Giornalismo Open Source 2.0

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Un flash movie - “EPIC 2015” - di Robin Sloan e Matt Thompson, due giovani giornalisti, prevede la fine della carta stampata entro il 2015 con la chiusura del New York Times e la nascita di una strategica alleanza tra Google e Amazon nel 2008 (“Googlezon”) che metterà in ginocchio tutta l'informazione tradizionale digitalizzando in tempo reale informazioni personalizzate. Secondo i due, l' “Open Source Journalism”, evoluzione del “citizen journalism” e del Web 2.0, è destinato a rivoluzionare completamente l'attuale “circo” mass-mediatico, che ancora si regge su carta stampata e notiziari televisivi. Secondo la previsione della coppia, nel 2014, Googlezon lancerà sul mercato EPIC (Evolving Personalized Informative Construct), un pacchetto di contenuti informativi, personalizzabile da ogni utente processando dati relativi allo stile di vita, alle abitudini di consumo, informazioni demografiche e reti sociali. Lo “squalo” Googlezon divorerà, letteralmente, i media tradizionali, fino a provocare il fallimento del NYT, che nel 2015 deciderà di trasformarsi in newsletter per un élite di anziani nostalgici. Ma, sempre nel 2015, il NYT risorgerà nella sua versione online, grazie all'iniziativa di una sua ex reporter, Pinki Nankani, che comincia a raccogliere videobroadcast del suo vicinato. L'ex vicepresidente Al Gore ha assunto Robin Sloan come “futurist online editor” della sua Current TV, avviata da circa un anno, un network televisivo che trasmette solo “user generated content”, cioè video e reportage amatoriali postati dal pubblico sul sito internet di Current TV. Robin ha il compito, insieme ad altri, di pulire, indirizzare, ordinare, valorizzare, una gran mole di “viewer created content”, o “VC2”, che ogni ora arriva sul sito. Matt Thompson invece è diventato vicedirettore di Startribune.com, versione web di uno dei più diffusi quotidiani USA. «Se vogliamo evitare la fine della carta stampata e dell'online tradizionale, ci sono tre parole chiave: Local, Social e Efficient», dice Thompson, «Local è l'unica cosa che riesce ancora molto difficile a Google o Yahoo!. Tipo: Dov'è il miglior posto dove vivere? Chi dovrei chiamare per un idraulico? Che stanno facendo i miei amministratori cittadini? I giornali cartacei sono in generale le migliori fonti di informazioni locali dettagliate” (proprio di recente Google ha annunciato il varo della versione di ricerca Local, in aggiunta alle MapsSocial si riferisce ai social networks, all'idea di condividere le informazioni in una rete di relazioni, Efficiente invece al fatto che l'80% del lavoro di un giornale cartaceo è scaduto, ma è anche il problema dei quotidiani online. Occorre costruire degli archivi dinamici e intelligenti che vivano e respirino, dipingendo un quadro in continua evoluzione del contesto di cui parliamo». Il giornalismo open source si prefigge proprio questo, aprire l'informazione ad un continuo interscambio di contenuti con i lettori, ed è quello che sta accadendo: in rete si moltiplicano i servizi di “social journalism” che consentono agli utenti di segnalare, scrivere, votare, condividere notizie, mentre un quotidiano storico come il Corriere della Sera ha deciso di rendere disponibile a tutti online il contenuto dei suoi archivi. «Ogni reporter deve far tesoro della saggezza dei propri lettori», dice Thompson. In questo nuovo scenario, nascono anche nuove professioni come il “futurist editor”, ruolo che Sloan svolge a Current TV. «Come futurista - risponde - trascorro molto tempo pensando a cosa c'è all'orizzonte, specialmente a come la Tv e il Web possano fondersi negli anni (o nei mesi) a venire. I pezzi VC2 sono caricati sul nostro studio online, dove la nostra community li commenta e li vota». È un processo totalmente collaborativo: non un fai da te totalmente user generated, ma un mix tra dilettantismo e professionismo. «Pensando al futuro dei media dice Sloan - bisogna tenere in seria considerazione la produzione video amatoriale, soprattutto i “news

video”, cioè quelli che parlano di persone interessanti o che mostrano cosa sta accadendo nel mondo. A Current Tv stiamo scommettendo su questo». Oltre a Current TV, c'è NewAssignment, un esperimento di “open source reporting”, un'altra tv basata sui contenuti prodotti dagli utenti. Il progetto, lanciato da Jay Rosen, docente di giornalismo alla New York University, è molto simile a Current Tv: professionisti e amatori coopereranno per produrre news-video che non riuscirebbero mai a fare da soli, per un prodotto editoriale open source in evoluzione che ha già ricevuto 100 mila dollari di donazione da parte di Reuters. «Il vantaggio più probabile - spiega Rosen - è che, se il sistema è configurato in modo adeguato, giornalisti e reti di volontari insieme possono fare alcune cose meglio di quanto farebbero da soli». La modalità collettiva di scelta degli argomenti dovrebbe evitare il conformismo dei media tradizionali, che tendono a restringere eccessivamente lo spettro di ciò che è degno di essere raccontato all'opinione pubblica, seguendo un'agenda che non sempre coincide con l'interesse pubblico o con quello dei lettori. Come dimostra, per esempio, l'accettazione acritica da parte delle maggiori testate americane alla giustificazione offerta dal governo per l'invasione dell'Iraq, la presunta presenza di armi distruzione di massa. D'altra parte, il progetto si presenta anche come risposta a una questione nodale che investe il campo dei new media: la mancanza di risorse per finanziare giornalismo di qualità. Solo le grandi testate sembrano infatti in grado di condurre inchieste - costose in termini di tempo e denaro - come quelle su Abu Grahib realizzate da Seymour Hersh per il settimanale The New Yorker. Per il fondatore di NewAssignment.Net, questo ostacolo può essere superato, «offrendo alla gente un investimento in un momento iniziale di un'iniziativa». Così, «qualcuno si farà avanti e cercherà di realizzarla». Chi regalando tempo, chi conoscenza, chi denaro. Dando vita a quello che Rosen definisce «giornalismo senza media». Nel campo della politica internazionale, entro la fine di febbraio partirà un nuovo sito di informazione partecipativa dedicato ai conflitti che dilaniano il pianeta, iConflict.com, pensato come un social network in pieno stile 2.0. Diversamente da altri siti del genere, non punterà sulle notizie del giorno (da Britney Spears a Baghdad), ma sarà costantemente concentrato sulle crisi e i conflitti internazionali. Gli utenti potranno sottoporre propri articoli, notizie, video e immagini, che altri utenti del network potranno leggere e valutare. Curerà anche un Rapporto periodico sui conflitti internazionali, che verrà pubblicato volta per volta sul sito. In vista del lancio ufficiale è stato attivato Blogflict, un blog basato su un database di utenti di 35 diversi paesi del mondo che sono interessati a contribuire al sito e sono pronti a valutare e a leggere gli articoli degli altri utenti. A carattere marcatamente politico è anche LiveLeak, che permette agli utenti di caricare e condividere i propri video nello stesso modo di YouTube, ma privilegiando il taglio giornalistico, in particolare rivolto agli scenari di guerra in tutto il mondo, a incidenti, esecuzioni capitali e crimini. Nella sezione “You Say” è possibile caricare i propri video come su di un blog vocale in cui si espone a voce, in maniera diretta, il proprio punto di vista. Sulla falsariga di Wikipedia, WikiVideo propone invece una video-enciclopedia 2.0 gratuita dove ognuno potrà condividere i contenuti con altri utenti. È possibile inserire video che trattino qualsiasi cosa diffonda la conoscenza, da come si utilizza un sistema operativo a come si taglia l'erba del giardino, purché non si violino le leggi sul copyright e non si dffondano scene diffamatorie, razziste o pornografiche. Si possono condividere anche video amatoriali realizzati con cellulari/webcam/fotocamere, dei videocorsi, oppure risorse esterne come video di Youtube o audio/video podcast. Mentre “Yahoo! Live”, un nuovo servizio sperimentale di “live video”, è stato concepito con l'intento di rendere possibile per chiunque la creazione di una propria esperienza di “video in

diretta” (broadcast dei concerti a cui si partecipa, web cast del proprio DJ set, lifescast, ecc.). “Quello che state guardando adesso, è ciò che altre persone stanno guardando in questo stesso momento”, dice il blog del sito. Eseguire il broadcast di una performance dal vivo, poter interagire con amici e fan, poter integrare il broadcast ovunque, sono questi i punti d forza su cu punta “Y! Live”. Gli sviluppatori hanno anche aperto un canale di comunicazione dedicato sul popolare sito di microblogging Twitter per fornire aggiornamenti, novità e annunci di nuovi canali. Il nuovo aggregatore di notizie AskBigNews punta invece ad aggregare notizie e blog in una forma nuova, tracciando fonti tradizionali, blog, video e piattaforme social come Digg. Ad ogni notizia viene attribuito un punteggio, “Bigfactor”, che ne determina la visibilità nelle sezioni e nella prima pagina, basato su quattro criteri: l'immediatezza, l'impatto sui media, la presenza di foto e video di qualità e la discussione generata online. Per ogni notizia vengono tracciate tutte le fonti, giorno per giorno, insieme alle foto, ai video e alla discussione su Digg. Più di 10000 le fonti monitorate costantemente e la prima pagina, con la storia del momento, “The Big Picture”, cambia momento dopo momento con il variare del flusso di informazioni. Wired Journalists, creato recentemente da Ryan Sholin, un giornalista ed editore online che lavora per GateHouse Media (a cui fanno capo 101 testate locali USA, sia a stampa che online), mediante la piattaforma social Ning, offre una serie di strumenti per sviluppare “personal social network”. Conta già su una community di 1200 membri, molti giovanissimi, che cresce giorno per giorno. Con Qik è anche possibile trasmettere live sul web dal proprio cellulare, in streaming, dalla strada o da qualsiasi altro posto in cui ci si trovi, con la possibilità di commentare il video in tempo reale. Si può usare sia una pagina Web personale oppure via blog o siti web, o attraverso la community di Twitter. Nell'infosfera italiana, ha fatto scuola Digg, uno dei primi siti di social news, e probabilmente il migliore, in cui le notizie ed i collegamenti sono proposti dagli utenti iscritti e poi promossi in prima pagina in base ad un sistema di graduatoria basato sulla votazione degli utenti stessi. Il primo epigono italiano è stato Fai Notizia, all'interno del sito di Radio Radicale, seguito a ruota da Ok Notizie, assorbito nel portale Alice di Telecom Italia. Sono poi nati i cloni Diggita, che offre agli utenti anche la possibilità di guadagnare il 50% dei ricavi pubblicitari mediante i Google Adsense, poi Digo e Pligg, che si auto-definiscono “editoria sociale a guadagno condiviso”, Upnews, un “social Blog” nato da una collaborazione tra blogger e diventi d’interesse per gli stessi blogger. E ancora: Wikio, un motore di ricerca di news diretto dalla comunità degli utenti, Sociabile, che promuove i blog, i profili su Myspace, Youtube, Flickr e qualsiasi altro servizio che il web 2.0 offre al nonprofit, e molti altri ancora. Ma come riuscire ad orientarsi in questo “info-caos”? Qualcuno ci sta provando. Sono nati ad esempio PopUrls, e il clone PicUrls, che raggruppano in un'unica pagina i documenti più cliccati nei siti più popolari, social e non, come Digg, Youtube, Google, Wikipedia, Flickr ecc. A differenza di PopUrls, che include sia testo che immagini, PicUrls lavora esclusivamente per immagini. Si possono fare ricerche e personalizzare la pagina. L'idea è stata subito clonata anche in italiano da Yagg.org. Tutto si basa sui feed RSS (Really Simple Syndication), uno tra i più popolari formati per la distribuzione di contenuti Web basato su XML, lanciato per la prima volta da Netscape, che stanno rivoluzionando la navigazione infosferica, modificando sensibilmente il modo di fruire delle informazioni disponibili online. Netvibes, Yahoo Pipes, Google News, ad esempio, offrono la possibilità in modi diversi di ri-direzionare e riorganizzare gli “info-flussi” provenienti dai feed RSS, re-indirizzando tutto verso un unico feed personalizzato. “Lifestrea.ms”, servizio sviluppato in Germania per ora in versione beta ad inviti, aggrega in unico luogo tutti i contenuti personali condivisi su blog, profili di social network, servizi di video e foto-sharing, così da tenere sempre sotto controllo il proprio

lifestreaming (flusso di vita) digitale. Non solo quanto pubblicato in prima persona, ma anche i contenuti potenzialmente di nostro interesse. Alla base c'è un potente “Open Aggregator” che permette di raccogliere in un pannello personalizzato informazioni pubblicate in qualsiasi formato e microformato (RSS, Atom, OpenId, Apml, hCard, Xfn, Opml). Secondo una ricerca realizzata dall'Università di Cardiff - “The Quality and Indipendence of British Journalism” - quasi l'80% degli articoli pubblicati sui giornali nazionali di qualità del Regno Unito sono in buona parte fatti riciclando notizie di agenzia o comunicati stampa, producendo in questo modo una quantità di informazione tre volte maggiore di 20 anni fa. In particolare, sarebbero queste le proporzioni: The Times, 69%; The Daily Telegraph, 68%; The Independent, 65%, The Guardian, 52%. Nick Davies, un esperto di media del Guardian, ha definito questa tendenza “churnalism” (da “churn out”, “produrre in grande quantità”): “Oggi più che in passato, siamo coinvolti in una produzione di massa di ignoranza perché le corporation e gli amministratori hanno tagliato gli organici, aumentato i nostri ritmi di lavoro e ci hanno definitivamente incatenato ai nostri desk”. Il forte aumento del numero di articoli che il giornalista deve produrre fa sì che del personale qualificato viene pagato per fare copia-e-incolla e produrre articoli mediocri. Così Ci perdono tutti: i giornalisti, che non hanno più il tempo di fare il loro vero lavoro, e gli editori, che si ritrovano con tonnellate di invenduto. The Telegraph, Guardian e Times non hanno voluto commentare la ricerca, mentre PressGazette ha raccolto le reazioni nelle redazioni del Daily Mail e dell’Independent che sono state del tipo: «Ah, ma noi no, noi non siamo così, forse gli altri». In America, molti Big come The San Francisco Chronicle, The Boston Globe e The Los Angeles Times hanno perso tra il 30 e il 40% della loro diffusione in questi ultimi anni. Molti quotidiani sono stati costretti a tagliare diverse pagine e a rinunciare ai reportage dall'estero. È un effetto di Internet e del giornalismo “partecipativo”, che sta mettendo al palo i media tradizionali, che non riescono ad essere competitivi. Un report della Harvard University ha preso in esame i visitatori di 160 siti americani di informazione tra quotidiani, network televisivi e radio, mostrando come i giornali locali stiano perdendo visitatori rispetto alle testate più importanti, mentre resistono le piccole radio e spopolano gli aggregatori social. Lo studio, intitolato «Creative Destruction: An Exploratory Look at News on the Internet», realizzato dal Centro Joan Shorenstein rivolto alla stampa, alla politica e agli affari pubblici, e finanziato dalla Carnegie Corporation di New York, ha preso in esame 160 siti di news nell'arco di un anno. I risultati sembrano evidenziare che, negli USA per lo meno, gli utenti Web in cerca di notizie stanno cambiando rotta: sempre maggiore è l'afflusso alle grandi sorgenti di informazione, mentre vengono lentamente trascurate le testate locali. Secondo il Professor Thomas Patterson, del Centro Shorenstein, «con l'aumento dell'uso di Internet come fonte di informazione, l'audience dei vecchi media è diminuita proporzionalmente». Vanno bene i siti dei quotidiani più popolari e venduti a livello nazionale, come New York Times, Washington Post e USA Today, con un incremento medio di visite del 10% rispetto all'anno precedente. Perdono lettori invece i giornali locali, sia testate di città grandi, sia di città medie o piccole. Ancora maggiore è il successo dei siti Web di colossi televisivi come CNN, ABC, CBS, NBC, MSNBC e FOX, che in 12 mesi hanno richiamato un buon 30% in più di visitatori. Tengono testa le piccole radio e le tv locali, che hanno incrementato le utenze, anche se a un ritmo ovviamente più contenuto. La sorpresa più grande è il boom delle fonti non tradizionali, degli “aggregatori” e dei blog. I siti che pubblicano news trattate, adattate, interpretate o semplicemente linkate da altre fonti online hanno ottenuto, nell'ultimo anno, un ampio favore di pubblico. I nomi che più di tutti minacciano il dominio delle grandi testate giornalistiche americane sono Google, Yahoo, AOL e MSN, ma anche siti che usano software per monitorare e pubblicare in modo semi-automatico le notizie come NewRoo (acquistato da FOX), Newsvine (acquistato da MSBNC), Topix, Digg e Reddit (acquistato da Condé Nast). Per esempio, negli ultimi dodici mesi, gli utenti mensili di Digg sono cresciuti da 2 milioni a oltre 15 milioni. Inoltre, gli aggregatori di informazione registrano in media circa 100 milioni di visitatori mensili, contro i 7,4 milioni dei principali network televisivi americani. Secondo Nancy Palmer, direttore esecutivo del Shorenstein Center, «il declino degli utenti di testate e televisioni locali corrisponde a una perdita potenziale di informazione». «L'unione ci dà la possibilità di espandere le funzionalità dei social media in tutti i settori della nostra compagnia. L'aggiunta delle tecnologie e degli utenti Newsvine è un elemento chiave per i nostri piani di consolidamento della posizione di sito leader per larghezza e diversità di fonti, media e piattaforme» ha dichiarato alla CNN Charlie Tillinghast, presidente di MSNBC Interactive News, dopo l'annuncio dell'acquisizione di Newsvine.

Gli ha fatto eco Mike Davidson, CEO e cofondatore di Newsvine: «Abbiamo fondato la compagnia sulla nozione che piccoli e grandi media possono interagire in una maniera che rispetti il giornalismo tradizionale e allo stesso tempo dia forza ai singoli contributi». Secondo un'altra ricerca, compiuta da Brodeur, un gruppo USA che si occupa di comunicazione strategica, sull'impatto dei Social Media - “Journalism, Social Media and the Blogosphere” la grande maggioranza dei giornalisti americani ritiene che social news e blog stiano avendo un impatto significativo sulla reattività e sulla rapidità del loro lavoro, fornendo idee e punti di vista diversi, ma sono convinti che non influiscano – in bene o in male – sulla qualità del giornalismo tradizionale. La ricerca ha interessato 180 reporter e redattori di varie zone degli Stati Uniti: più o meno il 43% degli interpellati ha detto che i “new media” (blog e social network) hanno un impatto “forte” o “discreto” sulla qualità della copertura, il grosso dei giornalisti (almeno il 56%) ritengono invece che questo impatto non sia “molto” o sia “niente affatto” significativo. In particolare, la ricerca ha messo in risalto che: - i Blog sono una fonte costante per i giornalisti. Più dei tre quarti dei redattori considera I blog un aiuto nell’individuazione di idee, storie e punti di vista. Circa il 70% consultano le proprie liste dib log in maniera costante. Più di uno su cinque (20.9%) racconta di impegnare circa un'ora di tempo al giorno per consultarli. E un totale di circa 3 su 5 (57.1%) ammette di leggere blog almeno due o tre volte alla settimana; - i giornalisti stanno partecipando sempre più attivamente alla vita della blogosfera. Uno su quattro (27.7%) ha un suo blog e quasi uno su cinque (16.3%) ha una sua pagina su un sito di social networking. Circa metà degli interpellati (47.5%) sostiene di essere soprattutto dei visitatori, ma di lasciare commenti raramente; - la maggioranza dei giornalisti pensano che i blog stanno avendo un impatto significativo sul fare informazione in tutte le aree tranne che in quella della qualità delle notizie. L'impatto maggiore è stato sulla velocità e la disponibilità delle informazioni. Una metà dice che i blog hanno avuto un impatto significativo sul “tono” (61.8%) e sulla “direzione editoriale” (51.1%) del fare informazione giornalistica. “Come ogni fenomeno sociale, la blogosfera è diventata una fonte per I giornalisti”, spiega Johnson, capo della pianificazione strategica a Brodeur, “ma i cronisti continuano a creare le loro storie andando in giro, sviluppando le loro idee e parlando con le loro fonti. La coda della blogosfera non sta muovendo il corpo dei media, almeno non ancora”, aggiunge. Secondo Marco Pratellesi, redattore capo di Corriere.it, tuttavia, i quotidiani non si trasformeranno mai in giornali personalizzati, men che meno nel 2008. “I giornali – spiega Pratellesi non si trasformeranno mai nel sogno di Negroponte del MyJournal. Perché il giornale personalizzato sfugge all'effetto sorpresa, togliendo al lettore quella quota di curiosità di aggiornamento derivante proprio dall'idea di trovare nei media novità inaspettate, anche a riguardo di temi estranei agli interessi specifici dei lettori”. Secondo Pratellesi, il 2008 sarà invece “l'anno della multimedialità nell'informazione e dell’apertura ai lettori anche sulla carta”. Ma quale sarà il giornale del futuro? Il sito io9 ha pubblicato un'interessante rassegna di film futuristici che mostrano come potrebbe essere il quotidiano del futuro. Si va dalla inquietante prima pagina del film “Ultraviolet”, con Milla Jovovich, a quella di USA Today che si vede in

“Minority Report”, i cui contenuti vengono aggiornati in tempo reale da una rete telematica che ormai permea tutto il mondo reale. Il Washington Post lo ha chiesto a Russ Wilcox, capo di E Ink, azienda nata dal Media Lab del Massachusetts Institute of Technology. Il fantaquotidiano per ora è solo un esperimento da laboratorio: uno schermo spesso quanto un foglio di carta o come una sottile membrana costituita da particelle che possono diventare bianche o nere. Il prototipo di “fiber media” – così li chiamano gli esperti – potrebbe materializzarsi nel 2015, tra sette anni. Un'invenzione simile potrebbe far risparmiare al Washington Post 110 milioni di dollari: comprando la membrana elettronica si potranno acquistare, di volta in volta, i contenuti del giornale. La carta comunque continuerà ad esistere, soprattutto per chi non si potrà permettere l'abbonamento. Per il momento, dice Wilcox, la membrana mostra soltanto particelle bianche o nere. “La nostra sfida è aggiungere il colore”. Secondo il capo di E Ink, il giornale elettronico offre vantaggi in termini di leggibilità rispetto al monitor del computer: L'obiettivo è costruire uno schermo “grande come due portatili, ma che grazie alla nostra tecnologia consuma cento volte di meno di uno schermo normale: si potrà usare per un mese senza ricaricare la batteria e si potrà anche arrotolare”. Ma quanto costerà ? Secondo Wilcox potrebbe davvero essere gratuito per gli abbonatiç: “non costerà più di 300 dollari”. Il vero problema sarà per chi scrive: “ci saranno diverse ulcere per i giornalisti che avranno scadenze ogni 60 secondi”. Per via dei collegamenti internet diffusi più o meno ovunque, il quotidiano dovrà essere aggiornato praticamente in tempo reale, magari con contributi audio e video. Esso sarà fruibile dappertutto via wi–fi. Recentemente, la Apple ha presentato il nuovo portatile ultrasottile Air, che ha un ingombro e un peso inimmaginabili fino a qualche anno fa. La stessa azienda ha già realizzato una specie di giornale elettronico, l'iPhone, cellulare che negli USA si collega anche ad Internet, dunque le notizie si possono già leggere praticamente ovunque. Ne “La Condizione Postmoderna” (1979), Lyotard asserisce che la nostra età postmoderna è segnata da “incredulità verso le grandi narrative” (il progresso della storia, l'abilità di conoscere tutto attraverso la scienza, la possibilità di libertà assoluta). Lyotard afferma poi che noi non crediamo più che esse ci rappresentino e ci contengano esaustivamente. Siamo tutti attenti alla differenza, alla diversità, alle convinzioni e ai desideri, e per questo la postmodernità è caratterizzata da un'abbondanza di micronarrative: i siti di social networking, i wiki, i blog, le folksonomie. Nella società dell'informazione, la gente che guarda le news in broadcast generalmente pensa che esse siano basate sui fatti. “Breaking The News”, di Marc Lee, un'installazione interattiva di stream audiovisuali generati attraverso l'applicazione “NJ” (News-Jockey), trasforma il diluvio informativo a cui siamo quotidianamente sottoposti in arte, almeno ci prova: inserendo il titolo di una notizia o una parola chiave, usando la tastiera a schermo, NJ ricerca e classifica i contenuti ottenuti da servizi di web 2.0; l'utente può definire il tono, o mischiare gli oggetti della ricerca. Secondo l'autore, l'opera “è una ricerca di base, satira dei media e installazione artistica al tempo stesso [...], (e) riflette anche la visione e i limiti della nostra società dell'informazione in una maniera intelligente”. Le notizie rappresentano, nella loro capillare diffusione e riproduzione in rete, delle specie di organismi, dotati di vita propria, che si riproducono secondo una precisa ecologia di diffusione comprendente canali primari e secondari a seconda del numero di accessi, ossia del 'page rank', che ciascun canale rappresenta.

“Newsmap”, realizzata da Marcus Weskamp in Flash usando le tecniche di “mapping”, ossia della visualizzazione dei flussi di dati nelle reti d'informazioni interconnesse, ha generato un'opera che riflette visualmente il costante cambiamento del panorama delle notizie tracciato dall'aggregatore al servizio di Google News, suddividendo in bande tematiche le notizie rappresentate con maggiore spazio a seconda della loro popolarità, accentuandone i caratteri macroscopici. Rinforzando concetti come il “googlebombing”, che permette di associare due concetti qualsiasi tramite la pubblicazione su una parte importante del newsspace dei blog, così come le conseguenti teorie di un oligarchia dei contenuti di Google (“Gogglearchy”), Newsmap offre un colpo d'occhio grafico alla viralità dell'informazione di massa su web, fornendo ad ogni visualizzazione una summa degli strilli più forti dei potenti apparati d'informazione, mostrando al tempo stesso cosa è indispensabile sapere e cosa (d'altro canto) non lo è per nulla. Il problema che si pone di fronte a questo vero e proprio diluvio informativo è sempre quello dell'Information Overload: il flusso costante di notizie, commenti, immagini, post, blogs, video, e-mails, sms, ecc. ci sovrasta e annulla ogni possibilità di riflessione critica. Le cose succedono troppo in fretta. Il risultato è l' “info-caos”, un caos virtuale che alimenta quello reale, globale, tecno-socio-culturale. Nella tesi di Laurea “Comunicazione è potere (nei secoli dei secoli…) Guida per un uso pratico della grottesca debolezza umana”, pubblicata da LSDI, Andrea Fama sentenzia: “La comunicazione attraverso l'immagine, l'apparenza e lo spettacolo, ha eroso il nostro sistema di valori e di percezione della realtà, sostituendola con un surrogato la cui superficie è perfettamente liscia, e su di essa scivolano così tante informazioni, così tanti avvenimenti che in realtà sembra che non accada più nulla. È proprio questo il grande miracolo della comunicazione moderna: l'ingegnerizzazione di un flusso costante di notizie in assenza di messaggio”. Si tratta di uno dei capisaldi del pensiero di Jean Baudrillard, tra i più grandi critici del postmodernismo, recentemente scomparso, in particolare di ciò che ha chiamato il “delitto perfetto”. La comunicazione - spiega Fama - è lo strumento più subdolo, pulito e pervasivo a cui i poteri forti e occulti ricorrono per controllare le società, la massa così come la sua controparte speculare, i singoli individui che la compongono, ridotti a degli Io minimi, atomizzati, oggettivizzati, come il moderno narciso teorizzato da Cristopher Lasch, un individuo incapace di aprirsi agli altri, convinto di costituire il centro di un universo che ruota esclusivamente attorno a sé. “Questo moderno soldato dell’individualità vive immerso in una realtà che meramente somiglia a sé stessa, che ha sostituito l'autorità individuale con quella degli esperti di professione. Proprio per questo, il suo desiderio ultimo è quello di essere libero dal desiderio, in modo da soffocare ogni pulsione interna ed eludere definitivamente il tanto insidioso principio di scelta”. Nella “società dello spettacolo”, della “porno-informazione”, Mohamed Hatta che lancia un aereo dentro un grattacielo è tanto spettacolare quanto Simona Ventura che prende il sole sulle spiagge di un resort alle Mauritius, così come la dimensione informativa della redazione di un telegiornale non si discosta poi molto da quella gossipistica di un centro estetico. Questa “iper-realtà” produce un modello di realtà perfetto e perverso che si sostituisce alla realtà e all'immaginazione. Viene da chiedersi come mai, su tutti i diversi, infiniti, siti, blogs, social networks e non, venga sempre dato risalto, più o meno, alle stesse notizie, che si riproducono viralmente da un canale all'altro. Come facciamo ad essere sicuri che siano veramente frutto delle preferenze degli utenti? Come a facciamo a sapere con certezza che il flusso non venga segretamente filtrato e manipolato? Non è che questa storia, che sta diventando mito, dello “user generated content” è solo l'ultima trovata per dare agli utenti l'illusione di una libertà che è solo e soltanto virtuale? Ad esempio: come mai la notizia, a dir poco clamorosa, che Benazir Bhutto, prima di morire in un misterioso

attentato, aveva detto durante un'intervista che Bin Laden è morto, ucciso da un agente, non è emersa prepotentemente all'attenzione che meriterebbe? E perché non è stata aperta un'inchiesta? Le possibili risposte sono due: o il popolo di internet è un popolo di drogati e rincoglioniti, oppure, davvero, la presunta libertà di internet è solo una utopia. Nick Davies, autore del saggio “Flat Earth News”, sostiene che dietro i flussi apparentemente liberi dell'informazione social, vi siano in realtà sempre gli stessi “persuasori occulti” che manipolano la rappresentazione della realtà: il media globali altro non sono che armi di distorsione di massa. (Pubblicato su Ecplanet, 27-04-2008) LINKS Open source journalism - Wikipedia Citizen journalism - Wikipedia EPIC 2015 Current TV NewAssignment iConflict.com LiveLeak WikiVideo Yahoo! Live Twitter AskBigNews Wired Journalists Digg Fai Notizia OK Notizie Yagg.org Netvibes Yahoo Pipes Lifestrea.ms Newsvine The Quality and Indipendence of British Journalism The difference between journalism and churnalism The Guardian 04 febbraio 2008 Creative Destruction: An Exploratory Look at News on the Internet Journalism, Social Media and the Blogosphere mediapost 09 gennaio 2008

E Ink Breaking The News NewsMap Googlebombing - Wikipedia La Condizione Postmoderna Flat Earth News INFORMATION OVERLOAD

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