FREUD E LA RIVOLUZIONE PSICANALITICA INDICE 1. Che cos’è la Psicanalisi 2. Biografia 3. Il Caso di Anna O. 4. il Metodo Catartico 5. L’interpretazione dei Sogni 6. La Metapsicologia: Prima e Seconda Topica 7. Teoria della Sessualità
1. COS’È LA PSICANALISI La psicanalisi è legata alla scoperta dell’inconscio come dimensione fondamentale della psiche umana. Secondo Freud l’identità soggettiva non si identifica con la coscienza e la ragione, la struttura psichica effettiva dell’uomo è per la maggior parte determinata dall’inconscio. Ciò contrastava con la stessa formazione medica e positivistica di Freud, infatti il positivismo possiede una concezione ottimistica e razionalistica dell’uomo e della storia. Il ruolo che l’inconscio gioca nella nostra vita psichica e nella spiegazione dei nostri comportamenti, viene illustrato da Freud con l’immagine dell’iceberg. La psiche è paragonabile ad un iceberg, la parte che affiora è costituita dalla coscienza ed è solo una piccola parte della nostra psiche, la punta dell’iceberg. La parte sommersa, l’inconscio, comprende la maggior parte della nostra psiche. Questa immagine ci fa comprendere come Freud vada contro la tradizionale immagine dell’uomo che aveva dominato tutta la civiltà occidentale e che era incentrata sulla razionalità quale essenza costitutiva dell’identità dell’essere umano. Già Schopenhauer e Nietzsche avevano “smascherato” l’illusorietà di questa convinzione, con Freud l’ideale di un uomo totalmente razionale e trasparente viene messo completamente da parte. La psicanalisi può essere definita in modi diversi: 1. una terapia che si propone di curare le nevrosi, le ossessioni e le malattie psichiche; 2. un metodo di indagine volto a chiarire dinamica e principi di funzionamento della nostra psiche e dunque una teoria generale della psiche umana; 3. una riflessione generale sull’uomo e sul suo rapporto con il contesto culturale e familiare. 2. Le tre ferite narcisistiche all’umanità La scoperta dell’inconscio come fattore fondamentale nella determinazione del comportamento umano e la conseguente consapevolezza che l’uomo non è un ente capace di autodeterminare liberamente la propria esistenza, costituiscono l’ultima ferita al narcisismo dell’uomo che si aggiunge ad altre due importanti rivoluzioni scientifiche: 1. La ferita cosmologica: con la sostituzione del sistema copernicano a quello tolemaico, la terra e con essa l’uomo, perdono la loro privilegiata posizione di centralità nel cosmo, l’uomo non è più il signore del creato, ma l’abitante di uno dei tanti pianeti di uno dei tanti sistemi solari, posto in una delle tante galassie che formano l’universo; 2. la ferita biologica: le scoperte di Darwin e la sua teoria dell’evoluzione, eliminano anche l’eccezionalità dell’uomo rispetto agli altri esseri viventi. L’uomo non è più il re della natura, completamente diverso da ogni altro organismo, ma ha una storia evolutiva simile a quella di tutti gli altri animali e deriva dagli stessi antenati di tutti gli altri primati superiori; 3. la ferita psicologica: la rivoluzione psicanalitica produce l’ultima ferita al narcisismo umano. L’uomo non è nemmeno padrone a casa propria, non è padrone della sua vita, né i suoi comportamenti sono frutto del suo libero arbitrio, perché la nostra vita, l’insieme dei nostri comportamenti, è determinato più dall’inconscio, cioè da una forza che non controlliamo ma ci controlla, che dalla consapevolezza. In questo modo Freud capovolge una millenaria tradizione che da Aristotele a Cartesio e fino a Kant ed Hegel aveva posto nel logos, nella razionalità e nella consapevolezza l’essenza dell’uomo.
2. BIOGRAFIA FONTE: http://biografie.studenti.it/biografia.htm?BioID=143&biografia=Sigmund+Freud SITO: Biografie On Line Sigmund Freud nasce il 6 Maggio 1856 a Freiberg, in Moravia, città allora dominata dall'impero asburgico. La sua è una tipica famiglia di commercianti. Laureatosi in medicina nel 1881, e dopo un trasferimento di tutta la famiglia a Vienna, lavora per un certo periodo nel laboratorio di neurofisiologia diretto da Brücke. Nel 1882, per ragioni economiche, abbandona la ricerca scientifica e si dedica alla professione medica, specializzandosi in neurologia. Nel 1885 ottiene una borsa di studio che gli permette di accedere alla leggendaria scuola di neuropatologia della Salpetrière, diretta dal celebre Charcot. Questa esperienza assai intensa e l'incontro-conoscenza con il grande scienziato, lascia una profonda impressione sul giovane studioso. Ciò però non toglie che Freud in seguito mantenne sempre un atteggiamento assai originale ed autonomo rispetto alle convinzioni dell'illustre studioso. Ad esempio, il futuro padre della psicoanalisi mal accettava le conclusioni di Charcot circa l'isteria, da lui considerata come una malattia dovuta a cause organiche, paragonandola poi ad una sorta di stato di ipnosi. Nondimeno, per Freud cominciano a prendere corpo alcune osservazioni sul ruolo della sessualità nel comportamento umano, proprio a partire da osservazioni che per Charcot erano marginali, come quella della connessione fra isteria e sessualità. Nel 1886 si sposa con Martha Bernays, che in seguito gli darà ben sei figli (la più famosa tra loro è Anna Freud, continuatrice della ricerca del padre nell'ambito della psicoanalisi infantile). Il 1889, invece, è segnato da un aperto contrasto con Charcot. Il nodo del contendere è il ruolo dell'ipnosi, disciplina che Freud ha modo di studiare in una scuola specializzata di Nancy e che procura su di lui forte impressione oltre che notevole interesse scientifico. Tornato a Vienna, si dedica completamente alla professione di neurologo. Nel frattempo stringe amicizia con Josef Breuer, con il quale pubblica nel 1895 gli "Studi sull'isteria" e con cui inizia quella grande avventura intellettuale e clinica che lo porterà alla fondazione della psicoanalisi. Gli inizi, ironia della sorte, sono dovuti proprio al comune interesse per l'ipnosi. Breuer, infatti, utilizzando questo metodo, era riuscito a far ricordare ad una sua paziente (la celebre Anna O. degli scritti freudiani), gli eventi traumatici connessi con l'insorgere dell'isteria. Avvertendo però che nella paziente si stava sviluppando una forma di amore e di dipendenza nei suoi confronti (quel fenomeno che poi verrà denominato "transfert"), Breuer aveva interrotto la terapia affidando la paziente a Freud il quale, dal canto suo, riuscirà, a guarire la giovane. Il risultato è connesso ad un'altra celebre "invenzione" freudiana, quasi un'icona del suo metodo, il famoso "lettino" dello psicoanalista, che permette al paziente, in quel caso appunto Anna O., di esprimere il proprio magma interiore attraverso l'uso terapeutico della parola. E' la cosiddetta "talking cure", come la definì la stessa Anna. Se dovesse nascere un registro incaricato di certificare la data di nascita della psicoanalisi, quello sarebbe sicuramente il momento prescelto... Nel 1899 (ma con data simbolica del 1900) Freud pubblica un'altra opera dagli esiti rivoluzionari e per certi versi sconvolgenti: "L'interpretazione dei sogni". E' una tappa che segna una svolta dell'intero pensiero occidentale, attraverso i parallelismi fra logica razionale e logica del sogno e il disvelamento del linguaggio "geroglifico" attraverso cui i sogni parlano all'essere umano concreto che ne è portatore. A partire da allora, il peso che i sogni avranno nell'opera di Freud di farà sempre più ingente, così come l'attenzione e l'approfondimento che lo psicologo dedicherà loro. Questo approccio del tutto singolare non mancherà di suscitare numerose reazioni, perlopiù venate di scetticismo, se non di aperta denigrazione. In particolare, comunque, vengono prese di mira le sue teorie sulla sessualità, per tacere delle reazioni indignate nei confronti delle scoperte "scandalose" circa le dinamiche della sessualità infantile. In una società dalla mentalità gretta, chiusa e conservatrice com'era la Vienna di allora (non certo però dal punto di vista artistico e letterario, che anzi godette di una stagione altamente rivoluzionaria da quel punto di vista), non poteva passare incolume uno studioso che definiva nei suoi libri il bambino come un "perverso polimorfo". Naturalmente, il senso di quelle definizioni era del tutto travisato...
Nel 1908 si svolge finalmente il primo Congresso della Società psicoanalitica Internazionale, che vede presenti, tra gli altri, Jung e Adler. Entrambi, fra l'altro, prenderanno in seguito direzioni diverse: l'uno dando origine ad una forma diversa di psicologia del profondo, la cosiddetta "psicologia analitica", l'altro chiamando la propria teoria "psicologia individuale". All'alba dell'avvento dei drammatici fatti che segneranno l'Europa, l'epilogo di questa epopea intellettuale non poteva che esser tragico. Nel 1933 a Berlino i nazisti ormai al potere bruciano, in un rogo libresco tristemente famoso, anche le opere dell'ebreo Freud, complice oltretutto di una strenua resistenza all'avanzare della barbarie nazista. Nel 1938 la situazione è talmente insostenibile che è costretto ad andarsene. Si trasferisce a Londra dove, dopo un solo anno, muore per un cancro alla mascella. E' il 23 Settembre 1939, la seconda guerra mondiale è alle porte, epitome di quell'istinto di morte così presente nelle opere del grande rivoluzionario del pensiero.
3. IL CASO DI ANNA O. FONTE: http://www.copernico-pv.it/Files/Didattica/Psicanalisi/Anna_O.htm testo di Ilaria Coronelli, classe 5B http://www.laquintab.too.it/
Josef Breuer non era soltanto un noto medico di Vienna ma anche uno scienzato di considerevole levatura. Nel 1880 incontrò Freud per la prima volta all'Istituto di Fisiologia, da quel momento fra i due nacque una profonda amicizia basata sulla condivisione di comuni interessi. Nel 1895 i due pubblicarono "Studi sull'isteria" in seguito a numerose scoperte fatte in questo campo da entrambi. Dal dicembre del 1880 al giugno del 1882 Breuer ebbe l'opportunità di osservare e di curare una donna isterica molto intelligente: la signorina Berta Pappenheim, più comunemente conosciuta come Anna O. Ella servì come uno dei primi modelli per l'avviamento della tecnica psicoanalitica. La ragazza, molto bella, ventunenne all'epoca del manifestarsi dei primi sintomi della malattia, era dotata di una notevole intelligenza, di una buona capacità di comprensione, d'intuizione e mostrava grandi doti poetiche e d'immaginazione, accompagnate da un acuto senso critico. I suoi stati emotivi erano soggetti a considerevoli sbalzi: era in grado di passare da momenti di forte allegria a momenti di profonda depressione. La sua sfera sessuale era assai carente dato che non era mai stata innamorata. Trascorrendo un'esistenza alquanto monotona si sviluppò presto in lei la capacità di "sognare ad occhi aperti", il suo cosiddetto "teatro privato" che le permetteva di dar libero sfogo alla sua immaginazione, creando storie fantastiche, mentre qualcun altro le parlava, riuscendo a fingere perfettamente di essere attenta; ciò le serviva da sfogo e l'accompagnò per tutta la durata della malattia. Nel luglio del 1880 il padre si ammalò gravemente e fu da questo momento che la malattia di Anna si manifestò fino a diventar sempre più chiara. Il corso dei suoi problemi mentali può esser diviso in quattro parti: 1. Incubazione latente - dalla metà del luglio 1880 fino al dicembre di quell'anno: in generale questa viene considerata una fase che rimane sconosciuta ma nel caso di Anna O. essa fu completamente accessibile grazie all'interesse mostrato durante l'anamnesi che permise di portare a galla molte notizie. 2. Malattia conclamata - vari sintomi fra cui parafasia, strabismo convergente, gravi turbe visive, paralisi totale (sotto forma di contratture) dell'arto superiore sinistro e paresi della muscolatura del collo. Vi fu una regressione graduale della contrattura degli arti di destra, qualche miglioramento interrotto in aprile dal grave trauma psichico della morte del padre. 3. Alcuni sintomi cronici che durarono fino al dicembre del 1881 fra cui persistente sonnambulismo alternato nel tempo a stati più normali. 4. Graduale scomparsa delle condizioni patologiche e dei sintomi fino al giugno del 1882. 1) Nei primi mesi che seguirono la scoperta della malattia del padre la giovane dedicò tutta se stessa nell'accudire il genitore, seguì presto un indebolimento del suo corpo corrispondente ad anemia e
ripugnanza per ogni tipo di alimenti. Diventati sempre più gravi, questi problemi la costrinsero ad abbandonare la cura del malato. La conseguenza immediata fu una fortissima tosse diagnosticata da Breuer come tipica tosse nervosa e fu proprio in questa circostanza che il medico incontrò Anna per la prima volta. Si susseguirono altri sintomi come un forte desiderio di riposare nel pomeriggio per poi entrare verso sera in uno stato di sonno profondo ("Clouds" ) seguito più tardi da una forte eccitazione. Questo stato perdurò per tutto il corso della malattia: durante le "assenze diurne" creava situazioni immaginarie di cui pronunciava qualche parola, se un presente ne ripeteva una ella iniziava subito a descrivere una determinata situazione o a narrare una storia. I racconti erano per lo più tristi, riguardavano quasi tutti una ragazza seduta al capezzale di un malato. Si riaddormentava solo nel corso della notte, che trascorreva maggiormente in agitazione, per poi ridestarsi al mattino con nuove idee per la testa. Se durante l'ipnosi serale per qualche motivo non era riuscita a raccontare la sua storia, per calmarsi il giorno dopo doveva raccontarne due. Con l'avanzare della malattia le storie si fecero sempre più tragiche e spaventose. 2) All'inizio di dicembre comparve uno strabismo convergente dopodiché la giovane si mise a letto fino all'inizio di aprile. Fu in questo periodo di riposo che le comparvero nuovi disturbi fra cui cefalea occipitale sinistra, strabismo convergente (aggravato dagli stati di eccitazione), sensazione di vedersi cadere addosso le pareti della camera, turbe visive paresi dei muscoli della regione anteriore del collo, contratture dell'arto superiore destro e successivamente di quello inferiore, per poi interessare anche gli arti della parte sinistra. Tutto ciò era accompagnato da forti sensazioni d'ansia. Furono queste le condizioni di Anna quando Breuer intraprese la cura, egli immediatamente riconobbe la gravità dei sintomi psichici. La ragazza soffriva di due diversi stati: uno in cui riconosceva l'ambiente circostante, era depressa, ansiosa e relativamente normale; l'altro in cui era aggressiva, cattiva, scagliava cuscini contro le persone, essendo sotto l'effetto di allucinazioni. Quando si trovava nel primo dei due stati soffriva di vuoti di memoria, si lamentava di "aver perso una parte del tempo", rassicurata dai presenti reagiva scagliando cuscini contro essi, accusandoli di volerla confondere, poiché timorosa di essere sul punto d'impazzire. Anche prima di essere costretta a letto mostrò simili "vuoti di memoria", ripetendo le ultime parole pronunciate per poi interrompersi nel mezzo un discorso che veniva ripreso dopo una breve pausa. Tali interruzioni aumentarono via via nel tempo finchè ella non rimase normale solo per una piccola parte della giornata. Gli sbalzi d'umore aumentarono considerevolmente col tempo, le allucinazioni divennero più spaventose (vedeva serpenti neri al posto dei capelli e dei nastri). Pochi erano i momenti di lucidità ma in essi Anna si lamentava dell'oscurità del suo cervello, del fatto che stava per diventare cieca, sorda, e che aveva due personalità (una reale ed una malvagia). Ben presto si manifestò una certa difficoltà nel trovare le parole seguita dalla perdita della grammatica e della sintassi (non coniugava più i verbi); in breve tempo diventò completamente muta. Accortosi della gravità del problema Breuer intuì che la giovane, essendosi offesa per
qualcosa, aveva deciso di non pronunciare più parola; l'unico modo per sbloccare la situazione era obbligarla a parlare. Il tentativo ebbe risultato positivo, coincidendo con la ripresa della mobilità degli arti di sinistra nel marzo 1881, però da quel momento Anna iniziò a parlare in inglese, probabilmente senza accorgersene. Questo suo nuovo problema perdurò nel tempo: la giovane parlava in inglese ma capiva i discorsi in tedesco e solamente nei momenti di più grave ansia perdeva l'uso della parola oppure si esprimeva usando un miscuglio di lingue. Il più grave trauma psichico, avvenuto il 5 di quel mese in seguito alla scomparsa del padre, la portò ad un peggioramento delle sue condizioni: in particolare si lamentava di non riuscir più a riconoscere le persone (a parte Breuer ). Iniziò gradualmente a rifiutare il cibo permettendo solo al medico di nutrirla. Ripetuti furono i suoi tentativi di suicidio. 3) Una svolta importante nella cura della malattia si ebbe con l'applicazione del procedimento catartico, chiamato da Breuer "Cura della conversazione" o "Spazzacamino". Esso consisteva nel visitare la paziente solo di sera ponendola sotto ipnosi e aiutandola a raccontare tutti i pensieri che avevano occupato la sua mente dall'ultima visita del medico. Il rapporto fra Anna e Breuer si fece sempre più intenso, la ragazza non riusciva ad aprirsi con nessuno che non fosse lui e, ogni volta che l'uomo era costretto ad allontanarsi per qualche giorno lasciandola sola, ella diventava irrequieta, agitata, intrattabile, sparivano tutti i progressi che aveva raggiunto con le sedute. Pertanto la gestione del caso iniziò a farsi difficile poiché si manifestò quello che successivamente Freud chiamò "La passione di transfert": ovvero quel momento molto importante in cui la paziente si innamora del suo analista. È un amore particolarissimo perché ha luogo durante la cura. La paziente, dopo aver fatto progressi nell'analisi, ripercorrendo anche i vecchi amori soprattutto quelli nei confronti dei genitori, proietta sulla persona dell'analista quell'amore che prima era rivolto ad essi. È proprio il processo di "proiezione" che le permette di rivivere quell'amore primitivo e di liberarsene. 4) Una scoperta interessante avvenne quando Breuer si accorse che, quando la paziente dava sfogo verbale degli accaduti psichici interessanti il periodo d'incubazione della malattia, quelli che avevano provocato la totalità dei fenomeni isterici, tutti i sintomi scomparivano. Un esempio lampante riguarda il rifiuto di Anna nel bere un bicchiere d'acqua. Durante un giorno estivo molto caldo in cui il suo unico desiderio era quello di bere, si accorse che ciò le era impossibile, sollevava il bicchiere, se lo avvicinava alle labbra ma subito lo respingeva. Tale fenomeno durava da circa sei settimane, pertanto un giorno durante l'ipnosi riferì l'episodio in cui vide il cagnolino della sua dama di compagnia inglese bere da un bicchiere. A suo tempo Anna non parlò con nessuno dell'accaduto per evitare di essere scortese, reprimendolo così dentro di sé. Dopo essersi sfogata, ancora sotto ipnosi, chiese da bere e bevve una gran quantità d'acqua senza difficoltà; da quel momento il fenomeno non ricomparve più. Si poté così dedurre che i fenomeni isterici hanno la loro causa nel passato del paziente. A causa dello stretto legame che si stava creando fra Anna e Breuer, e a
causa dell'impossibilità di dare una spiegazione scientifica a ciò che stava accadendo, l'uomo decise di non occuparsi più del caso. Come reazione la donna mise in scena una situazione di parto isterico, in cui si trovava a gestire le doglie, frutto di un rapporto immaginario con Breuer, in cui si realizzava il desiderio inconscio di un figlio incestuoso avuto dal padre. Breuer tentò di calmare la paziente ipnotizzandola, facendola così riprendere. Dopo la terapia, con la conseguente guarigione, Anna iniziò una vita attiva nella quale poté applicare le sue doti naturali e le sue energie. Divenne assistente sociale.
La Posizione di Freud su Anna O. Ispirandosi al caso di Anna O. Freud capì che la psiche è in continuo conflitto con se stessa, conflitto che come causa primaria ha l'ansietà e l'infelicità umana. All'origine della psicoanalisi vi è l'incontro di Freud con un soggetto particolare, "il soggetto isterico". Il discorso sull'isteria esisteva a partire da Ippocrate ma Freud è stato il primo a considerarla una malattia prettamente femminile. (N.B. Isteria dal greco Isteron = utero). Nell'opera "Studi sull'isteria", considerata la prima opera della letteratura psicoanalitica, compaiono le storie di cinque malati fra cui Anna O. Già nel caso della giovane Anna si capisce come il malato isterico soffra di reminiscenze, ricordi (non più considerati come tali) che provocano una serie di sintomi, comportamenti paradossali; proprio per questo Freud non considera l'isteria come una sindrome medica perché capisce che il soggetto in questione vuol sempre dire qualcosa che non riesce ad esprimere. Da qui parte l'idea della psicoanalisi come "dispositivo d'ascolto". Il sintomo nasce da conflitti interiori di diversa natura e gravità ma cerca sempre di esprimere qualcosa di vero, vi è all'interno del paziente un desiderio inconscio di far fuoriuscire ciò che lo tormenta interiormente. Il paziente soffre di "rimozione dei ricordi" che lo portano ad un forte conflitto interiore fra le pulsioni che premono per farli affiorare alla coscienza e le resistenze che bloccano la loro strada verso la coscienza. Da qui nasce una repulsione per le azioni compiute nell'episodio rimosso (ad esempio l'impossibilità che aveva Anna di bere dopo aver visto il cane della governante bere in un bicchiere). Un'altra sfera interessata che influenza l'isterico nei suoi comportamenti è per Freud quella sessuale. Il malato soffre di traumi sessuali legati alla prima fanciullezza che sviluppano i loro effetti nella prima pubertà quando i vecchi ricordi vengono risvegliati dalle nuove sensazioni sessuali nascenti. Nel caso di Anna O la base di tutti i suoi problemi è un segreto desiderio nei confronti del padre e la sua incapacità di creare legami affettivi con coetanei del sesso opposto ne è un chiaro esempio. Il problema di Anna oggi è conosciuto col nome di " Complesso di Edipo", ovvero un desideri del bambino di eliminare il genitore dello stesso sesso ed un forte desiderio erotico nei confronti del genitore di sesso opposto. Seguendo la teoria di Freud questa è probabilmente la causa primaria delle repressioni della giovane ragazza. Dopo la morte del padre questi desideri svanirono apparentemente ma ricomparvero ben presto nel rapporto morboso che Anna instaurò nei
confronti di Breuer, chiamato da Freud "passione di transert". Per ricostruire e far riaffiorare i ricordi rimossi Breuer utilizzò il "metodo catartico", basato essenzialmente sull'impiego dell'ipnosi. Egli non analizzò i sogni della giovane mentre essa dormiva ma si interessò alle sue visioni.(Come quella avuta mentre accudiva il padre, di un serpente che si avvicinava al letto del genitore, lei che cercava di proteggerlo ma si accorse di avere il braccio paralizzato. Da quel momento anche nella realtà si trovò col braccio paralizzato). Sotto ipnosi la ragazza raccontò l'episodio al medico e da quel momento la paralisi scomparve. (Si può notare di nuovo il profondo desiderio di Anna di difendere e curare il padre, episodio da ricollegarsi al Complesso di Edipo prima citato). Un'altra tappa del metodo di cura di Breuer consiste nel periodo di "absence" che passò Anna, periodo in cui la giovane pronunciava parole incomprensibili, tutte prontamente annotate da Breuer. In seguito, con la paziente sotto ipnosi, Breuer ripeteva ciò che aveva annotato, Anna ricordava le illusioni create, le ripeteva e così fu in parte curata. I fenomeni isterici scomparivano appena Anna rievocava e ripeteva l'episodio che li aveva scatenati, in questo modo Breuer potè guarirla da altri sintomi come le contratture, le turbe visive ed uditive, le nevralgie, la tosse, i tremori… Esempi: 1. Un giorno mentre era seduta al capezzale del padre con le lacrime agli occhi, non riuscendo a vedere bene si avvicinò l'orologio, lo vide grandissimo: da qui il fenomeno dello strabismo 2. Perse la capacità di parlare dopo la prima allucinazione notturna; dopo aver represso un'osservazione che stava per fare; dopo esser stata rimproverata ingiustamente… 3. Cominciò a tossire quando desiderò di essere, invece che al capezzale del padre, nella casa accanto da cui proveniva una dolce musica, così per autopunirsi tossiva ogni volta che sentiva un suono musicale. 4. Infine, necessaria alla sua guarigione finale, fu l'aver ridisposto la camera nello stesso ordine che aveva durante il periodo della malattia del padre. Questa era l'allucinazione che si trovava alla base di tutta la sua malattia, dopo averla ricordata Anna si trovò libera da tutti i disturbi che l'avevano tormentata.
Il metodo di Breuer fu sicuramente innovativo e il caso di Anna O. fu la base da cui Freud partì ma bisogna ricordare che successivamente Freud si staccò dalla tecnica dell'ipnosi per dedicarsi alla tecnica delle " associazioni libere" la cui regola principale sta nell'incitare il paziente a dire tutto quel che gli viene i mente senza tralasciare nulla. Il fine è quello di eliminare le possibili resistenze create dal paziente
4. IL METODO CATARTICO Dal greco kàtharsis, “purificazione”, nel senso di liberazione dell'individuo da una contaminazione, che danneggia o corrompe la natura dell'uomo (es. sangue o colpa o delitto). Il termine catarsi è utilizzato da Aristotele nella Poetica in riferimento alla tragedia, con il significato di “purificazione”. Secondo Aristotele la visione di vicende tragiche rappresentate negli spettacoli teatrali, in cui sono messi in scena dagli attori eventi terribili e atroci, consente allo spettatore di immedesimarsi e purificarsi dal male. Il metodo catartico fu sviluppato da Freud e Breuer nell’opera “Studi sull’Isteria” del 1895, in cui veniva esaminato il caso di Berta Pappenheim, nota come Anna O. Anna fu la prima paziente ad essere sottoposta da Breuer al metodo catartico, fu lei stessa, divenuta in seguito sociologa, a chiamare questa terapia “talking cure”, cura parlata, o cura della parola. Tale metodo venne anche definito, sempre da Anna, “chimney sweep”, spazzacamino, alludendo all’effetto di una pulizia e liberazione della psiche dalla sporcizia che la bloccava. Secondo l’ipotesi di Freud e Breuer l’eziologia (cause o insieme di cause da cui essa è generata) dell’isteria è di tipo psicologico e non è da attribuirsi, come per la medicina positivistica del tempo, a disfunzioni o alterazioni fisiologiche dell’apparato nervoso. L’isteria si manifesta attraverso una sintomatologia, anche molto complessa come nel caso di Anna: paralisi parziali o totali; idrofobia; agorafobia o claustrofobia; strabismo; disturbi del linguaggio; turbe visive e auditive; cecità; ecc. ecc. Il meccanismo che determina l’insorgere della malattia è dovuto a un evento traumatico del passato che è stato oggetto di rimozione nell’inconscio e non viene quindi ricordato dal soggetto. L’evento traumatico, che poi Freud definirà come “scena primaria” è una situazione in cui un evento suscita nel soggetto una forte reazione emotiva, di origine pulsionale, che questi però reprime, in quanto la sua espressione libera produrrebbe un conflitto con i valori e le regole di comportamento in cui il soggetto stesso si riconosce. Per esempio, nel caso di Anna, la vista del cane della sua dama di compagnia inglese che beve dal bicchiere suscita disgusto in Anna, disgusto cui non da sfogo per non venire meno alle regole della cortesia. L’episodio e l’emozione da esso suscitata vengono quindi rimosse e dimenticate, per questo Freud affermava che “le isteriche soffrono di reminiscenze” (Studi sull’isteria). Naturalmente l’evento traumatico, così come la reazione emotiva di matrice pulsionale che gli si accompagna, continuano a esistere a livello inconscio e a premere sulla coscienza per avere soddisfacimento, non potendosi però esprimere direttamente a causa del meccanismo della resistenza, si esprimono indirettamente, in modo distorto e mascherato, attraverso un sintomo simbolico, con cui il soggetto isterico vuole comunicare qualcosa. Nell’isteria da conversione (il contenuto rimosso viene convertito in un sintomo che intrattiene una relazione simbolica con il rimosso), la manifestazione somatica del contenuto rimosso si produce su un organo piuttosto che un altro secondo un simbolismo inconscio, per esempio la cecità può rappresentare il rifiuto di vedere qualcosa. Il metodo catartico che Breuer utilizza per curare Anna, si serve dell’ipnosi. Nello stato ipnoide il soggetto rivive la situazione patogena, non si tratta di un semplice ricordo, in quanto il soggetto rivive anche emotivamente la situazione che ha determinato la genesi della malattia e nel rivivere l’evento il soggetto da libera espressione all’emozione legata al ricordo e la cui rimozione aveva prodotto il sintomo, Freud chiama tale fenomeno “abreazione”. L’effetto terapeutico dell’abreazione è l’eliminazione dell’emozione (affettività) correlata all’evento traumatico e a suo tempo repressa, e la conseguente scomparsa del sintomo cui la rimozione aveva dato luogo.
L’INTERPRETAZIONE DEI SOGNI Le libere associazioni sono, per Freud, lo specifico metodo tecnico utilizzabile per indagare l'inconscio, lo strumento caratterizzante il nuovo metodo di cura, da allora in poi chiamato "psicoanalisi". Esso veniva a sostituire l'ipnosi, la catarsi, e la suggestione. Freud stesso dichiarò che il medesimo obiettivo - la conoscenza dell'inconscio - si può ottenere mediante altri due metodi: l'interpretazione dei sogni e quella degli atti mancati. Anzi, a un certo punto Freud considerò l'interpretazione dei sogni come "la via regia verso la conoscenza dell'inconscio", e "il più sicuro fondamento della psicoanalisi". 1. In sintesi, la teoria psicoanalitica dei sogni è la seguente: I sogni sono la forma che la attività psichica assume durante lo stato di sonno; più precisamente sono allucinazioni che si hanno durante il sonno. Il sogno che viene raccontato dopo il risveglio, rappresenta solo il risultato finale dell'attività psichica inconscia che ha luogo durante il sonno. - Ciò che si ricorda, viene chiamato contenuto onirico manifesto. - Ciò che produce il sogno viene chiamato contenuto onirico latente, ed è costituito da desideri, tendenze e pensieri inconsci. - Il significato reale sogno non corrisponde mai — tranne rare eccezioni — al significato eventualmente individuabile nel sogno manifesto. - Il processo che ha prodotto la trasformazione del contenuto latente nel contenuto manifesto del sogno è il cosiddetto lavoro onirico. - Il fattore principalmente responsabile della deformazione e dei travestimenti, che subisce il contenuto onirico latente fino a tradursi in sogno manifesto — i processi riassunti nel termine "lavoro onirico" — è la censura onirica, ossia quella funzione psichica che tende ad impedire ai desideri inconsci l'accesso diretto alla coscienza. Poiché essa costituisce una barriera tra il sistema inconscio e-quello conscio, la censura onirica rappresenta l'aspetto notturno della rimozione che, per quanto allentata, continua a funzionare anche durante lo stato di sonno, costringendo così il sogno a camuffarsi per poter sfuggire alla sua azione. In altri termini, il sogno è "costretto" ad utilizzare vari processi di deformazione per poter consentire agli elementi rimossi di affiorare in qualche modo alla coscienza, e cioè eludendo la censura. I sogni rappresentano così una delle manifestazioni di quello che Freud ha chiamato "ritorno del rimosso", allo stesso modo dei sintomi nevrotici. Se nel sogno gli elementi rimossi affiorano con minore difficoltà, ciò è dovuto al fatto che la censura onirica è meno severa della rimozione diurna; in altre parole, durante il sonno la rimozione subisce una attenuazione, poiché in tale stato le tendenze rimosse sono sentite come meno pericolose in quanto, a differenza della veglia, non possono essere soddisfatte mediante l'azione, bensi solo in forma allucinatoria. In questa prospettiva il sogno e il sintomo nevrotico risultano essere formazioni di compromesso tra le tendenze dell'inconscio e le difese dell'lo (nel sogno sotto forma di censura). 2. Quali sono dunque le operazioni psichiche inconsce che si attivano nel lavoro onirico? Sono principalmente le seguenti: 1. elaborazione primaria: che comprende drammatizzazione, spostamento, condensazione, dispersione, simbolizzazione (rappresentazione simbolica), e inoltre elaborazione secondaria. 1.1. La drammatizzazione è quel processo per cui nel sogno i pensieri vengono trasformati in immagini, soprattutto immagini visive. Il sogno cioè consiste soprattutto di scene concrete, tanto che potrebbe essere descritto come un film o un dramma teatrale il cui regista è il sognatore, il quale ,a sua volta può figurare come attore o anche solo come spettatore. 1.2. Nella condensazione più pensieri latenti vengono rappresentati da un unico elemento del contenuto manifesto, il quale perciò combina insieme, in un'unica rappresentazione, diversi elementi aventi qualche aspetto in comune. Così, per esempio, quattro persone A, B, C, D del contenuto latente appaiono nel contenuto manifesto come una sola persona, che presenta alcune caratteristiche di A, veste come B, ha i modi di fare di C e vive nella casa di D e, in questo modo,
rappresenta nel sogno manifesto le quattro diverse persone del contenuto latente. Pressoché in tutti i sogni agisce la condensazione, che raccoglie molti elementi inconsci, cerca analogie e punti di contatto tra di essi per poterli rappresentare in un solo elemento manifesto. Esiste una costante sproporzione tra gli elementi del sogno manifesto, che sono relativamente pochi, e il contenuto latente, che è infinitamente più ricco. Il processo della condensazione, perciò, spiega perché, una volta terminata l'analisi di un sogno, il contenuto latente si riveli sempre molto più lungo e complesso del sogno manifesto, che ne costituisce quindi solo un'espressione abbreviata e concentrata, appunto condensata. Conseguenza della condensazione è che ogni sogno e ogni elemento del sogno contengono una molteplicità di significati: sono cioè sovradeterminati, sono quindi passibili di interpretazioni molteplici e non contraddittorie tra loro. 1.3. Lo spostamento consiste nella tendenza a trasferire l'intensità, l'importanza emotiva di determinati elementi del sogno ad altri elementi, in modo da eludere la censura e superarne gli ostacoli. Il risultato è che nel sogno manifesto viene accentuato, reso importante qualcosa che nei pensieri latenti ha solo un valore secondario, mentre all'elemento latente, più significativo e importante, viene attribuito, nella scena del sogno, un ruolo secondario o indifferente. Analogamente la tonalità emotiva di un elemento può essere convertita nel suo opposto: cosi il dolore può apparire come gioia, l'amore come odio, e così via. Poiché dunque ciò che è significativo viene reso inessenziale e ciò che è poco importante passa in primo piano, l'analista deve porre particolare attenzione ai casi in cui il paziente, che racconta un sogno, afferma che la tal cosa "non conta", "non ha niente a che fare con il resto", che di quel piccolo episodio ricorda poco, male, o confusamente. Sempre per effetto dello spostamento, i pensieri latenti possono apparire nella scena del sogno non come sono, ma soltanto in parte o in forma di allusione (in modo simile alla figura retorica della metonimia). 1.4. La simbolizzazione (o rappresentazione simbolica o trascrizione simbolica) può essere considerata una forma particolare di spostamento, Quando un elemento rimosso del contenuto onirico latente viene rappresentato da qualche altro elemento concreto nel sogno manifesto, quest'ultimo elemento è un simbolo; ovviamente l'elemento rimosso è il simbolizzato. Da questa definizione risulta immediatamente che nell'accezione psicoanalitica il concetto di simbolo è più delimitato di quello ordinario: mentre cioè nel linguaggio quotidiano il simbolo si avvicina al concetto di metafora (come per esempio nelle espressioni "i denti sono perle", o anche "le sue perle", sempre per indicare "i suoi denti"), per poter considerare il simbolo un elemento concreto del contenuto manifesto del sogno, occorre che l'elemento simbolizzato sia stato rimosso. Mentre i simboli scoperti dalla psicoanalisi sono molto numerosi, in pratica infiniti, — e ciò perché ogni persona, oggetto o situazione è passibile di diventare simbolo — i simbolizzati invece sono relativamente pochi, fondamentalmente i seguenti: le relazioni di parentela più semplici — padre, madre, genitore, bambino, fratello —, il corpo umano e le sue parti, gli organi sessuali maschili e femminili, i rapporti sessuali, la nudità, la nascita e la morte. In generale il rapporto esistente tra il simbolo (significante) e il simbolizzato (significato) è un rapporto di analogia o somiglianza formale, come in ogni altro genere di simbolismo: per fare solo qualche semplice esempio, ogni oggetto concavo, atto a contenere (vaso, grotta, scatola), può simbolizzare il corpo femminile o la vagina; i frutti possono rappresentare i seni; ogni oggetto allungato (matita, bastone, sigaretta, fucile) può simbolizzare il pene. Occorre però aggiungere che i simboli non sono univoci, nel senso che possono significare cose diverse e anche opposte, per cui solo il contesto del sogno può chiarirne di volta in volta il significato specifico. 2. La elaborazione secondaria è quel processo di rimaneggiamento del sogno per cui si tende ad eliminare le apparenti assurdità, contraddizioni, incoerenze, per presentarlo in una forma il più possibile logica, coerente e comprensibile, eventualmente mediante aggiunte e trasposizioni. Costituisce una seconda fase del lavoro onirico in quanto opera su prodotti già elaborati dagli altri meccanismi più sopra menzionati (che insieme formano l'elaborazione primaria): tuttavia Freud
ritiene che l'elaborazione secondaria incominci ad agire già mentre si sta sognando, e che intensifichi la sua azione quando ci si avvicina allo stato di veglia, soprattutto quando si racconta il sogno. In realtà si tratta di un processo contemporaneo al sogno in ogni suo momento. Per quanto riguarda il materiale con il quale viene costruito il sogno, occorre distinguere tra materiale attuale o relativamente recente e materiale infantile. Benché il sogno evochi situazioni spesso diverse da quelle della veglia, i singoli elementi concreti, che formano la scena manifesta del sogno, frequentemente riproducono ricordi, frammenti di eventi reali, situazioni vissute dal soggetto in precedenza, nel giorno prima, nel passato recente, talvolta nel passato remoto: si tratta dei cosiddetti resti diurni, dei residui cioè dell'attività allo stato di veglia. Altri elementi, che possono comparire in un sogno, sono gli stimoli sensoriali, come la fame, la sete, i disturbi digestivi, il bisogno di urinare e defecare, il dolore causato da ferite, il caldo e il freddo eccessivi, il suono della sveglia, ecc. E' evidente l'azione svolta dai resti diurni e dagli stimoli sensoriali nel produrre l'attività onirica, ma non sono essi gli specifici fattori che danno origine al sogno. Entrambi vengono per così dire "stravolti" dal sogno: infatti le situazioni attuali o passate riprodotte vengono sempre modificate, frammentate, risistemate, in modo tale che la scena onirica risulta come qualcosa di interamente nuovo rispetto a ciò cui, quindi, tutt'al più allude; gli stimoli sensoriali, per esempio, quasi invariabilmente vengono "tradotti" nel sogno in qualche cosa d'altro, come ad esempio il suono della sveglia che può apparire in sogno sotto forma dei rintocchi di una campana o del rumore dei piatti che cadono e vanno in frantumi. Vi è cioè qui una prova del fatto che se i resti diurni e gli stimoli sensoriali contribuiscono a costruire il sogno, sono anzi indispensabili, tuttavia non lo spiegano: in termini più precisi essi vengono utilizzati dal sogno per realizzare finalità proprie e specifiche; essi entrano cioè nel sogno, ma non lo determinano, poiché in se stessi sono incapaci di promuovere il sogno se non interviene qualcosa di più essenziale. Il sogno viene determinato essenzialmente dai desideri del soggetto, e ne costituisce una soddisfazione, benché in forma allucinatoria e deformata (mascherata). Si può trattare del desiderio di dormire; di desideri rimasti inappagati durante la veglia; di desideri recenti, ma che sono stati rimossi, cioè respinti nell'inconscio; e infine — i più essenziali per la formazione del sogno —di desideri rimossi di origine remota, infantile, stabilmente appartenenti all'inconscio. Questi ultimi — caratteristici della prima infanzia — sono desideri libidici, aggressivi, perversi, con fini orali, anali, uretrali, fallici, e possono essere di tipo sadico, masochistico, omosessuale, esibizionistico, voyeuristico. Anche se, come visto, si possono distinguere differenti desideri, attuali e recenti, oppure remoti, consci o inconsci, tuttavia in ogni sogno sono presenti più desideri, per cui la sovradeterminazione dei sogni consente l'appagamento di diverse tendenze in un unico sogno. Cionondimeno, questi desideri non possono essere messi sullo stesso piano come determinanti l'attività onirica: benché in concomitanza e in concorrenza con desideri recenti, consci e preconsci, occorre supporre sempre attivi desideri infantili rimossi, che sono sempre più potenti dei primi. Freud ritiene che un desiderio recente rimasto inappagato non abbia in se stesso una forza sufficiente ad innescare il processo di formazione di un sogno: questa capacità l'avrebbero solamente i desideri infantili rimossi, quali elementi costitutivi e indistruttibili dell'inconscio, che fin dall'infanzia mantengono inalterata la loro forza e costantemente ricercano un appagamento. Di conseguenza tutti i sogni sarebbero promossi essenzialmente da un desiderio infantile rimosso, per cui i desideri recenti, come semplici fattori concomitanti, svolgerebbero nella formazione del sogno la stessa funzione dei resti diurni e degli stimoli sensoriali, tanto da poter essere considerati resti diurni di tipo particolare. Da questo esposto risulta chiaro come, per Freud, il sogno costituisca la realizzazione allucinatoria e deformata di un desiderio infantile rimosso. In generale, tuttavia, i comuni sogni degli adulti nascono dalla ricerca dell'appagamento di desideri che sono stati rimossi in quanto incompatibili per l' lo, e incontrano pertanto, nel loro tentativo di appagarsi mediante il sogno manifesto, l'ostacolo della censura. Tali desideri, non potendo dunque
pervenire alla coscienza in maniera diretta, sono costretti a venire a un compromesso con la censura; essi possono cosi giungere alla coscienza solo indirettamente. Può risultare ora utile un semplice esempio dei processi che intervengono nel sogno: "Mettiamo che il soggetto che sogna sia una donna e che una parte del contenuto onirico latente derivante dal rimosso sia costituito da un desiderio — originatosi nel corso della fase edipica — di una relazione sessuale col padre. Questa situazione nel sogno manifesto, in accordo con una fantasia appropriata a quel periodo della vita, potrebbe essere rappresentata dall'immagine di lei stessa e di suo padre che stanno lottando tra di loro, con una concomitante sensazione di eccitamento sessuale. Ma se le difese dell'Io si oppongono a questa espressione non mascherata di tale desiderio edipico, l'eccitazione sessuale non può diventare cosciente, col risultato che gli elementi onirici manifesti consisteranno unicamente nell'immagine di se stessa, che lotta col padre, senza alcuna eccitazione sessuale. Se anche questa rappresentazione risulta troppo vicina alla fantasia originaria per potere essere tollerata dall'lo senza ansia o colpa, può accadere anche che non compaia nemmeno l'immagine del padre e può apparire invece nel sogno una immagine nella quale lei sta lottando con un'altra persona, per esempio col proprio figlioletto. Se l'immagine della lotta è ancora troppo vicina alla fantasia primaria, essa può venire rimpiazzata da qualche altra attività fisica, come per esempio la danza, così che gli elementi del sogno manifesto sarebbero lei che sta danzando col figlio. Anche questo può essere obiettabile da parte dell'Io ed allora, invece degli elementi del sogno manifesto ora menzionati, potrà comparire nel sogno l'immagine di una donna estranea, con un ragazzino che è suo figlio, in una stanza con un pavimento pulito. Bisogna proprio finire questa serie di esempi con le parole 'e cosi via...', perché le possibilità di mascherare la vera natura di ciascun elemento del contenuto onirico latente sono in numero praticamente infinito. Perché evidentemente è proprio l'equilibrio tra la forza delle difese e la forza degli elementi latenti del sogno quello che determina quanto strettamente o quanto invece alla lontana il sogno latente sia in relazione con quello manifesto, cioè la quantità di travestimento imposto agli elementi latenti del sogno nel corso del lavoro onirico" (Brenner, 1967). Questo esempio, naturalmente, vale solo a titolo di illustrazione di alcuni processi, per cui non è certo esauriente. Riguardo alla funzione del sogno, Freud afferma che esso è "un custode del sonno": infatti, fornendo ai desideri inconsci una piccola e innocua espressione sotto forma di appagamento allucinatorio, sufficientemente mascherata per non "turbare" la censura, il sogno permette la continuazione del sonno. Pertanto esso costituisce un riuscito compromesso tra il desiderio di dormire e le tendenze rimosse. Viceversa, i sogni di angoscia e i sogni che determinano il risveglio, come ad esempio gli incubi, indicano che è venuta meno la loro funzione specifica, e ciò accade quando è insufficiente il mascheramento dei desideri inconsci oppure quando questi ultimi irrompono troppo violentemente nella coscienza. Normalmente, comunque, il sogno non produce risveglio e permette di liquidare, seppure in modo parziale e momentaneo, le tendenze rimosse, agendo così come una valvola dì sicurezza contro una loro eccessiva pressione. Se non esistesse la possibilità di sognare, tale eccessiva pressione turberebbe gravemente il sonno e non solo il sonno, tanto che si può affermare che il sogno non solamente è custode del sonno, bensì è anche custode della salute mentale. Il sogno nel trattamento psicanalitico Resta ora da vedere l'utilizzazione dei sogni nel trattamento psicoanalitico. La concreta interpretazione dei sogni viene condotta mediante la combinazione di due distinte tecniche: l'analisi simbolica e le associazioni libere. L'analisi dei simboli, da sola, non è sufficiente; in primo luogo perché non sempre un elemento del sogno manifesto "sta per" qualche altro elemento (rimosso), non sempre cioè figura come simbolo; in secondo luogo perché il valore simbolico di un dato elemento può anche non essere univoco; pertanto è solo il contesto complessivo del sogno che può far decidere per la traduzione più corretta nel caso specifico. Quindi la sola interpretazione
simbolica non sostituisce il metodo delle associazioni libere. A loro volta, comunque, anche le libere associazioni non sono sufficienti da sole per comprendere i sogni, poiché, se da un lato permettono di ripercorrere in senso inverso i vari processi di trasformazione subiti dal sogno (elaborazione primaria e secondaria), dall'altro esse non sembrano in grado di effettuare lo stesso percorso a ritroso con la trascrizione simbolica: non si riesce cioè con le sole associazioni libere a ritornare dal simbolo al simbolizzato. Di conseguenza è solo con la combinazione di entrambe le tecniche che si può raggiungere il significato inconscio dei sogni. La migliore utilizzazione terapeutica e tecnica del sogno avviene quando il suo ricordo emerge spontaneamente, magari in modo inatteso, nel corso di altri pensieri; in tal modo il sogno può essere analizzato — come un qualunque altro "materiale" — alla luce di quanto lo ha preceduto e di ciò che Io ha seguito. In effetti, se è vero che l'interpretazione dei sogni costituisce uno dei capisaldi della tecnica psicoanalitica, occorre anche tener presente che essa è solo uno dei procedimenti utilizzati dallo psicoanalista nel trattamento; di fatto, le associazioni libere sono la regola fondamentale data al paziente, e la loro applicazione ai sogni rappresenta solo un caso particolare; l'analisi dei lapsus, degli atti mancati, dei sogni ad occhi aperti, dei comportamenti più diversi, sono alcuni tra gli altri metodi usati. Per Freud, inoltre, tutti questi procedimenti caratterizzano in modo specifico la psicoanalisi solamente quando vengono utilizzati all'interno di una sistematica analisi del transfert e della resistenza. METONIMIA E METAFORA La metonimia, elemento di rilievo nella retorica, viene intesa da Jakobson come una sostituzione di un termine con un altro che ha con il primo un rapporto di contiguità. Esempio: "vela" può significare "barca"; "capo" può stare per "uomo", ecc. In questi esempi è evidente la relazione "pars-pro-toto". Od ancora: "si guadagna il pane con il sudore della fronte" (con il lavoro che causa sudore: scambio dell'effetto con la causa); "il discorso della corona" (il discorso del re). Sempre secondo Jakobson invece, nella metafora, altra figura importante della retorica, vengono messi a confronto due termini che, pur appartenendo a campi semantici diversi, hanno tra loro una relazione di somiglianza. Esempio: "la vecchiaia è la sera della vita", dove l'equiparazione della vita col giorno porta all'equiparazione della vecchiaia con la sera.
LA METAPSICOLOGIA DI FREUD – PRIMA E SECONDA TOPICA Il punto di vista topico (dal greco topos che significa "luogo") mira a distinguere e a caratterizzare i diversi sistemi che compongono l'apparato psichico, inteso come un sistema complesso formato da elementi caratterizzati ciascuno per una propria funzione e interagenti tra loro. L'indagine topica conduce alla messa a punto di una rappresentazione spazializzata dell'apparato psichico. Questa spazializzazione dello psichico non deve tuttavia essere intesa in senso letterale, quasi che la psiche fosse realmente qualcosa di esteso: l'individuazione di spazi psichici si fonda soltanto su analogie e ha quindi un valore di modello teorico. Nell'opera di Freud si distinguono classicamente due topiche. Nonostante molte anticipazioni contenute in opere precedenti la prima topica viene compiutamente caratterizzata da Freud solo nel settimo capitolo dell'Interpretazione dei sogni, intorno al 1915. I sistemi dell'apparato psichico che vengono qui delineatati e descritti sono tre: inconscio, preconscio, coscienza. Ognuno di essi ha una funzione e delle proprietà ben precise. Il sistema inconscio è costituito da contenuti che sono incorsi in una rimozione e ai quali è pertanto precluso l'accesso diretto alla coscienza. Le modalità di funzionamento dell'inconscio sono quelle tipiche del processo primario: le forze inconsce premono ciecamente per un soddisfacimento immediato, senza ammettere deroghe o compromessi e senza prendere in considerazione i dati obiettivi della realtà: tutto questo significa che l'attività dell'inconscio è regolata esclusivamente dal principio del piacere. Il sistema preconscio è costituito da contenuti che non si trovano attualmente nel campo della coscienza ma che non sono inconsci nel senso prima indicato: non sono stati rimossi e a essi non è precluso l'accesso alla coscienza. Semplicemente, non sono coscienti in questo momento, ma potrebbero diventarlo in un momento successivo: per esempio, quando affiora alla coscienza un ricordo, esso passa direttamente dal preconscio alla coscienza senza dover superare opposizioni. SU funzione è quella di filtrare i contenuti che possono passare alla coscienza attraverso il meccanismo della censura. Il sistema della coscienza, infine, è la parte dell'apparato psichico che, attraverso gli organi di senso, si trova a diretto contatto con il mondo esterno. I contenuti della coscienza provengono da due lati: dal mondo esterno sotto forma di dati sensoriali, e dall'interno della psiche, e in generale dell'organismo, sotto forma di ricordi ma, soprattutto di sensazioni di piacere e dispiacere. È governato dal principio di realtà e funziona secondo le modalità del processo secondario. E appena il caso di ricordare che, secondo la tesi più importante della concezione freudiana, l'attività psichica non si identifica con l'attività della coscienza. Solo una minima parte di ciò che accade nel nostro mondo psichico raggiunge il livello della coscienza. Non deve quindi stupire che Freud attribuisca alla coscienza una funzione che appare fortemente ridimensionata in confronto alle tradizionali concezioni filosofiche e psicologiche (basti pensare al Cogito ergo sum di Descartes). La coscienza ha una serie di modalità operative sue proprie: l'attenzione, con la quale va incontro agli stimoli sensoriali in modo selettivo; il giudizio, che ha il compito di stabilire, mediante il confronto con la realtà, se una data rappresentazione è vera o falsa; il pensiero, che ha il compito di valutare le possibilità di successo di un'azione; e in- fine l'azione volontaria, che scaturisce da una precedente valutazione attenzionale o intellettuale della realtà. Attraverso queste e altre operazioni la coscienza regola le forze e i contenuti psichici che giungono sotto il suo controllo con lo scopo di conciliare le esigenze soggettive con i dati obiettivi della realtà. A differenza dell'inconscio che tende ad agire senza tenere minimamente conto della realtà, la coscienza valuta la realtà (esame di realtà) e agisce di conseguenza. Insieme al preconscio, con il quale forma un sovrasistema unitario, essa funziona dunque con le modalità tipiche non del processo primario, bensì del processo secondario: tollera il differimento, la rinuncia o la trasformazione dei suoi bisogni in strategie razionali per il loro soddisfacimento.
Conseguentemente, il principio che regola la sua attività non è il principio del piacere ma il principio di realtà. Ma, come si è detto, solo una piccola parte dell'attività psichica accede alla coscienza o al preconscio, per cui la saggezza pratica e il realismo della coscienza devono spesso soccombere di fronte alle esigenze dei processi primari inconsci. Quella che abbiamo descritto è la prima topica freudiana. Negli anni venti, e in particolare nell'Io e l'Es (1922), Freud costruirà una seconda topica, centrata sui concetti di Io, Super-io ed Es. La seconda topica non si basa più su un modello spazializzato della psiche, ma su un modello umano e relazionale. L'lo, l'Es e il Super-io sono centri di psichismo che hanno esigenze e modi di agire ben differenziati: 1. L’Es (termine che, in tedesco, indica il pronome personale neutro e che Freud deriva da G. Groddeck, autore de Il libro dell'Es, 1923) è il centro pulsionale, è l'istanza psichica più irrazionale, più pressante e intransigente. È sede delle pulsioni primarie di origine libidica governate dal principio di piacere e comprende i contenuti psichici rimossi. 2. il Super-io è l'istanza morale e critica della personalità, le cui esigenze si spingono spesso fino a una crudele azione persecutoria nei confronti dell'Io verso cui agisce da giudice e da censore inibendo il soddisfacimento di determinate pulsioni e provocando il senso di colpa per determinati comportamenti dell’io. Il Super-io regole che l’individuo ha assimilato e introiettato nel corso della sua esistenza. Il Super-io si costituisce nella fase del superamento del complesso edipico, quando l’individuo si identifica con la figura genitoriale dello stesso sesso (per esempio il padre) e della figura paterna incorpora entro la propria psiche la funzione di giudice: definizione di un sistema di regole e divieti, con premi e punizioni, che costituisce la base della coscienza morale. 3. L'Io, infine, deve mediare tra i bisogni dell'Es, la severità del Super-io e i dati e le richieste del mondo esterno. Per questo motivo, Freud definisce l'Io nel modo seguente: «[...] una povera cosa che soggiace a un triplice servaggio, e che quindi pena sotto le minacce di un triplice pericolo: il pericolo che incombe dal mondo esterno, dalla libido dell'Es e dal rigore del Super-io». Per tale motivo la vita dell’io l’io è caratterizzata da conflitti, sofferenza e angoscia. Esattamente come per la prima topica, anche per la seconda va sottolineato il suo significato non letterale, bensì metaforico ed euristico: il suo scopo è di amplificare e potenziare la possibilità di esplorare in modo sempre più fine l'immensa complessità della vita psichica. DIZIONARIO Principio di Piacere - Lustprinzip: fondamentale principio che orienta l’attività psichica insieme al principio di realtà al quale si oppone. La vita psichica ha quale scopo evitare il dispiacere, coincidente con l’aumento di tensione, e procurare piacere, coincidente con la diminuzione della tensione. Il P. di Piacere tende a soddisfare i bisogni pulsionali attraverso la via più immediata e diretta, senza alcuna mediazione razionale e indipendentemente da ogni riferimento alla realtà. Per i motivi precedentemente esposti il soddisfacimento è, di norma, di tipo allucinatorio e onirico, non effettivo. Dal punto di vista topico rappresenta il principio di funzionamento dell’inconscio. È fondato sull’energia psichica delle Pulsioni sessuali ed è tipico del bambino. Principio di Realtà - Realitätprinzip: geneticamente nasce da una trasformazione del principio di piacere in quanto tende alla realizzazione del soddisfacimento pulsionale attraverso un esame di realtà razionalmente e consapevolmente condotto. Il soddisfacimento viene differito nel tempo ed è frutto di una strategia di pensiero che calcola mezzi e fini e si piega alle esigenze poste dai dati reali differendo il soddisfacimento stesso a differenza del principio di piacere che cerca un soddisfacimento cieco e immediato. Processo primario e secondario - Primarvorgang e Sekundavorgang: sono i due principali modi di funzionamento del processo psichico Processo Primario: Nella terminologia di Freud è la tendenza propria della libido a trovare immediata soddisfazione ignorando gli ostacoli posti dalla realtà e ogni altra esigenza di ordine
logico o morale. Quando opera secondo il processo primario la psiche obbedisce al solo principio di piacere. Le esigenze della vita associata impongono, tuttavia, al soggetto di regolarsi secondo il principio di realtà e relegano il processo primario nella sfera dell’inconscio. Processo Secondario: E’, secondo Freud, la tendenza a differire il soddisfacimento della libido distogliendola dall’oggetto verso cui spontaneamente si dirige. La formazione del processo secondario è imposta dal principio di realtà. In generale la nevrosi sorge da un conflitto non risolto tra processo primario e processo secondario. Rimozione: è un meccanismo psichico che allontana dalla coscienza desideri, pensieri o residui mnestici considerati inaccettabili e insostenibili dall'Io, e la cui presenza provocherebbe dispiacere. L'inconscio stesso per la psicoanalisi si costituisce in massima parte come conseguenza della rimozione. Freud nei suoi primi studi sull'isteria notò che alcuni traumi psichici vissuti dai pazienti rimanevano sconosciuti alla loro coscienza e che la guarigione avveniva nel momento in cui questi traumi venivano riportati dall'inconscio al conscio. La finalità della rimozione è proprio quella di difendere, come una sorta di apparato immunitario proprio della psiche, l'ideale dell'io (o Super-io) in cui ci si rispecchia. Al concetto di rimozione si collega quello di resistenza, un ulteriore meccanismo psichico che impedisce ai contenuti una volta rimossi di tornare nuovamente coscienti. Scopo della psicoanalisi secondo Freud è quello di diminuire la forza di queste resistenze e permettere all'Io di tornare in possesso del materiale rimosso, in modo da porre termine alla sua funzione patogena. Pulsione: termine che traduce la parola tedesca trieb ('spinta'), utilizzata da Sigmund Freud per definire un dinamismo psichico corrispondente ad una spinta che fa dirigere l’organismo verso una meta. Nel processo pulsionale Freud distingue tre aspetti: la fonte della pulsione che è uno stato di eccitazione fisica; la meta che è il fine dell’eccitazione o gratificazione; l’oggetto della pulsione che è il mezzo per raggiungere la meta. Il concetto di pulsione è al limite tra la sfera biologica e quella psichica: la pulsione produce uno stato di eccitazione che spinge l’organismo a compiere un’attività rivolta alla fine dell’eccitazione stessa. Si distingue dall’istinto in quanto questo è un comportamento animale fissato dall'ereditarietà, caratteristico della specie, preformato nel suo svolgimento.
GLI STADI DI SVILUPPO DELLA LIBIDO Con il concetto di libido, Freud indica l’energia che corrisponde alla pulsione sessuale. Le pulsioni sono “spinte” che hanno origine in uno stato di tensione all’interno dell’organismo conseguente alla rottura dell’equilibrio delle energie psichiche. Tale spinta tende a sopprimere la tensione impossessandosi dell’oggetto verso cui la pulsione è diretta. La pulsione sessuale è relativa alla sfera della sessualità. La libido può essere: a) libido oggettuale: relativa ad un oggetto esterno all’individuo; b) libido narcisistica: diretta verso l’individuo stesso. Queste forme di libido sono inversamente proporzionali. Con la pubblicazione dei Tre saggi sulla sessualità nel 1905, Freud affronta il problema di ricostruire il processo attraverso il quale si giunge alla organizzazione della libido. Infatti si ha una variazione nel tempo nella coordinazione delle pulsioni sessuali che sono localizzate, di volta in volta, in zone erogene diverse del corpo. Pertanto le fasi dello sviluppo della libido si contraddistinguono per la diversa localizzazione della “zona erogena” e diverse modalità di rapportarsi agli oggetti del mondo esterno. Freud si occuperà quindi della organizzazione della sessualità infantile partendo dalla rivoluzionaria premessa di un insorgere della sessualità fin dall’infanzia, egli sintetizzerà questa sua posizione nel principio della “perversione polimorfa” del bambino: questi trarrebbe piacere sessuale con ogni parte del suo corpo, da ogni oggetto e attraverso molteplici modalità diverse. Fase Orale: è la prima in ordine di tempo, il piacere è connesso alla stimolazione delle labbra e dell’interno della bocca. Tale situazione è determinata dall’atto del mangiare, che è decisivo in questa fase della vita del bambino per la sua stessa sopravvivenza. La modalità relazionale con l’ambiente esterno è quindi fondato sul modello dell’incorporazione che è tipico dell’atto del mangiare. ciò significa che il modo in cui il bambino entra in relazione con gli oggetti esterni riproduce tale atto. Tipica di questa fase è anche la relazione d’amore con la madre da cui la vita del bambino viene a dipendere totalmente. La pulsione sessuale si sgancia dall’atto del mangiare che la ha prodotta ed acquista una “valenza autoerotica” autonoma che viene esercitata attraverso l’azione della suzione. Ciò spiega l’importanza che oralità e suzione hanno nella vita sessuale dell’adulto. L’oralità non costituisce solo una modalità di relazione autoerotica, ma anche la modalità di esplorazione e conoscenza dell’ambiente posta in atto dal bambino che “identifica” e “conosce” gli oggetti secondo il modello dell’incorporazione. Le fantasie tipiche dell’organizzazione orale della libido sono dominate dal timore di “essere divorati”, tale paura, tipica dei sogni infantili, trova riscontro anche nelle favole dove è comune la situazione del piccolo eroe che sfugge dal pericolo di essere mangiato, in questo senso tali favore hanno la funzione di esorcizzare le paure ataviche della fase orale. Fase Sadico-anale: tra i 2 e i 4 anni. Per fattori biologici e relativi all’educazione, si passa alla fase sadico-anale. In questo stadio la libido è organizzata secondo il primato della zona erogena anale, pertanto la relazione oggettuale con l’ambiente è dominata, nel bambino, dalla defecazione. Viene attribuito grande valore agli escrementi anche in conseguenza del sistema di premi e punizioni posto in atto dagli adulti per regolare tale atto. La libido anale è connessa a movimenti contraddittori quali l’espellere e il ritenere (gli escrementi). Questo determina una situazione di ambivalenza che, secondo Freud, possono essere connesse ad aspetti del carattere dell’adulto. Fase Fallica: mentre nelle prime due fasi oggetto della pulsione sessuale del bambino è lui stesso (situazione autoerotica), in questa fase egli cerca fantasticamente soddisfazione al suo piacere nel sesso opposto, normalmente identificato col genitore di sesso opposto. È in questo stadio che si colloca il complesso di Edipo ed il suo superamento. Tale complesso, che prende il nome dal protagonista della tragedia di Eschilo “Edipo re”, in cui Edipo uccide senza saperlo il padre e si sposa con la madre con cui genera dei figli, rappresenta un momento fondamentale nell’evoluzione della sessualità e della psiche umana. Il bambino tra i 4 e i 5 anni prova un
desiderio incestuoso nei confronti del genitore del sesso opposto e una forte rivalità nei confronti del genitore del proprio stesso sesso, verso cui nutre timore e gelosia in quanto lo vede come un rivale onnipotente. Il complesso edipico verrà rimosso e in seguito il bambino si identificherà con il genitore del suo stesso sesso. L’organizzazione della sessualità è simile a quella adulta, le pulsioni e le zone erogene sono subordinate al primato degli organi genitali. La paura tipica di questo stadio è data dal complesso di castrazione. Fase Genitale: costituisce il termine conclusivo dello sviluppo psicosessuale della libido, le pulsioni sono definitivamente organizzate in modo gerarchico ed unificato sotto il predominio degli organi genitali. In questa fase il piacere determinato dalla sollecitazione delle varie zone erogene è subordinato all’orgasmo e diretto verso un membro del sesso opposto esterno alla cerchia familiare. Le principali patologie relative allo sviluppo libidico sono fondamentalmente due: a) la fissazione: è costituita da una mancata evoluzione per cui si interrompe lo sviluppo libidico ad una fase intermedia; b) la regressione: costituisce un ritorno a fasi precedenti. Normalmente le energie pulsionali sessuali vengono dirottate, in conseguenza dell’educazione e delle norme e regole sociali, verso altri oggetti e finalità. Tale fenomeno prende il nome di sublimazione. Le energie sessuali sono dirottate verso scopi investiti di alto valore sociale (lavoro, scienza, arte, ecc), è da questo processo che vengono prodotte le maggiori realizzazioni della nostra civiltà, o, per citare Schopenhauer (non ricordo le parole esatte): se Petrarca fosse riuscito a ecc. ecc. Laura, non avrebbe scritto manco una poesia (e così via: Dante e Beatrice, Boccaccio e Fiammetta, siete sfortunati perché Kant rimase vergine, fosse stato un porcone non avrebbe scritto nulla :-).