203 Giovedì 19 febbraio 2009
diritto
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Sviste giuridiche: ecco il campionario
informazione
Cosa abbiamo imparato: quattro pagine per ricordarlo «A futura memoria»: potremmo riassumere così queste quattro pagine, che offriamo come un contributo per non dimenticare quello che abbiamo visto e capito nei giorni finali della drammatica vicenda di Eluana Englaro. È necessario che l’ondata emotiva che tutto il Paese ha attraversato non venga cancellata da un oblio fatale: abbiamo il dovere di ricordare, di acquisire la sensibilità di giudizio che nasce da una corretta informazione sui fatti, senza timidezze. Il passare dei giorni ci ha consentito di mettere a fuoco e di riassumere quel che abbiamo imparato da una storia che ci ha coinvolti nel più profondo. Ecco la nostra sintesi, da conservare per quando – pensando a Eluana – torneremo a chiederci cosa ci ha insegnato.
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I quotidiani all’attacco della realtà
ideologie Ma cosa pensa davvero la lobby dell’eutanasia?
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Verità & bugie: pro-memoria sul «caso Englaro»
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ugie, mistificazioni, omissioni: di tutto, di più. E se ciascuno ha diritto di farsi in libertà l’opinione che valuta migliore, quando chi ha responsabilità d’informare mistifica le "verità" su cui quell’opinione dovrà costruirsi, il risultato sarà inevitabilmente un’idea altrettanto falsata: quale che sia e per quanti la condividano. Proprio ciò che è accaduto spesso negli ultimi otto giorni di vita di Eluana e negli ultimi dieci anni.
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etto che, a voler stilare l’elenco completo delle falsità ascoltate o lette in questa vicenda, non basterebbe un libro, partiamo dalla fine. Dall’autopsia, che ha "svelato" come Eluana avesse la pelle intatta, nessuna piaga e pesasse poco meno di 53 chili. Le suore che l’hanno assistita per quindici anni (e altri autorevoli testimoni), del resto, hanno sempre raccontato quanto fossero buone le sue condizioni fisiche. E anche il suo neurologo Carlo Alberto Defanti – ancora un paio d’ore prima della morte, lunedì 9 febbraio – ripeteva come, «al di là della lesione cerebrale, Eluana è una donna sana, mai una malattia, mai un antibiotico, probabilmente resisterà più a lungo della media». Del resto un prestigioso quotidiano nazionale, qualche giorno prima, per descriverla parlava di «volto intatto, guance piene, occhi allungati, labbra rosa», spiegando che «è pur sempre bella anche oggi, soprattutto per la pelle, ancora bianca e distesa». Stesso prestigioso quotidiano che, sempre da Udine, la descriverà poi – in altri articoli – tanto scarnificata da pesare meno di 40 chili e col volto «piagato dalle lacerazioni che ai vecchi vengono sul sedere o sulla schiena, ma a lei anche in faccia». Più o meno lo stesso faceva un altro quotidiano nazionale altrettanto prestigioso. Un quadro lievemente migliore era stato quello ripetuto varie volte da una giornalista (entrata nella stanza a «La Quiete» il giorno prima della morte), secondo la quale Eluana «è irriconoscibile rispetto alle foto»
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(scattate venti anni prima, ndr), «completamente immobile» e con «le orecchie che hanno lesioni perché l’unica parte che non si poteva tutelare, deformate, di un colore scuro»: insomma, «una situazione devastante, un impatto emotivamente molto forte».
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ome dimenticare poi le parole del rianimatore Amato De Monte, capo dell’"équipe" che ha finito Eluana, appena sceso dall’ambulanza sulla quale l’aveva portata da Lecco a Udine? «Questa ragazza è morta diciassette anni fa. Mi sento profondamente devastato. Mi sono trovato davanti una persona completamente diversa dall’immaginario che ognuno di noi si era creato». Non credevano a quanto stavamo ascoltando, noi cronisti lì a Udine. Ed eravamo appena all’inizio di quei giorni. La reazione di suor Rosangela (che nella clinica lecchese per quindici anni ha curato, amato e accudito Eluana) a certe sorprendenti descrizioni? «Non è possibile. Come può essere cambiata così in otto giorni? Verranno pur fuori le cartelle cliniche: basterà andare a leggere l’ultimo bollettino di Defanti prima della partenza da Lecco». È bastata la ricognizione del corpo di Eluana all’inizio dell’autopsia, quella descritta sopra.
Dalle falsità sulla salute della donna ai termini giuridici distorti, fino all’esclusione di testimoni chiave nei processi: ecco tutte le ombre sulla morte di Eluana E il confronto con la realtà
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Sacconi: solo i media italiani non parlano di «eutanasia»
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n Italia ora sono in pericolo tutti i malati». Lo dichiara tracciando un bilancio della vicenda Englaro il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, che aveva firmato in dicembre l’atto di indirizzo col quale tentava di evitare il primo caso di eutanasia in Italia. In un’intervista al settimanale «Tempi», che segue di pochi giorni quella rilasciata domenica ad «Avvenire», Sacconi afferma che «di fronte a casi del genere non si deve pensare al prezzo da pagare». Il ministro denuncia che «all’estero tutti gli organi di informazione hanno utilizzato la parola "eutanasia". Ovunque si è parlato di "percorso eutanasico" tranne che sui media italiani. Che hanno avuto il pudore di non chiamare le cose con il loro nome: eutanasia».
di Graz
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ltro capitolo degno d’attenzioni è quello legale. Nelle dichiarazioni, sui giornali e in tivù, non soltanto giornalisti e commentatori vari, e non soltanto Giuseppe Campeis, legale udinese di Beppino Englaro, parlavano di «sentenza» o «sentenza passata in giudicato», ma addirittura anche il procuratore di Udine Antonio Biancardi e il procuratore generale di Trieste Beniamino Deidda (e anche in questi casi stentavamo a credere). Salvo però trovare accuratamente riportato nei documenti ufficiali – come ad esempio il "Protocollo" per far morire Eluana – che il pronunciamento della Corte di appello civile milanese era solo un «decreto del 25 giugno 2008», per autorizzare l’«interruzione del trattamento di sostegno vitale artificiale della signora Eluana Englaro». Differenza niente affatto formale e ancor meno sostanziale quella tra sentenze e decreti, visto che per questi ultimi, che sono provvedimenti di volontaria giurisdizione (cioè pronunciamenti d’un giudice non per comporre una lite, ma nell’interesse di uno o più soggetti; quindi il caso di Eluana), l’articolo 742 del Codice di procedura civile dispone che «possono essere in ogni tempo modificati o revocati». Dunque nulla a che vedere con una «sentenza passata in giudicato la cui esecuzione è doverosa», come invece si era affrettato a precisare il procuratore generale triestino la mattina di venerdì 6 febbraio. Domanda: ma la cosiddetta «sentenza» sarebbe stata «doverosamente da eseguire», poiché ormai «passata in giudicato», anche davanti a una Eluana che avesse mostrato segni di risveglio o di coscienza?
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nnesima deformazione della realtà: la volontà della giovane di esser fatta morire. Giornali e tivù e commentatori vari l’hanno sempre data per scontata e sicura, anzi del tutto certa e assunta, come per prima aveva fatto la Corte d’appello civile di Milano. Benché nemmeno esistesse una parvenza di qualsivoglia testimonianza scritta (poniamo anche solamente una sua lettera, per quanto di adolescente), ma ci fossero diverse asserzioni contrarie ignorate dai magistrati
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Dal vivo, la vicenda è apparsa molto diversa da com’è stata raccontata
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Un cronista «sul campo» spiega la distanza tra i fatti e la loro narrazione mediatica
di Elena Pasquini
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d agire sarebbe stato nientemeno che un sistema di distrazione di massa, secondo Edoardo Fleischner: falsità diffuse da una stampa che avrebbe «additato le suore Misericordine come le vere eroine, quando negli ultimi tempi hanno ecceduto nell’andare in televisione», ha aggiunto senza pudori Maurizio Mori, presidente della Con-
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INSINTESI
civili milanesi. E benché il Tribunale di Lecco, con decreto del 2 febbraio 2006, avesse dichiarato inammissibile il ricorso del padre e tutore Beppino Englaro, poiché non «legittimato, neppure con l’assenso della curatrice speciale, a esprimere scelte al posto o nell’interesse dell’incapace in materia di diritti e atti personalissimi». Chissà se per il procuratore Deidda questo decreto lecchese sia tanto «sentenza passata in giudicato» quanto quello della Corte d’appello milanese (che è addirittura successivo) e quindi non andasse «doverosamente eseguito». A proposito infine della sacra «intangibilità» dei decreti che quasi tutti sbandieravano come dogma giuridico: proprio il pronunciamento del Tribunale di Lecco del febbraio 2006 venne riformato dieci mesi dopo proprio dalla Corte d’appello di Milano. A questo punto di irrisolte non rimangono neppure le mistificazioni stesse delle realtà, ma appena due questioni: perché abbiamo dovuto ascoltare tante "invenzioni" e perché a diffonderle è stato spesso chi sapeva bene quanto fossero tali?
senso unico Radicali e Consulta, coppia in nero mmagini, interviste, schegge di tg: così si è aperto il convegno organizzato da Radio Radicale, sabato scorso a Roma. Spezzoni di un’informazione che diffonderebbe, secondo gli organizzatori, menzogne scientifiche sull’eutanasia, sul caso Englaro, su cosa sia o non sia lo stato vegetativo, su cosa si debba intendere per alimentazione artificiale, su quanto tempo ci metta un corpo per morire di disidratazione... «Un problema di parole, di espressioni, di titoli, di telegiornali che hanno spostato anche l’opinione pubblica», ha sostenuto Massimo Bordin, direttore di Radio Radicale e coordinatore di un appuntamento che ha consentito di toccare con mano ciò che pensano davvero gli "ideologi" del caso Englaro. Con ribaltamenti sbalorditivi della realtà e momenti profondamente imbarazzanti.
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di Pino Ciociola
Battutacce, offese alle Misericordine e il capovolgimento della realtà al convegno organizzato sabato dalla Radio del partito di Pannella con l’associazione che ha accompagnato la vicenda di Eluana fino alla morte sulta di Bioetica (organismo pro-eutanasia che ha seguito passo passo l’intera operazione), «perché è falso credere che la soluzione di lasciare Eluana alle suore fosse la migliore: dare elemosina non richiesta è umiliare la persona, il presunto beneficiario». Affermazioni davvero incredibili. Ma non è tutto: sarebbero state propalate falsità scientifiche anche dai medici, «dettate non dalla volontà di mentire, ma dal loro essere ottenebrati da un’ideologia», secondo Carlo Albero Defanti, medico di Eluana. Per spiegare la "verità" sul palco del Piccolo Eliseo è salito Piergiorgio Strata, ordinario di Neurologia all’Università di Torino e copresidente dell’associazione radicale Luca Coscioni.
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e ci fosse un po’ d’acqua non mi dispiacerebbe, ma vedo che siamo disidratati», ha esordito con raro pessimo gusto suscitando l’eloquente ilarità della platea e spiegando che avrebbe resistito tre giorni, perché «bastano tre gior-
ni di disidratazione perché la vita cessi, quella dei 15 giorni era solo una cautela». Un po’ di cautela l’ha mostrata Defanti che sabato ha ammesso: la «leggera sedazione potrebbe aver accorciato un po’ l’iter» della morte di Eluana. I relatori poi si sono inoltrati su altri terreni scivolosi: «Era più alta la probabilità che il mio treno deragliasse, piuttosto che quella di un risveglio», ha aggiunto Maurizio Mori, convinto che «stiamo assistendo a una rivoluzione biomedica che cambia i nostri rapporti con la vita. Per combattere questa nuove situazione si sono raccontate falsità».
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uelle che riguarderebbero l’alimentazione assistita, per esempio: «La nutrizione artificiale è un trattamento medico; non è una misura ordinaria di assistenza, ma si configura come la ventilazione meccanica o la emodialisi. E se l’alimentazione artificiale è una terapia, nel caso di Eluana non c’è stata nessuna eutanasia», secondo Mori, sempre più lontano dalla realtà. Il contrario, ovvero che l’alimentazione artificiale rappresenti una forma di assistenza sarebbe un’idea basata sull’opinione «di un Comitato nazionale di bioetica formato da sagrestani». E all’accenno di Stefano Rodotà alle incertezze sulla natura dell’alimentazione artificiale, arriva la secca replica di Ignazio Marino: «L’alimentazione la prescrive il medico, non il cuoco». Humour nero, è il caso di dire.
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Avvenire
Giovedì, 19 febbraio 2009
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Ricorsi, decreti, sentenze: il diritto letto a rovescio la volontà
di Ilaria Nava
carta canta
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Si è scritto ovunque che la sentenza era «definitiva» quando invece il suo perno operativo era un atto sempre revocabile in presenza di fatti nuovi Che nessuno però ha avuto interesse a verificare
he cosa è rimasto del caso Englaro? Nell’opinione pubblica sicuramente una gran confusione circa i termini esatti della questione. Dai titoli dei giornali si sa che la sentenza era ormai definitiva, che era stata emessa dando voce alla volontà di Eluana, che versava ormai in stato irreversibile. Ma è andata proprio così? Eluana è morta per esaudire la sua volontà di non vivere in quelle condizioni. Eluana non ha lasciato scritto nulla che possa provare il suo consenso. I giudici hanno ricostruito la sua volontà sulla base di presunzioni e di testimonianze. La Corte di Cassazione, in effetti, aveva prescritto di ricostruire «la decisione ipotetica che il paziente avrebbe assunto ove fosse stato capace», traendola «dalla sua personalità, dal suo stile di vita e dai suoi convincimenti, corrispondendo al suo modo di concepire, prima di cadere in stato di incoscienza, l’idea stessa di dignità della persona». La Corte d’Appello, solo due anni prima, esaminando in sede di reclamo il terzo
codici alla mano
ricorso del signor Englaro aveva affermato, in riferimento alla ricostruzione del consenso della ragazza, che il reclamo fosse «insuscettibile di accoglimento, sul rilievo secondo cui l’attività istruttoria espletata non consentisse di attribuire alle idee espresse da Eluana all’epoca in cui era ancora pienamente cosciente un’efficacia tale da renderle idonee anche nell’attualità a valere come volontà sicura della stessa contraria alla prosecuzione delle cure e dei trattamenti che attualmente la tengono in vita».
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nche la procura di Milano, impugnando il decreto che aveva autorizzato il distacco del sondino, aveva concluso per il rigetto del ricorso e in via subordinata per l’ampliamento dell’istruttoria rilevando «la sussistenza di margini di perplessità tali da ostacolare la ricostruzione in termini chiari, univoci e convincenti dell’idea di Eluana in ordine alla dignità della persona».
Eluana era in stato vegetativo irreversibile. Non ci soffermeremo molto su questo punto che riguarda una controversia all’interno del mondo scientifico. Molti medici, infatti, ritengono che ormai per Eluana fosse impossibile qualsiasi miglioramento e che avrebbe vissuto "come un vegetale" per il resto dei suoi giorni. In realtà tale giudizio non è unanime, perché una parte del mondo scientifico ritiene che per lo stato vegetativo non possa mai parlarsi di irreversibilità, né si può escludere con certezza che questi pazienti possano avere qualche percezione del mondo esterno. Stupisce quindi che nel processo che ha portato alla morte Eluana sia stato presa in considerazione solo e unicamente una perizia effettuata dal dottor Defanti, redatta nel ’96 e da lui confermata nel 2002. A livello istruttorio non si è dato spazio a nessun altro parere, sebbene la Corte avesse prescritto che non vi debba essere «alcun fondamento medico, secondo gli standard scientifici riconosciuti a livello internazionale, che lasci supporre che la persona abbia la benché minima possibilità di un qualche, sia pur flebile, recupero della coscienza e di ritorno a una percezione del mondo esterno».
di Gianfranco Amato *
Ma qualcuno sa come funziona la «volontaria giurisdizione»? ella drammatica vicenda di Eluana Englaro si è parlato molto – spesso a sproposito – di Codice di procedura civile e di Costituzione, ma si è letto poco sia dell’uno che dell’altra. Due esempi brillano.
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Una vicenda giudiziaria costellata di "no", che smentisce i sostenitori della "certezza giuridica" E sulla valenza di nutrizione e idratazione forzate non si può giocare con la Costituzione
contromano
Si è detto che le decisioni dei magistrati sul caso Englaro avevano forza di giudicato e come tali non potevano essere messe in discussione. In realtà circa i provvedimenti di «volontaria giurisdizione» (ovvero l’attività che viene esercitata dal giudice non per comporre una lite, ma nell’interesse di uno o più soggetti, come nel caso di Eluana) l’art. 742 c.p.c. dispone che «i decreti possono essere in ogni tempo modificati o revocati». A scalfire la teoria dell’immodificabilità dei decreti su Eluana è del resto la stessa cronistoria giudiziaria della vicenda. Il primo tentativo di un’azione legale da parte del sig. Englaro per ottenere la sospensione dell’idratazione e dell’alimentazione della propria figlia, fu dichiarato inammissibile dal Tribunale di Lecco il 2 marzo 1999. Tale provvedimento fu poi confermato dalla Corte d’Appello di Milano con decreto del 31 dicembre 1999. In un secondo tentativo, un’ulteriore identica domanda del sig. Englaro fu ancora respinta dallo stesso Tribunale di Lecco con decreto depositato il 20 luglio 2002. Ancora una volta tale decisione fu confermata dalla Corte d’Appello di Milano il 17 ottobre 2003. Quest’ultimo provvedimento fu impugnato dal sig. Englaro con ricorso straordinario per Cassazione, ricorso dichiarato inammissibile dalla Suprema Corte con ordinanza n. 8291 del 20 aprile 2005. Nel terzo tentativo, ancora avanti il Tribunale di Lecco, il sig. Englaro chiese la previa nomina di un curatore speciale. Tale ricorso fu dichiarato inammissibile dal Tribunale di Lecco con decreto depositato il 2 febbraio 2006. Il decreto fu però riformato dalla Corte d’Appello di Milano con provvedimento in data 15 novembre/16 dicembre 2006. In tal caso, infatti, la Corte, contrariamente al Tribunale, reputò ammissibile il ricorso in ragione del generale potere di cura della persona da riconoscersi in capo al rappresentante legale dell’incapace. Tuttavia, giudicando nel meri-
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Si è detto che esiste un diritto costituzionale a rifiutare l’alimentazione e l’idratazione e che affermare il contrario significava violare tale diritto. In realtà l’art. 32, secondo comma, della nostra Carta costituzionale espressamente dispone che «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge». Ora, si è anche detto che l’alimentazione e la nutrizione siano trattamenti sanitari a cui si può rinunciare. Per confutare questo assunto basterebbe citare il parere formulato dal Comitato Nazionale di Bioetica il 30 settembre 2005, laddove si specifica che «nutrizione e idratazione vanno considerati atti dovuti eticamente (oltre che deontologicamente e giuridicamente) in quanto indispensabili per garantire le condizioni fisiologiche di base per vivere». Ma all’uomo comune basterebbe guardare come lo Stato reagisce ad esempio nei confronti di un soggetto che intendesse suicidarsi astenendosi dall’idratazione e dall’alimentazione, o nei confronti di un detenuto in sciopero della fame. Non risulta che lo Stato possa assistere passivamente al «libero esercizio di un diritto». Lo Stato in realtà ha il dovere di intervenire e interviene. Ma pur ammettendo – per assurdo – che davvero idratazione e alimentazione costituiscano trattamenti sanitari, chi invoca l’art. 32 non legge integralmente tale disposizione. In particolare l’ultimo inciso «se non per disposizione di legge». Ed è proprio questa, la legge ordinaria, che ben può stabilire se idratazione e alimentazione debbano essere sempre fornite. * vicepresidente Scienza & vita Grosseto
Pronti a tutto per ottenere una firma La nuova petizione Paolo II nella loro campagna. Stavolta oltre al hi ha avuto la 90% degli italiani, anche Papa Wojtyla ventura di incontrare dei radicali starebbe infatti con i radicali, perché secondo qualche esponente loro avrebbe imposto ai medici di non essere radicale nel corso di per chiedere più curato. E così il Papa è arruolato nel loro dibattiti televisivi o il testamento volantino come nome di richiamo in favore durante tavole biologico eutanasico dell’eutanasia. rotonde pubbliche sa bene usa spudoratamente Il metodo di tirare in ballo la Chiesa, come se quanta fatica si deve fare per aiutare gli essa fosse favorevole al testamento biologico è ascoltatori a comprendere qualche cosa della la celebre frase stato già usato dal senatore Marino, che per questione di cui si discute. spirituale di Papa mesi ha citato impropriamente affermazioni La ragione sta nel fatto che, come uno dei tanti Wojtyla in punto di del Catechismo della Chiesa cattolica per far militanti addestrati alla bisogna, il relatore accettare le sue posizioni sostanzialmente radicale di turno svolge il compito di attaccante. morte. Un inganno eutanasiche. I radicali hanno imparato bene la Sempre e comunque. Deve dare immagini del tutto fuorviante lezione, e pensano che tirare in ballo il grande caricaturali delle argomentazioni degli Il volantino diffuso dai radicali Papa scomparso possa confondere per benino oppositori e piegare la realtà in modo che appaia le idee. Ma si tratta di un tentativo come le ragioni dei radicali siano il puro penosamente immorale. distillato della verità, senza alcuna ombra di dubbio. ell’armamentario radicale ci sono due autentici cavalli di battaglia: il primo è l’influenza – obbiamo ricordare che le parole di Giovanni l relatore radicale normalmente taccia addirittura le imposizioni – del Vaticano sulla Paolo II «lasciatemi andare alla casa del Padre» l’argomentazione più equilibrata e fondata del suo vita democratica dell’Italia repubblicana; il secondo citate in grande nel volantino in distribuzione interlocutore di essere menzognera e illiberale, e lo è che il pensiero del popolo italiano coinciderebbe non avevano alcun significato di rifiuto delle terapie fa con faccia tosta molto professionale. Lo fa non al 90% con le posizioni dei radicali. né tanto meno un senso eutanasico. Al Papa era stato perché abbia dati persuasivamente diversi, anzi: lo fa Questi due ferri vecchi si ritrovano, e non poteva spiegato che, nelle condizioni in cui si trovava, al proprio perché sa che sono veri, o almeno lo essere che così, nella nuova campagna che i radicali Policlinico Gemelli non avrebbero potuto dargli sospetta dalla loro ragionevolezza, e vuole perciò stanno allestendo per sostenere l’introduzione di un un’assistenza diversa da quella che poteva ricevere nel confondere le acque. Se afferma che le osservazioni modello di testamento biologico che di fatto vorrebbe suo appartamento. Le sue parole erano quindi del non radicale sono false, il povero ascoltatore un’espressione primariamente spirituale, di chi aveva introdurre l’eutanasia, da sempre obiettivo dei resta comunque frastornato, e il radicale può tirare radicali, come se la sua introduzione fosse il massimo coscienza che la morte vicina avrebbe realizzato un punto a suo vantaggio. raggiungibile della civiltà democratica e non invece la l’incontro con il Padre, un incontro da non ostacolare Incontrando personalmente uno degli esponenti più intervistati tra i radicali di oggi, mi sono massima espressione dell’individualismo e con un eventuale accanimento terapeutico. domandato se credesse veramente a ciò che diceva. dell’abbandono di chi ha bisogno. Ora questa serena e trasparente testimonianza di Me lo sono immaginato a sostenere posizioni fede, di maturità spirituale, di equilibrio etico, viene diverse con la stessa foga e la stessa apparente elle loro argomentazioni c’è questa volta un sporcata e strumentalizzata ignobilmente dalla convinzione se solo gli ordini di scuderia fossero penoso elemento di novità. Mi riferisco macchina da guerra dei radicali, che nulla sa di stati diversi. all’insensato tentativo di arruolare Giovanni verità e di rispetto.
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di Michele Aramini
to l’istanza del sig. Englaro, la Corte la giudicò «insuscettibile di accoglimento, sul rilievo secondo cui l’attività istruttoria espletata non consentisse di attribuire alle idee espresse da Eluana all’epoca in cui era ancora pienamente cosciente un’efficacia tale da renderle idonee anche nell’attualità». Solo con il quarto e ultimo tentativo il sig. Englaro è riuscito a trovare una corte "illuminata" che gli desse ragione. Tale circostanza dimostra da una parte quale valore abbiano i giudicati in questo campo della procedura e dall’altra parte quale sia il grado di certezza giuridica in questa delicata materia, certezza tanto decantata – con insopportabile sicumera – dai difensori del diritto schieratisi a favore della morte.
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luana è morta in seguito a una sentenza definitiva. Innanzitutto è ben chiarire che il procedimento instaurato da Beppino Englaro rientra nella "volontaria giurisdizione", ossia l’attività che viene esercitata dal giudice non per comporre una lite, ma nell’interesse di uno o più soggetti, come nel caso di Eluana. In questo tipo di procedimenti non si forma mai un vero e proprio giudicato, sebbene scaduti i termini non sia più possibile l’impugnazione. I provvedimenti emanati all’esito di tali procedimenti, infatti, secondo l’articolo 742 del codice di procedura civile «possono essere in ogni tempo modificati o revocati». Questo per la loro funzione peculiare, ossia di tutelare l’interesse di una parte. Pensiamo, ad esempio, a un decreto di interdizione, a cui segua un mutamento in positivo delle condizioni dell’interdetto: il decreto sarà sempre revocabile, anche dopo molti anni dalla sua emanazione.
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Un battibecco a 13 anni? Ai giudici basta ra i tanti aspetti negativi della vicenda Englaro, e del suo tristissimo esito, sconcerta come su un caso così drammatico si siano dati giudizi – e si siano predicate soluzioni – sulla base di una informazione spesso generica e superficiale. Viene da chiedersi, ad esempio, quanti dei cosiddetti "esperti" che hanno parlato in tv nelle ultime settimane abbiano letto la sentenza della Cassazione e il decreto della Corte di Appello di Milano, che rappresentano l’atto fondamentale e il "titolo" dell’epilogo di tutta la dolorosa storia. Per questo sono ora importanti alcune considerazioni sui fatti e sugli atti giudiziari che hanno condotto a tale esito finale.
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n primo luogo, leggendo le due pronunce che hanno deciso il caso, rispettivamente della Corte di Cassazione (n. 21748, del 2007) e della Corte d’Appello di Milano (in sede di rinvio, del 9 luglio 2008), emerge come la decisione presa, in una materia così grave, sia stata in realtà adottata sulla base di risultanze istruttorie quasi interamente dedotte dai precedenti processi, proprio quelli – paradossalmente – che avevano negato la possibilità di interrompere l’alimentazione e l’idratazione. La Corte d’Appello di Milano, nel precedente decreto 15-16 novembre 2006, aveva infatti ritenuto che il contenuto delle testimonianze rese dalle amiche di Eluana «benché sia indicativo della personalità di Eluana, caratterizzata da un forte senso di indipendenza, intollerante delle regole e degli schemi, amante della libertà e della vita dinamica» non potesse essere utilizzato al fine di evincere una volontà sicura della sua contrarietà alla prosecuzione di alimentazione e idratazione. Sulla base degli stessi elementi probatori, insomma, si è giunti alla decisione esattamente opposta. Non si sono volute sentire altre testimonianze, pur disponibili, né si è ulteriormente accertato lo stato di salute di Eluana, prima di procedere.
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el merito, poi, appare davvero sconcertante aver attribuito rilevanza ad alcuni episodi. Così, per fare un solo esempio, è stato ritenuto sintomatico della personalità di Eluana – e in ultima analisi della sua ultima volontà di rifiutare trattamenti – un episodio risalente a quando ella, al mare, ancora tredicenne, reagì in maniera "sorprendentemente intensa", con profusa sudorazione, alla proibizione del padre di uscire di casa oltre una certa ora. Quello che, verosimilmente, potrebbe accadere a qualsiasi adolescente. Più in generale, la parte istruttoria delle medesime pronunce si basa prevalentemente su elementi molto generici, quali la ricostruzione: "a) della personalità; b) dell’identità complessiva; c) dello stile di vita; d) del senso di integrità; e) degli interessi critici e di esperienza; f) dei desideri" (cito da Corte d’Appello Milano, 9 luglio 2008) di Eluana, e, infine, ma solo infine, su sue precedenti dichiarazioni. Chissà se il nostro Presidente della Repubblica ha letto questo decreto.
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uanto alla natura dell’intervento richiesto, la Cassazione cerca sì di tenere distinto il "diritto di rifiutare la cura" dall’eutanasia, ma non riesce a dissimulare la necessità che, per dare concreta attuazione a quanto autorizzato nella propria sentenza (interruzione dell’alimentazione e idratazione "artificiali"), non sarebbe stato sufficiente un mero comportamento passivo, di astensione, da parte di coloro che avrebbero dovuto portare ad esecuzione la medesima sentenza, ma sarebbero stati necessari ben determinati comportamenti attivi. Ciò che poi, purtroppo, è puntualmente avvenuto. Pertanto, al di là di ogni espediente linguistico, la realtà delle cose è che si è trattato di eutanasia. Non solo di eutanasia passiva, bensì di una particolare forma di eutanasia attiva. Vincenzo Turchi professore associato di Diritto ecclesiastico Facoltà di Giurisprudenza Università del Salento
Avvenire
Giovedì, 19 febbraio 2009
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www.avvenireonline.it\vita
Stati vegetativi: quanta confusione sulla «diagnosi» tato di coscienza, stato di coma, stato vegetativo, stati minimi di coscienza. Nelle ultime settimane, a partire dal Paolo Rossini caso Englaro, si è letto molto su questi concetti, ma si è fatta anche molta confusione. Adesso è arrivato il tempo di fare ordine – almeno per quel poco, o quel tanto, che le attuali conoscenze permettono – su quanto si è detto e ascoltato, provando a mettere alcuni punti fermi con l’aiuto del professore Paolo Maria Rossini, ordinario di Neurologia dell’Università "Campus Bio-Medico" di Roma e direttore del Centro Integrato della Ricerca.
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a prima cosa da puntualizzare – spiega Rossini – riguarda proprio la difficoltà di fare diagnosi di stato vegetativo (Vs). È per esempio noto, da uno studio inglese, che in un centro di alta specializzazione oltre il 40% delle diagnosi sullo stato vegetativo è risultato non corretto». Richiamando l’attenzione sulla necessità di una diagnosi sempre più accurata, Rossini descrive la vaghezza dei confini dello stato vegetativo: «Come negli stati di minima coscienza (Mcs), anche nella condizione vegetativa si verificano delle oscillazioni nella stessa settimana, persino nella medesima giornata, addirittura nel trascorrere di poche ore, durante le quali il paziente può transitare per un po’ nello stato di minima coscienza, per poi fluttuare in quello vegetativo». E ancora: «Bisognerà capire fino a che punto funziona il cervello in stato vegetativo – esorta Rossini – perché è scientificamente provato, da studi recenti, che quei pazienti mantengono una certa forma di pre-coscienza».
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di Assuntina Morresi
dentro le notizie
poi sbagliato pensare che tutti i pazienti in stato vegetativo debbano essere alimentati attraverso sondino, dice Rossini, ricordando che «esiste una percentuale del 50% circa dei casi che conserva la deglutizione, e tra questi circa la metà la mantiene efficace al punto da poter essere nutrito per vie naturali e per anni». Insomma, in materia di accanimento terapeutico, e di testamento biologico, discriminare in base all’utilizzo (oppure no) del sondino non significherebbe certamente applicare un criterio scientifico. «Allo stato attuale delle conoscenze non sappiamo se c’è un linguaggio "altro" rispetto al nostro, che è fatto di segni riconoscibili», precisa Rossini, riferendosi alla semiotica delle persone che, solitamente entro 12 mesi dal trauma, riescono a risvegliarsi dallo stato vegetativo per poi transitare in una condizione di minima coscienza. Ancora un punto fermo: Eluana avrà sofferto la sete? «La rete del dolore è un circuito di centri nervosi che controlla anche la coscienza del dolore – spiega Rossini –. Se nelle persone sane si attivano 10 centri nervosi, nelle persone in stato vegetativo se ne attivano 6, ossia pochi meno, quindi su quali basi scientifiche si arriva a dire che questi pazienti non provano nessun tipo di dolore?». Luisella Giovanna Daziano
mass media
Sui quotidiani le fantasie separate dai fatti box punti fermi
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l corpo di Eluana. Mentre le suore Misericordine tacevano, o appena sussurravano, loro che conoscevano meglio di chiunque altro Eluana per averla accudita per 17 anni, i figuranti dell’ultima ora si affannavano a ciarlare. Figuranti tutti ben selezionati e schierati, perché così si orienta l’opinione pubblica, con la complicità della "stampa amica". Ferruccio Saro, senatore friulaL’onda di bugie no di Forza Italia, concede le sue confidenze al anche sul Web Corriere della sera dell’11 a bugia più frequente, sia febbraio. Titolo: «Saro: nel web che in certi mefaceva impressione. L’ho dia, è stata a mio parere detto a Berlusconi». Viril voler far credere, quasi cogolettato: «Guardi, preme un alibi, che si sarebbe risidente, che Eluana non spettata la volontà di Eluaè come qualcuno la dena, quando invece tale "voscrive, temo l’abbiano lontà" era stata artificialinformata male: 17 anmente costruita da una senni in un letto lasciano setenza, a dir poco bizzarra, bagni incancellabili». Ma sata sui "sentito dire". Tale chi è Saro? Pudicamenforzatura si è resa necessaria te, il Corriere annota: «Ex per confondere il dramma e craxiano, legato alle batle intenzioni del padre con la taglie (divorzio e aborvita reale della figlia. Così, to) di Loris Fortuna». Ucon questa indebita sostituno dell’allegra compazione di lei, che ha nascosto gnia della buona morte, il carattere tutto ideologico insomma. A descrivere i di una presunta "battaglia di «segni incancellabili» civiltà", si è potuto far pasviene delegata, lo stesso sare come violenza e durezgiorno, Marinella Chiriza, ciò che invece era amore co, giornalista del Tg3 e rispetto, e come diritto e friulano, «invitata – spiesollievo, ciò che è stato soga Enrico Bonerandi di pruso e disprezzo. Ma perRepubblica – dal profesché tutto ciò? Leggendo messor De Monte: "Non ne saggi e battute su Facebook possiamo più di gente ho come avvertito il disagio che sostiene che Eluana e il fastidio di riconoscere la sorride e potrebbe anche vita di Eluana, così com’era, mangiare da sola"». come valore indisponibile. Mangiare da sola? E chi Con o senza la sua "volonmai l’ha detto? «"A queta", era il richiamo del suo sto punto passa tu, che stato, della sua debolezza, sei una professionista tutta dipendende dagli altri, dell’informazione"». Ed ad essere quasi insopportaecco la descrizione probile. Che i giudici avessero fessionistica: «Marinseleffettivamente ragione sulle la scuote la testa: "Eluaintenzioni di Eluana (ena era come un fantocspresse molti anni fa...), non cino di gomma. Una era ciò che una certa opiniodonna devastata da anne pubblica cercava. Piuttoni e anni di immobilità. sto, per costoro, i giudici "doMagra no. Tenuta bene, vevano" aver ragione, a tutti con addosso un bel pii costi, altrimenti bisognava giama (...) ogni due o tre ammettere che Eluana poteore la giravano, per eviva essere ancora una di noi, tare le piaghe da decuanche così com’era, il segno bito. Ma per le orecchie della nostra inquietudine enon si può fare niente: o sistenziale, del nostro dover una o l’altra deve pur farci prossimi: che scandalo, poggiare sul cuscino. Ala croce!... veva le orecchie deforPiergiorgio Dellagiulia mate, di un colore scuro, animatore di gruppi probabilmente con una pro-Eluana su Facebook piaga dentro. All’inizio per me è stata una botta
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Nei giorni che hanno segnato l’epilogo del «caso» di Eluana si è concentrato il massimo sforzo per piegare la realtà, confermare teroremi e giustificare l’induzione della morte di una persona gravemente disabile ma viva. Tra incongruenze e rovesciamenti del vero
terribile. Ero lì, non avevo il coraggio di toccarla. (Poi) anche un bacio sulla fronte le ho dato"». Quanta delicatezza, quanta sensibilità per quel «fantoccino di gomma», ma con «un bel pigiama», che per noi era, è e sarà una persona umana.
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l cervello sulla bilancia. Il giorno dopo, Maria Grazia Mottola del Corriere così descrive l’esito dell’autopsia, in coda al suo servizio: «Eluana (...) pesava 53 chili, il corpo appariva in buone condizioni, non aveva ferite da piaghe da decubito, la sua pelle era intatta. Solo un’anomalia: mani e piedi incurvati verso l’interno, in una postura tipica delle persone immobilizzate». Marinella, sei stata lì tanto tempo e non ti sei accorta di quelle mani «devastate»? Conclusione: «Calcolato anche il peso del cervello: sarebbe uguale a quello di una persona normale». Come come come? Ma non avevamo letto, sulla stampa laica e scevra da pregiudizi, che dopo 17 anni di stato vegetativo il cervello è come una noce? Ma poi, perché «sarebbe»? L’hanno «calcolato», dunque o è o non è, senza condizionale.
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a fotografia. Quanto scempio su quel corpo. Perfino Roberto Saviano (Repubblica, 12 febbraio) si lascia andare: «Beppino per rispetto a sua figlia ha diffuso foto di Eluana sorridente e bellissima, proprio per ricordarla in vita, ma poteva mostrare il suo viso deformato – smunto? gonfio? –, le orecchie divenute callose e la bava che cola, un corpo senza espressione e senza capelli». Senza capelli, la professionista Marinella non s’è accorta neanche di questo. E le foto? Titola Repubblica (15 febbraio): «Volevano le foto di Eluana morente e Beppino disse: "No, è macabro"». Le voleva Oliviero Toscani che al Corriere della sera (15 febbraio) spiega: «Le avrei messe sul giornale solo per far capire alla gente di che cosa stavamo parlando. Davanti a quel letto, prima di esprimere un giudizio, dovevamo passarci tutti. Con una foto del genere avrebbe cambiato idea anche il Papa». Chiaro? L’aspetto di una persona vale a determinarne il valore; anzi, a decidere se è ancora una persona. Bene-
di Tommaso Gomez
Belardinelli: contro l’individualismo le ragioni di chi difende l’umanità
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orse che l’uomo non ci interessa?». In questa domanda di Benedetto XVI c’è la migliore risposta alle accuse di ingerenza rivolte alla Chiesa. Così Domenico Delle Foglie, direttore del sito www.piuvoce.net, lancia nel suo editoriale dal titolo "Quando l’ingerenza non è peccato…" un dossier dedicato al diritto della Chiesa e dei credenti a manifestare liberamente il proprio pensiero in materia di vita umana e non solo. L’interrogativo iniziale viene declinato su più fronti da cinque protagonisti del dibattito politicoculturale italiano: Giorgio Campanini ne analizza la ricaduta sul versante politico, Edoardo Patriarca ne osserva le implicazioni sul fronte sociale, mentre i risvolti educativi vengono evidenziati da Paola Ricci Sindoni. Infine Riccardo Prandini si occupa di pace e famiglia e Sergio Belardinelli delle frontiere della vita. Quest’ultimo, in particolare, spiega che di fronte a una società in cui «tutto sembra venir ricondotto al più radicale individualismo», è bene che «la Chiesa e i credenti alzino la voce: si tratta in ultimo di non consentire che sia il potere a stabilire in che cosa consiste il "bene" della nostra vita o a fissare i criteri della nostra "umanità"».
detto XVI prenda nota.
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o stupro. Ma non sono loro a scrutare, manipolare, "stuprare" la povera Eluana; no, siamo noi. Marco Rovelli (l’Unità, 14 febbraio) riassume «il pezzo lucidissimo di Giuseppe Genna», scritto su Carmilla e circolante su Facebook: «L’innaturale mitosi tra potere ecclesiastico e potere populista fa di questo Stato la negazione di se stesso. Per questa ultrema violenza, non liberatrice bensì oscena soltanto, Eluana Englaro è sotto multipli stupri: è sotto stupro assoluto». Qui veramente di stuprata ci sarebbe la lingua italiana, ma Rovelli ne è entusiasta: «Ho letto questo testo in classe, nell’istituto d’arte dove insegno filosofia (...). E ho sentito come i ragazzi fossero presenti, partecipi». Non osiamo immaginare la scena. Intanto, lo stesso giorno e sullo stesso giornale, scrive Marco, classe IV liceo: «Eluana è ormai un vegetale: i danni alla sua corteccia cerebrale le impediscono di soffrire, pensare, muoversi. Il Papa afferma, in proposito: "La vita di chi soffre va difesa": ma Eluana non soffre, non vede, non sente da 17 lunghissimi anni. Che senso ha una vita così?». Un testo laico, pensoso e dubbioso, complimenti al prof. Prossima lezione: come decidere se una vita ha senso, e che cosa fare quando abbiamo deciso che non ne ha. E complimenti al regista: Marco Bellocchio (Libero, 13 febbraio) annuncia un film su Eluana. Marinella e Saro consulenti?
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a crociata contro la Chiesa. A proposito di volontà reali e presunte, chissà che cosa penserebbe Eluana, vedendo il suo corpo divenire pretesto per il solito frasario di guerra. «L’armata del Vaticano alla battaglia dell’etica» è il titolo roboante di Repubblica (15 febbraio), con l’occhiello: «Fede e potere». La stessa Repubblica prepara il campo il
9 febbraio: «Prelati d’attacco e politici in ginocchio». E poi la parola-feticcio, potere. Titolo della Stampa (11 febbraio, articolo di Gianni Vattimo): «Il potere che spegne la carità». Ancora la Stampa (Barbara Spinelli, 8 febbraio): «Il potere apparente della Chiesa». Corrado Augias (Repubblica, 8 febbraio): «(Berlusconi) non vuole perdere l’appoggio della Chiesa la quale non vuole perdere un governo concretamente amico né il suo potere di decidere sulla vita e sulla morte degli italiani». Nando Dalla Chiesa (l’Unità, 9 febbraio): «Il più pagano e immorale dei poteri si è sposato con il Vaticano; e insieme danno l’assalto al campo sacro delle nostre coscienze». Bia Sarasini (Manifesto, 10 febbraio): «È in corso una feroce partita di potere che si esalta della morte». Ed è solo "il meglio di".
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luana, Welby e il Papa. Repubblica fa e disfa. Giovanna Casadio intervista Emma Bonino: «Anche se imploro "voglio tornare al Padre", per dirla con il Papa, non lo posso più fare». Orazio La Rocca intervista il medico del Papa. Titolo: «Il dottor Buzzonetti: è falso che Giovanni Paolo II chiese di non essere più curato, la sua fine fu naturale». Testuale: «Il Papa fu curato fino all’ultimo con le terapie previste, l’alimentazione e l’idratazione». Buzzonetti c’era, Bonino no. Peccato che Bonino parli cinque giorni dopo Buzzonetti, ossia se ne freghi.
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a cena con la stampa amica. Non è vero che soltanto Avvenire ha scritto della cena offerta dall’avvocato Campeis nella sua villa per ringraziare i giornalisti. Ne ha scritto anche l’altro escluso, il Giornale (13 febbraio): «Che cattivo gusto, ci perdoni avvocato». Cattivo gusto? Ottimo, a giudicare dal menù: «Orzotto con fagioli, cjarsons (leggasi cannelloni carnici) e lombata di cervo». Basta avere abbastanza stomaco.
Il rebus del protocollo, «graduale» solo a parole
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lle 20.55 di lunedì 2 febbraio viene battuta l’agenzia: «Caso Englaro – titola –: chiesto permesso per portare via Eluana da clinica Lecco». Inizia così il rebus del "protocollo", una serie di dichiarazioni, interviste e comunicati che si contraddicono in continuazione. Pochi minuti dopo, alle 21.06, un’Ansa riporta la spiegazione del dottor Defanti: «Il sondino non verrà staccato e per i primi tre giorni si continuerà a nutrirla artificialmente, allo scopo di permettere al personale di verificare la situazione. Dopo questi tre giorni, senza staccare il sondino, verrà sospesa l’alimentazione». Alle 18.56 di mercoledì 4 febbraio Defanti comunica che il protocollo prevede che «la quantità di nutrienti venga ridotta dopo tre giorni», e che quindi la progressiva riduzione potrebbe partire da «domani o venerdì»; dopo pochi minuti, ancora l’agenzia Ansa: «La riduzione dei nutrienti sarà discrezionale, ha proseguito il neurologo, ma molto probabilmente prevederà inizialmente una riduzione drastica, di circa il 50%, e poi sempre più graduale. Non sarà un processo
brutale». Defanti parla di un tempo complessivo di sopravvivenza probabilmente vicino a tre settimane. Alle 20.51, Adnkronos rilancia una dichiarazione della curatrice speciale Franca Alessio: «Di fronte alla totale mancanza di rispetto per il diritto e alle continue minacce e azioni di disturbo che Beppino Englaro sta subendo, credo che i medici abbiano tutte le ragioni se decidono di accelerare i tempi per la riduzione dei nutrienti che tengono in vita Eluana». Poco prima della mezzanotte, il Presidente del Consiglio dichiara che il governo sta lavorando per intervenire nella vicenda di Eluana.
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lle 9.15 di giovedì 5 febbraio, si annuncia che lo stop alla nutrizione potrebbe iniziare in giornata. Alle 11.07 l’Ansa riferisce una dichiarazione del dottor Defanti, secondo cui dall’indomani inizierà la riduzione del 50% delle sostanze nutrienti somministrate ad Eluana. La procura di Udine apre un fascicolo in base agli esposti pervenuti. In serata si diffondono voci su un eventuale sequestro cautelare della casa di riposo "La Quiete", e Defanti conferma in un’intervista radiofonica al Tg1 che «da domattina il protocollo prevede la sospensione graduale». Venerdì 6 febbraio i carabinieri acquisiscono la
Dall’arrivo a Udine alle dichiarazioni di medici, avvocati, procuratori: le ultime, confuse ore di Eluana nel flusso di lanci delle agenzie di stampa cartella clinica di Eluana e funzionari della Polizia giudiziaria sono spediti nel Nord Italia a raccogliere testimonianze. Ma alle 10.20 interviene pesantemente Beniamino Deidda, il Procuratore generale di Trieste, che smentisce l’esistenza di indagini in corso e dichiara «La magistratura del Distretto non attuerà alcuna iniziativa che possa eludere o ritardare la doverosa attuazione di quanto disposto dalla Cassazione». Alle 14.15 si rende noto che il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto "salva-Eluana". Alle 16.26, altro flash d’agenzia: Napolitano non firma il decreto.
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a mattina di sabato 7 febbraio, l’agenzia Ansa riepiloga: «Dopo la riduzione della nutrizione cominciata ieri, per oggi ne è prevista un’altra; l’ultima è programmata per domenica; poi Eluana non sarà piu’ sottoposta alla nutrizione e idratazione artificiale». Alle 11.16 viene annunciato che Eluana ha espettorato il sondino
per un attacco di tosse, e che questo non sarebbe il primo episodio. Dopo pochi minuti, ancora Defanti: «Il protocollo va avanti. In questa fase non ha senso parlare di percentuali», e non dice se è iniziata o meno la sospensione totale di alimentazione e idratazione. Ore 13.43, Adnkronos: «Non ci sono solo 48 ore, ma un più ampio margine» prima che il processo che condurrà alla morte Eluana Englaro «possa dirsi irreversibile». A parlare è ancora Defanti. Un’ammissione, quella del neurologo, che porta avanti le lancette dell’orologio. Ma l’agenzia si conclude con «Defanti, infine, conferma che ad Eluana sono stati sospesi sia alimentazione che idratazione artificiali, ma non è iniziata la sedazione, non è ancora necessaria». Alle 14.39 si parla invece di «riposizionamento del sondino nasogastrico». Alle 16.44, si inizia a dire che forse la sospensione di alimentazione ed idratazione non è stata graduale, ma totale fin dal primo giorno.
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omenica 8 febbraio alle ore 10 il dottor Defanti dichiara che «per ora le condizioni cliniche di Eluana Englaro sono stabili e si prosegue con la sospensione totale della nutrizione artificiale», e più tardi aggiunge che il ripristino dell’alimentazione sarebbe comunque
possibile senza particolari problemi nell’arco dei primi giorni dalla sospensione. In serata Defanti dichiara che il protocollo seguito è solo una traccia, è discrezionale. Alle 8.37 di lunedì 9 febbraio un’agenzia conferma che Eluana è stazionaria e abbastanza idratata. Ore 9.07: «Durante la prima settimana senza alimentazione e idratazione non dovrebbe correre grossi rischi. Lo stato fisico è ottimo – dice Defanti – probabilmente Eluana sarà in grado di resistere anche più a lungo della media. Anche perché è una donna sana. Mai avuto malattie, mai avuto bisogno di un antibiotico». Alle 20.24, flash di agenzia: Eluana è morta. Questa è la cronaca degli ultimi giorni di Eluana, così come ce l’hanno raccontata le agenzie giornalistiche. È importante spiegare che il famoso "protocollo", depositato il 2 febbraio presso l’avvocato Campeis, prevede lo stop totale di alimentazione e idratazione dopo il terzo giorno di ricovero. Quindi dal 2 febbraio era noto che non ci sarebbe stata alcuna gradualità nella sospensione di alimentazione e idratazione. Eppure le notizie divulgate erano differenti, e sembravano indicare ci fosse più tempo a disposizione per salvare Eluana. Il Procuratore generale di Trieste, peraltro, è sempre stato convinto che niente avrebbe fermato il percorso di morte.
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Avvenire
Giovedì, 19 febbraio 2009
www.avvenireonline.it\vita
Pensieri e parole della «lobby» pro-eutanasia box la lettera
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Ad analizzare meglio i fatti si sarebbe potuto capire che la compagnia della dolce morte non era spontanea, nata all’improvviso, sull’onda della pietà per Eluana e Beppino, ma un sodalizio ben più antico
rotocalchi Il medico: «Eluana? Mai più»
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di Tommaso Scandroglio *
diritti & rovesci
luana continua a tenere desta l’attenzione delle riviste patinate. Gente propone la storia di una famiglia che cura in casa una figlia in stato vegetativo e che mai ne accelererebbe la fine. Però si chiede: «Che fine faranno i nostri figli quando noi non ci saremo più?». E ancora: «Perché non si considera lavoro l’assistenza a un paziente in coma?». Domande drammatiche, che fanno riflettere sulle carenze di uno Stato che non ha impedito la morte di Eluana ma che rende difficile la sopravvivenza a tanti come lei. Su Oggi spicca il titolo «Eluana? Mai più»: è l’intervista al dottor Sergio Canavero, che a Torino grazie alla elettrostimolazione corticale ha raggiunto buoni risultati su una ragazza in stato vegetativo da un anno e mezzo. Il medico sollecita ricerche, studi, alleanze perché, afferma, «i tempi sono maturi per delineare un futuro "vivo" per gli stati vegetativi». (A.Ma.)
vvenire e Il Foglio sono stati gli unici giornali a voler guardare più in là, rispetto a quello che è successo in questi giorni ad Eluana Englaro. Tutti hanno puntato i riflettori sul mero fatto in sé, lasciando spazio in buona parte al sentimento, cosicché l’Italia si è divisa sul dolore di Beppino e sulla condizione di una giovane donna ridotta in uno stato pietoso (e, per questo, degno di pietà). Ci sono state così persone che hanno applaudito la morte di Eluana, ritenendo che essa rappresentasse una forma di liberazione; abbiamo anche ascoltato di richieste di riconoscimenti civili e di un posto in Parlamento per Beppino. Non si è voluto guardare, però, alle implicazioni di quanto è avvenuto, alle conseguenze a lungo termine del caso, certamente pietoso e drammatico. Forse si è peccato di ingenuità, forse di disinformazione voluta. Eppure vi erano segnali da approfondire: la tenacia e la determinazione di Beppino, per tanti e tanti anni, potevano venire da lui e solo da lui? La denuncia di Salvatore Crisafulli, secondo cui Beppino era spalleggiato e sostenuto dai radicali, e sperava proprio in questo, non era degna di un approfondimento? Perché Beppino ha per tanti anni aspettato pazientemente, quando, se avesse voluto davvero "liberare" sua figlia, e solo quello, lo avrebbe potuto fare, almeno dopo l’ordinanza, da solo, a casa sua, senza continuare a cercare un luogo pubblico, ufficiale, per consacrare il fatto (non sapendo quanto tempo la ricerca avrebbe impiegato)? Ad analizzare meglio i fatti si sarebbe potuto capire che la compagnia della dolce morte, che dolce non è stata, che ha seguito Eluana sino al decesso e ha sostenuto Beppino nelle infinite e sfinenti battaglie legali e mediatiche, non era una compagnia spontanea, nata all’improvviso, sull’onda della pietà per Eluana e Beppino, ma un sodalizio ben più antico, che da molto tempo si batte per la legalizzazione dell’eutanasia.
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ossibile che non abbia detto nulla, ai più, il fatto che a spalleggiare Beppino ci fossero membri di Politeia, da Carlo Defanti a Maurizio Mori, da anni e anni in prima linea per la legalizzazione dell’eutanasia in nome dell’autodeterminazione? Il Defanti, nel suo "Soglie", come ricordato da Il Foglio, sosteneva già tempo orsono che sulle decisioni di fine vita «non dovrebbero esserci limiti alla libertà individuale, se non in presenza di danno agli altri», dimostrando di avere ben chiara una meta: l’eutanasia legale, appunto, e non solo nei casi estremi! A sua volta Maurizio Mori, docente di bioetica all’università di Torino e Pisa, ben prima di queste ultime vicende, intervistato dall’associazione Walter Tobagi, affermava: «Senz’altro più controversa resta invece la questione relativa allo stato vegetativo persistente, perché si tratta di persone che ormai hanno perso le funzioni superiori del cervello, ma rimane il tronco encefalico, per cui si ha ancora respirazione autonoma e questo permette di resistere anni, anche decenni. Questi sono casi non ancora previsti, perché non rientrano nella definizione di "morte cerebrale", anche se per loro non c’è speranza di
«Lieve, tenace è la vita»: arriva il dvd
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arà disponibile entro la fine della prossima settimana il dvd dello spettacolo "Lieve, tenace è la vita", monologo teatrale scritto da Davide Rondoni e interpretato da Luca Ward, andato in scena all’Auditorium di Roma il 22 dicembre scorso e proposto da Sat2000 in due seguitissime repliche. L’evento, promosso e realizzato per iniziativa dell’Associazione Scienza & Vita, con il sostegno produttivo di Sat2000, trova ora un nuovo supporto di distribuzione. Ne parliamo con Beatrice Rosati, responsabile comunicazione dell’Associazione Scienza & Vita: «Vorremmo prima di tutto ringraziare Davide Rondoni, che ha dato voce al silenzio». Ma non di sola emozione si tratta, c’è anche la fruibilità e la destinazione. «Il dvd sarà uno dei cardini intorno a cui si svilupperà la campagna che lanceremo nelle prossime settimane e che coinvolgerà tutte le nostre associazioni locali. Per questo abbiamo voluto predisporre un sussidio multimediale molto versatile, che non si limita alla sola ed esclusiva registrazione della serata, ma è fruibile anche in singole sezioni. Lanciamo quindi l’invito a organizzare serate e incontri per parlare della vita con un nuovo strumento e un linguaggio di forte impatto». Per ricevere il dvd si potrà prenotarlo presso l’Associazione Scienza & Vita via mail (
[email protected]) o via fax al numero 06/68195205. (Em.V.)
ritorno a vita cosciente. Ora, in questo caso uno potrebbe richiedere appunto la sospensione delle terapie oppure di lasciare i propri resti corporei, mortali (bodily remains li chiamano in inglese perché a quel punto non si può neanche più parlare di "corpo") ad esempio, per la sperimentazione scientifica, per testare nuovi farmaci. Ormai la persona non c’è più, non c’è neanche più la capacità di
◆ Ciclo di incontri a Chivasso
sull’uomo «dall’alba al tramonto» Per l’apertura di uno sportello Cav nell’ambulatorio Asl di Chivasso, il Movimento per la vita promuove il ciclo di conferenze «L’essere umano, dall’alba al tramonto». Le date sono il 6 marzo (20.45), 21 marzo, 4 aprile, 18 aprile, 9 maggio (15) e 22 maggio (20.45). ◆ Nascite antiecologiche?
Se ne parla oggi su Sat2000 Tra i temi al centro della puntata di "2030 – tra Scienza&Coscienza", il programma di bioetica in onda su SAT2000 oggi alle 22,10 ci sono gli appelli di alcuni consulenti del governo britannico a non fare più di due figli perché antiecologico.
provare piacere o dolore... Ecco, può sembrare brutale, ma secondo me sono già morti, indipendentemente dal fatto che respirino: sono morti in quanto persone, non in quanto esseri umani. La distinzione tra essere umano e persona per me è fondamentale: non tutti gli esseri umani sono persone...».
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essuno conosceva questi scritti, queste idee così spesso ripetute dal Mori, e ormai divenute un leit motiv della cosiddetta bioetica laica? Nessuno ha paura di un uomo che spiega la distinzione tra essere umano e persona e in nome della sua personale definizione, toglie dignità a un nostro simile? Eppure siamo vicini all’anniversario di quei diritti dell’uomo tanto pomposamente dichiarati, quanto palesemente dimenticati. Proprio riguardo a quella dichiarazione, che nacque anche in seguito alla fine del nazismo e del suo programma eutanasico, sempre Mori, affermava: «Trovo invece fuorviante rifarsi, in modo spesso ossessivo, ai diritti dell’uomo, ipotizzando, addirittura, di aggiungere una postilla sulla bioetica. I diritti dell’uomo sono nati in un’epoca in cui questi problemi non c’erano, perché non c’era stata la rivoluzione medicobiologica. Basterebbe osservare che nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, i termini "persona", "individuo", "essere umano" sono usati come normali sinonimi, cosa che andava benissimo fino a quando la scienza non ci ha costretto a vedere meglio i fenomeni di cui abbiamo parlato prima. Molti dei problemi che oggi noi ci troviamo ad affrontare a mio giudizio dipendono dal superamento e dall’abbandono di quello che io chiamo "il principio di sacralità della vita", che non equivale affatto a non uccidere» (http://www.geocities. com/centrotobagi/rightcol.html#motore)
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utti d’accordo, nulla da dire, nessuna riflessione da fare su queste dichiarazioni, neppure dopo che la morte di Eluana è stata nuovamente salutata dal Mori, sull’Unità del 10 febbraio 2009, come la fine del principio della sacralità della vita, come un evento simbolico analogo alla breccia di porta Pia? Breccia per cosa, se non per l’eutanasia? Un’ultima considerazione: se il fine di Mori e compagnia è cambiare il concetto di diritti umani e distinguere tra persone ed esseri umani, cioè tra diritti e diritti, dignità e dignità, allora è evidente che il richiamo continuo alla libertà di scelta, all’autodeterminazione, è un inganno. Eluana andava uccisa non perché avesse scelto lei, il che è tutto da verificare, ma appunto perché la sacralità della vita e dei diritti va abolita, e, inoltre, non era più persona. A quanti e in nome di cosa, verrà in futuro tolta la qualifica di persone e di vite sacre?
di Francesco Agnoli
«La malattia? Fa paura solo a chi la considera come una condanna»
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aro direttore, desidero affidare a lei alcune mie riflessioni frutto della Giornata Mondiale del Malato appena celebrata. Essa è giunta in un momento buio per la nostra Italia, per la legge e per gli uomini della scienza medica. Un momento carico di sofferenza per la Chiesa, anche, perché sa che non basta ribadire con forza il principio della sacralità della vita, ma vuole continuare a proteggerla, ad avvolgerla di misericordia, di tenerezza materna, come fanno tante suore e tanti volontari nel loro prezioso e sacro servizio di assistenza.
«N
essun malato ci può far paura»: lo scrivevo nel novembre 1988 quando l’Aids iniziava a percorrere le strade della nostra Italia, versando nella più completa solitudine coloro che ne erano segnati, quasi fossero appestati, senza possibilità di rispetto, di accoglienza, di sostegno. Sindrome anche questa nell’amore da immunodeficienza. Tempi bui anche allora per questi malati, ma di loro l’Unitalsi come altre associazioni di volontariato si fecero carico. Ricordo quando per la prima volta – eravamo nel 1989 – accompagnammo nel più assoluto riserbo un gruppo di loro alla Messa a San Pietro per l’11 febbraio. Il Papa stesso sostò davanti ad essi con commozione e affetto, trasmettendo il suo speciale amore di padre. Era l’inizio di un cammino che prendeva pienamente il via perché nessuno di loro si sentisse né condannato, né rifiutato. Fu una grazia quando, accompagnati a Lourdes, si poté con loro aprire un dialogo, accogliere le confidenze, sperimentando la bontà divina che li apriva alla fiducia, perché comprendessero che la malattia non era una condanna di Dio. Nessun malato ci poteva far paura e la Chiesa lo dimostrò con una straordinaria misericordia, testimoniata da religiosi e da associazioni caritative.
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ovrebbero dunque oggi farci paura i malati dalle più diverse patologie? Bisogna piuttosto adoperarsi, perché esse non sommergano chi ne è segnato, non sfiniscano chi ne è coinvolto; non preoccupino i responsabili della sanità pensando solo ai costi e ai benefici; non arrestino l’impegno costante della ricerca, né per essa ci si permetta di fare tagli. Quelle patologie che oggi possono apparire come inesorabile condanna, siano guardate con uno spirito diverso. Per questo auspichiamo che la gente superi l’emotività e l’influenza mediatica per guardare senza paura la malattia. Le istituzioni si purifichino dalle spinte ideologiche o politiche per una maggiore presa di coscienza dell’etica umana, che resta unica per tutti; la scienza medica assuma maggiore consapevolezza che la malattia resta l’oggetto della sua ricerca, i malati i soggetti delle sue cure. La preghiera, la comprensione, l’accoglienza e la testimonianza dell’amore consentano a chi è malato di sentirsi pienamente uomo. Vorremmo dare voce a tanti malati ed ascoltare quanto ci dicono: «Non vergognatevi di noi, non censurate il dolore, non nascondetelo, non fateci sentire inutili, abbiamo anche noi qualche cosa da dire e da dare». Ci basti questo per restare in silenzio e in ascolto di quanti soffrono. Decio Cipolloni
Tutti i paradossi di una storia di morte epilogo della vicenda della povera Eluana mette in evidenza una serie di contraddizioni che sono lo specchio fedele della nebbia culturale in cui siamo immersi. Ecco i paradossi di questa storia che sa di morte. Paradossale che oggi ci sia un accanimento così micidiale proprio nei confronti della vita più indifesa: il non nato (aborto) e il non morto (eutanasia). Paradossale che la Costituzione abbia sostituito il Decalogo e che una lettura erronea e mortifera della prima abbia sostituito il comando di non uccidere presente nel secondo. Paradossale che si continua ad invocare l’articolo 32 della Costituzione (facoltà di rifiuto delle cure, ma non facoltà illimitata si badi bene) come baluardo dell’eutanasia omissiva quando invece quell’articolo è un inno alla vita dato che prescrive che nessuno può essere usato come cavia per sperimentare terapie o farmaci. Paradossale che per comprare casa servano notai, carte bollate e infinite dichiarazioni e certificazioni e invece per sopprimere
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Perché questo accanimento verso la vita più indifesa? Perché per comprare casa occorre un notaio e per morire basta la volontà presunta? una vita umana è sufficiente che la volontà sia presunta. Paradossale che si dica che in uno stato di diritto occorre rispettare le sentenze (che poi sono decreti) dei giudici scordandosi che l’espressione "stato di diritto" indica una supremazia della legge rispetto al compito del giudice che è quello di applicare la legge, non di crearla né di violarla. Paradossale che si dica che il caso Englaro ha messo in luce un vuoto legislativo da colmare quando già ci sono gli artt. 575 e 579 del Codice Penale che vietano rispettivamente l’omicidio e l’omicidio del consenziente, ricomprendendo tutti i modi in cui si può uccidere una persona: anche per fame e per sete. Paradossale che gli esponenti di centro sinistra abbiano velatamente accusato la destra della morte di Eluana perché non avevano presentato prima il famoso decreto legge
rifiutato da Napolitano: ma se con Eluana in agonia per il Presidente non si configurava una situazione di urgenza, figurarsi prima. Paradossale che siamo diventati tutti così ciechi che ci serve una legge (vedi Disegno di legge Calabrò) per ricordarci che non ti puoi togliere la vita, neppure attraverso il rifiuto delle cure. Paradossale che si possa parlare male del Papa (vi ricordate il caso della Sapienza?) perché espressione della libertà di parola ma del Presidente della Repubblica no perché espressione di poca responsabilità civile (vedi Fini versus Gasparri).
P
aradossale che ormai per il senso comune rifiutare le cure che portano alla tomba sia cosa buona, ma rifiutare cibo e acqua che ti portano lo stesso alla tomba sia cosa cattiva. Paradossale che l’eutanasia sia definita atto compassionevole, quando compatire significa patire cum – patire con –, cioè accompagnare alla morte, non sbarazzarsi del dolore che ci procura un sofferente: compatire è "ti aiuto nel morire" non "ti aiuto a morire". Paradossale che se Eluana fosse stata bella come nelle foto che continuamente abbiamo visto sui giornali e in TV non doveva morire, se invece fosse stata
provata anche nell’aspetto fisico dalle conseguenze dell’incidente allora non meritava di vivere. Paradossale che chi soffre a letto ed è impossibilitato ad esprimersi non sia degno neppure di vivere e a chi in piena salute va in giro ad diffondere idee di morte debbano tributarsi onore e rispetto.
P
aradossale che Beppino abbia avuto da solo più voce e spazio mass mediatico che 2.500 mamme e 2.500 papà o 2.500 coniugi o 2.500 fratelli di persone che oggi in Italia vivono nelle stesse condizioni di Eluana. Paradossale che tutti si stringano attorno al dolore di papà Beppino dimenticando che è lui stesso l’artefice di quel dolore. Paradossale che dopo tanto clamore per tentare di uccidere Eluana ora si chieda silenzio proprio quando sarebbe tempo di alzare la voce e di gridare allo scandalo. Paradossi che forse sono solo apparenti perché in realtà rivelano una sottotraccia assai coerente e logica: il male è semplicemente il contrario del bene e i seguaci del Principe delle tenebre non possono far altro che agire all’opposto dei figli della luce. * dottore di ricerca in Filosofia del diritto, Università di Padova
L’appuntamento con le pagine di Avvenire sui temi della bioetica è per giovedì 26 febbraio Per inviare notizie, segnalazioni, proposte, lettere e interventi alla redazione di “è vita”: email:
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