Museke Anno 3 - N. 8 - Natale 2008

  • June 2020
  • PDF

This document was uploaded by user and they confirmed that they have the permission to share it. If you are author or own the copyright of this book, please report to us by using this DMCA report form. Report DMCA


Overview

Download & View Museke Anno 3 - N. 8 - Natale 2008 as PDF for free.

More details

  • Words: 3,363
  • Pages: 5
NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE MUSEKE ONLUS – Via Brescia, 10 – 25014 CASTENEDOLO (Brescia) ITALY

Tel. e Fax 030.2130053 - Cell. 349.8832835

ANNO IIIº - N. 8 - NATALE 2008

“Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 ( conv. In L. 27/02/2004 n°46) art.1, comma 2 DCB Brescia”

L’Avvento della Parola che si fa carne

L’

esperienza dell’attesa fa parte della vita accolta, custodita, donata. Il ricordo dell’attesa dona profondità al presente, lo colloca nel suo giusto valore di evento preparato e desiderato. Per questo rinunciare all’attesa significa rinunciare al futuro. Per questo prepararci al Natale non è semplicemente conservare una tradizione, ma riconoscere nella nostra vita la possibilità di accogliere, custodire e donare la presenza del Salvatore, del Verbo fatto carne per noi. Il messaggio che il recente sinodo dei vescovi ci ha offerto come primo, immediato riscontro dei suoi lavori, si articola utilizzando quattro immagini significative. Si tratta della voce della Parola: la Rivelazione; del volto della Parola: Gesù Cristo; della casa della Parola: la Chiesa; delle strade della Parola: la missione. Il tempo di Avvento ci apre proprio a queste dimensioni. C’è una voce da ascoltare, quella che nella nostra vita, come in quella di San Paolo, può far crollare falsi miti per aprire ad orizzonti di servizio e testimonianza. Rivelazione è apertura al mistero, scoprendo che questa apertura dilata nell’Infinito di Dio le nostre possibilità umane. C’è un volto da scoprire: quello di Gesù Cristo, che possiamo incontrare nel Vangelo ma anche, come capitò a Saulo di Tarso, nella fragilità della sua Chiesa. Il volto divino che il Natale ci offre è il volto di un bambino: perché potessimo conoscere Dio non per timore della sua potenza, ma per attrazione del suo amore; non per

evidenza del suo assoluto, ma per ricchezza e intensità di relazione; non da lontano e per sentito dire, ma nella vicinanza di una presenza. C’è una casa in cui essere pietre vive: la Chiesa che ci accoglie come famiglia dei credenti e che trova nella Parola che le viene donata, la luce per continuare a cercare vie di comunione con Dio e con i fratelli. Le strade della missione offrono alla Parola orizzonti universali e, per noi, anche caratterizzati da volti e storie che si sono incontrati con i nostri volti e le nostre storie.Dietro ai progetti, dietro alle scelte di solidarietà piccole e grandi che realizziamo, c’è infatti la stessa sensibilità che il Messaggio del Sinodo presenta quando afferma che “la Parola eterna e divina entra nello spazio e nel tempo e assume un volto e un’identità umana” poichè “le parole senza un volto non sono perfette, perchè non compiono in pienezza l’incontro”. Ciò che autenticamente ci fa progredire, è sempre apertura all’Altro e all’Oltre. Possiamo farlo perché l’Altro si è fatto uno di noi, perché l’Oltre è diventato vicino: Parola che possiamo ascoltare e vivere. Anche in questo Natale, dunque, il volto dell’Emmanuele ci aiuti a scoprire la fedeltà di Dio che rimane con noi perchè possiamo amarlo in ogni volto che la Provvidenza ci dona di incontrare. Auguri di un Natale di pace e di fraternità. Don Roberto

La nostra associazione: verifica e progetti

C

arissimi, un altro anno è passato e sento il bisogno di ringraziarvi per l’amore, la generosità, la fiducia e la solidarietà che avete per Museke. Vi vorrei aggiornare su quanto è stato fatto quest’anno. Come molti di voi sanno, a Natale 2007 sono andata in Burundi con mia nipote Aurora. E’ vero, non è una novità, ma questa volta avevo due obiettivi ben precisi. Il primo è stato quello di visitare bene l’orfanotrofio di Mutwenzi e vivere qualche giorno con le tre suore e le altre persone del centro. Ho avuto veramente modo di rendermi conto della situazione reale. Ritengo necessario un cambia-

MUSEKE - 2

mento radicale nella gestione del centro. Oggi più che mai sorge il bisogno di dare ai bimbi non solo latte(“amata” in lingua kirundi) e ciò che serve per le prime necessità, non solo una struttura bella e accogliente qual è l’orfanatrofio sorto 5 anni fa, ma soprattutto una formazione e una preparazione educativa di base per poter poi accedere alla scuola elementare statale. Ecco l’idea quindi di avviare una scuola materna interna: infatti solo chi la frequenta avrà una preparazione molto più solida. Per fare ciò servono risorse “umane” che inizialmente dovrebbero essere italiane, ma affiancate a personale locale per favorirne la formazione. Quindi cerchiamo la

disponibilità di 2-3 maestre d’asilo diplomate,una assistente sociale, quasi necessariamente locale per individuare parenti dei bimbi, potenziali famiglie adottive e per accompagnarli nel percorso scolastico,una infermiera che controlli almeno bisettimanalmente la salute, l’igiene, le vaccinazioni e l’alimentazione dei bimbi, una persona con esperienza gestionale, che curi la parte economica/ amministrativa (magari potessimo trovare un/a pensionato/a italiano/a che faccia da apripista!). Tutto questo serve anche da supporto alle suore che hanno tanta buona volontà, ma non hanno competenze specifiche per le esigenze del nuovo progetto. Anche il vescovo di Gitega, mons. Simone, il sacerdote responsabile dell’orfanatrofio, padre Leonardo, Cesarina, la nostra volontaria ormai esperta d’Africa e Suor Cecilia, la suora locale cui sono affidate le nostre adozioni, condividono e approvano il cambiamento che si rende indispensabile. Tutto ha un costo. Oltre alla generosità di tutti voi sostenitori, ricorreremo anche ad altre istituzioni per un contributo che verrà elargito se il progetto risulterà valido e l’associazione affidabile. Quindi Museke si pone come obiettivo del 2009 la realizzazione di questo sogno con la piena convinzione che la povertà in Africa (ma non solo) si potrà vincere con l’istruzione delle nuove generazioni. Il secondo motivo che,rispetto agli altri anni, mi ha trattenuto di più in Burundi è relativo ad un lascito a favore di Museke con il quale si dovrà realizzare in Burundi una

struttura medico- sanitaria. Quindi, con Cesarina e Suor Cecilia, ho visitato le tre diocesi più grandi per cercare varie opportunità e per osservare, ascoltare e capire quali sono i bisogni più urgenti della popolazione e le proposte delle autorità locali. Tutto questo senza dimenticare i desideri della donatrice. Museke ha ricevuto un patrimonio e noi abbiamo il compito di assolvere l’onere testamentario. Facciamo da tramite tra la volontà di una persona e la sua realizzazione. Rigraziamo la provvidenza di questo grande dono A Pasqua, invece, sono andata in Guatemala presso il vescovo Gabriel per inaugurare la sala polivalente del Centro Garifuna della quale l’anno scorso avevamo visto le fondamenta. Nel notiziario Museke di Aprile ho descritto come si è svolta l’inaugurazione del Centro Garifuna alla presenza di due ministri, un sacerdote e la popolazione dei garignagu. E’ difficile trasmettere a parole

l’entusiasmo, l’accoglienza, la gratitudine di questo popolo. Mentre presenziavo mi rendevo conto di aver scoperto un popolo giovane, sereno, molto fiero delle proprie radici culturali e religiose. E’ il primo progetto che Museke ha presentato alla CEI che, dopo un’attenta valutazione, ha finanziato con una prima tranche. Ricordo che Museke ha partecipato in modo non indifferente alla realizzazione di questo Centro sorto su di un’area della Diocesi.

Ora è in costruzione la seconda parte. Nella nuova struttura saranno organizzate varie attività: scuola di danza e musica tradizionali– corsi di cucina garifuna – corsi di informatica. Funzionerà una biblioteca e si svolgeranno incontri, conferenze e proiezione di filmati. Il centro si chiamerà Centro Comunidad San Martin De Porres de la Cultura Garifuna. Colgo l’occasione per ringraziare tutti voi per l’affetto che vi lega a Museke e per il vostro valido sostegno che ci permette di realizzare i numerosi progetti programmati secondo le necessità che cogliamo e che ci stanno a cuore. Auguro a tutti un Natale di amore e solidarietà. Enrica Lombardi Presidente di Museke

MUSEKE - 3

Centro Comunidad Catolica San Martin De Porres De La Cultura Garifuna Para El Desarollo

Puerto Barrios (Guatemala)

P

uerto Barrios fu costruito alla fine del XIX secolo dalla potente United Fruit Company americana. Da qui, alla fine del 1870 le prime banane furono esportate negli Stati Uniti e dopo vent’anni gli americani ne consumavano 20 milioni di caschi. Ancora oggi il porto di Puerto Barrios e quello più moderno di S.Thomas de Castilla, pochi chilometri a sud-ovest, sono i porti più importanti del centro America. Le navi della Chiquita, Del Monte, Dole caricano i container di frutta tropicale per trasportarli in nord America ed Europa. Ma non solo la frutta viene trasportata dalle navi e dai camion che giorno e notte fanno la spola fra il porto e l’entroterra, negli ultimi anni Puerto Barrios per la sua posizione

MUSEKE - 4

di porto e città di confine, situata a pochi chilometri dall’Honduras a sud e dal Belize a nord, è diventata il maggior centro di smistamento del narcotraffico dal sud america per il nord America e l’Europa. Approfittando della quasi totale mancanza di controllo dello stato Guatemalteco, narcos dalla Colombia e dal Messico e famiglie malavitose locali sfruttano la situazione per fare i loro traffici. Parecchi degli oltre quattromila omicidi annuali del paese avvengono fra bande di narcotrafficanti nel dipartimento di Izabal, la regione di Puerto Barrios. Parliamo di queste cose mentre con il pick up guidato da mons. Gabriel, vescovo di Izabal, percorriamo la Carretera del Atlantico, la strada che da Città del Guatemala porta a Puerto Barrios.

Mons. Gabriel mi attendeva all’aeroporto, non mi aspettavo che ad accogliermi fosse proprio lui “ ero a Panama per la Pastorale della Terra, ma sono rientrato un giorno prima, cosi possiamo fare il viaggio insieme” mi dice. Ormai è notte, il vescovo guida veloce e sorpassa lunghe file di camion porta container, strisce bianche continue, curve, dossi, sembrano non avere significato su questa strada, fossimo in Italia, avrebbero già tolto qualche centinaio di punti dalla patente vescovile, ogni tanto, con la mano, sfiora il crocifisso d’argento che porta al collo, io tocco il metallo della portiera. Ma che ci faccio in piena notte tropicale su questo toboga d’asfalto? Era cominciato tutto un mese prima, quando la sig.na Enrica e Andrea mi

avevano proposto di andare in Guatemala per verificare lo stato dei lavori del centro Garifuna che Museke sta costruendo a Puerto Barrios. Avevo sentito parlare del Centro e della popolazione Garifuna e la cosa mi incuriosiva, senza indugi ho accettato l’incarico.

vescovo di Izabal (Puerto Barrios è la città principale del vicariato) da quattro anni e a lui si deve l’idea del progetto del Centro Culturale Garifuna. Nata come una città della compagnia United Fruit, Puerto Barrios ha strade lunghe e diritte disposte a

discriminate e si calcola che possano essere circa 2500. Per questo è sorto il centro, per tutelare la lingua e le tradizioni dei Garifuna, per aggregare le principali organizzazioni in cui era frammentata questa piccola comunità e dare loro un luogo, una casa comune, in cui riunirsi e

Prima della partenza, mi è stata fornita la documentazione riguardante il centro e la sig.na Enrica ha compilato un programma di viaggio e cose da fare, per le due settimane di permanenza sarei stato ospitato nel vicariato, da mons. Gabriel. Mons. Gabriel Penate Rodriguez è

griglia, non ha una piazza principale o un centro, tutto ruota intorno al caotico porto. Conta una popolazione di 65.000 abitanti di varie etnie, la più numerosa è quella dei Ladinos discendenti degli spagnoli, i Garifuna discendenti dagli schiavi africani sono una delle minoranze

portare avanti le attività culturali e religiose. Il centro culturale è stato edificato nel quartiere del Rastro a maggioranza Garifuna, situato nella parte ovest della città, vicino al porto e agli enormi depositi di container. Realizzato in stile coloniale-spagnoMUSEKE - 5

lo si presenta come una struttura solida e leggera allo stesso tempo, molto bello da vedersi, non ho visto in tutta la città un edificio che possa confrontarsi con questo. E’ composto da una grande sala polivalente che secondo le esigenze può essere usata come sala cinematografica, teatrale o per funzioni religiose, bagni, locali che saranno adibiti a biblioteca, sala computers, laboratori di scultura. cucito ecc., è previsto anche un refettorio con cucina, dove si potranno cucinare e vendere i prodotti tipici culinari Garifuna. Alcune attività sono già state realizzate all’interno del salone multiuso, corsi di musica e danza, lezioni di lingua Garifuna per i bambini, rassegne di cucina tipica. Sono stati organizzati anche due convegni sull’AIDS a cui hanno partecipato rappresentanti di tutte le etnie della regione di Izabal. Incontri fra le varie organizzazioni culturali di Puerto Barrios e la vicina città di Livingstone, un convegno su: paternità responsabile, sessualità e valori morali.Al tempo della mia visita (inizio di novembre) la costruzione era quasi ultimata, oltre alla prima parte inaugurata in marzo di quest’anno

MUSEKE - 6

Progetto Gateka (=dare onore alle persone con disabilità)

erano stati eretti i muri della rimanente struttura. Mancavano solo i pavimenti e i lavori di carpenteria, infissi e il tetto in lamiera. L’architetto che ha progettato la struttura e seguito i lavori ha promesso il termine dei lavori per fine anno. Da gennaio 2009 il centro dovrebbe essere terminato e potranno iniziare tutte le attività programmate. Durante il mio soggiorno a Puerto Barrios ho avuto modo di comprendere la difficile situazione sociale, economica e culturale in cui deve

operare mons. Gabriel che dice di essere ormai in missione permanente. Sicuramente gli sforzi fatti dal monsignor, dalla comunità parrocchiale, dalla vivace gente Garifuna e da Museke per la realizzazione del Centro Garifuna non possono che essere da sprone ed esempio per altri progetti simili, progetti che valorizzano, rafforzano e fanno sentire parte della comunità civile le minoranze emarginate. Bruno Confortini

Nel precedente numero abbiamo accennato all’impegno di ricordarci dei bambini e degli adulti con disabilità che vivono nei paesi in via di sviluppo, anticipando quanto sia determinante l’impegno di tutti, affinché una persona con disabilità possa trovare le condizioni a lei ottimali per condurre una vita serena e di benessere generale. Con benessere intendiamo una condizione che trovi i sostegni necessari alle situazioni di salute, alla possibilità di scegliere anche minime cose della quotidianità per poter vivere dignitosamente la propria esistenza all’interno di una comunità. Quindi l’impegno quotidiano accanto alle persone con disabilità, ci aiuta a comprendere la complessità ordinaria che bisogna affrontare modificando, negoziando continuamente regole, convinzioni, resistenze che spesso ostacolano la piena espressione di una persona disabile. Perché allora una iniziativa concreta, progettuale, per i bimbi e gli adulti disabili, soprattutto con disabilità intellettiva in Burundi e in altri paesi poveri? La risposta ovvia, anche se fondamentale, non riguarda solo l’attenzione evangelica ed etica verso persone in una condizione di bisogno. Il nostro impegno è sostenuto da almeno tre motivi. 1. La disabilità è relativa all’interazione persona-ambiente; dunque è il risultato di un complesso rapporto tra la salute del soggetto e diversi fattori ambientali (affetti, relazioni, religiosità, cultura, servizi… ). Se questo rapporto è disequilibrato, la persona disabile ne sarà oltremodo colpita. 2. Il diritto di ogni persona di poter condurre l’esistenza secondo il proprio stile di vita e di poterlo scegliere liberamente in una condizione di interdipendenza positiva dagli altri.

Al centro dunque è affermato il valore unico e insostituibile della persona creata a immagine e somiglianza di Dio. 3. Il progetto può essere l’occasione per rilevare tutte le discriminazioni che colpiscono le persone disabili in quelle comunità (nell’ambito sociale e familiare), in modo da poter assumere tale domanda e rispondervi il più concretamente possibile. Questo osservatorio potrebbe essere utile per raccogliere anche altre situazioni di discriminazione sociale legate al sesso, alla religione, alle conflittualità etniche. Come e che cosa fare? Il contributo a distanza di un euro al giorno serve a: - rispondere immediatamente al bisogno del bambino o adulto con disabilità in ordine all’aspetto sanitario ed educativo; - produrre materiale educativo per strutture e interventi relativi ai problemi di apprendimento, del comportamento e della psicopatologia; - aiutare il sostegno formativo specifico per l’ambito della disabilità, finalizzato a preparare giovani educatori locali che possano lavorare sul territorio, prevedendo anche periodi di permanenza da noi (anche a casa nostra), visitando centri specializzati e acquisendo tecniche educative e modalità di intervento con le persone disabili;

- poter accogliere nei casi individuati dagli operatori locali (come già ci è pervenuto), temporaneamente bambini che necessitano di consulenze specialistiche e terapie mirate. Questa idea generale forma il progetto GATEKA, parola che in lingua Kirundi significa onore, rispetto, dignità. Intendiamo quindi restituire ad ogni persona con disabilità non soltanto l’assistenza sanitaria e educati-

va necessarie, ma la dignità e il rispetto che sono dovute a ciascun membro di una comunità che voglia dirsi giusta, non discriminante e a tutela di tutte le diversità. Nel vangelo leggiamo che l’attenzione verso l’altro è così importante da essere considerata “inutile”, a tal punto che si sceglie di essere “servi inutili”, proprio perché il nostro servire l’altro non è relativo all’utilità, ma al reciproco rendersi onore come persone. Livia De Carli MUSEKE - 7

Carissimi, si avvicinano le grandi festività e la fine di un anno faticoso, purtroppo anche le prospettive del 2009 non sono molto brillanti. Auguro a tutti tanto bene e tanta serenità: a voi amici, benefattori e collaboratori. Ringrazio tutti con riconoscenza della fiducia accordata alla associazione Museke, che con voi ha realizzato vari progetti. Io in questo momento mi trovo a casa, in Italia: sono reduce da un intervento alle anche, che mi ha costretto a una forzata inattività; ora sto recuperando: mi devo mettere in forma perché l’Africa mi attende. Il mio cuore infatti è già là, dove ci sono sempre mille necessità e tante prospettive di lavoro come ad esempio l’organizzazione di una scuola materna interna all’orfanotrofio di Mutwenzi. Vivendo in questi paesi emergenti non puoi chiudere gli occhi di fronte alle loro grandi necessità, è molto importante capire e portarle avan-

ti con loro, mettendo in primo piano il valore dell’amicizia e la fiducia. Dovremmo diventare rivoluzionari come Madre Teresa di Calcutta. Diceva “fare il bene con il sorriso”; è la rivoluzione della gioia, dell’amore, della sofferenza, la rivoluzione dei poveri come speranza dell’umanità. I poveri sono le riserve di amore e di umanità di cui tutti hanno bisogno, i poveri danno sempre più di quello che ricevono. Bisogna trovare un equilibrio tra ricchezza e povertà Ma nella preghiera dobbiamo cercare il supporto, lo stimolo, la forza per portare avanti e concretizzare le iniziative di bene e di giustizia. Non potendo fare altro assicuro a voi e alle vostre famiglie un ricordo costante nella preghiera. Con affetto e riconoscenza

Cesarina

1948 - 10 dicembre - 2008 60º anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti Umani * il preambolo enuncia le cause storiche e sociali che hanno portato alla necessità della stesura della Dichiarazione; * gli articoli 1-2 stabiliscono i concetti basilari di libertà ed eguaglianza (già sanciti dalla Rivoluzione francese); * gli articoli 3-11 stabiliscono i diritti individuali; * gli articoli 12-17 stabiliscono i diritti dell’individuo verso la comunità (anche qui rifacendosi a un dibattito filosofico che va da Platone ad Hannah Arendt);

PROGETTO AMATA

* gli articoli 18-21 sanciscono le cosiddette “libertà costituzionali”, quali libertà di pensiero, opinione, fede e coscienza, parola, associazione pacifica; * gli articoli 22-27 sanciscono i diritti economici, sociali e culturali; * i conclusivi articoli 28-30 stabiliscono le modalità generali di utilizzo di questi diritti e gli ambiti in cui tali diritti non possono essere utilizzati.

PROGETTO GATEKA

Con un piccolo contributo procuri il latte ai bimbi orfani di Mutwenzi!

Il nostro sostegno a distanza di 365 euro all’anno per i bambini e ragazzi con disabilità

PROGETTO NEDERANSEKE

PROGETTO EDUCATIVO e AVVIO SCUOLA MATERNA

Suor Cecilia ci ha inviato un nuovo elenco di bimbi piccoli che hanno bisogno del tuo aiuto per crescere. Sostienili con l’adozione! Euro 250,00 annuali Direttore Responsabile: Gabriele Filippini Direttore Editoriale: Roberto Lombardi Grafica: nadir s.n.c. - Ciliverghe di Mazzano (Bs) Stampa: Euroteam - Nuvolera (Bs) Autorizzazione del Tribunale di Brescia N. 30 del 16/09/2006 Editore: Associazione Museke Onlus Via Brescia, 10 - Castenedolo (Bs)

MUSEKE - 8

all'ORFANATROFIO MUTWENZI

Necessitano volontari: infermieri, ragionieri, assistenti sociali... Aspettiamo maestre d’asilo disponibili per dare la loro competenza al servizio dei nostri fratelli africani

MUSEKE

ONLUS

sito internet: www.museke.it indirizzo di posta elettronica: [email protected] c/c postale 15681257 • Banco di Brescia c/c n. 27499 Cod. IBAN IT61B0350011200000000027499 intestati a MUSEKE ONLUS - Via Brescia, 10 25014 CASTENEDOLO (BS) - ITALIA

Related Documents