E Poi ... Annuncio Di Pioggia

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E POI ... ANNUNCIO DI PIOGGIA Era una meravigliosa combinazione di colori. Il cielo era di un azzurro limpido, una grande nuvola bianchissima ne copriva circa la metà mentre dall`altro lato c`era il verde delle tremolanti foglie dell`acero scosso dal vento. Disteso sull`erba, i colori di quel cielo riempivano i suoi occhi e fluivano nella sua anima e una strana serenità lo conquistava. Nelle orecchie aveva solo il fruscio delle foglie e dell`aria che le agitava, mentre più lontano si udiva un fiume e da qualche parte intorno a lui due uccelli si corteggiavano cantando. Era come se avesse solo la testa, il sole scaldava il petto ma solo brividi di freddo venivano dal resto del suo corpo. Non sapeva perchè, ma sapeva che anche quei brividi sarebbero presto svaniti e comunque riusciva a non curarsene perchè il rivolo caldo dei colori di quella mattina catturava tutti i suoi sensi. Avvertì l`avvicinarsi di qualcuno, ma non volle distogliere lo sguardo e forse neanche poteva. Sentì che si sedeva affianco alle sue gambe e che con delicatezza raccoglieva le sue mani sul torace forse per farsi spazio. La voce, dal tono molto basso, non era sicuro se l`avvertisse dalle orecchie, sembrava raggiungerlo direttamente nei pensieri - E` così bello da non farti pensare a quanto è successo? Per un istante il buio e il luccicare di spade ed armature prese il posto del cielo e rumori di metallo e grida disumane presero il posto del vento e degli uccelli, ma subito tutto tornò com`era. Era stato facile respingere l`assalto dei cupi ricordi della notte precedente, ma la voce si fece udire di nuovo: - Non posso portarti con me se non chiudi la tua storia con gli ultimi pensieri, la tua anima non sarebbe in pace e continuerebbe a fuggire o nascondersi Le armi e il buio tornarono. Lottò con se stesso per rimanere attaccato a quella mattina, ma la notte riempì di nero i suoi occhi. - E quali pensieri dovrei fare, e per quale fine torturarsi con simili ricordi? Se ancora ho del tempo preferisco dunque tornare a quando ero bambino, sì da rivedere mia madre Un orto, due dalla fatica uno straccio forza capace meravigliosa

capre, un vecchio cane e una donna dai lineamenti dolci, consumata emersero dal passato. Un legno scolpito malamente era la sua spada e il mantello. La fame, assidua compagna di quegli anni, era l`unica di vincere i suoi sogni da grande cavaliere che difendeva una regina dagli assalti di un perfido e oscuro guerriero.

- Questo dunque sognavi? e quando hai perduto la tua strada?

Sporche vie e tuguri maleodoranti vennero intorno. Cataste di legna in fiamme bruciavano i corpi degli appestati come in un inutile tentativo di purificare la terra, di cacciare i morbi maligni che spegnevano le vite come l`acqua spegne il fuoco. A rimanere soli erano in così tanti che nessuno avrebbe potuto occuparsi di quel ragazzo che aveva dovuto lasciare bruciassero anche i resti dei suoi genitori. - Solitudine e un odore acre, ricordo, ricordo bene, L`ho visto spesso in questo mondo - la voce sembrò rattristarsi E nel silenzio che seguì altri ricordi scorrevano. Le frustate davanti a una folla plaudente e cinica a punire piccoli furti, la schiena segnata e il sangue che scendeva sul collo e sulla bocca dolciastro. Si rendeva conto che il suo stesso sangue era il miglior pasto dell`ultimo mese mentre i colpi arrivavani duri annunciati da uno schioccare di corda. Subito dopo fu buio. Una corda tesa a tagliare il sentiero. Quando un cavaliere cadde finalmente nella trappola, il cavallo rovinò a terra per mai più rialzarsi. Con il coraggio infuso dalla fame più nera raggiunse la vittima e affondò la lama del coltello nella sua gola. Era un uomo grasso che rese minore l`angoscia, mitigata dall`invidia verso chi fame non provava anzi... Aveva ucciso per la prima volta. Non era stato difficile. Ora aveva una spada e abiti buoni anche se abbondanti. - Nessun rimorso? non hai neanche provato vergogna? Non ve ne fu il tempo. Dovette scappare nei boschi inseguito dagli armati. L`avevano raggiunto vicino al fiume ove ora giaceva. Aveva provato a negare le sue colpe, ma ciò che aveva indosso l`accusava. Un breve incrocio di spade poi una lama fredda e sottile aveva squarciato le sue carni, e un dolore che non si può raccontare aveva portato il buio. Quando aveva riaperto gli occhi quei magnifici colori avevano tenuto lontani i cattivi pensieri, ma un uomo deve sempre fare i conti con se stesso e la sua storia. Ultime lacrime rigarono il suo volto e la tristezza infinita di una vita creata e poi spenta forse da quel destino ingiusto contro il quale nessuno può nulla, forse da quell`istinto egoista che fa porre ad un uomo se stesso prima degli altri. Forse la vita è una foglia strappata dal vento, o forse il vento lo soffiamo noi. - E` tempo di andare - disse la voce Una mano raggiunse la sua fronte. Le palpebre si chiusero e il buio e il freddo avvolsero ogni cosa, ma una smorfia, forse un sorriso testimoniò di un ultimo incontro. Lontano, vicino al fiume, un cervo pascolava mentre il vento levandosì più forte, annunciava la pioggia. Giorgio Pompei, 2003

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