2009 Maggio - La Pa Aperta è Una Rivoluzione Che Parte Dal Basso

  • Uploaded by: Gianluigi Cogo
  • 0
  • 0
  • June 2020
  • PDF

This document was uploaded by user and they confirmed that they have the permission to share it. If you are author or own the copyright of this book, please report to us by using this DMCA report form. Report DMCA


Overview

Download & View 2009 Maggio - La Pa Aperta è Una Rivoluzione Che Parte Dal Basso as PDF for free.

More details

  • Words: 3,487
  • Pages: 3
L’azione intrapresa dal ministro Brunetta per una Pubblica amministrazione più efficiente può aver successo solo con la partecipazione di tutti. Perché è con la Rete che si crea la Citizen intelligence

34

Leo Sorge

U

na Pa efficiente ed efficace, semplice e immediata per il cittadino e volàno per l’economia nazionale, è alla portata dell’Italia? È questa la domanda, ormai ricorrente da lustri, alla quale ancora una volta la Pubblica amministrazione prova a rispondere. Certamente con una prima azione portata dall’alto, con promesse di riforme stavolta incisive, sulle quali è lecito interrogarsi; più sorprendente sarebbe invece una spinta dal basso, un fattore nuovo da osservare con ottimismo. Stavolta il condizionale “non” è d’obbligo, anzi, perché la spinta c’è ed è anche doppia: è con lei che il tessuto sociale deve mostrarsi pronto a collaborare alla rivoluzione, generando una nuova partecipazione della cittadinanza. La coesistenza delle due spinte potrebbe effettivamente generare la coppia di forze che metterebbero in moto il cambiamento. Le due forze potrebbero essere efficienza e tecnologia, senza però dimenticare che uno Stato non è un’azienda e che è suo dovere erogare servizi anche dove ciò è anti-economico, se c’è una comunità che ha titolo per fruire di quei servizi. È, però, necessario un cambiamento profondissimo. Magari partendo dall’efficienza dei lavoratori. Tra giugno 2008 e maggio 2009 «la riduzione dell’assenteismo per malattia nella Pa è stata mediamente del 40%», ha dichiarato di recente Renato Brunetta, ministro per la Pubblica amministrazione e l’innova-

zione. Tre le cause indicate dal ministro: il cosiddetto “effetto Brunetta”, l’attenzione dei medici nel certificare malattie e la crisi economica. «La cosa sta contagiando anche i privati: ho già fatto una valutazione su 10 grandi aziende, fra cui Ferrovie dello Stato, Ibm, Microsoft e Finmeccanica, e dai primissimi dati - conferma l’interlocutore istituzionale - il vantaggio sembra del 15-20%». Numeri forti, segno del recupero di competitività del sistema Paese o altro? «Non è un “effetto Brunetta” - si risponde il ministro -, ma soprattutto la crisi, che fa aumentare le ore lavorate e diminuire gli straordinari». Sfruttare Internet e le sue potenzialità

Poiché da noi è dalla norma che discende la prassi, la prima parola la diamo a chi le norme le scrive. Il riferimento unico attuale è l’azione del già citato ministro Brunetta: la sua rivoluzione ha ormai 16-17 mesi e se fosse un bambino dovrebbe già camminare sulle sue gambe. Poiché è molto diversa da un bambino, la situazione è più complessa e somigliante a un puzzle le cui tessere sono generalmente da immaginare nel disegno e nella forma. È questa un’azione dall’alto verso il basso, top-down, come direbbero gli anglofoni. La rivoluzione di Brunetta, che promette di cambiare la Pa e di farne una forza trainante, non può e non deve esser presa alla lettera. È una sferzata, spesso

■ I dipendenti italiani lavorano di più nel pubblico e nel privato, sia per il cosiddetto “effetto Brunetta”, sia per la crisi economica in atto a livello mondiale. ■ Più lavoro a costo minore è una delle forze delle quali abbiamo bisogno per riformare il nostro Paese che - oltre al debito pubblico - paga la scarsa diffusione dell’innovazione in aziende piccole e piccolissime. ■ Il Governo, nel piano eGov 2012, promette banda larga, una rete di scambi tra amministrazioni e nuovi servizi online. ■ Un altro moto di ammodernamento istituzionale viene dal basso, con gli “innovatori” che spingono dai comuni e dalle regioni per comunicare con il cittadino fornendo servizi di vario tipo e chiamando alla partecipazione attiva l’intera cittadinanza. ■ Entrambi questi movimenti, dall’alto e dal basso, stanno profondamente cambiando il nostro modo di vedere la Pubblica amministrazione, ma la vera ondata della Rete verrà dalla disponibilità dei dati grezzi, che verranno aggregati dai cittadini e proposti come orientamento e servizio di conoscenza. Se le aziende sono state cambiate dalla Business intelligence, quella in arrivo è la Citizen intelligence.

contro il sedimento che ingessa l’interpretazione delle norme originali, che può aver successo solo se ciascuno di noi s’impegna a fare un passo in avanti verso l’efficienza e contro la costellazione dei piccoli privilegi che l’italiano è solito ritagliarsi. Un contributo critico è quindi assolutamente necessario, anche perché, come vedremo, tra le abitudini c’è anche la pigrizia nel non vedere oltre. Il mezzo scelto è la lettura delle norme con gli occhi delle necessità d’oggi, sfruttando la Rete. Anticipiamo le conclusioni di questo articolo in una frase semplice: applicare alla Pubblica amministrazione le regole di Internet non vuol dire poter pagare le bollette online, ma amministrare il territorio in accordo con la comunità. Che poi da ciò debba scaturire anche la bolletta da casa è una ricaduta ovvia, ma secondaria, rispetto alla nuova funzione del cittadino. Parlando di semplificazione dell’amministrazione personale, quindi di servizi ai cittadini, i proclami si susseguono senza sosta. Per fare un esempio recente, finalmente è possibile dialogare con il fisco direttamente e online. Sul sito di Equitalia, lo Stato fornisce reportistica individuale in tempo reale. Una volta rodata, ed estesa oltre le 24 province del servizio iniziale, sarà un’ottima attenzione al cittadino, che non dovrà recarsi fisicamente agli sportelli degli uffici relativi. Di esempi come questi ce ne sono tanti, ma non bastano per incidere su tempi e costi del dialogo con l’amministrazione: secondo un’indagine Mides sul futuro della Rete, che risale allo scorso aprile, Internet non è al centro degli interessi di 4 italiani su 10, e degli utenti solo 2 su 10 usano

almeno un servizio pubblico. Ma solo un italiano su 50 paga le bollette stando seduto davanti al computer. Chi non usa Internet non ritiene di saperlo fare (46%) e in generale non saprebbe che farci (53%). Sempre ricordando che il 10% degli italiani non ha Internet e che quasi tutte le connessioni sono quasi sempre di bassissima qualità reale. Il digital divide esiste e in Italia, con molto anziani, un’infinità di micro-aziende e una forte componente geografica, è difficile da azzerare. Innovazione dal basso

Caccia agli sprechi, inclusione, sanità, semplificazione, tecnologie di frontiera: ecco le cinque macro-aree nelle quali la Pa ha assegnato riconoscimenti ad altrettanti campioni del rinnovamento nelle procedure della Pubblica amministrazione. Il risultato è stato il primo Barcamp degli innovatori in ambito Pubblico (dove, con il termine Barcamp s’intende una rete internazionale di non conferenze aperte i cui contenuti sono proposti dai partecipanti stessi), organizzato da Gianluigi Cogo con l’aiuto della rete degli innovatori nel contesto del Forum Pa, svoltosi recentemente a Roma. Lo stesso durante il quale è emersa un’evidenza: quella che le proposte degli innovatori, quale ne sia la provenienza, sfruttano le possibilità delle nuove tecnologie, quelle che sommariamente vengono indicate come 2.0, a indicare un forte rinnovamento rispetto alla situazione precedente, sommariamente definita “1.0”, come se fosse un software. Più in generale si tratta di operare un cambiamento interno dei processi di gestione delle informazioni, che sta portando all’adozione di soluzioni sostanzialmente identiche in più amministrazioni locali. «L’innovatore è un disubbidiente e un isolato - estremizza Gianni Dominici, vicedirettore del Forum Pa e sociologo dell’innovazione -. Non importa che alcune nostre pagine online superino le 50.000 visite e raccolgano centinaia di commenti», un risultato straordinario nel panorama italiano, «chi è dei nostri viene censurato da colleghi e superiori e spesso rischia la carriera». Ciò nonostante il gruppo è coeso e fa proselitismo nella strutturazione di triangoli organizzativi ai cui vertici si trovano uno sponsor politico, il finanziatore e l’innovatore. «Noi pensiamo che un cambiamento nella comunicazione verso il cittadino sia possibile», afferma Gianluigi Cogo, che nella Regione Veneto porta avanti questi progetti da anni. La rivoluzione copernicana della Pa deve passare attraverso la collaborazione: prima un nuovo spazio sull’intranet, poi un’azione sul pubblico dei cittadini. Un esempio viene proprio da Venezia, dove la città ha un innovativo servizio di segnalazione guasti: attraverso brevi messaggi di testo da telefono cellulare, totem, sito Web e call center, qualsiasi cittadino può indicare un malfunzionamento o disservizio. La segnalazione viene pubbli-

visioni di mercato

visioni di mercato

La Pa aperta è una rivoluzione che deve partire dal basso

Guida alla lettura

35

Foto di Stefano Corso

cata online, così come l’iter della soluzione, ciascuno con la sua ora e data, in modo che l’intera popolazione possa valutare la qualità del servizio pubblico. «Per usare i termini odierni si fa il crowdsourcing della segnalazione», che viene affidata a chiunque sia disponibile.

Da sinistra: Gianni Dominici, sociologo dell’innovazione e Gianluigi Cogo della Regione Veneto

Le dispersioni di e-Gov 2012

36

Mirando più in alto della diffusione di Internet in Italia, l’attività della presente compagine di Governo deve ovviamente operare su ciò che il cittadino non vede, ma che permette di erogare servizi interni ed esterni. Attualmente il quadro di riferimento principale è il piano e-Gov 2012, che però fa parte di un complesso di attività normative che vedremo anche nelle leggi finanziarie, in particolare quella per il 2010, e nelle azioni per l’Expo meneghina del 2015. Il piano e-Gov 2012 si articola su 27 obiettivi, 4 progetti speciali e oltre 80 progetti e l’ottimismo palesato dal ministro Brunetta è necessario, ma non sufficiente. «L’obiettivo generale sembra troppo ampio» è il commento di chi porta avanti da tempo un personale sforzo di dialogo tra innovazione e Pubblica amministrazione. Sembrerebbe più ragionevole confrontarsi con tre sole priorità quali Scuola, Sanità e Giustizia: tre aree che hanno già ampie autonomie funzionali, ma che cercano un’infrastruttura abilitante e una regia che non c’è stata. L’obiettivo finale è l’erogazione di servizi al cittadino. Esiste, comunque, una fascia di servizi non rivolti al cittadino, ma di grande importanza per la Pubblica amministrazione: si tratta delle attività simili, per lo più - ma non solo - sul back office, che l’esperienza inglese ha concentrato negli “shared services”, ossia i servizi condivisi. L’obiettivo di quest’ultimi è di avere economie di scala e uniformità nei servizi suddividendo, sostanzialmente, le attività in aree funzionali e condividendone la gestione tra diverse amministrazioni.

La governance del Cnipa

Per buona parte i servizi condivisi si rivolgono all’attività svolta in Italia dal Cnipa (prima Aipa), il Centro nazionale per l’informatica nella Pa. Il Cnipa ha sviluppato l’Spc, Sistema pubblico di connettività, un framework d’interoperabilità che gestisce regole, asset e government dell’informatica nella Pubblica amministrazione. Le regole dell’Spc dovrebbero generare un sistema eccellente nel nostro Paese anche nel confronto internazionale. È tornato alla ribalta in quanto la congiuntura normativa nazionale e internazionale sta vedendo gli ultimi, decisivi passi d’un percorso iniziato svariati anni fa. «Una delle visioni spesso distorta è presentare Spc come una serie di gare», sostiene Francesco Tortorelli, responsabile Ufficio servizi d’interoperabilità e cooperazione applicativa. Le gare sono elementi di velocizzazione, ma non rappresentano certo il centro del progetto Spc, che giace certamente su un solido quadro normativo, fra interoperabilità e governance. «Spc segue un perimetro tra i più ampi presenti a livello internazionale» spiega Tortorelli. Molto spesso le altre Nazioni hanno sviluppato dei quadri meno organici del nostro e si affidano a framework federali, non a livello di Stato, o con specifici accordi bilaterali, con una robustezza decisamente ridotta. In queste situazioni, le amministrazioni locali possono eventualmente aderire con convenzioni, aggiungendo un ulteriore livello di complessità. L’obiettivo ultimo è la mobilità dei dati e non delle persone: «Occorre puntare allo scambio dei medesimi tra ap-

plicazioni e in automatico per evitare giri inutili, consentire di modellare processi in maniera flessibile ed efficiente, migliorare qualità e tempestività dei dati, aumentare l’impiego e il valore stesso delle informazioni, usare le reti telematiche e non gli uomini». Questo è tutto lavoro sul back office, con tanto di 2.0 come da piano e-Gov 2012. E se le più recenti istanze parlano di approccio più condiviso con gli utenti, ipotizzando di innovare il front office con un modello anche partecipativo, tale approccio renderà più evidente e necessaria l’integrabilità dei processi. «Le Reti amiche si attiverebbero al massimo della loro efficacia, garantendo una proficua interazione pubblico-privato, nella quale si potrà avere la gestione con operatore solo sull’ultimo miglio, che è lo sportello più comodo e vicino» conclude Tortorelli. A questa posizione estremamente positiva fa riscontro quella di segno opposto di Legautonomie. I piani di e-Gov degli ultimi anni erano basati su progetti anche eccellenti e talvolta coordinati, che però «non avevano una visione unitaria e il Cnipa non ha svolto adeguatamente il ruolo di Centro nazionale», recita l’indagine conoscitiva presentata lo scorso giugno alla Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati. «Anziché scegliere la strada di un intervento pianificato verso pochi macro-settori - recita il documento - è stata fatta la scelta di un’eccessiva molteplicità di progetti». In qualche modo è lo stesso appunto che si fa al piano e-Gov, il che sembrerebbe indicare una coerenza nella visione, indipendentemente dal colore del Governo. Tra le macro-aree importanti, Legautonomie sembra individuarne una: il «decentramento del catasto […] potrebbe rappresentare una straordinaria banca dati a disposizione dei sistemi locali per un efficace ed efficiente governo della fiscalità e del territorio». Punto importante, perché oltre alla tecno-riforma della Pubblica amministrazione è in corso un’altra rimappatura dell’Italia, anch’essa apparentemente senza risorse: il federalismo fiscale. cento indicatori per la pa

Quale che sia l’indirizzo finale, l’accento resta sui dati: farli circolare tra amministrazioni, dicono tutte le voci in capitolo. Infatti, il Governo sta sviluppando una chiara azione di diffusione di dati pubblici, com’è stato per le consulenze o gli stipendi dei manager pubblici. Ma la gestione del contratto attualmente in vigore riduce di molto l’importanza del confronto tra queste informazioni. Viene però attivata una chiave essenziale: la disponibilità di informazioni e il loro confronto. A esso non si sottrae lo stesso ministro per l’innovazione, che ha lanciato il progetto MisuraPa, basato sui Cento Indicatori. MisuraPa si ripropone di rendere pubblici e fruibili parecchi indici di prestazione della Pubblica amministrazione. Le rileva-

zioni sono già disponibili, ma sono difficilmente raggiungibili quando addirittura non divulgate. Messe insieme e pubblicate periodicamente sono un’ottima base per valutare il rendimento dei servizi nel singolo o nel complesso. Si tratta d’un progetto commissionato dal Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie, le cui prime descrizioni e risultanze sono state pubblicate inizialmente da Il Sole 24 Ore. Se portato avanti, il progetto dei Cento Indicatori metterà a disposizione anche un andamento storico. La Pa è classificata da anni in diversi rapporti dei media, ma durano lo spazio d’un giorno, mentre il nuovo progetto - voluto dal Dipartimento dell’Innovazione - pubblicherà dati, confronti e discussione. A una prima occhiata, MisuraPa offre un terreno di comparazione delle performance del Pubblico proprio alle regioni: sapere se un cittadino calabrese ha più o meno sanità di un cittadino veneto, o se i bambini del Trentino possano contare su un sistema di istruzione più o meno efficiente dei bambini siciliani o umbri può avere un suo valore specifico nel momento in cui si completa il federalismo italiano.

Riflessioni sulla banda larga in Italia Sulla qualità di Internet nel nostro Paese è necessaria una riflessione a parte. Innanzitutto sembra doveroso fare una distinzione tra banda residenziale e banda lavorativa. L’Italia pubblica si muoverà sulle direttive del Rapporto Caio, che ritiene possibile eliminare il divario digitale di casa nostra con circa 2 milioni di euro, dei quali 1,47 sono già stati ipotizzati dal Governo attuale. La memoria storica ci ricorda che abbiamo subito svariate promesse tecnologiche per l’eliminazione dei digital divide: Wi-fi, connessioni cellulari e quindi Wimax dovevano risolvere tutto e non hanno risolto quasi niente. Dove la Rete mancava ancora non c’è, dove c’era ci sono più alternative, ma sempre di bassa qualità. Oggi si parla nuovamente di fibra ottica da sotterrare. Ma al cittadino generico non basterebbe la garanzia di 300Kb (disponibili quasi sempre per il famoso 99,9% del tempo), piuttosto che aspettare ancora per sperare in 2Mb per la televisione? Da più parti si afferma che un servizio residenziale da 2Mb non è realistico e che sarebbe stato meglio puntare su una banda più bassa, sulla quale comunque investire, da garantire subito a tutti. Magari puntando di più sull’attuale servizio satellitare, che è bidirezionale a velocità sufficienti (circa 300400Kb) ma il servizio che offre non prevede squilli di tromba né installazione di torri o centrali, che spesso sono i monumenti della nuova politica.

visioni di mercato

visioni di mercato

Quale che sia la provenienza, le proposte degli innovatori sfruttano le possibilità delle tecnologie informatiche di nuova generazione. È quanto è emerso nel corso del primo Barcamp degli innovatori in ambito Pubblico organizzato di recente a Roma da Gianluigi Cogo nel contesto del Forum Pa

37

visioni di mercato 38

Il progetto non è, e non può essere esauriente, ma costituirà un primo passo verso la costruzione di un sistema su scala nazionale, condiviso per valenza e metodologia degli indicatori. A dieci anni di distanza dal “performance measurement” britannico, dando anche seguito alle linee guida dell’Oecd. I settori di policy individuati sono Ambiente, Giustizia, Istruzione, Lavoro, Mobilità, Sanità, Sicurezza, Welfare, Competitività e Qualità della vita, quest’ultimo ancora in gestazione. Grazie a specifici indicatori verranno generati indici, classifiche e superindici di settore. Grazie alla misura e al confronto, quindi, la governance diventerà più efficace ed efficiente, permettendo risparmi importanti. Difficile che ciò avvenga senza una prima iniezione di denaro che avvi la ristrutturazione dei processi e coinvolga nella fiducia verso il cambiamento. Un’azione va però fatta anche verso i produttori di tecnologie. Ancor oggi, l’approccio alla gestione del settore pubblico proposto dai fornitori Ict somiglia molto a quello delle multinazionali, alle quali viene proposto un cambiamento piuttosto forte. Talvolta vengono suggerite anche delle formule pseudo-matematiche per correlare la resistenza al cambiamento stesso. Ma ora è evidente che esiste una governance strategica, appunto basata su una visione con pochi elementi ben chiari, evitando complessità inutili al livello più alto. La strategia va integrata con quella operativa, ma da essa completamente distinta negli strumenti informativi e nel dettaglio e numero degli indicatori. Quando il cittadino orienta il Governo

Che sia «necessario affidarsi alla valutazione degli utenti» ne è convinto Renzo Marin della Regione Veneto, coordinatore tecnico del Centro regionale di competenza (Crc) della sua regione. La sua capacità d’osservazione dei flussi documentali l’ha portato a considerare il sistema nella sua interezza. «Gli unici dati essenziali a chi eroga un servizio - sostiene - sono quelli richiesti dai cittadini e non quelli impostati dai fornitori di tecnologia o dalla burocrazia». Insomma, la governance va basata anche sulle osservazioni del pubblico. E se mettessimo nelle sue mani i dati grezzi della Pubblica amministrazione? Qui finalmente si giunge al centro della questione: la nuova tecnologia non si limita a semplificare i processi preesistenti, bensì ridisegna l’intera attività secondo i suoi paradigmi. «La Rete fa emergere le energie attive, raccogliendole dove sono e mettendole in contatto» spiega Dominici. «Per abilitare il cambiamento non bisogna fermarsi alle applicazioni, ma è necessario fare un passo in più - conclude il sociologo dell’innovazione - rendendo disponibili a tutti i dati grezzi raccolti dalla Pubblica amministrazione». Da questi dati la comunità, in una sua qualsiasi forma, genererà nuova conoscenza che

semplificherà le decisioni dell’amministratore. Strumenti di questo genere sono già impiegati in molte parti del mondo ed è particolarmente noto quello usato a New York City, ma anche nel Belpaese si comincia a vedere qualcosa. Un esempio semplice e italiano di emersione di energie attive grazie alla disponibilità di dati pubblici grezzi viene dall’associazione Open Polis, i cui volontari raccolgono informazioni pubbliche e le tramutano in liste e valutazioni sull’affidabilità dei politici: composizione, presenze, azioni. La quantità d’informazioni ottenibili è veramente enorme e innovativa. Grazie a questo tipo di servizi si può scegliere meglio chi votare e perché. www.governo.it/  |  www.equitaliaonline.it/  |  portal.forumpa.it/  |  www.regione.veneto.it/  |  www.e2012.gov.it  |  www.cnipa.gov.it/  |  www.legautonomie.it/  |  www.innovazionepa.gov.it/dit/  |  www. ilsole24ore.com/  |  www.oecd.org/  |  http://openpolis.it/

L a Polizia

di Stato è anche in chat Nelle aziende private s’era già visto qualcosa del genere, ma non nel Pubblico. Agente Lisa della Polizia di Stato è la prima interfaccia tra instant messaging e le informazioni di un sito o portale Internet. L’accesso è semplicissimo: basta aggiungere ai contatti di Windows Live Messenger quello di [email protected] e, automaticamente, ci si trova in contatto con un bot e un vero e proprio agente software, con tanto di volto amico. Il bot di Lisa, un sistema di risposta automatico, propone menu a opzioni nel classico spazio chat. A destra, grazie a un Active X, appaiono i link diretti ai documenti richiesti. In questo modo si apre un innovativo canale di comunicazione con gli utenti online, superando il concetto di portale o di motore di ricerca. Se l’idea si sviluppasse si potrebbero avere le principali fonti d’informazione sui primi contatti istantanei. Al momento Agente Lisa offre informazioni sul passaporto e sui viaggi all’estero, proponendo anche la geolocalizzazione delle questure su Virtual Earth. La lingua è l’italiano, ma c’è da pensare a quante cose si potrebbero fare con questo strumento semplice, ma potente. Concludiamo con una curiosità: Lisa esiste davvero. Il suo volto appartiene a una bella collega dell’artista che l’ha disegnata, l’agente scelto Emilio Filosa.  

www.messenger.it/  |  poliziadistato.it/

Related Documents

Basso
November 2019 14
Maggio 2009
November 2019 14
Una Storia Che Vale
June 2020 4

More Documents from "Lorenzo Gugliara"