La Cardiopatia Ischemica Prof. A.Pinto
Definizione Spettro di malattie a diversa eziologia, in cui il fattore fisiopatologico unificante è rappresentato da uno squilibrio tra la richiesta metabolica e l’apporto di ossigeno al miocardio. Questo squilibrio causa un alterazione dell’attività elettrica e della capacità contrattile delle zone colpite
Elementi peculiari • Il carattere ischemico della lesione • La segmentarietà delle alterazioni • L’espressività clinica del danno miocardico
Le manifestazioni cliniche della cardiopatia ischemica: • •
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Arresto cardiaco primario: esso evolve rapidamente verso la morte improvvisa, in assenza di manovre rianimatorie o quando la rianimazione è inefficace. Angina pectoris: essa è legata a uno squilibrio transitorio tra domanda e apporto metabolico al miocardio. L’ischemia è reversibile e non provoca danno anatomico permanente. Nel caso non infrequente in cui l’ischemia miocardica non si associ a sintomi, si parla di ischemia silente. Infarto miocardico: consegue a un’ischemia miocardica protratta, che porta a danno cellulare irreversibile o necrosi miocardica. Scompenso cardiaco: esso può manifestarsi come complicanza di un infarto acuto o pregresso, oppure può essere precipitato da episodi di ischemia miocardica transitoria o da aritmie. Nei casi senza segni clinici e/o elettrocardiografici di cardiopatia ischemica, la diagnosi è sempre presuntiva. Aritmie: esse possono essere l’unico segno di una cardiopatia ischemica. In questo caso la diagnosi è solo presuntiva, a meno che con esami strumentali non si dimostri una sicura ischemia miocardica oppure una coronarografia non evidenzi una coronaropatia ostruttiva.
Cenni epidemiologici • In Italia le malattie cardiovascolari sono causa del 45-50% della mortalità globale. • La cardiopatia ischemica da sola è a sua volta responsabile del 35% dei decessi dovuti a malattie cardiovascolari. • Si stima che la mortalità annuale per le forme tipiche della cardiopatia ischemica (angina, infarto e morte improvvisa) sia tra 70.000 e 80.000 casi. • In Italia quindi vivono circa un milione di soggetti affettida cardiopatia ischemica nelle sue forme più tipiche.
Eziologia • L’aterosclerosi coronarica è di gran lunga la causa più frequente di cardiopatia ischemica e da un punto di vista pratico essa può esserne considerata la causa esclusiva. • Numerosi studi epidemiologici, condotti negli ultimi venticinque anni, hanno consentito di individuare alcune variabili individuali che si associano a un maggior rischio di malattia; queste variabili sono state definite fattori di rischio coronarico.
Fattori di rischio coronarico FATTORI DI RISCHIO NON MODIFICABILI
FATTORI DI RISCHIO PARZIALMENTE MODIFICABILI
FATTORI DI RISCHIO MODIFICABILI
Età
Ipertensione arteriosa Fumo
Sesso
Diabete Mellito
Fattori genetici e familiarità per C.I.
Ipercolesterolemia Basso colesterolo HDL
Storia personale di Obesità malattie cardiovascolari
Abuso di alcool
Cenni di Anatomia e Fisiologia del distretto coronarico
Aorta
Coronaria sn
Coronaria dx Discendente anteriore
Circonflessa
Metabolismo miocardico • In condizioni basali il cuore consuma circa 6,5-10 ml/min/100 gr di tessuto. Tale dispendio serve: • 3-5% per l’attività elettrica • 20% per il mantenimento dell’integrità cellulare • 72-75% per l’attività contrattile
• A livello miocardico per l’elevata l’estrazione di O2 (circa il 70%) l’unico meccanismo di compenso in caso di aumentato fabbisogno di O2 è rappresentato da un proporzionale aumento del flusso coronarico, determinato da una vasodilatazione del distretto coronarico arteriolare (vasi di resistenza).
La capacità massima di vasodilatazione secondaria a uno stimolo metabolico è definita Riserva Coronarica
Fattori che regolano il circolo coronarico • Anatomici (origine dei seni di Valsalva, spessore parietale del ventricolo sn, presenza di circoli collaterali)
• Meccanici (portata sistemica, resistenze vascolari, compressione sistolica, riflesso miogeno, viscosità ematica)
• Neurogeni (Alfa recettori, Beta2 recettori, azione vagale) • Metabolici (pO2, pH, K+, adenosina, prostaglandine)
Fattori anatomici I vasi coronarici possono essere suddivisi in: • vasi di conduttanza (grossi rami epicardici e loro diramazioni) • e vasi di resistenza (rami intramiocardici e arteriole). Le resistenze coronariche sono regolate da fattori estrinseci (azione compressiva del miocardio ventricolare) e da fattori intrinseci (di natura neuroormonale, miogena e metabolica)
Fattori metabolici • L’aumentato della richiesta metabolica del miocardio determina idrolisi di ATP e conseguente liberazione di adenosina nell’interstizio. • L’adenosina induce una vasodilatazione (antagonizzando l’ingresso dello ione Calcio all’interno delle cellule muscolari lisce) soprattutto a livello dei vasi di resistenza, con un conseguente aumento del flusso coronarico proporzionale all’aumento delle richieste metaboliche. • L’adenosina non è la sola sostanza implicata nel processo, (il sistema degli eicosanoidi, l’attività nitrossido sintetetasica) ma è verosimilmente la principale.
Fattori meccanici • Il flusso coronarico si attua soprattutto in diastole poiché in sistole i rami intramurali vengono virtualmente occlusi dalla contrazione ventricolare. • Ne consegue che la tachicardia predispone allo sviluppo di ischemia, poiché, accorcia il tempo di diastole • Gli strati subendocardici sono generalmente i più esposti all’ischemia, soprattutto perché maggiormente esposti alla pressione diastolica endocavitaria
Fattori meccanici: Ciclo cardiaco e flusso coronarico Chiusura della valvola aortica
Pressione aortica (mmHg)
110 100 90 80 70
Systole
Zero Flow
Flusso attraverso la coronaria sinistra
Zero Flow
Flusso attraverso la coronaria destra
Diastole
Fattori neurogeni • Le arterie coronarie sono innervate dal S.N.A. • La stimolazione dal ganglio stellato (ortosimpatico) vasodilatazione (mediata dai recettori Beta) ma al contempo aumento della contrattilità e della frequenza cardiaca. Il blocco recettoriale Beta induce la comparsa di effetti alfamediati (vasocostrizione)
Fisiopatologia Due sono i fattori che intervengono nella genesi dell’ischemia miocardica: • La riduzione del flusso coronarico • L’aumento del consumo miocardico di ossigeno (MVO2)
Riduzione del flusso coronarico •
•
Una lesione aterosclerotica di un ramo epicardico determina a valle della stenosi una caduta di pressione proporzionale alla riduzione del calibro vasale. Il gradiente pressorio che si crea stimola la dilatazione dei vasi di resistenza, allo scopo di mantenere un flusso adeguato in condizioni basali. (Tale meccanismo è, ad esempio, alla base del quadro clinico dell’Angina Stabile)
•
Coronaria normale
Placca ateromasica subocclusiva (>75%)
Se la stenosi riduce la sezione del ramo epicardico di oltre l’80%, si ha una riduzione del flusso anche in condizioni basali; in questa situazione l’albero coronarico impegna gran parte della sua “riserva” per mantenere un apporto metabolico adeguato. Placca stenosante (< 50%)
Placca ateromasica associata a vasospasmo
Riduzione del flusso coronarico • In caso di aumento delle richieste metaboliche, il circolo coronarico non è più in grado di far fronte alle richieste con comparsa di ischemia. • L’ischemia interessa inizialmente gli strati subendocardici • Una modulazione del tono coronarico legato a fattori neuroumorali può modificare temporaneamente la riserva coronarica; questo spiega la variabilità della soglia ischemica che abitualmente si osserva in clinica anche nello stesso soggetto.
Determinanti del consumo miocardico di O2 • Il cuore è un organo aerobio e, fisiologicamente, la determinazione del fabbisogno miocardico di O2 fornisce un indice accurato del suo metabolismo complessivo. • I principali determinanti del consumo miocardico di O2 sono: L’aumento della frequenza cardiaca aumenta il MVO2; inoltre la tachicardia agisce riducendo il flusso coronarico.
• frequenza cardiaca, • contrattilità, • tensione di parete.
Quanto essa è maggiore, tanto più alto è il consumo di O2. Tensione di parete della cavità cardiaca (= postcarico) Dipendente da tre fattori:
• • •
la pressione sviluppata al suo interno il raggio medio della cavità Lo spessore parietale
Determinanti del consumo miocardico di O2 Tensione di parete della cavità cardiaca (postcarico) ovvero Pressione di distensione x raggio della cavità/(2xspessore parietale) La pressione sviluppata è determinata dalle resistenze all’eiezione del sangue. Il raggio medio è determinato dal riempimento della cavità, sarà tanto maggiore quanto più alto è il ritorno venoso (=precarico). L’ aumento della tensione della parete di una cavità cardiaca (postcarico) determina la sua ipertrofia e quindi l’aumento della massa miocardica, a cui consegue un incremento del consumo di O2. In clinica è possibile rilevare alcune variabili, come la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa sistolica. Il prodotto tra queste due variabili (FC × PA sistolica) × 10–3 si chiama doppio prodotto ed è l’indice di MOV2 utilizzato nella pratica clinica.
Condizioni critiche per l’instaurarsi dell’ischemia per aumento delle richieste metaboliche • Postcarico
Stenosi aortica, ipertensione arteriosa, ridotta compliace aortica
• Contrattilità
Sindrome ipercinetica, ipertiroidismo, attività fisica, tachicardia, farmaci inotropi
• Frequenza
Stenosi aortica, ipertensione arteriosa, ridotta compliace aortica
• Precarico
Insufficienza cardiaca, aumentato ritorno venoso
• Volume
Cardiomiopatia congestizia
Condizioni critiche per l’instaurarsi dell’ischemia per riduzione del flusso coronarico • Spasmo coronarico
Trombossano, prostaglandine, meccanismi neurogeni
• Trombi piastrinici
Iperaggregabilità, iperlipidemie, emolisi
• Fattori emoreologici
Aumento della viscosità ematica
Il dolore toracico
Dermatomeria TRONCO: corrispondenza EVIDENTE fra segmenti nervosi e somatici ARTI: Distribuzione segmentale MASCHERATA
Decorso delle fibre afferenti cardio-toraciche
Nervi cardiaci Gangli del Gran Simpatico Rami comunicanti bianchi Radici posteriori Midollo spinale Fascio spino-talamico
Patogenesi del dolore radicolare riferito al dermatomero T1 nell’angina pectoris
Usuale localizzazione del dolore miocardico ischemico
Mascella Lato destro
Epigastrio
Dorso
Sedi meno frequenti del dolore miocardico ischemico
Manifestazioni cliniche della cardiopatia ischemica • Sindromi coronariche stabili: • Angina da sforzo
• Sindromi coronariche acute (instabili): • • • • •
Angina instabile Angina di nuova insorgenza Angina postinfartuale Angina in crescendo Angina variante (vasospastica) di Prinzmetal
Angina STABILE o Angina CRONICA
• Ischemia miocardica ACUTA TRANSITORIA • Associata a SFORZO FISICO o EMOZIONE • Si produce in condizioni OMOGENEE, STABILI NEL TEMPO
Le caratteristiche dell’angina Fattori precipitanti: Attacco provocato da uno sforzo, in particolare può innescarsi con un lavoro che comporta l’utilizzo delle braccia al di sopra del livello della spalla. Ambiente freddo, camminare contro vento, camminare dopo un pasto abbondante Crisi ipertensiva, Paura, rabbia, stati d’ansia, tensione emotiva, Rapporti sessuali Sintomi associati: Respiro corto, vertigini, palpitazioni, debolezza.
Angina da sforzo Dolore tipico durante lo sforzo Breve durata (in genere 5 min, comunque < 20 min) Regressione del dolore con il riposo Sensibilità ai nitroderivati
Sequenza diagnostica nell’A. stabile • QUADRO CLINICO – Anamnesi – Dolore: • • • •
costrizione, oppressione, peso, bruciore associazione con malessere generale ed ansia sede tipica retrosternale irradiazione lungo l'avambraccio e mano sinistra, dorso, mandibola, collo, entrambe le braccia • altre sedi: epigastrio, emitorace e avambraccio destro • insorgenza graduale, massima intensità entro 1’, remissione dopo 2-10 minuti (riposo, cessazione del fattore scatenante o somministrazione s.l. di nitrati)
Classificazione funzionale dell’A. P. STABILE (Società CV Canadese) • Classe I: la normale attività fisica non induce A. • Classe II: modesta limitazione dell’attività ordinaria. L’A. insorge camminando in fretta, dopo i pasti, al freddo, al vento • Classe III: forte limitazione dell’attività ordinaria. L’A. insorge camminando per 2 isolati o salendo 1 piano di scale • Classe IV: impossibilità di compiere qualsiasi attività. L’A. insorge anche a riposo
Angina a riposo • Dolore tipico spontaneo • Regressione spontanea • Sensibilità ai nitroderivati
N.B. Dovuta al sovrapporsi di una componente funzionale (SPASMO) su una lesione preesistente
Placca ateromasica associata a vasospasmo
Angina instabile
Il dolore toracico è simile per qualità a quello dell’angina da sforzo, sebbene spesso sia più intenso, possa persistere fino a 30 min e possa svegliare il paziente dal sonno. Il riposo e i nitrati per via sub-linguale, che controllano l’angina cronica, spesso danno un sollievo solo temporaneo ed incompleto.
Angina instabile (evolutiva) • •
•
Angina di nuova insorgenza (entro gli ultimi 2 mesi) per sforzi minimi o a riposo Angina ingravescente (entro gli ultimi 2 mesi); aggravamento di una angina preesistente per la comparsa di episodi anginosi: – più intensi – più prolungati – più frequenti – causati da sforzi meno intensi o a riposo Angina post-infartuale
Quadro infiammatorio (PRC; L, Mon, Mastcells) Quadro trombotico (P - Selectin) Minima necrosi (positività Troponina)
Angina mista • Comparsa nello stesso individuo di angina da sforzo e a riposo
Angina variante (vasospastica) A differenza dell’angina pectoris classica che si manifesta durante sforzo e si accompagna a ↓ST, l’a. vasospastica si presenta quasi sempre a riposo, per lo più di notte, e si accompagna, in genere, a sopralivellamento di ST. E’ dovuta a spasmo dell’arteria coronaria.
Sindromi coronariche acute • Dolore > 20-30 min • Complicazione della placca
Angina instabile Infarto non Q Infarto Q Angina variante
Enzimi
ECG
-/+
↓T
+
↓ T, ↑ ST, non Q
++
↓ T, ↑ ST, Q ↑ ST
-
Cascata Ischemica 1 - Occlusione coronarica 4 - Modificazioni emodinamiche 2 - Alterazioni diastoliche 5 - Alterazioni ECG 3 - Alterazioni sistoliche 6 - Angina
6 4
2 1
ISCHEMIA
3
Tempo (sec)
5
10
20
30
R
ECG NORMALE ISCHEMIA
T
P Q S
Infarto Il dolore è il sintomo con cui l’infarto si manifesta più frequentemente al suo esordio; è presente nell’85% dei casi e ha le caratteristiche tipiche del dolore anginoso, ma più intenso e prolungato, spesso accompagnato da irrequietezza, sudorazione, astenia, nausea, più raramente vomito e dispnea. La durata del dolore di solito è superiore a 20-30 min.
IMA non Q infarto miocardico tipico (dolore, aumento degli enzimi di necrosi CPKmb, Troponina I,T) con assenza di onde Q di durata > 30 ms.
Quadro clinico: – dolore anginoso >20-30 min – ECG iniziale: ➬ T negativa ➬ ST sopraslivellato (> 1 mm) ➬ non Q > 30 ms
IMA non Q Enzimi – aumento di almeno il doppio degli enzimi sierici (CPK, LDM, CPK-MB) – prelievi per curva enzimatica (ogni 3 ore nelle prime 24 ore, ogni 6-8 ore per 48-72 ore)
R
ECG NORMALE ISCHEMIA
LESIONE
T
P Q S
IMA Q (Transmurale) Quadro clinico: – dolore anginoso >20-30 min – ECG : ➬ onda Q > 30 ms ➬ ST sopraslivellato (> 1 mm)
Enzimi: – aumento degli enzimi di necrosi
ISCHEMIA
LESIONE
INFARTO (+ lesione)
Onde Q con valore patologico 1 mm di ampiezza ( >30 ms )
1/3 in altezza del QRS
ISCHEMIA
LESIONE
INFARTO (+ lesione)
A. da sforzo in ASSENZA di CORONAROPATIA • stenosi aortica • malattie associate a rilevante ipertrofia miocardica • miocardiopatia dilatativa • sindrome X • anomalie congenite e fistole coronariche
Le origini del dolore toracico •
Il cuore, i grossi vasi e il pericardio
•
Il tratto gastrointestinale
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I polmoni e la pleura
• •
La parete toracica
Il profilo psichico ansioso-depressivo
Il dolore toracico Di origine cardiaca Ischemico Cause coronariche aterosclerosi spasmo trombosi cocaina alterazioni del microcircolo Cause non coronariche tachicardia ↑ postcarico ↑ precarico Non ischemico Pericardite Dissezione aortica
Di origine non cardiaca Gastroenterico spasmo esofageo reflusso gastroesofageo ulcera peptica pancreatite Psicogeno ansia, attacchi di panico depressione Polmonare-pleurico embolia polmonare pneumotorace Mediastinico Neuromuscolare costocondrite herper zooster sindrome dello stretto toracico superiore
Interferenze tra angina pectoris e dolore esofageo • •
La presenza di una patoogia può simulare la presenza dell’altra Le due patologie possono coesistere e infuenzarsi: – Il reflusso esofageo può ridurre la soglia per il dolore ischemico – Test stimolativi (ergonovina) possono indurre spasmo esofageo – Farmaci cardiologici (nitrati) possono risolvere lo spasmo esofageo
Embolia polmonare EP MASSIVA (13%) - CUORE POLMONARE ACUTO
•
Quadro ostruttivo (≥1/3 albero arterioso): alta mortalità (morte
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Quadri clinici maggiori (insufficienza destra): – SINCOPE (FV - bradiaritmia vagale) – SHOCK CARDIOGENO – ARRESTO CARDIACO (dissociazione e.m.)
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Sintomi premonitori: DOLORE TORACICO, tachipnea, cianosi
improvvisa)
Dolore toracico parietale • • • • •
Nevralgie intercostali
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Dolori muscolari da “strapazzo” dei muscoli respiratori (bronchite acuta, pertosse, asma)
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Dolori muscolari della malattia di Bornholm (virus Coxackie)
Costocondrite Nevralgie radicolari toraciche (es. herpes zooster) Dolori da frattura costale patologica o da osteolisi costale Dolori dorsali da osteoporosi, osteomalacia, spondiloartrite, spondiloartrosi o tumore vertebrale
Sensori diagnostici
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Elettrocardiogramma
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Ecocardiogramma
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Scintigrafia
Sequenza diagnostica nell’Angina ANGINA PECTORIS STABILE
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TEST ERGOMETRICO (ECG) TEST ERGOMETRICO (Scintig. miocardica con Tallio)
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TEST ERGOMETRICO (ECO) TEST ALLA DOBUTAMINA
Sequenza diagnostica nell’Angina
ANGINA PECTORIS STABILE
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TEST PROVOCATIVI:
– DOBUTAMINA (stimola β -1-2 e α -1) • ECG • Scintigrafia miocardica • Ecocardiogramma – DIPIRIDAMOLO (dilataz. piccoli vasi coronarici) • ECG • Scintigrafia miocardica • Ecocardiogramma
Sequenza diagnostica nell’Angina
ANGINA PECTORIS STABILE
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TEST EVOCANTI LO SPASMO:
– IPERVENTILAZIONE – ERGOTAMINA
Sequenza diagnostica nell’Angina
ANGINA PECTORIS STABILE
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L’ELETTROCARDIOGRAMMA CONTINUO:
– CARICO ISCHEMICO TOTALE QUOTIDIANO – ISCHEMIA SILENTE – A. P. DI PRINZMETAL