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2-12-2008
15:10
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e-learning
PARERI AUTOREVOLI
SALOTTO WEB
E-learning: quanto conta il Web 2.0? ra una delle parole chiave di qualche tempo fa: l’apprendimento mediato dalle nuove tecnologie e dalla rete Internet, la formazione continua, la Rete come il motore della nuova didattica (per un approfondimento leggi il dossier a pag. 48). Svanito il fumo dell’euforia, oggi l’e-learning si è consolidato. In Italia ci sono 249 corsi di laurea online, gli iscritti sono aumentati del 19% rispetto all’anno scorso e la formazione erogata via Web è diffusa in aziende, scuole, pubbliche amministrazioni. Anche le tecnologie hanno trovato una struttura più stabile: dalle soluzioni commerciali a quelle open source. E proprio al ruolo delle tecnologie Web sul modello della formazione a distanza è dedicato questo numero di Salotto Web. Quanto è importante la tecnologia in questo tipo di applicazioni? Quali sono gli aspetti più importanti da curare in fase di progettazione? A tutto questi hanno risposto i nostri esperti.
E
Lo avevamo immaginato, anche se non in termini così netti: in un progetto e-learning la tecnologia conta poco. Uno dei nostri ospiti ce lo quantifica: meno del 10% in termini sia di tempo speso per il progetto sia in termini di budget. E c’è da crederci, perché viene dal progettista di una delle più note piattaforme di e-learning open source. Nell’e-learning conta la qualità della strategia pedagogica, la qualità scientifica dei contenuti, meno la “potenza” di una piattaforma. Certo, gli strumenti del cosiddetto Web 2.0 sono importanti anche in questo campo e per integrarli serve comunque un programmatore esperto ma chi si occupa di progettare un sistema di e-learning basato sul Web deve creare un ambiente, per riprendere le parola di un altro esperto, “trasparente”. Deve essere un ambiente semplice, che permetta agli utenti di concentrarsi sulla principale finalità di questi strumenti: l’apprendimento. La parola ai nostri esperti.
Gianni Marconato Si occupa di formazione e di sviluppare ambienti di apprendimento in cui, quando serve, sono integrate le tecnologie (www.giannimarconato.it)
Quanto è importante la componente Web in un progetto di e-learning?
P
Quali sono gli elementi più critici in una piattaforma Web di e-learning?
C
Quali strumenti del Web 2.0 possono arricchire una piattaforma di e-learning?
utti gli strumenti 2.0 possono arricchire l’ambiente tecnologico per l’apprendimento perché i presupposti del social networking sono gli stessi di un buon ambiente di apprendimento. Il coinvolgimento attivo della persona che apprende; la costruzione “dal basso”, meglio se collaborativa, di nuova conoscenza; l’utilizzo delle conoscenze e delle esperienze della altre persone. L’esplorazione, la conversazione, la collaborazione, la costruzione, sono i meccanismi che favoriscono un apprendimento significativo. L’unico problema che vedo è l’uso consapevole ed appropriato dei diversi strumenti e, questo, spesso manca. La Rete, il Web 2.0, sono le vere “nuove tecnologie” per l’apprendimento perché rendono possibile, con relativa facilità, la realizzazione di “attività di apprendimento”, in modo attivo e collaborativo, prima non possibili o possibili con molta meno efficienza ed efficacia.
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remetto che il mio punto di vista è quello dell’apprendimento. Con e senza le tecnologie. Da questo punto di vista la “progettazione web” nel cosidetto e-learning (“l’apprendimento elettronico” non esiste: è fuorviante pensare che apprendere con le tecnologie sia diverso dall’apprendere senza) è del tutto irrilevante. Come una “buona” aula, confortevole, bene illuminata, con sedute comode è irrilevante ai fini di come e cosa viene appreso anche se è migliore di un’aula fatiscente. Le tecnologie devono essere efficienti, ma per apprendere ci vuole altro. Ci vuole una buon modello di apprendimento, una buona progettazione didattica, una buona tecnica didattica. Cui asservire le tecnologie. Non si impara “dalle”, ma si impara “con” le tecnologie. La tecnologia può essere un buon partner cognitivo che aiuta a pensare meglio, a rappresentare ciò che sappiamo, a collaborare e costruire.
oerentemente con quanto ho detto prima, un informatico dovrebbe preoccuparsi di mettere a disposizione dei “tecnici” dell’apprendimento un sistema performante, che non crei problemi; né a chi insegna né a chi apprende. Deve preoccuparsi di rendere le tecnologie “trasparenti” perché gli utilizzatori si possano concentrare sul core business: l’apprendimento. Non credere, ed operare di conseguenza, che la tecnologia sia il perno attorno a cui ruota il sistema. Deve preoccuparsi di integrare differenti applicazioni in relazione agli obiettivi di apprendimento che l’azione formativa ha assunto. La “piattaforma” non è data da un unico applicativo ma da un aggregato di applicativi. Ciò che davvero serve in una azione formativa sono, normalmente, solo poche funzionalità. Rendere sempre più “ricche” e “fantasiose” le applicazioni può gratificare l’informatico ma, raramente, porta ad un valore aggiunto per l’apprendimento.
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2-12-2008
15:10
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e-learning
PARERI AUTOREVOLI
Gianluigi Cogo
Claudio Erba
È fra i fondatori di Assint, la rete delle Regioni per l'e-learning informale e 2.0 (http://webeconoscenza. blogspot.com)
Docente di "Sistemi di CMS" all'Università di Firenze è consulente aziendale in ambito Web con specializzazione nei CMS (www.docebo.com)
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iciamo che è molto importante ma non è il primo aspetto da curare in un progetto di e-learning. Prima è importante definire lo scenario in base al contesto del progetto (fabbisogno, destinatari, metodologie, didattica, valutazione, budget, ecc.). Poi è fondamentale scegliere tra i modelli principali: autoapprendimento asincrono mediante la fruizione di contenuti disponibili sulla piattaforma (Learning objects); apprendimento sincrono attraverso l'utilizzo di tecnologie mediali (videoconferenza o streaming) e aule virtuali; apprendimento collaborativo attraverso l'animazione e lo sviluppo di comunità virtuali. Attualmente le piattaforme per la gestione dell'e-learning (LMS) sono molto più di un framework per la gestione della didattica. Sono ambienti applicativi, di servizio ma, al tempo stesso dei social network dove la conoscenza si fa liquida e non dipende solo dai moduli (Learning objects o LO) e dalla loro fruizione.
edi, sarò un po' dissacrante ma dal mio punto di vista la tecnologia in un progetto di e-learning conta molto poco, diciamo un 10% sul totale degli investimenti (monetari e non) dedicati al totale del progetto. Non dimentichiamo che l'e-learning non impatta tanto sulla tecnologia quanto sulla persona, sovrastimare la componente tecnologica porta ad avere una visione distorta; un progetto di e-learning deve essere orientato a formare la risorsa umana.
N
on vedo grossi problemi per la progettazione. Oggi è quasi tutto già disponibile. Un buon progettista deve assemblare moduli in base alla modellazione scelta da chi ha definito il contesto e gli obiettivi del progetto. Oggi sono disponibili piattaforme aperte (per esempio Moodle o ILIAS): è importante assicurarsi che siano compatibili con le interfacce Web Service (SOAP) o che permettano qualsiasi tipo di autenticazione federata (LDAP, CAS, OpenId, ecc) per poter attingere dalla conoscenza degli applicativi e dei servizi. Oramai la parte di conoscenza liquida è garantita dai mash-up con i social media e dalla grande intelligenza che nel web permette di aggregare la user experience con diversi contenuti. Qui è importante non la progettazione ma la cultura e l'educazione attraverso cui si può capire la differenza fra la conoscenza certificata (web services) e quella liquida (web).
D
a possono senz'altro arricchire, anzi, sono auspicabili come elementi che rompono la noia dei learning objects. Uno dei fattori che incentiva l’abbandono dei corsi e-learning è proprio la noia degli LO e l'assenza di interazione e di dialogo. La user experience e le dinamiche 2.0 ravvivano la conoscenza e fanno fiorire, attorno al core degli LO, tutta una serie di scenari sinora inimmaginabili. Questo, però, spinge fino alla creazione di veri e propri PLE (personal learning environment). Se queste dinamiche prenderanno piede, la didattica e l'aspetto pedagogico dei progetti verrà messo in secondo piano. Infatti si parla ormai da anni del cosiddetto effetto de-schooling incentivato dall'e-learning informale.
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V
ipende dai contesti, un errore molto comune è quello di considerare l'e-learning "uguale dappertutto" a prescindere dai contesti di utilizzo. In ambito aziendale Tracking, sistemi di reporting, immediatezza dell'interfaccia e facile reperimento dei contenuti formativi sono molto importanti, in ambito universitario invece l'attività di collaborazione tra studenti, di coordinamento tra studenti e docenti prendono il sopravvento. Si tratta di verticalizzare/personalizzare l'applicativo a seconda del contesto organizzativo in cui opererà.
n ambito di formazione universitaria alcuni di questi elementi possono tornare molto utili (il Wiki in primis e anche qualcosa di social tagging), altri come il podcast possono diventare uno strumento per "avvicinare" lo studente all'area di apprendimento, per incuriosirlo. In ambito aziendale vedo invece un approccio basato sul tagging (questa volta un po' meno social e più centralizzato) delle risorse un modo per portare l'e-learning "fuori dalla piattaforma", questo sarà un argomento molto caldo negli anni a venire.