2006 Febbraio

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to di adorazione e se lo vorranno confessarsi. Quest’ incontro sarà inoltre un modo per i ragazzi di conoscere le varie realtà giovanili che operano già in seno alla chiesa come l' Unitalsi, gli Scouts, l'Azione cattolica, i giovani Francescani. Diversi carismi per un fine comune: far conoscere ai giovani il messaggio di Cristo. Troppo spesso l' opinione pubblica, nel dipingere il mondo giovanile, non si è risparmiata nel tinteggiarla come una realtà a tinte fosche. Senza prospettive e valori, asserviti alle tendenze ed alle pubblicità. Forse è vero: la situazione è davvero così grave. Quello che è più grave però è che che la stessa società non sa trovare soluzioni per risolvere il problema. Forse perchè una società divenuta muticulturale, globalizzata e multietnica non riesce ad offrire più ai giovani modelli identitari forti. E' forse questa la vera sfida di questo tempo. Questo incontro foraniale vuole raccogliere questa sfida: dare un identità forte ai giovani, "un volto" come ha più volte ribadito negli incontri preparatori degli eventi, Padre Maurizio. Matteo Del Vecchio

pro manuscripto

'LJLXQDUH Fa' d i g i u n ar e i l nost r o cu or e: che sappia rinunciare a tutto quello che l' allontana dal tuo amore, Signore, e che si unisca a te più esclusivamente e più sinceramente. Fa' digiunare il nost ro orgoglio, tutte le nostre pretese, le nostre rivendicazioni, rendendoci più umili e infondendo in noi come unica ambizione, quella di servirti. Fa' digiunare le nost re passioni, l a n o st r a f am e d i p i acer e, l a n o st r a se t e d i r i c c h e zza , il possesso avido e l' azione violenta; che nostro solo desiderio sia di piacerti in tutto. Fa ' d i g i u n a r e i l n o s t r o i o , troppo centrato su se stesso, egoista indurito, che vuol trarre solo il suo vantaggio: che sappia dimenticarsi, nascondersi, donarsi. Fa' digiunar e la nost r a lingua, spesso troppo agitata, troppo rapida nelle sue repliche, severa nei giudizi, offensiva o sprezzante: fa'che esprima solo stima e bontà. Ch e i l d i g i u n o d e l l 'a n i m a , con tutti i nostri sforzi per migliorarci, possa salire verso di te come offerta gradita, meritarci una gioia più pura, più profonda.

Jean Galot

Anno IX - Febbraio 2006 - n. 2

Bollettino Mensile della Parrocchia Cuore Immacolato di Maria - Silvi Marina

9,9(5(/$48$5(6,0$ 5(1'(5(675$25',1$5,2 /¶25',1$5,2 La nostra esperienza di vita temporale come anche il nostro cammino di fede è un alternarsi di momenti forti e altri che potremmo dire ordinari. Dobbiamo essere grati se circostanze e avvenimenti ricchi di segni e di stimoli richiamano la nostra attenzione, ci ridanno l’entusiasmo, ci convertono. Ma il Signore ci dice che nel nostro cammino feriale, come la goccia d’acqua cadendo ripetutamente nello stesso punto modella la roccia, il poco, vissuto con perseveranza e fedeltà , salva le nostre anime. Anche se può sembrare meno evidente, proprio nella vita di ogni giorno, la “grande sorpresa di Dio”, Gesù Cristo cammina con il suo popolo. Questo percorso feriale alla luce della Sua Presenza ci muove all’amore, a tanti piccoli gesti fe-

deli che tessono la trama, il tessuto robusto su cui poter ricamare i momenti solenni e particolari. Questo percorso ci è tra l’altro indicato dalla parola di Dio nella liturgia di queste settimane. Dopo il battesimo nel Giordano Gesù inizia la vita pubblica; cammina per le strade della Palestina, entra di sabato nella sinagoga e insegna, guarisce storpi, ciechi, moltiplica pani e pesci, entra nelle case, scaccia i demoni e risuscita persone ormai prive di vita. Il tutto in un mirabile intreccio di quotidianità e divino che r isu l ta…”naturale”. L’esempio più sublime di questa semplicità di comunione, è nel Suo discendere ogni giorno, in ogni istante, su ogni

altare della terra, nel Suo silenzioso permanere nel tabernacolo di ogni chiesa, nei segni semplici dei sacramenti. Le due sole solennità del tempo di Quaresima, ormai prossimo, l’annunciazione a Maria S.S. e S. Giuseppe protettore della Chiesa, c’indicano che Dio ci raggiunge nella semplicità familiare della vita quotidiana, nell’adesione fedele e perseverante alla Sua Volontà. L’esempio di Maria e Giuseppe possono aiutarci a vivere questo periodo forte ma allo stesso tempo essenziale. Potremmo provare a rendere straordinariamente assidua la nostra presenza vicino a quella stabile e fedele del Signore , nei momenti ordinari della vita comunitaria; la S. Messa feriale, il S. Rosario, la Via Crucis o la celebrazione della Liturgia delle Ore; le Quarant’ore che celebreremo dal 20 al 23 marzo, ma anche la preghiera personale davanti al tabernacolo, sono appuntamenti a cui il Signore c’invita. L’ alternarsi delle mille incombenze di ogni giorno, con la fedeltà a questi semplici momenti di grazia, “nella comunione con la Chiesa, nella coerenza tra vita e fede” santifica tutta la nostra vita e ci rende testimoni per gli altri. In questa Quaresima, tempo che, pur chiedendoci un adesione forte ci richiama alla sobrietà, potremmo provare, come ci ha esortato a fare Giovanni Paolo II, a vivere straordinariamente bene l’ordinario! Tiziana Mariani

)25781$7$ $0$7$ 6$/9$7$ Bakhita è una schiava sudanese che Giovanni Paolo II ha elevato agli onori degli altari il 1° ottobre del 2000: la sua canonizzazione è segno della potenza e della misericordia di Dio, che fa cose meravigliose, che davvero compie miracoli. Ho conosciuto la storia di questa donna africana qualche mese fa e ne sono rimasta affascinata: di fronte a tanta sofferenza e a tanto amore non si può restare indifferenti. Questo mese allora voglio raccontarvi Bakhita semplicemente, senza commenti, perché mi fa felice il solo fatto che anche voi possiate conoscerla e spero sia lei poi a parlare al vostro cuore. Bakhita, che vuol dire “fortunata”, nasce nella regione del Darfur, in Sudan, nel 1869. La piccola cresce in una famiglia numerosa e semplice mostrando da subito un carattere allegro e spensierato. Quando non è impegnata con i lavori domestici o con i

to che metà della mia vita era passata senza che avessi cambiato nulla, mutai la mia preghiera in: "Signore, dammi la grazia di cambiare tutti quelli che sono in contatto con me. Solo la mia famiglia e i miei amici, e sarò contento". Ora che sono vecchio e i miei giorni sono contati, comincio a capire quanto sono stato sciocco. La mia sola preghiera ora è: "Signore, fammi la grazia di cambiare me stesso". Se avessi pregato così fin d al l 'in i zi o n o n av r ei sp r ecat o l a m i a v i t a» . Se ognuno pensasse a cambiare se stesso, tutto il mondo cambierà. Bruno Ferrero

$99,62,03257$17( La forania di Silvi Atri e Pineto, ha organizzato per il 2 aprile un incontro rivolto esclusivamente ai giovani di età compresa tra i quindici ed i trent' anni. La manifestazione che avrà inizio alle ore 15 e 30 e che si concluderà alle 20, sarà un modo per i ragazzi di fede cristiana di incontrarsi e condividere la loro scelta di fede. Incontro e condivisione che poi sono state le parole d' ordine di tutti gli incontri delle giornate mondiali della gioventù. Sono già passati alcuni anni, ma rimane ancora vivo il ricordo in quei ragazzi che hanno avuto modo di vivere quell'esperienza nei giorni di Roma: chi è stato lì non può dimenticare le parole di adesione forte pronunciate da Giovanni Paolo II. Negli incontri preparatori della manifestazione da parte di tutti gli organizzatori è parsa subito comune l' esigenza che l'incontro si ispirasse nei temi e nelle modalità proprio agli incontri di Gmg. Come dirà Padre Maurizio uno degli organizzatori dell'incontro: " bisogna che i giovani che

non sono stati a Roma o in Germania, conoscano la bellezza di quei momenti di comunione". Durante la giornata i ragazzi visiteranno quattro luoghi. In uno stand dovranno disegnare un logo che li identifichi come realtà foraniale, in un altro conosceranno le varie esperienze che vedono coinvolti i ragazzi in esperienze di volontariato. In un terzo luogo, potranno conoscere chi tra loro ha già avuto modo di partecipare alle precedenti Gmg. Infine L'ultima esperienza la vivranno in chiesa dove potranno fare un momen-

Vangelo” (nuova). Le ceneri sparse sul capo dei fedeli può avere più significati: segno della debole e fragile condizione dell’uomo; segno esterno di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di compiere un cammino rinnovato verso il Signore; segno che rimanda il corpo umano alla condizione, dopo la morte, in cui, si decompone e diventa polvere. Gruppo Post Cresima

,OSX]]OH Durante l' assenza della moglie, un importante uomo d' affari dovette rimanere in casa per badare ai due scatenatissimi bambini. Aveva un' importante pratica da sbrigare, ma i due piccoli non lo lasciavano in pace un i st an t e. Cercò così di inventare un gioco che li tenesse occupati un po'di tempo. Prese da una rivista una carta geografica che rappresentava il mondo intero, una carta complicat issima per i colori dei vari stati. Con le forbici la tagliò in pezzi minutissimi che diede ai bambini, sfidandoli a ricomporre il disegno del mondo. Pensava che quel puzzle improvvisato li avrebbe tenuti occupat i per qualche ora. Un quarto d' ora dopo, i due bambini arriva-

rono trionfanti con il puzzle perfettamente ricomposto. "Ma come avete fatto a finire così in fretta?", chiese il padr e mer avi gl i at o. "E' stato facile", rispose il più grandicello. "Sul rovescio c' era una figura di un uomo. Noi ci siamo concentrati su questa figura e, dall' altra parte, il mondo si è messo a posto da solo".

Il saggio Bayazid diceva: «quando ero giovane ero un rivoluzionario e tutte le mie preghiere a Dio e r a n o : " Si g n o r e , dammi la forza di cambiare il mondo". Quando ero ormai vicino alla mezza età e mi resi con-

giochi assieme alle compagne, Bakhita ama stare sola: le notti stellate nel suo paese sono spettacolari e lei, con il naso all’ insù, contempla le meraviglie naturali che la circondano, chiedendosi chi sarà mai l’ autore di tanto splendore. Da grande dirà: “vedendo il sole, la luna e le stelle, dicevo tra me: chi è mai il padrone di queste belle cose? E provavo una voglia grande di vederlo, di conoscerlo e di prestargli omaggio”. Ma presto arriva l’ inferno. A sette anni, Bakhita viene prelevata di forza dalla zona in cui vive e venduta come schiava. Nelle mani dei rapitori, per nulla impietositi dalla sua tenera età, la piccola impara a familiarizzare con la sofferenza, la fame, il dolore. Conosce i soprusi, le violenze fisiche e morali, l’ umiliazione; sopporta con pazienza le calunnie, le accuse ingiuste e i colpi della frusta che indeboliscono il suo corpicino già esile. Nelle lunghe

notti di prigionia, chiusa per mesi in capanne anguste, Bakhita sfoga con le lacrime il suo tormento: nel suo pianto accorato non c’è solo l’ amarezza per le pene che le vengono inflitte, ma c’è soprattutto la nostalgia dell’ affetto dei suoi cari lontani e la speranza che qualcuno, da qualche parte, possa finalmente salvarla. Il calvario della piccola Bakhita dura sei anni: passa nelle mani di tre diversi padroni che la destinano spesso al servizio personale delle donne della famiglia. Di fronte alla ferocia e alla crudeltà da lei subite, chiunque al suo posto sarebbe morto. Ma Dio la destinava a cose migliori. Nel 1882, la giovane schiava viene venduta al Vice Console italiano Callisto Legnani che, tre anni dopo, la porta nel nostro paese, cedendola alla famiglia Michieli. Qui le viene affidata la custodia della piccola Mimmina e la cura della casa: tutti compiti che Bakhita svolge con gioia e dedizione. Quando i coniugi Michieli, per motivi di lavoro, sono costretti a lasciare l’ Italia, le due fanciulle vengono affidate alle Suore Canossiane dell’ Istituto dei Catecumeni di Venezia. Ed è qui che Bakhita conosce quel Dio che fin da bambina “sentiva in cuore senza sapere chi fosse”. Il 9 gennaio 1890 riceve i sacramenti dell’ iniziazione cristiana e il 10 agosto 1927 fa la professione religiosa

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perpetua. Per oltre cinquant’ anni questa umile Figlia della Carità, vera testimone dell’ amore di Dio, vive nella casa di Schio con le sue consorelle, prestando i servizi più umili. Fino all’ ultima prova: una malattia lunga e dolorosa che la conduce dritta all’ incontro con il suo Signore l’ 8 febbraio 1947, circondata dall’ affetto e dalla preghiera della sua comunità. Questa è la storia di Bak h i t a, d av v er o “fortunata” perché da sempre amata da Dio come ciascuno di noi; liberata dalle catene dei suoi oppressori, ma soprattutto dalla schiavitù del peccato e della morte; chiamata infine a condividere la gloria del suo unico e vero Padrone. Enrica Mariani

L’espressione dei martiri di Abitene “Senza la domenica non possiamo vivere” (scelta come tema del XXIV Congresso Eucaristico Nazionale tenutosi nel 2005 ) richiama l’importanza della Celebrazione Eucaristica domenicale anche per la famiglia cristiana di oggi immersa in una società globalizzata e post-moderna nella quale la memoria delle radici cristiane sembra affievolirsi. La vita degli sposi cristiani deve fare i conti con la realtà di tutti i giorni, con le contrarietà della mentalità corrente, con la fatica del lavoro, con i momenti di stanchezza e delusione, con il logorio dell’ordinarietà e dell’abitudine, con le tentazioni ricorrenti, con le esigenze dell’amore. Si è presi da mille impegni, assaliti a volte da dubbi, talvolta dallo sconforto. La vita di tutti i giorni fa da grave deterrente all’ amore, alla relazione di coppia. La stanchezza del lavoro, i problemi con le altre persone, l’abitudine di vedersi quasi sempre di sfuggita, il fermarsi non poche volte solo alla materialità dell’amarsi,

riguarda solo l’ambito immediato della testimonianza personale, ma deve attraversare in modo benefico tutti gli orizzonti più ampi della convivenza, per i quali la mediazione politica appare come una forma di servizio alla persona umana e di promozione del bene comune. E’ quindi lecito parlare di “dono di sé” all’altro anche quando parliamo di politica e di economia, se intendiamo con questo un’etica che guarda alla dimensione integrale della persona. La società ha oggi bisogno di una rinnovata dedizione cristiana alla politica, che sappia porsi in ascolto della Dottrina Sociale della Chiesa, che sappia trovare nuove strade di incontro tra etica ed economia, che sappia sviluppare il principio di sussidiarietà, affinché si possano incontrare la carità e la giustizia. Giusy Pelatti

,/0(5&2/(',¶'(//(&(1(5, Nelle Chiese Cristiane, il Mercoledì delle Ceneri” segna l’inizio della Quaresima, tempo di penitenza, preghiera e carità. Nel 325 D.C. il concilio di Nicea discusse sull’opportunità di un periodo di digiuno della durata di quaranta giorni affinché i cristiani potessero ben prepararsi alla Santa Pasqua. Le Chiese accettarono questa proposta, e con Gregorio I il Grande, si arrivò a fissare un giorno di inizio, appunto il mercoledì, in seguito chiamato il “Mercoledì delle Ceneri”. La Quaresima, così chiamato questo periodo di quaranta giorni, rappresenta il tempo trascorso da Gesù nel deserto, in cui combatte il male con la sola Parola di Dio e sconfisse la morte con la risurrezione. Il “Mercoledì delle Ceneri”, tutti i cristiani si recavano, e si recano tuttora in Chiesa; qui, durante la funzione religiosa, il sacerdote sparge sul capo dei fedeli le ceneri ottenute bruciando i rami di palma e ulivo della Domenica delle Palme dell’anno precedente e recita contemporaneamente 1 formula: “Polvere sei e polvere ritornerai” (antica) o “Convertitevi e credete al

³&LWWDGLQLGHJQLGHO9DQJHOR´ “Soltanto però comportatevi da cittadini degni del vangelo, perché nel caso che io venga e vi veda o che di lontano senta parlare di voi, sappia che state saldi in un solo spirito e che combattete unanimi per la fede del vangelo” (Fil 1,27) La frase di S. Paolo ci ricorda quanto sia importante per il cristiano saper coniugare il Vangelo con la vita quotidiana, in ogni suo aspetto; che la fedeltà al Vangelo chiede lo sforzo di coniugare la dimensione spirituale della nostra vita con quella culturale e professionale, sociale e politica. Significa anche trovare i modi con cui essere accanto con intelligenza a chi deve compiere scelte, confrontandoci, dialogando con chi la pensa diversamente; ecco perché il gruppo dell’Azione Cattolica di Silvi, nell’ambito della Festa della Pace, celebrata il 12 febbraio scorso, ha voluto sviluppare il tema dell’essere cittadini con l’essere portatori di pace.

Per tutti i gruppi, il mese della Pace, è stato all’insegna dell’allenamento, sull’esempio di alcuni santi che hanno incarnato lo sforzo della fedeltà al vangelo ed hanno saputo portare la verità e la pace nei loro ambienti di vita. Durante la mattinata i genitori degli acierrini (potevano essere di più in verità!!!) hanno gareggiato nel preparare e fare festa con i piccoli, nel pomeriggio invece c’è stata una conferenza-dibattito aperta a tutta la comunità, relatore il prof. Flavio Felice, docente di Dottrine Economiche e Politiche alla Pontificia Università Lateranense di Roma. Il relatore ci ha guidati tenendo presente il messaggio contenuto nelle parole del Santo Padre pronunciate in occasione della giornata della Pace il 1° gennaio e nell’enciclica appena uscita. Una sintesi che, come ci ricordano anche i vescovi italiani, non

certi problemi di famiglia o di vita che appesantiscono, l’egoismo con i suoi istinti. Tutto finisce per logorare e impoverire l’amore. Le belle promesse di amore totale, eterno, quei “solo te e per sempre te !”, quell’impegno di rifarsi al modello di amarsi guardando l’esempio di Gesù nel Vangelo, quegli impegni di disponibilità al perdono e al ridare fiducia possono essere dimenticati ! La vita a due e la vita in famiglia è come una pianta: se non trova continuamente nutrimento e aiuto a crescere, finisce per appiattirsi e morire. Si ha bisogno di punti di rifornimento, di occasioni per rientrare nella grazia del sacramento e nelle scelte di sposi, di stazioni di revisione e di ricarica dell’amore. Questo punto forte di crescita è la Messa, “ culmine e fonte” della vita della Chiesa e quindi anche delle piccole Chiese domestiche, le famiglie. Nella Messa, dove il matrimonio è nato, lì c’è anche il suo sostegno, la sua ricarica, il suo rinnovamento. Dio non abbandona, ma continua ad assicurare che Lui è dalla nostra parte, che

non è il caso di abbattersi perché Lui è vicino e dà forza, che non serve lasciarsi travolgere dai dubbi della fede perché Lui è comunque lì, pronto ad aiutare ogni volta che lo si invoca. Ugualmente non serve arrendersi a causa di peccati commessi, ma è bene andare da Lui per essere purificati e rinnovati. C’è sempre molto da costruire e Lui accoglie nella Messa per farcelo capire ! Dio non guarda il passato, ha gli occhi e il cuore verso il futuro. Lui stringe la mano, assicura la sua presenza, per ripartire fiduciosi mano nella mano ! La Messa domenicale fa rientrare nell’amore di sposi cristiani, lo fa riconsiderare con calma davanti a Dio e davanti a quel Sacramento ricevuto. Siamo posti davanti a Gesù che soprattutto attraverso le parole del Vangelo ripropone lo stile del vero amore, ne rinfresca la memoria, ne dà testimonianza rinnovando il sacrificio sull’altare e dà la forza, con l’Eucarestia , per ricominciare a viverlo e testimoniarlo con nuovo entusiasmo. Loreto Mariani

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ƒSXQWDWDGHGLFDWD DLSLSLFFROL  Spesso educatori e genitori lamentano la solitudine in cui si trovano, mettendo in luce il bisogno di confrontarsi e di creare alleanze per realizzare il difficile compito dell’educare, dell’individuare la strada giusta perché ogni ragazzo sia veramente se stesso. L’ACR si propone come una risorsa a fianco della famiglia, attraverso la presenza di educatori, giovani ed adulti, che si pongono come ulteriori mediatori di un messaggio e di un percorso di crescita che i ragazzi stanno vivendo. Concretamente, sono tante le risorse che l’associazione mette a disposizione della famiglia: Innanzitutto la disponibili-

tà degli educatori, che con la famiglia, si assumano la responsabilità della crescita dei ragazzi, nella libertà del progetto di Dio che è stato loro affidato. Chi è genitore sa la difficoltà dell’incontrare, oggi, figure educative che affianchino la famiglia e che la supportino nel ricreare quel contesto che aiuti i figli a crescere. L’ACR fa una proposta in questo senso e cerca di realizzarla attraverso la vita di gruppo, la vita di associazione e l’accompagnamento di altri compagni di viaggio a fianco dei ragazzi e delle loro famiglie. Una seconda risorsa è il cammino che l’ACR offre, non una serie di incontri, di occasioni, di attività, ma un vero percorso di crescita, che è completo perché si rivolge a tutti i ragazzi, a tutte le età, perché tocca tutti gli ambiti della loro crescita e della formazione cristiana. All’interno del percorso, inoltre, l’ACR propone momenti e spazi di incontro, contatto, collaborazione con le famiglie,per condividere gli obiettivi educativi, partendo da una conoscenza reciproca. Il gruppo educatori ACR di Silvi è lieto di incontrare tutti i genitori che vogliono offrire un aiuto, un suggerimento, un consiglio…una tirata d’orecchie, ….un buon dolce e quant’altro, la domenica mattina dopo la messa delle 1 0 , 3 0 ( p o ssi b i l m en t e dopo avervi partecipato tutti insieme!!) Ciao a t ut ti!!!!!!!!!!! Giusy Pelatti

,035(6$',5(3$572 Il 28 gennaio si è tenuto presso i saloni parrocchiali della chiesa Cuore Immacolato di Maria lo spettacolo teatrale “Grizze, amore tra le zappe”. Questa è stata l’impresa del reparto Pattuglia della Jungla del gruppo scout Drakar Silvi I°, il quale ha deciso di organizzare la serata come autofinanziamento. Infatti noi esploratori e guide abbiamo deciso di apportare qualche modifica alla nostra sede scout per ristrutturarla e migliorarla. Affinché la serata riuscisse bene, il reparto si è diviso in tre gruppi: attori, cuochi e direttori dell’immagine. Gli attori avevano il compito di animare la festa con il loro spettacolo; i cuochi di preparare una buona cena che soddisfasse il pubblico;e infine i direttori dell’immagine dovevano occuparsi della scenografia dello spettacolo e dei saloni per poi servire, in veste di camerieri, ai tavoli. La preparazione ha richiesto molto tempo ed impegno e con la nostra forza di volontà ci siamo riusciti. Giunta la sera del 28, i saloni si iniziavano a r iempi r e, ma noi , tra l’agit azione degli attori che stavano

per andare in scena, tra gli ultimi preparativi dei direttori dell’ immagine e tra i fornelli dei cuochi, stavamo ancora facendo gli ultimi ritocchi. La serata è iniziata con il prologo dello spettacolo, seguito dalla cena che consisteva in bruschette, come antipasto, fagioli e salsicce e per concludere in bellezza: crostate e neole con la nutella. Finito di cenare lo spettacolo è proseguito molto bene e poi una gara di ballo ha coinvolto gli ospiti più coraggiosi. Una serata così non poteva che concludersi con uno straordinario balletto e i vari ringraziamenti del presentatore. Alla festa avevano partecipato più persone di quanto ci aspettassimo. Ora, a fine impresa, noi esploratori e guide siamo soddisfatti del nostro lavoro e pensiamo a migliorarci sempre di più per realizzare nuove e più entusiasmanti imprese. Federico Ronca e Sara Di Simone

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