MARIA MADDALENA SENZA VELI È tornata alla luce un'opera finora sconosciuta di Leonardo da Vinci. È un ritratto di eccezionale bellezza di una inconsueta ed incantevole Maria Maddalena, che quasi un secolo fa, prima della sua 'scomparsa', era stata attribuita al Giampietrino, un seguace del geniale artista-scienziato del Rinascimento. A sostenere che il dipinto vada attribuito a Leonardo è uno dei massimi esperti dell'opera del maestro di Vinci, il professor Carlo Pedretti, 77 anni, direttore dell'Armand Hammer Center for Leonardo Studies dell'Università della California a Los Angeles. Il dipinto fa parte di una collezione privata ed è custodito in Svizzera. L'opera è di piccole dimensioni (58 centimetri per 45) e fu dipinta intorno al 1515, quattro anni prima della morte di Leonardo. La Maria Maddalena fu menzionata per la prima volta negli anni Venti dallo studioso Wilhelm Suida, attribuendola al Giampietrino. Nel 1949 fu esposta per poco tempo in una mostra a Los Angeles e dopo più di mezzo secolo è stata rintracciata da un mercante antiquario di New York, amico di Pedretti. Per alcuni mesi il grande specialista leonardiano ha condotto delle ricerche sul quadro (radiografia e riflettografia) e alla fine è arrivato all'attribuzione al genio di Da Vinci. La Maddalena di nuova attribuzione sarà presentata in anteprima mondiale ad Ancona, negli spazi espositivi della Mole Vanvitelliana, dove, il 15 ottobre si è aperta la mostra “Leonardo Genio e Visione in terra Marchigiana”, curata da Carlo Pedretti. A quest'opera inedita si affiancano altre due tavole mai esposte in Italia: la “Santa Caterina d'Alessandria” del Giampietrino dall'iconografia insolita, se non addirittura unica, poiché la santa appare nell'atteggiamento dolce e seducente di una cortigiana a seno nudo; la “Madonna dei Fusi” di Cesare da Sesto, in cui il viso enfaticamente allungato della Vergine risulta come nel noto disegno preparatorio di Leonardo a Windsor, insieme a famose opere del Maestro come la “Vergine delle Rocce”, la “Monna Vanna” (o Giocanda NudaJoconde Nue Mackenzie) e la “Madonna del Latte” del Giampietrino. MR. DA VINCI CODE Dietro il grande successo del noto best-seller di Dan Brown - “Il Codice Da Vinci” - si celerebbe una persona reale. L' “art-detective” Maurizio Seracini lavora nel palazzo della Galleria degli Uffizi di Firenze. Le sue considerazioni sono supportate da sofisticate macchine da laboratorio. Brown lo definisce un “diagnostico artistico”, poiché il suo lavoro consiste nel sondare dipinti con tecnologie avanzate per offrire preziose consulenze sui restauri a musei, venditori e collezionisti. Per quei pochi che ancora non lo conoscessero, il “Codice Da Vinci” è sviluppato intorno alla teoria che i dipinti di Leonardo Da Vinci siano pieni di simboliche allusioni e nascondano dei messaggi in codice. In particolare, si riferirebbero ad uno scandaloso contenuto (il vero significato del Santo Graal, ndr) che sarebbe stato custodito nel corso del tempo dai membri del “Priorato di Sion”, un ordine segreto (di cui avrebbe fatto parte lo stesso Da Vinci) formato dai successori dell'ordine medievale dei Cavalieri Templari. Segreto che Dan Brown ha pensato opportuno di svelare allegramente a tutto il mondo con il suo thriller multi-miliardario (di cui tra breve uscirà la versione cinematografica): Gesù Cristo avrebbe amato e sposato la sua fedele compagna e apostola Maria Maddalena e generato dei figli i cui discendenti sarebbero giunti fino ai nostri giorni (tesi che taluni fanno risalire alle
rivelazioni del Vangelo Gnostico di Filippo, e a cui aveva attinto in precedenza anche Martin Scorsese per “L'Ultima Tentazione di Cristo”). Lo stile del romanzo è quello tipico del genere: veloce, capitoli brevi, colpi di scena quasi ad ogni pagina, dal punto di vista letterario niente di ché. L'interesse risiede piuttosto nella trama, che svela vicende storiche sotto una luce diversa e sconvolgente, soprattutto per chi non conosce la vicenda del Graal e del Priorato. Ma ciò che ne ha decretato il grande successo è stata soprattutto l'analisi crittografico-artistica delle opere di Leonardo, che fu Gran Maestro del Priorato di Sion dal 1509 al 1516. Attraverso il protagonista del romanzo, uno studioso di simbologia americano (Robert Langdon), Brown afferma che la “Monna Lisa” di Da Vinci è «una sorta di linguaggio cifrato per chi era in grado di intenderlo». Oltre al fatto che il volto sarebbe quello di un androgino (un essere mitico dai tratti sia maschili che femminili, ndr), Langdon-Brown sostiene che un altro indizio importante per la corretta interpretazione del dipinto, Leonardo l’avrebbe fornito nel titolo stesso del quadro, che sarebbe l’unione del nome del dio egizio della mascolinità - Ammon - e della dea egizia della femminilità - L’Isa - ovvero: “Monna Lisa”, l’equivalente di “Ammon L’Isa”. Ma “Monna” sta anche per “Madonna”, ovvero “Signora” per i fiorentini. E “Nostra Signora di Sion” era il nome in origine del'ordine fondato da Goffredo di Buglione (“Ordine dei Cavalieri di Nostra Signora di Sion”) da cui poi derivò quello dei Templari. A supporto della sua interpretazione esoterica dei dipinti di Da Vinci, Brown fa illustrare al suo protagonista anche un altro famoso quandro, “L'Ultima Cena”, che ritrae Cristo al centro della tavola e attorno i dodici apostoli, sei alla sua destra e altrettanti alla sua sinistra. Ma, fa notare Langdon, la figura alla destra di Gesù ha in effetti tratti tipicamente femminili: mani delicate, lunghi capelli rossi, seno vagamente accennato. Si tratterebbe in realtà di Maria Maddalena. Il Vangelo di Filippo è piuttosto esplicito a riguardo: (…) E la compagna del salvatore è Maria Maddalena. Ma Cristo l'amava più di tutti i discepoli e soleva baciarla spesso sulla bocca. Gli altri discepoli ne erano offesi ed esprimevano disapprovazione. Gli dicevano: “Perché la ami più di tutti noi?” Il Salvatore rispondeva loro: perché non vi amo come lei?... Grande è il mistero del matrimonio, giacché senza di esso il mondo non sarebbe esistito. Ora l'esistenza del mondo dipende dall'uomo e l'esistenza dell'uomo dal matrimonio (…). Nella realtà, ciò che ha attratto Brown del lavoro di Mr. Seracini è stato in particolare la sua epica investigazione del dipinto “L'Adorazione dei Magi”, che secondo l'art-detective nostrano è stato abbozzato da Da Vinci ma dipinto da qualcun altro. Come riportato da Brown nel suo romanzo, analisi agli infra-rossi hanno rivelato molte differenze tra il dipinto e gli strati sottostanti che sembrano sovvertire le vere intenzioni di Da Vinci. “Qualunque fosse la vera natura del sotto-dipinto”, ha dichiarato Seracini, “deve ancora essere svelata”.
Mr Seracini, che ha concluso proprio di recente la sua investigazione durata ben 4 anni, ha fornito in anteprima esclusiva a The Guardian un'anticipazione sui risultati raggiunti. Mr Seracini ha esaminato il dipinto minutamente usando una tecnica degna di CSI (Crime Scene Investigation, la fortunata serie televisiva, ndr) che attraverso la lue ad infrarossi rivela ciò che è nascosto sotto la superficie. Secondo
Seracini e il suo team, il dipinto nasconderebbe dunque una collezione di disegni di Da Vinci rimasti occulti da più di 5 secoli che rivelerebbero dei dettagli invisibili ad occhio nudo. Tra i messaggi segreti del Codice Da Vinci, l' “Adorazione dei Magi” è sempre stato uno dei maggiori oggetto di culto tra i semiologi di tutto il mondo. Il dipinto visibile è già una allegoria alquanto insolita rispetto ai canoni biblici della visita dei tre magi persiani alla Vergine Maria e al messia appena nato. Vi è una figura rimuginante in primo piano circondata da una marea di facce. Dietro Maria si scorge un edificio dalla forma misteriosa e dalla struttura incompleta, che sembra un palazzo in rovina. Dalla parte opposta vi sono cavalieri impegnati in una lotta cruenta. Non c'è alcuna stella cometa, alcuna mangiatoia, alcun bue, alcun asinello. L'investigazione di Seracini è stata finanziata dal Kalpa Group, una organizzazione no-profit svizzera, che ha permesso a “Mr. Da Vinci Code” di lavorare a tempo pieno insieme a tre assistenti tecnici, per quasi un anno nella fase finale, allo studio dettagliato di 2.400 immagini agli infra-rossi. Seracini sostiene di aver scoperto “un intero nuovo mondo” sotto la superficie che nessuno potrà dubitare essere opera di Da Vinci. Anche perché esiste una ampia evidenza documentaria che il dipinto gli fu commissionato e che completò almeno una buona parte del lavoro. Fra le novità emerse dall'indagine di Seracini, sulla destra, un bue e un asino finemente rappresentati insieme a parte del tetto dell'edificio. Il re misantropico e sconfortante sopra la spalla destra di Maria si è rivelata una figura di maestà e contegno. Inoltre, sono emerse nella parte bassa dell'angolo sinistro altri visi magnificamente abbozzati. La scoperta più importante per critici e storici è forse quella che i due cavalieri nell'angolo destro superiore sono solo una piccola parte di quella che in origine era una scena di battaglia cruenta in cui sono palpabili la violenza e l'orrore. Il che solleva una questione: perché Da Vinci ha voluto includere una scena sanguinaria in un dipinto dedicato alla natività? Riguardo l'edificio sullo sfondo, completamente restaurato dai tecnici di Seracini, l'interpretazione tradizionale vuole che la costruzione sia una rovina che simboleggia la decadenza dell'antico ordine precristiano (pagano). “È un capitello lotiforme”, ha detto Seracini, “sono rimasto molto sorpreso quando l'ho visto”. Il capitello, ovvero la parte superiore di una colonna, fornisce indicazioni importanti sullo stile e sull'epoca a cui far risalire l'edificio. I capitelli lotiformi sono caratteristici dell'antico Egitto, dove la pianta di loto era simbolo di speranza, salvezza e rinascita. Dal restauro effettuato da Saracini, è emerso anche un albero, che si erge dalle rovine, e alcuni lavoratori e artigiani. Seracini ritiene che non vi siano più dubbi sul fatto che si tratti di un tempio pagano, e che in origine Leonardo voleva mostrarne la ricostruzione. La natività rappresentata da Da Vinci assume così un significato del tutto antitetico a quello canonico: la nascita del Messia è accompagnata da una lotta sanguinaria attorno alla ricostruzione di un tempio pagano (quel tempio di Gerusalemme che ospitò il segreto del Santo Graal a cui i Cavalieri Templari dovevano far da guardiani?). Seracini, che dice di non aver ancora letto il romanzo di Brown, preferisce evitare speculazioni di questo genere. Ma è convinto di avere scoperto la “vera” adorazione, al di sotto di uno strato applicato mezzo secolo o più dopo Da Vinci. Da chi e perché ? Un altro mistero. (Pubblicato su Ecplanet 27-10-2005)
Art detective exposes hidden images to fuel Da Vinci Code conspiracies The Guardian 20 settembre 2005 Judge's own Da Vinci code cracked BBC News 28 aprile 2006
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