dell' autentica capacità di amare si rivela infatti, nel nostro tempo, l' arma più adatta e più efficace per scacciare Dio dall' uomo, per allontanare Dio dallo sguardo e dal cuore "Anche nella generazione dell' uomo". dei figli il matrimonio riflette il suo modello divino, l' amore di Dio per l' uomo. Nell' uomo e nella donna la paternità e la maternità, come il corpo e come l' amore, non si lasciano circoscrivere nel biologico: la vita viene data interamente solo quando con la nascita vengono dati anche l' amore e il senso che rendono possibile dire sì a questa vita. Proprio da qui diventa del tutto chiaro quanto sia contrario all' amore umano, alla vocazione profonda dell' uomo e della donna, chiudere sistematicamente la propria unione al dono della vita, e ancora più sopprimere o manomettere la vita che nasce". Non bisogna dimentica inoltre che: "L' edificazione di ogni singola famiglia cristiana si colloca nel contesto della più grande famiglia della Chiesa, che la sostiene e la porta con sé". Benedetto XVI ha affermato che: "Da tutto ciò scaturisce una conseguenza evidente: la famiglia e la Chiesa, in concreto le parrocchie e le altre forme di comunità ecclesiale, sono chiamate alla più stretta collaborazione per quel compito fondamentale che è costituito, inseparabilmente, dalla formazione della persona e dalla trasmissione della fede". "Oggi un ostacolo particolarmente insidioso all' opera educativa è costituito dalla massiccia presenza, nella nostra società e cultura, di quel relativismo che, non riconoscendo nulla come definitivo, lascia come ultima misura solo il proprio io con le sue voglie, e sotto l' apparenza della libertà diventa per ciascuno una prigione, perché separa l' uno dall' altro, rendendo ciascuno a ritrovarsi chiuso dentro il proprio ' io' . Dentro a un tale orizzonte relativistico non è possibile, quindi, una vera educazione: senza la luce della verità; prima o poi ogni persona è infatti condannata a dubitare della bontà della sua stessa vita e dei rapporti che la costituiscono, della validità del suo impegno per costruire con gli altri qualcosa in comune. È chiaro dunque che non soltanto dobbiamo cercare di superare il relativismo nel nostro lavoro di formazione delle persone, ma siamo anche chiamati a contrastare il suo predominio distruttivo nella società e nella cultura".
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Il legame che unisce l’Azione Cattolica al Papa è antico come l’associazione nel senso che fin dalle origini la Società della Gioventù Cattolica, primo nucleo dell’Azione Cattolica Italiana, aveva posto la fedeltà al successore di Pietro, la “nota petrina”, tra i punti fondamentali del proprio programma. Erano tempi diversi e quella fedeltà si esprimeva in una vicinanza non solo all’insegnamento, ma alla stessa figura fisica del Papa. Nell’occasione della traslazione della salma di Papa Mastai, quei giovani furono vicini al feretro nel momento delle contestazioni massoniche che minacciavano addirittura di gettare la salma nel Tevere. Data fin d’allora la consuetudine di vegliare il feretro del Pontefice scomparso; una tradizione continuata lungo i decenni, nella quale si aggiunsero via via anche i nuovi rami che andavano nascendo sulla pianta dell’Azione Cattolica: in particolare ai giovani si affiancarono le giovani e gli uomini. Si legge ad esempio nel Bollettino ufficiale dell’associazione nel numero del marzo 1939: “Nell’ore silenti della notte, nella solenne penombra del massimo tempio, l’Azione Cattolica ebbe il grande conforto di essere ammessa [ …] a vegliare e a pregare dinanzi alla venerata salma. Non era più la moltitudine, ma piccole rappresentanze, primi fra tutti gli Assistenti Centrali, con alcuni Giovani e Uomini di AC, i Presidenti e le Presidenti Centrali”. In molti casi il Presidente dell’AC veniva ammesso nella camera stessa del Pontefice defunto. Fu così per la morte di Pio XI: “il Presidente Generale si recava a pregare presso la Venerata Salma del S. Padre, mentre ancora giaceva sul letto, dove aveva tanto sofferto” e nel 1958 in occasione della morte di Papa Pacelli quando “dopo che i Prelati della Camera Apostolica avevano redatto il documento ufficiale di morte, i dirigenti centrali dell’Azione Cattolica hanno avuto il ‘singolare privilegio’di sostare in preghiera e in raccoglimento nella disadorna camera dove Pio XII, spirato nella notte, giaceva composto sul letto della sua agonia stringendo tra le mani il crocifisso e la corona del rosario”] Una tradizione ripetuta anche con gli ultimi Pontefici del ‘900, ed oggi con Giovanni Paolo II, a ricordare, pur nel mutato scenario dell’associazionismo laicale e della geografia ecclesiale, il senso di una dedizione e di una fedeltà coerentemente costruita lungo gli anni dall’ACI e oggi resa ancora più “cattolica” da un’AC presente in molte nazioni del mondo con una comune identità associativa conciliare, più volte richiamata e incoraggiata da Giovanni Paolo II. Stare lì è un servizio, una grazia, un gesto della nostra fedeltà alla Ernesto Preziosi (vice presidente ACI) Chiesa.
pro manuscripto
Anno VIII - Luglio 2005 - n. 7
Bollettino Mensile della Parrocchia Cuore Immacolato di Maria - Silvi Marina
&,5&2/2«9,578262 Se avete partecipato, nella nostra parrocchia, all’amministrazione delle SS. Cresime negli ultimi due anni, siete rimasti sicuramente colpiti dalle omelie di Monsignor Di Filippo. Sia quando parla che quando scrive, don Ettore spazia nel tempo e tra i vari continenti con simpatia e arguzia, e come tutti gli anziani, a volte sembra perdere il filo del racconto. Lo “stile” un po’ caotico, di tante cose raccontate in modo apparentemente sconnesso penso esprima tutta la ricchezza della vita cristiana! Perché ciò che confonde il racconto del nostro anziano vescovo non è un difetto senile ma piuttosto lo sguardo stupito e attento a tutto, è l’intelligenza vivida e recettiva, la sovrabbondanza di entusiasmo che spesso fa balbettare i bambini quando con la bocca che parla non ce la fa a stare dietro a tutto ciò che la mente e il cuore vorrebbero esprimere. E’ la pienezza della vita di grazia, è la misura pigiata scossa e traboccante che fa ritornare un anziano, bambino. A tal proposito dando uno sguardo d’insieme alla vita della nostra comunità si rischia con degli occhi poco attenti di vedere tante piccoli insignificanti momenti scollegati tra loro. Perdonerete allora ma solo guardando insieme, tutte le cose belle che ci avvengono si coglie il “circolo virtuoso” che ruota intorno al centro unico e vitale dell’esistenza, Dio Padre e Creatore della vita, il Suo Amore, il Suo Figlio Gesù Cristo. E’ il Signore che collega e significa la vita di tutti i fratelli di una comunità, in uno scambio reciproco di servizio dato e ricevuto. Ed è ovvio che è quanto si dice negli Atti degli Apostoli che si fa Parola viva. Jennett e Giulio Maria, due ragazzi che quest’anno hanno chiesto di ricevere i sacramenti e diventare cristiani, per loro scelta, senza che i loro genitori li abbiano specificatamente guidati in questo cammino sono per
tutti noi un segno grande e bello perché è inequivocabile… “il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati” (Atti 2,48). Poi tanti bimbi sono nati e nasceranno nei prossimi mesi; ed ogni vita che Dio continua donare è un miracolo che si rinnova, ed è il segno del Suo amore. Oltre a questo “niente di nuovo sotto il sole” d’estate potremmo dire… anche i ricchi piangono, oltre che i poveri ma noi, i santi invece gioiamo, perché il Signore Gesù e qui con noi. Lo sguardo del santo, l’abbiamo riconosciuto tutti (santo subito!), è quello di Giovanni Paolo II , critico, interessato ma mai privo di speranza, di fede, di carità. Mai privo della gioia di chi sa che è già stato salvato. “Paolo mesto”, ha chiamato ironicamente qualcuno Paolo VI, che pure ha avuto a che fare con problemi non da poco durante il suo pontificato, ci ha lasciato l’esortazione apostolica “Gaudente in Domino” per invitarci alla gioia cristiana tra le mille e difficili incombenze che ci occupano. Perciò mentre continuiamo nella nostra parrocchia a celebrare, nel quindicesimo anno dalla nascita, un Sinodo, non perdiamo mai questa consapevolezza; che già solo il fatto di averci costituiti come famiglia, di continuare a donarci nuove creature, di averci dato un pastore che celebra i sacramenti per noi e con noi, è la grazia che ci
Il 6 Giugno 2005 nella Basilica di San Giovanni in Laterano, Papa Benedetto XVI ha inaugurato un Convegno Diocesano promosso dalla Diocesi di Roma sul tema: "Famiglia e comunità cristiana: formazione della persona e trasmissione della fede". Benedetto XVI ha presentato alcune riflessioni sul significato che il matrimonio e la famiglia rivestono nel disegno di Dio, Creatore e Salvatore. Il fondamento antropologico della famiglia. Partendo dall' idea che "l' uomo è creato ad immagine di Dio, e
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Quanto accaduto in Spagna, dove una legge approvata pochi giorni fa permette il “matrimonio” tra persone dello stesso sesso e… anche la possibilità di “adottare” bambini (come già in Canada, Olanda e Danimarca) ci ha sconcertato. Così, come coppia (senza “scomodare” il Concilio o una Enciclica), ci siamo sentiti spinti a “ricercare” qualcosa che ci ri-confermasse le strade da percorrere nella vita matrimoniale. Cercando nello studio ci è capitato tra le mani la biografia di una persona che conosciamo bene e che vorremmo presentarvi. Igino Giordani (1894 -1980), storico, scrittore cattolico, politico, ecumenista e patrologo, laico sposato con quattro figli, (il 6 giugno 2004 si è aperto il Processo di Beatificazione) attraverso la scoperta di Dio Amore, aderì con tutto se stesso al Movimento dei Focolari e dedicò tutta la sua vita all’impegno nella difesa della famiglia, nella sua vocazione all’amore quale “piccola chiesa”. Vorremmo riportare in questo articolo alcune sue frasi dette in occasione di incontri per famiglie e fidanzati, che ci sembrano particolarmente adatte per meditare su ciò che veramente la famiglia è nel disegno di Dio per noi cristiani. ...“L’uomo e la donna, per le nozze, non sono più due ma uno. Dividersi, dopo una tale unificazione, vuol dire uccidersi, svenandosi. E’la morte. Perché l’unione coniugale si conservi, non c’è altra corrente coesiva che l’amore: ma un amore che viene dall’amore di Dio, superiore alle vicende della natura e agli umori degli uomini. Se guardo alla mia vita, posso dire che il matrimonio riesce nella misura in cui realizza questo amore. Il suo valore sta prima di tutto in questo, e non nei titoli bancari, nel benessere, nel successo, e neppure nell’aspetto prestante e gradevole. Diventa tomba dell’amore quando, esaurite le attrazioni fisiche scambiate per amore, viene meno lo spirito che lo vivifica.
Volersi ogni giorno più bene, non far caso ai difetti, non far caso ai torti, perdonare sempre, tornare sempre ad amarsi… Allora la vita diventa una gioia. Mentre l’indifferenza, l’egoismo, a che servono? Servono a creare l’inferno in terra. Due sposi che perdono tempo a non amarsi, sono due creature che perdono tempo a morire. Se invece si amano, Dio passa tra di loro. Ecco come la casa diventa una casa di felicità, pur in mezzo alle prove più grandi». …la famiglia nasce dal matrimonio, che non è una festa per fare un pranzo o un viaggio, e poi cominciare a litigare per l’eredità, cominciare con le bizze, i rancori, la distruzione dell’unità. Ma è un sacramento, niente di meno: un sacramento di cui noi coniugati siamo i sacerdoti: Fidanzato e fidanzata sposandosi sono i sacerdoti che amministrano questo grande sacramento. (1979). …il matrimonio è la realizzazione dell’amore e l’amore, dice il Concilio, l’amore legittimo degli sposi è assunto nell’amore divino, cioè fa parte dell’amore della Santissima Trinità. Quando noi sposi in famiglia ci amiamo è la santissima Trinità che vive in noi, noi viviamo la vita di Dio. Quindi la vita di famiglia è un sacerdozio, è la vita sacra e la nostra casa è un tempio come la cattedrale più bella di questo mondo. La famiglia attua la rivoluzione più grande, Dio è amore e la famiglia è amore, è fatta per l’amore ed è l’amore che genera la vita, la vita cresce perchè tra uomini e donne c’è l’amore che li avvicina, li unisce. L’amore compie attraverso gli sposi la funzione creatrice di Dio. Dio si serve degli sposi per creare la vita nel mondo (1971). …Anche nella famiglia cristiana non mancano difficoltà e dolori, ma l’amore risolve il dolore in redenzione, ne fa materia prima della santità. In questo scrigno sacramentale che è il matrimonio, il
Dio stesso è amore", il Santo Padre ha spiegato che per questo motivo "la vocazione all' amore è ciò che fa dell' uomo l' autentica immagine di Dio: egli diventa simile a Dio nella misura in cui diventa qualcuno che ama. Da questa fondamentale connessione tra Dio e l' uomo ne consegue un' altra: la connessione indissolubile tra spirito e corpo". "La totalità dell' uomo" - ha proseguito il Pontefice - "include infatti la dimensione del tempo, e il ' sì'dell' uomo (...) significa ' sempre' , costituisce lo spazio della fedeltà. Solo all' interno di esso può crescere quella fede che dà un futuro e consente che i figli, frutto dell' amore, credano nell'uomo. La libertà del ' sì'si rivela dunque libertà capace di assumere ciò che è definitivo: la più grande espressione della libertà non è allora la ricerca del piacere, (...) è invece la capacità di decidersi per un dono definitivo, nel quale la libertà, donandosi, ritrova pienamente se stessa. In concreto, il ' sì'personale e reciproco dell' uomo e della donna (...) è destinato al dono di una nuova vita. Perciò questo ' sì' personale non può non essere un ' sì'anche pubblicamente responsabile, con il quale i coniugi assumono la responsabilità pubblica della fedeltà". Papa Benedetto XVI ha ribadito inoltre che: "Le varie forme odierne di dissoluzione del matrimonio, come le unioni libere e il ' matrimonio di prova' , fino allo pseudo-matrimonio tra persone dello stesso sesso, sono invece espressioni di una libertà anarchica, che si fa passare a torto per vera liberazione dell' uomo. Una tale pseudo-libertà si fonda su una banalizzazione del corpo, che inevitabilmente include la banalizzazione dell' uomo. Il suo presupposto è che l' uomo può fare di sé ciò che vuole: il suo corpo diventa così una cosa secondaria, manipolabile dal punto di vista umano, da utilizzare come si vuole. Il libertinismo, che si fa passare per scoperta del corpo e del suo valore, è in realtà un dualismo che rende spregevole il corpo, collocandolo per così dire fuori dall' autentico essere e dignità della persona". . Il Papa ha ricordato che: "La rivelazione biblica, (...), è anzitutto espressione di una storia d' amore, la storia dell' alleanza di Dio con gli uomini: perciò la storia dell' amore e dell' unione di un uomo ed una donna nell' alleanza del matrimonio ha potuto essere assunta da Dio quale simbolo della storia della salvezza". "E come l' incarnazione del Figlio di Dio rivela il suo vero significato nella croce, così l' amore umano autentico è donazione di sé, non può esistere se vuole sottrarsi alla croce". Il Santo Padre, enumerando alcune tendenze negative che si oppongono al "legame profondo tra Dio e l' uomo, tra l' amore di Dio e l' amore umano", ha affermato che: "Lo svilimento dell' amore umano, la soppressione
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sacrificio che mai manca, le lacrime, la fatica di ogni giorno, pene ed ansie, saranno distillazioni di valore sovrumano buttate nella pattumiera, se manca nei componenti la coscienza sociale e sacramentale della famiglia come piccola chiesa. Coscienza che permette di convogliare tutto quel tesoro di patimenti verso il deposito dei valori, con cui, completando le sofferenze di Cristo, si edifica la Chiesa. E la stessa gioia, la stessa sanità morale, le energie in gran parte andranno perdute sino a che non si convogliano nell’alveo della Chiesa, sicchè tutto il corpo in cui si è scompaginati ne tragga beneficio: Cioè noi viviamo per noi e per la Chiesa, che è la famiglia più grande. (1973). ….Voi sposi, amandovi tutta la vita, vivete una gioventù perenne, perché l’amore non ha niente a che fare con la vecchiaia, con la musoneria, con la tristezza; l’amore risolve sempre in gioia. Magari ci saranno giorni di prova, ma alla fine vince. L’amore vince tutti gli ostacoli e vince anche la tristezza, la noia, perché sostituisce la gioia alla noia. Vince anche la vecchiaia: con l’amore non si può diventar vecchi: In realtà vivendo questo spirito non si ha tempo, non si ha modo di invecchiare. (1976).
garantisce il “successo”; cadere nella logica tutta terrena dei numeri, delle apparenze, del perbenismo, del giudizio, dello scoraggiamento è come dice Gesù, mettere una toppa di tessuto grezzo su un vestito vecchio, che produce uno strappo ancora peggiore. Animo allora; proseguiamo con i lavori essendo positivi e propositivi. E con un dono in più! Ogni giovedì in questi mesi di luglio e agosto il Signore ci aspetta per ascoltarLo e lasciarci ristorare da Lui. Per noi “indigeni” che in vacanza non siamo, per voi turisti, che desiderate riposare l’invito è lo stesso, tenere fissi i nostri cuori la dove è la vera gioia,… in Dio!