Commento Alla Citazione Di Papert S.

  • June 2020
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COMMENTO ALLA CITAZIONE DI PAPERT S. “Io penso che la scuola si fondi sul modello di una linea di produzione in cui si mettono delle conoscenze nella testa delle persone…Adesso i ragazzi non hanno più bisogno di acquisire nozioni in questo modo, e con la moderna tecnologia dell’informazione possono imparare molto di più facendo, possono imparare facendo ricerca da soli, scoprendo da soli. Il ruolo dell’insegnante non è quello di fornire tutte le parti della conoscenza ma di fare da guida, di gestire le situazioni molto difficili, di stimolare il ragazzo, forse, di dare consigli…” Seymour Papert afferma che, nell’arco della vita di una persona, si susseguono tre fasi nel rapporto fra la persona e la conoscenza. La prima fase avviene quando si nasce e il bambino inizia una fase di apprendimento individuale caratterizzato dall’esplorazione. Presto, le limitazioni di questa esplorazione lo porteranno a rivolgersi agli adulti che gli racconteranno delle cose che da solo non ha la possibilità di sperimentare. La seconda fase inizia quando il bambino va a scuola e l’apprendimento sperimentale viene gradualmente sostituito con un apprendimento attraverso il racconto. Il trauma quindi sta nello smettere di apprendere e nell’iniziare a “subire” l’insegnamento. Coloro che sopravvivono a questa soffocante “tortura intellettuale” accedono alla terza fase che coinvolge la de-scolarizzazione, apprendere ad apprendere, fare esperienza e apprendere a essere creativi, ritornando quindi alla prima fase. Descolarizzazione è un termine utilizzato per descrivere cosa sarebbe necessario fare per riportare una persona alla capacità di apprendimento naturale dopo che è stata istituzionalizzata. Questo ritorno alla prima fase, il cuore dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, deve poter avvenire all’interno delle scuole stesse, cessando di essere luoghi di alienazione e caratterizzandosi come veri e propri “ambienti di apprendimento”. Per poter realizzare un processo di formazione/apprendimento visto come co-costruzione tra menti che si integrano, occorrono strumenti e ambienti che considerino il pensiero nelle sue molteplici dimensioni: emotiva, cognitiva, logico-formale, iconica, creativa, affettivo-relazionale. In questo senso, l’evoluzione tecnologica degli ultimi decenni ha prodotto strumenti di comunicazione e di informazione assolutamente inediti e potenti. La frammentazione dei contenuti complessi imposta dalla struttura reticolare di reti e ipermedia avvicina le attuali forme di trasmissione della conoscenza alle nostre spontanee routine di pensiero, consentendone la ricomposizione mediante percorsi poliprospettici e multidimensionali di rielaborazione individuale. Ciò renderebbe possibile lo sviluppo di una maggiore “flessibilità cognitiva” (Spiro e Jehng, 1990) funzionale al riconoscimento, al recupero e all’applicazione in situazioni nuove delle conoscenze così costruite. Il docente diviene così progettista di ambienti di apprendimento, costruiti intenzionalmente per consentire percorsi consapevoli e attivi, in cui lo studente sia orientato, sostenuto, ma non diretto.

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