Il Nostro Territorio N02 Aprile 2009

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IL NOSTRO TERRITORIO Notiziario dei Giovani Democratici del Camposampierese

N02 - aprile 2009

IL TESTAMENTO BIOLOGICO Proviamo a parlare di testamento biologico, per una volta seriamente, solo dal punto di vista del “diritto”, lasciando quindi da parte ogni considerazione religiosa o politica che in uno stato democratico sono importanti, ma sono personali e non fondanti dello Stato stesso, per definizione neutrale, come il suo diritto “generale ed astratto”. Il testamento biologico, o dichiarazioni anticipate di trattamento, consistono nel fatto che ogni persona può decidere se e come essere curata ed indicare, quando ancora cosciente, tale scelta per il proprio medico. Già da diversi decenni la giurisprudenza della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale riconoscono questo diritto, basandosi sugli articoli 13 e 32 della Costituzione: i casi più celebri furono quelli dei testimoni di Geova che per motivi religiosi rifiutarono le trasfusioni dei malati o chi l’amputazione per arti in cancrena. Scelte pagate con la vita. Ognuno di noi è libero di giudicare come crede, secondo i propri valori e principi tali scelte. Ma una cosa è certa: in un ordinamento liberale nessuno può imporre valori personali ad altri, né tantomeno scelte che incidono direttamente sulla vita. Ovviamente esistono eccezioni a questo principio, dettate però da necessità superiori o che riguardano l’intera comunità: la sicurezza e la salute di tutti. È lampante che la vita individuale non rientra in questi casi. Ma cosa dice esattamente la Costituzione? Per capirlo è bene iniziare dagli albori del diritto moderno, con quella Magna Charta del 1215 in cui il sovrano inglese garantisce l’Habeas Corpus (si abbia il corpo), ovvero l’intangibilità della persona senza previo equo giudizio. Qui nasce la libertà della persona e lo stato moderno: nel momento in cui lo stato stesso riconosce la persona come intangibile. Lo stesso principio è ribadito dalla nostra Costituzione agli articoli 13 e 32: il primo sancisce che ogni limite

alla libertà debba essere deciso per legge o decisione giudiziaria. L’art. 32, secondo comma in materia specifica di salute è tanto preciso da non aver bisogno di spiegazioni “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.” I motivi di una simile decisione legislativa sono quelli già citati: salute ed incolumità della collettività. Nel caso di un singolo che indica se e come farsi curare non v’è questione; tanto più che lo stesso articolo ribadisce il limite del “rispetto della persona umana”: che rispetto v’è nel negare la libera scelta e la volontà liberamente e coscienziosamente espressa? La legge attualmente in discussione va proprio a negare questi principi secolari. E lo fa in molti modi subdoli, in nome di principi etici superiori e quindi imposti anche a chi non li condivide. Questa legge richiede notaio e testimoni: neppure per far testamento servono tante formalità! E dubito che un cittadino qualsiasi si accollerà tanti costi e lungaggini burocratiche per un semplice “indirizzo” che il medico può disattendere in ogni momento. Questa legge nega la libertà di decidere sull’alimentazione ed idratazione forzata: ma se io smetto di mangiare manderanno la polizia per obbligarmi? Anche questa è libertà, la più fondamentale di tutte. Un punto fondamentale che spesso non viene adeguatamente evidenziato: la libertà di scegliere sul proprio fine vita non obbliga nessuno, né autorizza alcuna imposizione: ognuno deciderà secondo i propri principi. La legge che il centrodestra vuole invece approvare obbligherà noi tutti a scelte imposte da dogmi, anche se non condivisi. Alberto Dal Poz

IL MUSON DEI SASSI: COSA CI INSEGNA? Noi giovani democratici del camposampierese ci siamo attivati per cercare di capire cos’è successo, il perché e cosa si può fare ora per il Muson dei Sassi. Il 10 marzo abbiamo incontrato amministratori e tecnici su questo tema. È emerso che a rompere l’argine non sono state le nutrie o l’erosione dell’acqua, ma la burocrazia che attanaglia il nostro vivere civile è la maggior indiziata. Infatti a vigilare sul Muson è la Regione Veneto, ma su altri canali il Consorzio di Bonifica e sui fossi il Comune: è veramente una babele di enti, di lingue e di norme! La Giunta Galan, per la sicurezza del nostro territorio non ha ancora mosso un dito (quanto tempo gli diamo ancora?) e sì che investire su questo aiuterebbe l’economia e costerebbe sempre meno che rattoppare le falle sugli argini! Per la cattura delle nutrie, la proposta della

Provincia di Padova (Giunta Casarin) è quella di istituire un corso per i cacciatori (cosa?!). Invece Casarin destina 20.000 € per gli alluvionati e 300.000 € per gli spettacoli organizzati dalla Provincia (di cui 40.000 € per lo Schiaccianoci al Teatro Verdi): queste sì, sono priorità!!! La nostra iniziativa ha prodotto un’audizione (il 18 marzo) dell’amministrazione di Loreggia presso la VII^ commissione consigliare regionale per persuadere la maggioranza (PdL+UDC+Lega) a destinare 5 milioni per la messa in sicurezza delle due aste del Muson pericolanti. Invitiamo ogni cittadino a far sentire la propria voce a sostegno di questo obiettivo con i mezzi che ha a disposizione. Noi giovani vogliamo distinguerci per l’attenzione ai problemi della nostra terra. Questa è una bella sfida! Enrico Zanon

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