Maritain, Jacques La pensée de saint Paul, 1941 (2008) Dopo una biografia brevissima, di una sola pagina, su Paolo, morto a Roma il 29 giugno del 67, sotto Nerone (imperatore dal 54 al 68), segue subito la "Introduzione – San Paolo" in cui Maritain, che scrive nel 1941, durante la guerra, da New York dove è esiliato, sintetizza tre "intuizioni" di Paolo che partono dalla parola di Gesù circa la salvezza che proviene dai giudei (cfr. Gv 4,22) e quindi anche attraverso la legge e il suo superamento in Gesù: a) l'universalità del regno di Dio e della nuova alleanza che non è in una scrittura ma in una persona; b) tutti gli uomini saranno giudicati sulle opere di carità e non sui dogmi; c) la libertà dei figli di Dio. Alla fine di questa introduzione sono enumerate 14 lettere attribuite a Paolo,compresa quindi Ebrei che è collocata prima delle tre lettere pastorali (prima 1Timoteo, Tito e 2Timoteo). Nel capitolo primo Maritain narra la "vita di san Paolo", "ebreo figlio di ebrei", osservante della legge; riferendosi agli Atti, accenna al "martirio di Stefano" allorché Saul è un difensore zelante della legge; segue "la conversione di Paolo" sulla via di Damasco e subito "la missione di Paolo" e in questo sottotitolo M. riporta il discorso di Paolo (ai filosofi) all'areopago (Atti 17,22-31); M. riporta lunghi brani da Atti anche riguardo ai primi viaggi missionari e ancora sotto il titolo, "Paolo consegnato ai gentili", fino al suo viaggio a Roma, da dove Paolo ha scritto le lettere pastorali (a Timoteo, a Tito e nuovamente a Timoteo) prima di subire il martirio nel 67, alle Tre Fontane. Nel secondo capitolo, "L'apostolato" è trattata "la missione di Paolo" vista da Paolo. M. cita al riguardo molti testi paolini, iniziando con 2Cor 2,14-17 e poi, in quest'ordine:2Cor 3,2-11; Gal 2,7-9; 1Cor 9,1.16; 2Cor 7,5; 4,5-13, 1Cor 9,19-27; 4,3-4; Gal 1,10; Fil 1,20-24, intercalando brevi commenti. M. fa parlare soprattutto Paolo anche nel secondo sottotitolo, "L'apologia di Paolo": qui M. cita Gal 4,8-11; 4,13-16.19; 1Ts 2,7-8; 1Cor 4,14-16; Fil 3,2-14; 2Cor 11,1-2.6.9.11-33; 12,1-10, spesso senza neppure un commento; associa solo dei testi. Anche trattando de "il vecchio Paolo", le citazioni, qui soprattutto dalle lettere pastorali, abbondano anche senza commento (1Tm 1,5-16; 2Tm 1,7-14, 4,1-8; 2Tm 1,15). Molte altre citazioni, lunghe anche pagine intere, sono raggrupate nel sottotitolo "la vita apostolica" e, di seguito, anche, e più ancora, "la sapienza del mondo e la sapienza di Dio". Le citazioni sono lunghe, di origine diversa e raggruppate anche nel capitolo terzo il cui titolo principale è: "La legge e la grazia", e sottotitoli vari sono: "Tutti saranno giudicati"; "Tutti sono peccatori"; Infelix homo; "La giustificazione per la fede"; "Il giusto vive della fede e della carità"; "La legge è santa e porta alla morte"; "Il Cristo ci ha liberati dal regime della legge"; "Il piano di Dio" che è quello di salvare tutti gli uomini di tutti i tempi in Gesù Cristo e non più per l'osservanza della legge mosaica (cfr. Gal 3,22, citazione con cui si chiude il capitolo). Stesso stile, sempre tante citazioni, popolano il capitolo quarto il cui titolo principale è: "Il mistero d'Israele" e sottotitoli sono: "La tragedia d'Israele"; "Paolo rende testimonianza al suo popolo"; "Dio non ha rigettato il suo popolo, ma il falso passo d'Israele è la salvezza delle nazioni"; "I gentili sono innestati sull'olivo
d'Israele"; "Le promesse di Dio sono senza pentimento – Il popolo d'Israele si convertirà". In questo capitolo i testi citati sono da Rom 9-11. Del capitolo quinto il tema principale è: "La più grande è la carità" e sottotitoli sono: "L'amore è la pienezza della legge" (Rom 13,8-10); "La carità è il dono di Dio per eccellenza" (1Cor 13,1-13); "Il diletto fraterno" (Rom 12,9-21; Gal 6,1-5; 2Cor 9,6-9); "La fede" (Eb 11,1-40); "La speranza" (citazioni da Romani ad Ebrei). Del capitolo sei il tema è "Il Cristo redentore"; sottotitoli sono: "La divinità di Cristo" (da Colossesi e altre lettere); "L'opera di Cristo"; "Il Mediatore della Nuova Alleanza" (Ebrei); "Usciamo dall'accampamento per andare a lui" (Ebrei). Il capitolo settimo descrive "L'economia della salvezza", con sottotitoli che riguardano: "L'eucaristia" (1Cor 10-11); "Il Corpo mistico" (Rom, 1Cor, Ef, Eb); "La redenzione continuata"; "Il matrimonio" (1Cor 7); "L'ordine temporale" (Rom 13; 1Cor 7-11; Col, 2Ts); "La risurrezione" (1Cor 15); "Gli ultimi tempi" (2Tm e 2Ts). L'ottavo e ultimo capitolo ha per titolo, "L'uomo nuovo" e per sottotitoli: "Il dono di Dio", Nova creatura (2Cor 5,17; 1Cor 5,7-8; 2Cor 5,21; Rom 6,5-6; Ef 4,21-24); "La libertà dei perfetti" (qui M. accompagna citazioni paoline con una lunga dalla Somma contro i gentili, di Tommaso (IV,22). "La vita dell'uomo nuovo" chiude una serie di citazioni da varie lettere con Ef 3,14-21.
Per una valutazione Atti, le 14 lettere e tradizioni successive su Paolo si mescolano tematicamente (senza un approccio storicocritico – qui quasi del tutto ignorato) acquistando lo stesso valore canonico. Maritain è interessato al pensiero di "Paolo" come è presentato ai suoi tempi (1941) dalla Chiesa cattolica romana, ma riletto e meditato durante un esilio e durante una guerra mondiale. A M. basta la lettura filosofica e cattolica, ma insieme personale e meditata, del corpus paulinum da cui cita ampissimamente e collega fra loro molti testi che hanno diversi contesti di origine. Più che commentare criticamente, con brevità ed efficacia, M. sintetizza personalità e insegnamenti di "Paolo" in un modo ricco e personalizzato. Se da una parte le tantissime citazioni (quasi i 2/3 del libro!) indicano rispetto e desiderio di far parlare direttamente Paolo, di cui il filosofo francese coglie, con poche parole, la robustezza e l'attualità spirituale, filosofica e teologica (quasi alla maniera di Tommaso d'Aquino), d'altra parte tradisce povertà di mezzi a disposizione per scavare esegeticamente nel testo in un modo più originale. M. fa apparire Paolo come un'immensa miniera di pensiero e d'azione, come uomo moderno, di dialogo universale, sia con gli ebrei che con le nazioni. Per M. Paolo è in realtà, nonostante le apparenze, il portabandiera più convincente contro ogni forma di antisemitismo, imperante e distruttivo soprattutto al tempo della stesura di questi appunti.
CHILDS, S. Brevard, The Church's Guide for Reading Paul – The Canonical Shaping of the Pauline Corpus, 2008. È l'opera ultima di un grande esegeta americano, non cattolico ma molto vicino alla Chiesa, nato nel 1923 e morto nel 2007. Professore alla Yale Divinity School, ha pubblicato moltissimi testi di teologia biblica e di ermeneutica. Childs è un'autorità anche nello studio di san Paolo. In questa opera postuma egli propone, accettando ma moderando il metodo storico-critico che nei criteri d'analisi e conseguenze esegetiche prescinde dalla teologia, dalla fede e dall'autorità e coinvolgimento della chiesa nella formazione delle scritture e quindi del canone, un approccio "canonico" al corpus paulinum (che inizia, volutamente da parte della chiesa, con Romani) nel suo insieme (14 lettere) sincronico e nel suo sviluppo diacronico o storico. I temi principali trattati discutendo e valutando, accettando e superando intuizioni e proposte interpretative dei migliori autori moderni, protestanti, anglicani e cattolici, sono: 1. La ricerca più recente della teologia di Paolo a partire da approcci ermeneutici "recenti" al "corpus apulinum", confrontando il metodo storico critico (con i suoi elementi di continuità e discontinuità rispetto alla grande tradizione biblica della chiesa) con i criteri di "canonicità" che sono tre: apostolicità, cattolicità e ortodossia che hanno portato alla formazione del canone biblico, anche di quello del corpus di Paolo. 2. Esistono proposte alternative, per quanto riguarda l'interpretazione dei testi, al metodo storico critico. Per esempio, esiste la Wikugngeschichte (studio degli effetti, o storia degli influssi, nel tempo,dell'interpretazione biblica sulle successive letture del testo) di Ulrich Luz; la lettura intertestuale di Richard B. Hays; l'etica della lettura di Francis Young; la dialettica tra esegesi ed ermeneutica di Luke T. Johnson; l'attenzione al contesto sociale della tealogia paolina, proposta da Wayne A. Meeks. Childs trova queste proposte insufficienti, anche se in parte condivisibili, rispetto all'approccio canonico a Paolo. 3. Riferendosi alla formazione del corpus paulinum, Childs fa notare l'importanza di Romani che è al primo posto e le lettere pastorali all'ultimo nella lista delle 13 lettere che hanno "Paolo" come parola d'apertura e mittente. Quest'ordine ha importanza per la chiesa che considera Romani come il portale d'ingresso alla teologia di Paolo che si sminuzza, nel tempo, nella pastorale delle lettere dalla prigionia. 4. Nel lunghissimo capitolo 4 che va da pagina 79 a 216, Childs prove che giustificano il suo metodo di lettura, insieme alla chiesa e seguendo la formazione storica del canone, dei singoli testi del corpus e del loro ordine attuale. Legge e rilegge testi fondamentali, insieme e criticando altri autori, come, 1. L'apostolato di Paolo e il vangelo; 2. La fede di Abramo in Galati 3 e in Romani 4 (in quest'ordine); 3. La vita nello Spirito (in Romani 8,1-27; Galati 5,13-26; 2Cor 3,1-4-6, citando e anche criticando Hays e Käsemann); 4. I carismi e il culto comunitario (1Cor 12-14; Rom 12,1-21, di cui studia la formazione canonica; Ef 4,7-16); 5. L'ordine della chiesa e i suoi uffici, 6. I deboli e i forti (1Cor 8,1-11,1; Rom 14,1- 15,13; comparazione tra Corinzi e Romani); 7. Israele e la chiesa. Rom 9-11: forma, funzione e scopo di Rom 9-11; il vangelo di Paolo è fondato sulle scritture di Israele; l'ermenenutica (canonica) di Paolo nel leggere la scrittura; la funzione canonica di Rom 9-11; 8. La forma apocalittica della teologia di Paolo: l'Antico Testamento è per Childs lo
sfondo dell'apocalittica entro cui cresce il cristianesimo e lo stesso corpus paulinum; l'apocalittica ha implicazioni teologiche e canoniche. 5. La struttura canonica del corpus paulinum comprende Atti (il dibattito Luca-Atti; la canonizazione di Atti, scopo, obiettivi e funzione di Atti; gli effetti ermeneutici della canonizazione di Atti; la singolarità delle lettere di Paolo e la loro forma collettiva) e la lettera agli Ebrei (temi teologici principali in continuità; temi di radicale discontinuità; esortazione e parenesi; l'umanità di Gesù; le ragioni per includere Eb nel corpus paulinum; gli effetti di Ebrei all'interno del corpus paulinum). 6. Implicazioni teologiche del corpus paulinum per l'interpretazione della Bibbia. Qui, nell'ultimo capitolo, Childs elenca le sue tesi: a. Una lettura canonica comporta l'integrità teologica; 2. Il contesto canonico è una importante guida all'interpretazione; 3. Il lettore interprete, con una dialettica ermeneutica, non può ignorare la forma canonica del corpus paulinum così come lo tramanda la chiesa, unica sicura guida nell'interpretazione dei suoi testi; 4. È necessario, dialetticamente, leggere sia il Paolo storico che quello canonico; 5. È importante individuare soprattutto il contenuto cristologico della testimonianza paolina; 6. Cogliere nel corpus la fedeltà di Dio alle sue più antiche promesse; 7. La testimonianza di Paolo è escatologico(definitiva)-apocalittica. Per una valutazione editoriale L'enorme merito di quest'opera è la proposta di una lettura canonica, accettando la guida della chiesa delle origini e quindi la storia della formazione del canone del corpus paulinum, moderando la criticità razionalista e storicista del metodo storico-critico che, adottato anche da cattolici e protestanti credenti, prescinde spesso dalla teologia per valutare e svalutare i testi sacri e canonici per la chiesa, a partire da criteri di somiglianza o differenza con la letteratura classica, pagana, e la storicità concepita come esatta successione cronologica degli eventi, senza doverli interpretare. Childs valuta enormemente la guida della chiesa, antica soprattutto, nella lettura della Bibbia in generale e soprattutto di Paolo, che è il primo grandissimo teologo del Nuovo Testamento. Qualche limite, di quest'opera che è postuma Childs lo mostra nella ripetizione delle stesse affermazioni, sempre con intelligenza e anche con qualche variante, nel valutare e criticare posizioni altrui, soprattutto di seguaci "acritici", razionalisti, del metodo storico critico. L'opera è complessa e potrebbe essere sintetizzata, in modo ricco e succoso, anche in poche pagine. Le analisi dei singoli testi biblici, se sono arricchenti, sono anche dispersive. Il valore di quest'opera, a mio parere, è soprattutto metodologico. Angelo Colacrai, Roma, 10 Marzo 2009