2008 Febbraio

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/¶DUFDGL1Rq Domenica 10 febbraio è salpata dal porto della parrocchia del Cuore Immacolato di Maria l’arca di Noè! Avete capito bene proprio quell’arca del racconto biblico che aveva lo scopo di salvare gli animali e gli uomini giusti dal diluvio. I passeggeri a bordo di questa arca sono:Sara, Agnese, 5 anni Giuseppe 4 anni, Miriam, Giulia 3 anni, F r a n c e sco,Chiara,Davide,2 anni;Angelica 1 anno Mattia sette mesi. I membri dell’equipaggi altri non sono che i bambini di età compresa fra 0 e 6 anni accompagnati dai loro genitori. Infatti alcune mamme e papà della nostra parrocchia hanno espresso la necessità che i loro figli benchè piccoli potessero avvicinarsi a Cristo insieme ad altri amici di cammino. Così siamo entrati tutti insieme nel fantastico racconto della creazione dove tutto prende vita e da dove tutto ha inizio è un mondo fatto di colori di immagini di animali,stelle pesci,alberi,fiori, insetti, da colorare e da incollare nella meravigliosa realtà della terra del cielo e del mare,ma anche di uomini e donne che non sono più immagini ma raeltà e che i bambini hanno riconosciuto nei propri genitori.Tutto questo senza trascurare i canti e la merenda.Anche se l’arca è gia salpata tutti possono chiedere di poterci salire infatti si fermerà di nuovo domenica 9 marzo e domenica 20 aprile dalle ore 15.30 fino alle 17.30 nel salone della parrocchia del Cuore Immacolato di Maria e allora non fatevi scappare questa occasione perche come hanno detto un bambino: “questo gioco mi è troppo piaciuto”!

pro manuscripto

Anno XI - Febbraio 2008 n° 2

Bollettino Mensile della Parrocchia Cuore Immacolato di Maria - Silvi Marina

Quando precetto e rigore fanno rima con amore pag. 1

Da un pellegrinaggio in Terra Santo pag. 3

San Valentino: il primato dell’ Amore pag. 6

L’arca di Noè pag. 8

4XDQGRSUHFHWWRHULJRUH IDQQRULPDFRQDPRUH Nell’austero e rude cammino del deserto quaresimale da percorrere nutrendo con sobrietà il corpo e con abbondanza lo spirito, sono tante le oasi di ristoro in cui la Parola di Dio ci alimenta con ricchezza. Tra le tante immagini cariche di significati vi è la liturgia di questa terza domenica. L'incontro tra Gesù e la samaritana è infatti molto vicino alla nostra realtà multietnica, in cui s' intrecciano sempre più culture e tradizioni. Ma anche nel nostro piccolo, c' insegna a saper guardare come una ricchezza la specificità di ognuno e a vivere con gioia e profitto l' appartenenza a una comunità numerosa e variegata qual' è quella parrocchiale! Gesù e la Samaritana sono infatti stranieri l' uno per l' altra profondamente diversi e quando il discorso tra loro scende un po'più in profondità emergono le differenze; tutt' altro che evitando in confrono e senza mai scendere a compromessi il Signore cattura l' attenzione della donna presentandole dei valori alti ma condivisibili frutti della fede

nell’unico, vero ed Eterno Dio su cui la donna lo interroga ; la verità, “hai avuto cinque mariti...” e la libertà, “ nè su questo monte nè in Gerusalemme...ma in spirito e verità”. Perchè allora se il Padre cerca dall' uomo la libertà nell' amore tanti precetti nella vita della Chiesa? Perchè specie in questo tempo forte che è la quaresima tanto rigore, tante restrizioni? Perchè il digiuno, perchè la penitenza? Perchè il cristiano vive il “già e non ancora” e intravede la libertà della terra promessa oltre le innumerevoli dune desertiche dei propri ...“ismi”; egoismo, individualismo, personalismo, lassismo, egocentrismo, ecc., ecc..... Strada dura ma indispensabile tant' è che il Figlio di Dio l' ha percorsa nei quaranta giorni di intensa e intima unione col Padre e che ha visto il popolo dalla dura cervice vagare per quarant' anni nel deserto. Nel racconto di quest' esodo, nel bel mezzo della narrazione, tra i primi e gli ultimi due libri del Pentateuco si colloca un testo totalmente diverso dagli altri; il Levitico, libro della casta sacerdotale, un vero e proprio codice di leggi e prescrizioni minuziosissime non solo per la vita liturgica ma anche per usi e costumi quotidiani. Non è difficile pensare che, a mo' di metafora, questo particolare voglia dirci che proprio in condizioni di precarietà è necessario più che mai seguire fedelmente una guida. Nel deserto come in un fitto bosco è indispensabile trovare punti di riferimento sicuri a cui aderire con disciplina per non perdersi. Ci è noto il richiamo all' osservanza della legge che Gesù fa al giovane ricco, a non trascurare nessun precetto neanche minimo, e S. Paolo che ci dice che la legge è un pedagogo. Bando (...tra gl' ”ismi”) anche agli sterili moralismi, fanatismi e rigorismi che ci fanno sepolcri imbiancati; se il deserto da attraversare è in noi occorre “attrezzarsi” dentro! Saranno tante le liturgie da vivere in questo tempo ma lasceranno il tempo che trovano se non assumiamo noi stessi un

“attegiamento liturgico”.Saranno tanti momenti di silenzio canonico, ma devono trovarci silenti dentro. E'utile e bello partecipare alle funzioni in atteggiamento raccolto ma è ancor più profittevole recuperare il senso del luogo Sacro e la Presenza che lo abita costantemente e spiritualmente, come Mosè sul santo monte, sapervi entrare a piedi nudi. E'vitale nutrirsi della Parola e della preghiera ma ancor più assimilarla lasciando che dalle parole “dacci Tu Padre il pane quotidiano” scaturiscano il digiuno e l' elemosina frutti della fede e dell' amore. E'indispensabile acquisire la consapevolezza di essere popolo che cammina insieme e che il peccato o la santità di uno fanno la povertà o la ricchezza di tutti. E'dovere nonchè ragione di vita del cristiano dare un senso ad ogni gesto o atto nella vita civile e a proporlo al mondo con amore come segno di riconoscenza a Colui che ci dona ogni istante la vita. Osservare anche un yota della Legge esortati da Gesù è la strada per arrivare alla libertà; ammaestrati da Lui che “inchiodato dall' obbedienza alla Volontà del Padre” ci ha liberati dalla schiavitù della morte. Quando il giovedì sera ci vediamo per meditare le letture della domenica, la suora guarda i testi e tutte le volte sospira ed esclama “ La liturgia di questa domenica è così ricca che non si finirebbe più....”ed è innegabile che ha ragione...sempre!!!.

vo. Divenuto famoso per la santità della vita, per la sua carità e la sua umiltà, per lo zelante apostolato e per i numerosi miracoli a lui attribuiti, venne invitato a Roma da un certo Cratone, oratore greco e latino, perché gli guarisse il figlio infermo da alcuni anni. Una volta guarito, il giovane si convertì al cristianesimo insieme alla famiglia, ad alcuni greci studiosi di lettere latine e al figlio di Placido, Prefetto della città. Quest’ultimo non gradì l’opera del santo e lo fece arrestare e imprigionare. Per p u n i zi o n e, su or di ne dell’allora imperatore Claudio II detto “Il Gotico”, Valentino fu decapitato sulla Via Flaminia a Roma, il 14 febbraio dell’anno 273, per essersi rifiutato di sacrificare agli

idoli. Come mai un martire è stato scelto come simbolo della festa degli innamorati? Fino al Medioevo, si riteneva che proprio il 14 febbraio gli uccelli iniziassero a nidificare seguendo il risveglio della natura e quindi dell’amore. Inoltre, da tempo la Chiesa stava cercando di porre termine ad un’antichissima festa pagana. I greci e i latini, infatti, celebravano il 15 febbraio alcune funzioni in onore degli dei Pane, Fauno e Luperco. Queste cerimonie erano legate alla purificazione dei campi e ai riti di fecondità. Divenute troppo barbare e licenziose, furono proibite dall’imperatore Augusto e poi soppresse da papa Gelasio nel 494. La Chiesa cristianizzò i culti pagani della fecondità e li anticipò al 14 febbraio, attribuendo al martire di Terni la capacità di proteggere i fidanzati e gli innamorati indirizzati al matrimonio e ad un’unione allietata dai figli. Da questa vicenda sorsero alcune leggende. La più comune è quella che ci dice che il santo martire amava regalare delle rose alle coppie di fidanzati per augurare loro un’unione felice. Al di là degli innumerevoli racconti che la pietà popolare ha costruito intorno alla figura di Valentino, ciò che conta è saper cogliere il suo messaggio. Anch’egli, come tutti i santi della storia della Chiesa, ci insegna il primato dell’amore, centro dell’annuncio cristiano. Valentino è per tutti noi testimone di un amore che va al di là dell’esclusivo rapporto tra uomo e donna, ma che, venendo direttamente da Dio, è capace di abbracciare l’intera umanità.

6DQ9DOHQWLQRLOSULPDWR GHOO¶$PRUH Lo scorso 14 febbraio, come ormai è consuetudine, abbiamo celebrato la festa di san Valentino, “patrono degli innamorati”. E’ innegabile il fatto che oggigiorno questa ricorrenza sia stata ampiamente strumentalizzata e che resta ben poco di quella che dovrebbe essere la celebrazione della memoria liturgica di un santo. Per noi cristiani, poi, non è bello veder ridotta la

figura di Valentino ad un pacco di cioccolatini, ad un palloncino a forma di cuore o ad una cena a lume di candela! Per tutte queste ragioni ho deciso di documentarmi e di andare a cercare chi fosse in realtà questo Valentino e perché noi, oggi, lo celebriamo come il patrono di coloro che si amano. Ho voluto quasi “riscattare” questo grande uomo di Dio perché penso che nel corso dei secoli sia stato penalizzato proprio dal titolo con il quale è conosciuto in tutto il mondo. Per chi non crede, infatti, la sua festa si è ridotta ad un semplice scambio di regali e ad un giro commerciale di enormi proporzioni; da chi crede è ritenuta invece uno spreco inutile di denaro, nonché priva del suo significato più autentico. In fondo, se ci pensiamo bene, Valentino è santo: ciò vuol dire che, per essere stato elevato alla gloria degli altari, egli sarà stato sicuramente un ottimo cristiano, un pastore zelante, un uomo dalle sante e ricche virtù... E’ importante dunque che noi lo conosciamo per ciò che realmente ha fatto e non solo come protettore degli innamorati. Purtroppo di questo eccelso vescovo e martire del III secolo, sappiamo ben poco. Le più antiche notizie biografiche che lo riguardano ci dicono che egli era originario della città di Terni, di cui fu anche vesco-

'DXQSHOOHJULQDJJLR LQ7HUUD6DQWD DFXUDGL6U'DPLDQD

 ',&(0%5(  *(11$,2  $ *(586$/(00( /$ &,77$ 5H JQR Nel pomeriggio arriviamo a Gerusalemme. Dice un midrash (considerazione rabbinica) “10 bellezze ha creato Dio: 9 a Gerusalemme. 10 dolori ha creato Dio: 9 a Gerusalemme”. Viene anche detto: “ Gerusalemme ha 70 nomi” come “la Torah ha 70 facce, tante quante sono quelle degli uomini”. Gerusalemme nella tradizione biblica è il centro, il cuore , la città centro della terra, il luogo intorno a cui respira e vive ogni fibra dell’universo (cfr. Ez 5,5; 38,12). Essa è paragonata all’occhio umano: il bianco è costituito dall’oceano. La pupilla da Gerusalemme. L’iride dal Tempio. Gerusalemme riassume tutti i luoghi santi, anche se geograficamente è del tutto trascurabile. Citta idealizzata: non è nella grande strada dei santuari,è in parte nel deserto, è una piccola collina, circondata da altre più alte. Tutta la Scrittura parla di Lei e i Salmi ne celebrano la sua bellezza. Qui il Signore ha scelto di dimorare. Prima parte della visita :la città di Davide o cittadella ,dimora del re Davide, è la Sion dei Salmi e dei profeti. Con la sua modeste costruzioni e con la sorgent e: Ghicon, essa è ancora oggi il cuore di Gerusalem-

me. La denominazione, Sion, passò all’intera città ed ai suoi abitanti. Presso la sorgente di Ghicon,uno dei quattro fiumi che esce dal giardino della creazione, Salomone fu consacrato Re. Qui si ricorda la piscina di Siloe con la guarigione del cieco nato durante la festa delle capanne. Un’altra piscina, Betezda a Nord ricorderà un’altra guarigione, quella del paralitico. Nel pomeriggio visitiamo il Monte Sion cristiano: sostiamo a lungo presso il Cenacolo per riascoltare le ultime parole del Signore e lasciarci introdurre nel mistero dell’amore che va fino alla morte di croce. Il luogo disorienta e stupisce. Attualmente al piano terreno c’è una sinagoga, al piano superiore una moschea, in mezzo, nella” sala alta”, il Cenacolo. “ Gesù nel mezzo”… Vicino visitiamo la Basilica della Dormizione di Maria, dove si ricorda il transito della Madonna. Continuiamo la lectio su questa terra presso il Kothel, detto“ muro del pianto” o meglio “ muro dell’attesa “ della manifestazione definitiva del Signore.. “ Dal “ muro dell’attesa” alla Basilica dell’Anastasi, come la chiamano i greci, o del Santo Sepolcro,per i latini, è annuncio e prolungata meditazione sul Mistero pasquale. Partendo dalla basilica dell’ Anastasi, nel pomeriggio si visita Bet-

lemme, città di Davide, “ così piccola per essere tra i capoluoghi di Giuda” Si fa memoria della scelta e l’unzione di Davide per mano di Samuele ( 1 Sam 16),l’alleanza regale e profetica del Signore con lui ( 2 Sam 7; Sl 78; 89). Betlemme testimonia la figliolanza davidica del Messia Gesù e il ruolo davidico di Giuseppe, sposo di Maria. Qui adoriamo il mistero dell’epifania di Dio, apparso per Israele e per le genti, nella car ne del Crist o. Celebriamo l’Eucaristia al Campo dei Pastori, rileggendo anche la storia di Booz e Rut, la moabita bisnonna di Davide, una storia di ritorno alla terra, al popolo e al Dio di Israele. ( Rt 4,1722;Mt1,3-6). L’ultimo giorno dell’ anno 2007 ci vede ancora nel cuore di Gerusalemme attenti al cammino pasquale di Gesù. Siamo alla piscina probatica o betesda con i suoi due bacini e cinque portici ( Gv 5), alla porta di S. Stefano dove ricordiamo il suo martirio, alla grotta dell’arresto di Gesù, alla basilica del Getzemani. E’ tutto un crescendo di approfondimento nella preghiera , sapendo di rimanere sempre e solo sulla soglia del mistero della sofferenza che Gesù ha accettato per l’umanità. Saliamo, con un po’ di fatica ,il monte degli ulivi e celebriamo l’Eucaristia nella piccola chiesa del Dominus Flevit, ci lasciamo penetrare dal mistero del suo pianto di Gesù su Gerusalemme. Concludiamo la lectio, arrivando fino alla sommità del monte degli ulivi. Dal luogo in cui è avvenuta l’Ascensione ricordiamo il peccato di idolatria di Salomone. ( 1 Re 11,4-13). Si fa memoria della gloria del Signore che venne a po-

sarsi su questo monte quando abbandonò Gerusalemme ( Ez 10-11 ). Al di là del monte, a poca distanza c’è Betania, villaggio degli amici di Gesù e luogo della tomba di Lazzaro .Si ricorda la cena in casa di Simone il lebbroso dove Maria compì la bella azione dell’unzione nei confronti del corpo di Gesù. Nel pomeriggio completiamo la nostra lectio con l’incontro-ascolto,presso l’Istituto Biblico di Gerusalemme, da parte di un Rabbino, il quale ci aiuta a comprendere il rapporto uomo donna nell’ebraismo e il Cardinale Martini ci intrattiene sul tema della Intercessione, motivo per cui si trova a Gerusalemme. *(11$,2 Abbiamo il dono di iniziare il nuovo anno, la solennità della Madre di Dio e la giornat a della pace celebrando l’Eucaristia nelle Basilica della Anastasi, prima di partire verso la Galilea, ultima tappa della nostra lectio sulla terra del Santo. Protagonista di questo luogo così singolare è la tomba vuota, poiché” Colui che cercate tra i morti è risorto”. Con il mandato del Risorto: “ andate e dite che vi precedo in Galilea, partiamo per l’appuntamento con il Cristo-Messia in Galilea. Da Gerusalemme si discende verso Gerico e nel cammino visitiamo il monastero Ortodosso di S. Giorgio di Koziba nel wadi El Qelt ( Gs18,23;

Ger13,1-11). Accolti con tanta cordialità , i monaci, ci fanno visitare la chiesa e la grotta dove si ricorda una annunciazione a Gioacchino, menzionata nel protoevangelo di Giacomo. Il luogo, pur in mezzo al deserto è pieno di alberi e di fiori, grazie ad una sorgente che fa fiorire il deserto. Arriviamo a Gerico dove visitiamo i resti del palazzo di Erode il Grande che qui mori. Si ricorda anche la guarigione del cieco Bartimeo. ( Mc 10,4652). Gerico è città importante nella Scrittura, molte volte nominata prima dell’entrata del Popolo nella terra promessa. Il passaggio del Giordano richiama quello del Mar Rosso. La conquista rimane esemplare cfr. Sir 46,3. Le armi proposte erano la meditazione della Torah e la fedeltà ad essa senza deviare nè a destra né a sinistra ( Gs 1,19). Luogo dei profeti Elia ed Eliseo. Contempliamo poi il monte della quarantena dove un monastero greco ortodosso prolunga la preghiera- lotta di Gesù per vincere gli assalti del male. Proseguendo verso Nord si incontra Galgala, luogo del primo insediamento degli Israeliti in Canaan. Qui viene praticata per la prima volta la circoncisione , segno di appartenenza del popolo a Dio. Secondo il Talmud qui si trovano le 12 pietre prese d a g l i I s r a e l i t i nell’attraversamento del fiume

giordano ( Gs 3-4). Si prosegue per la “ valle dei Patriarchi” e si percorre la valle del Giordano ( il discendente), per entrare nel paese che è possesso del Signore, dove è stabilita la sua dimora. Il Giordano, fiume che ha visto le gesta di Giosue di Elia ( 1 Re 17),Eliseo ( 2 Re 56) Giovanni Battista e Gesù. Costeggiando i monti di Gelboe oltrepassiamo la città di BetShean, teatro della storia dei filistei nella guerra con Saul e Davide e finalmente dopo aver attraversato Tiberiade, entriamo nella pianura di Esdrelom, dove correva la Via maris, passaggio obbligato tra Oriente e Occidente, luogo di grande traffico commerciale e di enorme importanza economica. A sera raggiungiamo il qibbuz , Akuk Balev ( = scolpito nel cuore) nostra dimora in questa ultima tappa. CONTI NUA SUL PROSSIMO NUMERO DI GIOI TE

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