Isole Comore

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  • Words: 890
  • Pages: 3
Comore : isole della luna Testo di Alfredo Davoli

Il nome Comore, dall’arabo Kamar che significa luna, glielo diedero le popolazioni Safala del Mozambico all’inizio dell’Era Cristiana. Probabilmente si riferivano al colore delle scogliere; l’arcipelago, infatti, ha origine vulcanica, frutto del magma uscito da una frattura della crosta terrestre tra l’Africa Orientale e il Madagascar. La prima isola a formarsi fu Mayotte, seguita , milioni di anni dopo, dalle altre : Anjouan, Moheli e Grande Comore. La popolazione, come spesso accade nelle isole della costa est africana, ha sangue misto : oltre agli arabi arrivarono persiani, cofri, malgasci, zanzibarini e i makaos di origine Bantu, probabili discendenti degli schiavi importati dal Mozambico nel medioevo. Segni evidenti della cultura islamica portata dagli arabo - persiani fin dall’ottavo secolo, centanni dopo la predicazione di Maometto, sono le quasi 700 moschee esistenti sull’arcipelago. I mercanti che battevano l’oceano indiano in cerca di spezie , avorio e schiavi, sentivano parlare di leggende legate a queste isole riguardanti donne affascinanti e fatali; si diceva, ad esempio, che il vulcano Kartala sull’isola Grande Comore, avesse inghiottito il trono della Regina di Saba, giunta fin quì durante una scappatella con Re Salomone. Inoltre si racconta che due donne , Fatima e Machamba, rispettivamente madre e figlia, cedettero un secolo fa, per amore, le isole alla Francia. Benché nella cultura islamica le relazioni sociali siano riservate all’uomo, alle Comore la donna ha un ruolo altrettanto rilevante. Non porta il chador e anziché vestirsi di scuro come è d’uso in Iran, indossa vistosi gioielli e fascia il corpo, in settanta modi diversi,con i coloratissimi Kanga, una sorta di pareo di cotone stampato con motivi floreali. Spetta a lei la gestione della casa e della famiglia, ma a dispetto di altri paesi africani, passa meno tempo con i figli, i quali, secondo una tradizione ancora viva a Mayotte, compiuti i quattro anni d’età, vanno a vivere in un villaggio in miniatura cotruito ai bordi di quello degli adulti dove vengono iniziati alla vita dai fratelli maggiori. Le comoriane hanno molta cura del corpo; le si può vedere girare al mercato con il volto coperto da una maschera biancastra fatta di polvere di legno di sandalo e corallo che serve a rendere la pelle morbida e idratata. L’arcipelago, per centanni colonia francese, dal 1975 si è autoprocalmato Repubblica Federale Islamica delle Comore, di cui fanno parte Anjouan, Moheli e Grande Comore, mentre Mayotte con un contestato referendum, ha deciso di rimanere protettorato francese.

La dolce vita di Monsieur Denard

Il “Colonnello Said Mustafà”, è soltanto uno dei tanti nomi con cui si fa chiamare Bob Denard, professione mercenario, francese di nascita e “Africano” d’adozione, sulla soglia ormai dei sessantanni. Denard, ha trascorso la sua vita tra l’Africa, Parigi e le Comore. Per trentanni è stato al soldo dei tanti dittatori neri tra i quali Didi Amin Dadà ex Presidente dell’Uganda a cui fece da consigliere militare. Nel 1975, quando la Francia concede l’indipendenza alle Comore, l’arcipelago è scosso da disordini politici. Un gruppo politico emergente denominato “Giovani Liceali”, prende il potere con l’aiuto di un gruppo di mercenari comandati da Denard. Dei “liceali”, Denard si è conquistato la fiducia al punto di avere un ruolo molto importante nel governo stesso. Ma Denard non è uomo da stare con le mani in mano, la vita sedentaria non fa per lui e lascia le Comore per tornare in Africa. Lo ritroviamo infatti nel 1977 nel Benin coautore (si , la sua vita sembra un film!) di un fallito colpo di stato con relativa fuga e pochi mesi più tardi a capo di un ridicolo tentativo di invasione dello Zaire insieme ad un gruppo di uomini in bicicletta. Nel 1978 eccolo ricomparire nuovamente alle Comore, questa volta al comando di un manipolo di mercenari bianchi, per rovesciare quei “liceali” che lui stesso aveva aiutato a salire al potere. Con un colpo di stato quasi incruento (gli unici a farne le spese sono il Presidente Alì Soilih e la sua guardia del corpo) viene insediato Ahmed Abdallà , mentre Denard, astuto e opportunista, si fa nominare Ministro della Difesa e cambia identità facendosi chiamare, “Colonnello Said Mustafà”. In tutti questi anni ,Denard ha messo da parte una fortuna. Alle Comore investe in case ,alberghi e ristoranti ed è talmente intenzionato a occuparsi personalmente dei suoi affari, che si sposa con una comoriana, la sua sesta moglie. Il “vecchio cane da guerra” come ama definirsi, sembra rilassato è intenzionato a finire i suoi giorni in questo angolo di paradiso facendosi accudire dalla giovane moglie e curando il suo orto. Ma per l’unione Africana, Denard è un personaggio scomodo e minaccia di escludere le Comore dall’Unione se non si libera di quel mercenario bianco. Poco propenso a lasciare moglie e affari, il nostro eroe finge di

partire e rientra nell’arcipelago qualche mese più tardi con un’altra identità rimanendoci fino al 1989, anno in cui in circostanze misteriose anche il Presidente Abdallà viene assassinato durante l’ennesimo colpo di stato al quale Denard non sembra estraneo. E’ troppo anche per la Francia che manda senza tanti complimenti quattro navi da guerra e 350 marines per rendere esecutivo lo sfratto del “Colonnello” e dei suoi mercenari. In cambio di soldi e dell’impunità, Denard si imbarca su un aereo per il Sud Africa, con in tasca un passaporto nuovo di zecca.

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