Il Giornalista
L’edizione speciale della Facoltà di Giornalismo dell’Università Statale Lomonosov di Mosca
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giugno 2009
Il Giornalista
Daria KLIMENKO, caporedattrice Una matta, matta, matta corsa in Russia (Neveroyatnye Priklyucheniya Italyantsev v Rossii) è un film commedia del 1973 diretto da Franco Prosperi e Eldar Ryazanov, il film famosissimo per tutte le generazioni dei russi. I protagonisti lì sono allegri, dinamici, belli, furbi, svegli e spiritosi. Proprio come i veri italiani. Quando uno comincia a imparare la lingua italiana, piano piano assimila stesse caratteristiche, diventa piú aperto, piú caloroso, fa piú movimenti con le mani, cambia l’intonazione della voce. Succede proprio così se imparare la lingua con tutto il cuore, tutta l’anima. Gli autori di questa rivista sono gli studenti e sopratutto le studentesse piú brave del nostro Centro italo-russo per le ricerche su mass-media, cultura e comunicazione nella facoltà del Giornalismo. Loro tutte amano l’Italia, studiano la lingua sui livelli diversi (da un anno ai 4 anni degli studi), hanno tanti amici italiani e mantengono il rapporto importante giovanile tra la Russia e l’Italia. Per creare questo numero abbiamo organizzato il concorso per il migliore articolo sugli italiani in Russia. Abbiamo cercato di evitare scrivere le cose banale, gli stereotipi che hanno tutti gli europei, anzi, tutti gli stranieri sulla Russia. Gli studenti hanno fatto le interviste con i loro amici, con gli insegnanti e gli artisti. Abbiamo provato di creare un’immagine profondo degli italiani in Russia. La profondità viene dall’atteggiamento personale, e per questo l’intervista é diventata il genere migliore per la nostra tematica. Perché gli italiani vogliono tornare in Russia anche se chiamano le condizioni qui «da sopportare» e a volte anche «schifose»? Perché gli italiani vengono al Nord di Russia per giocare il Calcio A5? Come si trovano gli italiani in Russia dal punto di visto dell’antropologia? Tutte le risposte sono già trovate, la loro raccolta si trova in questa rivista. La nostra inviata Anastasia Laukkanen ha parlato anche con il direttore del giornale «La Stampa» di Torino, Giulio Anselmi per sapere se si puo fare giornalista in Italia per il giovane russo. Non abbiamo scelto l’articolo migliore perché secondo noi vince sempre quello che conosce la lingua italiana e chi sa esprimersi anche nella lingua scritta, che capisce l’identità russa e italiana, che sa anche fare gli amici e mantenere i rapporti nel futuro. Perché tra i russi e gli italiani, fuori stereotipi e gli immagini, il piú importante é il rapporto humano, tra le nazioni, tra la gente.
Redazionale: il concorso fuori dalle banalità…………………….2 Gli evenimenti italiani a Mosca……………………………..3 Sondaggio antropologico…...........………………………….4 I pensieri italiani sulla Russia..............................................................6 Chi conosce Aloisio Nuovo?...........................................................8 I calciatori al Nord di Russia: il primo nella disciplina…………..10 Intervista con Maestro Tony Esposito………………………..13 In ricerca della filosofia russa: l’intervista con Emiliano Mettini……14 Perché rimangono qui? …………………………………..16 L’informazione utile: le associazione italo-russe in Russia....................17 La domanda al direttore della Stampa.........................................18
giugno dell’anno 2009 direttore del centro: Anastasia Grusha redattore responsabile: Daria Klimenko disegno della copertina: Anna Sokolova redattore: Daria Klimenko Il numero è stato preparato dagli studenti del Centro Italo-Russo per le ricerche su mass media, cultura e comunicazione:
Oksana Lasarenko • Anna Leonova • Anna Sokolova • Olga Kuzmicheva • Anastasia Laukkanen • Daria Koroleva • Tatyana Karabanova • Anastasia Safronova • Margarita Proniushkina • Anna Bondareva
disegno ed impaginazione: Galina Kuznetzova caratteri: Myriad Pro, Palatino Linotype stampato: il laboratorio poligrafico di studio della Facoltà
di Giornalismo di MGU il direttore V. I. Neznanov
indirizzo: 125009, Mosca, via Mokhovaya, 9 telefono: (495) 629‑37‑87 firmato per stampare: 01.06.2009
L’opinione della redazione non sempre coincide con quella dei materiali del giornale. I giornalisti sono responsabili per il contenuto dei materiali.
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Il Giornalista
Gli evenimenti italiani a Mosca (musica) 7 giugno, Tenuta Arkhangelskoe Trio di Danilo Rea. In occazione del VI Festival in‑ ternazionale del jazz «Tenuta. Jazz» Pianista dal groove incisivo, ma dal retaggio fondamen‑ talmente melodico si con‑ traddistingue per la varietá del suo repertorio i cui brani magistralmente arrangiati per trio jazz ci danno una chiave per esplotare i vari percorsi formativi di ascolto della sua complessa personalitá artistica.
(arti visivi) 23 giugno — 23 luglio, MMOMA, Galleria Zurab
(conferenza) 8 giugno, 15.00, Centro de formazione este‑ tica «Museion», Museo delle belle arti Pushkin La Roma di Gogol. Conferen‑ za di Rita Giuliani, Universi‑ tá La Sapienza di Roma L’anima della cittá che ha catturato lo spirito del grande scrittore attraverso l’analisi avvicente della nota slavista.
«Insight» di Francesca Leone Grandi tele nelle quali si intrecciano i temi del Caos e dell’Attesa, ad esprimere le ansie, l’angoscia e le speranze del mondo contemporaneo. Il suo linguaggio pittorico, pur traendo linfa dalla tradizione, si traduce in forme innovative nella costante e complessa ricerca della bellezza e dell’ar‑ monia. (arti visti) 5‑29 agosto, Centro di arte contempora‑ nea M’ARS «Transfer», con Francesco Finizio, Elena Nemkova, Italo Zuffi Il concetto di «artista globale» esaminato attraverso l’espo‑ sizione di lavori di artisti internazionali. Un saggio
visuale sulle norme estetiche e le strategie di adattamento implicite nel processo di tra‑ sferimento dell’oggetto d’arte, da un luogo ad un altro.
(danza) 13‑30 luglio, Agenzia di danza NsEkh, Perevedenovskij per., 18. Scuola internazionale di danza. Masterclass di Danila Blasi Un seminario sul ruolo fonda‑ mentale del design della luce ai fini della interpretazione di partiture coreografiche di danza.
Fantastico Adriano. Il ciclo cinematografico nell’Istituto Italiano di Cultura
3 giugno. Mani di velluto (1979) Regia: Franco Castellano e Giuseppe Moccia Con: Adriano Celentano, Eleonora Giorgi 10 giugno. Il bisbetico domato (1980) Regia: Franco Castellano e Giuseppe Moccia Con: Adriano Celentano e Ornella Muti
17 giugno. Asso (1981) Regia: Franco Castellano e Giuseppe Moccia Con: Adriano Celentano, Edwige Fenech 30 giugno. Bingo-Bongo (1983) Regia: Pasquale Festa Campanile Con: Adriano Celentano, Carole Bouquet (Maly Kozlovskij per., 4), ore 19.00
Il programma é stato preparato dai materiali del’Istituto Italiano di Cultura
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L’avventura degli italiani in Russia Negli ultimi tempi sviluppano i rapporti economici, politici e culturali tra la Russia i l’Italia. Così sempre più studenti italiani arrivano in Russia.
Perché lasciano l’Italia solare e vanno in un paese «lontano e freddo»? Come si svolge l’adattamento ad un ambiente climaticamente e culturalmente diverso? Quali problemi af‑ frontano qui e come li superano? Come vedo‑ no il nostro paese e i suoi abitanti, cioè noi? A queste domande ho trovato rispondere nella mia ricerca.
Ho intervistato 30 studenti italiani, arrivati a Mosca per studiare nelle università presti‑ giose della Russia: l’Università statale «Lo‑ monosov» (MGU) e l’Università statale delle scienze umanistiche (RGGU). Fra di loro ce ne sono 11 ragazzi e 19 ragazze all’età di 21‑30 anni. Tutti gli informatori sono venuti a Mosca per motivi di studio: per migliorare la conoscenza della lingua russa, per studiare le discipline della loro specializzazione (essenzialmente la storia, la letteratura, la linguistica russa) in russo, per scrivere le loro tesi di laurea e lavo‑ rare in biblioteca. Il loro soggiorno dura da 1 a 12 mesi. Molti sono già stati in Russia prima: Lei è in Russia per… volta
%
la prima
25
la seconda
20
più della seconda
55
Per la maggioranza degli informatori pri‑ ma di arrivare per la prima volta in Russia la immaginavano come un paese lontano, miste‑ rioso ed esotico. «E’ un paese grande e fred‑ do», «pieno di contraddizioni», «interessante e attraente»… In genere è legato al fatto che essendo una parte dell’Unione Sovietica la Russia era chiusa per il mondo con una «cor‑ tina di ferro», e fuori quasi niente era saputo di quanto succedeva all’interno. Ma durante il loro soggiorno nel nostro paese gli studenti italiani si sono formati la loro propria opinione della Russia*. Quasi tutti gli studenti italiani vivono nello studentato dell’università. Ma a volta non ce un posto libero e gli stranieri hanno bisogno di trovare un alloggio, che è molto caro a Mo‑ sca. Vivendo nello studentato per stranieri gli italiani si lagnano che sono isolati dai russi, perché vogliono comunicare con i portatori della lingua che studiano.
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tra i russi e gli italiani
tra la vita in Russia ed in Italia
Differenze
I russi sorridono di meno, ma sono più since‑ ri, più riservati e formali, si sposano più presto, hanno un modo di vita e una mentalità diversi, un livello della distanza più grande, molti sono sgarbati per i stranieri, hanno più forte senso del patriottismo, i russi leggono i libri; Gli italiani sono più aperti e socievoli;
Le condizioni di vita sono più pesante in Russia (condizioni di alloggio, salario), inesistenza della classe media, i russi hanno uno stile di vita più semplice, un altro interpretazione della legge, in Italia si vive di più in spazi aperti; In Russia la vita è molto più frenetica, tutto è più complicato;
Somiglianze
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Ospitalità, generosità, dialogo, ritardo, la pro‑ fondità culturale, il senso de la famiglia, en‑ trambi amano stare in compagna, divertirsi, sono disponibili ad aiutare;
Trasporti pubblici, diffusa povertà (salari bassi, poche possibilità di trovare un buon lavoro, prez‑ zi alti), il tipo di cibo nei supermercati, il senso di globalizzazione.
Così tutti gli informatori conoscono russo bene e possono esprimersi in questa lingua: Qual è il Suo livello di russo?
%
zero
-
elementare
-
intermedio
55
avanzato
40
parlo fluentemente
5
C’era anche una domanda quale lingua usavano in Russia nelle situazioni diverse. Essenzialmente nelle risposte prevale il rus‑ so, a eccezione della domanda «in che lingua conversa con i conoscenti?». In questo caso più spesso o ugualmente con il russo usano il «materno» italiano o il «mondiale» inglese. E’ perché conversano di più con gli altri studenti stranieri e italiani su dello studentato. Tutti a eccezione di una persona hanno ri‑ sposto che il loro atteggiamento verso i russi è «positivo», e una risposta era «indifferente». Ma le risposte alla domanda «Qual è l’atteg‑ giamento dei russi verso lei» non erano altret‑ tanto ottimistiche. Sì, molti hanno risposto che è ugualmente «positivo», ma c’erano anche delle risposte come «indifferente» e «non lo so». C’erano anche quelli che hanno segnato «positivo» e «negativo» di colpo. Secondo gli informatori non è sempre facile trovare una lingua comune con gli abitanti locali, molti si sono lagnati che i russi sono freddi e chiusi per la gente nuova, specialmente per gli stra‑ nieri. Alla domanda «Ha delle difficoltà nel co‑
municare con gli abitanti locali? Quale?» 25 % hanno risposto che non avevano affrontato nessun problema, le restanti risposte si pos‑ sono dividere in due gruppi. Il primo gruppo sono i problemi linguistici: all’inizio per certi studenti è difficile parlare in russo (ma dopo si abituano), è difficile spiegare in russo ciò voglono parlare in italiano, i russi parlano molto velocemente. Il altro gruppo sono i pro‑ blemi culturali: hanno risposto che abbiamo un umorismo diverso, un carattere strano e scontroso, la difficoltà nel atteggiamento dei russi verso gli italiani, «a volte non si capisce se sono maleducati e freddi, oppure qui non è visto considerato male comportarsi così». Ma come dicono gli italiani se fanno amicizia con un russo, l’ultimo diventa un amico grande e perfino intimo. A volte alcuni italiani anche riescono a trovarsi una «anima gemella» tra i russi. Se passiamo al argomento dell’alimentazio‑ ne gli italiani come veri conoscitori del loro cibo quasi mai lo tradiscono e sempre prepa‑ rano pasta a casa. Ma assaggiano lo stesso il cibo locale, i cui piatti mangiano con piacere dai loro amici russi o fuori (in ristoranti e men‑ se). Però li sorprende come i russi preparano i loro piatti nazionali: stracociamo la pasta e la mangiano come contorno!
Malgrado molti hanno risposto che soppor‑ tavano il clima russo bene, hanno fatto un’os‑ servazione che non erano abituati ai salti bru‑ schi della temperatura di Mosca. Tra gli altri problemi che hanno riscontra‑ to gli studenti italiani a Mosca ci sono i se‑ guenti: i problemi burocratici (con il visto, la registrazione ecc.), condizioni igieniche nello studentato, i problemi di vita quotidiana, di‑ stanze enormi, vigilanza delle guardie nello studentato… Nonostante tutti i problemi che affrontano gli italiani in Russia riescono lo stesso adat‑ tarsi a condizione nuove. Ci sono fattori chi ci contribuiscono: 1. La buona conoscenza di russo, che assicu‑ ra la libertà ed la indipendenza. 2. Il carattere nazionale esuberante e aperto, che permette a mettersi in contatto con la gen‑ te e non scoraggiarsi nelle situazione difficili. 3. Molti studenti italiani hanno per fino tro‑ vato amici russi chi li aiutano e li appoggiano. 4. Com’è venuto fuori c’è più possibilità di trovare un lavoro per i studenti italiani in Russia che non nella loro patria, per esempio, in qualità di maestro privato. 5. Un grand’interesse per la lingua, la storia, la cultura russa. Grazie a questi fattori quasi tutti gli studen‑ ti italiani vorrebbero ritornare in Russia per continuare a studiare o per lavorare, nono‑ stante molte condizioni qui sono più pesanti che nella loro patria. Ma non hanno intenzio‑ ne di vivere stabilmente a Russia: Le piacerebbe stabilirsi definiti‑ % vamente in Russia?
Uno dei fattori più importanti per l’adatta‑ mento è tollerare le differenze climatiche: Come sopporta le differenze climatiche?
%
bene
15
normalmente
70
male
5
sì
0
più sì che no
20
più no che sì
55
no
15
non lo so
10
Anna Bondareva Studentessa del 4 anno di antropologia sociale della RGGU
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Non ci saranno gli italiani in Russia? Quando parliamo con gli italiani in Russia sentiamo: “Si, si, la Russia mi piace tanto”. Ma perché gli italiani non hanno fretta di visitare il nostro paese in realtà? Che cosa gli italiani giovani pensano della Russia e perché vogliono/non vogliono venire in Russia. Ho chiesto ai miei amici italiani a darmi i loro opinioni. Le domande erano le seguente: 1) Vorrebbe visitare la Russia? 2) Se si/no, perche’? 3) Quale immagine della Russia ha, i suoi associazioni con Mosca e la Russia in generale? 4) Che cosa influenza la sua percezione della Russia? Tanti hanno risposto che gli italiani vorrebbero visitare spesso la Russia per vedere il Cremlino e la Piazza Rossa, e le associazzioni molto popola‑ re di Russia sono “il freddo”, “Unione Sovietico” ecc. Per esempio, Federika Sanfilippo di Roma ha ditto: “Sinceramen‑ te, se penso alla Russia, penso al freddo, al Cremlino, Putin e la vodka. Che influenza la mia opinione? Nulla!” Sfortunatemente, spesso l’immagine della Russia è in‑ fluenzata dagli studi scolastici e universitari, dai fatti che si leggono sui giornali e dalle esperienze dei conoscenti dei miei interrogati. Anzi ho trova‑ to una persona che l’estate scor‑ so ha visitato San Pietroburgo e le isole Solovski. «La Russia e la sua storia sono realtà che noi italiani conosciamo poco, quindi sarebbe importante dif‑ fondere cultura su questo, - mi ha detto, - la mia opinione sulla Russia, probabilmente, non si può scrivere su un giornale, visto che la libertà di stampa lì
è abbastanza relative (sareb‑ be pericoloso per chi scrive). Purtroppo, la mia immagine sulla Russia è influenzata da una democrazia che ancora (che paradosso!) non è del popolo, bensì viene dall’alto. Tante cose sarebbero cambiate se persone come Gorbaciov e Sacharov avessero avuto uno spazio diverso». Eccoli gli altri, le risposte degli italiani più dettagliate.
Alessia di Grigoli, Agrigento:
«E uno dei miei progetti futuri visitare la Russia… ma devo
prima mettere un bel pò di soldi da parte per poter visitare tutto il territorio. Vorrei visitare la Russia per diversi motivi: la sua storia; il suo paesaggio, varie curiosità; la famosa Piazza Rossa (è così famosa per la storia); Monti Urali; Mar Glaciale Artico; Monte Elbrus; il Lago Bajkal (dovrebbe essere il più profondo del mondo); Permafrost; la Tundra (potrei incrociare tra una renna); Taiga siberiana; un bel giretto con la ferrovia transiberiana (wow, sarà spettacolare); il cibo (avete una tradizione culinaria diver‑ sissima da quella italiana); San Pietroburgo (é una delle prime città che visiterei); i musei e tutto quello che é di tipico. In verità quando si pensa al russo si pensa immediata‑ mente ad una persona autori‑ taria, composta e «alcolizzata» (scherzo ma che comunque beve tanto). Siete persone colte, intelligenti e che già giovanissi‑ mi avete un bagaglio culturale da far invidia ai vostri coetanei
europei… forse per la vostra disponibilità economica avete praticamente girato il mondo e siete già laureati a soli 21 anni… da noi lo si é a 31 (siamo in due mondi distanti anni luce). Che cosa influenza? Tutto ciò che é informazione desta la mia curio‑ sità (dai libri di storia ai media) ed é comunque raddoppiata da quando ho gli amici russi»
Annalisa Sirianni, Cosenza:
«Anche a livello politico sono poco informata. Vorrei visitare
giugno 2009 la Russia nonostante sia poco pubblicizzata nel mio paese. Credo sia un territorio da «esplorare». Mi chiedo come mai, tranne Mosca e San Pietro‑ burgo, le altre città e zone sono poco pubblicizzate. Carenza di strutture turistiche? Pochi inve‑ stimenti da parte del governo sul turismo? Un’immagine che ho della Russia: la fuga di cervelli. Tante persone brave e preparatissime che studiano anni nelle università e poi sono costrette ad emigrare per avere uno stipendio più alto all’este‑ ro. E’ solo un luogo comune oppure è quello che succede davvero? Ciò che ci influenza di più penso sia la situazione economica e quella che riguar‑ da le materie prime. Un altro aspetto che ci incuriosisce è il rapporto mass media (giornali‑ smo) e potere centrale».
Il Giornalista nazioni. Comunque è solo il mio modesto parere! Diciamo che la mia curiosità per la Russia, è nata dopo la presen‑ tazione fatta da una professo‑ ressa russa durante la summer school qua, in Italia»
sempre incuriosito, usi costumi storia e poi sono ideologica‑ mente di sinistra sarebbe un onore. Il palazzo dei Roma‑ noff, una grande piazza piena di neve e il cappello tipico… Credo che la mia immagine della Russia sia associata non tanto all’ideologia ma alla sua fantastica storia e cultura.
«Premetto che adoro viaggiare mi piace molto visitare nuovi posti. Anche la Russia rientra in quella lista di località che vorrei visitare al più presto. Vorrei andarci perchè ci sono tanti posti che meritano di esse‑ re visitati, e penso si percepisca una sorta di senso dell’infini‑ tamente grande!!! Ciò che mi scoraggia un pò è il clima, la lingua e poi mi sembra che ancora ci voglia il visto, vero? Comunque sono problemi risolvibili! L’immagine che ho è quella di una nazione che sta cercando di rilanciarsi dopo le note viccissitudini storiche e che ha tutte le carte in regola per competere col turismo internazionale… Forse, la vedo ancora come una nazione un pò «egoistica» che vuole anda‑ re avanti da sè senza stringere rapporti troppo saldi con altre
tutti si debbono a poco a poco adeguare della Russia. Sappia‑ mo noi italiani solo quello che ci trasmette la televisione ed i giornali. Non penso che sia tutto per questo vorrei visitarla. Ho conosciuto voi ragazze e ra‑ gazzi mi sono fatto un’opinione che è molto positiva mi veniva facile conversare anche se l’ho fatto poco per tutta una serie di motivi. Ma voi comunque rap‑ presentate un’elite della società studenti universitari o docenti non so come sono le persone comuni che poi rappresentano la società vera». Che cosa a dire? Tutto é stato già detto dagli italiani. Ecco, il vero parere sulla Russia! Anna Leonova Foto: Anna Leonova, Oksana Lazarenko
Salvo Ruvolo, Falcone:
Carmen Simone, Messina:
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«Desidererei molto visitare la Russia. Perchè amo confrontare e conoscere culture diverse dalla mia e quella russa vale la pena di essere conosciuta. Pur‑ troppo molti collegano la Rus‑ sia con la attiva immagine che i politici russi e gli affari Russi trasmettono all’estero, ma sono sicuro e ho avuto modo di con‑ statare che la gente, il popolo russo sia un grande popolo che con gli affari sporchi del mon‑ do della politica non centra niente. Le notizie che i media riportano riguardo gli affari, la politica interna ed estera russa. Per il resto nient’altro riesce ad influenzarmi».
Laura D’Este, Messina
«Sarei felicissima di visitare la Russia, é un paese che mi ha
Natale Alosi, Montalbano
«Voglio visitare la Russia perchè è un paese, secondo me, bellissimo mi fa tanta curiosità sapere come si vive durante la giornata che cosa fanno le persone, in casa, nei luoghi pubblici, che interessi hanno, come pensano ecc. Voglio poi visitare i vostri monumenti e le vostre città. Io passerei giornate intere nei musei nelle bibliote‑ che ed a guardare monumenti e palazzi. Cosa che faccio in ogni città che visito. L’imma‑ gine che ho della Russia non è molto chiara e definita. Mi sembra che sia un grande paese che probabilmente non viene amministrato molto bene dai propri governanti (come l’Italia un po). Ho la sensazione che si potrebbe fare meglio. Ritengo che però le cose debbono ne‑ cessariamente migliorare anche per il fatto che ormai tutto è sotto gli occhi del mondo intero e quandi non si possono fare cose completamente sbagliate senza poi subire conseguen‑ ze sul piano dell’opinione pubblica che diventa sempre più globale. Anche le regole di vita e dell’etica sociale si stanno sempre più globalizzando e
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Che pensi della Russia? Ero molto curiosa di sapere che cosa pensano gli italiani del nostro paese che hanno avuto l’occasione di visitare. Ho deciso di chiedere i due abitanti della peninsula appennino: Luca Gemignani di Ravenna e Mario Moreschini di Roma. Luca lavora per Trenitalia e Mario è un uomo d’affare. Hanno due punti di vista diversi: Luca parla delle differenze tra gli italiani e i russi, Mario, invece, delle cose che ci uniscono. Allora, vediamo! Margherita Proniushkina
— Quando ha visitato la Russia? Per motivi turistici o per il lavoro? Luca: L’ultima volta che ho visitato la Russia è stata nel 2006. Sono stato là per motivi turistici. Mario: Per venire in Russia ho 3 motivi principali: 1) perche’ la Russia fa parte dei paesi «BRIC»: Il Brasile, la Russia, la India e la Cina. Sono 4 nazioni in più alta crescita economica del mondo. La Russia è più vicina a Roma, solo tre ore in ae‑ reo. 2) c’è tanto lavoro da fare — faccio consulente nel settore di petrolio e gas, è luogo giusto per lavorare per me. 3) la viva vita notturna.
rivenderli. Lo dicevano per scherzo, cre‑ versità di tradizioni, o meglio, diverso il do. Spero. paesaggio (neve d’ inverno) e più calore Non ho potuto ancora visitare Mosca, e gioia nelle feste. ma sono stato diverse volte SPb e di que‑ Mario: In generale i russi sono persone sta immensa città mi è rimasto impresso rigide, un’po chiuse, antiche… Le donne il caldo delle persone, i bellissimi mo‑ sono le più belle del mondo. numenti, le grandissime strade e la non fretta nel fare qualsiasi cosa e il rispetto — Le differenze del clima sono difficile da verso gli altri. (es. l’intervistato si riferi‑ sopportare? (soprattutto se è stato in Russia sce al fatto che stando in fila, se una ha bi‑ d’inverno). Le persone proveniente dai paesi sogno di allontanarsi per qualche istante, caldi dicono che in Russia vi sono 2 inverni: verde e bianca. E secondo Lei? basta semplicemente chiedere la persona Luca: Il clima, a parer mio, non è un pro‑ d’avanti di tenere il posto — il che non sarebbe possibile in Italia, dove qualun‑ blema, ho passato tutte le stagioni lì in Russia e tutte sono particolarmente di‑ que fila senza i numerini — secondo le parole dell’intervistato — inevitabilmen‑ versi e in questa diversità belli. — Che cosa aspettava di vedere? (gli america- te viene toccata da caos). Mario: Non ho i problemi con il clima ni, ad esempio, credono che per le strade russe Mario: Sono stato a Mosca, St. Peterbur‑ russo, è normale. Quando c’è la neve, è si puo incontrare gli orsi). Che cosa ha visi- go, Tver, Belgorod. Sono stato ad Altai, a molto bello. tato a Mosca? Oltre a Mosca? Che cosa Le è Barnaul. Molto bello Altai. A Mosca sono rimasto particolarmente in mente? stato a Tretiakovskaya, ho visto Pushkin‑ — Che cosa pensa della cucina russa? Quali piatti Le sono piaciuti / non piaciuti? Ha Luca: Onestamente non mi aspettavo di skaya. preferito di mangiare nei ristoranti russi o vedere niente di particolare a parte tante persone con pellicce e colbacchi. I miei — Si dice che le mentalità italiana e russa si italiani? colleghi, invece, pensano che possono somigliano. È giusta questa affermazione, se- Luca: Mi piace la cucina Russa, ho potu‑ to mangiare diversi piatti e anche tradi‑ rapirti e rubare tutti gli organi, per poi condo Lei? Ci sono delle differenze? Quale? Luca: Sarei curioso di sapere chi ha detto zionali, e ho potuto mangiare sempre be‑ la frase: che la mentalità russa e italiana nissimo. Tranne forse una volta, quando si assomiglia, perchè per esperienza per‑ la gentilissima padrona di casa dove ero sonalissima queste mentalità non sono ospite aveva deciso di compiacermi pre‑ neanche lontanamente vicine. Ci sono parando l’okroshka. Ma dipende, credo, molte diversità, a partire dalla famiglia e dai gusti personali. a finire con le piccole cose come possono Mario: Non mi piace nè musica russa e essere i rapporti con amici. nè cibo russo. Ma mi piace il caviale e il Mario: Gli italiani e i russi hanno lo pesce. stesso modo di pensare, sono molto si‑ mili come mente. Penso anche che per la — Probabilmente, avrà sentito parlare della struttura linguistica il russo e l’italiano «misteriosa e grande anima russa». Sono vere sono simili. Sono più rigidi. Gli ita‑ queste parole, secondo Lei? liani sono meno rigidi dei russi. Luca: Purtroppo non ho mai sentito par‑ lare della «misteriosa e grande anima Gli italiani sono un popolo che si adatte facilmente. Sia‑ russa». mo molto aperti come men‑ Mario: Bo… talita. — Se saltasse fuori l’occasione per andare di — C’era qualcosa che l’ha nuovo in Russia, l’avrebbe colta? meravigliato? Le sono Luca: Se avessi l’ occasione, andrei anche sembrate strane alora in Russia. cune tradizioni e (o) le Mario: Mi piace vivere in Russia e ci ri‑ differenze culturale? mango con piacere ancora per qualche Quale? Perchè? anno. Luca: Ci sono di‑
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Aloisio Nuovo — un italiano in Russia Aloisio Nuovo, celebre architetto italiano che nel secolo XVI lavorò a Mosca e costruì la Cattedrale dell’Arcangelo Michele nel Cremlino, è molto famoso. Ma troppo piccola quantità della gente e, in particolare gli studenti, sa che una delle opere del maestro Aloisio avrebbe potuto far parte dell’ Università Statale di Mosca. Ma questo non si convertì in realtà.
Il nome vero di Aloisio Nuovo non si sa esattamente. È stato identificato per vari fonti come Aloisio Lamberti da Monta‑ gnana, aiuto del Coducci nella Scuola Grande di S. Marco. Fu stato invitato in Russia da gli ambasciatori dello czar Ivan III nel 1500. Venuto a Mosca ricevè il cognome Fryazin — cosi i russi nomi‑ navano a tutti gli italiani. Anche fu nomi‑ nato Nuovo per differenziarlo dall’altro architetto Aloisio Vecchio che lavorava già a Mosca. Ivan III lo incaricò la costruzione del‑ la Cattedrale dell’Arcangelo Michele, la seconda per la sua grandezza fra le cat‑ tedrale del Cremlino. Questo edificio fu stato distinato per il sepolcro degli czar russi. La cattedrale non doveva essere
molto ufficiale, percio Aloisio potè far volare la sua fantasia e adoperò nel suo disegno qualche elementi laichi, caratte‑ ristichi per il palazzo rinascimentale. Ri‑ sultó una vera opera artistica, dall’aspet‑ to molto etereo e leggero a dispetto della sua dimensione molto grande, riccamen‑ te adornata con lo scannellamento diver‑ so. Dopo aver finito la costruzione della Cattedrale dell’Arcangelo, Aloisio Nuo‑ vo fu rimasto a Mosca e si dedicò agli altri lavori architettonichi. Molti storichi considerano che sotto la sua direzione fu stato scavato un enorme fosso fortificato con la pietra bianca che convertì il Crem‑ lino in una delle fortezze più inespugna‑ bile di Europa.
| Anche Aloisio costruì a Mosca undici chiese, molto diverse per il suo stile. Sfor‑ tunatamente, tutte queste chiese ebbe un destino difficile e non conservarono intatte. Alcune furono state ristrutturate, le altre si annientarono senza qualche ricordo. In questo modo finì di esistere la Chiesa di Dionigi l’Areopagita che si trovava nel territorio dell’Università di Mosca. Nel 1756 l’Università di Mosca, quan‑ do il suo primo edificio fu diventato in‑ sufficiente, acquisì la casa del principe Repnin ubicata nell’angolo delle strade Nikitskaya e Mokhovaya. Alla stessa ora il principe Pietro Repnin testamen‑ tò all’Università due altari laterali della Chiesa di Dionigi l’Areopagita che gli appatenevano. Questo andava molto bene perchè l’amministrazione dell’Uni‑ versità nuova stava cercando qualche chiesa che potesse diventare domiciliare. E la di Dionigi l’Areopagita per la sua disposizione (si trovava dove allore sta l’arco del Corpo Botanico, vicino al Mu‑ seo Zoologico) si confaceva bene. Ma si chiarimentò presto che la casa di Repnin e la chiesa stavano ruinando. Una volta durante le lezioni nella casa si sprofondò il pavimento. L’amministrazione decise di non restaurare i vecchi construzioni e inalzare i nuovi edificio e la chiesa nuovi per l’Università. Nel 1784 il direttore Fon‑ visin ricevè il permesso di disfare l’antica chiesa dopo aver promesso costruire una nuova e megliore. La Chiesa di Dionigi l’Areopagita e il cimitero che ne faceva parte furono stati chiusi e disfatti nel 1791. Le icone vecchie della Chiesa di Dionigi più tardi furono state spostate alla nuova Chiesa di Santa Tatiana. Durante i lavori edili condotti nel 1995, nel cortile della facolta L’istituto dei paesi di Asia e Africa fu stata trovata una pietra. L’iscri‑ zione sul quella pietra diceva che aveva servito di lapide di una ve‑ dova sepolta nel cimitero della «Chiesa di Dionigi ubicata nella strada Nikitskaya». Allora questo monumento si tro‑ va nella Chiesa di Santa Taziana, la chiesa domiciliare dell’Università Statale di Mosca. È tutto che rimane dalla chiesa co‑ struita dal celebre architetto italiano Aloisio Nuovo. Forse dopo un buon lavoro di restaurazione avesse potu‑ to diventare una parte considerabile dell’Università e uno dei suoi monu‑ menti storichi più preziosi. Ma que‑ sto non fu diventato il suo destino… Anastasia Safronova, studentessa della facolta di giornalismo del 2 corso.
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Il primo nella disciplina Non sono solo gli italiani che vogliono andare in Russia e stare nelle condizioni estremi. Sono anche i russi che li invitano. Proprio così succede ogni anno nella città di Novy Urengoy vicino al Circolo Polare. Ogni anno lì organizzano il campionato di Calcio A5 (mini calcio) «La primavera Polare». Invitano quattro squadre dei quattro paesi diversi. E quasi sempre é presente la nazione italiana. Daria Klimenko
L’aspetto fisico Di solito il campionato si organizza in maggio, quan‑ do a Mosca e sopratutto in Italia fa già caldissimo. A Novy Urengoy invece fa ancora abbastanza freddo per i russi e freddissimo in ogni caso per gli italiani. Per raggiungere quella città del Nord, fanno 3‑4 ore del volo dall’Italia a Mosca, poi prendono un’altro aereo e ancora 4 ore. In piú—quattro ore di fusorario per loro (due per i moscoviti). In piú, il cam‑ biamento totale del clima. E li aspettano ancore 3 giochi con le squadre tutte dei livelli diversi,
in una palestra e in un campo sconosciuti per loro. La difficoltà fisica però é l’unico aspetto negativo in que‑ sto viaggio. Dal punto di visto dell’organizzazione, dell’acco‑ glienza, della conoscenza e del‑ la gente che ci circondava tutti i quattro giorni del campionato era quasi tutto perfetto. La città di Novy Urengoy Per dire la verità, chi conosce Novy Urengoy? Pochi russi e nessuno straniere. Forse hanno sentito, hanno letto qualcosa on’line, conoscono che é il centro di gas di tutta la Russia,
che li fa freddo e basta. Quel poco che é sritto sull’Internet é l’informazione ufficiale tradotta in italiano sul sito del turismo nella regione autono‑ ma Yamalo-Nenzkiy: «La costruzione della città di gas Novyj Urengoj e’ iniziata nel 1973 con l’obiettivo di sviluppo del Urengoy riser‑ va di gas. La città è situata sulla riva sinistra del fiume Pur. Novyj Urengoj è una città unica al mondo per i sorgenti di gas. Novyj Urengoj oggi è una grande città moderna con popolazione superiore a 100 mila persone. Il suo nucleo
industriale è determinata dalle imprese incluse nel JSC «Ga‑ sprom». Essi sono la figlia più grande delle imprese:—«Uren‑ goygasprom», «Yamburggasdo‑ bucha» la cui quota è superiore al 70 % del gas russo». Turismo per gli stranieri Città se stessa non rappresenta tanto. Si puo vedere tutta dal visto a volo d’uccello. Case standartizzate, vie geometriche, e il deserto, la pianura tutta bianca dal neve—tundra—con pochi alberi neri. Non è neanche una città turistica. Anzi, 10 anni fa era
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chiusa come impianto militare o impianto segreto dello Stato. Adesso la democrazia ha aper‑ to le frontiere della città, ma ha chiuso l’acesso alle installazio‑ ne di gas. Quindi per andare a vedere il posto «piú turistico» il circolo polare si deve avere il permesso speciale. Circolo po‑ lare é una cosa molto simbolica. Qualche anni fa gli uomini di scienza hanno contato il punto da dove inizia il Polo e poi gli operai hanno segnato quel posto con la costruzione strana di ferro. Per la promozione del turismo tra gli stranieri lì hanno creato la tradizione della consacrazione agli esploratori polari. E segnata la linea simbo‑ lica, si deve attraversarla, bere vodka, mangiare frittellino con caviale e ricevere il diploma dell’esploratore polare. Altra cosa da vedere a Novy Urengoj é il museo di Gazprom. Qui—tutta la storia della fon‑ dazione della città, la struttura dei giacimenti di gas ecc. Qui gli stranieri amano fare le foto con il rubinetto con cui i russi
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arabbiati «chiudono» il gas all’Europa. La politica sportiva Tornando al discorso dello sport, si deve anche spiegare perché il campionato del Calcio A5 si organizza qui. Si deve dire che la maggior parte della popolazione di Novy Urengoj è la giovinezza, che come si puo immaginare non ha tanto da fare in questa città-deserto. Pochi cinema, teatro, mercati, negozi non bastano per riem‑ pire il loro tempo libero. E per questo che il governo sviluppa l’attività sportiva. E ci sono i risultati. Tanti tifosi conoscono bene la squadra «urengorese» di pallavolo femminile «Fakel» che ha vinto il campionato di Russia poco tempo fa. E non é per caso che fanno amicizia con gli italiani. In quella squadra femminile giocava una italiana—Marica che viveva due anni a Novy Urengoy. Questo anno 2009 ci é venuta la squadra di una città della provincia di Treviso in
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Veneto—Conegliano. E su ogni incontro sia con i giornalisti sia con l’amministrazione loro di‑ cevano sempre che oggi Marica abita nella loro città. Essere l’interprete E la seconda volta che par‑ tecipo nel campionato come interprete. Prima volta ci sono andata due anni fa, quando facevo ancora il quattro anno degli studi universitari. In quel tempo era tutto nuovo per me: andare al Nord di Russia, andare con una squadra dei calciatori, essere unica donna per tutte le quattro squadre, tradurre tutto dalle controver‑ sie con gli arbitri all’escursione nel museo di Gas. E il lavoro che per quattro giorni divente la tua vita. Abiti con la squadra, conosci tutti, ti senti responsabile per ogniuno e sei unica che li capisce bene in quel posto lontano dalla loro Patria. Appena ti svegli, esci dalla camera, incontri già i calciatori che abitano nello stesso piano dell’albergo, ti sa‑
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lutano, ti fanno le domande i le richieste, solo a te, o tramite te. In questi quattro giorni diventi la parte della loro famiglia (famiglia di una sola squadra), anzi, ti senti di essere la mam‑ ma di una grande famiglia, gli stranieri senza conoscere la lingua russa diventano un po’ come i bambini. Ma non ti arrabbia sta cosa, perchè cominci a vivere con la loro vita. E quando se ne torna‑ no a casa, viene il sentimento forte della loro mancanza. La disciplina Se sei la guida, sopratutto della squadra sportiva straniera c’é il bisogno non solo della tua capacità organizzativa ma al‑
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trettanto la disciplina dalla loro parte. Questa volta ero fortuna‑ ta e ho avuto la squadra con il livello alto dell’organizzazione. Peró c’era anche il momento contrario: a causa delle regole un po’ diverse da quelle che usano a casa, nel campo si pro‑ testavano e si comportavano in una maniera abbastanza agres‑ siva: carte gialle, tanti fischi. Gli arbitri e i giudici—tutti molto arrabbiati—mi chiamavano non solo per farmi tradurre, ma anche per esprimermi i loro sentimenti: «Ma come si fa a dire le parulacce all’arbitro??? Digli che lo manderemo fuori dal campo!!!! Ma non invitiamo mai piú questa squadra rivol‑ tosa!!! Spiegali che non si puo
giocare così!!!!!». Si puo immaginare che da parte degli italiani si sentiva gli umori ancora piú caldi: «Ma non é fallo!!! Ammonisci!!!! E digli se non si fermano a fischiarci andiamo noi fuori dal campo e da paese!!!! Che scandaloso!!!!». E dopo nelle conferenze stampa dopo ogni campionato l’allenatore Giuseppe Mungo diceva che la sua squadra «Gruppo Fassina» aveva vinto il primo nel campionato di di‑ sciplina in Italia. E nessuno gli credeva. Lo potevo sentire io invece, quando eravamo fuori dal campo, fuori dalla palestra. Non so come si puo spiegare questo paradosso del casino in
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campo e l’ordine fuori. Di sicu‑ ro non con il fatto che tutta la squadra era composta dei lati‑ noamericani (Brasilia, Argenti‑ na, Paraguay), ma anche questo aveva il suo effetto. Si sa che i latinoamericani sono tra i mi‑ gliori giocatori nel mondo. Non é per caso che anche le squadre in tutto il mondo «comprano» i giocatori da quei paesi. E nell’ultima gioca Gruppo Fassina ha eliminato il parados‑ so. Nell’incontro con la squadra russa «Dina Mosca» erano i russi che hanno ricevuto piú carte gialli, erano meno fischi, e alla fine gli italiani hanno de‑ mostrato non solo il massimo della disciplina ma anche il gioco molto bella.
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Il Maestro Tony Esposito:
«Le persone muoiono senza amore, gli artisti.. senza comprensione…» Tony Esposito, il famoso percussionista, ha avuto la cortesia di rilasciare un’in‑ tervista.
L’album si chiama «Missaluba», come la canzone del questo album, che infatti ha riunito in se diversi stili musicali: pop, rok, la musica classica e persino i canoni musicali della messa religiosa africana.
Corr: Grazie mille, Tony, di aver trovato tempo per la nostra intervista: sappiamo che è impegnatissimo con i concerti che dа a Mosca. Tony: Saro’ contento di rispondere alle sue domande. Corr: A Mosca abitano piu di 8000 italiani, cosicche` la Sua creativita` è molto popolare sia tra i suoi connazionali residenti a Mosca, che tra i russi che adorano la Sua arte e che si interessano di tutto cio` che concerne i rapporti fra la Russia e l’Italia nel campo culturale, economico e politico. La sua canzone «Kalimba de Luna», con il suo ritmo infuocato e` diventata una hit popolare in tutto il mondo. Ma pochi sanno cosa vuol dire «Kalimba de Luna». Tony: La kalimba è uno strumento mu‑ sicale africano che mi piace molto e che uso spesso. Ammiro la cultura africana, forse perché mia nonna viene dal Maroc‑ co. Nelle mie canzoni, oltre alla kalimba, uso alcuni altri strumenti tonici e atonici, come bongos, maracas, marimbu e xilo‑ fono, cioè tutta la gamma di strumenti a percussione. Corr: La sua «Kalimba de Luna» è trasmessa continuamente dalle radio russe, interpretata sia la lei, sia dai «Boney M». Tony: La canzone «Kalimba de Luna» è inter‑ pretata da 10 cantanti assai famosi in tutto il mondo, compresi appunto i «Boney M». Poco tempo fa Ricky Martin ne ha proposto la pro‑ pria versione. Corr: Maestro Tony, si sa che i compositori si dividono in due gruppi: i «melodisti» e coloro che preferiscono la struttura temporitmica di un’opera musicale. Nelle sue canzoni è presente una felice combinazione di melodie insolite che si memorizzano bene, e di ritmi infuocati che eccitano l’udito. Come si ottiene tale armonia? Tony: Le canzoni nascono dal cuore, cosicché non so spiegare neanch’io la natura di que‑ st’armonia. Ma è vero che presto parecchia attenzione alla parte ritmica della musica. Per me, i suoni ritmici degli strumenti a percus‑ sione sono come i battiti del cuore. E’ la vita stessa!.. Corr: Ha qualche altra passione nella vita, a parte quella della musica? Tony: Mi piace molto la pittura. Sono laureato non solo in musica, ma anche in arte. Dirigo
Corr.: A lei piace la cuccina russa? Tony: O, si! Sono un vero ammiratore della cicina russa. Mi piace molto costa‑ tare, che nella cucina russa siano domi‑ nanti i piatti a basi di verdura e di frutta. «L’arte gatronomica ha molto in comune con l’arte musicale. Da molti componenti viene un cocktail. La stessa cosa succede anche nella musica: dalle consonanze di diversi accordi viene una canzone. Ma in entrambi casi è molto importante chi dirige questo processo creativo della preparazione dei cocktail, gastronomico o musicale. E se si tratta di un artista, il successo è garantito.
l’Accademia di belle arti in cui studiano diver‑ si giovani pittori e ho, poi, la mia pinacoteca, dove si svolgono mostre di pittori giovani e di quelli ormai famosi. A proposito, dal 1 aprile al 15 aprile a Castel «Sant Angelo» a Roma si è tenuta la mostra delle mie pitture insieme con quelli artisti celebri, come: Paolo Conte, Dario Fo ed altri famosi interpreti italiani, anch’ essi molto innamorati della pittura. Questo evento è stato organizzato dal Comune di Roma, sot‑ to l’Alto Patronato del sindaco di Roma. Corr.: Quali sono i Suoi prossimi progetti, Maestro? Tony: Al momento, sono in tournee creativo in Italia e contemporaneamente lavoro anche su un progetto cinematografico, in qualita` di attore nel film italiano «Passaggi a livello». In aprile avranno luogo i miei concerti al Cremli‑ no a Mosca; in maggio in Sud — America. Corr.: Maestro Tony! Un anno fa, nell’ambito dei Suoi concerti nella Grande Sala dello Stadio «Olimpiyskiy» a Mosca, lei mi ha rivelato il Suo segreto creativo riguardo al lavoro sul nuovo album delle canzoni, che dovrebbe unire tanti vari stili e gli orientamenti musicali. Quest’ album e` gia uscito? Tony: O, si! La ringrazio Olga, per la Sua atten‑ zione verso la mia creativita`.
Corr: La vita di un artista richiede la capacità di concentrare tutte le energie. Come ricrea le sue risorse creative e psicologiche? Tony: Per dire la verità, la musica e la pittura creano un mondo che ti coinvol‑ ge completamente, soprattutto quando te ne occupi in modo professionale, ma ti rimborsa con tante risorse energetiche. Cioè, il relax avviene contemporaneamente alle spese dell’energia creativa. E come la feni‑ ce, bruciando si risuscita. Sono un uomo felice, perché posso fare il mestiere che amo. Corr: Ma che atteggiamento ha nei confronti della musica classica? Tony: Mi piace molto Vivaldi. L’opera di que‑ sto compositore è incredibile. Adoro la musica di Bellini e Donizzetti. Ammiro anche le can‑ zoni napoletane, «Torna a Sorrento», «O sole mio!», forse perché vengo da Napoli. Corr.: Friederick Nitzche ha detto:» Le persone muoiono senza amore, gli artisti muoiano senza comprensione…» Lei che ne pensa? Tony: Sono d’accordo con questo pensiero. Per l’artista e` sempre molto importante la comprensione, l’accettazione della sua arte da parte del pubblico, perche sempre esiste la sensazione di totale solitudine, che e` molto importante sublimare nell’arte e poi gia di ri‑ cevere in cambio, come conferimento, la com‑ prensione e l’accettazione della tua arte. Olga Kuzmicheva Vicepresidente dell’Associazione Culturale e Sociale Italia-Russia e Paesi Est Europei «Dialogo delle Culture» a Roma.
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Leggo una breve introduzione «Il centro Italo-Russo fa il con‑ corso «Giornalista all’Italiana» e nella testa meccanicamente ripasso il piccolo numero dei miei conoscenti italiani
Hm… Gian Giacomo non è mai stato in Russia e le sue prime associazioni con la stes‑ sa sono Roman Abramovich e Lev Tolstoj Poi… Marco. Suo padre è capitato in Rus‑ sia e tramite i suoi racconti sa che noi abbia‑ mo un inverno freddo. La prossima persona è Ida. Pensa di veni‑ re a trovarmi e finalmente vedere il balletto russo. Come sempre accade noi trascuriamo tutto ciò che ci sta di fronte, e solo grazie ad una fortunata serie di circontanze, notiamo questa cosa semplicemente geniale. Nel mio caso è stato così: nella mia lista di amici c’è un italiano che non solo ha soggiornato in Russia, ma anche vissuto alcuni anni in Rus‑ sia. Per di più, Emiliano Mettini ha insegna‑ to italiano nella nostra università. Stupendo. Un italiano lo abbiamo trovato. Il problema, però, è che al momento si trova in Italia e fra Mosca e Piombino ci sono più di 3000 km. Ma Emiliano ha mostrato una delle caratte‑ ristiche tipiche degli italiani, il buon cuore, e ha acconsentito a rispondere alle mie do‑ mande via Internet, alle mie domande che erano più di quante non fossero a suo tempo
le torri di San Gimignano. Il contatto è stato stabilito, Russia — Italia. Ci sentite, ci sentite! — La prima associazione che ti suscita la parola «Russia»? —La prima associazione che mi suscita la pa‑ rola «Russia» è sicuramente la natura. Fino a quando non mi sono trasferito in Russia ed abituato ad immagini «sovietiche» che ogni tanto quasi casualmente comparivano nei telegiornali della mia infanzia, pensavo che nel vostro Paese ci fossero soltanto blocchi di cemento e Mosca con il Cremlino. Le impres‑ sioni più forti che ho avuto vivendo in Rus‑ sia sono state «impressioni di settembre» per citare il titolo di una famosa canzone della Premiata Forneria Marconi. Un collega mi ha invitato a Kostroma in autunno e la domeni‑ ca abbiamo fatto una bellissima escursione a Ples, dove ha vissuto e lavorato il pittore Le‑ vitan. Il tempo era veramente da favola: sole caldo, cielo limpido e un mare di alberi gialli e rossi, con le fronde che stormivano sotto una leggera brezza e il nastro argentato del Volga. É stato veramente meraviglioso. Devo
dire che ho provato una sorta di «sindrome di Stehndal» davanti a questo spettacolo che è addirittura difficile da spiegare a parole.
— Perché hai deciso di studiare la lingua russa e poi di insegnare l’italiano in Russia? — Lo studio del russo all’inizio, perlomeno, non è stata una scelta ma una necessità le‑ gata ai miei studi universitari e alla mia tesi di laurea. Nel nostro sistema universitario è previsto che si debba sostenere un esame nella lingua dell’autore che si è scelto come tema per la nostra tesi di laurea. Avendo scelto di approfondire le teorie pedagogiche di Anton Semenovič Makarenko è stato gio‑ coforza studiare la lingua russa. Insegnante di italiano lo sono diventato sul campo, visto che, curando un programma di diffusione della lingua italiana per conto dell’Amba‑ sciata, ho dovuto «reinventarmi» in questa professione che, peraltro, mi piace molto.
— Sì, i successi nella pedagogia hanno fanno entrare A. S. Makarenko nel novero dei volti noti
giugno 2009 della pedagogia e della cultura sovietica e mondiale. E chi ancora dei russi è ampiamente noto in Italia? — Diciamo che Makarenko è noto solo alle persone che si occupano più specificamente di pedagogia e di educazione. Per quanto riguarda la Russia «classica» dell’Ottocen‑ to, i nomi più noti sono quelli di Pushkin, Tolstoj, Dostoevskij, Cechov, Anna Akhma‑ tova. Per quanto riguarda il secolo passato e il nostro secolo, sicuramente le figure dei politici, Khrushev, Brezhnev, Gorbacev, il dissidente Sakharov, Solzhenitzyn. E certa‑ mente Gagarin!
— Quanto tempo è stato necessario perché tu cominciassi a parlare in russo? E che cosa è stata la cosa più difficile (i casi, il genere dei sostantivi, ecc)? — Quanto ho studiato la lingua russa! Bella domanda! Se teniamo conto degli aspetti «accademici» ed istituzionali, allora posso dire di aver frequentato solo un corso di let‑ torato di nove mesi presso l’Università, dove, a parte leggere e scrivere in russo, ci hanno insegnato pochissima grammatica. La mia conoscenza della lingua russa ha due «ragio‑ ni» profonde: la mia insegnante Simonetta e la mia ostinazione. Simonetta mi ha aiutato con i testi per la tesi e mi ha trasmesso la pro‑ fonda passione per la vostra lingua e anche dialogando, mi ha dato un’idea di che cosa sia la lingua russa, insegnandomi i fonda‑ menti della grammatica. Tutto il resto lo ho appreso da solo, leggendo testi in russo con testo a fronte in tedesco per scrivere la tesi e, ovviamente, vivendo in Russia. Questa è stata la mia scuola linguistica. La cosa più difficile sono le concordanze dei verbi con i casi, secondo me, perché ci sono grosse dif‑ ferenze con la lingua italiana in questo senso. Per esempio se in russo un verbo è intransi‑ tivo, in italiano è il contrario, o se è riflessivo in italiano, non lo è in russo. — Quano hai visitato per la prima volta la Russia? Parla delle tue impressioni. Forse è successo qualche caso divertente per la tua non completa conoscenza della lingua russa? — Ho visitato la Russia per la prima volta nel dicembre del 2002. È stato il mio regalo di laurea. Tantopiù che mi avevano invitato per uno stage presso l’Università pedagogi‑ ca di Nizhnij Novgorod e non potevo certo mancare questa ghiotta occasione. Le im‑ pressioni sono tantissime, visto che, sbalzato dalla mia piccola cittadina di 30.000 abitanti a Mosca è sicuramente una cosa piuttosto particolare. Diciamo che la prima cosa che mi ha colpito è stata la metropolitana, che ho sentito subito come immensa. E poi, la prima sera, mi hanno portato a visitare la Piazza Rossa. Vedere il Cremlino con il mausoleo di Lenin con -16 di temperatura è stato qualco‑ sa di veramente eccitante. E poi il viaggio in
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treno da solo fino a NN di notte. Ricordo di aver dormito pochissimo, ma anche questo ha contribuito in parte a farmi innamorare del vostro Paese. Un caso curioso dovuto alla mia scarsa conoscenza della lingua rus‑ sa? Non è successo a Mosca ma in Ucraina. È un aneddoto che ancora si raccontano dopo 7 anni. Mi ricordo che volevo comprare dei libri, e chiesi ad una collega come potevo fare. Lei mi rispose in una maniera che io non ho capito e io le ribatto, candido, «Non è il problema, è la domanda»
anche piuttosto fitti, non ho potuto viaggiare moltissimo. Ho visitato S. Pietroburgo, Nizh‑ nij Novgorod, Velikij Novgorod, Kostroma. Diciamo che i moscoviti sono profondamen‑ te diversi dal resto della popolazione per rit‑ mi di vita ed abitudini. Non è possibile fare un elenco dettagliato di tali differenze, anche perché sarebbe inutile e poco piacevole. La più grande differenza che ho notato è, for‑ se, nel modo di parlare, perché i «moscovi‑ ti» hanno un linguaggio tutto proprio che li distingue dal resto della Russia. Per esempio, «тя», «мя», «ваще»
— So che hai vissuto quattro anni in Russia. Con quali difficoltà ti sei scontrato in Russia? — Sicuramente con la burocrazia. La cosa più difficile da fare sono state le varie re‑ gistrazioni presso gli organi di polizia per poter soggiornare a Mosca presso gli amici. In questo Italia e Russia sono molto simili e posso dire di essermi quasi sentito a casa. Per il resto sono un «animale» abbastanza adattativo e non ho avuto grossi problemi nell’adattarmi alla frenetica vita moscovita
— Secondo te, Mosca è ancora una città russa, oppure un frutto già maturo della globalizzazione? A parte la lingua russa, i musei e le mura del Cremlino, c’è qualcosa che ti ricordi una città russa? — Mosca è una delle più grandi capitali eu‑ ropee, quindi, come tutte le grandi città ha una struttura multiculturale e multietinica. Forse, per determinati motivi storici ed eco‑ nomici, ha una popolazione ancora più ete‑ rogenea rispetto a Parigi o a Londra, capitali di grandissimi ex-imperi coloniali. A Mosca di russo, sono sicuramente rimaste le tradi‑ zioni del cibo e dell’ospitalità che, però, mi sembra siano rispettate più dalle generazio‑ ni più anziane che dai giovani, che si lascia‑ no abbindolare da una falsa globalizzazione e da una profonda americanizzazione del proprio stile di vita.
— Ci sono molti tuoi conoscenti adesso in Russia? E che cosa attira gli italiani nel nostro paeseP? (lavoro, turismo, la grande anima russa). — Per quanto riguarda i conoscenti, non pos‑ so dire con precisione quanti ce ne siano a Mosca e in Russia in generale, per quanto la comunità italiana sia abbastanza grande. Posso soltanto parlare per il personale di Ambasciata. In generale quello che attira gli italiani a Mosca è il lavoro, viste le grandis‑ sime collaborazioni economiche in essere tra i nostri due Paesi, e in parte anche la grande anima russa, come Lei ha scritto nelle va‑ rianti di risposta a questa domanda. Per gli «occidentali» termine che odio ma che serve perlomeno a rendere l’idea, la Russia è un grandissimo enigma e si sa che tutto quel‑ lo che è all’opposto della tua cultura ha un maggiore fascino ed interesse. — Che cosa manca agli italiani in Russia? Il sole, il mare, un buon caffé? — Penso che agli italiani manchi soprattutto il bel tempo. Penso che i russi siano un popolo molto ospitale e buono. In questo siamo molto si‑ mili, visto che il primo Paese che ha dato la propria solidarietà e i propri mezzi all’Italia dopo il terremoto che ha colpito l’Abruzzo è stata proprio la Russia. Le differenze sono molte: tipo che i russi non usano fare gesti quando parlano e sono molto più diretti ed anche «brutali» alle volte quando si rivolgo‑ no alle persone.
— Sei stato in alcune città russe. Dicci, per favore, a tuo modo di vedere, se ci sono differenze tra i moscoviti e gli abitanti delle altre città? — Purtroppo, dati i miei impegni di lavoro,
— A proposito, quali sono i tuoi luoghi preferiti a Mosca? — I luoghi che ho amato e che amo di più a Mosca sono Park Pobedy, Poklonnaya ulitza, dove si trova il Museo Makarenko, il Mo‑ nastero Novodevitzj, le Vorobevye gory, la Piazza Rossa, Kuskovo, Kafe House, il Tea‑ tro Taganka, il Malij Teatr, il Teatr Satiry, il Satyrikon, i cinema della linea Karofilm, i Musei Puskin, il Museo politecnico e mol‑ tissimi altri luoghi.
— Quali altre città russe pensi di visitare? — Vorrei molto vedere le città della Russia centrale e della Siberia. — Saresti voluto rimanere in Russia? — Sì, avrei voluto restare, ma mi auguro di rientrare presto in Russia. Karabanova Tatyana
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Si, certo! Ogni volta, quando incontro un’italiano a Mosca, mi sempre viene in mente una domanda: che ci fa lui (o lei)? Se turismo — va bene, lo posso almeno spiegare: Mosca e una citta grande, bella, straordinaria e tutto quanto. Pero quando uno ci viene per vivere, o per studiare… quando uno ci viene dall’Italia! Dal calore, dal mare, dal sole, dai sorrisi — qui, da noi? Sono proprio matti quei italiani… …pensavo io, mentre Edoardo, un ragazzo carino con i capelli ricci, ci spiegava, im‑ barrazzandosi un po’, che lui fa le vece del nostro professore, chi era andato in vacanza. Era timido, Edoardo, ma nello stesso tem‑ po si vedeva subito che era anche allegro e gioioso. Studiava qui, alla facolta dell’arte, con la sua fidanzata Alice, ragazza bella da morire e timida come lui. «Ma che bravo», — pensavo io. — «Essere allegro studiando a Mosca in febbraio e proprio un esercizio per uno straniero». Mentre pensavo, i ra‑ gazzi hanno cominciato la lezione. Alice ha portato un dizionario enorme, e abbiamo cominciato a leggere un articolo — qualcosa su Putin, preso da «L’Espresso». Poi, pianopiano questa lettura si e trasformata in una conversazione: discuttevamo la politica, la democrazia, le differenze tra le due menta‑ lita’… Edoardo e Alice non erano piu timidi. Erano interessati. Erano contenti — perche’ anche noi, piano-piano, diventavamo vivi e gioiosi. …sono proprio matti, pensavo io. Venire da noi con il loro senso della giustizia, con il loro immagine della democrazia? Il quel mentre Edoardo ha riempito il mio bicchiere con vino rosso e ha detto (parlavamo, sempre, della politica): «Ma senti. Tu non capisci. Voi, I cittadini, dovete difendere la democrazia qua, a Mosca. E voi invece state sempre zitti!
Per questo il vostro stato fa quello che vou‑ le.» Quella sera siamo andati a «Jean Jacque», un cafe francese con lui e Alice. Io ingenua‑ mente ho pensato che loro non ci erano mai stati. Ma infatti loro conoscevano Mosca non peggio di me. Quando ci siamo incontrati, Alice ha detto: «Ah, ‘Jean Jacque’… Quel cafe francese dove si puo disegnare proprio sul tavolino? Si, e carinissimo, ci siamo stati qualche volta». Allora, con una bottiglia di chianti, abbiamo ricominciato la conversa‑ zione della lezione — le differenze tra Russia e Italia, tra moscoviti e italiani. Piano-piano la discussione e’ arrivata alla politica. Edoar‑ do, sorpreso con mia indifferenza — ho det‑ to che questi giochi dei signori ricchi non mi interessavano e che in questa comedia non volevo participare — provava a convincer‑ mi che non deve essere cosi. «Scusa, come mai non ti interessa politica?» — chiedeva lui. — «Come mai non ne vuoi participare? E la tua vita, la tua realta. Devi provare a cambiare quello che non ti piace! Siete stra‑ ni voi, russi. Perche nessuno non difendeva Politkovskaya?» Ho sorriso: «Edo, ma cosa potevo fare, ad esempio, io?» «Siete strani voi, russi», — ha ripetuto lui… Quella sera abbiamo passato a JJ ore e ore, fino alla chi‑ sura del metro. Parlavamo, ridevamo e anco‑ ra una volta parlavamo. Mentre andavamo a casa, ho pensato ancora una volta, che I ra‑
gazzi conoscevano la citta proprio benissimo — sempre sapevano la strada e non avevano bisogno di accompagnarli. …sono proprio matti quei italiani, pensavo io, entrando nella piccola e vecchia camera in GZ. Qualche giorno dopo l’incontro a JJ Edo e Ali ci hanno invitati ‘a casa loro’ — due stanze con il bagno senza luce e l’acqua fredda in casa dello studente a Vorobyevy Gory. «Ci siamo habituati», — rideva Alice, facendoci vedere il cibo, tenuto fuori la fine‑ stra, perche non c’era il frigo, la copertina al posto della tenda e cose del genere. — «Non e un’hotel di cinque stelle, pero… tutto a posto». «Senti, ma come voi sopportate tut‑ to questo?» — chiedevo io. — «Infatti, non e un posto bellissimo». «Giusto, ma siamo qua solo per mangiare e dormire. Cosi va bene. Pero hai raggione, e proprio un’espirienza», — sorrideva Alice. Era il nostro ultimo incon‑ tro — qualche giorno dopo Alice e Edoardo dovevano tornare in Italia. Dopo la pasta ho fatto la domanda che mi interessava di piu: «Dopo quattro mese a Mosca, fredda Mosca con le condizioni cosi scomodi qua e con la gente cosi diversa dalla vostra… avete vo‑ glia di tornarci?» Ma sono proprio scemi quei italiani. Mi hanno detto simultaneamente: «Si, cer‑ to!» Daria Koroleva
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Il rapporto italo-russo
Le associazione italo-russe in tutta la Russia Quando uno si interessa dell’Italia, vuole sapere piú dell’Italia, degli italiani, della cultura italiana, e forse anche trovare il lavoro collegato in qualche modo con l’Italia. Oggi per contentare questi desideri esiste un gran aiuto da parte del governo italiano e i suoi istituti, e da parte dei russi che hanno creato le associazione italo-russe tipo il nostro Centro italorusso per le ricerche su mass media, cultura e comunicazione. Ecco sono alcuni di loro.
ICC L’Istituto italiano di cultura promuove e diffonde la lingua e la cultura italiana in Russia attraverso l’organizzazione di eventi culturali per favorire la circola‑ zione delle idee, delle arti e delle scien‑ ze. IIC jrganizza i corsi di lingua italia‑ na tenuti da docenti qualificati russi e di madrelingua, le sessioni di esami per ottenere il diploma di conoscenza della lingua italiana come lingua stra‑ niera (CILS), le manifestazioni nei vari settori della cultura (mostre, spettacoli teatrali, festivals cinematografici, con‑ certi, convegni, seminari e altro). Per ricevere notizie su eventi cul‑ turali organizzati dall’IIC, si prega di scrivere al seguente indirizzo:
[email protected] Per contattare l’IIC si prega di scrivere al seguente indirizzo:
[email protected] http://www.iicmosca.esteri.it / IIC_Mosca
ICE Istituto nazionale per il Commercio Estero, è l’ente che ha il compito di sviluppare, agevolare e promuovere i rapporti economici e commerciali italiani con l’estero, con particolare attenzione alle esigenze delle piccole e medie imprese, dei loro consorzi e raggruppamenti. A tal fine l’ICE, in stretta collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico elabora il Programma delle Attività promoziona‑ li, assumendo le necessarie iniziative e curandone direttamente la realizzazio‑ ne. L’ICE ha la propria sede centrale in Roma e dispone di una rete composta da 17 Uffici in Italia e da 117 Uffici in 87 Paesi del mondo. L’ufficio ICE Mosca si trova nella Krasnopresnenskaja na‑ berejnaja, 3, ufficio № 1202. E-mail:
[email protected] Sito web: www.ice.it
ENIT Nato nel 1919, l’Ente Nazionale Ita‑ liano per il Turismo trasformato in ENIT- Agenzia nazionale del turismo, è lo strumento primario per realizzare le politiche di promozione dell’imma‑ gine turistica dell’Italia e di supporto alla commercializzazione dei prodotti turistici italiani nel mondo, qualifican‑ dosi anche come riferimento per azioni istituzionali mirate nell’ambito comu‑
nitario ed internazionale. L’ENIT ha una Sede Centrale in Roma e 26 Sedi estere. L’ufficio ENIT Mosca si trova al‑ l’indirizio: Petroverigskiy per, 2. E-mail:
[email protected] Sito web: www.enit.it
La Società Dante Alighieri A Mosca Società Dante Alighieri e’ l’organiz‑ zazione sociale internazionale con il centro a Roma e con le filiali a grosso modo 500 città del mondo. Fu fondata in 1889. E con le onde di emigrati ita‑ liani si e’ diffondeta tutto il mondo. Il Comitato di Società Dante Alighieri di Mosca fu registrato nel 1991, benche’ il circolo di ammiratori di grande italia‑ no era all’inizio di XX secolo a Mosca. Oggi tra i membri del Comitato sono: Università Statale «Lomonossov» di Mosca e altri abitanti di Mosca che si sono interessati alla storia, la cultura e la lingua italiana. E-mail:
[email protected] Sito web: www.dante-alighieri.msk.ru
DIALOGO DELLE CULTURE L’associazione é nata 3 anni fa. Si occupa dell’organizzazione dei con‑ certi, delle mostre, dei festival, delle conferenze e Roms. Rimini, Napoli. Il presidente Elita Gataeva. Sono in col‑ laborazione con la stampa italo-russa, come «Espresso Azzuro» e «La nostra Gazzetta» e gli altri. Sito web: www.dialogodelleculture.eu
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Una domanda al profesionista Nato come centro della musica classica a Roma — l’Auditorium e’ ora piu famoso come «Parco della musica». Sotto le cupole di vetro, cosi conosciute per la loro acustica, non si ascoltano soltanto concerti, non si assiste soltanto a festival del cinema o della matematica, a congressi, convegni, sfilate di moda. Qui si trovano anche lezioni. Anastasia Laukkanen
Ogni mese a partire da novembre I maggiori giornalisti italiani salgono sul palco dell’Au‑ ditorium e raccontano le esperienze, le pas‑ sioni, i trucchi, i segreti, le storie che hanno raccolto nel Paese e nel mondo. Sono protago‑ nisti dell’informazione nazionale hanno dato vita alla edizione di questo anno: due grandi maestri, gia’ direttori dei quotidiani italiani, due attuali direttori delle principali testate te‑ levisive e due direttori di quotidiani nazionali. Per ascoltarli qui vengono gli studenti delle facolta’ del giornalismo insieme ai numero‑ si giornalisti professionisti. La sala affollata sembra una festa in redazione, dove, per loro fortuna, si trova anche chi sta solo provando ad entrare nel mondo di giornalismo. Fonda‑ tori di giornali, famosi reporter, imprenditori editoriali, giornalisti free-lance: a volte timi‑
di e insicuri, altre volte presuntuosi. Tanti si conoscono, si salutano, si stringono le mani, si baciano sulle guance. Succede allora che facendo le domande al termine della lezione, i giornalisti neanche si presentino, «ti cono‑ sco perfettamente»,—saluta sorridendo lo speaker del momento. La prima lezione e’ stata a novembre 2008. E’ stata tenuta da uno dei piu grandi giornali‑ sti italiani del XX secolo», «penna d’oro», fon‑ datore del giornale «L’Espresso» e «La Repub‑ blica» Eugenio Scalfari. La sua lezione si puo ascoltare sul sito ufficiale dell’Auditorium: http://www.auditorium.com / eventi / podcast? id_podcast=4938677. Tutti in Italia ricordano Scalfari come un combattente «armato della sola macchina da scrivere». Alcuni dei suoi articoli diedero il
via a discussioni e polemiche sull’etica in tut‑ to il paese. (vedi gli articoli dopo l’approva‑ zione delle leggi sull’aborto). Commentatore, critico specializzato in economia e politica, scrittore,—avere la possibilita di ascoltare le storie della sua vita, in questo caso equivale a ripercorrere lo sviluppo del giornalismo in Italia e vale ben di piu’ dei 5 euro simbolici richiesti per l’ ingresso. La sua lezione e’ stata publicizzata con grande modestia come «una perla» di rara bellezza. Sono riuscita a pertecipare alla lezione di Giulio Anselmi (marzo 2009, quinto incontro). Attualmente direttore del giornale La Stampa di Torino, Giulio Anselmi e’ un giornalista gia’ da oltre 40 anni. Durante la sua carriera ha scritto per o e’ stato direttore di: Il Mon‑ do, Il Messaggero, il Corriere della Sera (con‑
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direzione), l’ANSA, l’Espresso, Panorama, Repubblica. Nel 2008 ha vinto Premio Ischia di Giornalismo. Una lezione da non perdere. Altri giornalisti di spicco hanno partecipato non solo per ascoltare l’esperienza di Anselmi che e’ ben nota, ma anche per interagire con lui polemicamente in merito ai fatti del mon‑ do. Pur rappresentando i propri giornali di appartenenza gli intervenuti hanno espresso anche opinioni personali. Anselmi ha condotto la lezione in modo cal‑ mo e sicuro in un italiano eccellente e chiaro (il che per me e’ stato molto importante). Chi vuole ascoltare l’intera lezione la puo’ tro‑ vare sul sito dell’Auditorium (in italiano): http://www.auditorium.com / eventi / podcast? id_podcast=4938677. Non e’ necessario di essere contro,—ripe‑ teva Anselmi,—basta essere critico. E anche: piu’ importante di saper scrivere e’ sporzarsi a capire. Venendo alla conquista del giornalismo italiano non ho potuto evitare di porre una
domanda. Ho alzato la mano e vicino a me il vice-presidente de l’Espresso ha fatto alrettan‑ to. Ma con mia sorpresa ho vinto questa picco‑ la competizione. — Salve, sono Anastasia Laukkanen. Vor‑ rei chiedre se il mondo di giornalismo italia‑ no e’ aperto per i giornalisti giovani e anche per giornalisti che vengono dagli altri paesi, giornalisti stranieri. E anche vorrei sapere il suo opinione se un giornalista puo lavorare lo stesso efficacemente in altra lingua. La rin‑ grazio. Ascoltavo la risposta in piedi: — Il giornalismo italiano e’ poco aperto ai giovanni, cosi, come poco aperto ai giovani sono tutte le prefessioni, dove oggi c’e’ piu domanda che offerta. In questo momento I giornali avranno molto larga la porta di uscita e molto stretta la porta dell’enrata. I giorna‑ li hanno piu’ persone di quello che servono a loro. Detto questo e’ chiaro che le personi da assumere sono solo giovanni. Uno perche sono piu’ svegli, due—perche sono piu’ atenti
al mondo, tre—perche sono in grado di fare internet e carta in una volta sola. E infine per‑ che costano meno. Quindi, certamente meglio i giovani. Quando gli stranieri. Evvidente che sui giornali italiani si ha bisogna di scrivere in italiano, Ho solo un esampio—a Torino c’e’ un bravissima giornalista russa, che si chiama Anna Dzafesova, che fa la redattrice, e lo fa meglio di tanti italiani. Pensando che e’ la risposta essatamente quell ache io volevo sentire sono tornando al mio posto. L’ultima lezione di questa seria era il 22 aprile. La terra’ Gianni Letta, attualmente piu’ politico che giornalista. Per 30 anni e’ stato la colonna portante del “Tempo”. Ascoltare la sua esperienza, le sue storie, conoscere il suo punto di vista, sentirlo discuterre con alcuni fra I piu intellegenti giornalisti d’Italia—non e’ questa la migliore ragione / motivo / scusa per venire a Roma?
I grandi maestri del giornalismo italiano
Enzo Biagi (1920‑2007). È considerato uno dei giornalisti più popolari del XX secolo. È stato il caporedattore del setti‑ manale Epoca che sotto la sua direzione é diventato una delle grandi riviste italiane e concorreva con L’Espresso e L’Europeo. Lavorava con la Stampa come inviato speciale, collaborava con Correre della Sera, scriveva editoriali per la Repubbli‑ ca, é stato direttore del Telegiornale alla Rai per che faceva l’intreviste ai protago‑ nisti del XX secolo. Nel anno 2008 è stato istituito il «Pre‑ mio Nazionale Enzo Biagi», consegnato ai giornalisti e agli scrittori «che mostra‑ no esempio di libertá». «Considero il giornale un servizio pub‑ blico come i trasporti pubblici e l’acque‑ dotto. Non manderò nelle vostre case acqua inquinata.» (Enzo Biagi, editoriale del Resto del Carlino)
Indro Montanelli (1909‑2001). È stato un giornalista, scrittore e divulgatore stori‑ co italiano. Durante la guerra civile spa‑ gnola ha lavorato come il corrispondente per il quotidiano romano Messaggero. È stato il reporter in giro per l’Europa per il Corriere della Sera e collaborava con la Domenica del Corriere. Nella ultima nac‑ que la rubrica «La Stanza di Montanelli» dove il girnalista rispondeva ai lettori sui temi piu caldi dell’attualitá. È diventata una delle rubriche piú lette d’Italia. Grazie al sucesso della rubrica, Monta‑ nelli accettó scrivere la Storia dei romani e greci. Cominció cosi la carriera di stori‑ co, che fece di Montanelli il piú venduto scrittore italiano da quel tempo. Girigeva il quotidiano milanese il Giornale. Nel 1991 Francesco Cossiga, presiden‑ te della Repubblica, gli offri la nomina a senatore a vita, ma Montanelli la reggeti, dichiarando: «Non è stato un gesto di esibizionismo, ma un modo concreto per dire quello che penso: il giornalista deve tenere il potere a una distanza di sicurezza.»
Eugenio Scalfari (nato 1924) è un gior‑ nalista, scrittore e politico italiano. È comminciato su carriera collaborando a Il Mondo e L’Europeo. Dal 1955 dirige‑ va il settimanale L’Espresso che a cinque anni arrivó a superare il milione di copie vendute. Nel 1976 Scalfari fondó il quo‑ tidiano la Repubblica che sotto la sua direzione compie in pochissimi anni una scalata imponente diventando per lungo tempo il principale giornale italiano per tiratura. Il campo principale dell’analisi di Scal‑ fari è l’economia, insieme alla politica, che trovano ampia sintesi in un punto di vista etico-filosofico: alcuni articoli di Scalfari hanno dato avvio a battaglie ideologico-culturali, quali i referendum sul divorzio e sull’aborto. La sua ispira‑ zione politica è liberale di matrice sociale. Punto forte dei suoi articoli del periodo recente è la lotta per la laicità e contro le ingerenze ecclesiastiche. «Penso che politica e morale abbiano fondamenti distinti. I loro territori con‑ finano ma non coincidono. Spesso ad‑ dirittura morale e politica confliggono e si scontrano» (Eugenio Scalfari, L’uomo che non credeva in Dio, 2008)
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Anna Bondareva: Studentessa del 4 anno di antropologia sociale della RGGU
Margarita Proniushkina: Studentessa della facoltá del giornalismo, 2 anno
Tatyana Karabanova: Studentessa della facoltá del giornalismo, 2 anno.
Anna Sokolova: laureata in giornalismo, fa il dottorato di ricerca in giornalismo italiano e spagnolo, piace la gente che sa pensare e sa impazzire
Daria Koroleva: Studentessa della facoltá del giornalismo, 4 anno, fa giornalista di radio City-Fm
Anastasia Safronova: Studentessa della facoltá del giornalismo, 2 anno.
Leonova Anna: studentessa di 3 anno, Facoltà di Giornalismo, giornalismo internazionale, autore di rivista «Il Giornalista»; collaboratore a contratto delle edizioni regionali.
Anastasia Laukkanen: studentessa della faculta di journalismo, insegnante d’inglese nei gruppi corporativi e orfano trofio, tradutrice. Fatta il gran tour in Italia questa estate, piuttosto gastronomico
Il Centro Italo-Russo per le ricerche su mass media, cultura e comunicazione Il Centro Italo-Russo per le ricerche su mass media, cultura e comunicazio‑ ne è stato fondato 6 anni fa ed è aperto per tutti quelli che vogliono studiare o giá parlano l’italiano, che sono interessati in giornalismo e in cultura italia‑ na. Lo scopo del Centro è l’istruzione onnilaterale sull’Italia: i corsi di lingua, le lezione degli italianisti, professionisti, professori russi e italiani. Il Centro sta in relazioni buone con le universitá italiane che permette di organizza‑ re gli stage, i cambi tra gli studenti e invitare i professori specializzati nel campo di giornalismo, politica, linguistiga, storia, sistema dei mass media, business e cultura.