Billy Numero 14 12 Ottobre 2009

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rivista cinematografica romagnola rivista cinematografica romagnola

ottobre numero 14 13 14 12 ottobre 2009 - Numero

recensioni

all’interno

prima scelta \ drag me to hell billy giudica \ district 9 baaria

rassegne in romagna dal 12 al 25 ottobre anticipazioni e attese

l’evento d’ottobre

interviste d’autore

yamamura koji sbarca a ravenna

andrea bruni \ venezia66 vista dal conte nebbia michelangelo pasini \ cinema romagnolo in vetrina

Billy rubriche

cinerdmatografo \ minaccia rossa

retropolis retrospettiva piccola l’imbalsamatore / tiptoes piccolo è bello / quel nano infame / the minis, nani a canestro

cineletteratura \ aronofsky rilegge selby i soliti ignoti \ il debutto di winding refn cattivi maestri \ fassbinder e la puttana santa

16corto day 1

cineastri le stelle di penelope

la rabbia giovane

edizione

party

bussola ottobre senza respiro

sommario 2

Bussola........................................................ Ilario Gradassi Mutazioni Imolesi........................................ Ilario Gradassi Intervista: Michelangelo Pasini................. Ilario Gradassi 16corto day................................................. Chiara Tartagni Intervista: Andrea Bruni............................ Ilario Gradassi Ottobre giapponese nella provincia di Ravenna....................................................... Ilario Gradassi

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rassegne in romagna......

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Prima scelta drag me to hell............... Matteo ‘Lier’ Lelli Billy Giudica district nine.................... Chiara Tartagni I film più attesi delle prossime due settimane..................................................... Ilario Gradassi Recensione baaria.................................... Alessandro Merci Cinerdmatografo Minaccia Rossa.......... Matteo ‘Lier’ Lelli Cineletteratura requiem for a dream Marco Bacchi I soliti ignoti nicolas winding refn....... Michelangelo Pasini Retropolis La solitudine del nano... Chiara Tartagni, Francesco Garoia Cattivi Maestri Rainer Werner Fassbinder................................................ Matteo Lolletti CineAstri dolce attesa per questa penelope.................................... Camilla Bruschi

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27 LUGLIO-23 AGOSTO 2009

Billy

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[email protected] http://billy-rivistacinematografica.blogspot.com/ http://www.myspace.com/billy.rivistacinema http://www.facebook.com/pages/BILLY-rivista-cinematografica-romagnola/49976077797?v=wall http://issuu.com/billy_magazine http://www.pdfcoke.com/Billy%20rivista%20cinematografica%20romagnola dirige Ilario Gradassi, grafica Stefania Montalti, edita Cecilia Benzoni scrivono Marco Bacchi, Marco Berardi, Camilla Bruschi, Ilario Gradassi, Matteo Lolletti, Alessandro Merci, Michelangelo Pasini, Chiara Tartagni. Questa rivista non rappresenta un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001 e non persegue alcuna finalità di lucro. Le immagini pubblicate sono tutte tratte dalla rete internet e sono considerate di dominio pubblico. Qualora il loro uso violasse diritti d’autore scrivete al nostro indirizzo di posta e le rimuoveremo prontamente. La rivista è rilasciata con licenza Creative Commons - Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia. Ogni volta che usi o distribuisci quest’opera, devi farlo secondo i termini di questa licenza, che va comunicata con chiarezza. In ogni caso, puoi concordare col titolare dei diritti utilizzi di quest’opera non consentiti da questa licenza. Questa licenza lascia impregiudicati i diritti morali. http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it

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Ben ritrovati. BILLY riprende le pubblicazioni dopo la pausa estiva. Questo numero 14 esce eccezionalmente anche in formato cartaceo, in 50 copie che verranno distribuite al BILLY party di mercoledì 14 alla Collina dei Conigli di Forlì. Ed esce espandendosi a 20 pagine e assumendo una dimensione trinitaria. Nel primo terzo punteremo il nostro faro sull’attualità cinematografica romagnola con i suoi festival, i suoi luoghi, i suoi protagonisti, la sua storia, i suoi segreti. Nelle quattro pagine centrali terremo aggiornati i cyber lettori sulle rassegne d’essai nei cinema e nei luoghi della Romagna e dei nostri giudizi sulle pellicole in giro nelle sale. La terza parte sarà una fanzine vecchio stile, con ogni componente che esporrà le proprie ossessioni cinefile attraverso alcuni filoni inconsueti: i “cattivi maestri”, registi che sono finiti dietro le colonne; i “soliti ignoti”, registi che stanno per arrivare sotto i riflettori, focus mensili sul cinema in costume, sugli incontri tra letteratura e cinema, sul cinema per nerd. Infine “Retropolis”, il luogo dove sono custodite le rassegne che nessuno avrebbe il coraggio di fare ma che sono, proprio per questo, necessarie. E l’ultima pagina con i CineAstri. Come sta il cinema in questo inizio d’autunno? È molto impegnato. I festival in Romagna si susseguono. Imola ha cambiato pelle e si è inserito ad inizio stagione. Forlì e Villanova hanno giocato le loro carte mentre si vedono all’orizzonte il primo “Corto Cortissimo” di Castelbolognese, la sezione cinematografica dell’ “Ottobre giapponese” in provincia di Ravenna e dell’ “Ambiente Festival” di Rimini e, pochissimo più in là il “Nightmare” di Ravenna e i giorni felliniani che avranno il loro momento topico nella consegna del premio Fellini a Sidney Lumet (di cui la cineteca di Rimini ha già iniziato a proporre la filmografia piena di gemme da riscoprire). Non mancano inoltre nuove iniziative come la vetrina al Saffi di Forlì di registi romagnoli e la rassegna gratuita su “Fascismo e Antifascismo” organizzata alla sala della Seconda Circoscrizione di Ravenna dall’Istituto Storico della Resistenza e il Circolo Cooperatori Ravennati. CineSogni si sposta al giovedì e si lancia sui film in lingua originale coi sottotitoli non ancora distribuiti nel nostro paese. E a Riccione, la rassegna comunale vedrà “Focaccia blues” farcita di assaggi di focaccia. Ma ci sono anche tagli di budget e rassegne che tardano a mettersi in moto. E l’educazione all’immagine nelle scuole non sembra godere buona salute. Questo è il quadro che inizieremo ad indagare con la penna e il notebook in mano cercando di allargare la copertura delle iniziative in Romagna e di allargare l’orizzonte delle immagini dei nostri cyberlettori. Buone visioni. Ilario Gradassi

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billy

mutazioni imolesi festival in evoluzione a cura di

ilario gradassi

Pomeriggio del 30 settembre. Su una tv locale la pubblicità della sedicesima edizione dell’Imola Film Festival in programma per l’1-4 ottobre. È il panico. Come? Imola? Diciassettesima? A inizio ottobre? Ma non c’è da sempre un festival di corti a inizio dicembre? Tutti in redazione si fissano dandosi con lo sguardo dell’incompetente, ma alla fine si individua la delegazione che coprirà l’evento. Non si può non felicitarsi per come è cambiato il Festival del cinema imolese. L’ Imola Film Festival è infatti l’erede del Corto Imola Film Festival che ha portato a termine un percorso cominciato già alcuni anni fa con la proiezione di lungometraggi quasi introvabili e di indubbio valore. Il progetto triennale avviato

billy

quest’anno è ambizioso, un “fare cinema” e “fare pensiero” attraverso proiezioni di film, inediti per l’Italia, e incontri con i protagonisti del panorama culturale internazionale. Quattro giornate di proiezioni, divise in quattro sezioni che marciano distinte per colpire insieme. Kinder kino: un cineforum per giovani che alla mattina preferiscono The sky crawlers, L’onda e Domani torno a casa invece di abbrutirsi sui libri. Schermi sulla città: proiezioni e visioni documentarie attorno ad Imola. Trilogia sulla violenza: con le visioni di Hunger, L’onda e Ken Park; Infine Cinema e pensiero: con incontri coi protagonisti, da Roberto Nepoti che rilegge Redacted alla tavola rotonda sulla società dello spettacolo con Luca Franco e Federico Montanari, oltre ai lavori di Erik Gandini e Errol Morris, di difficilissimo reperimento. Al Teatro dell’Osservanza, sorto sulle ceneri dell’antico manicomio, è sorto lo stupore nel vedere la sala stipata per guardare il documentario L’uomo delle nuvole (3 billy e mezzo). Stefano

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Mordini racconta la vita di Pier Luigi Ighina, scienziato sostenitore di teorie bizzarre che incrociano Reich, Marconi e la fisica teorica. Con i notevoli contributi d’archivio si è costruito un luogo per una dimensione civica della memoria, di cui i presenti alla proiezione hanno potuto beneficiare. A seguire Hunger (quattro billy e mezzo) che ha saziato le fauci dello sparuto gruppo di sopravvissuti. Il racconto dell’agonia di Bobby Sands e degli altri irlandesi tenuti nel carcere di Maze viene svolto attraverso la cifra inusuale del corpo. Il corpo che si torce sotto i colpi dei corpi speciali e il corpo che si torce sotto la ferrea volontà del digiuno che porta alla morte. Fuggendo nella notte verso casa è rimasta l’impressione che si sia imboccata una strada nuova che possa portare a risultati stimolanti. Monitoreremo i risultati di questo nuovo corso imolese con l’augurio che anche altri seguano questa incerta ma attraente strada.

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forli, cinema romagnolo in vetrina al cinema saffi una volta al mese a cura di

ilario gradassi

Lunedì 12 ottobre, all’interno della consueta rassegna Lunedì mai visti del Cinema Saffi di Forlì, prende il via l’ambiziosa sottorassegna mensile VETRINA di Registi Indipendenti Romagnoli con la proiezione del documentario La Saponificatrice di Alessandro Quadretti. Ne parliamo con Michelangelo Pasini, uno dei curatori e promotore di molteplici attività cinematografiche tra cui la collaborazione di BILLY. BILLY Come è nata l’idea della rassegna? PASINI L’idea della rassegna parte proprio dalla natura stessa del cinema che la ospita, il Cinema Saffi d’essai appunto. Se intendiamo d’essai nel suo significato originale, letterale, essai è da intendersi come prova o sperimentazione. E una sala d’essai che si rispetti, e che voglia quindi sperimentare, non deve semplicemente essere parte di un circolo, di un canale distributivo alternativo rispetto ai blockbuster hollywoodiani, deve confermarsi, anche per dovere verso i suoi spettatori, attento a recepire ogni stimolo che viene dall’esterno, per filtrarlo, rielaborarlo e riproporlo nelle sue sale. Proprio per continuare in questa direzione il direttore del Cinema Saffi ha deciso di espandere gli orizzonti delle sue sale, affacciandosi non solamente al mercato nazionale, ma anche a quello regionale. Credo sia fondamentale sottolineare che la parola indipendente all’interno del nome della nostra rassegna ha un significato ben preciso: indipendente significa per noi privo da vincoli con le grandi case produttrici e distributrici, ma assolutamente non casalingo. I film proposti nella nostra Vetrina non avranno assolutamente quel sapore

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amatoriale che in molti ravvisano in un certo tipo di produzioni: saranno invece selezionate opere che per particolari meriti qualitativi meritano di vedere la luce (o il buio) delle sale cinematografiche, nonostante la distribuzione “ufficiale” non si sia ancora accorta di loro. BILLY Qual è il programma del’iniziativa? PASINI Una delle novità dell’iniziativa è la volontà di inserirla all’interno di un programma più articolato, che permettta ai film selezionati di non far semplicemente parte della Vetrina, ma di essere parte della programmazione ordinaria (con i due spettacoli canonici riservati ai film del normale circuito). In particolare la vetrina verrà inserita all’interno del Lunedì del Cinema Saffi, nella rassegna I film mai visti. Il film che aprirà la vetrina, il 12 Ottobre

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intervista: michelangelo pasini è il documentario di Alessandro Quadretti: La Saponificatrice. Stiamo ancora effettuando le selezioni per i film a venire. BILLY Quali sono i paletti di questa selezione, a parte l’indipendenza? In particolare territorialmente si punta ad autori romagnoli o romagnoli e bolognesi, o anche romagnoli ed emiliani? La durata è un discrimine o può essere scelta anche una compilation di corti della stesso autore? Quanto possono essere datate le opere? Gli ultimi tre anni? PASINI Territorialmente stiamo selezionando film romagnoli, girati o prodotti da cineasti di Forlì, Cesena, Faenza, Rimini, Ravenna, film in cui possiamo riconoscere un amico, un parente, una location, un piccolo particolare che fa entrare lo spettatore romagnolo in diretta empatia con l’opera e che contemporaneamente confermi la nostra idea per la quale i buoni film si trovano anche fuori Roma, anche fuori dal circuito ufficiale, basta saperli cercare e promuoverli. La Vetrina è dedicata in linea di massima ai lungometraggi, ma stiamo organizzando serate con ‘compilation di corti e mediometraggi’. Consideriamo per la selezione opere prodotte e girate negli ultimi due-tre anni, ma la formula del ‘revival’ di film divenuti a loro modo celebri a Forlì e dintorni qualche anno or sono non ci dispiace affatto. BILLY C’è il rischio che la rassegna proponga soprattutto documentari e diventi un clone di Doc In Tour? PASINI Direi proprio di no, perchè pur considerando Doc In Tour (che tra l’altro è ospitata dalla stesso Saffi) un’iniziativa davvero meritevole, i nostri obiettivi sono antitetici: mentre Doc in Tour ogni sera offre una panoramica su diversi autori, noi vogliamo dedicare loro un’intera serata (con primo e secondo spettacolo), come se fossero film effettivamente in cartellone. Pensiamo infatti che pellicole degne di interesse ma poco considerate dalla distribuzione ufficiale debbano avere lo spazio che meritano e che possano emanciparsi dalla situazione più marginale che vivono, solo se vengono trattate come film di registi più blasonati; non relegati quindi ad essere semplicemente uno degli elementi di

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una serata, ma godendo di una vetrina allestita appositamente per loro. Che i film scelti siano documentari o film di fiction poco ci importa. Anzi, per fugare ogni dubbio possiamo dire che il secondo film in programma non sarà un documentario. BILLY E non sarà neanche Monkeyboy? PASINI Sei più informato di me... BILLY L’autore cosa ci guadagna in soldoni? PASINI In tempi di crisi ottima domanda. Coerentemente con quello affermato fino ad ora, e cioè che questo particolare cineclub vuole offrire ai registi una vetrina molto a quella delle grandi distribuzioni cinematografiche, l’autore non guadagna solo in notorietà e immagine ma è previsto anche un rimborso economico. Nessun costo di affitto della sala quindi, piuttosto una divisione di eventuali guadagni. BILLY Come hanno reagito finora i registi interpellati? PASINI Entusiasticamente. Il Saffi è una cornice niente male per chi vuole andare oltre la dimensione amatoriale. Ed i registi che presentano il loro film nella Vetrina hanno già da tempo fatto questo tipo di salto. Che lavorino in televisione o per la pubblicità, fanno comunque dell’audiovisivo la loro professione. Questo mondo è spesso l’anticamera per approdare al cinema vero e proprio e la Vetrina speriamo sia un ulteriore passo di un percorso già ampiamente coperto ma ancora in divenire. BILLY L’incognita principale potrebbe essere il pubblico. Secondo voi è pronto a recepire una proposta del genere? PASINI Il pubblico del Saffi ha due caratteristiche principali: prima di tutto è attento alla qualità dei film che gli si propongono (ed è proprio per questo che la selezione delle pellicole è e sarà sempre ferrea), poi è curiosissimo e attratto dalle novità. Pensiamo pertanto che un’iniziativa del genere sia per il pubblico affezionato ai film del Saffi occasione di allargare i propri orizzonti. Contemporaneamente è occasione per portare in un Cinema d’essai persone che sono spaventate da un nome che ancora oggi ad alcuni appare altisonante. BILLY Grazie delle risposte esaurienti e buona fortuna.

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16corto day 1 la rabbia giovane a cura di

chiara tartagni

La serata inaugurale della sesta edizione del 16CORTO IFFF ci offre la perfetta sintesi del festival forlivese, o meglio, di ciò che potrebbe essere con le dovute risorse. Per dare a questa manifestazione il rilievo che merita si dovrebbero infatti affrontare piccole questioni tecniche come la sistemazione dello schermo e dei sottotitoli prima della proiezione stessa. Tuttavia la selezione dei corti presentati nella Sala Auditorium CariRomagna fa rapidamente dimenticare le sviste formali. Protagonista assoluta la rabbia adolescente, nell’età in cui ogni emozione o imprevisto del destino provocano un atroce senso d’isolamento. Nel primo dei corti proiettati, Ses ( ) del regista danese Jesper Waldvogel Rasmussen, la fragile e tormentata Nete perde in un incidente l’amato gemello Noah. L’elaborazione del lutto prenderà strade inattese e lo spettatore seguirà la ragazza nel suo lento distacco, anche fisico, dalla figura del fratello. Niente

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di particolarmente originale in quest’opera, in cui l’uso eccessivo di ralenti ed una colonna sonora disperata non catalizzano a dovere l’emozione, nonostante un buon senso del colore e della luce. La rabbia della splendida lolita Solène, in Une sauterelle dans le jardin ( ) della francese Marie-Baptiste Roches, si concretizza in modi radicalmente opposti: la seduzione di un affascinante amico (presunto ex amante) della madre le appare l’unico mezzo di emancipazione e crescita sotto il cieco sguardo materno. La fresca malizia della messa in scena, i dialoghi pieni di sottintesi ed interpreti efficaci fanno di questo corto un’opera davvero interessante, anche grazie alla vivacità allucinata della fotografia. Il tema dell’assenza, o meglio dell’inadeguatezza, della figura materna compare anche nel terzo corto

proiettato: in Kasia ( ), della belga Elisabet Lladó, la giovane ragazza di origini polacche è costretta ad affrontare l’isolamento e la diversità con accanto una madre a cui deve fare da interprete e su cui non può fare affidamento. Il corto, pur con semplicità e capacità di sintesi, lascia un vago senso di incompiuto, mitigato dalla goffa e determinata presenza della protagonista. La medesima rabbia contro una generazione di genitori eternamente adolescenti viene meglio espressa in Glasshouse Failure ( ) del regista austriaco Adam Neumann, forse l’unica di queste opere a suscitare le emozioni più profonde e primitive. Non si può restare indifferenti di fronte alle vicissitudini familiari di Will, alle prese con un padre frustrato e imprevedibilmente violento e con una madre totalmente asservita. Le riprese sincopate, la freddezza della fotografia e l’atrocità di una furia sempre sul punto d’esplodere rendono questo corto un piccolo gioiello. Forse un po’ troppo lungo, ma meritevole. Davvero un buon esordio per il 16CORTO.

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intervista: andrea bruni

di lolite bagonghi e alta cinefilia Venezia66 vista dal Conte Nebbia a cura di

ilario gradassi

A cinquanta giorni dalla fine della Mostra del Cinema di Venezia ascoltiamo le impressioni di Andrea Bruni, redattore di Nocturno, attivista cinematografico con base nella Bassa Romagna e blogstar cinefila sul suo account facebook e sul blog http:// contenebbia.splinder.com. E proprio al suo alter ego digitale, il Conte Nebbia, abbiamo chiesto di farci da Virgilio. BILLY Quali sono state le tre immagini per cui è valso la pena resistere anche quest’anno nella rutilante Venezia della Mostra del Cinema? BRUNI 1) Il redivivo Paul Reubens (Pee Wee Hermann) nei panni del “fantasma” in Life during Wartime di Todd Solondz, che è il capolavoro che farebbe Woody Allen, se scordasse i suoi attacchi di libido senile;  2) L’incipit brutale, tutto cuore e stomaco, di Valhalla Rising di quel genio di Nicolas Winding Refn; 3) Grace Zabrinskie che gioca a fare Grace Zabrinskie in My Son, My Son, What Have Ye Done di Herzog, geniale ready-made lynchiano. BILLY Cosa ci puoi dire della numerosa rappresentanza di film italiani? BRUNI Che siam messi molto, molto, male: quasi mi vergogno per le delegazioni straniere, costrette a veder pellicole italiote. BILLY Come è cambiata la fauna che frequenta la Mostra del Cinema? BRUNI A parte le soliti cariatidi (Bruni compreso) aumentano a dismisura le lolite dei web-magazines, scollate romanacce che ti sparan alle spalle: «Ma chi è cazzo è Herzog? L’ho sentito nominare, eh? Ma che cazzo ha fatto?» BILLY C’è una cinematografia in particolare da segnalare? BRUNI Le cinematografie del Medio Oriente, unendo rabbia & stile, si son difese alla grande (Da Buried Secrets della tunisina Raja Amari,

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a Women without men del’iraniana Shirin Neshat). Sia noi italiani a far pena. BILLY Consigli per il futuro cinefilo che vuole venire alla Mostra? BRUNI È da idioti veder più di quattro film al giorno. Alle proiezioni serali, dopo tali tour de force, si ronfa. Difficile reggere la vita lidense: io son fortunato. Ho casa a poche centinaia di metri dalla zona del Festival: posso andare a riposarmi quando voglio, e posso pure preparmi da mangiare per evitare i salassi dei ristoratori veneziani. BILLY Perchè vale la pena frequentare la Mostra del Cinema? BRUNI Perchè si spera che Marco Müller continui la sua strada oltranzista: le proposte di quest’anno son state di livello molto alto: alla faccia dei bagonghi dei salotti veltronian-pariolini. BILLY Grazie della collaborazione e a molto presto.

anteprima: HOLLYWOOD

SFIDA CHARLES BUKOWSK Uno come Charles Bukowski non poteva certo seguire la corrente. Con lui un film ispira la stesura di un romanzo,e non il contrario come spesso accade. Parliamo di Barfly (1992), film del quale Bukowski ha curato la sceneggiatura, e di  Hollywood Hollywood!  romanzo da lui successivamente scritto. Quest’ultimo narra le vicende produttive di Barfly dal punto di vista dello scrittore, che brucia in alcol il compenso per la sceneggiatura e prova a proprie spese l’inequivocabile cinismo della realtà hollywoodiana, l’ingiustizia della compravendita dei diritti, l’avidità dei produttori, i capricci degli attori. Se in passato Bukowski amava raccontare il mondo in tutta la sua crudeltà, in questo romanzo riesce a ignorare le grandi ingiustizie, come un Seneca di fine millennio. Il romanzo comincia e termina in toni spensierati. Il lavoro preso alla leggera e le situazioni drammatiche vengono rappresentate con una lente grottesca che esaspera il comico nel tragico. La sensazione (voluta da Bukowksi) è però che la finzione sia destinata a collassare, il trucco c’è e si vede. È il mondo di Hollywood, una realtà instabile ed effimera in cui l’esistente e il fantasioso si mescolano inscindibilmente.

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l’evento delle prossime due settimane

ottobre giapponese nella provincia di Ravenna a cura di ilario gradassi

La rassegna di cultura giapponese ha quest’anno due momenti di grande valore cinematografico. Ecco come seguirli. Dal 12 al 15 ottobre alla sala 12 del Cinemacity di Ravenna, proiezioni dedicate a Yamamura Koji e il cinema di animazione indipendente. Proiezioni in lingua originale con sottotitoli alla presenza dell’autore.

IL PROGRAMMA Lunedì 12 Ottobre ore 20.30 Yamamura Koji. For Children Proiezione introdotta e commentata dall’autore dei cortometraggi: 
The Elevator; 
A House; 
The Sandwiches; 
Imagination; 
Kid’s Castle; K 
 ipling Jr.; Y 
 our Choice! Le opere di Yamamura destinate a un pubblico più vasto, godibili anche dai più giovani. Ingresso libero. ore 22.30 Yamamura Koji. For Adult Proiezione introdotta e commentata dall’autore dei cortometraggi: Perspektivenbox; 
Pieces; 
Mt. Head; 
The Old Crocodile; F 
 ig; K 
 afka’s A Country Doctor; A 
 Child’s Metaphysics. Le opere di Yamamura più complesse e mature, ricche di richiami alla tradizione, occidentale e giapponese delle arti figurative, del teatro e della letteratura. Ingresso libero. Martedì 13 Ottobre ore 20.30 Il meglio del cinema di animazione indipendente - 1 Proiezione curata e commentata in sala da Yamamura Koji, dei cortometraggi: C 
 ow’s day e ha.p di Ichinose Hiroko; C 
 ornelis e Kikimimi act two Mirrors di Nakata Ayaka; C 
 onsultation Room e Yukichan di Oyama Kei ;
Night lights; The funeral e Maggot di Shiroki Saori Orchestra di Okawara Ryo, Koyama

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Yutaro e Okuda Masaki A 
 nimal Dance e Insomniac di Okawara Ryo T 
 he garden of plesure, di Masaki Okuda A 
 Foolish Novelist, di Orikasa Ryo Ingresso libero ore 22.30 Il meglio del cinema di animazione indipendente - 2 Proiezione curata e commentata in sala da Yamamura Koji, dei cortometraggi: S 
 elf-portrait di Makino Atsushi D 
 reams di Arai Chie G 
 entle whistle, bird and stone, Day of Nose, Well, that’s glasses e Manipulated man di Wada Atsushi M 
 ending a Puncture di Okamoto Masanori M 
 ukogaoka Chisato Was Only Gazing di Uekusa Wataru D 
 enotation di Sato Fumiro I
 kuemi no zanzou e Kiokuzenkei di Yokota Masashi D 
 ream Storage e Meisou di Oi Fumio J
 AM di Mizue Mirai A 
 gitated Screams of Maggots (Dir En Grey) di Kurosaka Keita. Ingresso libero.

dal 23 al 25 ottobre, tre serate prevalentemente monografiche, introdotte e guidate da esperti, dedicate a opere di Yamanaka Sadao, Mizoguchi Kenji e Yamada Yōji: tre autori che più di altri si sono richiamati alla tradizione pittorica e teatrale del Giappone. Le proiezioni e la tavola rotonda si svolgono presso la Sala Teatro Fellini di Faenza.

IL PROGRAMMA Venerdì 23 Ottobre ore 21:00 Sentimenti umani e palloncini di carta (Ninjō kamifusen) di Yamanaka Sadao 1937 Sabato 24 ottobre 2009 ore 16:00 Gli amanti crocifissi (Chikamatsu monogatari) di Mizoguchi Kenji 1954 ore 18:00 Tavola rotonda con: Marco Del Bene, Roberta Novelli e Andrea Bruni ore 21:15 I racconti della luna pallida d’agosto (Ugetsu monogatari) di Mizoguchi Kenji 1953 domenica 25 ottobre 2009 ore 17:00 Sogni (Konna yume o mita) di Kurosawa Akira 1990 ore 21:15 La spada nascosta: líartiglio del demone (Kakushi ken oni no tsume) di Yamada Yōji 2004

Mercoledì 14 Ottobre ore 20.30 • Maestri dell’animazione – 1 ore 22.30 • Maestri dell’animazione – 2 Retrospettiva curata e commentata in sala da Ilan Nguyen, sul cinema dei animazione giapponese delle origini, negli anni Venti, al secondo dopoguerra, con un focus su Ofuji Noburo e Masaoka Kenzo.
 Ingresso libero Giovedì 15 Ottobre ore 20.30 • Il mio vicino Totoro (Tonari no Totoro) di Miyazaki Hayao (1988) Ingresso 3 €. ore 22.30 • Un’estate con Coo (Kappa no Coo to Natsuyasumi) di Hara Keiichi (2007) Ingresso libero. A Faenza nel week end successivo,

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billy billy

12-25 ottobre 2009

rassegne in romagna prima scelta

drag me to hell 91’ 2003 Matthew Bright «Trascinami all’Inferno»: già dal titolo la nuova pellicola di Sam Raimi promette delizie per gli appassionati dell’horror, delizie che non si fanno certo attendere a lungo. Fin dalla prima sequenza lo spettatore deve fare i conti con quel profondo senso di angoscia che lo accompagnerà per tutta la visione. C’è poco da discutere: il regista è da sempre un maestro nell’arte di creare l’orrore, a livello sia di sceneggiatura, che di messa in scena, ma mai come in questo film l’ha dimostrato tanto chiaramente. La suastoria da brivido è la sposa perfetta di tutti quei rumori orrendi, quelle ombre malefiche, quelle inquadrature destabilizzanti e quei movimenti di macchina mozzafiato con cui Raimi ha deciso di raccontarla. E ancora una volta l’orrore è condito dello humour nero e della forte vena grottesca che il regista ha già mostrato di amare (esempio ne sia il bellissimo La Casa 2): vomiti, bave ed altri umori non meglio identificati abbondano, e regalano allo spettatore incredulo sussulti e risate in ugual misura. La pellicola narra le disavventure di Christine Brown, giovane impiegata di una banca che deve dimostrare di saper prendere decisioni difficili se vuole ottenere l’importante promozione cui aspira.

Una vecchia zingara che non ha pagato il mutuo le presenta l’occasione perfetta per mettersi in mostra... ma negarle il prestito e sbatterla in mezzo alla strada senza un tetto cui tornare si rivelerà la peggior scelta della sua vita. Quale vecchia zingara, infatti, non è esperta conoscitrice di fatture e malocchi? Assediata dal terribile demone Lamia, Christine tenterà l’impossibile pur di riprendere il controllo della propria vita... Tutti bravissimi gli attori, dalla protagonista Alison Lohman (già vista in Big Fish), a Lorna Raver, che porta sullo schermo la strega più odiosa di sempre, a Justin Long, Adriana Barraza e Reggie Lee che coprono ruoli di contorno. Se il finale può apparire un tantino scontano, cionondimeno la tensione non fa che crescere fino all’ultimo, catastrofico istante, e l’unica pecca che ci sentiamo di segnalare è la mancanza della rituale comparsata dell’attore feticcio di Sam Raimi, Bruce ‘Ash’ Campbell, impegnato su altri set. In definitiva, una gioia per gli occhi di ogni fan del regista, ogni appassionato di cinema horror, ogni spettatore che ama rabbrividire divertendosi. Matteo ‘Lier’ Lelli

CINECIRCOLO CAPPUCCINI via Villa Clelia 12 Imola Biglietto 4,50 € Tessera obbligatoria 2 € CINECLUB forCINE Moquette bookshopbar, via dall’Aste 17, Forlì Tessera obbligatoria forCINE 2009 5 € CINECLUB NOTORIUS Cinema Tiberio, viale Tiberio 59, Rimini Biglietto 5,50 € Ridotti 4,50 € CINEMA MODERNO via Morini 24, Castelbolognese Biglietto 5 € Ridotto 3,50 € CINEMA TEATRO VERDI piazza Fratti 4, Forlimpopoli Biglietto 5 € Ridotto 3 € CINEMA TEATRO VICTOR via San Vittore 1680, San Vittore di Cesena Biglietto 3,50 € CINESOGNI Cinedream sala 12, via Secondo Bini 5/7 Ravenna Biglietto 3 € CINETECA DI RIMINI via Gambalunga 27, Rimini Spettacoli pomeridiani ingresso libero Alla sera biglietto 7 € Ridotto 5 € FASCISMO E ANTIFASCISMO sala “Forum” della Seconda Circoscrizione, via Enrico Berlinguer 4 Ingresso libero LUNEDì CULT MOVIE Cinema Italia, via Cavina 9, Faenza Biglietto 6,50 € Tessera web 5,50 € LUNEDì MAI VISTI Cinema Saffi, viale dell’Appennino 480, San Martino in Strada Biglietto 5 € METROFESTIVAL Multisala Abbondanza, sala Metropol,Gambettola inizio proiezioni ore 21 Biglietto 3,50 € Ridotto 2,50 € Abbonamento sette film 7 € OCCHI SUL CINEMA martedì Cinema Nuovo, piazza MTini 7, Dogana (RSM), mercoledì Cinema Turismo, via Capannaccia 2, San Marino Biglietto 5 € Ridotto 4 € RICCIONE PER LA CULTURA-CINEMA via Virgilio 19, Riccione Biglietto 6 € Ridotto 5 €

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rassegne in romagna lunedì 12 ottobre The fugitive kind 119’ 1959 Tennesse Williams Cineteca di Rimini 16.30 Parada 100’ 2008 Marco Pontecorvo Cineteca di Rimini 21.00 I love Radio Rock 129’ 2009 Richard Curtis Lunedì Cult Movie 21.40 La Saponificatrice 86’ 2008 Alessandro Quadretti Lunedì mai visti 20.45-22.30 Focaccia Blues 82’ 2009 Nico Cirasola Riccione per la cultura-cinema 21.15

martedì 13 ottobre Le ombre rosse 91’ 2009 Francesco Maselli Cinema Teatro Verdi 21.00 Coco Avant Chanel 110’ 2009 Anne Fontaine Cinema Teatro Victor 21.00 Look both ways 100’ 2005 Sarah Watt Occhi sul cinema 21.00 Focaccia Blues 82’ 2009 Nico Cirasola Riccione per la cultura-cinema 21.15 mercoledì 14 ottobre Coco Avant Chanel 110’ 2009 Anne Fontaine Cinema Teatro Victor 21.00 Le ombre rosse 91’ 2009 Francesco Maselli Cinema Teatro Verdi 21.00 Roma città aperta 98’ 1945 Roberto Rossellini Fascismo e antifascismo 20.30 Look both ways 100’ 2005 Sarah Watt Occhi sul cinema 21.00 giovedì 15 ottobre Ritorno a Brideshead 113’ 2008 Julian Jarrold Cineteca di Rimini 16.30 Cineclub Notorius 21.30 Coco Avant Chanel 110’ 2009 Anne Fontaine Cinema Moderno 21.00 Vincere 128’ 2009 Marco Bellocchio Metrofestival 21.00

venerdì 16 ottobre Two Lovers 100’ 2008 James Gray Cinecircolo Cappuccini 20.45 Vincere 128’ 2009 Marco Bellocchio Metrofestival 21.00 sabato 17 ottobre Two Lovers 100’ 2008 James Gray Cinecircolo Cappuccini 20.45 Il cattivo tenente 100’ 1992 Abel Ferrara Cinema Moderno 21.00 domenica 18 ottobre Il cattivo tenente 100’ 1992 Abel Ferrara Cinema Moderno 21.00

billy giudica

district 9 112’ 2009 Neill Blomkamp Non è facile trattare in modo originale temi inflazionati come il terrore del diverso e l’amoralità, soprattutto in tempi in cui l’ansia di sicurezza ha spesso la meglio sul perseguimento della libertà. L’esordiente regista sudafricano Neill Blomkamp, patrocinato nientemeno che da Peter Jackson, riesce nell’impresa fondendo con straordinaria

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facilità registri narrativi che vanno dal documentario all’azione, dal dramma intimista alla pura fantascienza, e rendendo sorprendentemente verosimile la storia di una navicella aliena sbarcata su Johannesburg: nessuno sa perché e da dove vengano queste creature sprezzantemente ribattezzate “gamberoni” dai cittadini di serie A. Il Distretto 9, uno slum ispirato al Distretto 6 dei tempi dell’apartheid, li ospiterà per vent’anni, segretamente oggetto

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billy

rassegne in romagna lunedì 19 ottobre Ponyo sulla scogliera 100’ 2008 Hayao Miyazaki Cinema Moderno 21.00 Network 121’ 1976 Sidney Lumet Cineteca di Rimini 16.30 La siciliana ribelle 115’ 2009 Marco Amenta Cineteca di Rimini 16.30 Cosmonauta 87’ 2009 Susanna Nicchiarelli Lunedì Cult Movie 21.40 Garage 87’ 2007 Lenny Abrahamson Lunedì Mai Visti 20.45-22.30 I love Radio Rock 129’ 2009 Richard Curtis Riccione per la cultura-cinema 21.15

martedì 20 ottobre Ricatto d’amore 108’ 2009 Anne Fletcher Cinema Teatro Victor 21.00 Videocracy 85’ 2009 Erik Gandini Cinema Teatro Verdi 21.00 La colonna infame 79’ 1972 Nelo Risi Cineteca di Rimini 21.00 Antichrist 109’ 2009 Lars Von Trier Occhi sul cinema 21.00 I love Radio Rock (2009) 129’ 2009 Richard Curtis Riccione per la cultura-cinema 21.15

mercoledì 21 ottobre Videocracy 85’ 2009 Erik Gandini Cinema Te-

atro Verdi 21.00 Tutti a casa 120’ 1960 Luigi Comencini Fascismo e antifascismo 20.30 Antichrist 109’ 2009 Lars Von Trier Occhi sul cinema 21.00

giovedì 22 ottobre Lago Tahoe 85’ 2009 Fernando Eimbcke Cineclub Notorius 21.30 Lago Tahoe 85’ 2009 Fernando Eimbcke Cinema Moderno 21.00 Videocracy 85’ 2009 Erik Gandini Cinema Teatro Verdi 21.00 Wristcutters 88’ 2007 Goran Dukic CineSogni 21.00 Coco Avant Chanel 110’ 2009 Anne Fontaine Metrofestival 21.00

venerdì 23 ottobre Il canto di Paloma 103’ 2008 Claudia Llosa Cinecircolo Cappuccini 20.45 Coco Avant Chanel 110’ 2009 Anne Fontaine Cinema Metrofestival 21.00

sabato 24 ottobreIl canto di Paloma 103’ 2008 Claudia Llosa Cinecircolo Cappuccini 20.45 Baaria 150’ 2009 Giuseppe Tornatore Cinema Moderno 21.00 domenica 25 ottobre I 400 colpi 101’ 1959 François Truffaut Cineclub forCINE 21.00 Baaria 150’ 2009 Giuseppe Tornatore Cinema Moderno 21.00

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billy

di efferati esperimenti nonché dell’odio della popolazione locale, finché l’ambizioso funzionario Wikus Van De Merwe non riceverà l’incarico di trasferirli altrove. L’odissea di Wikus, personaggio di psicologia complessa, costituirà un vero e proprio viaggio nella natura umana, dall’individualismo più bieco fino allo scambio disinteressato: con un alieno. Unica promessa di redenzione è come sempre l’amore, come testimonia il finale, straziante ma

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pieno di speranza. Splendido il personaggio (senza interprete) di Christopher Johnson, alieno di moralità integerrima e di delicati sentimenti, l’unico individuo con cui Wikus riuscirà a stabilire un contatto profondo. Non si può chiedere di meglio, quando mirabolanti effetti digitali arricchiscono quello che è un vero e proprio trattato psicosociologico. Chiara Tartagni

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i film piu attesi delle prossime due settimane a cura di

ilario gradassi

1 Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il Diavolo (122’, 2009, Terry Gilliam) Grande ritorno di Gilliam con l’ultima interpretazione di Ledger. Un imbroglione saltimbanco venditore di sogni attraversa il nostro immaginario con il suo carrozzone. E c’è anche un nano. 2 Lebanon (92’, 2009, Samuel Maoz). Esce il 23 ottobre. Il primo giorno della prima guerra del Libano visto dall’interno di un carro armato. Leone d’oro a Venezia. Un nuovo modo di costruire i film di guerra. 3 Up (96’, 2009, Peter Docter, Bob Peterson). Esce il 15 ottobre. Decimo lungometraggio Pixar/Disney. Un settantenne usa la casa come mongolfiera per raggiungere il Sudamerica con un ragazzino e un cane parlante. In 3D. 4 Julie & Julia (123’, 2009, Nora Ephron) . Esce il 23 ottobre. Meryl Streep ed Amy Adams in una classica commedia americana a sfondo gastronomico. Farà colpo anche come fenomeno di costume. 5 Di me cosa ne sai (78’, 2009, Valerio Jalongo). Esce il 16 ottobre. Documentario a sei mani sull’agonia del cinema italiano dagli anni ’70 a oggi. Potrebbe far venire dubbi ai difensori del cinema di genere. 6 Lo spazio bianco (98’, 2009, Francesca Comencini). Esce il 16 ottobre. Margherita Buy è Maria, una donna sola che attende la figlia appena nata esca dall’incubatrice. Per i (numerosi) fan dell’attrice che sostiene tutto il film. Tratto da un romanzo scritto dalla regista. 7 Genova (92’, 2009, (Michael

Winterbottom). Esce il 16 ottobre. Winterbottom ambiente nel capoluogo ligure una storia di accettazione del lutto. Con Colin Firth. 8 Bruno (91’, 2009, Larry Charles). Esce il 23 ottobre. Torna Sacha Baron-Cohen dopo i fasti di Borat con le vicende di un finto modello austriaco che interagisce con la realtà. 9 Io, Don Giovanni (127’, 2009, Carlos Saura). Esce il 23 ottobre. Saura narra la vicenda della genesi del Don Giovanni di Mozart con l’influsso di Casanova e Da Ponte. Con Tobias Moretti (quello del primo commissario Rex) ed Ennio Fantastichini. 10 L’incredibile viaggio della tartaruga (80’, 2009, Nick Stringer). Esce il 23 ottobre. Documentario che segue la vita di una tartaruga marina attorno al globo. La voce narrante è di Paola Cortellesi.

parnassus – l’uomo che voleva ingannare il diavolo

baaria (2009) 163’ Giuseppe Tornatore Correndo a perdifiato per le calcinate vie della sua Bagheria, come il protagonista da bambino in una delle scene iniziali e più belle del film, Giuseppe Tornatore attraversa, con il suo lungometraggio più ambizioso (e costoso), cinquant’anni di storia siciliana, dal fascismo al dopoguerra alle contestazioni studentesche. Affresco maestoso e nostalgico di un mondo che non c’è più, canto d’amore per la propria terra, barocca e sapientissima evocazione di arcani simbolismi e incerte allegorie, il “kolossal minimalista” all’italiana - al di là dei bovini squartati e dei pareri del Presidente del Consiglio, degli eccessi di bozzettismo o dell’eccessivo divagare - si eleva lentamente ad operamondo e con merito giunge, al termine della sua faticosa corsa, a rappresentare l’Italia ai prossimi Oscar. Alessandro Merci

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billy

ci nerd matografo

minaccia rossa a cura di

Lelli

Matteo ‘Lier’

Dimenticatevi della Guerra Fredda e dei Russi: i veri nemici sono i Pomodori Assassini! Forse non lo sapete, ma tra il 1978 ed il 1991 alcuni pomodori hanno ripetutamente attentato alla vita dell’uomo: ci hanno attaccati (Attack of the Killer Tomatoes!, 1978), sono tornati (Return of the Killer Tomatoes!, 1988), hanno colpito ancora (Killer Tomatoes Strike Back!, 1990) e, dulcis in fundo, hanno mangiato la Francia (Killer Tomatoes Eat France!, 1991). Peccato per il fallimento del loro quarto tentativo... ma andiamo con ordine! In Attack... assistiamo al dramma di una potente nazione che si trova a dover fronteggiare un’inaspettata minaccia: senza preavviso alcuno, persone e animali subiscono l’efferata violenza di quelli che, prima innocui vegetali, ora sono Pomodori Assassini. A fermare le terribili bacche è chiamata una squadra speciale composta da un soldato che si trascina sempre dietro il proprio paracadute, un esperto sommozzatore che non va mai in missione (nemmeno sulla terraferma) senza muta, bombola e pinne, ed un maestro dei travestimenti il cui cavallo di battaglia è Hitler in versione afroamericana.

billy

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In Return... facciamo la conoscenzadella mente criminale che si cela dietro la rivolta dei pomodori: il Professor Mortimer Gangreen, scienziato pazzo che ha finalmente trovato il modo di dare ai vegetali fattezze umane, ed ora si prepara a guidarli nuovamente alla conquista del mondo. Toccherà ad un pizzaiolo, aiutato da un giovanissimo George Clooney, sventare il diabolico piano. In ...Strike Back! il Professor Gangreen torna all’attacco e cerca di controllare l’intera umanità facendo a tutti un lavaggio del cervello via TV, ma verrà intralciato da un poliziotto e un’affascinante pomodorologa che non si lasceranno spaventare dai pomodori suoi scagnozzi. Al contrario di quanto promettono le locandine, è solo con questo film che i pomodori vengono dotati di una faccia. Infine in ...Eat France! un giovane aspirante sosia di Michael J. Fox dovrà impedire al sempre più folle Gangreen di portare a compimento un’assurda profezia che gli permetterebbe di instaurare sul trono francese il suo tirapiedi Igor. Questo è forse il film meno riuscito della saga, ma resta godibile grazie a tutta una serie di gag di bassa lega e di luoghi comuni sui mangiaran... pardon... francesi. Va da sé che il trash abbonda in tutte e quattro le pellicole, tra pomodori di ogni genere e natura (pomodori ninja, pomodori pelosi, pomodori guerci, e chi più ne ha più ne metta), sandwich umani, sceneggiature folli e spesso inconsistenti, e la minaccia di una rivolta delle carote. La saga dei Pomodori Assassini, interamente firmata da John De Bello (giustamente sconosciuto alla massa), consta inoltre di una serie animata durata ben due stagioni tra il ’90 e il ’91, di una versione a fumetti e di un remake del primo film che dovrebbe vedere la luce nel 2011... quindi tremate, perché la minaccia rossa non è ancora stata sventata!

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cine letteratura

requiem for a dream a cura di

Marco Bacchi

Estate: Sara è una vedova, videointossicata, vive nel Bronx con suo figlio Harry, tossicodipendente, che con l’amico Tyrone e la compagna, Marion vive di espedienti, cercando di racimolare ogni giorno i soldi per comprare una dose. Vite di solitudine e disagio sociale, ma, improvvisamente, una speranza sembra bussare alle loro porte, la vita sembra concedere loro un’occasione di riscatto: Sara viene selezionata quale possibile concorrente per un quiz televisivo mentre Harry e Tyrone riescono a procurarsi facilmente una notevole quantità di eroina che riescono a rivendere guadagnando abbastanza per poterne comprare altra e realizzare i loro sogni, dare una svolta alla loro vita. Per Sara è l’occasione per tirare fuori dall’armadio il suo vestito rosso, per mettersi in contatto con un medico che le prescrive una dieta a base di anfetamine, «è un motivo per sorridere, per pensare che il domani sarà bello». Autunno: le cose sembrano finalmente andare per il verso giusto ma, durante una sparatoria, Tyrone viene arrestato, costringendo i ragazzi a spendere molti dei soldi per la cauzione, l’eroina è sparita dalla circolazione e trovarla, anche solo per soddisfare le loro necessità, diventa il lavoro di ogni giorno, tanto che Marion è costretta a prostituirsi. Sara continua a dimagrire e quasi riesce a entrare nel vestito rosso ma le anfetamine le provocano allucinazioni e paranoie e la casa

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si popola degli stessi personaggi della tv, diventando palco per le fantasie di Sara. Inverno: dopo l’ennesima crisi Sara si reca agli studi televisivi per avere notizie sulla sua presenza al quiz. In evidente stato confusionale viene portata in ospedale dove viene sottoposta a ripetute sedute di elettroshock; Harry e Tyrone vengono arrestati e costretti ai lavori forzati, ma Harry, a causa di un’infezione al braccio trascurata viene portato in ospedale dove gli viene amputato un braccio; Marion continua a prostituirsi per riuscire a procurarsi l’eroina. Non c’è primavera, non c’è speranza, nessuna possibilità di riscatto. Darren Aronofsky adatta per lo schermo il capolavoro di Hubert Selby jr., che del film è anche cosceneggiatore, e ce lo presenta con una violenza espressiva che non lascia il minimo spazio all’immaginazione e che nulla ha da invidiare alla scrittura di Selby.Noncurante della punteggiatura, un flusso ininterrotto di parole ed emozioni non perdono il minimo vigore nel film, grazie soprattutto a un montaggio convulso e dai tagli rapidi, con inquadrature ristrette e distorte, che caratterizzano i punti chiave della storia, come i momenti di sballo dei ragazzi e le allucinazioni di Sara, interpretata da una splendida Ellen Burstyn che per il ruolo ha ricevuto una nomination agli Oscar. Aronofski rappresenta l’altra faccia del sogno americano, quella delle illusioni e della realtà, della solitudine e dei sogni infranti, con una crudezza visiva che lascia lo spettatore incollato allo schermo anche dopo i titoli di coda. Una stretta allo stomaco, proprio come il romanzo di Selby, proprio come tutti i romanzi di Selby.

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billy

i soliti ignoti pusher

nicolas winding refn a cura di

michelangelo pasini

Ho smesso di andare alla Mostra del Cinema di Venezia quando una giornalista durante un’intervista a Johnny To gli domandò cosa provasse con quel suo debutto cinematografico. Era il 2006 ed Exiled era vicino ad essere il film numero 50 del regista in questione. Snobismo o meno, quella è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso già abbastanza pieno. Fatto sta che ora mi limito a leggere della Mostra su quotidiani e riviste specializzate. Illudendomi ogni anno che le cose stiano piano piano migliorando. Ma pochi mesi fa l’ennesimo fattaccio. Noto quotidiano italiota scrive più o meno così: «Valhalla Rising: è di un debuttante danese il primo vero capolavoro visto a Venezia». Ma come fa Nicolas Winding Refn ad essere allo stesso tempo tra i miei registi contemporanei preferiti, ad essere stato considerato nel 1996 una delle più giovani promesse del cinema danese, ed essere poi stato selezionato nel 2009 per uno dei premi più importanti del Sundance Film Festival? Chi allora meglio di lui per inaugurare questa rubrica di Soliti Ignoti. Soliti perché riviste specializzate di mezzo mondo li esaltano, ignoti perché distribuzione cinematografica italiana e di conseguenza il grande pubblico, stanno ancora aspettando di ammirare uno dei loro capolavori in sala.

billy

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Nicolas Winding Refn nasce a Copenaghen nel 1970 e a soli 26 anni impone la sua personalissima visione del cinema con Pusher. Il film sarà il primo capitolo di una trilogia violenta, nichilista, discussa ma allo stesso tempo di gran successo, che si chiuderà solo dieci anni dopo e che in Italia non solo non ha mai visto la sala cinematografica, ma è uscita in dvd solo parzialmente. Pusher tra gli altri, ha il merito di aver scoperto e sdoganato Mads Mikkelsen, uno dei pochi attori danesi che poi hanno compiuto il salto hollywoodiano, approdando all’ultimo James Bond. Resta comunque devoto (si devoto, parola giusta) alla causa Refn, e ritorna puntuale in Bleeder e nel già citato Valhalla Rising. Peccato non lo si sia visto anche sul set di Bronson, ad oggi forse il film più completo di Nicolas Winding Refn. Completezza per il cineasta danese significa non solo fare film estremamente crudi e insanguinati, ma anche riuscire ad infarcirli di tutta quella critica sociale che un certo genere di pellicole ormai sembra rifiutare. Come in Pusher c’è l’insofferenza e la paura dello strato sociale più basso della popolazione danese, in Bronson c’è invece una critica affatto velata al sistema carcerario e alla politica thatcheriana nell’Inghilterra di trenta anni. Ma come se non bastasse, ad aggiungere ancora strati e sostanza, Refn confeziona i suoi film con un’eleganza estetica degna sicuramente di un certo cinema nord europeo, ma lungi dall’immaginarla permeare pellicole da cui sgorgano sangue, droga e puttane. Che il “debutto” di Refn sia salutato come un capolavoro anche dalla stampa che conta può far ben sperare per un futuro sdoganamento di tutto il cinema del regista danese, e forse quindi far passare il rimpianto di aver nuovamente perso una pellicola tanto importante a causa di uno snobbismo cinematografico acuto che costringe ad astenersi dalla Mostra di Venezia.

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retropolis

la solitudine del nano l’imbalsamatore 101’ 2002 Matteo Garrone L’imbalsamatore è la morte cristallizzata, fermata in un attimo di plasticità retorica, cacciata nella fissità ed evacuata con le viscere asportate di un animale imbalsamato. È una forma di inferno, in un tentativo di eternità apparente, forse di resistenza alla corruzione che sta attorno. Gli ambienti de L’imbalsamatore sono ambienti sporchi, sudici, degradati, corrotti, fotografati con esasperazione e filmati in maniera eccentrica e sbagliata, perché sbagliati, eccentrici, sfocati e strabici sono loro, i luoghi, come specchio di anime altrettanto sordide. È un deserto d’affetti, attraverso distanze incolmabili, percorse sulle strade smarrite della mente, infernali, in una sorta di anormalità logica, mortifera, urlante e spettrale come le spiagge del litorale casertano e anonima come la pianura cieca di Cremona, che cerca una catarsi, fisica ed estetica, impossibile. La storia è quella di tre persone, un tassidermista nano, un giovane incerto e una ragazza piccolo borghese, e delle loro relazioni, parassitarie, violente, ambigue e infine drammaticamente tragiche, che oscillano tra la malavita e l’accettabile, rendendo lucidamente evidente che, per quanto differenti, i due ambienti, i due paesaggi sono inferni vicini, contigui. E forse sono lo stesso inferno, lo stesso deserto. Matteo Lolletti

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tiptoes piccolo è bello 91’ 2003 Matthew Bright Ci sono film di cui è difficile interpretare la genesi e le finalità: Tiptoes, diretto dal regista americano Matthew Bright, è uno di questi. Carol, interpretata da Kate Beckinsale, scopre di essere incinta del proprio fidanzato, un Matthew McConaughey particolarmente spaesato (e non è poco). Sfortunatamente, il giovane le ha nascosto di appartenere ad una famiglia affetta da nanismo, costringendola a considerare una possibile interruzione di gravidanza. Ma l’entrata in scena dei parenti di Steven, in particolare di suo fratello Rolfe, aiuta la ragazza ad entrare nella comunissima vita quotidiana delle persone piccole. Se lodevole sembra l’intento del regista di scardinare il concetto di diversità e di gettare una luce realistica su di un mondo quasi ignoto, non lo è altrettanto la qualità del film, che dai toni della commedia sfocia nel dramma senza assumere una chiara identità. Colpa peggiore è però la sostanziale ipocrisia dell’operazione: se davvero la discriminazione fosse stata il bersaglio di questa modesta pellicola, non sarebbe stato necessario affidare a Gary Oldman la fondamentale parte di Rolfe. A conferma di ciò, la presenza al suo fianco di Peter Dinklage, magnifico attore affetto da nanismo che interpreta Maurice, il personaggio più intrigante, marxista ed appassionato amante di Patricia Arquette. Il finale confonde ulteriormente le acque, pur con apprezzabile e delicata tenerezza. Chiara Tartagni

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billy

retropolis

l’imbalsamatore

billy

quel nano infame

the minis, nani a canestro

95’ 2006 Keenen Ivory Wayans

82’ 2007 Valerio Zanoli

Un nano di colore appena uscito di galera si finge bambino per poi entrare in casa di due giovani coniugi e soffiare loro un preziosissimo diamante. Finirà, ovviamente, con l’affezionarsi ai due sprovveduti. Mucchio selvaggio di gag poco intelligenti, viste e straviste, condite da una certa dose di stupidi preconcetti - il rapper nero che si muove molleggiando e gesticolando, il boss mafioso crudele accompagnato da due tonte guardie del corpo, il suocero geloso della figlia che non esita a mettere in imbarazzo il genero, i ragazzini bulli che se la prendono con i ragazzini buoni. Un voto per le espressioni dell’attore principale, il cui volto è stato “trapiantato” col computer sul corpo di un bimbo: in diverse occasioni riesce a strappare un sorriso.

Il regista italiano Valerio Zanoli scrive, produce e dirige questa... cosa... trabordante di buoni sentimenti e bonomia, e che mai al mondo meriterebbe una distribuzione. Quattro amici nani californiani e bisognosi di soldi si iscrivono ad un torneo di basket, ambendo al primo premio. Li aiuterà nell’impresa niente meno che l’ex campione Dennis Rodman, che cerca di rifarsi un’immagine dopo l’addio allo sport. Giocando, scopriranno che l’altezza non conta neanche nel basket, perché la cosa importante nella vita è essere uniti e crederci sempre. Eccetera. Questa... cosa... è resa ancora più imbarazzante dall’interpretazione degli “attori” (aiuto!) e dal doppiaggio: le voci di Toldo, Figo, Cannavaro e soci sono un violento pugno nell’orecchio.

Francesco Garoia

Francesco Garoia

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cattivi maestri

katzekmacher

Rainer Werner Fassbinder o dell'immanenza della forma a cura di

matteo lolletti

La figura di R.W.F., regista cinematografico e televisivo, attore teatrale, sceneggiatore, scrittore, produttore, è sempre stata circondata da un alone di sacralità maledetta e mitica, impregnata delle attenzioni morbose di pubblico e critica per la sua complessa vita privata, una figura citata con vezzo intellettuale e poi - in sostanza - obliata. Fassbinder, spesso descritto come un ateo dolente e omosessuale, un obeso tossicodipendente, disperato e privo di speranza, è stato anche, invece e soprattutto, il cinema tedesco, e ha incarnato più e meglio di altri quella folgorante, eclettica e disomogenea stagione che passa sotto il nome di

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Nuovo Cinema Tedesco e che conta, nelle sue file, registi come Wenders ed Herzog, parlandone da vivi. Per primo ha compreso le potenzialità del nuovo mezzo, per primo ha sfruttato le possibilità del sistema produttivo, anche televisivo, creando uno sguardo e un linguaggio unici e popolari e, contrariamente ai suoi diversissimi colleghi, non ha mai voluto andare ad Hollywood, piuttosto ha sempre cercato di portare Hollywood, o - meglio - la comprensione dei meccanismi hollywoodiani, in Germania. E ha cercato di farlo attraverso una fedeltà indiscussa all’approccio narrativo, utilizzando, all’interno del proprio irripetibile linguaggio, la complessa

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billy

cattivi maestri

dialettica in corso, allora come oggi, tra cinema e televisione, per esprimere la sua concezione di vita e i suoi sentimenti. Perché Fassbinder non mostra, descrive, non teorizza, fa. Non è un caso che Fassbinder sia non solo uno dei registi più prolifici della storia europea, ma anche, in Germania, uno dei più popolari. Il cinema di Fassbinder è infatti sostanzialmente un cinema sentimentale: «qualsiasi storia di vita che abbia a che fare con qualcosa di simile ad una relazione sentimentale è un melodramma e perciò credo che i film melodrammatici siano film corretti. (…) Io voglio dare allo spettatore emozioni insieme alla possibilità di riflettere e di analizzare ciò che sente»1, contrariamente al cinema americano, che lascia solo emozioni. Il percorso di Fassbinder è stato articolato e complesso, e ha conosciuto fasi differenti. Riprendendo la distinzione operata da Davide Ferrario, si può rintracciare una scansione abbastanza definita, in cui si sviluppano periodi diversi, per quanto tutti innervati, spesso in un’ottica di progressione di sviluppo logica e causale, da elementi di linguaggio riconoscibili. Il primo periodo è il biennio 196970, detto dell’antiteater, in cui R.W.F. realizza dieci film, separabili in due filoni: quello nero, ispirato al noir hollywoodiano (per quanto ripensato), e quello sociale, in senso esteso. Esistono in realtà diversi collegamenti tra i due gruppi di film, ma lo stesso Fassbinder invitava a considerarli separatamente. Di questo periodo bisogna soffermarsi almeno su un paio di opere. L’amore è più freddo della morte, è un film nero di ambientazione pateticamente piccolo-borghese, con una forma (coincidente con la sostanza della rappresentazione) straniante, filtrato attraverso la Nouvelle Vague, in cui il classico triangolo fassbinderiano tra due uomini e una donna restituisce un’umanità in cui i rapporti si declinano

billy

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inevitabilmente secondo la logica del padrone e della vittima, e dell’interesse individualistico. I protagonisti sono sordidi, come sordidi sono i luoghi che attraversano, fotografati in un bianco e nero disperante e abbacinante. Katzelmacher è un film sociale, in cui viene dissezionata in maniera spietata e senza indulgenza né possibilità di riscatto, con la volontà di un linguaggio piatto ma funzionale, l’agghiacciante normalità tedesca, dove noia, solitudine e cieca ripetitività rendono gli uomini naturalmente violenti, sfruttatori e privi di emozioni, patetici e disperati, nella cui vita non succede nulla. Un capolavoro. Al termine di questo periodo si pone la prima grande cesura del cinema di Fassbinder rappresentata da un film magistrale come Attenzione alla puttana santa, considerato l’Otto e mezzo del regista tedesco. Del suo cinema precedente Fassbinder ebbe a dire: «in genere erano film da buttare, cioè film fatti in una certa situazione, per un certo fine, e che poi si possono dimenticare»2. Con quest’opera Fassbinder raggiunge una maturità stilistica e tecnica pienamente compiuta, come sempre al servizio di una storia clamorosamente ambigua e fascinosa, in cui un gruppo di uomini beceri, violenti, approfittatori e violenti, riesce a mettere in scena, sotto la direzione di un regista, una realtà opposta alla propria. Il film è denso di idee, dipanate attraverso la descrizione del loro realizzarsi. Ciò che emerge prepotente è che il regista, per guidare questi attori meschini, deve divenire come loro; ma anche la riflessione sul cinema (la puttana santa del titolo) porta Fassbinder a rifondare il suo approccio, che sarà sempre più personale e meno collettivo, e meno determinato dall’ambiente. Siamo alle porte della stagione dei melodrammi. Nota 1 Norbert Sparrow, “I Let the Audience Feel and Think -- An Interview with R.W. Fassbinder.” Cinéaste VIII, n.2 autunno 1977 Nota 2 “Ècran”, n. 31 dicembre 1974

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cine astri

dolce attesa per questa penelope a cura di

camilla bruschi

Penelope Cruz nasce il 28 aprile 1974 a Madrid. Sole in Toro, Luna in Cancro e Venere in Pesci, congiunta a Urano. Javier Bardem nasce il 1 marzo 1969 a Las Palmas, Canarie. Sole in Pesci, Luna in Leone e Venere in Ariete congiunta a Saturno. Broken Embraces o bebè in arrivo? Si lasciano? Si sposano? Le notizie si susseguono, ma nessuno conferma. Penelope si aggiudica intanto la copertina di Vanity Fair di Novembre 2009 con le anteprime di nuovi film, e una sensualissima schiena nuda, dote, quella della sensualità, innata per il segno del Toro, governato da Venere. «Ogni nuovo film è come un primo appuntamento» - dice Penelope, ma anche nel privato il rischio di colpi di fulmine è piuttosto elevato. Con una Venere congiunta a Urano, pianeta “elettrico” per eccellenza, la scintilla amorosa può scoccare improvvisamente e indifferentemente per uomo o donna! Sul set di Vicky, Cristina, Barcelona è andata bene a Javier! Nessuna monotonia, dunque, e poco spazio alla monogamia nella vita sentimentale della Cruz, affine a Bardem proprio per questa Venere che nel segno dei Pesci incontra il Sole di lui. Già rafforzata dalla sintonia fra segno del Toro, concreto e sensual, e segno dei Pesci che aggiunge fantasia e sentimento, l’incontro Venere – Sole accentua sensazione di benessere e di amabilità da

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parte della “persona Sole” in presenza della propria amata. Armonia dunque e serietà. Saturno, giudice severo e critico, congiunto alla Venere di lui ci dice che Bardem non sarà il massimo dell’espansività in amore, ma coglierà sempre la “serietà” del sentimento elargendo grandi dosi di lealtà e onestà, forse temperando, in positivo, la stessa facilità ai colpi di fulmine e di

lasciarsi guidare dalla passionalità, data dal segno dell’Ariete. La Luna in Leone lo vorrà spesso e volentieri sotto i riflettori e sarà esaudita (la Luna, espressione dei i nostri intimi bisogni) dall’avere al proprio fianco una donna bella. Bardem avvisato, insomma. Questa Penelope non attende!

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