2006 Luglio

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pro manuscripto

quel momento mio figlio è

giunge con la notizia della morte per AIDS

diventato padre per me ed

di un attore amico di Mario. Provo una

io sua figlia. Ho aderito im-

stretta al cuore per non essere riuscita a

mediatamente alle sue pa-

rivederlo, ma vado al funerale e, attraver-

role in conformità piena al

so le parole dell’omelia del celebrante,

suo essere. Ora, mamma, ti

colgo che si è lasciato condurre fino a Dio

chiedo di prendere un regi-

per mano di quel sacerdote.

stratore per incidere un sa-

Sento dentro tanta pace e mi trovo al mio

luto ai

arti-

posto tra quella gente, mentre l’amica che

sti” (Mario era uomo di tea-

mi accompagna mi fa notare il suo disa-

tro, aveva frequentato la

gio. E’ grande l’eredità che mio figlio e

scuola di Sthreler a Milano)

mio marito mi hanno lasciato, con la cer-

“Fammi da cassa di riso-

tezza che niente resta infecondo di ciò

nanza, come tu fossi loro”.

che nasce dall’amore di una famiglia e

Sul mio silenzio, Mario ha

dalla tensione di essere sempre famiglia

dato ai suoi amici artisti

per tutti”.

l’ultimo saluto per dire loro

La testimonianza di Elda Pardi, responsa-

che Dio è Amore, che Dio ci

bile della cittadella di Loppiano, dove si

ama

In

sta svolgendo il family-point, ci sembra

quel momento è nata in me

non abbia bisogno di commenti, in quanto

una nuova maternità, come

lei ci mostra concretamente

se mio figlio mi volesse ma-

riuscita bene a vivere la fecondità spiri-

dre di tutto il mondo.

tuale.

Quegli amici mi cercano

Vorremmo solo dire che in questo mondo

tuttora! Uno mi confida,

in gran parte “freddo e disincantato, ni-

sicuro di essere capito, il

chilista e vuoto, arido e avvelenato” non

suo contrastato progetto.di

sono forse questi i modelli che noi cristia-

ricostruzione di un antico

ni dovremmo imitare per poter dare ra-

teatro in una città del nord

gione della nostra fede?

miei

amici

immensamente.

Italia. Un altro, mesi fa, mi rag-

come

sia

Loreto Mariani

Anno IX - Luglio 2006 - n. 7

Bollettino Mensile della Parrocchia Cuore Immacolato di Maria - Silvi Marina

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La Pastorale Giovanile della nostra Forania di Atri, Silvi e Pineto ha organizzato una speciale giornata di convivenza per i giovani, che si è svolta domenica 9 luglio, nel convento di S. Maria del Paradiso a Tocco da Casauria. Nelle intenzioni degli organizzatori c’era il desiderio di “ravvivare la fiamma di entu-

siasmo accesa a Colonia” e di tenere vivo il ricordo delle arricchenti esperienze fatte nell’agosto dello scorso anno alla XX Giornata Mondiale della Gioventù. Nonostante la GMG di quest’anno sia già stata celebrata nelle diverse chiese locali lo scorso 9 aprile, questo incontro è stato fortemente voluto dai giovani della forania: un momento davvero edificante in cui abbiamo condiviso le nostre esperienze e abbiamo rinsaldato il rapporto d’amicizia che si è instaurato tra di noi. Per nulla intimoriti dal caldo e dall’irrefrenabile voglia di un tuffo tra le onde, siamo partiti in 17, guidati da don Giuseppe Bonomo, parroco di Casoli di Atri e responsabile della Pastorale Giovanile foraniale. A lui sono molto legata perché per cinque anni è stato il mio insegnante di religione al liceo di Roseto: poterlo rivedere è stato quindi per me motivo di grande gioia. Le ore sono trascorse in un clima di serenità e pace: qualche canto, un buon panino consumato nel giardino retrostante il convento, e tanta letizia nella comunione fraterna. Nella tarda mattinata, subito dopo aver celebrato le lodi, abbiamo letto il messaggio del Papa per la GMG di quest’anno, sul tema “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”. Dal piccolo

confronto che ne è seguito, sono venute fuori delle riflessioni molto interessanti: l’urgenza di “costruire la vita su Cristo, accogliendone con gioia la parola e mettendone in pratica gli insegnamenti”, perché questo è quello che Lui ci chiede ed è questo quello che inconsapevolmente il mondo si aspetta da noi; l’importanza di amare e seguire la Chiesa, non come formale istituzione, ma come luogo privilegiato dell’incontro con il Signore che indica agli uomini il cammino della vera felicità; la necessità di acquistare dimestichezza con la Bibbia, bussola che addita la strada da seguire e strumento per imparare a conoscere Cristo. E’ urgente che i giovani che “graziosamente” hanno incontrato il Signore Gesù sappiano trovare, nel sostegno delle rispettive comunità e nell’accorata meditazione della Parola di Dio, la forza di coinvolgere tanti amici “nel pellegrinaggio spirituale delle nuove generazioni verso Cristo”. Questo, senza il timore di non essere compresi o di essere rifiutati; ce lo ha detto lo stesso Gesù proprio nel Vangelo di quella domenica: “un profeta non è disprezzato che nella sua patria”. Questo invito ad essere nel mondo “apostoli radicati nella parola di Cristo” ci è stato rivolto anche da don Giuseppe nell’omelia della celebrazione eucaristica: un momento prezioso in cui tutti, al di là dell’iniziale imbarazzo (molti di noi neppure si conoscevano!), ci sia-

co

mo impegnati per lodare il Signore nella gioia. Al termine di questo mio articolo, mi sembra bello proporvi una riflessione, che è il sunto della nostra esperienza di giovani cristiani e che ci ha guidato lungo tutta questa intensa giornata. Il desiderio più profondo dell’uomo è quello di essere pienamente felice, una felicità che consiste, nella sua forma ultima e definitiva, nell’amare ed essere amati. Questo amore può scaturire da una sola sorgente, l’incontro con Cristo, perennemente presente nella sua Chiesa e nel volto di ogni fratello. A noi, giovani del terzo millennio, spetta il compito di trovare, nella costante comunione con Lui, la forza di proclamare il Vangelo sino agli estremi confini della terra. Enrica Mariani

quasi

dicendomi

t acit ament e:

tecnici e non è mai mancata,

“Continua a vivere senza ripiegarti su te

anche con loro, una profonda

stessa, sul tuo dolore: ti lascio libera;

intesa e non solo sotto l’a-

usa bene di questa libertà”. Dal pieno

spetto professionale.

abbraccio con quel dolore, su quel di-

I figli non sono nostri

stacco, è fiorito un nuovissimo e purissi-

Vorrei aggiungere ancora due

mo rapporto d’amore: ancora vita, nuo-

parole sull’esperienza vissuta

va fecondità!

con mio figlio Mario, morto di

Negli anni seguenti mi sono trovata a

tumore qualche anno dopo il

svolgere compiti mai eseguiti prima di

papà. E’ il Natale del 1995 e

allora: mi sono interessata di problemi

la famiglia è tutta riunita in-

nuovi per me; ho dato tutta me stessa,

torno a Mario: forse sono i

usando la libertà che Alfredo m’aveva

suoi ultimi giorni di vita e

donato, nella partecipazione attiva alla

dobbiamo

costruzione della cittadella di Loppiano.

bambini troppo piccoli per

Ho curato rapporti con amministratori e

capire di non potersi più but-

allontanargli

i

tare con slancio tra le sue braccia. In quei giorni rimango sola con Mario. Avverto che mi vuole aprire il cuore: penso che forse vuole affidarmi i suoi figli, parlarmi di sua moglie...Con un meraviglioso sorriso Mario mi dice che l’esperienza di quel Natale, per lui, è racchiusa in poche parole: “I figli non sono nostri, ma appartengono a Dio. Mamma, io sento una grande pace; vedrai come Dio Padre penserà a loro! ”In

anche qualche giorno fa con una

bontà della sua vita.

persona con cui avevo perso il con-

Con Alfredo

tatto. E’ una donna matura quella

Sento tanta riconoscenza anche

che mi si presenta davanti.

per mio marito, per il clima che

Eravamo vicine di casa quando ave-

sapeva creare con le persone che

vo i figli piccoli e lei era una signori-

ci frequentavano. Con un atteg-

netta “Daiana” la chiamavamo per-

giamento apparentemente disin-

ché, per tante ore al giorno, ci dilet-

teressato, dotato di un humour

tava, a tutto volume, con il disco di

sottile, Alfredo sapeva nasconde-

Paul Anka. Vedendo che noi fre-

re una grande capacità d’ascolto

quentavano la chiesa, veniva spes-

e tutti si sentivano a casa. Quan-

so con la nostra famiglia alla messa

do i figli si sono sposati, anche le

(i suoi non erano praticanti). Poi mi

loro mogli, più volte, ci hanno

faceva tante domande sulla fede.

espresso la gratitudine di sentirsi

Ora mi dice che ricorda tanto mio

vere figlie. Ricordo, cioè tengo in

marito, la sua magnanimità... che

cuore la memoria, di alcuni mo-

non ha mai dimenticato quel tempo

menti forti e lieti e momenti al-

trascorso con noi, che è rimasta

trettanto forti di incontro col dolo-

credente. Dipinge, fa mostre ed è

re, come la perdita di mio marito

apprezzata.. l’avevo iniziata io ai

nel giro di pochi mesi. Ho centelli-

pennelli...Mi dice ancora che le

nato la vita nell’intensità di un

tombe dei suoi genitori sono vicine

rapporto ricco, pieno, profondo,

a quella della mia bambina, così ci

che di colpo si è spezzato lascian-

sono sempre i fiori freschi anche

do un gran vuoto... Mi sono senti-

per lei…

ta come mutilata di qualcosa che

Le sono immensamente grata per-

si è schiantato dentro, nell’anima

ché, essendo lontana, non ho mai

e nel fisico. Ma era pur vero che

potuto curare come avrei voluto

durante la malattia di Alfredo ero

quella tomba... Sono commossa

vissuta morendo un po’ ogni gior-

dall’amore di questa figlia che torna

no con lui, mentre lui viveva per

a farsi viva per rassicurarmi della

me; mi aveva preparata al distac-

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Quando la canicola estiva ci affatica nel corpo, a volte può risultarci difficoltosa anche l’ardita ascesi dell’anima. Se poco o nulla possiamo contro il caldo che ci spossa nel fisico, la grazia divina non manca mai di rinfrancarci nell’intimo con la brezza leggera dello Spirito. Infatti, il 4 agosto, proprio a metà di questo periodo di uscita del nostro bollettino estivo, celebreremo la memoria liturgica di San Giovanni Maria Vianney; una concomitanza quantomai propizia per la nostra comunità parrocchiale, che si sta interrogando sul cammino percorso in quindici anni dalla sua istituzione, e su come renderlo sempre più fecondo! Mi è sembrato un dono di provvidenza poter meditare l’insegnamento di un uomo che ha vissuto con tanta dedizione, amore e … fatica la sua parrocchia, tanto da meritare il titolo di “Patrono del clero parrocchiale ”. E sicuramente non grazie alla sua scienza o sapienza, almeno nell’uso più consueto che il mondo da a questi termini!

E’ difficile cercare di sintetizzare la vita di un santo, che è sempre ricchissima; la nostra modesta rubrica vorrebbe suscitare in ciascuno il desiderio di saperne di più. Ma in questo caso ci allargheremo anche sulla comunità di Ars che, imitando il suo Santo Curato l’ha seguito sulla via della perfezione. C’è voluta la tenacia dell’abbé Charles Balley, che al diciassettenne Giovanni -Maria ha fatto scuola in canonica, l’ha avviato al seminario, lo ha riaccolto quando è stato sospeso dagli studi! Contro la sua volontà di farsi prete sembra congiurare l’universo intero: la famiglia povera, il padre ostile, e la sua scarsa attitudine allo studio. La Rivoluzione scri-

stianizza la Francia e per i sacerdoti sorpresi a celebrare Messa, magari in un granaio, la pena è la ghigliottina. Quest’ esempio rafforza ancora di più il desiderio di Giovanni Maria. Ma i suoi studi sono un disastro: non ce la fa col latino, non sa argomentare né predicare... Quando a 29 anni riesce finalmente ad essere ordinato, questo è il giudizio del vicario generale dell’arcidiocesi di Lione: “Il giovane Vianney è pio? Sa recitare bene il Rosario? E’ devoto alla S. Vergine? La grazia farà il resto!”. Appena due anni come vicario del suo caro padre Balley, poi alla morte di questi, viene mandato vicino a Bourgen-Bresse, ad Ars, “l’ultimo villaggio della diocesi”. Circa duecentocinquanta abitanti, di umili condizioni, frastornati da 25 anni di sconquassi. Non atei o anticlericali, ma con una religiosità superficiale e banale . Si avverte di fatto il fenomeno di abbandono, soprattutto grave fra gli uomini e la diserzione del precetto festivo. E tra questa gente lui, con un suo rigorismo male accetto, con la sua impreparazione, tormentato dal sentirsi incapace. Aria di fallimento, angoscia, voglia di andarsene ( e qualche volta ci proverà…). Eppure, sin dal suo arrivo, fa della sua chiesa la sua casa, dedito interamente alla sua parrocchia

senza riservare per sé nemmeno una frazione del suo tempo .Le sue parole non sono forse tanto alte e ricche di contenuto, le sue prediche sono ripetitive spesso imparate a memoria ma riesce a trasmettere e comunicare la fede con la sua coerenza perché vive materialmente quanto dice. Sceglie la via della penitenza, e piega le ginocchia davanti all’Altissimo per strappare dalla dannazione le anime, ore e ore trascorse in confessionale. E il suo lavoro da frutti abbondanti! La comunità che ha la grazia d’incontrarlo risponde con passione tanto che due anni dopo il suo arrivo egli stesso ebbe a dire “Ars non è più Ars”. La sua preghiera fruttifica in una vita sacramentale intensa e partecipe. Una vita ecclesiale, che col-

sione attribuita soprattutto alle perso-

suoi genitori stavano divorzian-

ne consacrate a Dio nella verginità,

do) che ogni sera, immancabil-

ma i valori della verginità e la spiritua-

mente, dopo qualche ora di stu-

lità in genere, sono a servizio e com-

dio con un mio figlio, chiedeva

pletamento anche della vita dei coniu-

di fermarsi a cena con noi ripe-

gi che, a loro volta, possono donare la

tendo: “A casa mia si mangia

ricchezza del loro amore e della loro

meglio, ma qui sto proprio be-

umanità, illuminata e arricchita da

ne! C’è l’allegria!”.

quegli stessi valori.

Questo ragazzo, trasferitosi poi

Per confermare quale potenziale pos-

a studiare a Parigi, è diventato

sa contenere la vita della coppia o

un regista, ha girato il mondo...

della famiglia in genere, fino a sentirsi

ma, specie nei suoi momenti

padri e madri non solo dei propri figli

difficili, arrivava sempre con

o comunque generatori di speranza,

una telefonata per un confron-

conforto, fiducia nella vita, racconto

to, per un consiglio..

qualche esperienza personale.

E dopo tanti anni viene a tro-

“ un posto a tavola”

varmi per chiedermi quale se-

Come capita in tante famiglie, anche

greto c’era tra me e mio marito

nella mia succedeva spesso di vivere

per riuscire a volerci così bene.

“Aggiungi un posto a tavola” soprat-

“Quando ero piccolo vi guarda-

tutto con gli amici dei figli, fin da pic-

vo: sempre lo stesso accordo

coli.

anche quando le opinioni erano

C’era un ragazzino (nel periodo in cui i

diverse. Tu dedicavi tanto tempo alla famiglia, ma c’era spazio anche per gli altri.. e io pensavo: da grande voglio una famiglia cosi. Ora mi sembra di aver incontrato la donna giusta per me e voglio che tu la conosca”. “Daiana” Qualcosa di simile mi è capitato

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“vedova”. La mia famiglia è quasi tutta in Cielo: mio marito, Alfredo, da 15 anni; la nostra primogenita ci lasciò subito, appena nata. Dei due figli, Bruno e Mario, nati successivamente, il secondo, a 39 anni, ha raggiunto il Paradiso. Riguardo alla fecondità della famiglia,

precedente numero di

mi sembra di poterne sottolineare una

Gioite avevamo considerato la

dimensione spirituale che può accom-

fecondità

pagnare e arricchire la vita in tutte le

Nel

nella realtà della

procreazione

intesa come

stagioni (fertili o meno) e in tante circo-

“miracolo della vita e risorsa

stanze.

della famiglia”, quindi dono

Questo aspetto di fecondità (o materni-

che ci appartiene e ci trascen-

tà e paternità spirituale) è una dimen-

de. Come promesso, numero

con una

in questo testimo-

nianza che ci è stata donata e che riportiamo, cercheremo di capire come la “fecondità “ che è

“capacità di genera-

re” si realizza anche in altre dimensioni. “ In questi giorni ho rispolverato e messo a fuoco alcuni momenti della mia vita per cercare di dare, pur nei limiti di un’esperienza, un qualche aspetto della realtà che la parola fecondità può contenere. Sono stata “sposa”, “madre” e

pisce i molti visitatori che accorrono per vedere in quel villaggio l’esempio di una comunità laicale che vive la vita evangelica in maniera quasi monacale, intercalando armonicamente i ritmi della preghiera e del lavoro. Nel paese nascono la Confraternita del S.S. Rosario e quella del S. S. Sacramento in cui tutti i parrocchiani s’ impegnano e pregano. Alcune donne, da egli dirette e formate, aprono ad Ars scuole e una casa d’accoglienza per le bambine orfane, col significat ivo nome di “Providence”. In quarant’anni il Santo Curato nella sua parrocchia di Ars, ha sperimentato i problemi e le situazioni tipiche di un ministero ecclesiale incarnato nella concretezza della vita umana e sociale. E’ diventato santo non perché è stato ricolmato di doni particolari, ma per la sua semplicità e umiltà di vita. Egli ha santificato, per così dire, il tempo che ha vissuto, lo spazio in cui è stato e le persone che ha incontrato… che non hanno lasciato passare invano la Grazia di Dio! La santità del curato d’Ars risiede infatti nella quotidianità di un ministero perseverante e nella costante fedeltà al suo “bon Dieu”. Non è che una minima parte delle meraviglie che Dio ha scritto su queste righe apparentemente storte; guardo S. Giovanni Maria Vianney raffigurato sulle vetrate della nostra chiesa, sopra il tabernacolo, nella fila in basso al centro, con devozione, perché la storia

personale di ognuno di noi s’intreccia sempre provvidenzialmente, nella comunione dei santi, a qualcuno che ci traina verso il Cielo; con tenera simpatia per la lieta umiltà e il grande senso dell’umorismo con cui il Santo Curato ha messo a disposizione di Dio tutta la sua inadeguatezza. Con un grande desiderio d’imitarlo nella fedeltà incrollabile e nell’amore alla comunità… e mi rincuoro pensando che, come disse egli stesso…di se stesso: “Se il Signore ha fatto sconfiggere a Sansone mille Filistei con una mascella d’asino, (vedi Giudici15,15) tantopiù gli potrà essere utile un asino intero”!!! Tiziana Mariani

/$'(92=,21($/&825( ,00$&2/$72',0$5,$ Cuore addolorato e immacolato Abbi pietà di Noi Cuore addolorato e immacolato Intercedi per noi Cuore addolorato e immacolato Aiutaci Cuore addolorato e immacolato Soccorrici Cuore addolorato e immacolato Proteggici

di Maria di Maria di Maria di Maria di Maria

Queste sono alcune delle tante amorose e de-

vote giaculatorie, che nei secoli sono state e sono pronunciate dai cattolici in onore del Cuore Immacolato di Maria, che nella loro semplice poesia, esprimono la riconoscenza per l’amore infinito di Maria, Madre dell’umanità e delle tante anime infiammate e innamorate di Maria. La devozione al cuore Immacolato di Maria è molto antica, ma il grande impulso ha avuto questa devozione all’ apparizioni di Fatima. Qui la Madre Santissima ha rivelato ai tre pastorelli Lucia, Franceso e Giacinta, che Gesu'vuole la diffusione di questa devozione. La Grande Promessa del Cuore Immacolato di Maria: I cinque primi sabati del mese la Madonna, apparendo a Fatima il 13 giugno 1917, tra l' altro, disse a Lucia: "Gesù vuole servirsi di

se che ricevi da tutti quei figli che osano insultarti. Ti chiedo perdono per questi poveri peccatori, accecati dall' ignoranza colpevole o dalla passione, come ti chiedo perdono anche per le mie mancanze e ingratitudini; come dono di riparazione credo nella eccelsa dignità e nei tuoi altissimi privilegi, anche per quelli che non credono e ti ringrazio dei tuoi innumerevoli benefici, anche per quelli che non li riconoscono. Confido in te e ti prego anche per quelli che non ti amano, che non hanno fiducia nella tua materna bontà e non ricorrono a te. Volentieri accetto le sofferenze che il

Signore vorrà mandarmi e ti offro le mie le mie preghiere e i sacrifici per la salvezza dei peccatori. Converti tanti tuoi figli prodighi ed apri loro il tuo Cuore, così che possono trasformare le loro antiche offese in benedi-zioni, l' indifferenza in fervida preghiera e l' odio in amore. Fa, inoltre, che non sia io ad offendere Dio, mio Signore, già tanto offeso. Ottienimi, per i tuoi meriti, la grazia di conservarmi sempre fedele a questo spirito di riparazione e di imitare il tuo Cuore nella purezza della coscienza, nell' umiltà e mitez-za, nella carità verso Dio e il prossimo. Cuore Immacolato di Maria a te lode, amore, benedizione: prega per me adesso e nell' ora della morte. Amen. Ave Maria… Dolce Cuore di Maria - Sii la salvezza dell' anima mia.

Pino Guaglianone

da lui fatta nel 1942. Il Culto del Cuore Immacolato di Maria ha ricevuto un forte impulso dopo le apparizioni di della Madonna a Fatima del 1917. La vicinanza delle due feste riconduce a S. Giovanni Eudes, il quale nei suoi scritti non separò mai i due Cuori di Gesù e di Maria e sottolinea l' unione profonda della madre col Figlio di Dio fatto carne, la cui vita pulsò per nove mesi ritmicamente con quella del cuore di Mar i a . La Liturgia della festa sottolinea il lavorio spirituale del cuore della prima discepola di Cristo e presenta Maria come protesa, nell' intimo del suo cuore, all' ascolto e all' approfondimento della parola di Dio. Maria medita nel suo cuore gli eventi in cui è coinvolta insieme a Gesù, cercando di penetrare il mistero che sta vivendo: conservare e meditare nel suo cuore tutte le cose, le fa scoprire la volontà del Signore, come un pane che la nutre nell' intimo, come un' acqua zampillante in un fecondo terreno. Con questo suo modo di agire, Maria ci insegna a nutrirci in profondità del Verbo di Dio, a vivere sfamandoci e abbeverandoci di lui e soprattutto a trovare Dio nella meditazione, nella preghiera e nel silenzio. Maria, infine, ci insegna a riflettere sugli avvenimenti della nostra vita quotidiana e a scoprire in essi Dio che si rivela, inserendosi nella nostra.

La festa del Cuore Immacolato di Maria ricorre il giorno dopo la Festa del Sacratissimo Cuore di Gesù. Atto di riparazione al Cuore Immacolato di Maria Cuore Immacolato di Maria, ecco dinnanzi a te un tuo figlio che desidera riparare con il proprio affetto le tante offe-

te per farmi conoscere e amare. Egli vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato" Poi, in quella apparizione, fece vedere ai tre veggenti il suo Cuore coronato di spine: il Cuore Immacolato della Mamma amareggiato per i peccati dei figli e per la loro dannazione eterna! Lucia racconta: “Il 10 dicembre 1925 mi apparve in camera la Vergine Santissima e al suo fianco un Bambino, come sospeso su una nube. La Madonna gli teneva la mano sulle spalle e, contemporaneamente, nell' altra mano reggeva un Cuore circondato di spine. In quel momento il Bambino disse: ' Abbi compassione del Cuore della tua Madre Santissima avvolto nelle spine che gli uomini ingrati gli configgono continuamente, mentre non v' è chi faccia atti di riparazione per strappargliele”. E subito; la Vergine Santissi m a ag g i u n se “Guarda,figlia mia il mio Cuore circondato di spine che gli uomini ingrati infliggono continuamente con

bestem-mie e ingratitudini. Consolami almeno tu e fa'sapere questo: “a tutti coloro che per cinque mesi, al Primo Sabato si confesseranno, riceveranno la Santa Comunione, reciteranno il Rosario, e mi faranno compagnia per quindici minuti meditando i Misteri del santo rosario,con l’' intenzione di offrirmi riparazioni, prometto di assisterli nell' ora della morte con tutte le grazie necessarie alla salvezza” Un confessore di Lucia le chiese il perché del numero cinque. Lei lo chiese a Gesù il quale rispose “Si tratta di riparare le cinque offese dirette al Cuore Immacolato di Maria”:

ferta di molti sacrifici, perché "non c' è nessuno che offra sacrifici per consolare" quel Cuore Immacolato. Infatti poiché, non vi è reale distinzione fra l' amore che si dà a Dio per ricambiare il suo e l’amore di riparazione, nello stesso amore con cui ci consacriamo, totalmente abbandonati alla sua volontà, abbiamo anche la riparazione dei peccati. Le bestemmie contro la sua Immacolata concezione; Contro la sua Verginità; Contro la sua Maternità divina e il rifiuto di riconoscerla Madre degli uomini; L’opera di coloro che pubblicamente infondono nel cuore dei piccoli l’indifferenza, il disprezzo e perfino l’odio contro questa madre Immacolata; L’opera di coloro che la offendono direttamente nelle sue immagini sacre. A volte potrebbe sembrare che la devozione chiesta a Fatima sia la pratica dei cinque primi sabati in riparazione delle offese contro il Cuore Immacolato, in realtà assieme alla Comunione riparatrice Maria chiese anche la consacrazione che dalle sue stesse parole, indicato come il trionfo del suo Cuore Immacolato. In tale consacrazione, per fare ciò che Dio vuole, sono inclusi anche la pratica dei primi cinque sabati del mese e l' of-

La Chiesa insegna a praticare questa Pia devozione non come un automatismo per andare in paradiso, ma come un modo per amare la Madre del Signore ed invocarne la sua protezione. Qual modo soave di amare la Madonna, offrire questa devozione, in riparazione di tutte le offese che le vengono fatte ! Le apparizioni della Madonna a Fatima furono preparate da quelle dell’Angelo del Portogallo ai tre fanciulli, Lucia, Giacinta e Francesco. Il ricorso al Sacro Cuore di Gesù insieme al Sacro Cuore di Maria, fu insegnato dal celeste messaggero ai tre privile-

g i a t i b a m b i n i . Poco prima di morire, Giacinta disse alla sua cugina Lucia: “Tu resterai in vita, per dire che Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Cuore Immacolato di Maria; il Cuore di Gesù vuole che, al suo fianco, si veneri anche il Cuore di Maria” (ibidem). E’ impressionante notare il parallelismo esistente tra il messaggio di Paray-le-Monial (Sacro Cuore di Gesù) e quello di Fatima” (ibidem). Memoria mariana di origine devozionale, istituita da Pio XII, la celebrazione della festa del Cuore Immacolato di Maria ci invita a meditare sul mistero di Cristo e

della Vergine nella sua interiorità e profondità. Maria, che custodisce le parole ed i fatti del Signore meditandoli nel suo cuore (Lc 2,19), è dimora dello Spirito Santo, sede della sapienza (Lc 1,35), immagine e modello della Chiesa che ascolta e testimonia il messaggio del Signore (cfr Lc 11,28). (Mess. Rom.) Il promotore della festa liturgica del Cuore Immacolato di Maria fu San Giovanni Eudes (1601-1680) che già verso il 1643, la cominciò a celebrare con i religiosi della sua congregazione. Nel 1668 le festa e i testi liturgici furono approvati dal cardinale legato per tutta la Francia, mentre Roma si rifiutò più volte di confermare la festa. Fu solo dopo l' introduzione della festa del S. Cuore di Gesù nel 1765, che verrà concessa qua e là la facoltà di celebrare quella del Cuore di Maria, tanto che anche il Messale romano del 1814 la annovera ancora tra le feste "pro aliquibus locis". Papa Pio XII estese nel 1944 la festa a tutta la Chiesa, a perenne ricordo della Consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria,

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