CORRIERE DEL GIORNO Anno XXVI - n° 328 - € 1,00
DI PUGLIA E LUCANIA Fondato nel 1947
Internet : www.corgiorno.it In vendita obbligatoria a 1 euro con “Il Tempo” per Taranto e provincia (esclusa Martina F.)
REGIONALI
Domenica 29 novembre 2009 Email :
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Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane S.p.A.”- Spedizione in abbonamento postale - D. L. 353/2003 (conv. inL. 27/02/2004 n°46) art. 1 comma 1, DCB Taranto Transiti
INCHIESTA SULLE STRAGI
CRISI
Pd pugliese: mandato a Sergio Blasi per una soluzione condivisa. Vendola: Non parlo sui si dice
Mafia, la Procura di Firenze: Berlusconi e Dell'Utri non indagati. Il premier: “Voci infondate”
a pag. 25
a pag. 26
Confindustria: “Il consolidamento della ripresa tra fine 2009 e inizio 2010” a pag. 28
Tosta Tarentum! CAIATI, CAMPATELLI, D'AURIA, DI LEO, RASCHILLA', SVALDI, TURSI, BAGIOLINI, CARETTA, INNO, LORUSSO, LUZZI, SCARDIGNO E TANZARELLA DA PAGINA 3 A PAGINA 15 (FOTOSERVIZIO DI ANGELO INGENITO)
a pag. 35
Il Taranto si gioca tanto con la capolista Verona: Brucato rischia se non vince
Sparatoria in viale Magna Grecia, sarà decisiva una superperizia L'INCHIESTA
IL FATTO
DISAVVENTURA
Viaggio nel mercato immobiliare dei Comuni: comprare casa un “sogno proibito” a prezzi da capogiro
Cliente rapinatore tenta il colpo in un noto albergo di Castellaneta Marina, arrestato dai CC
Si perde nel bosco delle Pianelle: ritrovato di notte dagli agenti della Forestale
alle pagg. 20 e 21
a pag. 16
a pag. 16
Potrebbe arrivare da una superperizia la svolta decisiva nell'ambito dell'inchiesta sulla sparatoria che, messa a segno in viale Magna Grecia, non sfociò in una tragedia solo per un miracolo. Alla luce di recenti sviluppi, il gip ha fissato un incidente probatorio per stabilire se gli indagati sono le stesse persone che si resero autrici dell'attentato.
a pag. 18
MARGINALMENTE Per una volta, questo “Marginalmente” non è marginale nei temi, ma solo un modo per non sottrarre spazio alle ricche tredici pagine che il “Corriere” oggi dedica alla grande manifestazione cittadina per l'ambiente e la salute. In questo sforzo redazionale c'è tutta la passione di questa testata per i legittimi diritti dei tarantini, primo fra tutti la imprescindibile coniugazione di lavoro e salute. Una sola ulteriore riflessione: gli uomini, le donne, i giovani e i bambini di Taranto ieri hanno detto chiaramente la loro. E' un macigno che ora peserà sulla politica, a tutti i livelli; è una grande domanda alla quale si devono dare risposte. Con i fatti, non con le chiacchiere.
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Domenica 29 novembre 2009
TARANTO
Redazione Cronaca: tel. 099 4553218/214/211 Email:
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TOSTA TARENTUM Circa trentamila persone hanno sfilato ieri mattina in corteo contro i veleni dell'area industriale
AltaMarea, è già domani Il coordinamento ambientalista ha bissato il successo del 2008. Ora occorre andare oltre IL PUNTO
«Noi non abbiamo paura» di LUISA CAMPATELLI
[email protected] La città che non ha paura di guardarsi negli occhi, di manifestare per il proprio futuro e rivendicare dignità e rispetto delle regole ieri, è tornata ad invadere la piazza, a cavalcare l'onda travolgente di AltaMarea. Senza arretramenti ma con ancora maggiore determinazione nel dettare le priorità e prendere le distanze da chi in questi anni non ha saputo garantire alla comunità ionica un presente vivibile e programmare un futuro alternativo o quantomeno aggiuntivo alla grande industria. Un'altra scommessa è stata vinta, un altro messaggio collettivo è stato lanciato, forte e chiaro, inequivocabile, scritto nero su bianco nei 18 punti della piattaforma di AltaMarea. La “bella addormentata nel bosco dei veleni” ha deciso che non vuole tornare nell'oblìo. Mai più. Ha capito che non è più tempo di navigare a vista, di voltarsi dall'altra parte e fingere che non ci siano i morti, le ciminiere, gli ammalati, il danno genotossico, i 300 camini, la diossina, il benzo(a)pirene, i parchi minerali. Ha sollevato il velo di ipocrisia e timore che per troppo tempo ha impedito ai tarantini di confrontarsi, scontrarsi e riflettere su ipotesi come “chiusura”, “riconversione”, “sviluppo alternativo” quasi fosse un atto da scellerati irresponsabili. Infrangere questo tabù nella città che sull'altare di “lavoro e produzione” ha sacrificato e sacrifica tanto ricevendo in cambio molto poco (sicuramente meno di quanto dovrebbe e potrebbe pretendere) ha un valore enorme, rivoluzionario. Un valore da coltivare e rendere patrimonio comune, patrimonio di tutti. Anche di coloro che ancora non riescono (o non vogliono) sollevare gli occhi e andare oltre le ciminiere, immaginare una città diversa, nuova e nello stesso tempo desiderosa di riscoprire radici e potenzialità colpevolmente dimenticate. La forza e il merito del movimento stanno soprattutto in questo, nell'aver dato forma e sostanza al profondo bisogno di riscatto che la comunità avvertiva ma non era in grado di esprimere, di tradurre in azioni, progetti, obiettivi. Da condividere, senza deleterie spaccature, ma cercando di fare sintesi costruttiva tra le diverse posizioni. La politica ieri stava a guardare...E domani?
di MICHELE TURSI
[email protected] E' già domani. I trentamila in marcia non solo hanno posto l'urgenza di una questione che non può più essere rinviata. Ma hanno già cominciato la discussione su come affrontarla. La differenza sostanziale tra la prima e la seconda edizione di AltaMarea è tutta qui. Nel 2008 la marcia ha scaraventato la questione ambientale sui tavoli politici ed istituzionali già pronti ad annacquarla. Ieri è cominciata la discussione su come affrontarela e risolverla. Da un lato c'è la strada del confronto, anche duro, con le istituzioni e le grandi aziende presenti sul territorio nel tentativo di rendere eco compatibile il sistema industriale. Dall'altro c'è il referendum che chiede, in maniera consultiva, ai tarantini di esprimersi sulla chiusura totale o parziale del centro siderurgico. Due strade diverse per lo stesso obiettivo: liberare Taranto da un fardello ambientale che, probabilmente non ha eguali nel mondo occidentale. Una situazione compromessa a tal punto che, quand'anche da oggi si fermassero tutte le attività inquinanti sul nostro territorio, lasceremmo alle generazioni future un'eredità pesantissima. Nonostante le divisioni della vigilia, i distinguo, le polemiche sul palco, AltaMarea
FESTA E PROTESTA Corteo variegato, multiforme e multicolore. Quando la protesta diventa creatività. (A. Ingenito) anche ieri ha vinto la sua sfida. E non era facile. Come un cantante esordiente chiamato a bissare il successo del primo disco, così AltaMarea ha dovuto confermare se stessa. E ci è riuscita. Ora, però, questa pagina felice di mobilitazione, di festa e anche di tensioni, va archiviata ed incorniciata tra i bei ricordi. Adesso occorre governare una fase in cui le divisioni, gli strappi saranno molto più violenti di quelli accaduti ieri. Probabilmente gli agitatori stanno già scaldando i muscoli pronti a mettere in campo le più bizzarre argomentazioni. E per non restarne vittime non bisogna perde-
re di vista gli obiettivi: liberare Taranto, la sua provincia, i suoi abitanti dalla diossina, dalle polveri sottili, dagli Ipa e dal benzo-a-pirene, proporre un nuovo modello di sviluppo, cominciare le bonifiche, immaginare esempi di riconversione industriale.
Chi vuole incanalare la discussione in una macabra alternativa tra morire di tumore o morire di fame, sbaglia e lo fa colpevolmente. La “Tosta Tarentum”, evocata nel titolo di prima pagina, è chiamata ad un'ulteriore prova di crescita e di maturi-
tà. Deve evitare le insidie ed i tranelli, deve resistere al richiamo delle sirene. Insomma, deve combattere senza cedimenti e fughe in avanti. A piccoli passi, a suon di raegge e tamburelli, la molle Tarentum è cambiata. Ora tocca alla politica adeguarsi.
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TARANTO
Domenica 29 novembre 2009
CORRIERE DEL GIORNO
LE TESTIMONIANZE Vestita, Caliolo, Fornaro, Gori, le voci di chi il dramma lo ha vissuto sulla pelle
ALTAMAREA I PROTAGONISTI
IL PALCO “Power to the people”, la colonna sonora che accompagna l'atto finale della marcia
Il giorno perfetto di PIERPAOLO D'AURIA
[email protected] I woofer degli altoparlanti sparano a palla le voci della manifestazione con la stessa intensità con la quale le ciminiere della grande industria vomitano nell’aria diossina e benzoapirene e un sacco di altre porcherie come insetticida spruzzato sulle rose per debellarne i microrganismi infettivi. Con l’unica differenza che quelli che il moloch del profitto considera microrganismi in realtà sono la forza di una città e dei suoi bambini che con forza urlano «basta, vogliamo vivere». L’AltaMarea arriva annunciata ed è uno tsunami di 30mila persone che alle 11 e 30 fa ingresso in piazza Garibaldi, capolinea della manifestazione, accolta da Franco Cosa che canta, insieme a numerosi artisti tarantini, “Power to the people” alternato ad un rap godibilissimo firmato Shamano che non può non essere accompagnato al ritmo del batter delle mani. E c’è pure la bandiera del sole che sventola sul popolo dell’ambiente. È questo il giorno perfetto, come lo disegna Michele Tursi, collega del Corriere del Giorno che per l’occasione prende in prestito il titolo della canzone di Lou Reed, il giorno che «deve rimanere nella nostra memoria» aggiunge mentre tiene a bada la bandoliera che porta a tracollo. Sono tutti in piazza con striscioni, slogan, fischietti e magafoni, e c’è sempre la bandiera del sole che continua a sventolare sulla disperazione di Vincenzo Fornaro, il contadino fiero di esserlo, al quale sono stati abbattuti 600 capi di bestiame, «smaltiti», ed usa un eufemismo per non dire macellati,«come rifiuti altamente tossici». Il guaio è che, grazie alla contaminazione delle campagne circostanti l’Ilva, «otto masserie rischiano di scomparire per sempre» e c’è chi parla di bonifica dell’aria facendo passare in secondo piano che «l’opera di bonifica non può partire se si consente a chi ha inquinato di continuare a farlo» urla nel microfono Fornaro mentre la gente applaude e il megafono di Fabio Matacchiera gracchia “referendum, referendum” a dispetto di chi, sul palco, continua a ripetere che l’obiettivo non è quello di chiudere l’Ilva ma di piegarla alla logica della produzione ecocompatibile e di stringere nell’angolo l’autorità competente affinchè conceda l’Autorizzazione integrata ambientale più restrittiva che mai. Come si affannano a ripetere Luigi Boccuni, di AltaMarea, e Vincenzo Vestita, del Circolo operaio jonico, che chiede il monitoraggio in continuo delle emissioni (concetto avversato da Matacchiera secondo il quale chi dice di voler fare questo «racconta soltanto bugie perché il monitoraggio in continuo è soltanto un sogno») e le bonifiche delle aree inquinate. «E questo - aggiunge Vestita- non vuol
dire sputare nel piatto in cui mangiamo perché quel piatto noi ce lo sudiamo dal primo all’ultimo centesimo. E poi - conclude prima di passare il microfono a Mario Pulpito e a Rosalba De Giorgi, presentatori di giornata- ci dicono che l’acciaio, il cemento, il petrolio sono strategici per il nostro Paese: ma quando cominceranno a ritenere strategici i lavoratori e le loro famiglie?». Già, quando, sembra chiedersi Francesca Caliolo, moglie di Antonino Mingolla, uno che si faceva 60 chilometri al giorno per andare a lavorare in una fabbrica che lo ha restituito alla famiglia cadavere. Parla deglutendo in continuazione per l’emozione del momento e la nostalgia del ricordo, la signora Francesca. Parla e racconta del senso di solitudine che si prova, che, sì, la solidarietà e importante ma che poi resta solo e soltanto la solitudine.«Ho letto i temi e visto i disegni dei bambini di una scuola», racconta Francesca, «ed erano temi e disegni che raccontavano il terrore. E mi sono chiesta: come abbiamo fatto e potuto terrorizzare così i nostri bambini. Non so se la chiusura dell’Ilva sia necessaria e risolutiva ma ci sono tanti modi
per assicurare lavoro e vita come, per esempio, mettendo mani alle riconversioni industriali». E detto da chi ha perso gli affetti in quella fabbrica vorace di vite sembra tutta un’altra cosa e sembra dare ancora più forza al monologo di Giorgio Gaber portato sul palco da Maria Elena, attrice tarantina, che spara a zero su una classe politica piegata sugli interessi personali piuttosto che su quelli dei cittadini e dei bambini. Per aiutare i quali «i medici pediatri sono usciti dagli ambulatori per andare sul territorio e chiedere a gran voce il riconoscimento per i bambini di Taranto dei diritti sanciti dalla Convenzione sui diritti dei bambini», dice al microfono Maria Moschetti, presidente dell’Associazione dei pediatri di Taranto e provincia.«I dati aridi che ci trasmette l’Arpa - aggiunge - si traducono in sofferenza e dolore per i nostri bambini che nascono col peccato originale di un tumore incubato nell’utero materno. A Taranto 1 bambino su 3 nasce con l’ostruzione dei bronchi. Possiamo continuare a sopportare tutto questo?». E ne sa qualcosa Mimmo Gori, musicista incazzato, che Francesco
lo ha perso alla tenera età di 3 anni.«Questa manifestazione - dice pacatamente - deve essere uno stimolo anche artistico e culturale per la nostra città. Per cui credo che tutti gli artisti tarantini, nessuno escluso, agiscano secondo criteri che trasformino questa città in una città vivibile». Passano le parole accompagnate dagli intermezzi musicali e restano le cifre snocciolate ancora una volta da Michele Tursi. «L’Ilva, in una conferenza stampa - spiega con tecnica “travagliana” il cronista ambientalista - ha detto di aver investito nell’ecocompatibilità della produzione 900 milioni di euro in 14 anni. Ovvero, facendo una semplice divisione, 65milioni di euro all’anno. Di contro, nel 2007 ha chiuso il bilancio con un margine operativo pari a 1 miliardo 370 milioni di euro e il 2008 con 737 milioni di euro. Due miliardi di lire in due anni mentre in 14 anni ne ha speso meno della metà nonostante l’impianto di Taranto costituisca l’80% della produzione, il 52% del totale del gruppo Riva e 1/3 dell’acciaio prodotto in Italia proviene da qui. Allora, è Taranto che ha bisogno della grande industria o è la grande industria (Ilva, Eni, Cementir eccetera) che ha bisogno di Taranto?». Interrogativo al quale è facile rispondere e lo fa indirettamente Luigi Oliva, anche lui di Altamarea, che bolla come inutile la legge regionale antidiossina «che
prevede i campionamenti in continuo ma che ancora non li ha fatti attuare», che sottolinea che «chi ha marciato contro l’inceneritore ha contribuito poi alla sua riapertura», che sarcasticamente ricorda che quei politici che hanno sottolineato come la grande industria, in fondo, assicura posti di lavoratori «ci hanno poi regalato 4.500 lavoratori in cassa integrazione». È l’una in punto, la manifestazione celebra il suo epilogo, la piazza si svuota lentamente e restano gli echi del grido “Vogliamo vivere qua”, delle polemiche dei referendari, che l’Ilva la vogliono chiusa a tutti i costi, e di chi politicamente si è speso per cercare di offrire una speranza alla città e che si sente ingenerosamente chiamato in causa.
L'incursione di Matacchiera, i referendari rubano la scena Sul palco non doveva salirci, il palco se l'è conquistato. Fabio Matacchiera, ambientalista della prima ora, fondatore dell'associazioe “Caretta Caretta” e destinatario di una bella pallottola quando portava avanti le sue battaglie ambientaliste, ha portato alla ribalta le istanze dei referendari con l'unico modo che conosce: con l'irruenza di chi a questa città tiene più che a qualunque altra cosa e con la consapevolezza di metterci la faccia e ricevere schiaffoni. Sul palco non doveva esserci perchè la “scaletta” non lo prevedeva, perchè a detta di quelli di AltaMarea lo stesso Matacchiera e i referendari avevano preferito non esserci. Affermazioni bollate come false e rispedite al mittente da Fabione che sul palco poi ci è salito sospinto anche dalla folla che invocava diritto di parola anche per lui e i referendari. E lui sul palco ha parlato per dire che di promesse ne ha viste tante ma fatti poco e niente e che l'invito non gli è arrivato «perchè io sono per il popolo e non per i politici». Uno strappo inatteso, una smagliatura che, però, va subito ricucita perchè la posta in palio è troppo alta perchè possa disperdersi così. (p. d'a.)
LA MARCIA Da Bob Marley a Rino Gaetano passando per Caparezza. Canzoni di denuncia e non semplici motivetti
Suoni e colori, è qui la festa di MARINA LUZZI La grande marcia per l’ambiente è una festa di suoni e colori. A portare la musica a tutto volume, ci pensano i giovani del Centro Sociale Cloro Rosso che, su di una pittoresca camionetta, ballano da Bob Marley a Rino Gaetano passando per Caparezza. Canzoni di denuncia, e non semplici motivetti. Se nelle ultime file del grande corteo si grida “Vieni a ballare in Puglia, Puglia, Puglia”, alternato all’ottimista “Ma il cielo è sempre più blu..uu…uu” , nei primi banchi si intonano innocenti quanto efficaci filastrocche, come quella dei bambini della Scuola Paritaria “Maria Immacolata”. Accompagnati dal fischietto di suor Rita, i piccoli studenti intonano una canzoncina in rime scritta da uno di loro,Giovanni Bono, che recita “…non è questo il giusto posto per un grande ecomostro…non mi sento il cuor contento se respiro inquinamento…io desidero davvero tanto azzur-
ro nel mio cielo”. La fantasia poi si spreca. Se ad andare per la maggiore sono croci, bare, e manifesti funebri, evocativi del desiderio di far perire i veleni della grande industria, ed insieme della volontà di ricordare le vittime del lavoro, la vera novità di questa seconda edizione della marcia è rappresentata dalle ciminiere in versione tridimensionale. Piccoli modellini del camino E312 svettano sulle teste o sulle braccia di molti partecipanti. Striscioni e slogan sono però la vera anima del malcontento dei tarantini. C’è chi cerca di sdrammatizzare, come la mamma che fa indossare alla figlia di pochi mesi un cartellone con su scritto: “Diossina? No grazie! Mi bastano le puzzette di papà”, chi rivolge un invito a Dio ed alla grande industria scrivendo: “Vorrei morire di vecchiaia”, chi attualizza la questione ricordando: “signor ministro, qui altro che suina, si muore di diossina”, chi si richiama alla lotta alla mafia utilizzando l’ormai famoso slogan “e adesso ammazzateci tutti” accompagnato da una peco-
rella («hanno cominciato con le pecorelle e continueranno con noi» ci dicono), e chi denuncia “Padroni ed istituzioni di truffe ed inganni complici e compari da troppi anni. Mò avast”. Ci sono i ragazzi del Righi che solidarizzano con i tifosi del Cras a cui qualche tempo fa fu ritirato uno striscione durante una partita di Eurolega, riportando la stessa frase di quella sera: “Stop environmental disaster in Taranto now”. Ci sono gli allevatori che chiedono per le feste: “Niente regali! Solo giustizia per un Santo Natale”, ed i giovani che promettono di combattere per la causa ambientale “Fino all’ultimo respiro”. Ad unire parole e musica ci pensano due striscioni. Il primo, rifacendosi al gruppo rock dei Negramaro, recita: “Tu che aria sei, ma che aria dai se poi mi uccidi…”, l’altro scimmiotta bonariamente Rino Gaetano e dice: “ Ma il cielo è sempre cchiù gnur’”. Gaetano, cantautore a suo tempo impegnato nel denunciare le ingiustizie del mondo proletario, di certo dal cielo avrà gradito.
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TARANTO
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I LAVORATORI Gli operai Ilva hanno fatto sentire la loro presenza durante la marcia
«In fabbrica la perdita del posto preoccupa più dell'inquinamento» di GIANNI SVALDI Ci sono molti modi per raggiungere una verità sull'inquinamento a Taranto. Si possono leggere le migliaia di pagine dei rapporti, delle inchieste, orientarsi fra le centinaia di documenti e testimonianze, il mare di parole. Oppure si può fingere di essere un qualsiasi operaio che tutti i giorni varca i cancelli dell'Ilva. Dei 10mila dipendenti ve ne erano pochi nel lungo corteo che ieri si è srotolato per il Borgo di Taranto. Era più i ragazzi a comporre la pancia festosa della fiumana di persone di volti di idee che i padri. Perché? Una grande crisi, anzitutto, «In azienda non si parla altro che di crisi economica e di posti di lavoro, del rischio di ritrovarsi fuori da un giorno all'altro in cassa integrazione o, peggio, licenziati senza uno stipendio a quaranta, cinquanta anni con moglie e figli», spiega Francesco, uno dei pochi operai che ieri ha sfilato ufficialmente. Poi c'è la paura di essere notati tra la folla, di essere additati in azienda come facinorosi, come lavo-
ratori che “sputano nel piatto dove mangiano”. La maggior parte dei dipendenti Ilva presenti hanno sfilato dietro lo striscione “Comitato lavoratori in lotta”, altri operai dietro quello della Cgil-Fiom, gli altri sparsi tra la folla, defilati. «È importante essere qui per noi - dice un operaio di poco defilato da gruppo -, ma da parte nostra c'è anche timore di non essere ben visti. I giornali e le televisioni non ci devono lasciare soli alla fine della manifestazione». Teatro civile, più che politico o sindacale, la marcia di ieri. Gli operai guardano la storia dal basso, sanno che il potere di chi dà occupazione è forte, anche sulle istituzioni sullo Stato. Tra gli striscioni quello della FiomCgil, «Le assenze di alcuni sindacali dalla manifestazione ha condizionato le assenze dei lavoratori, le differenze spaccano il fronte degli operai, lo indeboliscono», precisa Patrizio Di Pietro che per la Fiom si occupa proprio dell'Ilva. Tra i dipendenti Ilva che sfilano nel corteo vi è anche chi avanza proposte ardite, parla di “assumersi il ri-
LA PARTECIPAZIONE Le posizioni dei rappresentanti dei lavoratori
L'AltaMarea divide i sindacati la Uil e Cgil in piazza, Cisl no AltaMarea 2009 è stato il corteo della società civile. Poca la partecipazione dei sindacati, rimasti in parte defilati. C'erano lo striscione e alcuni rappr ese ntan ti della Fiom Cgil. Poco distante il segretario provinciale della U i l Fr a n c o Sorrentino che ha seguito la manifestazione senza stendardi. «È una manifestazione importante, ma oggi si registra una presa di coscienza più dei figli che da parte dei genitori» - ha detto Sorrentino - «Taranto ha bisogno di una politica forte per portare avanti la questione ambientale». Il segretario poi evidenzia il ruolo dei sindacati nei risultati ottenuti sino ad oggi: «Abbiamo saputo, in questi anni, avanzare richieste sia sul piano ambientale e sia su quello occupazionale, per noi sono due questioni di uguale importanza», ha detto il segretario della Uil. La Fiom Cgil di Taranto alla marcia per l'ambiente di sabato ha preso parte nonostante la concomitante manifestazione promossa dalla Cgil a Bari in favore delle politiche a sostegno del Mezzogiorno. Il segretario Rappa ha messo in evidenza che la partecipazione è legata al «dare continuità
alle battaglie portate avanti in questi ultimi anni con le associazioni ambientaliste e con l’asso ciaz ionismo in genere e con le a m mi n i st r azioni locali per uno sviluppo ecosostenibile e per l’ambient a l i z za z i o n e dell’apparato produttivo i o n i c o e s istente. Ciò, con la consapevolezza che i lavoratori dentro i luoghi di lavoro sono i primi e i maggiori cittadini esposti ai
fattori inquinanti che generano ripercussioni sulla loro salute così come purtroppo dimostrano le statistiche tarantine sulle malattie professionali le morti conseguenti a tali malattie derivanti dagli agenti inquinanti». Diversa la posizione della Cisl ionica che tramite il segretario generale Daniela Fumarola ha ha assicurato alla manifestazione di AltaMarea un'adesione morale. «Riteniamo - ha spiegato la Fumarola - importante la mobilitazione delle coscienze su un tema oltremodo condivisibile, come il buon ambiente a Taranto», ma dall'altro canto la Cisl non condivide «parte delle rivendicazioni a base della stessa».
(g. s.)
schio”, di una grande cooperativa di operai. «I dipendenti - dice Ignazio - si devono mettere in gioco per prendere le redini dell'azienda e farla rinascere nel rispetto delle regole». Per Francesco, operaio Ilva aderente al
movimento “Mo' Avast” si deve andare invece oltre alla manifestazione, «oggi ci sono pochi miei colleghi, chi è rimasto a casa teme di andare in piazza, di essere riconosciuto. Ora tutti noi non ci dobbiamo fermare al-
la passerella, dopo la manifestazione dobbiamo portare avanti la protesta». Una protesta quella ambientale che deve andare avanti tenendo sempre chiaro il mantenimento dei livelli occupazionali. Equazione difficile.
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ALTAMAREA IL CORTEO
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PER LA VITA Il sorriso degli studenti e il candore dei piccoli. La rabbia dei padri e le paure materne. E l'ostracismo verso i partiti
ADESIONE MASSICCIA Sfilata di emozioni e sensazioni contrastanti. Ma convergenti
Dai biberon ai capelli rasta, giovani in piazza per il futuro di ANGELO DI LEO
[email protected] Dai biberon ai capelli rasta, l'umanità è varia nel corteo che muove dall'Arsenale e punta diritto in piazza Garibaldi. Aprono cartelloni lavorati dai ragazzini della Dante Alighieri. Chiude la tecno sparata a palla dal Cloro Rosso. Il corteo è un serpente che muta rapidamente pelle, allungandosi e ingrossandosi ad ogni incrocio. Altamarea torna nel Borgo e bissa il successo dell'anno scorso. Una variopinta sfilata di emozioni contrastanti, sensibilità differenti e consapevolezza crescente. Si rincorrono, dunque, il sorriso dei liceali e l'ostracismo verso i partiti, il candore dei piccoli e l'emozione degli adolescenti. La rabbia dei padri e le paure materne. E c'è la Taranto che non ha smesso di combattere. O che da poco ha cominciato a farlo. Ma non è “tutta Taranto”. Manca una fetta. Ed è quella che lavora e produce, tranne singole (autorevoli) presenze.
La sensazione, infatti, è che al netto della massiccia presenza giovanile (tanti gli studenti) la Città abbia mancato questo grande appuntamento con se stessa.
Il corteo è comunque massiccio. Sullo sfondo, al di là del ponte, c'è sempre il siderurgico. Destinazione verso la quale il serpente punta diritto, senza pietà. A testa alta, gonfio d'orgo-
glio e con lo sguardo al futuro. Numeri a parte, Altamarea conquista l'intero asse umbertino mentre i politici sfilano a latere, chiaramente convinti come la giornata non preveda in scaletta sequenze di slogan e bandiere. Altamarea rischia la deriva populista (fisiologico quando i partiti parlano altre lingue) ma intanto cresce e matura nuova coscienza di sè. Le famiglie di Taranto hanno alzato le tende e sono uscite di casa, però. Un ottimo bis che attende risultati concreti. I cori si accavallano quando alle 11 la processione è incolonnata, avendo superato le vetrine di Coin. «Vorrei morire di vecchiaia» recita uno striscione. Quelli dell'Ail ne avrebbero da raccontare.... In piazza Immacolata si aggregano gli alunni dell'omonima scuola e quelli della Bettolo. Il corteo vive di luce propria sino a mezzogiorno, senza appiattirsi su liturgie consolidate. Dai carrozzini al furgone di Cloro Rosso le strategie sono diverse eppure convergono sull'o-
biettivo unico, chiaro e indifferibile: aria pulita! «Noi arriviamo da Monza» ci dice un ragazzo che espone un cartello mentre i calciatori del Taranto si guardano intorno e forse si chiedono come mai la città per la quale giocano a pallone si sia ridotta a combattere per sopravvivere alla sua stessa
storia. E perchè sia costretta a sopportare l'assurda dicotomia tra metastasi e buste paga. Una buona fetta di Taranto ha alzato la testa e ha aperto il fronte, però. Chi non c'era, nemmeno ieri, ha tutto il tempo di tuffarsi nell'onda. La battaglia è ancora all'inizio.
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CORRIERE DEL GIORNO
ALTAMAREA LA PARTECIPAZIONE IL CORTEO Tutto è accaduto alle nove in punto, con l'arrivo delle prime scolaresche
Tamburelli, fischietti, striscioni l'AltaMarea invade le strade di LUCA CARETTA Tutto è accaduto in pochi minuti, alle nove in punto, con l'arrivo delle prime scolaresche ed associazioni nel piazzale antistante l'Arsenale militare, fino a quel momento presidiato dalle forze dell'ordine in assetto antisommossa. Ieri la parola d'ordine era fare festa e i partecipanti alla “Grande marcia per l 'a mb ie nt e”, or ga niz za ta dal coordinamento di as soci azio ni ambie ntaliste Alta Marea, hanno aderito nel migliore dei modi utilizzando tamburelli, fischietti, bandiere e striscioni. Moltissimi i giovani della provincia ionica arrivati nel capoluogo per dimostrare che l'inquinamento del polo industriale è un problema che investe tutti. Negli occhi dei manife-
stanti si leggeva gioia di partecipare a qualcosa di importante, per la comunità ed il futuro ma anche voglia di riscatto, di novità e soprattutto di aria pulita. I ragazzi e le ragazze presenti l'hanno gridato dall'inizio alla fine. Hanno ribadito il loro “no” alla chiusura della grande acciaieria ma vogliono che la famiglia Riva adegui l'azienda alle migliori tecnologie sul mercato, che realizzi il c a m p i o n amento in continuo ed i l m o n i t oraggio periodico delle emissioni. Lizzano, rappresentata dai giovani di “Cittadinanza Attiva”, è una delle realtà più colpite dall'inquinamento. «Siamo qui – ha detto Antonella Cavallo – perchè gli effetti dei fumi arrivano anche da noi». Qui giungono le diossine dell'Ilva e la puzza
TRA LA GENTE
IN CORTEO L A GIOIA DI PARTECIPARE
costante della discarica a pochi chilometri dal centro. «Il sindaco – ha continuato Cavallo - ha firmato un documento di messa in mora della discarica per i danni che arreca all'ambiente e alle persone ma non ha detto quali sono». La ragazza ha sottolineato che la chiusura dell'acciaieria debba essere un'occasione di riscatto per la salute e il lavoro di tutti i cittadini. «I lavoratori potrebbero essere impiegati nella bonifica dell'area che durerebbe almeno trenta anni, tuttavia manca la volontà dello Stato di investire nel diritto alla salute dei cittadini». Anche Pasquale Forleo è favorevole alla chiusura dell'Ilva salvaguardando i posti di lavoro. Massafra è un altro Comune particolarmente colpito dai veleni industriali. Le testimonianze di Cosimo Mar a gl i n o, Mara Carrieri e Carmela Sanseverino spiegano la situazione in cui vivono. «Il nostro – ha esordito
Maraglino - è uno dei paesi più colpiti dalla diossina perchè il vento porta tutte le sostanze nocive. Sappiamo bene cosa vuol dire avere un tumore e morire, per questo la marcia dovrebbe coinvolgere i tarantini ed i cittadini della provincia che, con la loro forza lavoro, hanno contribuito a far crescere l'industria». Le due amiche, d'accordo con il ragazzo, apprezzano la scelta di far partecipare i bambini alla manifestazione «per far capire il valore culturale del corteo» ma non vedono di buon occhio l'apertura dei negozi in un'occasione del genere. La questione ambientale è particolarmente sentita anche a Mottola. Per Pietro Baia, della Chiesa cristiana evangelica battista, «quella di oggi non è la prima manifestazione sull'ambiente a cui partecipiamo, come credenti abbiamo a cuore la salute pubblica e la salvaguardia del paesaggio. Bisogna cambiare modello di sviluppo».
I referendari ci sono e non passano inosservati I SOSTENITORI della consultazione referendaria per la chiusura parziale o totale dell’Ilva non passano inosservati. Una presenza discreta che per tutto il corteo fa parlare di sé attraverso slogan come “la voce ai tarantini: referendum” o “referendum subito”. Manca l’avvocato Russo di “Taranto Futura”, mancano gli “Amici di Beppe Grillo”. Ci sono i rappresentanti dei comitati referendari, che distribuiscono volantini illustrativi. «Stiamo sfruttando l’occasione per far partecipi i tarantini - ci spiega Federico Catucci - è stata diffusa erroneamente la voce che si voglia chiudere l’Ilva senza pensare ai lavoratori. Non è così. Noi chiediamo che venga fatto a Taranto ciò che hanno fatto a Genova, dove hanno chiuso l’area a caldo e gli operai sono stati reimpiegati nella bonifica». «Il futuro di Taranto è nella riconversione - argomenta, Mellone di “Blu Taranto” - e nella bonifica. Non vogliamo nuovi disoccupati ma diciamo sì alla chiusura». (m.l.)
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GLI STUDENTI
«È una grande prova di forza della cittadinanza» di UGO LORUSSO
Tutti d'accordo: le tematiche ambientali, un sentimento forte e radicato nei giovani Dall’Arsenale fino in Piazza Garibaldi, le strade più importanti del centro cittadino, in particolare via di Palma e via D’Aquino, hanno visto sfilare studenti universitari, liceali, di scuole medie, elementari e persino di asili, spesso accompagnati da professori e maestre, tutti uniti da un intento comune: riprendersi il proprio futuro. Si è svolta, infatti, ieri mattina la grande marcia per l’ambiente organizzata dall’assoc iazione Altamarea alla quale hanno partecipato circa 40.000 persone.
«Abbiamo ricevuto una risposta ancora più forte rispetto allo scorso anno – ha spiegato Luigi Boccuni, portavoce di Altamarea - questo è il segnale che la città è stanca e che le coscienze civili dei tarantini si stanno svegliando. La città deve essere un fronte compatto formato dalle istituzioni, dalle associazioni, dai sindacati, dai cittadini e da tutti coloro che possono intervenire per risolvere questa situazione». Come detto è stata massiccia la presenza di studenti, ma anche quella di docenti e professo-
ri di vari istituti scolastici. «I ragazzi hanno partecipato in massa – ha dichiarato Loredana Flore, docente del liceo Archita – e noi siamo con loro. Qui ci sono molti insegnati di tutti i licei e gli Istituti di Taranto. Già nei giorni passati i ragazzi hanno organizzato varie assemblee per discutere del tema ambientale. Questo a dimostrazione che non si tratta di un episodio ma di un sentimento forte e radicato nelle loro coscienze». Antonella Fago, docente della scuola elementare XXV Luglio ha detto: «Noi abbiamo prepara-
to i nostri alunni e li abbiamo portati qui perché saranno loro gli uomini del futuro e perché devono capire cosa sta succedendo nella loro città. Molti di questi ragazzi hanno i genitori che lavorano all’interno dell’Ilva, per questo sono coinvolti in prima persona ed è per questo che chiediamo hai dirigenti di queste fabbriche di mettere a norma gli impianti per preservare il posto di lavoro di tante persone ma per preservare anche la nostra salute, il nostro territorio e l’ambiente».
(U. L.)
Per le strade, nelle piazze e nelle case del centro rimbomba ancora forte l’eco dei canti e dei cori di protesta che ieri mattina si sono levati come un'unica voce sula città di Taranto. Un lungo corteo formato da decine di migliaia di tarantini, di ragazzi e di famiglie che hanno risposto all’appello lanciato dall’associazione ambientale Altamarea e che hanno partecipato alla grande marcia per l’ambiente. Una protesta democratica, pacifica e piena di speranza, lontana dai soliti comizi politici, fatta di giovani, di uomini e di donne, di persone stufe di dover convivere con promesse non mantenute, inquinamento e morte. Decine di migliaia, appunto, i ragazzi che hanno voluto far sentire la loro voce e che hanno mandato un messaggio di rabbia e indignazione perché stufi di immaginare un futuro nero come una nube tossica. Il Corriere è sceso per le vie della città, invase dai manifestanti, per tastare le emozioni e i sentimenti dei più giovani. «È una grande prova di forza della città – ha spiegato Lorenzo Monfredi, studente del Liceo Aristosseno - e noi ragazzi abbiamo finalmente dimostrato di non essere ignoranti e menefreghisti, come spesso ci descrivono. La nostra città è bellissima e noi la amiamo. Non esistono molte alternative, o l’Ilva mette a norma i propri impianti o deve chiudere». Andrea Andriani, rappresentante d’Istituto del Liceo Archita, ha detto: «Quest’anno la rappresentanza studentesca è maggiore rispetto all’anno scorso, questo è un segnale positivo perché siamo noi ragazzi il futuro di questa città e siamo noi i primi a dover protestare contro questa gravissima situazione». «Noi studenti abbiamo preso molto a cuore la questione ambientale che affligge il territorio – ha dichiarato Davide Leogrande – soprattutto perché negli ultimi anni le cose peggiorano e, purtroppo, i tarantini non reagiscono come dovrebbero, preferiscono stare a guardare e aspettano che qualcuno risolva il problema per loro. Sono poche le manifestazioni che a Taranto riescono a coinvolgere così tante persone, ed è molto importante che tutti, bambini, ragazzi e adulti partecipino attivamente alla protesta». «Quest’anno è andata ancora meglio rispetto alla manifestazione dello scorso anno – ha spiegato Piero – speriamo che tutto questo fermento serva a sbloccare questa situazione e che finalmente le cose comincino ad andare per il verso giusto per Taranto e per i Tarantini». «Esistono due correnti di pensiero separate – ha detto Francesca - chi vuole il referendum e chi vuole la messa a norma degli impianti industriali. Personalmente credo che la soluzione migliore sia quella di garantire i posti di lavoro, azzerando le emissioni inquinanti. Chiudere gli impianti vorrebbe dire mettere in ginocchio un’intera città».
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IL MATTATORE: «Le sfide sono nel turismo, pesca, agricoltura e anche nell'industria, ma pulita, che dà lavoro a migliaia di operai»
ALTAMAREA TRA PALCO... E REALTÀ
LO SPETTACOLO Sul palco di piazza Garibaldi gli artisti ionici Mauro Pulpito e Franco Cosa
Showmen in campo Entusiasmo tra i giovani: «Riprendiamoci il nostro futuro» di BARBARA SCARDIGNO Artisti e giovani in campo per l'ambiente. Tra le fila del lungo corteo, ieri, c'erano anche gli esponenti del mondo dello spettacolo, da Mauro Pulpito a Franco Cosa, per testimoniare la propria «vicinanza ai temi ambiente e qualità della vita, connessi al futuro della città». Ma c'erano anche e soprattutto i giovani, protagonisti dell'evento e destinatari degli obiettivi della marcia. I ragazzi, teenager componenti di gruppi e associazioni, come pure giovani lavoratori che hanno aderito singolarmente e spontaneamente al corteo, hanno manifestato in «difesa della salute» e del «diritto al lavoro sicuro e salubre». I due mondi, poi quelli di giovani e showmen, dopo aver sfilato insieme per le vie del centro, si sono intrecciati nel
cuore della città, in piazza Garibaldi, dando vita ad una autentica festa, con musica, balli cori. Non sono mancate, tuttavia, le prese di posizione, nette e appassionate, sulla filosofia di fondo dell'evento. «A gennaio compirò quarantacinque anni - ha detto Mauro Pulpito, presentatore e artista tarantino - e questa di oggi è la prima volta che sui temi ambientali si parla e si agisce coerentemente. Gli argomenti per cui manifestiamo sono noti da sempre. Considerati i ritardi magari non riuscirò a fare niente per me, ma sono in tempo per fare qualcosa per il futuro dei miei nipoti». Sulla stessa lunghezza d'onda anche le dichiarazioni dell'altro animatore dello show musicale in piazza, il cantante e imitatore ionico Franco Cosa.«Dopo questa bellissima di-
MAURO PULPITO: «SIAMO IN TEMPO PER CAMBIARE IL FUTURO»
mostrazione di entusiasmo e di partecipazione di giovani, associazioni, famiglie - ha spiegato - spero davvero che la città e i cittadini di Taranto cambino atteggiamento. Oggi siamo davanti ad una vera e propria mobilitazione delle coscienze, è così che bisogna proseguire. Basta con l'atteggiamento “statico”, possiamo decidere come cambiare il nostro futuro, essere protagonisti». Poi sulla direzione da impostare sul fronte economico: «Le sfide - ha proseguito il cantante - sono nel turismo, pesca, agricoltura e anche nell'industria, che dà lavoro a migliaia di operai. Una fabbrica pulita e sicura, però, che tuteli la vita e la salute dei suoi dipendenti». E di avere le idee chiare sul futuro della città lo hanno dimostrato anche i tanti giovani presenti alla marcia di AltaMarea. Equilibrio ambientale, dife-
sa della salute, sviluppo sostenibile i temi cari alle giovani generazioni e rivendicati a squarciagola dal corteo. «Difendiamo tutti i diritti ad un ambiente pulito e alla sicurezza del lavoro - ha spiegato, tra i giovani, Rosa Cacace è nell'interesse della città. Ecco perchè oggi, a sfilare accanto noi, insieme alle scuole, avremmo gradito che ci fossero i cittadini tutti, le categorie produttive i profe ssionisti». Entus iasti per la riuscita della manifestazione, anche i giovanissimi Marco e Andrea dalle fila delle associazioni: «Queste manifestazioni, data la rilevanza dei temi trattati, dovrebbero essere programmate più spesso, anche perchè come dimostra il numero di partecipanti, sono sempre un successo assicurato. Le decisioni, anche con i referendum, tornano finalmente in mano alla città».
IL PALCO Franco Cosa intrattiene il pubblico
FRANCO COSA: «COSCIENZE MOBILITATE,
SI VADA AVANTI»
I PARTECIPANTI una famiglia ed alcuni frati
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ALTAMAREA SPORTIVI IN PIAZZA
BRUCATO «La nostra protesta è doverosa» MIGLIACCIO «Avevamo il dovere morale di esserci» RUSSO «Troppa gente muore, è ora di dire basta» LA CURIOSITA'
CALCIO, VOLLEY E BASKET
Aumentate le vendite di libri a tema
D'Addario: vigileremo sull'ambiente Il Taranto al gran completo di PAOLO INNO Per una mattina intera, Taranto sembra cambiare forma: diventa lunga e stretta, si riassume in un corteo. Si distende per qualche chilometro e poi si riversa in piazza, fino quasi a non farsela bastare. Alla manifestazione contro l’in q u i n amento organizzata da AltaMarea c’è anche la Taranto dello sport: è la Taranto del calcio, del volley e del basket in carrozzina. Avanzano compatti, sfoggiano striscioni. La Taranto Sport sfila al completo lungo via Di Palma: ci sono i dirigenti, lo staff tecnico e la squadra. Enzo D’Addario, il presidente, guida il gruppo dei rossoblù: «La nostra presenza a questa manifestazione – dice – non è solo simbolica. E’ sostanziale: noi siamo convinti che sia necessario vivere in una città che non ci ammazzi, che ci permetta di fare progetti per il nostro futuro e per i nostri figli». D’Addario procede veloce,
indossa la t-shirt della manifestazione (reca la scritta: “Ti svegli ogni mattina respirando la diossina”) e regge uno striscione che recita: “In si em e contro l’inquinamento”, con il logo della società e quello della sua azienda: «In passato – prosegue – mi sono spesso occupato di temi ambientali. Questa volta, però, la protesta ha un valore aggiunto perché non sono da solo: r a p p r es e n t o la presidenza di una squadra di calcio, che è una delle espressioni sociali più importanti della città». D’A ddario si sorprende del calore e della partecipazione della gente: «Quasi mi sembra di non essere a Taranto: oggi (ieri, ndc) siamo una città civile, che partecipa e protesta in modo civile. E’ un importante punto di partenza: sorveglieremo con attenzione perché le ragioni di questa manifestazione non si risolvano in un buco nell’acqua». La presenza del Taranto per le vie del centro ha poco a che fare con la
«LA MARCIA
NON SARÀ UN BUCO NELL'ACQUA»
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LA MARCIA Il presidente del Taranto, D'Addario, insieme al sindaco e alla squadra al completo politica: «Siamo qui come cittadini – chiosa D’Addario – che hanno un’idea precisa di città: la immaginiamo vivibile, capace di vivere grazie al lavoro e di far vivere grazie al lavoro». Anche Giuseppe Brucato, allenatore dei rossoblù, è sensibile ai temi ambientali: «La nostra protesta è doverosa: tutti conosciamo i problemi di questa città e, da sportivi, dobbiamo contribuire a far salire il livello di attenzione nei confronti dei problemi dell’ambiente». Il tecnico siciliano è a Taranto da due mesi: «La prima volta che sono venuto qui – racconta – sono rimasto colpito dalla massiccia presenza dell’industria. Non ne ho tratto una bella impressione. Credo, invece, che Taranto sia una bellissima città che abbia bisogno di una mag-
giore qualità della vita». Parla pure il capitano, Vincenzo Migliaccio: «Taranto è una delle città più inquinate dell’Europa e noi, che siamo un’importante componente di questa città, avevamo il dovere morale di essere qui, in mezzo a questa gente». Nicola Russo, giovane e talentuoso attaccante del Taranto, sente particolarmente il problema ambientale: «Volevo essere qui a tutti i costi perché sono tarantino e perché, a Taranto, troppa gente muore a causa dell’Ilva. Io vivo a Paolo VI, dove negli ultimi venti anni è cresciuto enormemente il numero di morti per tumori: è ora di dire basta». Il gioiellino tarantino vuole guardare al futuro: «Immagino una Taranto diversa, con più attenzione all’ambiente ed alle esigenze
dei ragazzi come me». Poco più indietro, insieme ai ragazzi delle comunità familiari da lui fondate, c’è Antonio Bongiovanni, presidente della Prisma Volley Taranto: «Questa è una grande manifestazione: è la riscossa della gente disperata, ma soprattutto dei giovani. Finalmente hanno preso coscienza di tutti i mali di questa città». Il Dream Team Taranto, società di basket in carrozzina, si affida alle parole di Vincenzo Di Bernardo, capitano e anima della squadra: «Non è possibile immaginare Taranto senza l’Ilva: sarebbe utopistico. Ma non è impossibile immaginare un’industria che abbia a cuore i problemi dell’ambiente. E’ inaccettabile vivere con una cappa di diossina sulla testa...».
Anche i commercianti del borgo, a modo loro, hanno partecipato alla marcia. Alcuni restando sulla soglia dei rispettivi esercizi, altri esponendo una locandina di sostegno al corteo, altri ancora servendo i pochi clienti decisi a fare spese con indosso delle mascherine. «Da quando si parla di più del problema ambientale, sono aumentate le vendite di libri dedicati a questo tema – ci dice Nicola Mandese -. In particolare si vendono “La Città delle Nuvole” di Vulpio ed il volume del giornalista Foschini. Io li ho letti entrambi e c’è da mettersi le mani ai capelli, ma credo che la soluzione non sia mandare via Riva, perché è il caposaldo dell’economia locale. Piuttosto io chiederei maggiori aiuti al governo centrale». Sulla stessa lunghezza d’onda è anche Gabriele Semeraro, responsabile di Jo’is accessories. «I rimedi per rendere l’industria ecocompatibile ci sono. Poi se si chiude l’Ilva il danno ambientale è fatto. Meglio mantenerla, ma adeguandola». I pericoli sulla salute, dovuti ai veleni della grande industria, Semeraro li ha già sperimentati. «Mia figlia soffre di asma e per fortuna da quando si è sposata ha deciso di lasciare la città ed andare a stare in provincia. Ora vive a San Giorgio Jonico. Anche se a pochi chilometri da qui, l’aria che si respira è di gran lunga migliore».
(M. L.)
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ALTAMAREA LA POLITICA IL CASO L'immagine da ricordare: il sindaco Stefàno contestato e con lui Florido
Politici defilati, ai margini delle vie del centro di FRANCESCO TANZARELLA La politica, ieri, era ai margini delle vie del centro. Defilata, quasi inconsapevole, ha osservato il fenomeno della marcia con gli occhi di pochi rappresentanti. L’immagine da ricordare, per definire la voglia dei manifestanti di marciare a fianco dei politici, è la contestazione subita dal sindaco Ezio Stefàno, apparso per un attimo prima di andare via: pochi lo volevano. E tra i cori, in molti hanno ricordato le sue parole sull’orgoglio di avere l’Ilva a Taranto. Destino condiviso con il presidente della Provincia Gianni Florido, che aveva aderito solo moralmente, facendo anche lui solo una rapida sortita. Insomma, manifestazione poco politica, come era nelle intenzioni degli organizzatori. Anche se tra gli striscioni si sono visti, tra gli altri, Pierfelice Zazzera, onorevole dell’IdV, Luciano Mineo, vicepresidente del Consiglio regionale, diversi assessori e consiglieri comunali e provinciali, l’impressione è stata quella di una truppa politica che non ha fatto gruppo tra i manifestanti.
Quasi si trattasse di una partecipazione a titolo personale, quindi, i politici tarantini hanno inciso poco sullo spessore della manifestazione. Ne abbiamo avvicinati alcuni, per capire con quali occhi stessero guardando un movimento di uomini e idee così imponente. «Penso che la politica, almeno quella del mio livello istituzionale, abbia già raccolto il messaggio di “Altam area” – le parole
dell’assessore regionale Michele Pelillo – perché loro hanno trovato una sponda, e noi traiamo forza da una comunità che ha alzato la schiena». Pelillo fu tra i protagonisti, lo scorso anno, dell’approvazione della legge antidiossina. Come i consiglieri regionali Donato Salinari e Nicola Tagliente. Loro due votarono a favore, in controtendenza rispetto all’astensione del gruppo del Pdl: «La lotta per l’ambiente
non ha colori politici – ha spiegato il primo – è assolutamente trasparente come dovrebbe essere la nostra aria. Mi sarebbe piaciuto vedere la classe operaia sfilare: evidentemente prevale la volontà di continuare a inquinare per offrire qualche salario, regalando però molte morti». Tagliente, invece, ha rilanciato la questione Eni: «La lotta per l’ambiente continua – ha dichiarato – ribadendo la contrarietà al raddoppio dell’Eni, così come alla centrale a “turbogas”, che per 2/3 serve solo a vendere energia all’Enel: sulla pelle dei tarantini, insomma, si fa business». E per un sindaco contestato, un altro che vive i medesimi problemi del collega tarantino. Angelo Miccoli, primo cittadino di Statte, comune attaccato alla grande industria quanto il capoluogo, ha marciato come un cittadino qualunque: «La manifestazione di oggi serve a tenere alta l’attenzione – ha detto – perché bisogna rendere compatibile la presenza della grande industria con quello che è il diritto universale, sancito anche dalla nostra costituzione, alla salute».
Bonelli (Verdi): «Ricorr alla Corte di giustizia de Del caso Ilva, da lunedì, dovrà occuparsene anche la Corte di Giustizia Europea. Angelo Bonelli, presidente nazionale dei “Verdi”, marciando quasi in testa al corteo di “Altamarea” ha lanciato il messaggio: «Lunedì presenteremo una denuncia alla Corte di Giustizia dell’Aia ed al nuovo commissario per l’Ambiente dell’Unione europea, affinché si apra un processo su questa vicenda dell’Ilva di Taranto». Un’altra tegola giudiziaria, quindi, per l’impianto produttivo tarantino. Che non gode certo della stima del partito del “sole che ride”, se a manifestare a Taranto è arrivato proprio il presidente. Bonelli, infatti, è l’unico rappresentante di livello nazionale ad aver partecipato alla marcia per l’ambiente, dimostrando sensibilità, anche se scontata per un partito che delle tematiche ambientali ha sempre fatto un vessillo. «In un paese normale – ha aggiunto – sarebbe scontato per un’azienda fare profitti rispettando le regole per la tutela dell’ambiente. In-
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ALTAMAREA LA RIFLESSIONE DENTRO LA MARCIA Una risorsa a prescindere dal colore politico o dall’odore elettorale
La comunità dei “marcianti”: sognatori coi piedi per terra di MARISTELLA BAGIOLINI
reremo ell'Aia» vece la situazione dell’Ilva di Taranto è una delle più gravi in Europa, non solo Italia. Voglio che questo sia chiaro». Bonelli, però, scende anche nel merito del problema: «Oggi io sono qua, tra l’altro – ha affermato – per dire che il ministero dell’Ambiente ha messo al 113esimo posto,in un elenco di 156, l’avvio delle procedure ambientali dell’Aia per l’Ilva. Questo significa che c’è una colpevole responsabilità del governo, che non vuole applicare le prescrizioni per ridurre l’inquinamento». Una delle ragioni che hanno convinto i “Verdi” a chiedere l’intervento della giustizia europea.
(F. T.)
Sabato 28 novembre ore 12.45. Eccola la faccia migliore e peggiore della città. Insieme. Non è distinguibile o toponomasticamente inquadrabile. Non si individua tra quelli che sfilano o stanno a guardare. Neanche tra quelli che lanciano slogan o li guardano in Tv. Tra chi manifesta oppure sta a fare la spesa o si prepara al secondo turno di lavoro tra la Salinella e i Tamburi, San Vito o il Borgo. Serpeggia lungo tutta la città e annebbia gli sguardi e le menti più del benzene. È la natura di chi pur condividendo idealmente i nostri sentimenti di rabbia o frustrazione nei confronti di un’aria corrosiva che non c’è dubbio debba cambiare e migliorare, predica lungo tutto il percorso di questa bella comunità di “sognatori coi piedi per terra”, l’arte antica della guerra e delle divisioni. «Ma se c’è Tizio non ci può essere Caio», dice la bionda con collo di pelliccia. «Io non marcio perché questa marcia è strumentalizzata», dice il giovane
con l’orecchino e il piercing al labbro inferiore. «Ma come, proprio tu a questa marcia? Allora non stai con noi, stai con loro», dice il cinico vecchio mafrone della politica che incontro per strada. «La politica è tutto un magna magna, dobbiamo decidere noi, esagitato urla il tipo che sembra non vedere, ascoltare o dare peso alle ansie e alle paura della gente, la sua, che gli sta attorno. Razzismo a trazione integrale! Ma qui le ruote vanno ognuno per proprio conto! Divisioni, barriere, confini netti che nei volti della grande marcia per l’lAmbiente, seppur meravigliosi, gioiosi e festanti, segnano l’angioma di questa comunità! Ognuno è portatore del suo, che è più unico, più singolare, soprattutto disgraziatamente migliore di quello dell’altro! Ma se è lecito chiedere che questa comunità si dia rispetto e dignità forse quei 20,
30 o 40mila di oggi (cambia davvero poco per me – ndr) dopo il clamore, l’entusiasmo, i piedi doloranti per questa marcia dovranno riporre i fischietti, gli striscioni e gli altoparlanti per rivedere la loro struttura vascolare, il loro carattere ereditario, il loro imprint all’accusa reciproca e provare a mettersi in ascolto l’uno dell’a ltro, per capire e poi scegliere. La marcia è stata una grande prova di adesione ad un valore condiviso, che guarda alla salute, all’ambiente e al lavoro. E il piccolo ma impegnativo cambiamento che si dovrà compiere non è esclusivamente nell’approccio a questi temi vitali ma alla pratica della formazione delle singole responsabilità, quelle che sinora ci hanno consentito di firmare deleghe in bianco per poi lavarci la coscienza lasciando tutte le colpe nelle mani della politica. Quella Ta-
IERI MATTINA
SOTTO IL PALCO RISCOPRENDOCI COMUNITÀ
ranto marciante è una risorsa. Ed è una risorsa a prescindere dal colore politico o dall’odore elettorale che qualcuno gli ha voluto affibbiare. Io so cosa pensava chi ha marciato con me. So dell’ardore referendario di alcuni. So del dolore che attraversa oggi chi l’anno scorso alla marcia non c’era perché non aveva provato sulla propria pelle gli effetti dell’inquinamento. So che c’è chi ha voglia di fare ma non sa bene da dove cominciare. Ma so soprattutto perché io marciavo accanto a loro: per provare a sentire i palpiti e i pensieri della mia città, per strappare loro un’opinione, un pensiero, per provare a mettere questo coro in una sintonia unica che dica qualcosa di netto e chiaro, ragionando e ragionando e poi ancora ragionando, fino a perderci la voce! Ho sentito chiaramente: migliori leggi, migliori tutele, maggiore dignità e rispetto. Un progetto che ha bisogno di strade ancora tutte da tracciare ma il primo tratto lo abbiamo costruito ieri sotto il palco di Altamarea rincontrandoci ancora una volta, come fossimo comunità!
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CORRIERE DEL GIORNO
LA PACIFICA protesta ha visto tra i partecipanti anche i volontari dell'Associazione italiana contro le leucemie che da sempre lotta in difesa della salute
ALTAMAREA LE ASSOCIAZIONI L'INTERVISTA
CURIOSITA'
«Non siamo più una società passiva»
GENTE IN PIAZZA
A riferirlo è la presidente dell'Ail di ANNA CAIATI
[email protected] Alla manifestazione contro l'inquinamento ed in favore dell'ambiente hanno partecipato tante associazioni locali che si battono per la salute pubblica. Tra queste l'Ail-Associazione italiana contro le leucemie. Presente, insieme con alcuni volontari, la presidente Paola D'Andria che il Corriere ha intervistato. Perchè ha partecipato a questa manifestazione? «Abbiamo preso coscienza, parlo come volontaria dell'Ail, che le malattie tumorali erano in aumento in maniera incredibile per cui, circa tre anni fa, ci siamo chiesti che forse dovevamo intervenire sulla genesi di queste gravi patologie. Allora abbiamo incontrato alcuni cittadini che avevano
maturato lo stesso bisogno e la stessa esigenza e quindi abbiamo formato questo gruppo di società respons a b i l e , A l t aMarea. Questa protesta pacifica si ripropone in piazza con tutti i cittadini che condividono queste stesse richieste per riaffermare e rivendicare il diritto alla salute e ad un ambiente pulito». La città sembra essersi svegliata da un lungo torpore. Questo è sicuramente un buon segno, ma questo tipo di manifestazioni sono utili?
E' ultraottantenne la più anziana manifestante
LE ASSOCIAZIONI hanno sfilato con striscioni, tra queste anche l'Ail. Sotto la presidente D'Andria «C'è una presa di coscienza dei cittadini che è utilissima perchè finalmente fa capire a chi ci governa che non siamo più una società passiva, silente ma che quando prendono una decisione ed amministrano la cosa pubblica devono pensare alle persone che sono pronte a scendere in piazza e a rivendicare i propri diritti. Credo che il nome AltaMarea non sia venuto in mente a caso. Penso che siamo veramente un mare un po' “arrabbiato” che vorrebbe alzarsi e travolgere tut-
to quello che ci fa del male». Le amministrazioni che ci governano hanno fatto qualcosa di concreto in favore dei cittadini? «Sicuramente la legge regionale sull'abbattimento delle emissioni di diossina, ascrivibile al Governo Vendola ma anche al movimento AltaMarea. Il problema è che non basta. Bisogna andare avanti. Ora bisogna ottenere il campionamento in continuo ed un risarcimento per la città. Dopo questa giornata di mobilitazione continueremo ad incontrarci e a vedere quali devono essere le nostre richieste future. L'attività del movimento di sicuro non finisce oggi». Cosa c'è ancora da fare? «Intanto il campionamento in continuo delle emissioni delle sostanze inquinanti, senza il quale la legge sulla diossina credo sia svuo-
tata di significato e di contenuto e poi chiediamo la sicurezza nel mondo del lavoro, e che non si continui a “caricare” questo territorio di altre industrie o di triplicare quelle che ci sono. Chiediamo il registro dei tumori, e tante altre necessità così come scritto nella piattaforma di AltaMarea». Come giudica la recente questione Riva? «Se Riva si permette di dire che le malattie se le sono inventate i giornalisti è perchè non ha rispetto per noi tarantini verso i quali forse non si chiede nemmeno se esistiamo o meno. E questo deve finire. Noi ci siamo, abbiamo una cultura profonda ed antica che nessuno deve dimenticare, e che deve venir fuori, non dobbiamo più tacere o delegare perchè non è più possibile essere scavalcati su un diritto, sul rispetto di essere cittadino».
POTREBBE essere la più anziana ad aver marciato. Annunziata Vilardi, 87 anni, ieri mattina era al corteo promosso da “Altamarea” con tutta la sua famiglia. Senza curarsi della stanchezza, capelli raccolti e scarpe comode, la vispa signora ha percorso tutto il tragitto, dalla porta del l’Arsenale Militare a piazza Garibaldi. «Ho deciso di venire per i miei nipoti, che meritano un futuro migliore», ci spiega. «Io non dico che la fabbrica debba chiudere. Sarebbe un peccato per tante famiglie che ci lavorano - continua - ma penso che debba essere messa in regola». Per l’anziana sono lontani i tempi in cui faceva il bagno in Mar Grande, sul lungomare. Se ci ripensa sorride. «Quando ero giovane – ci racconta – mi ricordo che in zona Rondinella c’era un sanatorio. Quelli che avevano malattie ai polmoni o problemi di respirazione venivano a curarsi a Taranto. A quei tempi questa era la città più bella d’Italia». (M. L.)
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ALTAMAREA L'INCHIESTA A UNA SVOLTA
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IL FASCICOLO ora può fare conto anche sui risultati della consulenza. Individuata la fonte inquinante
Diossina negli alimenti, depositata la perizia di ETTORE RASCHILLÀ
[email protected] E' vicina ad una svolta l'inchiesta avviata dalla Procura dopo aver rilevato la presenza di diossina in alcuni generi alimentari. Ormai, quello che era ritenuto l'elemento decisivo per far prendere quota alla delicata attività investigativa è nelle mani degli organi inquirenti. Si parla della consulenza tecnica che era stata affidata allo scopo di chiarire ogni dubbio circa l'origine della fonte inquinante. Da un paio di settimane, gli esperti che erano stati incaricati dai titolari delle indagini (il procuratore dott. Francesco Sebastio ed il suo sostituto dott. Mariano Buccoliero) hanno depositato il loro lavoro negli uffici al terzo piano di Palazzo di Giustizia. Da un paio di settimane il corposo “dossier” che custodisce segreti e verità delle sostanze che avvelenano l'aria in riva allo Jonio è a tutti gli effetti un elemento probatorio, uno strumento che servirà ai magistrati per fissare il quadro di una vicenda estremamente complessa. Per il momento, gli esiti dell'accertamento tecnico sono ancora avvolti dal segreto istruttorio, un particolare che non ha comunque impedito alle indiscrezioni di circolare. Già, perchè sembra che i
periti (si tratta di tre docenti delle Università di Bari e Taranto) non solo abbiano individuato la cosiddetta “fonte inquinante” negli effetti della lavorazione industriale, ma pare abbiano anche dato una risposta al quesito che chiedeva di
sapere se la diossina possa aver avuto un'origine diversa da quella su cui si sono appuntati i sospetti sin dall'inizio. La conclusione a cui sono giunti gli esperti è racchiusa in un documento che, tanto corposo quanto complesso, riporta i i ri-
sultati delle verifiche effettuate sia su terreni adiacenti all'area su cui sorge la “grande industria” sia su quelli che sono ritenuti al “sicuro” da ipotetici inquinamenti. Per ciò che concerne il luogo di provenienza della sostanza, va det-
to che più di qualcuno un'idea se l'era fatta (la maggiore indiziata è sempre stata l'ILVA), ma adesso con i risultati della perizia quelli che erano esclusivamente dei sospetti potranno cominciare a diventare qualcosa di molto più rea-
L'INTERVENTO L'avvocato Carlo Petrone ricorda una complessa vicenda giudiziaria
Inquinamento: uno dei primi processi Giovedì 27 maggio 1982 a conclusione di impegnative e defatiganti udienze l’allora Pretore di Taranto dott. Giulio Fischetti, sul calar della sera, dopo sette ore di camera di consiglio (trascorse, si disse, in compagnia soltanto di un bicchiere d’acqua) pronunziò la sentenza di condanna a tre mesi di arresto nei confronti di S.G., direttore dello stabilimento Italsider di Taranto, e del responsabile civile A. P., presidente della stessa Italsider. Era uno dei primi grandi processi per inquinamento delle acque che si svolgeva nella nostra città ed il Comune, sindaco Cannata, aveva deliberato la costituzione di parte civile, mai revocata. Il direttore S.G. era accusato in particolare di aver consentito, in più occasione e cioè dagli inizi del 1976 sino all’estate del 1980, scarichi nel mar grande di Taranto aventi caratteristiche peggiori rispetto agli indici di accettabilità già raggiunti concernenti i cianuri presenti nelle acque di scarico dello stabilimento, omettendo di adot-
tare le misure necessarie per evitare l’aumento anche temporaneo dell’inquinamento. Quale fu l’argomento “controverso” che portò alla condanna dell’autorevole esponente dell’industria siderurgica di Stato, confermata nel giudizio di appello intervenuto in data 5 marzo 1980? (presidente dott. Angelo Maggi, a latere dott. Pasquale di Todaro e dott. Luciano la Marca – relatore). Il processo si incentrò sulla circostanza che i prelievi dei campioni delle acque posti a base dei reperti analizzati dal Laboratorio Provinciale di Igiene e Profilassi erano stati effettuati non alla foce dei canali di scarico e cioè in prossimità del punto di immissione delle acque in mare, ma a monte, oltre 500 metri da detto punto. L’imputato (e con esso la stessa azienda) si difese sostenendo l’ardita tesa secondo cui i cianuri permanendo nell’acqua subivano un processo di ossidazione e quindi un notevole abbattimento finché non pervenivano alla foce. Intenso ed aspro fu
il confronto scientifico tra i periti del Pretore ed il consulente di parte dell’Azienda. Altrettanto notevole fu il mio impegno, nell’interesse del Comune di Taranto, per contrastare le incalzanti tesi giuridiche degli ottimi avvocati Garaventa e prof. Acquarone del foro di Genova. La sentenza di condanna non subì sostanziali modifiche, nemmeno in ordine alla pena, anche nel giudizio di appello e finì col rappresentare un segnale forte che la città di Taranto volle dare all’Industria siderurgica perché fossero rispettate le norme ambientali. Negli anni successivi, però, è accaduto di tutto! Ad oltre 25 anni da quell’evento siamo ancora costretti a rilevare che il nostro territorio è stato martoriato sul piano ecologico come terra di conquista. E’ giusto allora ricordare che nessuno può sottrarsi al dovere di agire e reagire in ogni sede ancora per la tutela dei sacrosanti diritti del “popolo inquinato”.
(Avv. Carlo Petrone)
listico. E non solo con riferimento alla diossina. L'obiettivo primario della consulenza non era soltanto rappresentato dall'individuazione del sito da cui poi (attraverso un meccanismo di produzione debitamente ricostruito) si sprigiona la terribile sostanza. Il compito dei consulenti (a quanto pare svolto con successo) è stato pure quello di verificare la presenza di altri agenti inquinanti e dannosi. Il tutto monitorando gli episodi recenti, solo quegli episodi che sono stati segnalati. Nulla da fare, invece, per tutto ciò che affonda le radici nel passato. Nessuna perizia potrà mai essere in grado di stabilire se, prima che i controlli venissero intensificati, sulle nostre tavole sono finiti alimenti “conditi” da diossina o da altro che sicuramente bene alla salute non ha fatto. Un particolare che ribadisce ancora una volta che Procura, ASL e ARPA hanno a disposizione soltanto gli strumenti per far sì che la situazione rimanga sotto controllo e per evitare il ripetersi dei fatti divenuti oggetto di inchiesta. Ma per quanto riguarda il passato, per quello che si è verificato negli anni ormai trascorsi, dobbiamo solo “rassegnarci”: sarà impossibile svelare l'arcano. L'importante è che adesso si salvaguardi il presente e si garantisca il futuro.