO al momento della sua adozione in consiglio comunale, questo piano ha rappresentato un oggetto piuttosto misterioso, sospeso in una dimensione estranea a quella dei cittadini, che tuttora non lo conoscono e non hanno compreso l'importanza strategica che esso assumerà per la vita di questa città e di ciascuno di noi. Il linguaggio dell’urbanistica è un linguaggio di per sé complesso, spesso problematico anche per gli esperti, soprattutto se si attesta su una forma di espressione tecnicistica e legislativa: dove quantità, indici, metri cubi e vani, metri quadrati e standard vengono rappresentati e messi in mostra in incomprensibili tabelle; e se questo linguaggio non possiede un’anima che riesca ad appassionare e coinvolgere il cittadino comune, perché sa parlare non solo di indici, standard e norme, ma di valori, diritti, idee di città nel segno della grande urbanistica, equità e trasparenza, responsabilizzazione e partecipazione alle scelte, qualità della vita, risulta incomprensibile ed estraneo alla città. I mezzi tecnici ed espressivi a disposizione di un piano urbanistico o di un progetto architettonico possono essere accattivanti: con relazioni, tavole, disegni e colori si può raccontare ogni tipo di menzogna: lo dimostra la storia dell’espansione del cemento in questa città. Senza dubbio qualunque strumento urbanistico si intenda pensare per la città di Potenza non può esimersi dal confronto con un passato indecente: anni di scempi e speculazioni edilizie; l’assenza, voluta e progettata, di regole cer-
Un’altra città è possibile te e trasparenti; la distruzione e lo spreco del territorio; il massacro della storia urbanistica e architettonica di questa città, pure antica; una città consegnata nelle mani di costruttori arroganti e senza scrupoli da certe amministrazioni compiacenti, che si sono avvicendate nel governo della città, a volte con vergognosa continuità e coerenza. Infatti anche i piani precedenti assicuravano, sulla carta, qualità dei quartieri, dei servizi, degli standard, delle attrezzature pubbliche, etc., poi si sono realizzati quartieri come Macchia Romana, con l'ultimo gioiello del Pentagono, che rappresenta la sconfitta di tutta una città; poi si costruisce la fortezza di Poggio Tre Galli, cinta da una muraglia di cemento a vista che conterrà sei mostruosi megacondomini; poi c’è lo scempio nel parco di Montereale, che servirà da scellerato esempio ai prossimi abbattimenti e ricostruzioni, e poi svincoli, viadotti, e la cementificazione selvaggia del Gallitello: una città disumana a dimensione di speculatori, automobili, fabbriche di cemento, della rendita e della crescita senza senso, con certo a dimensione semplicemente umana. Come acutamente osserva Pasolini nelle sue Lettere Luterane, ognuno è responsabile di una piccola tessera del puzzle, nessuno è responsabile degli altri frammenti, tanto meno lo è della composi-
zione del puzzle. Allo stesso modo in questa città nessun amministratore è stato mai responsabile delle nefandezze commesse, perché quelle che nel frattempo si progettavano sarebbero state visibili solo in seguito, in presenza di un'altra amministrazione che, a sua volta, non è responsabile per il passato. E dunque “fin ché non si sapranno tutte queste cose insieme e la logica che le connette e le lega in un tutto unico non sarà lasciata alla sola fantasia dei moralisti… “ la coscienza dei cittadini non potrà produrre nuova coscienza. Quindi la ricostruzione degli avvenimenti passati è imprescindibile per non commettere i medesimi errori e per costruire un senso di appartenenza dei cittadini a questa città. Quel senso di appartenenza e di responsabilità che solo una reale volontà politica di implementare processi di partecipazione può contribuire a costruire; perché alla partecipazione e alla democrazia, quelle vere e non quelle simulate, si educa con fatica e costanza, attivando percorsi di ascolto, dialogo, confronto e decostruzione di conflitti e pregiudizi: nei quartieri, nelle piazze, nelle scuole, in ogni luogo sociale, culturale, educativo. Tra gli elementi fondanti il concetto di sostenibilità di un luogo vi sono quelli della partecipazione e della governance, intesi prima di
tutto come applicazione di principi di equità e di tutela dei diritti di tutti. Questo Regolamento Urbanistico fa salvi tutti i diritti acquisiti dai privati e concede elevati diritti edificatori, ad esempio nel caso delle scarpate. E i diritti dei cittadini? Quale vantaggio hanno i cittadini quando acquistano un appartamento in un quartiere che verrà poi affogato nel cemento? I diritti a vivere in un ambiente con spazi pubblici, percorsi pedonali protetti, verde attrezzato e parchi localizzati in luoghi agevolmente fruibili e non marginali della città; il diritto a non avere strade congestionate che costeggiano le abitazioni rendendole invivibili e malsane; il diritto a non vivere in dormitori grigi: questi diritti valgono qualcosa e questa città a chi appartiene? Ai cittadini o a un manipolo di imprenditori che possono decidere della nostra vita, come in quei paesi della Sicilia e del Napoletano a cui le nostre periferie assomigliano in modo sempre più inquietante? Siamo convinti che questo Regolamento Urbanistico non sia un errore nelle intenzioni, ma vanno definiti e implementati criteri e modalità di partecipazione e responsabilizzazione dei cittadini, di sostenibilità sostanziale e non demagogica, di trasparenza e comprensibilità delle scelte, soprattutto riguardo quelle di livel-
lo operativo, che rischiano di compromettere definitivamente i luoghi della città. Saremo vigili perché questa città non continui a essere massacrata dalla presenza invadente di oggetti degradanti, perché noi tutti non dobbiamo più subire quotidiane violenze, permettendo che si continui a costruire e cementificare nel modo in cui gli oggetti ci parlano: l'illegalità di questa città e la prepotenza e l'arroganza di chi l'ha costruita e continua a farlo sono nel linguaggio delle cose, del visibile. Dunque noi saremo vigili verso l'Amministrazione Comunale presente e verso quelle che seguiranno, affinché ci sia coerenza e lealtà tra parole e azioni; saremo vigili verso gli speculatori che continuano a esercitare potere e malaffare; saremo vigili verso coloro che strumentalmente stanno osteggiando e contrastando questo Regolamento Urbanistico, non per ottenere differenti qualità, diritti e certezze per i cittadini, ma solo per ritornare a quello che, in anni non lontani, era uno stato di barbarie, dove tutto era possibile modificare e variare con un semplice segno di matita, questi ultimi evidentemente compari stretti degli speculatori suddetti. Infine saremo vigili verso tutti i potentini, per sollecitarli, informarli, ascoltarli, renderli partecipi e responsabili: csaremo nei quartieri, nelle piazze, sui blog, sui siti internet, con i comitati, dovunque si possa provare a costruire un’altra città, perché questo costituisce un dovere e un diritto Paolo Baffari Architetto