2003 Gennaio

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  • Words: 3,488
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La Famiglia: dono di Dio Come ultimo dono del tempo di Natale, abbiamo celebrato in Parrocchia nella solennità del Battesimo di Gesù, la Festa della Famiglia, quest’anno desiderata fortemente e celebrata nella pienezza dei due giorni in cui si è svolta.. Il momento conclusivo infatti, quello della festa e dei giochi, voleva essere l’espressione della gioia per tutto ciò che di bello e prezioso avevamo scoperto il pomeriggio di sabato nella comunione tra noi genitori; di ciò che i ragazzi avevano condiviso nella serata e che nella Liturgia di domenica mattina abbiamo presentato al Padre come frutto del nostro stare insieme. Che sabato pomeriggio eravamo molti di meno rispetto al pomeriggio festoso di domenica lascia più che altro perplessi; viene da pensare come mai tante famiglie che quotidianamente consumano i loro pasti, spesso unico momento in cui ci si ritrova, davanti a un telegiornale foriero solo di notizie nefaste e di tragedie, poi diserti questi momenti di comunione in cui è possibile fare tesoro di tante buone notizie. E’ vero che, come ci dicevano Nicola e Maria, una delle due coppie che abbiamo ospitato, i messaggi equivoci dei mass- media passano con più facilità ma proprio perché l’analisi sulle famiglie, prima cellula della società, è preoccupante e carica di disagi dovremmo essere assetati e affamati di soluzioni, d’incoraggiamento, di reciproco aiuto. Ci vincono invece spesso, anche se formalmente ci dichiariamo credenti, il fatalismo, la rassegnazione o peggio l’indifferenza. La chiusura e il “privatismo” famigliare, l’instabilità, la banalizzazione dell’amore letto solo in chiave edonistica sono i virus che minano dal mondo la famiglia e con essa l’intera società. Nicola e Maria, famiglia con due figli, lavoro e problemi, come tante delle nostre, è venuta a farsi nella nostra comunità, testimone di un messaggio di speranza; vorremmo farvi da eco riportandovi le loro riflessioni perché tutti insieme, ritroviamo le motivazioni profonde che ci hanno spinto a cercare la gioia di costituire una famiglia. Piuttosto che farsi manipolare e gestire, “non conformandoci alla mentalità di questo secolo” come ci ammonirebbe l’apostolo Paolo è la famiglia stessa che deve farsi produttrice di cultura perché ha in se un serbatoio di valori, è una risorsa insostituibile, piccola grande scuola per vivere i rapporti sociali. La famiglia cristiana non perde la speranza dove le difficoltà e le sfide sembrano insormontabili, perché la garanzia di realizzazione non riposa solo sulla propria buona volontà ma le è data dal suo “essere progetto divino”. In nessuna circostanza dobbiamo pensare che Dio abbia abbandonato l’uomo al suo destino perché ciò significherebbe rinnegare l’Incarnazione del Figlio, il Suo aver condiviso tutta la nostra umanità. Nonostante tante ombre tentino di banalizzare l’importanza della famiglia dobbiamo affinare la nostra sensibilità per cogliere all’interno della sua storia la novità e l’azione dello Spirito; con i nostri amici abbiamo colto ad esempio tre filoni di speranza che nascono in germe nella famiglia per poi essere poi dono all’intera società. La libertà come primo valore di cui usufruire e a cui educare i figli; non come libertinaggio ma come il riconoscere la propria vita come qualcosa di più grande di noi da gestire per noi e per gli altri. La gratuità come conseguenza; cioè come dono dello Spirito operante per cui tante famiglie, vivono la propria libertà nel servizio, nelle varie forme di volontariato e di condivisione. Scelte che, proprio perché le sollecitazioni di una cultura del privato diventano sempre più pressanti assumono sempre più consapevolezza e valore. La gioia, segno e frutto innegabile dello Spirito che accompagna le scelte di vita di chi crede. Perché questo sia l’inossidabile patrimonio familiare da lasciare ai figli è necessario operare delle scelte, edificare “la casa sulla roccia”, costruire su alcuni pilastri portanti che magari comportano la fatica di un cammino in ascesa ma danno frutti sicuri e duraturi. Il DIALOGO ad esempio, sempre più raro perché comporta la fatica di fermarsi, di mettersi a nudo, di rendersi vulnerabili ma che alla luce dell’insegnamento evangelico è COMUNIONE. L’ACCOGLIENZA, che in una società come la nostra che vede una continua migrazione di popoli e di culture diverse c’interpella sempre più incessantemente al confronto. E va imparata in famiglia tra i coniugi, tra genitori e figli, per essere autentica all’esterno. La SOBRIETA’, valore che diventa sempre meno individuabile in una società consumistica come quella occidentale e che è invece la scelta educativa vincente perché solo nella ricerca dell’essenziale e nell’atteggiamento costante di gratitudine per ciò che si ha, garantiamo ai nostri figli sia la libertà, sia la gioia. Ed infine la SOLIDARIETA’ non come abusato sinonimo di pietismo, ma come vero

collante della trama di rapporti umani, come atteggiamento interiore che nasce come valore personale, cresce tra i membri della famiglia e che organizzato tra comunità di famiglie diventa la vera forza dell’umanità. Di fronte alle sfide del mondo anche noi ci chiediamo “…come è possibile…?” credere nella gioia, nell’indissolubilità, nella stabilità; la risposta è la stessa che l’angelo diede a Maria e che la Chiesa continua a ripetere “ Nulla è impossibile a Dio”. Non penso sia un caso che Gesù inizi la sua vita pubblica proprio con la partecipazione a un matrimonio, partendo proprio dalla prima cellula della società. E da questa presenza la famiglia nascente viene arricchita. E questa parola del Vangelo ce l’hanno resa viva e attuale Alberto e Rosa che in 45 anni di vita insieme hanno sperimentato toccato con mano e gioito della presenza viva e operante di Dio nella loro storia. Nè diversa, nè preservata dalle umane traversie di una comune famiglia. D' altronde come ci dicevamo all’inizio occorre affinare la nostra sensibilità per cogliere i segni dello Spirito e i simpaticissimi coniugi Cocchiaro in uno dei biglietti d’auguri ricevuti nel giorno del loro matrimonio avevano letto chiaro l’essenziale della loro vita insieme: “In mezzo a voi sia Cristo Dio”. Come ci diceva Alberto “Nel desiderio di fare bene, cercavo d’impegnarmi molto nel mio lavoro, tanto da farne inconsciamente lo scopo della mia vita” e Rosa aggiungeva che ”Con altrettanta buona volontà profondeva tutto il suo impegno in famiglia non trovando più il tempo per incontrarsi” e questa è la prima sollecitazione a cui le coppie oggi vanno incontro. Poi sopraggiungono prove di vario genere dalla necessità di spostarsi e perdere amicizie e legami per ragioni di lavoro, problemi di salute o piccole incomprensioni quotidiane; tutti i giorni “è una palestra” ci dicevano, dove come esercizio principale hanno vissuto alcuni semplici ma fondamentali insegnamenti del Vangelo. “Dove due o più sono uniti nel mio nome lì sono io” e dove più che in una coppia che ha addirittura “ufficializzato” la propria unità nel matrimonio? E poi, “Dio è amore” anche quando le vicissitudini dolorose rendono difficile riconoscerlo come tale; e ancora come carburante perché il primo moto fornito dall’innamoramento diventi amore maturo “a prova di prove” il nutrimento giornaliero con Gesù Eucaristia e con la preghiera. Vivendo ciò che ci siamo detti nella prima parte del nostro incontro , il dialogo e l’accoglienza; sperimentando la solidarietà di tutta la loro comunità, chiamati a vivere più che la sobrietà quando per una grave difficoltà economica Alberto e Rosa hanno perso l’azienda che conducevano da trent’anni, essi sono rimasti coerenti a questa convinzione: che Dio è amore e rimane fedele al patto che ha stretto con la famiglia. Questi sposi hanno fatto delle scelte difficili, hanno rinunciato a un futuro economicamente tranquillo, hanno ceduto tutto quanto avevano per sanare le pendenze perché altri fratelli non soffrissero i disagi del loro fallimento e queste non sono scelte che s’improvvisano! E non sono storie; sono la concretezza della vita, sono l’estensione della Buona Novella, sono l’incarnazione…Dio con noi! Alberto e Rosa ci hanno testimoniato che mai è venuta meno per loro la provvidenza, che mai neppure in quei momenti è venuto a mancare loro il necessario neanche per riprendere una modesta attività lavorativa; e cosa vuol dire questo se non che si è fatta concreta la Parola “cercate prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia e il resto vi sarà dato…”!?! Questa coppia ha goduto e gode ogni giorno di più, dei frutti dello Spirito di cui abbiamo detto sopra; della libertà, della gratuità e di una gioia che è contagiosa. Oserei aggiungere di una giovinezza e freschezza che tante coppie ripiegate su se stesse non hanno ma ciò che mi ha colpito e che racchiude la loro esperienza di una vita è quello che diceva Rosa a conclusione del racconto. La sua richiesta al Signore nel giorno delle nozze è stata esaudita; la sua famiglia è “bella” come lei l’aveva sempre desiderata! *

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