Analisi Disaggregata Della Spesa Pubblica

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Il Pratico Mondo per Edunet books

Giuseppe Ricci

Analisi disaggregata della spesa pubblica

Studio di fattibilità

Proposte per contenere la spesa pubblica senza chiedere sacrifici ai cittadini e per riattivare lo sviluppo del sistema produttivo e renderlo idoneo a sostenere la concorrenza del mercato globale. Il Pratico Mondo per Edunet books

Da maneggiare con cura

Si tratta di proposte in grado di modificare permanentemente l’andamento della spesa pubblica e far riprendere la strada dello sviluppo alle piccole e medie imprese senza imporre sacrifici agli italiani. Per evitare che una riforma di questo tipo possa andare incontro ad insuccessi è necessario che la legge di riforma che accompagna i provvedimenti siano studiati con cura in modo da evitare che si creino danni al sistema pensionistico o al sistema produttivo.

Proposte 18/04/2008

Studio di fattibilità

PROPOSTE PER CONTENERE LA SPESA PUBBLICA SENZA CHIEDERE SACRIFICI AI CITTADINI E PER RIATTIVARE LO SVILUPPO DEL SISTEMA PRODUTTIVO E RENDERLO IDONEO A SOSTENERE LA CONCORRENZA DEL Il Pratico Mondo per Edunet books MERCATO GLOBALE. ______________________________________________ 1 1) RIASSUNTO E CONCLUSIONI __________________________________________ 3 2) ANALISI DISAGGREGATA DELLA SPESA PUBBLICA.___________________________ 4 3) PROPOSTE._______________________________________________________ 5 3.1) RIDUZIONE DELLA SPESA PUBBLICA __________________________________ 5 3.2) PROMOZIONE DELLO SVILUPPO DELLE PMI ____________________________ 6 3.2.1) CHE COS’È JEREMIE ___________________________________________ 7 3.2.1.1) DESTINATARI _______________________________________________ 7 3.2.1.2) SETTORI DI MERCATO _________________________________________ 7 3.2.1.3) A CHI SI CHIEDE L’INTERVENTO __________________________________ 7 3.2.1.4) IMPORTO DEL FINANZIAMENTO __________________________________ 7 3.2.1.5) DURATA DEL PROGRAMMA ____________________________________ 8 3.2.1.6) COSA È, IN DEFINITIVA, IL JEREMIE _______________________________ 8 ALLEGATO 1 _____________________________________________________ 10 TABELLA DEI DATI DISAGGREGATI DEL DEBITO PUBBLICO (SECONDO ISTAT DEFLAZIONATI AL 2006) _______________________________________________________ 10

Proposte 18/04/2008

Studio di fattibilità

1) Riassunto e conclusioni 2) Si propone la riduzioneIlimmediata della spesa pubblica di circa 270 miliardi annui in modo Pratico Mondo per Edunet books definitivo 3) Si propone l’attivazione di un sistema di finanziamento (disponibile con fondi praticamente illimitati della Comunità Europea) per gli investimenti delle piccole e medie imprese accompagnato da un fondo di garanzia per ridurre la richiesta di garanzie reali da parte del sistema bancario. La prima proposta riguarda la privatizzazione, in forma locale o settoriale, del sistema assistenziale e previdenziale mediante l’assegnazione a compagnie di assicurazione delle attività previdenziali e assistenziali. Contemporaneamente si propone di girare le spese sanitarie sostenute in Italia dagli stranieri fatturandole ai relativi paesi di provenienza, così come avviene per i cittadini italiani che si curano all’estero. La seconda proposta riguarda la necessità di attivare il sistema Jeremie che è stato appositamente creato dalla Comunità Europea per l’adeguamento delle strutture produttive delle PMI con fondi (rotativi) praticamente illimitati con coperture della spesa che può arrivare quasi al 75% degli investimenti. Il sistema, mediante il fondo di garanzia associato, permette anche di ridurre notevolmente le garanzie reali che le banche richiedono per i finanziamenti integrativi.

Proposte 18/04/2008

Studio di fattibilità

2) Analisi disaggregata della spesa pubblica. Analizzando la spesa pubblica per macro settori si può stabilire quali sono le aree di maggior spesa e di maggiore incremento negli ultimi anni. Il Pratico Mondo per Edunet books

Il diagramma è il seguente (controlla anche la tabella in allegato):

Come si può vedere dai diagrammi le spese maggiori e di maggior incremento sono: 1) Spesa per protezione sociale passata da poco più di 100 miliardi a quasi 270 miliardi con l’ultimo incremento del governo Prodi. Questa spesa si divide in: spesa previdenziale per il 53% circa e spesa assistenziale per il 47% circa. 2) Spesa per servizi generali che è quasi completamente destinata al servizio del debito pubblico cumulato (interessi sul debito). Questa voce è cresciuta, ma non come le altre grazie alla riduzione dei tassi di interesse internazionale. 3) Sanità: la spesa è cresciuta notevolmente dalla fine degli anni ’90 ad oggi in concomitanza con l’incremento dei flussi migratori verso il nostro Paese. Una crescita fisiologica è da attribuire all’invecchiamento della popolazione e alle nuove tecnologie anche nel campo della prevenzione. Tuttavia una crescita che comporta il raddoppio dei costi sostenuti non può essere giustificata soltanto da queste cause anche in relazione alla politica di contrazione dei costi delle unità operative sostenuta da tutti i passati governi (accorpamento di ospedali, chiusura di strutture non economiche, ecc). 4) Istruzione. La spesa per l’istruzione è in leggera crescita negli ultimi anni con tendenza alla stabilizzazione 5) Affari economici: si tratta di una voce che ha avuto un’impennata nell’ultimo governo Prodi superando persino la spesa per l’istruzione ed è arrivata quasi a pareggiare la spesa sanitaria. Sarebbe opportuno chiarire l’origine di questa spesa e verificare la cause del brusco aumento. 6) Le altre spese saranno da verificare in un secondo momento perché non sono importanti per contenere la spesa pubblica.

Proposte 18/04/2008

Studio di fattibilità Va chiarito che la riduzione della spesa pubblica è importante non per le indicazioni della BCE che deve sostenere le opinioni fallimentari in base alle quali ha costituito il patto di stabilità di Maastricht. Infatti l’equazione di questi “maghi della finanza” era che contenendo il deficit statale si conteneva l’incremento della massa monetaria e quindi l’inflazione. Con ciò dimenticando che la massa monetaria è composta di tre parti di cui una sola dipende dal deficit pubblico. Se è vero che Il Pratico Mondo per Edunet bookspreponderanti rispetto alla massa potevano non rendersi conto che l’M2 e l’M3 potevano diventare monetaria creata dai deficit nazionali, ora che questo è chiaro non si capisce perché continuino a suonare la stessa musica dicendo che occorre contenere i salari altrimenti c’è inflazione. Sembra che non abbiano capito che il sistema del credito sta fabbricando massa monetaria che sfugge completamente al controllo della BCE. Non solo, siamo in presenza di una riduzione della crescita della massa monetaria provocata dal deficit di bilancio delle nazioni UE ed ad una contestuale crescita della massa M3 (quella complessiva) che ha superato il 13% a dicembre 2007 ed è ora attestata al 10,5%. La riduzione della spesa pubblica è invece importante perché, come dimostrano i guasti del governo Prodi e Padoa Schiappa l’uso di risorse per alimentare la struttura dello stato fino a rastrellare quasi il 50% del PIL determina una contrazione delle risorse necessarie allo sviluppo dell’apparato produttivo che è stato martoriato dalla BCE, dalla FED, dalla politica fiscale del governo italiano e dalle decisioni e dall’impreparazione della maggior parte del sistema bancario italiano.

3) Proposte. 3.1) Riduzione della spesa pubblica 1) Riduzione della spesa pubblica per previdenza e assistenza. Per questa iniziativa occorre smontare una lobby di potere organizzato che gestisce 1/3 della spesa pubblica italiana e la fa crescere senza controllo. Si tratta del sistema vetero sindacale del Paese che era nato per sostenere le lotte e le rivendicazioni dei lavoratori italiani ed è divenuto fin dagli anni ’70 il sicario del declino industriale dell’Italia ed è stato il maggiore azionista della riduzione del reddito dei lavoratori. Occorre quindi sostituire tutti i dirigenti (ex sindacalisti) degli enti previdenziali ed assistenziali sostituendoli con manager con un compito specifico: definire le parti in cui questi enti possono essere divisi (per tipo di attività, territorialmente, o in altro modo). La scelta territoriale può essere valida, ma ritengo che le peculiarità di settore economico e/o professionale dovrebbero essere comunque mantenute. L’importante che vengano frazionati in modo sostanziale (anche in oltre 100 unità per ogni ente). Quindi occorre effettuare la privatizzazione di questi enti assistenziali e previdenziali con una gara a cui dovranno partecipare società assicurative con requisiti idonei di solidità e validità gestionale. Per fornire la base patrimoniale per le pensioni e le attività assistenziali, visto che i versamenti dei cittadini sono stati usati per tutt’altro scopo, occorrerà fornire un patrimonio basato sui beni dello Stato che si intendeva mettere in vendita. Così, con un solo gruppo di gare, si ridurrebbe la spesa pubblica di ben 270 miliardi e l’incremento della spesa per gli anni futuri sarà a carico delle società assicurative che gestiranno l’attività. Il motivo della necessita di dividere in molte parti il complesso assistenziale e previdenziale è, come ovvio, legato alla maggiore stabilità del sistema che così è più facilmente controllabile. Dipende, inoltre, dalla possibilità di costituire, con costi molto contenuti, un sistema di garanzia in caso di default di una singola assicurazione. Proposte 18/04/2008

Studio di fattibilità E’ necessario per evitare che si riproponga, in forma privata, una lobby economica che abbia una capacità di gestire una spesa pari ad 1/3 dell’intera spesa pubblica e quindi in grado di determinare le politiche dei governi. Basta vedere come nella passata legislatura si siano divisi i posti importanti gli ex sindacalisti. Sarebbe un bel risultato ridurre, in forma definitiva, in un paio d’anni la spesa pubblica di questi 270 miliardi. Il Pratico Mondo per Edunet books 2) Per la sanità occorre stabilire che si applichi agli stranieri la stessa regola che vale per gli italiani che si curano all’estero le cui spese di cura sono riversate sul nostro SSN direttamente o indirettamente. In altri termini se uno straniero viene curato nelle nostre strutture pubbliche si dovrà procedere alla fatturazione delle spese allo stato di origine comunitario o extra comunitario, se non sono iscritti al nostro SSN per attività di lavoro o di studio. Questo anche per evitare che i cittadini italiani siano costretti a curarsi privatamente o non ricevano assistenza in quanto le nostre strutture ospedaliere sono dimensionate per i residenti e devono sostenere, in particolare nei pronto soccorso, un afflusso eccessivo per il dimensionamento del servizio. Inoltre questo farebbe da ostacolo alla tendenza di molti paesi ad inviare presso di noi persone di cui si vogliono liberare. Naturalmente deve essere escluso il caso dei rifugiati a cui dovrebbe essere data la possibilità di lavorare e comunque sarebbero iscritti in un settore (privatizzato e quindi con costi sotto controllo) del sistema assistenziale. A questo punto se anche la spesa sanitaria dovesse crescere sarebbe solo nell’interesse dell’utenza pagante e senza carico per la spesa pubblica. Questi due interventi, unitamente alla scoperta del perché è aumentata a dismisura la spesa per affari economici permette di stabilizzare la spesa pubblica nei prossimi anni e nel contempo di ridurre il fabbisogno dello Stato per liberare risorse per lo sviluppo. Una importante iniziativa da fare immediatamente con Bruxelles è di richiedere lo scorporo dal conteggio del deficit delle spese per investimenti. Infatti ormai è chiaro che il deficit al 3% rappresenta solo una regola inadeguata e che nulla ha a che vedere con la stabilità. L’eccezione prevista per la spesa per investimenti, al contrario, creando sviluppo, determina un aumento dell’attività e del reddito e con ciò ha automaticamente un effetto di stabilizzazione anche della moneta (si tratta di controvalore di massa monetaria). Occorre far conoscere al pubblico che è una falsità ideologica sostenere che l’aumento dei salari innesca effetti inflattivi, almeno in questo contesto economico. La riduzione del valore monetario dei salari in Italia ha avuto solo l’effetto di ridurre lo sviluppo, anche per l’effetto perverso del rastrellamento di tutte le risorse da parte del governo per fare spesa statale improduttiva. Con questa maggioranza il governo può riuscire a fare questa riforma non impopolare, anche se sarà duro sconfiggere una lobby economicamente così potente come quella dei sindacati (ex sindacati dei lavoratori, ora sindacati in conto proprio). Se queste iniziative non si faranno ovvero si chiederanno ancora sacrifici agli italiani alle prossime elezioni non sarà possibile respingere l’opposizione con argomenti validi. Si andrà, in questo caso, verso una crisi di dimensioni non prevedibili.

3.2) Promozione dello sviluppo delle PMI Altro elemento importante per riprendere la strada dello sviluppo è di attivare gli strumenti e i finanziamenti previsti dalla UE per la crescita dell’economia, in particolare per le piccole e medie imprese che sono le nostre principali strutture produttive. Proposte 18/04/2008

Studio di fattibilità In particolare occorre attivare al più presto lo strumento Jeremie che mette a disposizione delle PMI circa 11 miliardi di euro per investimenti destinati al rinnovamento del nostro sistema produttivo (è quello che fa la maggior parte del PIL). Occorre imporre alle regioni l’immediata sottoscrizione della convenzione con il FEI e l’immediata organizzazione del sistema operativo per l’attivazione dello strumento e dei fondi di garanzia. per Edunet booksi fondi BEI in associazione ai Occorre che venga richiamataIlallePratico bancheMondo l’importanza di fornire fondi comunitari portando la copertura degli investimenti a circa il 74%. Se questo strumento non sarà adeguatamente utilizzato per l’adeguamento alla concorrenza del nostro sistema produttivo, al termine di questa recessione saremo definitivamente fuori dalla pattuglia di testa dei paesi sviluppati ed i problemi di deficit si allargheranno e il nostro futuro sarà molto buio.

3.2.1) Che cos’è Jeremie 3.2.1.1) Destinatari I finanziamenti previsti dal programma Jeremie sono destinati alle piccole e medie imprese ed alle micro imprese secondo la corrente definizione prevista dall’UE e recepita dal decreto del Ministero delle Attività Produttive del 18/4/2005.

3.2.1.2) Settori di mercato Si possono richiedere per la realizzazione di investimenti fissi in tutti i settori produttivi, del commercio e del turismo ad eccezione dei settori esclusi dal regolamento FESR per cui si dovrà fare riferimento alle discipline emanate in merito dalle singole Regioni. Le eccezioni sono le stesse utilizzate per la legge 488/92. Copertura geografica: tutti i 27 stati membri; in Italia si applica all’intero territorio nazionale senza esclusioni. Potranno essere definiti dai singoli Paesi o dalle Regioni dei settori prioritari (ad es. ICT, biotecnologie, o altri settori tradizionali).

3.2.1.3) A chi si chiede l’intervento La partecipazione al capitale e la garanzia sul finanziamento BEI devono essere richieste all’Ente finanziario nominato dalla Regione e che ha stipulato l’accordo con il FEI - Fondo Europeo per gli Investimenti – Lussemburgo, designato dalla Commissione di Bruxelles quale Agente generale per il Jeremie nei 27 Paesi dell’Unione Europea.

3.2.1.4) Importo del finanziamento Per le micro imprese il finanziamento ha un limite di 25.000 euro. Per le pmi non esiste un limite specifico, in quanto è basato sull’importo dell’investimento. Il finanziamento è costituito da una quota di partecipazione al capitale di rischio dell’azienda richiedente e da un finanziamento concesso da una Banca con fondi della BEI provenienti da un prestito globale. A questo finanziamento è collegato, sempre nel contesto del Programma Jeremie, un fondo che garantisce alla banca concedente il recupero del credito per una quota molto elevata del rischio complessivo.

Proposte 18/04/2008

Studio di fattibilità La quota di partecipazione al capitale dipende dalle direttive, impartite delle singole regioni all’Ente finanziario gestore, che possono disporre maggiori partecipazioni in particolari settori di specifico interesse. L’entità complessiva dei finanziamenti non è definibile a priori in quanto dipende da molti fattori Il Pratico Mondo per Edunet books come: 1) I regolamenti regionali sulle attività considerate prioritarie; 2) L’importo dell’investimento; 3) L’importo della quota di partecipazione al capitale che dipende da diverse valutazioni, con particolare riguardo al settore ed alla validità dell’investimento; 4) La quota di prestito su risorse BEI che le banche sono disposte a concedere agli investitori, tenuto conto anche del fattore favorevole dipendente dal sistema di garanzia previsto dal Jeremie. Un piano finanziario, ad esempio, potrebbe essere, nella migliore delle ipotesi, così strutturato: - Quota di capitale proveniente dall’impresa: 26 % del costo del progetto - Quota di capitale JEREMIE: 24 % del costo del progetto - Mutuo BEI: 50% c.s. La partecipazione al capitale di rischio potrà essere restituita anche a lungo periodo.

3.2.1.5) Durata del programma Il sistema è operativo in Europa dal 2007 al 2013 con erogazioni finali degli ultimi progetti entro il 2015. L’importo dei capitali messi a disposizione dalla UE è di 11 miliardi di euro per i 27 paesi della Comunità nei 7 anni di validità del programma. Il rimborso delle quote di capitale costituirà un fondo rotativo che andrà ad implementare il fondo inizialmente stanziato. Ad una parte di queste risorse possono sostituirsi eventuali contributi a fondo perduto provenienti dal Plurifondo UE 2007-2013, tuttavia tenendo presente che il capitale d’impresa deve essere sempre presente per una quota consistente (25-26 %).

3.2.1.6) Cosa è, in definitiva, il Jeremie Il significato del nome è: Joint European REsources for MIcro to medium Enterprises’. Come già detto, gli Enti Comunitari operanti sono principalmente il FEI e la BEI (Banca Europea per gli Investimenti). I riferimenti per le imprese, in Italia, sono le singole Regioni e la struttura finanziaria scelta dalle Regioni per gestire i fondi del FEI. Per i finanziamenti BEI occorre rivolgersi alle Banche Italiane che hanno la disponibilità delle risorse BEI. Allo stato attuale il sistema agevolativo Jeremie è già operativo a livello comunitario . In Italia deve essere perfezionato attraverso la stipula di opportune convenzioni tra il FEI e gli intermediari finanziari individuati dalle singole regioni (anche finanziarie regionali). La Lombardia, tramite Finlombarda, ha già perfezionato la convenzione con il FEI. Altre Regioni hanno individuato l’Ente intermediario e stanno per sottoscrivere la relativa convenzione.

Proposte 18/04/2008

Studio di fattibilità Il FEI, giova ripeterlo ad ulteriore chiarimento, non opera direttamente, ma solamente tramite gli Organismi Finanziari individuati dalle Regioni ed approvati dallo stesso FEI (un Organismo finanziario per ciascuna Regione). Per le micro imprese la partecipazione al capitale, come già detto, si limita ad un massimo di 25.000 euro e può sostenere investimenti che le banche non sono disponibili a dare a questo tipo di imprese per ragioni di scarso interesse.Il Pratico Mondo per Edunet books Possono essere finanziate anche nuove imprese con prestiti subordinati erogabili, dopo costituzione, nel corso dello sviluppo del progetto di investimento.

Proposte 18/04/2008

Studio di fattibilità

Allegato 1 Tabella dei dati disaggregati del debito pubblico (secondo ISTAT deflazionati al 2006) Il Pratico Mondo per Edunet books

Proposte 18/04/2008

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