La Nostra Ultima Ora

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Un sondaggio della Ap-AOL News ha rivelato che, negli Stati Uniti, il 25% delle persone intervistate si aspetta l'arrivo dell'Apocalisse nel 2007. Sei cittadini americani su dieci, invece, credono che il loro Paese, nel 2007, sarà nuovamente bersaglio di un attentato. La stessa percentuale ritiene che i terroristi impiegheranno armi biologiche o nucleari in qualche zona del mondo. Il 70%, infine, teme una nuova catastrofe naturale come l'uragano Katrina e il peggioramento dell'effetto serra. Secondo Martin Rees, astrofisico di fama internazionale, autore di “Our Final Hour” (“Il Secolo Finale. Perché l'umanità rischia di autodistruggersi nei prossimi cento anni”, Mondadori, 2004), la probabilità che il genere umano distrugga sé stesso e il mondo che lo circonda entro i prossimi cento anni è di circa il 50%. Secondo Rees, i pericoli connessi alle neo-tecnologie si profilano più gravi e meno controllabili di quelli, con cui ci siamo confrontati per decenni, di una catastrofe nucleare: gli attacchi all'ambiente provocati dalle attività umane hanno già causato danni ben peggiori di quanto calamità naturali come terremoti, eruzioni e impatti di asteroidi siano mai stati in grado di fare; i potenti virus che l'uomo sta creando grazie all'ingegneria genetica possono annientare milioni di persone; gli esperimenti con gli atomi potrebbero innescare una reazione a catena in grado di determinare la distruzione di ogni particella del cosmo. La globalizzazione della scienza mette in mano a singoli individui un potere che nei secoli passati apparteneva solo ai capi di stato. Basterebbe un errore o un piccolo gruppo di criminali a trascinare grandi parti dell'umanità, e perfino l'intera biosfera, in uno stato di vulnerabilità estrema. Tutto questo accade proprio nel momento in cui la scienza ci dice che la vita potrebbe avere un futuro infinito, sopravvivendo, in forme diverse, anche alla morte del sistema solare. Rees dà al mondo solo il 50% di probabilità di non finire entro il 2100, in particolare per i rischi posti da quelli che chiama “gli idioti del villaggio globale”, che potrebbero causare catastrofi biologiche per errore. Rees ha addirittura scommesso, sul sito americano longbets.org - un sito che accetta le scommesse più diverse sul futuro che si autodefinisce “un'arena per previsioni competitive e responsabili” - che entro il 2020, “il bioterrore o il bioerrore” porteranno a un milione di morti in un solo evento: “Entro il 2020 ci saranno migliaia, se non milioni, di persone in grado di causare un disastro biologico. La mia preoccupazione non sono solo le organizzazioni terroristiche, ma idioti individuali che hanno la stessa mentalità di coloro che disegnano i virus per il computer”. Su Longbets.org si può scommettere sul cambiamento delle abitudini degli americani alla guida da qui al 2010, e su come cambieranno, fino alla espansione o no dell'universo. Mitchell Kapor, inventore di software, ha scommesso che nel 2029 nessun computer sarà ancora in grado di passare il Test di Turing (che ne misura l'intelligenza, ndr). Il fisico Freeman Dyson scommette invece che la prima forma di vita extraterrestre non verrà scoperta su un pianeta o su un satellite. John Tierney, un giornalista del New York Times, ha puntato 200 dollari contro la previsione di Rees, scommettendo che l'umanità sopravviverà anche dopo il 2100. Per evitare l'estinzione umana, Rees sostiene che la ricerca scientifica deve diventare universalmente collaborativa e ad accesso aperto, sullo stile di Wikipedia. In termini di esplorazione spaziale e sopravvivenza tramite la colonizzazione (ipotesi avanzata dal fisico Stephen Hawking, ndr), Rees sostiene la soluzione del “libero mercato”.

Our Final Hour - Wikipedia

The Apocalypse Bet 09 agosto 2007 Hawking: Humans must colonize other planets 30 novembre 2006 PERCHÉ IL FUTURO NON HA BISOGNO DI NOI Il pessimismo di Martin Rees è in linea con quello manifestato da Bill Joy, fonsdtore di Sun Microsystems, nel suo celebre articolo “Perché il futuro non ha bisogno di noi” pubblicato da Wired nell'aprile del 2000, in cui si affermava che le nuove tecnologie - l'ingegneria genetica, le nanotecnologie, la robotica - minacciano di diventare le vere armi di distruzione di massa del ventunesimo secolo, liberamente reperibili su Internet, a disposizione di singoli individui come di gruppi di terroristi (come anche di “terroristi di stato”, questo Joy non lo diceva, ndr).

Wired 8.04: Why the future doesn't need us Perchè il futuro non ha bisogno di noi di Bill Joy THE SINGULARITY IS NEAR «Nei prossimi 25 anni, l'intelligenza non-biologica eguaglierà la ricchezza e la raffinatezza dell'intelligenza umana per poi superarla abbondantemente grazie a due fattori: la continua accelerazione del progresso dell'informatica e la capacità [delle intelligenze non-biologiche - NdT] di condividere rapidamente il proprio sapere. Integreremo nanorobot intelligenti nel nostro corpo, nei nostri cervelli e nell'ambiente, risolvendo così problemi come l'inquinamento e la povertà, aumentando significativamente la nostra longevità, permettendo realtà virtuali che comprendano tutti i sensi e la trasmissione di esperienze, nonché un notevole incremento dell'intelligenza umana. Il risultato sarà la fusione della specie creatrice di tecnologie con il processo evolutivo-tecnologico a cui essa ha dato vita». Queste previsioni tecno-positiviste del futurologo Ray Kurzweil, tratte dal suo articolo “The Singularity is Near”, sono state criticate da Roberto Vacca nell'insertodel Sole 24 Ore del 6 febbraio 2006 in un articolodaltitolo “I limiti del tecnosviluppo”: [...] Kurzweil dà per scontato che i processi di crescita tecnologica del passato sono tutti esponenziali. Quando la crescita rallenta, si presenta sempre un nuovo paradigma che la fa riprendere. Ad esempio: i circuiti dei computer prima realizzati con relè, sono passati a tubi elettronici, poi ai transistor, ai circuiti integrati e sono avviati a usare perfino singoli atomi [...] Kurzweil traccia un parallelo plausibile, ma solo qualitativo, fra l'accelerazione dell'evoluzione biologica e quella dell'Information Communication Technology: la prima impiegò miliardi, poi milioni di anni, millenni e decenni per produrre vertebrati, primati, homo sapiens. La seconda, prima in decenni, poi in anni o mesi, è passata dai telefoni, alla radio, alla tv, ai pc, al web. È vero che il progresso accelera: la densità di transistor per chip, la velocità dei computer, le dimensioni della memoria raddoppiano ogni 12-18 mesi. Dopo 30 anni, la legge di Moore funziona ancora: Kurzweil ne deduce che anche oggi hardware, software e scienza crescono esponenzialmente. Non ci sarebbero limiti. Qui osservo che è sempre stato smentito chi ha creduto di aver individuato processi esponenziali [...] Nel nuovo mondo, dopo la singolarità, sarebbero indistinguibili uomini da macchine, realtà virtuale da quella fisica. Potremmo assumere corpi e personalità diverse. Elimineremmo vecchiaia, malattie, povertà fame e inquinamento. Ma la complessità estrema implica problemi critici. L'impiego di software difettoso può causare disastri. La complessità che si riproduce da sola può condurre a errori imprevedibili. Inoltre, la progettazione e la gestione dei sistemi di ultracomputer intelligenti sarebbero in mano a un'elite di iper-tecnologi. Fra i tanti vantaggi tecnici ed economici, le iper-intelligenze ibride uomo-computer ci darebbero anche una longevità estrema. Se non fosse riservata ai cittadini di prima classe, tornerebbe la preoccupazione dell'esplosione demografica. Molti sarebbero esclusi per inadeguatezza o per motivi sociali. Fra i tanti tagliati fuori sorgerebbero neo-luddisti ed eco-terroristi. Il controllo sociale delle innovazioni, già arduo, lo diverrebbe ancor più. I problemi socio-economici richiedono studio e integrazione. Non si può sperare che la tecnologia risolva tutto».

The Singularity Is Near - Wikipedia

I limiti del Tecnosviluppo THE OTHER END John Shirley, una delle voci più interessanti espresse dalla fantascienza degli anni Ottanta - amico di William Gibson, Bruce Sterling e Rudy Rucker, cyberpunk ante-litteram (il suo romanzo “La Musica della Città Vivente” prefigurava nel 1980 uno scenario metropolitano altamente informatizzato e connesso), neuromantico della prima ora incluso in “Mirroshades” (l'antologia-manifesto curata da Sterling) con un romanzo breve molto politicizzato e ambientato nella scena rock del futuro, sceneggiatore per il cinema (suo è l'adattamento dal fumetto del film culto “Il Corvo”), musicista rock - si è sempre distinto dal resto della banda per il suo eclettismo. Dal fantasy alla fantascienza, passando per l'horror, il thirller e il noir, sempre colpendo nel segno, tanto da essere soprannominato “il Poe dell'era postmoderna”. Il suo nuovo romanzo, annunciato lo scorso ottobre, s'intitola “The Other End”, annunciato in grande stile: “Vi è mai capitato di avere voglia di fare un bel reboot al mondo ?”. Come spiega lo stesso Shirley nella sua nota introduttiva, “The Other End” è un libro che nasce da un profondo dissenso da quello che si va consumando giorno dopo giorno nel mondo: guerre, carestie, disastri, terrorismo, schiavitù, sfruttamento dell'infanzia e altri accidenti vari. In un mondo senza speranza, condannato irreversibilmente alla catastrofe, il protagonista, Swift, un reporter alla ricerca di una figlia misteriosamente scomparsa, si trova d'un tratto a fronteggiare la venuta dei “Regolatori”. Ma chi siano, se angeli o alieni, e da dove vengano, nessuno riesce a capirlo. Non sembrano intenzionati a operare la classica invasione e non rispecchiano le convinzioni cieche, dogmatiche e infantili, di miliardi di credenti al mondo, ma si apprestano a compiere in ogni caso la loro missione: l'Armageddon, la battaglia finale.

John Shirley's THE OTHER END (Pubblicato su Ecplanet 06-04-2007) Links Long Bets Sentient developments Green Cross International Singolarità tecnologica - Wikipedia

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