Corriere Del Mezzogiorno

  • December 2019
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scoperta dello studioso di storia medievale Nicola Barbatelli

Galileo diventa Leonardo: il giallo del ritratto «ritrovato» Dipinto dello scienziato si trovava in casa di un avvocato di Salerno. Ma potrebbe trattarsi del Genio toscano

Il ritratto: olio su tavola delle misure di 60 per 44 centimetri NAPOLI - Da un paio di giorni i media italiani e stranieri propongono servizi e discussioni su una clamorosa (e controversa) «scoperta» in grado di scombussolare il mondo dell'arte. Giovedì la faccenda è finita anche nelle «Night News» del Tg3, che le hanno dedicato ampio spazio. Di che cosa si tratta? Di uno sconosciuto «ritratto» o forse addirittura «autoritratto» di Leonardo da Vinci trovato in casa di un avvocato di Salerno, dove sarebbe arrivato in seguito al matrimonio di questi con una nobildonna originaria del paese di Moliterno, in provincia di Potenza. Artefice della «scoperta» è Nicola Barbatelli, di Vaglio Basilicata, studioso di storia medievale, confratello dell'«Ordre Souverain et Militaire du Temple de Jérusalem», ossia dell'Ordine dei Cavalieri Templari (Barbatelli è anche «consigliere personale del Gran Maestro dell'Ordine »), nonché accademico costantiniano. Una serie di qualifiche che ne fanno un personaggio curiosamente tipico di un certo sottobosco culturale, capace in ogni caso di accendere una notevole attenzione sui «misteri» lucani, che in questi anni hanno riguardato per l'appunto soprattutto la sfera esoterica e la presenza dei Templari. Il «ritratto», finora ovviamente inedito, è un olio su tavola delle misure di 60 per 44 centimetri, dietro il quale una mano anonima avrebbe vergato, in latino, la frase «dipinto da me». Mostra il volto e il busto di un uomo di mezza età, di tre quarti e con un cappello in testa. A quanto pare, in casa dei proprietari s'era sempre detto che il personaggio effigiato era Galileo. Si tratterebbe invece di Leonardo. L'opera è stata affidata, per essere studiata ed esposta, al professor Alessandro Vezzosi, direttore del Museo Ideale di Vinci (Firenze), paese d'origine di Leonardo. Vezzosi ha già annunciato che sono in corso analisi storico- artistiche, cui presto se ne aggiungeranno di scientifiche per chiarire ogni possibile aspetto di un dipinto, che presenta notevoli somiglianze con il quadro conservato agli Uffizi di Firenze, e che fino al 1938, quando una radiografia ne negò la

paternità leonardiana, era stato considerato un autoritratto del genio vinciano. Si tratta ora di capire se il nuovo dipinto sia precedente o successivo a quello degli Uffizi. Vezzosi ha pure annunciato che è già stata programmata una mostra dell'inedito, grazie all'interessamento del sindaco di Vaglio di Basilicata, Giuseppe Musacchio. L'esposizione si terrà nel Museo delle Antiche Genti di Lucania e sarà inaugurata il 28 marzo. Dice Vezzosi che il «ritratto» (giudicato al momento risalente al Cinquecento maturo, dunque prudenzialmente non ancora assegnato alla mano di Leonardo, il quale morì nel 1519) potrebbe essere «un nuovo elemento di un mosaico ancora incompiuto per ricostruire le sembianze del volto di Leonardo». Un quadro «importante», poiché «introduce nuove ricerche sul Leonardo perduto e sugli echi leonardeschi nell'Italia meridionale ». Ma fermiamoci per l'appunto all'Italia meridionale. Perché tutta questa vicenda si configura in realtà come un vero e proprio «giallo» che, come si è accennato, prevede anche un forte coinvolgimento della Campania, e in particolare di Salerno. Proviamo dunque a capire meglio. Quando, il 17 gennaio scorso, Barbatelli dà notizia della scoperta, racconta via internet che il ritrovamento è avvenuto nel contesto di una ricerca iniziata già da anni insieme ai suoi sodali Gianni e Raffaello Glinni e al regista tv Fabio Tamburini a proposito della confraternite di dottrina pitagorica operanti in Lucania nel medioevo. La ricerca consentì la «ricostruzione della regola di geometria aurea basata sul pentagono usata per la costruzione della cattedrale di Acerenza nel 1080», e portò a scoprire una «statua lignea raffigurante San Bernardo di Chiaravalle con una testa mozza posta tra i piedi sulla quale è inciso un «quatre de chiffre»', noto simbolo di confraternite di costruttori di cattedrali». E fin qui siamo a un armamentario che farebbe la gioia di Dan Brown e dei suoi ammiratori. Sicché, Barbatelli si spinge molto avanti con le sue ipotesi, disegnando uno scenario piuttosto seducente: «Fu probabilmente la passione di Leonardo per gli studi della geometria aurea, ai quali fu avviato da Luca Pacioli, a indurlo a effettuare il viaggio verso le terre che videro lo sviluppo e la tragica fine della scuola pitagorica». Ed ecco dunque il grande genio rinascimentale mettersi in viaggio sulle tracce lasciate da Ippaso metapontino (Barbatelli scrive «Paso»), il matematico punito con la morte per naufragio per aver divulgato le sue scoperte contravvenendo alla regola pitagorica. «La presenza di Leonardo in Lucania», scrive Barbatelli, «è confermata dalla cronaca del suo viaggio nel Principato Citra». E aggiunge che «è accertata, ad Acerenza, la presenza di una famiglia fiorentina, i Segni, che secondo il Vasari aveva rapporti di grande amicizia con Leonardo». Come appare chiaro, insomma, Barbatelli è uno che le spara grosse senza troppo preoccuparsi di verificare la congruità di quel che afferma. Leonardo a Sud di Salerno, per dire, è una notizia del tutto assente dalle più accreditate biografie di quel grande. Comechessia, Barbatelli è animato da un sacro fuoco e non demorde. Il quadro, peraltro, c'è, anche se nulla di definitivo si può concludere al riguardo. «Ho capito subito che non era Galileo», afferma Barbatelli rievocando il suo primo incontro con quel dipinto. E specifica: «Postura del soggetto, stile e tecnica rimandavano all'autoritratto leonardesco degli Uffizi. Questo, però, sembrava antecedente, il soggetto è più giovane di vent'anni». Non ci resta che attendere gli esiti degli esami. Per adesso, e sia detto senza offesa per alcuno, questo ennesimo mystery lucano pare riecheggiare la trama e le atmosfere dell'ultimo divertente romanzo dello scrittore potentino Gaetano Cappelli, La vedova, il Santo e il segreto del Pacchero estremo. Dove tutto prende le mosse dalla (vera) scoperta a Irsina, in Basilicata, di una statua di Andrea Mantegna... Francesco Durante 23 febbraio 2009

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