Museke N. 16 - Natale 2001

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NOTIZIARIO DEL GRUPPO OPERAZIONE MUSEKE O.N.L.U.S. – Via Brescia, 10 – 25014 CASTENEDOLO (Brescia) ITALY Tel. 030/2130053 – Fax 030/2130044

NUMERO SEDICI - NATALE 2001 impianti: nadir - ciliverghe (bs) / stampa: euroteam - nuvolera (bs)

Natale, un dono di pace e logiche umane impediscono di fare una seria riflessione sulle ragioni della pace e sui torti della guerra. Ma Dio è venuto al mondo proprio per rovesciare quelle logiche. Mai avremmo pensato di dover vivere il primo Natale del terzo millennio in stato di guerra e in preda alla violenza e alla paura. Un cristiano non può accontentarsi di ragionare secondo le logiche del terrorismo e della ritorsione dei vari “Pentagoni”. Accogliamo quindi la sfida dell’Incarnazione: Gesù Cristo non è nato per organizzare guerre giuste o sante, ma per rovesciare la logica che le provoca. Cristo è venuto al mondo per annunciare la conversione radicale del cuore: si può amare anche i nemici.E l’amore se è tale non conduce mai all’inerzia e alla viltà ma induce ad operare in modo contrario all’odio e all’indifferenza. È un invito provocatorio che ha condotto Cristo alla croce: scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani. Davanti al presepe e tenendo conto di questa Vita spezzata e offerta per noi, non perdiamo la speranza; ci la-

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sciamo inondare dalla luce dell’amore e dalla forza che promana da quel “Non temete” che gli angeli indirizzarono agli smarriti pastori di Betlemme.

Riscopriamo il valore e la grandezza del “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. È indirizzata a noi e a tutti gli

uomini, tutti suoi figli. Dalla stella di Betlemme emana la luce della speranza sul mondo che ci fa costruttori di pace. Se non vogliamo “sprecare” il Natale dobbiamo intraprendere un nuovo cammino di impegno per contribuire, ognuno secondo i propri talenti, a costruire la pace che nasce dal cuore, dalla sete di giustizia. “Mai più la guerra, mai più”. Con queste parole di Paolo VI all’ONU e tenendo fisso il nostro sguardo su Gesù che nasce per noi, viviamo il Natale come dono di pace, speranza di nuova possibilità di vita, amore nella solidarietà. Gesù è il grande dono che Dio ha voluto fare al mondo perché tutti coloro che hanno smarrito il senso della vita lo possano ritrovare. Dio continua a venire mediante Gesù e la sua venuta trasformerà il mondo, in ogni epoca, in ogni luogo. Essa porrà fine a tutto il vuoto di senso e alla solitudine e quindi anche a tutte le sofferenze e le ingiustizie. Auguriamo un Natale vissuto intensamente nello spirito dell’incarnazione, cioè del Dio che si offre come Dono di Pace. Don Roberto

La situazione in Burundi

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iù di 400 civili sarebbero stati uccisi negli ultimi sei mesi in Burundi dall’esercito a maggioranza tutsi e dai ribelli hutu. È quanto emerge da un rapporto reso noto da cinque associazioni burundesi che lottano per la difesa dei diritti umani.Secondo un loro rappresentante,non ci sarebbero più massacri su larga scala come in passato, ma attacchi mirati che hanno come obiettivo civili inermi. Una strategia che mira a fare meno scalpore e a far passare sotto silenzio una carneficina che di fatto,dall’ottobre ’93, non si è mai arrestata.

Finalmente o scorso 1 novembre ha giurato a Bujumbura il nuovo governo del Burundi, nato da una lunga e difficile mediazione portata avanti dall’ex presidente sudafricano Nelson Mandela. L’accordo raggiunto prevede esecutivi di coalizione tra minoranza tutsi (di

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fatto sempre al potere dall’indipendenza, 1962) e maggioranza hutu. Per i primi 18 mesi sarà premier un tutsi e vice un hutu, posizione rovesciata per i successivi 18. Questo piano è “made in Africa”, come è stato definito: cioè fatto in Africa, da potenze africane per un paese africano al fine di pacificarlo. È una grossa e promettente novità: attesta che il Continente Nero sta diventando adulto e può risolvere i suoi problemi senza il padrinaggio di potenze esterne, per lo più ex-coloniali. Con il piano per il Burundi si spera di mettere fine alla guerra civile etnica in corso nel piccolo paese centroafricano da otto anni, e che finora ha fatto almeno 250.000 morti, ed innescato una crisi umanitaria paurosa, sostanzialmente ignorata in Occidente. Sembra decollare dunque sotto i migliori auspici, comprese disponibilità inattese, l’esecutivo di unità nazionale: protetto dai soldati sudafricani

(alla prima missione internazionale dalla fine dell’apartheid) e “benedetto” dall’Onu. A dirigere il governo per i primi 18 mesi sarà l’attuale presidente Pierre Buyoya, un tutsi, peraltro già alla testa del Burundi tra il 1986 ed il 1993, e quindi di nuovo, dopo un golpe, dal 1996. Vice è Domitien Ndayizeye, segretario generale del Fronte per la Democrazia nel Burundi (Frodebu), principale partito hutu, moderato, il cui leader storico Jean Minani aveva approvato la mediazione Mandela, rientrando quindi la settimana scorsa in patria da un lungo esilio, ed esprimendo ottimismo a quanti sono andati ad incontrarlo. Per quanto riguarda gli incarichi governativi, 12 posti vanno ai tutsi (tra cui esteri, difesa, finanze) e 14 agli hutu, tra cui interno e sicurezza nazionale. Nel Parlamento, il 60% dei seggi sono attribuiti agli hutu, il resto ai tutsi.

Ricordando Giuliano... servo buono e fedele

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l nostro amico Giuliano Berizzi è morto a Gatenga, in Africa, il 6 Ottobre per mano di alcuni delinquenti. Era vero amico dei poveri e trascorreva ogni anno alcuni mesi presso un Centro che accoglie ragazzi e giovani di strada. Giuliano iniziò la sua esperienza africana a Musha, in Rwanda, nel 1993, partendo con altri amici volontari. In seguito conobbe il missionario Padre Carlos, direttore del Centro Giovanile di Gatenga, con il quale strinse una profonda amicizia. Decise quindi di mettere le proprie capacità ed offrire il proprio

lavoro a servizio di questi giovani che amò di vero cuore. Fu di grande aiuto a padre Carlos nell’organizzazione della sua

opera e questo lavoro era congeniale a Giuliano, perché anche a Nese promuoveva e sosteneva parecchie iniziative in parrocchia e in oratorio. Quando tornava in Italia diffondeva il suo entusiasmo coinvolgendo amici e conoscenti per raccogliere fondi da portare in Africa. Ricordiamo Giuliano come esempio di fedeltà alla sua scelta cristiana di concreta dedizione a chi soffre. E la sua morte non sarà vana se diventerà stimolo ad imitare la sua testimonianza di vera carità verso i fratelli in difficoltà. Alfredo e Mario MUSEKE - 2

Pianeta Bambino Sono più di 120 le famiglie italiane che hanno aderito all’operazione «Adotta una famiglia che adotta». Noi ringraziamo questa solidarietà che è segno di speranza per chi riceve ma anche per chi dona. Ogni minuto nascono 150 bambini, 220.000 al giorno quasi tutti nel sud del mondo. Ogni settimana nel mondo muoiono 250.000 bambini per cause legate alla fame. Nel mondo ci sono 14 milioni di bambini orfani a causa dell’AIDS e la maggior parte sono africani. Esistono 250 milioni di bambini lavoratori, di essi un milione è in condizioni di schiavitù. Nel mondo 600.000 bambini sono arruolati e addestrati in campi di guerra. 25 milioni di bambini sono profughi; costretti a fuggire a situazioni di violenza, sono senza casa entro il loro paese. Ogni nuovo anno dipinge sul volto dei bambini bagliori di stupore: diventeranno passi di speranza se l’adulto, con amore e discrezione gli camminerà accanto.

L’eredita’ spirituale di Lietta “Se vi separate dall’amico, non addoloratevi perché la sua assenza vi illumina su ciò che più in lui amate” K.Gibran

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empre più spesso ci troviamo a vivere momenti di sofferenza per la perdita di persone con cui abbiamo condiviso momenti fondamentali della nostra vita. Lietta e Giuseppe hanno vissuto con noi un periodo intenso e veramente ricco di soddisfazioni in Uganda, in un Ospedale rurale del West Nile:il St. Luke’s Hospital di Angal dal 1977 al 1979. Due anni di vita che ci hanno fatto cogliere attraverso le sofferenze e le gioie della “Gente d’Africa” quali sono le ricchezze umane e spirituali per cui vale la pena vivere. Ciò ci ha consentito, pur con i nostri limiti, di ricercare nella quotidianità quei sentimenti che si colgono elettivamente in chi soffre o vive emarginato anche nella nostra società. Lietta, come noi tutti abbiamo avuto modo di esperimentare, grazie anche MUSEKE - 3

a questa nostra prima esperienza in Africa, ha saputo cogliere e continuare a donare energie e spazi della propria vita “senza fare rumore” in ascolto e servizio anche di quelli che

noi chiamiamo extracomunitari (il nostro terzo mondo ). In occasione della venuta a Castenedolo dei bambini rwandesi ha prestato la propria opera non venendo meno, comunque,ai numerosi ulteriori impegni in famiglia ed in campo parrocchiale ed assistenziale che gia’ svolgeva. La sua partenza da noi, così drammatica e sconvolgente, avvenuta in un luogo ironicamente tanto paradisiaco e bello,ha lasciato Giuseppe e tutti noi senza respiro; un progetto di Lietta ,tra i tanti, era quello di riscrivere la “nostra Africa” e sappiamo come ne fosse entusiasta e dotata per realizzarlo. Purtroppo il Signore aveva un progetto diverso per Lietta che comunque ha lasciato a noi questa eredità: riscrivere con le nostre azioni, nel tempo che ci è stato assegnato, una vita di testimonianza cristiana in favore degli ultimi,sicuramente in tempi e modalità diverse dal passato, magari ancora in Africa. Patrizia e Mario

Dal Consiglio Direttivo di Museke ella riunione tenutasi i primi di marzo, vengono esaminati gli sviluppi del progetto Nderanseke,alla luce degli accadimenti che si stanno verificando in Burundi dove la situazione generale sembra volgere al peggio,tanto che il gruppo operativo con la nostra Alghisi Cesarina è a Bujumbura in attesa di rientro in Italia persistendo un clima di insicurezza che sconsiglia la permanenza in questa nazione. Si prende atto della difficoltà che il nostro progetto sta incontrando risultando difficile, nel clima di contrapposizione tra le due etnie, trovare in loco altre famiglie in condizione di ospitare gli orfani ancorchè sostenute con il nostro contributo che deve essere corrisposto con grande riservatezza perchè non diventi occasione di rischio a danno di chi lo riceve, persistendo una situazione di povertà così grave da non trovare riscontro nel passato di questo popolo. C’è molta confusione in Burundi e nemmeno la Chiesa locale è in condizione di fornire alcun appoggio. Il consiglio dei primi di maggio pone quale tema la ristrutturazione della casa di accoglienza a Gitega (missione storica della ns. associazione) e quanto fatto per il dispensario e la maternità opere che verranno illustrate agli associati nell’assemblea che si terrà il 2 giugno prossimo. Nonostante le difficoltà il progetto Nderanseke continua nelle sue finalità ed il consiglio delibera di allargare il contributo ad altre 30 nuove adozioni nonchè di elargire un sostegno finanziario alla suora coordinatrice in loco per far fronte anche alle spese di interrelazio-

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ne con i sostenitori in Italia. La riunione del 18 giugno affronta un problema che nasce dallo scompiglio suscitato da un articolo pubblicato su un settimanale tedesco e ripreso in sintesi da alcuni quotidiani locali afferente la storia dei bambini ruandesi venuti in Italia in conseguenza della guerra scoppiata nel 1994 in quella nazione. Ne vengono analizzati i contenuti e riscontrando molte inesattezze ed altrettante falsità il consiglio delibera di illustrare i fatti con una risposta da far pubblicare sul quotidiano locale più diffuso nella rubrica “lettere al direttore” precisando, tra le altre cose, il vero ruolo che nella fattispecie l’associazione ha ricoperto. L’articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2001. Nel consiglio del 24 settembre è ospite padre Gabriel dal Guatemala che da tre anni è parroco di una cittadella di circa 40.000 abitanti (Mataquesquintla?) e che è una nostra vecchia conoscenza dai tempi del progetto Guastatoia di alcuni anni orsono dove egli esercitava la sua missione apostolica. Ci informa della nuova (per noi) realtà che lo vede impegnato in tutte le forme di necessità in aggiunta a quella propriamente ecclesiale e di alcuni progetti che intenderebbe iniziare eventualmente anche con il nostro apporto,mirati all’assistenza sanitaria con una clinica da ultimare ed attrezzare e all’istruzione dei giovani mediante un centro accoglienza con possibilità di vitto ed alloggio. A corollario di quanto sopra illustra al consiglio le caratteristiche della realtà locale con cenni sull’attività prevalente e sulle condizioni di trattamento economico

dei lavoratori e del grado di alfabetizzazione. Viene chiesto a padre Gabriel di precisare la consistenza dei progetti redigendo, una volta rientrato in Guatemala, un preventivo di spesa che possa essere vagliato con merito. La riunione del 17 ottobre si apre con la delibera di riconferma dei soci e l’ammissione dei nuovi che hanno fatto specifica richiesta scritta in tal senso. A regime la compagine sociale annovera complessivamente più di 50 soci. Viene quindi affrontato il tema del rinnovo del consiglio direttivo ed a parte la necessità di sostituire alcuni consiglieri dimissionari viene chiesto di proporre una rosa di nominativi da candidare. Infine, presi in esame i preventivi trasmessici da padre Gabriel, ricollegandoci a quanto ci venne illustrato nella riunione di settembre, il consiglio propone, fra le varie ipotesi, di scegliere il progetto sanità meglio identificato come “Progetto per la salute della donna” da sostenere con un impegno finanziario di 18 milioni. Questo resoconto ancorchè conciso e certamente poco entusiasmante sotto il profilo dell’amenità letteraria vuol essere uno spiraglio per scovare dietro le espressioni tecnico/giuridiche di consiglio o di soci le persone che vogliono scegliere di essere anche solo una piccola goccia nel mare dei bisogni dei fratelli più sfortunati. Certamente qualcosa da fare non manca mai e alla base c’è sempre una scelta per esempio: Museke piuttosto che il bar o il quiz televisivo o….una volta tanto. Il Verbalista MUSEKE - 4

Nderanseke: il lavoro svolto Carissima Enrica e Gruppo MUSEKE, vi invio la relazione del lavoro fatto a partire da Ottobre 2000 con il progetto Adozione NDERANSEKE. Stiamo ultimando le visite alle famiglie adottive e all’orfanatrofio per l’anno in corso.L’incontro non è solo la distribuzione di viveri, materiale scolastico, coperte, vestiti, saponi, medicinali ed altre infinite necessità.Ma è il verificare la situazione di come si trovano i bambini, se sono amati, curati, e per chi ha l’età scolare, se frequenta la scuola regolarmente. Queste visite periodiche hanno dato come grande risultato la collaborazione con gli insegnanti delle scuole materne ed elementari per il recupero alla scuola elementare di 20 bambini che avevano lasciato per mancanza di mezzi, 10 riammessi anche al corso di alfabetizzazione. L’anno scolastico 2000/2001 è stato superato proprio bene, con un buon profitto ed in parecchi casi brillantemente. I bambini sono così suddivisi: • All’orfanatrofio di Nazaret adottati a Nderanseke: 48 (accolti nell’orfanatrofio, in totale sono 75) • Orfani della strada in famiglie adottive: 30 • figli propri delle vedove indigenti:

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• accolti dai nonni:

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• accolti dagli zii:

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• rimasti in casa con fratelli molto giovani: 4 La situazione sanitaria sta migliorando, il 60% sta bene e il restante 40% sono quei casi molto gravi, affetti da malattie importanti, comunque con un’alimentazione e cure adeguate stanno lentamente migliorando. Dall’Ottobre 2000 all’Ottobre 2001 sono state eseguite 180 visite alle famiglie adottive ed all’orfanatrofio 130.Al centro sono passati per altre tante emergenze 350 persone, senza contare i non adottati e arrivi in massa quando succede qualche problema. Assistenza sanitaria: molti pazienti accompagnati solo al centro sanitario per una prima visita, 46 ricoveri in ospedale MUSEKE - 5

con assistenza diurna e 16 con assistenza anche notturna; 4 ricoveri a Mutoyi, e a Bujumbura 21 visite specialistiche o esami. La nota molto positiva è che la bimba Irakoze è guarita perfettamente, al contrario di quanto ci dicevano continuamente i medici che erano piaghe incurabili. Erimana Prosper, che ormai ha superato i tre anni, non riusciva a stare in piedi, dopo varie lastre e controlli, non c’è niente da fare, guarda il caso, cambiando alimentazione con latte, brodi di frullati di carne, verdure e frutta, stimolandolo con esercizi fisici, oggi cammina e frequenta la scuola materna con molta attenzione e profitto. Ho cercato di essere fedele il più possibile al mio mandato e rispondere alla fiducia che il Gruppo Museke ha avuto nei miei confronti. L’attenzione ai poveri, ai piccoli, agli orfani, alle vedove, agli emarginati e a tutti quei casi del quotidiano, con la vostra partecipazione concreta, mi permette di realizzare il grande sogno della mia vita ed esaudire la scelta che ho fatto di servire concretamente i poveri.Tocco con mano che questo Progetto ADOZIONE NDERANSEKE ha dato e continua a dare i suoi frutti meravigliosi. Il vostro grande gesto di generosità è segno di speranza ed è il “MIRACOLO DELL’AMORE” che continua. Colgo l’occasione per ringraziarvi infinitamente e per augurarvi un Buon Natale e un Felice Anno Nuovo. Grazie di cuore Suor Cecilia

Storie di bimbi accolti el notiziario del Natale 2000 partiva la proposta delle adozioni a distanza di famiglie burundesi che si prendevano carico di un bambino orfano; il progetto NDERANSEKE ha dunque un anno di vita: è tempo di bilanci. Un primo aspetto positivo è stata la continua, graduale adesione di famiglie adottanti che hanno superato ampiamente il centinaio. A queste persone sono state inviate notizie riguardanti il bimbo/a e la famiglia burundese loro assegnati,là dove è stato possibile.Non ci si è nascosta infatti la difficoltà di reperire famiglie che la guerra ha disgregato: spesso i bimbi sono passati dall’orfanatrofio alla custodia dei nonni, degli zii o addirittura dei fratelli maggiori. Molte sono le vedove che,sostenute con il progetto adozioni,sono in grado di tenere presso di sé i figli propri o prendersi cura di altri orfani. Un secondo aspetto positivo è un graduale, anche se piccolo, miglioramento della qualità della vita: sotto l’aspetto affettivo, sanitario, scolastico. Chi vive in loco, come suor Cecilia, penso provi una soddisfazione immensa nel vedere questi piccoli progressi e una grande consolazione nel sentire l’appoggio e il sostegno di tante persone generose. Dietro a questi bambini, quasi tutti orfani e soli, si nascondono vicissitudini e storie terribili di sofferenza e di abbandono che noi nemmeno riusciamo a immaginare. Ma a volte le tristi storie hanno un lieto fine: testimoniano che la solidarietà,il coraggio,il desiderio di non soccombere, alla fine hanno la meglio. Vediamo da vicino la vita di alcuni di questi bambini, che desumiamo dalle lettere inviateci da Cesarina. Il piccolo Richard è orfano di padre e vive presso la mamma, assai

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povera.E’ molto intelligente e per lui sarebbe importante poter frequentare la scuola e continuare gli studi. Il sostegno a distanza glielo permette. Come non commuoversi di fronte alla situazione di Apollinaire, orfano di entrambi i genitori:vive presso uno zio che pur avendo sei figli propri, ha accolto quattro nipoti orfani. Com’è difficile dividere quel poco (niente) che si possiede! Eppure… Che dire poi di Clovis, un giovane di vent’anni, che con coraggio si prende cura di altri suoi cinque fratelli minori! Sentiamo ora dalle parole dirette di Cesarina, la vicenda di una bimba. “La piccola Hyguette ha cinque anni, i suoi genitori hanno dovuto vagabondare da un campo profughi all’altro: Kirundo…Ruanda…Congo e finalmente di nuovo in Burundi.Nel campo profughi in Congo, nel Febbraio 1996, muore il papà e la giovane mamma si ri-

trova con un bimbo di tre anni e Hyguette in arrivo. Giunti in Burundi però una famiglia coraggiosa li accoglie: sono in gravi condizioni fisiche e morali.La piccola ha piaghe evidenti al fondo schiena e alle gambe. Diagnosi: male incurabile.La famiglia che li ha accolti vuole guarirla, si rivolge ad un’anziana che la cura con metodi tradizionali: impacchi di erbe e burro di mucca. La bimba è sempre grave. Ed ecco il progetto NDERANSEKE, il sostegno di una famiglia italiana, le cure adeguate, una vita igienica più efficace ed un’alimentazione sana: guarigione completa. La giovane mamma ha pure la possibilità di terminare gli studi.” Abbiamo conosciuto tante altre storie come queste, che ci spronano a continuare ad aiutare concretamente,con coraggio e costanza,coloro che soffrono,che non hanno nessuno, che non hanno voce. A. Gennari

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Anche una scuola materna Carissima Enrica, membri Consiglio e amici tutti, vi saluto e vi ringrazio, questa nuova esperienza per me è molto importante. Stiamo concludendo le visite del 4° trimestre alle famiglie adottive, consegnando direttamente il contributo di 200 $ delle adozioni NDERANSEKE : nella maggior parte dei casi le famiglie preferiscono ricevere viveri, latte, sementi, uniforme, materiale scolastico,in caso di malattia diamo soldi e medicinali. Ogni bimbo è un caso a sé, la famiglia ti chiede riparazione del tetto, o la casa, o il terreno, ti chiedono di tutto. E’ un lavoro che ti sfibra, perché incontri sempre e troppi casi disperati, però è anche una soddisfazione riuscire a dare sollievo e un filo

di speranza. Tutto questo è solo merito vostro e di quanti hanno risposto all’invito del vostro SOS,adozioni Nderanseke.A questo proposito ringrazio tutti con molta stima e riconoscenza per

la loro fedele partecipazione. Museke si può vantare di un’altra piccola perla in Burundi e precisamente a Gitega da dove siamo partiti: una scuola materna. E’ stata dedicata ad Armida Barelli, donna forte che ha donato la sua vita per la promozione umana ed in particolare della donna e della cultura. E’ per questo che a lei affidiamo questi bimbi in grosse difficoltà e in una povertà estrema.Quest’ anno sono solo 50 che riescono a frequentare la scuola, ma la capacità è di 100 posti. E’ veramente bella e spaziosa: è un sogno vedere i bimbi in un ambiente così sano, tutto per loro. Per la continuità e la buona riuscita, aspettiamo altri amici che condividano con noi questa esperienza, ed agli altri già esistenti di avere il coraggio di continuare, perché “la carità ci fa vivere gioiosamente”. Grazie infinite, Buon Natale e un Felice 2002 a voi e a tutte le vostre famiglie. Con stima Cesarina

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Resoconto all ’Assemblea n ogni realtà associativa che non ha quale scopo il guadagno, come la nostra, dopo aver vagliato i vari aspetti che a ragione, oltre che per finalità istituzionali, vanno a costituire i pilastri di sostegno dell’associazione medesima quali: le missioni in corso, l’andamento dei progetti in essere, lo stato di vitalità di quelli conclusi, le nuove iniziative da promuovere e così discorrendo, si ha la necessità di verificare lo stato di salute di questa realtà e, come a voler misurare la temperatura di un ipotetico paziente, ci si affida ai numeri che l’amministrazione ha cura di aggiornare periodicamente. Numeri che, è forse bene precisarlo, poco o nulla hanno a che spartire con il linguaggio proprio delle gestioni economico/finanziarie del tipo: quanto costa?, quanto rende?, quanto si rischia? e così discorrendo; ma che sicuramente ci pongono l’esame di un consuntivo più severo: quel “rendere conto dei talenti ricevuti, quel dimostrare come sono stati utilizzati; e questo con riferimento al tema di oggi che, ricordiamo, è “educami, così sarò felice” Nderanseke è la pronuncia in lingua Kyrundy, il progetto appunto a Voi noto. Nderanseke ha raggiunto un anno di vita lo scorso mese di ottobre ed in 12 mesi ha creato un movimento che si è sviluppato in maniera strabiliante e con quali appoggi in loco? La nostra Cesarina che da come si muove crediamo tutti sia alimentata da un carburante esplosivo, antiinquinante,gratuito ed a portata di mano. Lei lo definirebbe lo Spirito Santo e visti i risultati c’è da crederLe, coadiuvata da suor Cecilia che da quello che scrive nemmeno Lei è una che si tira indie-

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tro,dalle famiglie adottive del posto unitamente alle vedove nonni e zii ed in alcuni sporadici casi anche fratelli più grandi dei bimbi orfani e dall’orfanatrofio di Nazaret che complessivamente accoglie 75 orfani, 48 dei quali sono stati inseriti nel nostro progetto. Si vede che questa è l’era dei genitori putativi perchè non v’è dubbio, ad avviso di chi scrive, che tra quanto verificatosi da noi e quanto si sta attuando con questo progetto la famiglia sta sempre più ampliando i propri confini: l’idea di Museke come famiglia allargata non vi appare stimolante? Suor Cecilia ci informa con alcuni dati molto significativi: 124 è il numeri dei bambini adottati alla data del 22 ottobre 2001; 180 il numero delle visite effettuate nel corso dell’anno presso le famiglie adottive; 130 il numero delle visite effettuate presso l’orfanatrofio di Nazaret; 350 le persone bisognose di aiuto che si sono rivolte al centro senza tener conto degli arrivi in massa quando accade qualcosa di grave; 5.000 i chilometri percorsi per le visite alle famiglie adottive. Intorno ai 50 milioni è l’importo del costo complessivamente sostenuto ricordando che Museke stanzia un appannaggio annuale di L. 400.000 per ogni bambino orfano da adottare. Al 30 settembre le offerte pervenute a Museke sono state complessivamente 86 milioni delle quali 45 specificatamente finalizzate al progetto Nderanseke . Il contributo al progetto versato dall’associazione è stato di 60 milioni al 30 settembre. Per dare un’idea del diverso pe-

so che hanno, là, questi numeri pensate che l’importo speso è meno di un quarto di quanto la nostra scuola materna cattolica ha sostenuto lo scorso anno per gestire 2 sezioni (57 bambini). Pensate inoltre che per fare 50 Km. sulle strade non asfaltate in Burundi si impiegano 2 ore e non hai bisogno di prendere digestivi se non hai digerito. Pensate infine che dopo aver faticato tutto il giorno arrabattandosi per risolvere i molti problemi che la quotidianità non risparmia mai, semmai moltiplica, le nostre Crociate ci dicono un Grazie non solo appagante ma Grazie con merito e merito rivolto a Voi che state rendendo possibile tutto quanto sta accadendo. “E chi avrà dato anche un solo bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa.”(Matteo 10, 40-42). Ritengo opportuno riproporre questo passaggio a conclusione del mio intervento perché sappiamo tutti che alla fine sarà Lui a fare i conti. Ringrazio per la pazienza e per la generosità. Flavio Modonesi

IMPORTANTE Il contributo per le adozioni a distanza Progetto Nderanseke è di L.400.000 entro il 31/12/2001. Dal 1º Gennaio 2002 è di € 210. MUSEKE - 8

Essere Missionari oggi nel mondo che cambia Riflessione all’assemblea di Museke 1. Evangelizzazione, vocazione propria della Chiesa (Cfr. Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, nn. 14 ss.). 2. Che cosa significa evangelizzare (Cfr. Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, nn. 17ss.). 3. Il contenuto dell’evangelizzazione (Cfr. Paolo VI, Evangelii nuntiandi, nn. 25ss.). 4. Nuova evangelizzazione per un mondo che cambia (CEI,Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, nn.56 ss.).

Premessa Spieghiamo i termini: • “Essere missionari”: è prendere coscienza della propria identità di cristiani,figli di Dio,fratelli di Gesù Cristo, l’inviato del Padre, come Lui chiamati e mandati nel mondo a far risplendere la Gloria di Dio, attraverso l’annuncio del Vangelo. Essere missionario non è, dunque, questione di cose da fare, ma un modo di vivere la propria esistenza, sentendosi destinatari di un annuncio, che non si ferma in noi ma che, attraverso di noi, deve risuonare e dare senso alla vita stessa di ogni uomo. E questo annuncio viene offerto con le parole e con la testimonianza di vita, perché Colui che ce l’ha affidato è il “Verbo” ed è la “Vita”. • “Oggi”: è l’oggi della storia, ma è, soprattutto, l’oggi di Dio. E, per questo, l’annuncio non può che essere quello di sempre: Dio, che si fa carne e offre la vita di Gesù per amore degli uomini. Ma è un annuncio che si incarna nella storia dell’uomo d’oggi,perché questo uomo possa essere reso contemporaneo dell’evento di salvezza. Ma perché l’uomo comprenda e si lasci trasformare dall’opera di salvezza di Dio, occorre che il messaggio gli sia annunciato con un linguaggio che gli sia congeniale e che gli faccia sentire tutta la verità dell’amore di Dio. • “In un mondo che cambia”: è il nostro mondo, in profonda trasformazione, che fa fatica a comprendere gli orizzonti della sua storia e a definire la dignità dell’uomo, il senso del suo esistere e di quanto lo circonda. Un mondo che pare non voglia più fermarsi a riflettere su se stesso, tutto proteso a raggiungere sempre nuove conquiste, che, spesso, superano la sua capacità di controllo e diventano motivo di morte per lui e per il creato. 1. Evangelizzazione, vocazione propria della Chiesa (cfr. Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, n.14). Il mandato di evangelizzare tutti gli uomini costituisce la missione essenziale della Chiesa.Evangelizzare, infatti, è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare, vale a dire per predicare e insegnare, essere il segnale del dono della grazia, riconciliare i peccatori MUSEKE - 9

con Dio,perpetuare il sacrificio del Cristo nella s.messa che è il memoriale della sua morte e della sua gloriosa resurrezione. In questo impegno di evangelizzazione,“l’opera dei fedeli laici si rivela oggi sempre più necessaria e preziosa” (Giovanni Paolo II, Christifideles laici, n. 35). Esige, dunque uno stretto legame tra la Chiesa e l’evangelizzazione, significato da questi rapporti: • La Chiesa nasce dall’azione evangelizzatrice di Gesù e dei dodici; • Nata da questa azione di Gesù e dei Dodici, la Chiesa è, a sua volta, inviata da Gesù. La Chiesa resta nel mondo, mentre il Signore della storia ritorna al Padre. Essa resta come un segno, insieme opaco e luminoso di una presenza di Gesù, della sua dipartita e della sua permanenza, in quanto evangelizzatore del Padre. • Evangelizzatrice, la Chiesa comincia con l’evangelizzare se stessa…Essa ha bisogno di ascoltare di continuo ciò che deve credere, le ragioni della sua speranza, il comandamento nuovo dell’amore. • La Chiesa è depositaria della Buona Novella che si deve annunciare. Essa la conserva come un deposito vivente, prezioso, non per tenerlo nascosto, ma per comunicarlo. • Inviata ad evangelizzare, la Chiesa a sua volta invia gli evangelizzatori. Mette nella loro bocca la parola che salva, spiega loro il messaggio di cui essa stessa è depositaria. 2. Che cosa significa evangelizzare? Essa è essenzialmente annuncio del Cristo a coloro che lo ignorano, predicazione, catechesi, battesimo e conferimento degli altri sacramenti. L’evangelizzazione è tutto questo insieme. Evangelizzare,dunque,per la Chiesa,è portare la Buona Novella in tutti gli strati dell’umanità e, col suo influsso, trasformare dal di dentro, rendere nuova l’umanità stessa.Ma non c’è nuova umanità se non ci sono uomini nuovi, della novità del battesimo e della vita secondo il Vangelo. Lo scopo dell’evangelizzazione è, appunto, questo cambiamento interiore. Allora non si tratta solo di fasce geografiche da raggiungere, ma di raggiungere e quasi sconvolgere i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di inte-

resse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell’umanità,che sono in contrasto con al Parola di Dio e col disegno della salvezza. Insomma, occorre evangelizzare la cultura e le culture dell’uomo, partendo sempre dalla persona e tornando sempre ai rapporti delle persone tra di loro e con Dio. 3. Il Contenuto dell’evangelizzazione Evangelizzare è anzitutto testimoniare in maniera semplice e diretta, Dio rivelato da Gesù Cristo, nello Spirito Santo.Testimoniare che nel suo Figlio il Padre ha amato il mondo. L’evangelizzazione deve sempre contenere una chiara proclamazione che ,in Gesù Cristo,Figlio di Dio fatto uomo, morto e risuscitato, la salvezza è offerta ad ogni uomo,come dono di grazia e misericordia di Dio stesso. L’evangelizzazione,di conseguenza,non può non contenere l’annuncio profetico di un al di là, vocazione profetica e definitiva di ogni uomo, in continuità e insieme in discontinuità con la situazione presente… Ma il Vangelo tocca la vita: perciò l’evangelizzazione chiede di mostrare come esso influisce sui diritti e doveri di ogni uomo, sui temi della famiglia, della pace, della giustizia, dello sviluppo. Il Vangelo,poi,non può non dare il senso giusto al concetto di liberazione e non può non influire sulla promozione di tutto l’uomo. 4. Nuova evangelizzazione per un mondo che cambia Sono varie le forme di missionarietà oggi, in un tempo in cui il progresso ha fatto passi da gigante, le distanze si sono ridotte,le razze e le culture si sono mescolate. Ma anche un tempo in cui la pratica cristiana è diminuita ed è in atto una forte secolarizzazione.Ne elenchiamo alcune. • La testimonianza di una vita autenticamente cristiana, abbandonata in Dio in una comunione che nulla deve interrompere, ma ugualmente donata al prossimo con uno zelo senza limiti, è il primo mezzo di evangelizzazione (Cfr.Paolo VI,Evangelii Nuntiandi, n. 41). • Una predicazione vivente.“La fatica che provocano al giorno d’oggi tanti discorsi vuoti e l’attualità di molte altre forme di comunicazione non devono tuttavia diminuire la forza vivente della parola, né far perdere fiducia in essa.La Parola resta sempre attuale soprattutto quando è portatrice della potenza di Dio. Per questo resta sempre attuale l’assioma di s. Paolo:“La fede dipende dalla predicazione”: è appunto la parola ascoltata che porta a credere” (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, n. 42). • Da qui la necessità di continuare la proclamazione del Vangelo anche “ad gentes”. • Ma occorre che, in un mondo che cambia e che ha bisogno di nuova evangelizzazione, poniamo rinnovata attenzione missionaria a tutti i battezzati (cfr. CEI, Comunicare il Vangelo in una società che

cambia, nn. 56 ss.), non solo a quelli che partecipano all’eucaristia domenicale, ma anche a tutti quegli uomini e donne che, pur avendo ricevuto il battesimo, non vivono legami di piena e stabile comunione con le nostre Chiese locali.Ecco perché emerge l’esigenza di una nuova modalità missionaria,che ha alcune fondamentali attenzioni. – L’ ecumenismo è una sfida fondamentale perché è una verifica della nostra fedeltà al Vangelo; ma è anche una grande scuola di comunione: proprio di fronte ai cristiani di altre Chiese e comunità ecclesiali, palesemente “diversi” da me, sono chiamato a riconoscere quell’unità che,a dispetto delle differenze, ci lega e ci chiama a una comunione sempre più piena. Vivere l’impegno ecumenico può essere di grande aiuto anche per riscoprire le vie che portano alla riconciliazione in seno alle nostre stesse comunità parrocchiali e viceversa. – La pastorale della Chiesa e la sua missione,poi,devono andare sempre più verso i cosiddetti “non praticanti”, ossia verso quel gran numero di battezzati che, pur non avendo rinnegato formalmente il loro battesimo, spesso non ne vivono la forza di trasformazione e di speranza e stanno ai margini della comunità ecclesiale. – Un’attenzione particolare, poi, va data ai battezzati che vivono un fragile rapporto con la Chiesa e un impegno di primo annuncio, su cui innestare un vero e proprio itinerario di iniziazione cristiana o di ripresa della loro vita cristiana. – Occorre, inoltre, tener presente che la nostra società si configura sempre più come multietnica e multireligiosa. Dobbiamo affrontare un capitolo sostanzialmente inedito del compito missionario: quello dell’evangelizzazione di persone condotte tra noi dalle migrazioni in atto.Ci è chiesto di compiere la missione ad gentes qui nelle nostre terre. – Non possiamo sottacere, poi, come aspetto rilevante della missione della Chiesa oggi il dialogo culturale sui grandi temi della nostra società e della vita quotidiana. Così,una presenza missionaria importante è quella negli ambiti di vita: scuola, mondo del lavoro, politica. – Lo stesso rapporto con il territorio chiede al cristiano una presenza missionaria. I nostri vescovi ci chiedono di coltivare un senso missionario che tenga conto della necessità della “nuova evangelizzazione” nel nostro contesto socio-culturale e, mentre non dobbiamo smettere di coltivare e tener desta la cultura della missione ad gentes, è necessario ricordare che essa non può sussistere in una ambiente che è distratto circa il tema dell’evangelizzazione. Da qui la necessità di coltivare qui il vero senso missionario della Chiesa perché nascano ancora autentiche disponibilità per la missione ad gentes. Don Giovanni Palamini MUSEKE - 10

Padre Vittorio Falsina

“Ciò che può sembrare la fine è in verità un nuovo inizio” ra il pomeriggio del 24 agosto quando a Syracuse, nello stato americano del New York, un incidente stradale stroncava la giovane vita di p.Vittorio Falsina, missionario saveriano originario di Castegnato, sacerdote dal 1987.Aveva 38 anni La scomparsa di p.Vittorio ha colpito tutti, confratelli e laici, non solo per le circostanze,l’età e i legami con la famiglia Falsina, ma anche per quello che padre Vittorio è stato nell’arco di vita che il Signore gli ha dato. La sua è stata, infatti, una storia vocazionale normale ed eccezionale nello stesso tempo.Ed anche la sua persona era una sintesi unica di normalità e di eccezionalità. Normale perché Vittorio Falsina è stato un ragazzo come tanti:simpatico, allegro, vivace, attivo… che è cresciuto serenamente in famiglia e parrocchia, è entrato nel seminario Saveriano di San Cristo ancor ragazzo. Ha studiato, è diventato prete. E’ andato dove i Superiori lo hanno destinato. Tutte le tappe della sua vita le ha vissute con entusiasmo, gioia, preparazione. Ma p.Vittorio è stato anche eccezionale: per la sua viva intelligenza certamente al di sopra della norma, la sua versatilità, la sua capacità di creare rapporti profondi con tutti.Aveva amici in tutti i continenti. Sapeva ascoltare e comunicare. Aveva una sorprendente

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capacità di sintesi. Ma non faceva pesare agli altri le sue notevoli doti: era semplice e lineare.Aveva una spiritualità profonda ma non “ clericale “. E proprio per questo i Saveriani lo destinarono negli Stati Uniti: prima a Chicago per completare gli studi di “etica sociale” e “Relazioni internazionali”. Un impegno che non gli ha impedito di dedicarsi alla comunità indiana di Anawin Center di svolgere pure un periodo di proficuo apostolato fra i Pellerossa di una Riserva in South Dakota. In seguito con borse di studio della Fondazione Mc Arthur di Chicago e della Fondazione Rockfeller di New York perfezionò gli

studi ed avviò ricerche su temi attualissimi e particolari: la globalizzazione,l’etica economica,modelli alternativi di sviluppo, rapporti fra Nord e Sud,l’ecologia.In questo periodo si colloca anche la sua partecipazione alla stesura della Carta dei Diritti della Terra (Earth Charter Draft) insieme ai rappresentanti delle principali religioni mondiali. I suoi studi sono stati arricchiti da viaggi in vari continenti: per consultare biblioteche, per verificare in loco esperienze e conoscere culture etniche. Tre anni fa l’offerta di insegnare alla Divinity School dell’Università di Harvard (Boston) e di iniziare un’impegnativa ricerca “Recasting globalization”, finalizzata a misurare gli effetti della globalizzazione sulle principali religioni mondiali. In questi ultimi anni ha tenuto relazioni in importanti convegni internazionali. I progetti erano tanti:tradurre in libri le sue ricerche, rafforzare la presenza dell’etica nell’insegnamento, iniziative interreligiose…convegni, incontri… Il progetto di Dio era un altro. La sua testimonianza rimane: quella di un cristiano, un giovane sacerdote, che ha percorso nuove vie per la missione. Non perdere questa testimonianza, anche per il Gruppo Operazione Museke -che l’ha conosciuto, è il modo più bello per onorare la memoria di p.Vittorio.

Auguri da Cesarina: giovani vi aspetto! Gitega, 9 dicembre 2001 Carissimi amici di Museke, è tempo di scambiarci gli auguri ed è impossibile non pensare a voi, che con la vostra generosità mi date la possibilità di aiutare tanti bambini. Io da sola riuscirei a fare ben poche cose. Con il vostro aiuto affronto tante emergenze. Oggi, domenica, essendo chiuso il dispensario, la gente si orienta verso Museke. È arrivata una mamma vedova con due bambini morsicati dai topi ed una terza bimba con una scottatura ad una manina. Questa signora è stata accolta da un’altra famiglia estremamente povera la quale ha ospitato i quattro come poteva in una stanza, con in mezzo un fuoco, fatto da quattro sassi. Verso le 11 ho visto arrivare degli uomini che portavano una barella con un’altra mamma colpita da una grave malaria. Questa donna aveva perso la set-

timana scorsa tre bambini per la stessa causa; dietro i portantini la seguivano altri quattro bambini. Subito abbiamo portato la mamma in ospedale; le abbiamo dovuto dare un materasso, la coperta e fare la spola portandole da mangiare.

Prima del ricovero siamo passati alla cassa per versare la quota ed un acconto per i medicinali; alla fine ha trovato un posto in terra. Dei quattro piccoli cosa fare? Madre Cecilia è riuscita a trovare una sistemazione. Sono tante le persone che ogni giorno passano da questa “casa

di Betania”. Vi ho raccontato questi due casi per farvi comprendere in quale situazione la gente si trova. Ho un grande desiderio nel cuore: avere tanti giovani come collaboratori; loro sono la continuità; hanno tanta forza e capacità; non guastano anche i meno giovani: la loro opera sarebbe di grande aiuto e di esperienza. La gioia nasce dalla condivisione, dal camminare insieme e costruire un percorso in unità di intenti, nella verità e coerenza, anche se costa; dobbiamo portare calore, luce e amore. Chi ancora non è entrato nell’idea della condivisione non perda altro tempo, perché alla fine resta solo desolazione; bisogna diventare costruttori di speranza.Spalancando il cuore a qualsiasi persona che è nel bisogno, ci ritroviamo con tanta gioia. Vi abbraccio tutti con grande affetto e stima, Buon Natale a voi e alle vostre famiglie. Cesarina

sinceri Auguri di Buon Natale e di un prospero Anno Nuovo  Noheli Nziza Umuvaka Mushya Muhire

GRUPPO OPERAZIONE MUSEKE O.N.L.U.S. - Via Brescia, 10 - 25014 CASTENEDOLO (BS) - ITALY Tel. 030/2130053 - Fax 030/2130044 - c/c postale 15681257 - c/c bancario: 27499 - Banco di Brescia MUSEKE - 12

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