I rinnegati di Tangeri. Testo di Alfredo Davoli
Prima di venire qui dovete fare tre cose : vaccinarvi contro il tifo , prelevare i vostri risparmi dalla banca e dire addio ai vostri amici : potreste anche non vederli più... perché Tangeri è una conca che vi trattiene e non vi lascia andare. ( Truman Capote, 1950 )
Nel primo dopoguerra, Tangeri, decretata dal 1912 zona internazionale, appariva al mondo occidentale come una città-paradiso dove poter sperimentare ogni sorta di trasgressioni. Vi trovarono così rifugio molti intellettuali e aristocratici ma anche contrabbandieri, trafficanti d’armi e avventurieri della peggior specie. Uno dei locali più in voga a Tangeri era il Dean’s Bar, un night club con piano bar, frequentatissimo dal jet set europeo e americano. Joseph Dean, il proprietario, era un uomo basso e scuro di pelle. Nessuno sapeva con certezza dove fosse nato né come fosse arrivato a Tangeri ; l’uomo era avvolto dal mistero che lo rendeva ancora più affascinante e impenetrabile. Si diceva avesse studiato in Inghilterra per poi trasferirsi a New York per lavoro. Altre voci lo volevano giamaicano, altre ancora ,figlio di una francese e di un egiziano di buona famiglia. Qualcuno era pronto a giurare che avesse lavorato come informatore degli inglesi durante la seconda guerra mondiale. Al Dean’s Bar passava le notti tutto il bel mondo. Qualunque fosse la vera origine di Joseph, tutti ne riconoscevano l’abilità nel raccontare storie. Errol Flyn, Ava Gardner, Jan Fleming, Francis Bacon e altri personaggi pubblici accorrevano al suo locale soltanto per il gusto di farsi notare e per il piacere di ascoltarlo parlare. Sembra, ma qui si entra nella leggenda, che Dean avesse ispirato con le sue storie la creazione del personaggio di Rick/Humprey Bogart, nel film Casablanca. A Tangeri fecero tappa anche Jack Kerouac, Allen Gingsberg e William Burroughs che proprio in questa città diede vita al suo romanzo più conosciuto, “ Il pasto nudo “. William sbarca a Tangeri nel ‘53 proveniente dal Messico dove s’era
rifugiato dopo aver ucciso la moglie con una fucilata in testa giocando a fare il Guglielmo Tell, ubriaco fradicio e imbottito di droga. Il primo anno, a sentire lui, lo passa languendo in una casa di prostituzione maschile, dove non fa mai il bagno, non si cambia i vestiti e si alza la manica quel tanto che basta a infilarci l’ago nelle vene legnose del drogato terminale. Il pavimento della sua camera è coperto dai fogli scritti a mano e sparsi disordinatamente a terra. Quegli appunti buttati giù in maniera frenetica e sperimentale li chiama “Routines”. Tangeri è la città per lui ideale : ha in sé quel misto di pericolosità e mistero, esotismo e decadenza che tanto lo eccita. Passa le sue giornate a scrivere e a drogarsi, passeggiando per la medina in cerca di ragazzini da portare a letto, ma la lontananza dai suoi amici newyorkesi e sopratutto da Gingsberg del quale è innamorato, (a fasi alterne William lascia libera o reprime la sua omosessualità ) comincia a farsi sentire; scrive così ad Allen e a Jack Kerouac pregandoli di raggiungerlo a Tangeri. E’ passato qualche anno da quando insieme erano stati a Città del Messico e Jack aveva proseguito il suo viaggio disperato da New York a S. Francisco in autostop e su carri merci. In quegli anni Jack aveva studiato il buddismo e lo Zen abbracciando queste filosofie di vita. “ Sulla strada” era stato respinto da molti editori e così anche gli altri suoi romanzi. Eternamente senza un soldo , Kerouac aveva svolto mille mestieri per mantenersi e aveva imparato ad accettare quello che un tempo considerava una punizione, l’anonimato. Verso la fine del ‘56 , però, le cose cambiarono. “Sulla strada” venne accettato dopo sette anni di rifiuti, dalla Viking Press, catturando l’attenzione del mondo letterario, ma l’improvvisa notorietà anziché renderlo felice, lo gettò in preda al panico. Burroughs con il suo invito a raggiungerlo a Tangeri gli offrì una via di fuga che non si lasciò scappare. Nel febbraio del ‘57, Kerouac salpa da New York a bordo di una nave da carico di nome Slovenia, diretta a Tangeri. Appena entrato nell’appartamento di William, il Muniria, (dove nel frattempo si era trasferito dal bordello ) Jack rimane sconvolto dalla montagna di pagine che coprono il pavimento, ma accetta come se si trattasse di una sfida, di mettere ordine al disordine, ed è lui a trovare un titolo alle “Routines” che chiamerà “The Naked Lunch”, il pasto nudo. Dopo un mese di febbrile lavoro attorno alle “Routines”, Jack diventa inquieto. Se avesse i soldi necessari per ritornare in America, non ci penserebbe su due volte, ma è al verde, costretto a sopportare i repentini sbalzi d’umore di Burroughs, sempre più ansioso per l’imminente arrivo di Gingsberg. Kerouac trova Tangeri sporca e caotica, talmente odiosa da liquidarla con due righe scritte alla sua ragazza, Joyce, che lo aspetta a New york, come “... un sinistro covo internazionale di omosessuali, dove abbondano le
checche...”. Finalmente, alla fine di marzo, arriva Gingsberg; ma per William è una delusione. Allen non è solo; con lui c’è il suo amante Peter Orlowsky, un giovane poeta ventitreenne, figlio di un immigrato russo che ama fare discorsi senza senso scatenando l’ira ma sopratutto la gelosia di Burroughs che lo considera soltanto un povero demente. Nei mesi seguenti tra il frenetico lavoro alle “Routines, esperimenti con ogni tipo di droga e gli eccessi di gelosia di Burroughs, Allen e Jack trovano il tempo per leggere il Corano, fare pellegrinaggi per il Marocco e prepararsi al ritorno a casa. Kerouac ha finalmente ricevuto il tanto atteso anticipo dall’editore per la pubblicazione di “Sulla Strada” ed è più intenzionato che mai ad andarsene. Un episodio che avrebbe potuto avere conseguenze serie fa capire in modo inequivocabile che è giunto il momento di cambiare aria : una sera William, imbottito di droga, inveisce pesantemente contro Peter; Allen reagisce violentemente balzando in piedi e squarciando la camicia a Burroughs con un coltello da caccia. La misura è colma. All’inizio di giugno i tre si imbarcano per la Spagna lasciando l’amico da solo in una Tangeri che appare ai loro occhi più decadente che mai. Portano con sè una copia dattiloscritta del “Pasto nudo” nella speranza di farlo pubblicare a S. Francisco dal loro amico libraio ed editore, Lawrence Ferlinghetti.