Gennaio

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  • Words: 9,585
  • Pages: 20
Jonathan Livingston MENSILE DI LIBERO PENSIERO-GENNAIO n.11 2007-STAMPA IN PROPRIO-Chiuso: 24/01/2007

I soliti

sospetti Gennaio 2007

Gennaio 2007

editoriale

Buoni o cattivi non è la fine prima c’è il giusto o sbagliato da sopportare (Vasco Rossi)

In questo edit. avrei voluto parlare di quella meravigliosa giornata passata in occasione del pranzo con gli anziani, ma mi tocca fare altro: mettere i puntini sulle I. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo discorso di fine anno agli italiani ha espresso, tra le altre cose, l’auspicio di un riavvicinamento alla politica. «A chi mi ascolta, e a tutti gli italiani, vorrei dire: non allontanatevi dalla politica. Partecipatevi in tutti i modi possibili, portatevi forze e idee più giovani. Contribuite a rinnovarla, a migliorarla culturalmente e moralmente. Lessi molti anni fa e non ho mai dimenticato le parole della lettera che un condannato a morte della Resistenza, un giovane di 19 anni, scrisse alla madre: ci hanno fatto credere che ‘la politica e’ sporcizià o è ‘lavoro di specialisti’, e invece ‘la cosa pubblica siamo noi stessi’.» E ancora «non ci si può rinchiudere nel proprio orizzonte personale e privato, solo dalla politica possono venire le scelte generali di cui ha bisogno la collettività, e la partecipazione dei cittadini è indispensabile affinché quelle scelte corrispondano al bene comune.» Facciamo un salto indietro nel 340 A.C. circa. Fu allora che Aristotele definì l’uomo come zòon politikòn, che, tradotto letteralmente, significa “animale politico”. Questo è un termine essenziale, poiché ne è derivata una cosa tanto importante come la politica. Politica è, in questo caso, la traduzione, o meglio la traslitterazione di un aggettivo greco: politikè. Techne politikè è la politica, è la teoria della polis, e la polis era ovviamente, per i greci, uno spazio reale, un luogo, un topos, una realtà nella quale sì viveva e si esisteva. Ma, oltre ad esprimere questo concetto di realtà storica, di realtà fisica nella quale si abita, polis significava anche “reticolo”: un sistema di relazioni fra gli uomini, una forma di organizzazione della vita degli individui che risiedevano in un certo territorio, che calcavano quel territorio, quella polis, quella città. Non è strano quindi che Aristotele abbia definito l’uomo, in modo così radicale e deciso, come zòon politikòn, come animale politico. Un animale esattamente uguale a tutti gli altri animali. Un mammifero che respira, che digerisce, che vede, che sente, che è dotato di sensibilità esattamente come qualsiasi altro mammifero. Ma con una differenza essenziale: che deve vivere insieme ad altri, deve vivere in comunità. E’ vero che ci sono altri animali - e Aristotele lo rammenta nel medesimo contesto della politica - che vivono in comunità, ma il modo di vivere in comunità di questi animali è un modo gregario - dice

Aristotele - mentre l’uomo non vive gregariamente in comunità, bensì costruisce la sua comunità, costruisce il suo sistema di relazioni per organizzare gerarchicamente o in condizioni di eguaglianza i suoi rapporti con gli altri. E’ perciò importante, in questo senso, ricordare che Aristotele, nella stessa pagina in cui definisce l’uomo come animale politico, come animale che vive in una polis e deve organizzare il suo modo di vivere, lo definisce anche come zòon lògon èchon, che significa, traducendo alla lettera, “animale dotato di parola”, o per meglio dire: “animale dotato di lògos”. Ora, ritornando a noi, ma tenendo a mente quello che si è appena detto, si capisce bene come un’ Associazione Culturale non potrebbe fare a meno di occuparsi di politica nemmeno barricandosi in una stanza, per il semplice fatto che Cultura e Politica coincidono. Anche la poesia, per esempio, che ad uno sguardo superficiale parrebbe non avere nulla a che fare con la sfera politica, in realtà vi è strettamente correlata: Pasolini lo spiegò benessimo in un articolo su Vie Nuove: «Così in modo sia pure indiretto o addirittura pappagallesco, il lettore borghese di media cultura, ha assorbito l’idea tipica del Novecento decadentistico e idealistico, cioè che la poesia è autonoma, che la poesia è la Poesia, fuori da ogni immediatezza e utilità e praticità: non solo, ma addirittura fuori dalla storia. Cibo squisito per squisiti commensali non tocchi dall’evolversi terreno delle cose. Quindi l’insegnamento tratto da un’ opera d’arte, risulta un insegnamento puramente verbale, che si esaurisce nel piacere della lettura. Ogni possibilità d’insegnamento vero è esclusa: se l’unica cosa da imparare nella poesia è la Poesia.» Ma scendiamo ancora nel dettaglio. Salvatore nel numero precedente di J.L. dice, in versi: Spinti a volare piano Consumiamo il tempo a piccole dosi, e io continuo a rubare alla notte il tempo del giorno finito. A pensare se… trafitti di rabbia… la luce non passa Nei primi versi (che non ho riportato) emerge l’immagine di una bellezza suprema, diamantina, quasi insopportabile a cui è contrapposta una vita consumata

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a “piccole dosi”. E i versi che seguono sono permeati dallo stesso senso si debolezza e scoraggiato trascorrere del tempo che si può provare vivendo in un piccolo e periferico paese come il nostro. Non a caso il titolo della poesia è Neutro. Eccoci a parlare di società e politica. I modi per capire come le due regioni siano sovrapponibili sono molteplici –cinema,pittura,saggistica- e se noi ci permettiamo di dire la nostra su opere edili, architettoniche e urbane è perché anche questa è cultura. Basti pensare che nelle università ci sono Facoltà come Conservazione dei beni culturali ed Economia dell’ambiente e del territorio. Nei giorni precedenti, il nostro Sindaco, un po’ adirato, ha bacchettato la presidente Albatros per l’imprudenza di esserci occupati di Politica quando l’ associazione si presenta come culturale. Mi auguro, dopo questa riflessione, che troverà modo di essere ulteriormente discussa e approfondita nell’ incontro con le Istituzioni fissato per il 17 Febbraio, che l’ira lasci il passo alla discussione e al ragionamento. Non mi stancherò mai di dirlo: il Sindaco, che rispettiamo fortemente, non vuole essere il nostro esclusivo e preferito bersaglio come qualcuno vuol far credere: siamo in democrazia; c’è un Sindaco e una cerchia di Assessori, ognuno con le sue richieste e priorità particolari. Ogni scelta è il risultato di un complesso lavoro collettivo: sappiamo quanto è problematico e difficile il congegno democratico. Le nostre disapprovazioni non si spingeranno mai sul piano personale, ma loro obiettivo sarà sempre l’operato politico complessivo. Non siamo struzzi, cioè a-politici: l’associazione è APARTITICA, perché a-politica, l’ho già spiegato, non potrebbe mai esserlo. Questo significa che: 1) non siamo schierati con nessun partito 2) non faremo campagna elettorale per nessuno. 3) esprimiamo ed esprimeremo il nostro parere sull’operato di chi ci amministra, sia esso un soggetto di destra centro o sinistra. Applaudendo o criticando se ne necessario. Purtroppo, rispetto all’attuale amministrazione, non abbiamo avuto quasi mai occasione di applaudire. O forse, abbiamo osservato in maniera distorta. Su questo non possiamo farci nulla, nessuno è perfetto; dovrebbero essere coloro a cui il nostro metro di giudizio non va a genio a dirci:«ehi, guarda che le cose stanno in un altro modo, ora ti spiego…». In altre parole: c’è libertà di stampa e d’opinione? Sono queste pagine di libero pensiero? E allora, perché non dovrebbe essere lecito denunciare lo stato di rigor mortis in cui siamo esiliati e di fronte al quale l’ unico atto di resistenza, anche questo poco vitale, è uno sconsolato stringersi nelle spalle, senza neppure il minimo (ma vero) tentativo di rallentare il processo di decomposizione sociale? Sto parlando del Lavoro(che manca). Dovremmo essere tutti stufi di veder sparpagliarsi per il mondo le nostre persone

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più care. (Lo so bene, non è un’ inezia, ma sollecitiamo i nostri rappresentanti ad impegnarsi con più decisione e serietà!) Poi, perché non dovrei indignarmi se di anno in anno il paese viene imbastardito a forza di cemento senza rispettare i criteri estetici basilari? E che dire di un’ opera che evidentemente è pleonastica e che tra l’altro ha un impatto ambientale brutale?E gli episodi di negligenza e trascuratezza come un palco comunale abbandonato alle intemperie invernali? E ancora: bisogna davvero adeguarsi o reagire di fronte ad un ente come la ProItalia che non sa dove stia di casa non tanto la meritocrazia, ma nemmeno la democrazia e la legalita? Perché non dovrei indignarmi se data la fortuna di possedere un sito archeologico importante come l’Abbazia di Corazzo, non solo non ci si muove per valorizzarlo, ma tutto quello che si riesce a fare è costruirci a un centinaio di metri un campetto da tennis? E infine, bisogna restare in sielenzio se un Associazione come l’Abatros che ha dimostrato ampiamente e in vario modo di essere valida e propositiva, non può usufruire di una sede pubblica e non riesce a ottenere neanche uno spicciolo per iniziative che coinvolgono la comunità? Si tratta di questioni diverse, dolenti e annose, di cui l’amministrazione attuale non è, ovviamente, l’unica responsabile. Se solleviamo queste problematiche, è perché siamo cittadini e abbiamo il diritto-dovere di farlo e chi governa dovrebbe essere al nostro servizio, o almeno dovrebbe ascoltare con attenzione il disagio di certe situazioni. D’altronde, lo facciamo esclusivamente per amore, quello che ci lega a Carlopoli; non abbiamo mai intascato nulla, anzi! (Inoltre, il proverbio dice: “chi tace acconsente.” Se sappiamo che qualcosa non va, ma non la denunciamo, ci rendiamo per forza di cose complici.) E invece trovo sconcertante la mancanza di reazione. E questo silenzio d’argomenti posso giustificarlo desumendo alcune ipotesi: la carenza di elementi concreti e significativi da parte degli interlocutori, un misconoscimento della democrazia, oppure, altra ipotesi: il rifiuto arrogate o vigliacco di prenderci in considerazione. Nonostante tutto tento di rimanere fiducioso. Sarebbe un piacere enorme se le persone in disaccordo avessero quel minimo di buon senso da scrivere su queste pagine o da venirne a parlare alle nostre riunioni. Non è un invito allo scontro, è solo l’unico modo di capire se si è in errore e dove. Insomma, il concetto di rete sociale di cui ha parlato anche Angelina nello scorso numero, per cui “noi siamo attraverso gli altri”. Soltanto ascoltando più voci e pareri si è in grado di capire e capirsi meglio. Confrontiamoci, discutiamone anche duramente: dei soliti sospetti non sappiamo che farcene. TOMMASO CALIGIURI

Gennaio 2007

Niente paura

POLITICA E SOCIETA’

Il 17 Febbraio l’Associazione Albatros incontrerà le istituzioni per discutere sul primo anno di vita di Jonathan Livingston (e non solo)

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l 17 febbraio 2007 alle 17:30 presso la Sala Consiliare festeggeremo il primo anno di attività del giornalino, tra limiti e risorse, tra polemiche e apprezzamenti. Lo festeggeremo con la sua essenza: le parole e attraverso il contributo delle Istituzioni. Perché invitare le Istituzioni? Bè, forse perché ci sono tante domande irrisolte: che percezione abbiamo di loro, quanto essa aderisce alla realtà, cosa fanno loro per curare questa percezione, come si avvicinano…Io penso ci siano molti pregiudizi al riguardo e che sia proprio in base ad essi che moduliamo il nostro comportamento. Da qui spesso i silenzi o l’indifferenza, l’assenza del dialogo o dialoghi distorti, l’incapacità reciproca di leggere i codici comunicativi, la scelta drammatica della devianza, ecc. Bene, cerchiamo di fare in passo in avanti: parliamoci! L’invito, allora, che rivolgiamo ad Esse e a chiunque parteciperà è di andare al di là delle parole, di cercare il senso profondo che spinge ogni ragazzo a scrivere quello che scrive, magari individuandone l’emozione di base e la ragione di essa; di avvicinarsi al giornalino con criticità e propositività e di analizzare la potenzialità, per un territorio come il nostro, di una rete sociale sinergica tra Istituzioni, Associazioni e Cittadino. Qualche chiarimento. Cominciamo dal titolo dato al convegno; sfatiamo subito i miti: non sarà un momento di incontro dove si parlerà di politica politicante così come viene vissuta oggi e da molti, bensì della politica intesa come un as-

sumersi le proprie responsabilità ed insieme posizione rispetto a quello che accade intorno a noi. Un’associazione culturale è politica nel senso che rispetto a se stessa e rispetto alla comunità si assume la responsabilità di creare degli spazi d’incontro non solo e necessariamente ludici e “provoca” (nel senso alto del termine) delle riflessioni su come si possa fare meglio ed ancora prima su come si possa stare insieme. Gli obiettivi che s’intendono raggiungere sono tanti: creare più comunicazione con le Istituzioni; creare più fiducia nelle stesse; DIALOGARE, rompere i silenzi.. I criteri che si potranno scegliere sono soggettivi: le interviste, le sezioni del giornalino, gli argomenti, la linea seguita da un “ragazzo-giornalista”, la grafica, i messaggi, ecc. Riguardo, infine, alle modalità di svolgimento del convegno diciamo subito che non sarà quello classico con un tavolo dei relatori e le sedie per il pubblico. Vi sarà un unico tavolo di lavoro dove ci siederemo Istituzioni e noi ragazzi dell’Albatros. Le prime non saranno vicine tra di loro ma in mezzo a noi. Sul tavolo verranno sistemati tutti i prodotti dell’Albatros (locandine, dvd, libretti, libri, ecc) e su di essi i simboli delle Istituzioni. L’idea è quella di azzerare simbolicamente e fisicamente le distanze. Infine, saranno distribuiti dei fogli della rubrica “Accetta il Consiglio” dove ognuno potrà segnare quello che ritiene opportuno per il buon esito di questo “strano gruppo di lavoro”. Buone riflessioni a tutti!!! ANGELINA PETTINATO

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Nasce l’Equisport

Nasce a Carlopoli una nuova associazione, l’ EQUISPOPT. È nata per una precisa causa, la passione per i cavalli, e per scoprire le bellezze del nostro incantevole paesaggio. Attualmente è formata da solo otto persone, ma già in primavera si apriranno i tesseramenti così verrà data a tutti gli appassionati la possibilità di iscriversi e dare il loro contributo. Sempre in primavera partiranno nuove iniziative: convegni, fieree manifestazioni varie. L’associazione comunque ha già fatto sentire la propria presenza, infatti è stato organizzato con successo il I raduno equino Memorial Salvatore Critelli, inizialmente programmato il 13 agosto 2006 ma poi rinviato causa maltempo al 2 settembre. Nonostante fosse ancora la prima edizione, la presenza dei partecipanti è stata veramente numerosa. L’Equisport ha anche partecipato in collaborazione con l’associazione Albatros al Natale 2006, organizzando il Babbo Natale che ha percorso le vie del Paese su una slitta trainata da un cavallo consegnando doni ai bambini. I presupposti per fare un buon lavoro e per crescere sul territorio ci sono tutti, chiunque voglia collaborare animato dalla passione per i cavalli potrà farlo semplicemente aderendo a questa nuova associazione. SALVATORE MONTESANTI

27 dicembre 2006, pranzo degli anziani Il 27 Dicembre 2006, l’Associazione Albatros ha invitato tutti gli anziani del nostro paese per un pranzo collettivo, e a distanza di qualche settimana Angelina ci racconta le sue impressioni di quella fantastica giornata.

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l primo pranzo con gli anziani è andato nell’archivio… alcune riflessioni e alcuni sentiti ringraziamenti. Innanzitutto grazie a Palmerino per aver cucinato completamente gratis, è un gesto che abbiamo molto apprezzato e che certamente ti fa un grande onore!!! Grazie a Don Raffele per la disponibilità della sala, per la presenza e per il suo dono. Ed, infine, grazie a tutti gli anziani che sono venuti a darci onore. È stata una bella giornata, una di quelle che conservi gelosamente nella memoria perché è stata normale, niente di

eccezionale, cose semplici ben messe insieme ( anche se mancava il formaggio… il prossimo anno rimedieremo!). Non eravamo tantissimi ma certamente più di quanti avevamo preventivato. Sono arrivati puntuali verso le 11:45, a coppie, a gruppetti, a piedi, in macchina, con il motocarro ed erano tutti sorridenti, tutti con bei pensieri…Un signore ci ha incitato “dunative na risbigliata!!!!! Alla chiazza signu rimastu suu iu”, ed è lo stesso che in estate era contento di vederci fare le riunioni in piazza così come anche le giornate di festa… Una coppietta

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ci ha portato le arance dalla famosa marina. Un altro ci ha ringraziato di cuore ed ha insistito perché ci facessimo una bella fotografia per

vedere la soddisfazione negli occhi, magari anche nella stretta di mano di chi più di tutti voleva che si facesse questa giornata… ed aveva sicuramente ragione. Un ultimo pensiero va a “Dunative chi non è venuto: spena risbigliata!!!! riamo che il prossimo alla chiazza anno non ci siano né signu rimastu dubbi né perplessità in sulu iu” voi sul desiderio che abbiamo di incontrarvi non dimenticare. E la fo- tutti anche solo per una tografia c’è stata ed ha chiacchierata di qualche suggellato questo mo- minuto. mento: sulle scale del Siete la nostra memoria convento, i più grandi collettiva ed abbiamo indietro e noi più piccoli bisogno di voi. inginocchiati, davanti… Ci vediamo la prossima chissà che effetto ci farà volta!!! fra vent’anni! Ancora ANGELINA PETTINATO una volta è stato bello

Gennaio 2007

POLITICA E SOCIETA’

forum del reventino: comunicato stampa Il forum del reventino ha in progetto un’iniziativa che potrebbe cambiare il ruolo dei giovani rispetto alle problematiche dei nostri paesi, vediamo di cosa si tratta

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abato 30 dicembre, presso la sala consiliare del Comune di Decollatura, si è svolto un importante incontro promosso dal Forum del Reventino, rete di associazioni operanti nel territorio montano lametino, comprendente associazioni di vari paesi: Arci, Agorà, Rapillu e Albatros di Carlopoli, Gruppo Forum di Castagna, Wwf di San Pietro Apostolo, Laboratorio 18 di Bianchi. Il Forum si propone di rafforzare i rapporti di collaborazione fra realtà vicine ma spesso scollegate fra loro, al fine di poter costruire percorsi partecipati e condivisi che creino le condizioni per uno sviluppo diverso e sostenibile del territorio. Proprio in questa direzione si è mosso l’incontro suddetto, al quale hanno preso parte Tonino Perna, docente di sociologia economica presso l’Università di Messina, e Mimmo Rizzuti, del direttivo nazionale della CGIL. L’idea è quella di creare un centro studi permanente che si occupi di analizzare le problematiche e le potenzialità del territorio montano e che possa progettare percorsi di crescita comune e condivisa. A giudizio di Perna, vero e proprio animatore del progetto, il territorio montano in questione presenta molti aspetti positivi, primo fra tutti la sostanziale integrità paesaggistico-ambientale, specie se confrontata con altri territori della Calabria, assai più degradati. Il prof. Perna ha delineato brevemente, ma con grande efficacia, le linee guida del progetto: l’idea è quella di creare una associazio-

ne ONLUS con la partecipazione degli enti locali; passo successivo dovrebbe essere quello di indire dei bandi pubblici di reclutamento per un certo numero di borsisti universitari i quali dovrebbero svolgere ricerche in loco al fine di delineare gli elementi di debolezza e di forza del territorio e, in seguito, elaborare progetti concreti di intervento, affiancando gratuitamente istituzioni e privati. In tutto questo processo il Forum, insieme ad un comitato scientifico composto da eminenti personalità della cultura accademica calabrese, dovrebbe svolgere un ruolo costante di monitoraggio e sorveglianza, onde evitare che il Centro si trasformi in un inutile carrozzone privo di senso e di ricadute concrete sul territorio. Il prof. Perna, inoltre, ha messo in luce come sia necessario agire con rapidità per poter intersecare l’attività del costituendo Centro Studi con la programmazione regionale 2007-2013, al fine di inserire misure specifiche che tengano conto delle peculiarità dell’area del Reventino. In tal senso, assai importante è stato l’intervento di Mimmo Rizzuti il quale, sottolineando come questo tentativo possa trasformarsi in un esempio concreto e paradigmatico di sviluppo dal basso, ha affermato l’esigenza di un confronto con la Regione su questo tema, auspicando che il Centro possa divenire una sorta di laboratorio permanente di analisi ed elaborazione in merito alle realtà interne e montane. Egli, inoltre, ha sottolineato la possibilità di instaurare

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positivi rapporti di collaborazione con l’Università del Bene Comune, vista anche l’attività del Forum del Reventino a difesa proprio dei beni comuni. All’incontro sono stati invitati i sindaci del comprensorio, gli imprenditori, le associazioni e i singoli cittadini, proprio nella consapevolezza della necessità di ampliare il più possibile il coinvolgimento e la partecipazione di tutti gli attori sociali, politici ed economici operanti nell’area montana del Reventino. La risposta è stata assai positiva: molti gli imprenditori presenti, molti i sindaci (Carlopoli, Decollatura, Serrastretta, Soveria Mannelli; Bianchi e Panettieri hanno aderito ma, per impegni precedentemente assunti, non potevano essere presenti) molte le associazioni. Erano presenti anche Mario Gallo, dirigente dell’Istituto Comprensivo L. Costanzo di Decollatura, e Angelo Falbo, dirigente dell’Istituto Comprensivo G. da Fiore di Carlopoli: tale presenza appare assai significativa, visto il ruolo esenziale che la scuola deve svolgere, soprattutto su un territorio povero di altre agenzie educativo-culturali. Da tutti sono arrivati sostegno all’iniziativa e suggerimenti operativi assai stimolanti e il Forum del Reventino si sta impegnando nella prosecuzione del percorso: il prossimo incontro dovrebbe vedere la presenza di Salvatore Orlando, dirigente dell’ufficio regionale di programmazione, il quale fornirà ulteriori contributi alla discussione .e all’elaborazione definitiva dell’idea di fondo.

L’incontro svoltosi a Decollatura, dunque, rappresenta solo il primo di una lunga serie di appuntamenti che dovranno sfociare in qualcosa di concreto: il Forum del Reventino, infatti, ritiene sia giunto il momento di dare risposte concrete e serie ai bisogni di un territorio in cui, sempre di più, si avvertono le difficoltà legate alla mancanza di occupazione e allo spopolamento. E’ evidente, però, che al Forum non interessa uno sviluppo disordinato e aggressivo: non interessa, cioè, l’utopia della fabbrica industria-

le, come non interessa la logica distorta dei finanziamenti a pioggia, sul modello della ormai famosa legge 488 la quale, invece di portare benefici alle regioni meridionali, spesso si è rivelata un fondo cui attingere e, dopo aver intascato i soldi dello stato, fuggire. Non interessa, cioè, la logica di quelli che Pippo Callipo ha definito “prenditori”. Interessa, invece, una progettualità seria, concreta, che rispetti le caratteristiche dei territori, che ne recuperi gli elementi tradizionali e strutturali. Interessa la costituzione di un comprensorio

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ordinato e organico, rivolto al futuro ma consapevole del suo passato, delle sue origini comuni; interessa la creazione di rapporti di collaborazione e scambio fra istituzioni, fra imprenditori, fra associazioni. Interessa, in ultimo, poter far rinascere la speranza in un futuro migliore: senza speranza non si va da nessuna parte. Ecco: l’idea del Forum è proprio quella di ricostruire tessuti di speranza che poggino, però, su basi concrete e salde.

Gennaio 2007

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I SIGNORI DELLA GUERRA

urundi

Mi son mosso a piedi nudi, ho camminato per il mondo, senza solcar alcun terreno, né puntare il dito contro. Ho pianto coi nuovi orfani di questa terra, e ballato con le giovani Ninfe di una nuova gioia classica. Viandante e solo ho vissuto di immagini ed urla di dolore, e cibato le mie membra dello strazio della mente. Il vento mi ha spinto e guidato i miei piedi dove era giusto. Ed ora che sono stanco ritorno al vostro mondo, dove gemiti e strazi giungono solo per echi lontani che sembrano già portare il respiro del mito e della leggenda.Vi racconto quel che ho visto, perché la leggenda non vi tragga in inganni, ed il mito ci dica ciò che è stato

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d il mito mi parlò di quella terra fertile e verde, e di quel lago che la bagnava, dolce e tranquillo, solo nel deserto, amante di tanti luoghi, che innaffia e vivifica con la propria frescura. Per primi la sconvolsero i Tedeschi dai capelli dorati, ma poi furono altri gli Europei che la devastarono e distrussero per quasi mezzo secolo: i Belgi. Lingua, tradizioni e religioni vennero represse sotto la spinta colonizzatrice. I gruppi Hutu ricordano con amarezza quegli anni: a loro furono tolti i diritti all’istruzione e le persecuzioni si abbatterono su di loro con tutta la violenza che un’ideologia razzista può recare seco. Poi la rivolta: l’indipendenza, l’autonomia, la libertà; queste le parole sulla bocca dei rivoltosi che dagli anni sessanta iniziarono a far sentire la loro voce; gli stessi uomini, la stessa classe, gli stessi Tutsi che i colonizzatori belgi avevano fatto crescere come classe emergente. Se li trovarono d’improvviso schierati contro, e da allora cominciarono a sostenere ora gli Hutu ora i Tutsi per poter minare alla base il sorgere di un potere solido e stabile. Ignorarono gli ordini delle Nazioni Unite, ignorarono l’imperativo di lasciar crescere il paese

autonomamente e lasciarono sul terreno del Burundi e nelle acque del lago Tanganiyka migliaia di morti. 1972. Una data che Silvie e Nelson non dimenticheranno facilmente. 150 mila morti dicono i dati. 150 mila vite solo in quell’anno. Che siano state di più o di meno, a Sylvie e Nelson basta sapere che tra quei corpi bruciati ormai giace loro fratello.

Entrambi fanno parte dell’etnia Hutu. Nelson perse una gamba da bambino, dunque chiamarono suo fratello Jamel a combattere: avevano le spalle coperte dal Belgio, gli stranieri avevano loro garantito che salito al potere un capo Hutu definitivamente, si sarebbe tutto concluso al meglio. Poi non ci fu nessuna ascesa al potere. Nessun governatore Hutu, e nessun aiuto dai Belgi.

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Jamel e i suoi compagni si videro voltare le spalle dagli europei che avevano deciso di far nuovamente il doppio gioco. E Jamel venne fucilato Nel 1993 Buyoya stilò una Carta Costituzionale: elezioni regolari, nessun broglio. Vinse il principale partito degli Hutu; capo dell’esecutivo una donna Tutsi: lasciate al deserto ed al lago, le genti del Burundi si riconobbero fratelli. Ma il seme della discordia aveva cominciato a dare i suoi frutti e nulla servì ad evitare il colpo di stato da parte dell’esercito a maggioranza Tutsi. Di nuovo rappresaglie, di nuovo discriminazioni anti Hutu, di nuovo massacri e morti, centinaia di migliaia di morti. Sylvie e Nelson non conoscono i numeri; ma sanno solo che fino al 2003, fino a quando non fu firmato lo storico concordato che stabilì la divisione del controllo sulle forze armate, nessuna pace scese a vegliare sui loro sonni leggeri . Ed intanto la gente del Burundi è partita: in Tanzania, molti. Moltissimi in giro per il mondo, ognuno la goccia di un sangue che un tempo fluiva benefico nelle vene di quella terra, ma che ora l’ha abbandonata. GERMANA SCALESE

È

il giorno di festa che muore strisciando ai tuoi piedi sgualciti e si arresta; quasi che un mare non basti a quietare l’orrenda fiamma del vizio. Affetto chiaro ho dato in pasto a mia madre, bugiarda concubina di un dio minore che dorme disteso tra ancelle e tenere uve. Da questo costato i seguaci di una morale mortificata bevono malvolentieri bellezza, assetati come sono di fonte che stilla grettezza serena. Domani è già presto stasera mi svesto di te che lasci fievole firma di un’aria in do minore. Ladro di umori puliti me ne andrò per le vostre angosce a ridere nudo ferendomi e urlando che il fato ha un motivo per temere davvero. I miei natali in una gabbia, venduto poi alla frusta per due soldi; questi e altri diavoli sono i ricordi dell’umana epoca buia. Quale brama esalta l’agire? Alla vista del capezzolo rovino sul pericolo, ma Lei non sa della mia festa. La nostra sensatezza ci ha dato la paura, noi…l’abbiamo resa immortale. CARMINE CARDAMONE

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(Di)Versi

DISOGNACI

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disegno : Vincenzo Gentile

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ACCETTA IL CONSIGLIO

Associazione di chi e per chi

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ono stato un membro dell’associazione a lungo e avrei il desiderio di esserlo ancora. Ma dall’interno mi sono accorto che ci sono dei problemi che credo ormai siano evidenti a tutti Siamo nati come associazione per Carlopoli, con Carlopoli e sopratutto di Carlopoli. Siamo partiti in quaranta ed ora ci ritroviamo a fare riunioni in 10-15 ragazzi. Siamo partiti con tanta voglia di fare. C’è chi ha fatto tanto e c’è chi si è sacrificato perchè tutto andasse per il meglio ed a questi va detto un grande grazie. La domanda che mi sono posto non come membro dell’Albatros ma come semplice cittadino di Carlopoli è: “L’associazione sta lavorando con l’appoggio del paese?” Insomma tutte le persone che a poco a poco hanno abbandonato l’associazione lo hanno fatto per una sorta di apatia e vagabonderia o seriamente ci sono delle cose che non vanno all’ interno dell’associazione; io stesso pur ammettendo di non aver dato un grande appoggio a livello di

attività credo di avere il diritto di lamentare una certa cattiva “amministrazione” dell’associazione sotto alcuni punti di vista. Il giornalino di cui tanto si parla, è un mezzo forte che abbiamo nelle mani ma come tutte le cose va saputo usare; mi è capitato di leggere, e scusate per il termine, articoli di una certa demenza ed altri ancora veramente illeggibili sia per forma che per contenuto. Articoli che ad essere un pò mal pensanti sembrano “Pilotati”, chiarisco che io che sono all’interno dell’associazione so per certo che non è così ma guardando alcuni articoli (vedi quello preso dal quotidiano sui depuratori a castagna che messo lì senza spiegare un po’ la storia completa di quei depuratori gira un pò il senso della stessa storia). Io non lamento la presenza di alcuni articoli, che neanche io come voi giudico politici; lamento invece la presenza degli articoli che sembrano accanirsi contro tutto quello che nel paese viene fatto (Vedi quello sul campo). Non possiamo lamentar-

Diritto di replica

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aro Gianluca, ti ringrazio innanzitutto perché il coraggio di scrivere le proprie opinioni in modo diretto e chiaro senza troppi giri di parole, si è dimostrata una dote per pochi. “L’associazione sta lavorando con l’appoggio del paese?” Bella domanda. Io credo proprio di si. Me lo fa pensare il fatto che molta gente ci dà il suo contributo per J.L e ci chiede di continuare con le nostre iniziative. Ultimo episodio, il pranzo con

ci se il campo è in quelle condizioni e poi lamentarci nello stesso modo se iniziano i lavori e vengono tagliati quattro alberi. Questo fa notare una sorta di accanimento che io giudico insensato. Siamo partiti come un’associazione dei giovani di carlopoli ed adesso i giovani neanche vengono più alla riunione. Riunione che sembra ormai anche difficile frequentare visto che la data viene decisa così a discrezione di poche persone. Il mio non è un voler dire cose cattive sull’associazione ma una semplice e credo chiara critica verso un’associazione che a mio modo di vedere si sta allontanando da quello che si era prefissata e, sopratutto, sta creando un vuoto intorno a sè. Credo che sia importante rivedere alcune cose e scusate per il pizzico di malizia rimettere un pò i piedi a terra perchè sono sicuro che l’associazione può dare tanto a questo paese come ha fatto finora ma lavorando con Carlopoli e non contro Carlopoli. GIANLUCA MAZZA

gli anziani. E vanno ricordati an- se uno vuole veramente esserci, che gli sponsor. Un’ osservazione basta chiedere in giro, non viviaperò va fatta: l’ideale sarebbe se mo mica a Tokio: tuttavia stiamo la gente si rendesse ancora più pensando anche ad una bachepartecipe, proponendoci qual- ca. Sul fatto che alcuni abbiano cosa di concreto e partecipando “abbandonato” l’associazione a quelle riunioni che tu sostieni non so esattamente cosa racconvengano decise “a descrizione di tarti, sono dispiaciuto ma non copoche persone”. Veramente, cre- nosco le loro ragioni o perplessità do che ormai lo sappiano anche poiché non hanno avuto il buon le pietre, le riunioni sono da sem- senso di farcene partecipi come pre il venerdì sera, salvo qual- hai fatto tu. che eccezione in cui si è deciso di cambiare giorno. Comunque,

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Se qualcuno ha deciso di andare via, l’associazione ha sempre rispettato le decisioni altrui, giuste o sbagliate che siano. Personalmente posso dire che se qualcuno si è sentito estraniato o lontano dagli argomenti trattati mi sembra ridicolo. Durante i nostri incontri si parla di tutto: gli ordini del giorno, i problemi di Carlopoli, le attività che dovranno svolgersi e proposte per il futuro. Abbiamo sempre cercato di coinvolgere tutti, senza nessuna distinzione. Lo zoccolo duro però, come si suol dire, non accusa colpi, anzi è un laboratorio di idee in fermentazione continua. Per quel che ho visto io, è la stessa gente che sin dall’inizio c’ha messo anima e corpo. Perché per realizzare qualsiasi sciocchezza ci vuole impegno e pazienza. Se alle riunioni siamo una quindicina e a volte anche di meno, devi mettere anche in conto che tanti studiano fuori. A proposito degli articoli del giornalino devi prendere in considerazione che non siamo “giornalisti” o “scrittori” dunque qualche sciocchezza o astrusaggine può sempre scappare. (Sarebbe costruttivo se tu ci portassi gli articoli che hai trovato “dementi” o “illeggibili”) L’importante è non scadere nell’offesa personale, e di questo me ne sono assunto io la responsabilità. Poi cercare sempre di migliorarsi, e mi sembra che dal primo numero ci

stimo pian piano riuscendo. Per l’articolo sui depuratori, hai ragione, sarebbe stato meglio contestualiazzarlo. Questo non significa che ci sia una “cabina di regia” che ci ordina cosa pubblicare: mi sembrava che fosse una cosa importante e mi sono detto perché non metterlo? Sul mio articolo, Carlopolando, la penso diversamente: 1) Il mio voleva essere soltanto un accenno affinché si creasse una discussione e non un polverone, infatti mi sono tenuto su linee assai generali. 2) Ho chiamato il pezzo Banali riflessioni sul nuovo campo sportivo, perché ho pensato che quelle che mi ponevo dovevano essere le domande elementari che chi ha dato luogo ai lavori doveva porsi. 3) Io lo considero un articolo politico, come spiego nell’editoriale. Dobbiamo lasciarci alle spalle questa brutta concezione della politica! 3) Gli alberi tagliati non sono “quattro”, per non parlare degli scavi che hanno reso ormai quel luogo irriconoscibile, e presto arriverà il cemento. 4) Non protendo di avere la verità in tasca, ho solo espresso la mia opinione che non è necessariamente quella degli altri associati, tanto meno del resto dei cittadini. 5) Il mio articolo comincia così: “non ci sono dubbi sul fatto che il campo andasse rinnovato”. Avrei preferito una modalità differente, un’opera a misura di paese, poiché vi sono altre priorità (come

l’acqua d’estate ad esempio); e magari contemporaneamente curare meglio l’area verde delle “Quattro Madonne” creando un piccolo parco che d’estate si sarebbe potuto sfruttare per tornei di pesca ed altro. 6) Ti invito a esporre il tuo parere su quest’opera. Infine, dici che stiamo creando un vuoto intorno a noi; ci andrei più cauto, se alcuni si sono allontanati, altri si sono avvicinati o stanno avvicinandosi. E questo si spiega proprio perché siamo coerenti con ciò che ci eravamo prefissati, fare qualcosa per il paese, che significa sia lavorare per iniziative culturali e sociali, ( e su questo non può dire niente nessuno, parlano i fatti: Rock summer day, Festival del cinema, giornate ecologiche…) sia stare con gli occhi aperti su tutto ciò che succede intorno. Evidentemente, quest’ultimo punto dà fastidio a qualcuno. Riassumendo: siamo un’associazione nata a Carlopoli, nelle nostre riunioni non abbiamo mai vietato l’ingresso a nessuno e mai lo faremo, abbiamo sempre abbracciato ogni proposta fattibile cercando di superare sempre i pregiudizi. Penso di essere stato esaustivo. Grazie ancora per il tuo intervento pieno di spunti critici, e lascia che t’ inviti, a nome di tutti gli altri, a far risentire la tua voce nell’Albatros: di ragazzi come te ce n’è sempre bisogno. Tommaso

ACCETTA IL CONSIGLIO, LA RUBRICA DEI NON ADDETTI AI [email protected]

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Gennaio 2007

SPAZIO ALLA CULTURA

vampiri al...cinema!

Per chi è convinto che il cinema horror fosse un’invenzione degli anni ‘80 , si ricorda che nel 1922 un certo Murnau inventò il primo vero mostro cinematografico: Nosferatu, Eine Symphonie des Grauens. DI INES MANCUSO

C

on il termine vampiro s’identifica lo spirito di una persona defunta o del suo cadavere, una creatura simbolo delle forze del male che si agitano e prendono vita quando la luce del sole svanisce. L’origine del vampiro è antichissima e, con diverse varianti, svolge un ruolo notevole nella cultura di quasi tutti i popoli. Fanno pensare, per esempio, alle credenze sui vampiri alcuni metodi di sepoltura risalenti alle necropoli preistoriche in cui alcune grosse pietre sono piantate nel corpo dei morti per impedirgli di tornare dall’aldilà; ma la testimonianza più antica che fa riferimento al mondo soprannaturale dei vampiri si trova su una tavoletta babilonese conservata al British Museum:un’antica formula magica che serve a proteggere dai demoni notturni succhiatori di sangue, chiamati Etimmè. Gli antichi ebrei invece temevano l’Aluka, che tradotto significava letteralmente succhiatore di sangue. A partire dalla fine del

seicento autentiche crisi di paura collettiva dei vampiri dilagarono nell’Europa dell’est, dall’Istria all’Ungheria dalla Polonia alla Serbia, dalla Transilvania alla Valacchia. Alla fine del settecento si spensero

ker pubblicato nel 1897 non è il primo, ma di sicuro il più famoso. In effetti, già nel 1819 un giovane medico amico di Lord Byron, John W. Polidori aveva scritto un breve romanzo sull’argomento, e sembra certo

le ultime crisi di panico collettivo, ma della figura del vampiro cominciarono ad impadronirsi poeti come Keats, Ghoete e Byron. I morti che uscivano dalle tombe negli incubi dei contadini dell’Europa orientale nel seicento e nel settecento non avevano nulla di affascinante, mentre i poeti romantici fecero del vampiro un personaggio attraente, di solito aristocratico e colto. Dalla poesia il vampiro passa alla prosa: il romanzo dell’irlandese Bram Sto-

che anch’egli, a sua volta, avesse attinto da altri autori precedenti. Stoker chiamò il suo vampiro “Dracula”, ispirandosi al principe valacco Vlad Tepès (l’impalatore) detto Dracul, che in rumeno significa drago. Questo soprannome probabilmente si deve al fatto che egli apparteneva ad una confraternita cavalleresca il cui simbolo era un drago. A causa delle sue spietate campagne militari e i suoi crudeli metodi di giustizia, il principe Vlad viene collocato

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tra i “grandi mostri” della storia. Il numero esatto delle sue vittime è incalcolabile e comprende anche donne e bambini; inventò sistemi d’esecuzione capitale terribili, come per esempio friggere i condannati nell’olio bollente, o impalare i nemici. Tutte queste efferatezze lo resero una specie di simbolo del male e Stoker lo trasformò in un conte transilvano. L’identificazione fra Vlad Dracul e il vampiro, tuttavia, non fece piacere ai rumeni perché per molti era considerato un eroe nazionale per aver salvato la Romania dall’avanzata dell’Islam nell’Europa orientale e del gran sultano degli ottomani Maometto Secondo. Mentre la tradizione locale vede in Vlad un salvatore, le fonti occidentali cui attinse Stoker lo dipingevano come un tiranno freddo e sanguinario, e proprio per questi motivi il romanzo non fu tradotto in Rumeno fino al 1991. Il mito del vampiro moderno nasce, invece, con il cinema.

Dopo la poesia e la letteratura è proprio quest’ ultimo mezzo di comunicazione di massa ad imprimere la figura del vampiro nell’immaginario collettivo, pubblicizzandolo fino a farlo divenire uno dei temi horror più gettonati del secolo. Tuttavia il padre spirituale di tutte le versioni di vampiri che si sono alternate negli anni è senz’altro Stoker: attori e registi del passato e del presente si cimentano con questo personaggio quasi sempre prendendo spunto o ispirandosi al suo racconto. Al mito si aggiunge la leggenda: si vociferava che l’attore interprete di Nosferatu fosse un vero vampiro ingaggiato dal regista. Ciò che però attira maggiormente l’attenzione è il fatto che quella leggenda desti curiosità ancora oggi. Ne è la prova il film del 2000 “L’ombra del vampiro” di E. Elias Merhige. IL regista ha voluto rendere

con il crack della borsa del ’29 e la Grande Depressione oltreoceano, mentre negli anni ’50 sono la Guerra Fredda ed il profilarsi di un possibile conflitto nucleare a favore la rinascita del genere horror, il quale diventa una forma di catarsi, un modo col quale il grande pubblico esorcizza le proprie paure grazie al grande schermo. Tra i vari mostri, licanomaggio al film del 1922. tropi, mummie ed alieni Wilhelm Murnau, intersono ancora una volta pretato da John Malkovich, per rendere più rea- Ciò che incurisosce listico il suo film, scrittura è che la un attore, Max Schreck, interpretato da Willem leggenda desti Dafoe, il cui cognome interesse anche significa “terrore”in te- oggi desco, che con la sua i signori della notte a ambiguità e il suo sguarfarla da padroni e così do sinistro sembra fatto i film sui “non morti” si apposta per la parte. In moltiplicano a dismirealtà il regista conosce sura (se ne calcolano la vera natura del suo circa un migliaio realizprimo attore: egli stesso zati nel secolo scorso), è un vampiro e non può contemporaneamente si pensare a niente di meva delineando sempre glio per creare la giusta di più la figura del vamatmosfera al suo film. piro come affascinate I film sul tema dei vampiri seduttore, che ipnotizza sono tantissimi ma è da le proprie vittime per poi sottolineare il fatto che succhiar loro il sangue le uscite di questo gecon mortale eleganza. nere filmico sono tutt’alQualunque sia il motivo tro che casuali: la storia di questo sodalizio con del cinema, infatti, vede la settima arte, i vampiri ritorni ciclici del succesproseguono imperterriti so del genere horror nella loro marcia trionfaproprio in concomitanza le e non si accontentano con eventi tragici, guerre di popolare gli incubi dei o periodi di crisi. Il boom fan dell’horror, ma travadegli anni’20-’30 coincilicano i generi, visitando de, infatti, con l’avvento di volta in volta la comdel nazismo in Europa e media, il western, la fan-

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tascienza e il musical. Inoltre Dracula e i vampiri in genere, cominciano a trasformarsi in un vero e proprio archetipo erotico/psicanalitico tanto da divenire oggetto privilegiato di studio e di reinterpretazione anche da parte di grandi registi estranei al cinema di genere. Il vampiro e in particolare il leggendario conte Dracula nascono nell’ambito di religioni animiste o in ogni modo di culti che prevedono un contatto diretto tra la natura vegetale ed animale e con la quale l’uomo s’identificava fino a divenirne parte stessa assumendone così i caratteri somatici. Pipistrelli, civette, lupi, leopardi, pantere ed altro ancora sono gli archetipi nei quali l’essere umano si è sempre voluto identificare per poter assumere quella forza animalesca unita ad una sessualità impetuosa che lo sottraesse almeno per una notte alla sua condizione di meschina fragilità terrena. Il cinema moderno ci da così la possibilità attraverso le immagini e i suoni di vivere insieme ai protagonisti della fiction questo nostro antico desiderio. Il vampiro, infatti, è uno di noi ed, esaminato con serietà, ci costringe a riflettere sulla domanda seria relativa al male che si nasconde nel cuore di ogni uomo.

Gennaio 2007

INTERVISTA DEL MESE

C

ome vive il ruolo di Dirigente Scolastico nel suo Paese? Non sto vivendo un ruolo da Dirigente, ma da Preside incaricato. Preferisco ricordarlo intanto a me stesso per coerenza con l’esperienza professionalmente conclusiva della carriera che vivo con intenso entusiasmo, poiché mi consente di lavorare, con l’insieme dell’Istituto, per la crescita della comunità scolastica, e non solo, del mio Paese. Come vive questo ruolo a Carlopoli, Paese nel quale vive da sempre? Lavorare nella Scuola del proprio Paese non è sempre meglio: vi sono aspetti, meccanismi d’ambiente, che possono determinare fraintendimenti. Ritengo di essere riuscito pienamente a svolgere il ruolo istituzionale di promozione di attività, di iniziative e di relazioni sempre aperte e coerenti con le funzioni che competono a chi guida un istituto scolastico. Cos’è la Scuola, veramente? Questo avverbio “veramente” , voluto dall’intervista, mi consente di sottolineare un concetto che vado ripetendo da anni nella nostra realtà territoriale: la Scuola è l’unica risorsa reale di crescita e di sviluppo socio-economico culturale dei nostri piccoli Paesi interni. L’unica occasione “democratica” di promozione sociale per intere generazioni di ragazzi in grado, attraverso l’istituzione, di affrancarsi da un destino altrimenti di sicura subalternità. Lo scenario in cui siamo immersi, di sicuro sconforto per il futuro delle nostre zone potrebbe indurre a far sorridere di questi concetti. Eppu-

re resto convinto che la Scuola più di ogni altra diversa “opportunità” può creare condizioni per un riscatto culturale e sociale atto a superare i muri di indolenza che ci “disagiano”. Quali messaggi deve mandare? I messaggi propri della Scuola sono quelli dell’apertura culturale-educativa, in termini di rispetto e di vivibilità di sentimenti solidali, per divenire consapevoli criticamente dell’intensità e varietà dei problemi presenti dappertutto, nella storia personale ed in quella degli altri. Cosa fa la Scuola per preparare i ragazzi al confronto con la realtà istituzionale e, in generale, con quella degli adulti? I programmi di studio e le iniziative didattiche “extraculturali” sono generalmente ancorati ad

Intervista ad Angelo Falbo.

Alcuni associati Albatros hanno intervistato il Preside dell’Istituto Comprensivo G. Da Fiore di Carlopoli, una realtà rivelatasi sorprendente per gli studenti e non. Terminano le interviste dedicate alle istituzioni locali.

ve con il territorio, vedi iniziative comuni con le Associazioni, favorisce per altro verso l’accostamento promozionale degli alunni verso il mondo degli adulti. Come entrano i grandi valori nei programmi didattici? Si è detto. La Scuola è palestra di vita. Ispira la sua azione alla valorizzazione dei principi umanitari: “Lavorare nella scuola l’irripetibilità della vita, la visione del proprio paese non è “ecumenica”, una visione sociale sempre meglio: vi sono ispirata ai principi costituzionali, in molti aspetti che possono cui si affermano gli ambiti di dirittideterminare doveri per sé e per gli altri, nutriti dai sentimenti di solidarietà, liberfraintendimenti” tà, giustizia, pace: con orizzonti universalistici. un quadro di impegni ispirati a Soprattutto, quali sono i valori percorsi che favoriscono livelli di che bisogna trasmettere? collaborazione costante con le Per non ripetere pari pari quanto “Istituzioni”. Più specificatamente detto prima, voglio aggiungere per questo anno abbiamo avviato che il POF del nostro Istituto fin una collaborazione anche con la dalle prime righe sottolinea, come Provincia di Catanzaro per esasua finalità ultima delle attività da minare i tre aspetti istituzionali svolgere, l’ambizioso orizzonte più diretti sul territorio: Comune, culturale di formare “cittadini euProvincia, Regione. Dovrà contiropei, camminatori nel mondo”. nuare negli anni. Quali sono i limiti della Scuola Collaboriamo anche con la Coattuale? E le risorse? munità Montana e con le ASL di Il limite costitutivo della Scuola è appartenenza. il rischio costante di restare indieLa collaborazione costante con tro le famiglie e con quanto si muo-

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rispetto alle accelerate trasformazioni che si verificano in ogni aspetto dell’organizzazione delle società moderne, senza scordare le contraddizioni di squilibrio che esse stesse accrescono. In verità oggi la Scuola in regime di autonomia ha uno spazio di autopromozione che può consentire di ridurre al minimo questo rischio. Dipende molto dalle risorse che riesce ad ottenere. Le risorse sono irrisorie, rispetto agli impegni che alla Scuola vengono assegnati da tutti e da ogni versante, sovraccaricandola di “ogni cosa che non va” e non solo nel mondo giovanile. Molto della vivacità di una Scuola è sempre legato alle sensibilità collaborative degli Enti Locali dai quali dipende e dal clima di condivisione delle famiglie. Quali sono le sue aspettative rispetto alla Scuola del futuro? Mi auguro che la Scuola trovi subito un assestamento normativo che consenta l’acquisizione di alcuni punti fermi: Superamento di distinzione/separatezza tra cicli Elevamento reale dei percorsi di studi fino a sedici anni con biennio per tutti Riordino delle modalità di reclutamento di tutto il personale garantendo maggiori professionalità Riacquisizione per la Scuola e per i Docenti di un riconoscimento sociale delle funzioni svolte, che oggi sono spesso e troppo genericamente discreditate. L’Istituto è oggi “Centro Risorse”. Può spiegarci cos’è, come agisce? Quali sono i suoi ruoli e le sue risorse? Vuol dire che il nostro Istituto, unico nella realtà territoriale della Comunità Montana, è abilitato a promuovere iniziative di respiro territorialmente ampio contro la

dispersione scolastica e l’emarginazione sociale, ottenendo finanziamenti specifici nell’ambito del Programma Operativo Nazionale (P.O.N.) La Scuola per lo Sviluppo e nell’ambito del Programma Operativo Regionale (P.O.R.). Agisce realizzando tutte le iniziative possibili rivolte sia agli alunni,

“Molto della vivacità di una Scuola è sempre legato alle sensibilità collaborative degli Enti Locali” sia ai loro Genitori, sia a destinatari giovani e cittadini interessati dei Paesi limitrofi. I suo limiti evidenti discendono principalmente da una unica causa: la costante diminuzione della propria popolazione scolastica. Le sue risorse umane sono le professionalità presenti a Scuola, la grande passione e dedizione senza tempo di alcuni lavoratori che con il loro patrimonio di competenze acquisite consentono di elevare costantemente le capacità di iniziativa dell’Istituto. Le risorse materiali sono notevoli e benché si stiano mettendo in campo iniziative in ogni direzione si può dire che non vengono utilizzate al cento per cento, né per l’interno, né per l’esterno: Patente ECDL, Corso Microsoft, Certificazioni in Lingua straniera, Esperienze di teatro, di cinema, di motoria. Con quali realtà collaborate? Prima di tutto con i tre Comuni di appartenenza: Carlopoli, Cicala, Panettieri. C’è un bel rapporto. Riusciamo a collaborare bene. Le condizioni generali però ci spingono a chiedere più attenzioni e più risorse. Per esempio: non vorremmo, come sta succedendo, dover aspettare anni per avere certificazioni obbligatorie o il semplice

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spostamento di pannelli solari posizionati in condizioni di scarsissimo utilizzo, e sono ancora lì! In Paesi asfittici come i nostri la Scuola , che è rimasta sola a lavorare per il futuro, merita il massimo degli impegni amministrativi, dalle manutenzioni, ai servizi, al sostegno finanziario delle iniziative compartecipate. Più di quanto già avviene. Collaboriamo con tutte le altre Scuole del territorio. E con l’UNICAL. Abbiamo in corso un interessante Progetto pilota cofinanziato dalla Comunità Montana che ci darà la possibilità di estendere l’esperienza svolta lo scorso anno di certificazioni in lingua Francese (Delf) e Inglese (Trinity). Abbiamo una collaborazione in atto con la Presidenza del Consiglio provinciale. Lavoriamo su iniziative condivise con le ASL e altre realtà istituzionali e/o associative, come l’Arma dei Carabinieri, la Parrocchia, la CRI, l’AVIS, Libera, il Centro C.C. Scuola ed Associazione: questo è il secondo anno che firmiamo un “protocollo d’intenti”. Può fare un bilancio di questo rapporto? È sicuramente un bilancio positivo. Come ho avuto modo di dire durante l’incontro tra Scuola ed Associazioni svoltosi durante lo scorso Agosto: le Associazioni e la Scuola devono individuare un terreno comune di iniziative volte alla promozione e realizzazione di iniziative che nella Scuola, attraverso la Scuola, realizzino la vivacizzazione culturale dell’intera Comunità. Con voi dell’Albatros la sintonia dei propositi e degli impegni realizzativi è stata davvero significativamente fruttuosa.

Gennaio 2007 Voglio cogliere la presente occasione di ospitalità sul vostro “giornale” per ringraziarvene ancora ed incoraggiarvi a proseguire nei vostri percorsi, che, quando non si dovessero totalmente condividere come a me pure capita, rappresentano comunque una elevata esperienza di valenza associativa culturale di sicuro riferimento anche per originalità e creatività chiaramente espresse. Quali sono secondo Lei i limiti e le risorse dell’Albatros? Non si tratta di indicare limiti, ma caratteri, che poi possono magari essere corrispondenti ai meriti. Essi sono individuabili in una forte accentuazione, che chiamerei esistenzialistica, la quale caratterizza molti aspetti e scritti presenti nelle vostre iniziative. Ciò circonda di fascino quanto viene proposto, ma rischia di imprimere scarsa capacità espansiva alle iniziative stesse. Invece il Paese ha bisogno di giovani con senso socializzato del futuro. Se volete, il Paese ha bisogno di giovani in grado di rigenerare consapevolezza “politica”, nel senso di riappropriarsi di una prospettiva di comune futuro nella comune “cosa pubblica”. Fin dove è possibile spingersi? Alla fantasia, alla creatività non si pongono paletti. Vorrei vedervi spinti fino all’assunzione di iniziative in grado di scuotere positivamente la comunità dalla stagnazione “mentale” in cui versa. Anche se così si rischia di sovraccaricare la vostra esperienza

associativa di attese che sono eccessive, troppo ambiziose, rispetto alle condizioni fattuali ed alle energie disponibili. Che tipo di progetti un’associazione come la nostra può presentare all’Istituto? Non è utile indicare un “progetto”. Credo che bisogna ampliare e rafforzare il terreno della collaborazione: nei successivi incontri che faremo potremo insieme individuare iniziative che, magari assieme ad altre disponibilità, allarghino positivamente il raggio d’azione della Scuola verso gli adulti, verso i già numerosi immigrati presenti pure da noi, ecc. In modo tale da valorizzare al massimo le potenzialità che l’Istituto possiede. Se vi serve una indicazione, semplice, posso dirvi che mi piacerebbe riuscire a realizzare a Scuola momenti di osservazione strumentale del Cielo. Come sapete abbiamo un buon telescopio, completamente inutilizzato. Forse, abituarci a guardare il cielo può consentirci di avere consapevolezza maggiore di ciò che ci circonda, rafforzandoci nei propositi positivi. E voglio concludere così, grazie.

Consigli per l’acquisto. Di Andrea Caligiuri

CAROLINE NO-Beach Boys Il miglior addio, di sempre BABA O’RILEY-The who La colonna sonora dei miei 16 anni THE GREAT GIG IN THE SKYPink Floyd La musica in Technicolor. LET IT LOOSE-Rolling Stones Perchè si deve sempre avere una possibilità di lasciarsi i problemi alle spalle FRIEND OF THE NIGHT-Mogwai A volte le parole non servono WHAT’S GOING’ON-Marvin Gaye Di gran lunga, il miglior risveglio GOOD NIGHT-Beatles Di gran lunga, la miglior buonanotte HENRY LEE- Cave & PJ Harvey La belle e la bète, la ballata della morte e dell’amore. PICTURES OF YOU-The Cure Il pezzo più romantico della storia della musica, in assoluto. 4Th TIME AROUND- Bob Dyaln Perchè è una delle ballate più belle che siano mai state scritte. Divina. PEACHES IN REGALIAFrank Zappa Perchè fu l’uomo più importante della storia del rock IN MEMORY OF ELIZABETH REED- Allman Brothers Band Perchè ho capito che la musica non ha nessun limite.

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visioni

Voi

che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: considerate se questo è un uomo che lavora nel fango che non conosce pace che lotta per un pezzo di pane che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome senza più forza di ricordare vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via, coricandovi alzandovi; ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi PRIMO LEVI SE QUESTO E’ UN UOMO

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diario DI ANDREA CALIGIURI Quattro cose (spiegate in modo semplice ed efficace): 1) L’arte, nel suo significato più ampio, comprende ogni attività umana - svolta singolarmente o collettivamente - che, poggiando su accorgimenti tecnici e norme comportamentali derivanti dallo studio e dall’esperienza, porta a forme creative di espressione estetica. (Wikipedia) 2) Ancora non si è arrivati (fortunatamente) a dubitare che 2 più 2 fa 4. Si è arrivati a dubitare, invece, da parte di qualcuno dell’amore che ci lega al paesello. Eh si, è un periodo di forti critiche e di grandi cambiamenti per l’associazione, e nessuno mi leva dalla testa due cose: o si arriverà presto allo sfascio totale delle cose, e questo significherebbe chiuder locanda prima del previsto oppure diventeremo tutti amici (miei) come prima. Si sa, il coraggio è dote di ben poche persone e, a volte, nemmeno coloro che si affidano alla stessa virtù riescono a farne buono esempio. Fatto sta che siamo politici. Certo lo siamo, ma è difficile (tanto, tanto) far capire che noi, di sedie, ne abbiamo le case piene. Bastano e avanzano anche quando vengono a mangiare a casa gli amici. Jonathan Livingston Mensile di libero pensiero Quindi, una volta per tutte: Siamo politici in N.11 GENNAIO 2007 Stampa in proprio quanto viviamo tutti nella EMAIL: stessa società, in [email protected] Progetto grafico: to persone dotate di un ANDREA CALIGIURI linguaggio abbiamo il Editore ASSOCIAZIONE dovere di organizzarci CULTURALE per far crescere bene ALBATROS Redazione: i frutti. Ma questo non ANGELINA PETTINATO; significa che dobbiamo ANDREA CALIGIURI; TOMMASO CALIGIURI; schierarci con qualcuSALVATORE MONTESANno o qualcosa: se fosse TI; GERMANA SCALESE; CARMINE CARDAMONE per me quei manifesti in Collaborazioni: piazza li strapperei tutti. INES MANCUSO; ISTITUTO 3) Si è conclusa una picCOMP. G. DA FIORE, cola stagione di eventi: FORUM DEL REVENTINO pranzo degli anziani, reading, babbo natale.. unica nota storta la serata mancata con Daniele Radano, regista emer-

gente e apprezzato cantautore Calabrese. Colgo l’occasione di scusarmi per avergli stravolto il cognome più volte nel giornalino di Dicembre: Ragano, Ramano, Rodano. Pardon, di cuore. Ma credo che quando leggerete queste righe tutto sarà stato ricuperato come promesso. Reading, qualche giudizio personale: Manifestazione originale, la prima fra tutte a mio avviso. Poca gente, però, questo anche a causa della poca pubblicità fatta fino al giorno stesso dell’evento. Aria serena, gente serena, e un buon motivo per salutarci prima delle rispettive partenze. Bel pomeriggio. Pranzo degli anziani. Vederli assieme è stato assai emozionante, e fra me e me pensavo se tra 50 anni ci sarà qualcuno (se ci sarà l’albatros o addirittura io ) a invitarmi per pranzare con Carmine, Gigi, Salvatore (tutti vecchi, con le rughe e le pillole per la pressione ben conservate nella giacca.. Immagina!!!). Babbo Natale. Che dire, per la serie: staccatevi 2 minuti da playstation, Naruto e da i compiti per le vacanze e uscite a respirare un pò. Ho notato una cosa, una cosa che vorrei dire a tutti i genitori con bambini: posso immaginare cosa significhi avere un figlio, tutte le attenzioni ma... fateli respirare! Levate via quelle sciarpe alte due metri e quei cappelli...lasciate che i bambini possano respirare veramente, affinché non abbiano mai paura della pioggia e del vento. Scusate se mi son permesso ma era più forte di me. Ho dimenticato qualcosa?...mi sa di no. 4) Io non so cosa sia l’arte, con esattezza. What is arte? Non lo so, e quella definizione di Wikipedia nemmeno mi piace. Posso solo dire che l’arte inizia quando qualcuno inizia per gettare semi al vento, per far fiorire i nostri cieli. Io l’arte la trovo in mezzo a 10 ragazzi, che colorano scatoloni, ridono, lottano per far si che la roba buona esca dai sottoscala. Dieci ragazzi che lottano per gli altri e a volte per se stessi, per sfuggire alle panchine dell’indifferenza, per trovare l’altra metà della mela. Un caldo addio ad Altman. Se ne sono andati pure Freeman, James Brown, Noiret. E’ evidente che sta succedendo qualcosa.

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