Vinc Vigevano

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COMUNE DI VIGEVANO - PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO Studio di incidenza

COMUNE DI VIGEVANO PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO

STUDIO DI INCIDENZA

Settembre 2009

COMUNE DI VIGEVANO - PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO

Studio di incidenza

N.Q.A. Nuova Qualità Ambientale S.r.l. Via B. Sacco, 6 27100 – Pavia [email protected]

A c u r a d i: Luca Bisogni Anna Gallotti

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COMUNE DI VIGEVANO - PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO

Studio di incidenza

INDICE

INDICE................................ INDICE................................................................ ................................................................................................ ......................................................................................... ......................................................... 3 1

INTRODUZIONE................................ INTRODUZIONE................................................................ ................................................................................................ ...................................................................... ...................................... 4 1.1

PRESUPPOSTI NORMATIVI DELLO STUDIO DI INCIDENZA ........................................... 4

2

IL RAPPORTO TRA VIC E VAS................................ VAS ................................................................ ................................................................................... ................................................... 8

3

IL P.G.T. DEL COMUNE DI VIGEVANO ................................................................ ..................................................................... ..................................... 14 3.1

OBIETTIVI ED AZIONI PERSEGUITI DAL PIANO.......................................................... 14

3.2

IL PIANO DEI SERVIZI .............................................................................................. 19

3.2.1 STRUTTURA DEL “PIANO DEI SERVIZI” DELLA CITTÀ DI VIGEVANO .................................. 19

4

3.3

IL PIANO DELLE REGOLE.......................................................................................... 24

3.4

LE PRESSIONI POTENZIALI INDOTTE DAL PGT SU RETE NATURA 2000 ..................... 29

IL RAPPORTO TRA TERRITORIO TERRITORIO COMUNALE E RETE RETE NATURA 2000 .......................... 31 4.1

ZPS BOSCHI DEL TICINO E SIC BASSO CORSO E SPONDE DEL TICINO....................... 34

Habitat.................................................................................................................................... 34 Aspetti Floristico-Vegetazionali .............................................................................................. 36 Aspetti Faunistici .................................................................................................................... 37

Invertebrati ............................................................................................................................. 37 Ittiofauna ................................................................................................................................ 43 4.2

SIC GARZAIA DELLA CASCINA PORTALUPA ............................................................. 46

Habitat.................................................................................................................................... 46 Aspetti Floristico-Vegetazionali .............................................................................................. 47 Aspetti Faunistici .................................................................................................................... 47 Invertebrati ............................................................................................................................. 47 Erpetofauna ............................................................................................................................ 48 Ittiofauna ................................................................................................................................ 49

5

4.3

BIODIVERSITÀ ......................................................................................................... 51

4.4

INDICE DI FUNZIONALITA’ FLUVIALE ....................................................................... 52

LE INTERFERENZE INDOTTE INDOTTE DAL PIANO SUL SISTEMA SISTEMA AMBIENTALE .......................... 60 5.1

EFFETTI POTENZIALI DEL PIANO SU RETE NATURA 2000 ......................................... 60

5.2

GLI AMBITI DI TRASFORMAZIONE............................................................................ 62

5.3

L’INCIDENZA DELLE AZIONI E PREVISIONI DI PIANO ................................................ 66

5.2.2 CONGRUITA’ DELLE AZIONI E PREVISIONI DI PIANO RISPETTO ALLE NORME GESTIONALI PREVISTE NELLE MISURE DI CONSERVAZIONE O NEI PIANI DI GESTIONE DEI SITI .................... 111

6

MONITORAGGIO ................................................................ ................................................................................................ ................................................................ 117

7

CONCLUSIONI................................ CONCLUSIONI ................................................................ ................................................................................................ .................................................................... .................................... 117

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Studio di incidenza

1 INTRODUZIONE 1.1 Presupposti normativi dello studio di incidenza L’Unione Europea ha recepito i principi internazionali in merito alla conservazione della natura, emanando alcune direttive tra cui le più significative in materia di biodiversità sono: •

la Direttiva 79/409/CEE (Direttiva “Uccelli”), che sancisce la conservazione di tutte le specie di uccelli selvatici europei, delle loro uova, dei nidi e degli habitat e prevede l’istituzione delle Zone a Protezione Speciale (ZPS) per il raggiungimento di tali obiettivi. Le misure prevedono da una parte l’individuazione di una serie di azioni per la conservazione di numerose specie di uccelli indicate nei relativi allegati e dall’altra l’individuazione, da parte degli Stati membri dell’UE, di aree destinate alla conservazione di tali specie, le Zone di Protezione Speciale (ZPS);



la Direttiva 92/43/CEE (Direttiva “Habitat”), che rappresenta la normativa di recepimento a livello europeo della Convenzione sulla Biodiversità di Rio de Janeiro ed ha l’obiettivo di salvaguardare la biodiversità attraverso la conservazione degli habitat naturali, della flora e della fauna selvatica nel territorio europeo. Essa fornisce elenchi di habitat naturali (allegato I) e di specie animali e vegetali (allegato II) di interesse comunitario e si propone l’obiettivo di costruire, per la loro tutela, una rete di zone speciali di conservazione. In un primo momento gli Stati Membri sono chiamati ad effettuare una ricognizione sul loro territorio circa la presenza e lo stato di conservazione di tali specie ed habitat, indicando quindi una serie di siti. La Commissione Europea designa, quindi, tra i siti proposti e con riferimento alle diverse regioni biogeografiche, i Siti di Importanza Comunitaria (SIC). Gli Stati Membri istituiscono, entro i siti designati, Zone Speciali di Conservazione, in cui siano applicate misure di gestione atte a mantenere un soddisfacente stato di conservazione della specie e degli habitat presenti.

La Direttiva “Habitat” introduce all'articolo 6, comma 3, la procedura di “Valutazione di Incidenza” con lo scopo di salvaguardare l'integrità dei siti attraverso l'esame delle interferenze di piani e progetti non direttamente connessi alla conservazione degli habitat e delle specie per cui essi sono stati individuati, ma in grado di condizionarne l'equilibrio ambientale. Con DPR 8 settembre 1997 n. 357 (successivamente modificato dal DPR 12 marzo 2003 n. 120), lo Stato Italiano ha emanato il Regolamento di recepimento ed attuazione della Direttiva Habitat, assegnando alle regioni il compito di definire specifici indirizzi, in materia di Rete Natura 2000 e di Valutazione di Incidenza, per il proprio territorio di competenza. In base all'art. 6 del DPR 120/2003, comma 1, sono da sottoporre a Valutazione di Incidenza (comma 3), tutti i Piani, Programmi e Progetti non direttamente connessi e necessari al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti in un sito Natura 2000, ma che possono avere incidenze significative sul sito stesso, singolarmente o congiuntamente ad altri interventi. La Regione Lombardia con la D.G.R. 8 Agosto 2003 N. 7/14106 individua i soggetti gestori, definisce le modalità procedurali per l’applicazione della valutazione di incidenza e fornisce i

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Studio di incidenza

contenuti minimi dello studio per la valutazione d’incidenza di Piani, Programmi e Progetti sui SIC e pSIC (Box 1), presenti nel territorio regionale. Con D.G.R. 15 ottobre 2004 N. 7/19018, la Regione Lombardia stabilisce che, nel caso il Piano, Programma o Progetto in analisi interessi ambiti in cui si evidenzi una sovrapposizione di ZPS con SIC o pSIC, lo Studio di Incidenza sia unico.

Box1-1 Modalità procedurali per l’applicazione della Valutazione di Incidenza

Sezione I PIANI Articolo 1 Contenuti dei piani in relazione ai SIC o pSIC 1. I proponenti di piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunistico-venatori e le loro varianti, predispongono uno studio per individuare e valutare gli effetti che il piano può avere sul sito, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Tale studio deve illustrare gli effetti diretti o indiretti che le previsioni pianificatorie possono comportare sui siti evidenziando le modalità adottate per rendere compatibili le previsioni con le esigenze di salvaguardia. Lo studio dovrà comprendere le misure di mitigazione e di compensazione che il piano adotta o prescrive di adottare da parte dei soggetti attuatori. 2. Lo studio, di cui al comma 1, dovrà avere i contenuti minimi di cui all’Allegato D - sez. Piani della presente deliberazione redatti ai sensi dell’allegato G del D.P.R. 357/97. 3. Qualora i SIC o pSIC ricadano all’interno di aree protette ai sensi della Legge 394/91, si applicano le misure di conservazione per queste previste dalla normativa vigente, come previsto dal D.P.R. 357/97. Articolo 2 Procedure di valutazione di incidenza 1. Gli atti di pianificazione, sono presentati, nel caso di piani di rilevanza regionale, provinciale e comunale, fatto salvo quanto previsto al comma 6, corredati di istanza e unitamente allo studio di cui all’art. 1, pena l’inammissibilità, alla Regione Lombardia - D.G. Qualità dell’Ambiente, quale Autorità Competente che, mediante l’istruttoria, valuta gli effetti che il piano può avere sui siti, tenuto conto degli obiettivi di conservazione dei medesimi e formalizza l’esito della valutazione d’incidenza. Gli elaborati di piano e lo studio dovranno essere consegnati in numero di quattro copie di cui una su supporto informatico. 2. L’istruttoria per la valutazione d’incidenza, da effettuarsi sulla base degli elementi contenuti nell'atto di pianificazione, unitamente allo studio di cui all'art. 1, è finalizzata ad evitare che l'attuazione delle previsioni di piano pregiudichi l'integrità dei siti, tenuto conto degli obiettivi di conservazione degli habitat e delle specie presenti. 3. La Regione Lombardia - D.G. Qualità dell’Ambiente, si esprime, nei termini previsti dal D.P.R. 357/97 e successive modificazioni, mediante atto dirigenziale. La D.G. Qualità dell’Ambiente può chiedere una sola volta integrazioni. Nel caso in cui siano richieste integrazioni, il termine per la valutazione d’incidenza decorre nuovamente dalla data in cui le integrazioni pervengono alla D.G. Qualità Ambiente. 4. L’Amministrazione competente all’approvazione dei piani di cui al comma 1 acquisisce preventivamente la valutazione d’incidenza espressa dalla D. G. Qualità dell’Ambiente ed individua le modalità più opportune per la consultazione del pubblico. 5. Qualora il PTC provinciale sia stato approvato, secondo le procedure previste dai commi precedenti con valutazione d’incidenza positiva, la valutazione d’incidenza dei piani regolatori generali comunali è effettuata dalla Provincia competente in sede di verifica di compatibilità ai sensi dell’art. 3 commi 18 e 19 della l.r. 5 gennaio 2000 n. 1. 6. In assenza di P.T.C.P. approvati con valutazione d’incidenza positiva, l’approvazione del P.R.G. comunale dovrà tenere conto del parere in merito alla valutazione d’incidenza espresso dalla D.G. Qualità dell’Ambiente. 7. Nel caso di piani che interessino siti di SIC o pSIC, ricadenti in tutto o in parte all'interno di aree protette ai sensi della l.r. 86/83, la valutazione d’incidenza di cui ai commi precedenti viene espressa previo parere obbligatorio dell’Ente di gestione dell'area protetta. 8. La valutazione dell’incidenza delle varianti a PRG comunali, ai sensi della l.r. 23 giugno 1997 n. 23, che interessino SIC o pSIC, è effettuata dal Comune. L’esito di tale valutazione dovrà essere espressa nell’atto di approvazione della variante stessa, tenuto conto del comma precedente. Articolo 3 Effetti della valutazione di incidenza sui piani 1. L'approvazione dei piani, per le parti contenenti le previsioni di cui all'art 1, è condizionata all'esito positivo della valutazione di incidenza espresso a seguito dell'applicazione della procedura di cui all'art. 2, tranne nei casi e con le modalità previsti dall'art. 4. 2. La D.G. Qualità dell’Ambiente, nell’atto dirigenziale: a) può impartire le opportune prescrizioni relative alle modalità di progettazione e di realizzazione degli interventi, previsti dallo strumento di pianificazione, così ammessi; b) specifica, anche sulla base del livello di approfondimento degli atti di pianificazione e dello studio di cui all’art.1, quali interventi e/o previsioni del piano siano o meno soggetti a valutazione di incidenza. 3.L’adeguamento dei P.R.G. ai piani sovracomunali, approvati con valutazione d’incidenza positiva, non è soggetto a valutazione di incidenza.

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Studio di incidenza

Articolo 4 Conclusioni negative della valutazione di incidenza Qualora, nonostante le conclusioni negative della valutazione di incidenza sul sito ed in mancanza di soluzioni alternative possibili, il piano debba essere realizzato per motivi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale ed economica, le amministrazioni competenti adottano ogni misura compensativa necessaria per garantire la coerenza globale della rete “Natura 2000”, coadiuvate dalla D.G. Qualità dell’Ambiente che potrà fornire indicazioni in tal senso, e ne danno comunicazione al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio.

Allegato D CONTENUTI MINIMI DELLO STUDIO PER LA VALUTAZIONE D’INCIDENZA SUI SIC E pSIC Sezione piani Lo studio deve fare riferimento ai contenuti dell’allegato G del DPR 357/97 e succ. mod. e possedere gli elementi necessari ad individuare e valutare i possibili impatti sugli habitat e sulle specie di cui alle Dir. 92/43/CEE e 79/409/CEE e loro successive modifiche, per la cui tutela il sito è stato individuato, tenuto conto degli obiettivi di conservazione dei medesimi. Inoltre deve indicare le misure previste per la compatibilità delle soluzioni che il piano assume, comprese le mitigazioni e/o compensazioni. Lo studio dovrà in particolare: 1. contenere elaborati cartografici in scala minima 1:25.000 dell'area interessata dal o dai SIC o pSIC, con evidenziata la sovrapposizione degli interventi previsti dal piano, o riportare sugli elaborati la perimetrazione di tale area. 2. descrivere qualitativamente gli habitat e le specie faunistiche e floristiche per le quali i siti sono stati designati, evidenziando, anche tramite una analisi critica della situazione ambientale del sito, se le previsioni di piano possano determinare effetti diretti ed indiretti anche in aree limitrofe. 3. esplicitare gli interventi di trasformazione previsti e le relative ricadute in riferimento agli specifici aspetti naturalistici. 4. illustrare le misure mitigative, in relazione agli impatti stimati, che si intendono applicare e le modalità di attuazione (es. tipo di strumenti ed interventi da realizzare, aree interessate, verifiche di efficienza ecc.) 5. indicare le eventuali compensazioni, ove applicabili a fronte di impatti previsti, anche di tipo temporaneo. Le compensazioni, perché possano essere valutate efficaci, devono di norma essere in atto al momento in cui il danno dovuto al piano è effettivo sul sito di cui si tratta, tranne se si possa dimostrare che questa simultaneità non è necessaria per garantire il contributo del sito alla Rete Natura 2000. Inoltre dovranno essere funzionalmente ed ecologicamente equivalenti alla situazione impattata, nello stato antecedente all'impatto. Lo studio dovrà essere connotato da un elevato livello qualitativo dal punto di vista scientifico.

Box 1-2

Principali riferimenti normativi in materia materia di Rete Natura 2000 e Valutazione di Incidenza Unione Europea: •

Direttiva europea n. 79/409/CEE “Uccelli - Conservazione degli uccelli selvatici” e Direttiva n. 92/43/CEE “Habitat - Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche” con le quali si prevede che, al fine di tutelare le specie animali e vegetali, nonché gli habitat, indicati negli Allegati I e II, gli Stati membri classifichino in particolare come SIC (Siti di Importanza Comunitaria) e come ZPS (Zone di Protezione Speciale) i territori più idonei al fine di costituire una rete ecologica, definita "Rete Natura 2000";

• •

Direttiva 2001/42/CEE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001; Decisione europea 7 dicembre 2004 che stabilisce, ai sensi delle Direttiva comunitaria 92/43/CEE sopra citate l’Elenco dei Siti di Importanza Comunitaria per la regione biogeografica continentale;



Documento “Guida all’interpretazione dell’articolo 6 della Direttiva Habitat 92/43/CEE”, pubblicato nel 2000 dalla Commissione Europea.

Stato Italiano: •

DPR 8 settembre 1997, n. 357 "Regolamento recante attuazione della Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche", successivamente modificato dal DPR 12 marzo 2003, n. 120, con i quali si dà applicazione in Italia alle suddette direttive comunitarie;



DM 3 settembre 2002 che approva le “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000” predisposte dal Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio;

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Studio di incidenza •

DM 25 marzo 2005 che approva l’”Elenco delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) classificate ai sensi della Direttiva

79/409/CEE”; •

DM 25 marzo 2005 che approva l’”Elenco dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) per la regione biogeografica continentale, ai sensi della Direttiva 92/43/CEE”;



D.lgs 3 aprile 2006, n. 152 “Norma in materia ambientale” Parte II (VIA, VAS e IPPC).



D.lgs 16 gennaio 2008, n. 4 recante "Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del D.lgs 3 aprile 2006, n. 152, recante norma in materia ambientale";



DM 17 ottobre 2007, n. 184 “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)”.

Regione Lombardia: •

D.G.R. 8 agosto 2003, n. 7/14106 "Elenco dei proposti siti di importanza comunitaria ai sensi della direttiva 92/43/CEE per la Lombardia, individuazione dei soggetti gestori e modalità procedurali per l’applicazione della valutazione d’incidenza" (3° Suppl. Straordinario Bollettino ufficiale della Regione Lombardia n. 37 del 12 settembre 2003);



D.G.R. 15 dicembre 2003, n. 7/15648 “Revoca delle deliberazioni 7/2572 dell’11 dicembre 2000 e 7/11707 del 23 dicembre 2002 e contestualmente individuazione di 17 Z.P.S. (Zone di Protezione Speciale) ai sensi dell’art. 4 della direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici";



D.G.R. luglio 2004, n. 7/18453 “Individuazione degli enti gestori dei proposti Siti di Importanza Comunitaria (pSIC) e dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) non ricadenti in aree naturali protette, e delle zone di protezione speciale (ZPS), designate dal Decreto del Ministero dell’Ambiente 3 aprile 2000” (S.O. Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia n. 32 del 2 agosto 2004);



D.G.R. 15 ottobre 2004, n. 7/19018 “Procedure per l’applicazione della valutazione di incidenza alle Zone di Protezione Speciale (Z.P.S. ai sensi della direttiva 79/409/CEE, contestualmente alla presa d’atto dell’avvenuta classificazione di 14 Z.P.S. ed individuazione dei relativi soggetti gestori)” (2° Suppl. Straordinario Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia n. 44 del 28 ottobre 2004);



D.G.R. 8 febbraio 2006, n. 8/1876 “Rete Natura 2000 in Lombardia: trasmissione al Ministero dell’Ambiente della proposta di aggiornamento della banca dati, istituzione di nuovi siti e modificazione del perimetro di siti esistenti” (1° Suppl. Straordinario Bollettino Ufficiale della regione Lombardia n. 21 del 23 maggio 2006);



D.G.R. 2 maggio 2006, n. 8/2486 “Parziale rettifica alla d.g.r. n. 8/1876 dell’8 febbraio 2006 “Rete Natura 2000 in Lombardia: trasmissione al Ministero dell’Ambiente della proposta di aggiornamento della Banca Dati, istituzione di nuovi siti e modificazione del perimetro di siti esistenti” (1° Suppl. Straordinario Bollettino Ufficiale della regione Lombardia n. 21 del 23 maggio 2006);



D.G.R. 13 dicembre 2006, n. 8/3798 “Rete Natura 2000: modifiche e integrazioni alle dd.gg.rr. n. 14106/03, n.19018/04 e n. 1791/06, aggiornamento della banca dati Natura 2000 ed individuazione degli enti gestori dei nuovi SIC proposti”;



D.G.R. 28 febbraio 2007, n. 8/4197 “Individuazione di aree ai fini della loro classificazione quali ZPS (Zone di Protezione Speziale) ai sensi dell’art. 4 della direttiva 79/409/CEE integrazione d.g.r. 3624/2006”;



D.G.R. 18 luglio 2007, n. 8/5119 “Rete Natura 2000: determinazioni relative all’avvenuta classificazione come ZPS delle aree individuate con dd.gg.rr. 3624/06 e 4197/07 e individuazione dei relativi enti gestori”;



D.G.R. 27 dicembre 2007, n. VIII/6420 “Ulteriori adempimenti di disciplina in attuazione dell'art. 4 della LR 12/05 e della D.C.R. VIII/351”;



D.C.R. 13 marzo 2007, n. VIII/351 “Indirizzi generali per la valutazione di piani e programmi (articolo 4, comma 1, L.R. 11 marzo 2005, n. 12)”;



D.G.R. 20 febbraio 2008, n.VIII/ 6648 “Nuova classificazione delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) e individuazione di relativi divieti, obblighi e attività, in attuazione degli articoli 3, 4, 5 e 6 del d.m. 17 ottobre 2007, n. 184 "Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS)".

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2 Il rapporto tra VIC e VAS Quando ne riscorre il caso come per il P.G.T. del Comune di Vigevano che interessa siti delle Rete Natura 2000 si presenta l’obbligo di effettuare valutazioni ambientali del piano derivanti da differenti normative comunitarie; in particolare le normative sono quelle relative alla Valutazione Ambientale Strategica - V.A.S. (Direttiva 2001/42/CE) e alla Valutazione di incidenza – V.I.C. (Direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, che prevede la costituzione di una rete ecologica

europea

di

zone

speciali

di

conservazione

(ZSC),

denominata

Natura

2000,

comprendente anche le zone di protezione speciale (ZPS) classificate a norma della Direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici). La Direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001 concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente prevede (Art. 11) procedure coordinate tra VAS e procedure valutative previste da altre normative comunitarie Direttiva 2001/42/CE 27 giugno 2001 Art 11 Relazione con le altre disposizioni della normativa comunitaria 1. La valutazione ambientale effettuata ai sensi della presente direttiva lascia impregiudicate le disposizioni della direttiva 85/337/CEE e qualsiasi altra disposizione della normativa comunitaria 2. per i piani e i programmi in merito ai quali l’obbligo di effettuare una valutazione dell’impatto ambientale risulta contemporaneamente dalla presenta direttiva e da altre normative comunitarie, gli Stati membri possono prevedere procedure coordinate o comuni per soddisfare le prescrizioni della pertinente normativa comunitaria, tra l’altro al fine di evitare duplicazioni della valutazione

Gli “Indirizzi generali per la valutazione di piani e programmi (art. 4 comma 1 L.R. 11 marzo 2005 n. 12) (Deliberazione di Consiglio Regionale n. VIII/0351 del 13 marzo 2007) all’Art 1.3 disciplinano il raccordo con le altre norme in materia di valutazione, la VIA e la Valutazione di incidenza. Secondo l’Art. 7.3, la VIC prevista è espressa in Conferenza di verifica o di valutazione della VAS.

Deliberazione di Consiglio Regionale n. VIII/0351 del 13 marzo 2007 “Indirizzi generali per la valutazione di piani e programmi programmi (art. 4 comma 1 L.R. 11 marzo 2005 n. 12) Art 7.0 Raccordo con le altre procedure (disposizioni) La VAS si applica a P/P per i quali l’obbligo risulta contemporaneamente dalle seguenti normative comunitarie: direttiva 2001/42/CE del 27 giugno 2001, direttiva 85/337/CEE del 27 giugno 1985, direttiva 97/11/CE del 3 marzo 1997, direttiva 92/43/CEE, direttiva 79/409/CEE; Per i P/P che interessano S.I.C., p.S.I.C. e Z.P.S., rientranti nella disciplina di cui alla direttiva 2001/42/CE si applicano le disposizioni seguenti: in presenza di P/P soggetti a verifica di esclusione in sede di conferenza di verifica, acquisito il parere obbligatorio e vincolante dell’autorità preposta, viene espressa la valutazione di incidenza; in presenza di P/P soggetti a VAS in sede di conferenza di valutazione, acquisito il parere obbligatorio e vincolante dell’autorità preposta, viene espressa la valutazione di incidenza; A tal fine il rapporto ambientale è corredato della documentazione prevista per la valutazione di incidenza Allegato G del d.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 (Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche) e Allegato D – sezione piani della D.G.R. 8 agosto 2003 n. VII/14106, concernente l’elenco dei proposti siti di importanza comunitaria, ai sensi della direttiva 92/42/CEE.

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La D.G.R VIII/6420 del 27/12/2007 esplicita i passi procedurali per operare un “procedimento di

valutazione ambientale coordinato nel quale accanto ai contenuti dei singoli studi trovino spazio modalità di integrazione nella elaborazione, valutazione e monitoraggio del piano/programma/progetto”. Il Piano oggetto della V.I.C. è il P.G.T. del Comune di Vigevano previsto dalla LR 12/05 per il governo del territorio; nei box seguenti sono estratti i contenuti di maggiore rilevo ai fini della valutazione di Incidenza degli strumenti del PGT.

Box 2-1 Art. 8. DOCUMENTO DI PIANO Ha una validità validità di 5 anni, non contiene previsioni che producono effetti diretti sul regime giuridico dei suoli Il Documento di Piano definisce b) il quadro conoscitivo del territorio comunale, come risultante dalle trasformazioni avvenute, individuando i grandi sistemi territoriali, il sistema della mobilità, le aree a rischio o vulnerabili, le aree di interesse archeologico e i beni di interesse paesaggistico o storico-monumentale, e le relative aree di rispetto, i siti interessati da habitat naturali di interesse comunitario, gli aspetti socio-economici, culturali, rurali e di ecosistema, la struttura del paesaggio agrario e l’assetto tipologico del tessuto urbano e ogni altra emergenza del territorio che vincoli la trasformabilità del suolo e del sottosuolo, a) individua gli obiettivi di sviluppo, miglioramento e conservazione che abbiano valore strategico per la politica territoriale, indicando i limiti e le condizioni in ragione dei quali siano ambientalmente sostenibili e coerenti con le previsioni ad efficacia efficacia prevalente di livello sovracomunale; sovracomunale b) determina gli obiettivi quantitativi di sviluppo complessivo del PGT; nella definizione di tali obiettivi il documento di piano tiene conto della riqualificazione del territorio, della minimizzazione del consumo del del suolo in coerenza con l’utilizzazione ottimale delle risorse territoriali, ambientali ed energetiche, della definizione dell’assetto viabilistico e della mobilità, nonché della possibilità di utilizzazione e miglioramento dei servizi pubblici e di interesse pubblico o generale, anche a livello sovracomunale; e) individua, anche con rappresentazioni grafiche in scala adeguata, gli ambiti di trasformazione, definendone gli indici urbanistico-edilizi in linea di massima, le vocazioni funzionali e i criteri di negoziazione,, nonché i criteri di intervento, preordinati alla tutela ambientale, paesaggistica e storico– storico–monumentale, ecologica, geologica, documentazione e idrogeologica e sismica, laddove in tali ambiti siano comprese aree qualificate a tali fini nella documentazion conoscitiva; e-bis) individua, anche con rappresentazioni grafiche in scala adeguata, le aree di cui all’articolo 1, comma 3-bis, determinando le finalità del recupero e le modalità d’intervento, anche in coerenza con gli obiettivi dell’articolo 88, comma 2; e-quater) individua i principali elementi caratterizzanti il paesaggio ed il territorio, definendo altresì specifici requisiti degli interventi incidenti sul carattere carattere del paesaggio e sui modi in cui questo viene percepito; f) determina le modalità di recepimento delle previsioni prevalenti contenute nei piani di livello sovracomunale e la eventuale proposizione, a tali livelli, di obiettivi di interesse comunale; g) definisce gli eventuali criteri di compensazione, di perequazione e di incentivazione.

Art. 9. PIANO DEI SERVIZI Non ha limiti di validità, è sempre modificabile ed ha cogenza conformativa dei suoli. 1 . I comuni redigono ed approvano il piano dei servizi al fine di assicurare una dotazione globale di aree per attrezzature pubbliche e di interesse pubblico e generale, le eventuali aree per l’edilizia residenziale pubblica e da dotazione a verde, i corridoi ecologici e il sistema del verde di connessione connessione tra territorio rurale e quello edificato 4. Il piano dei servizi esplicita la sostenibilità dei costi di cui al comma 3, anche in rapporto al programma triennale delle opere pubbliche, nell’ambito delle risorse comunali e di quelle provenienti dalla realizzazione diretta degli interventi da parte dei privati. 6. Il piano dei servizi può essere redatto congiuntamente tra più comuni confinanti e condiviso a livello operativo e gestionale. 10. Sono servizi pubblici e di interesse pubblico o generale i servizi e le attrezzature pubbliche, realizzati tramite iniziativa pubblica diretta o ceduti al comune nell’ambito di piani attuativi, nonché i servizi e le attrezzature, anche privati, di uso pubblico o di interesse generale, regolati da apposito atto di asservimento o da regolamento d’uso, redatti in conformità alle indicazioni contenute nel piano dei servizi, ovvero da atto di accreditamento

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Studio di incidenza dell’organismo competente in base alla legislazione di settore, nella misura in cui assicurino lo svolgimento delle attività cui sono destinati a favore della popolazione residente nel comune e di quella non residente eventualmente servita.

Art. 10. PIANO DELLE REGOLE Non ha limiti di validità, è sempre modificabile ed ha cogenza conformativa dei suoli. suoli e) individua: 1) le aree destinate all’agricoltura; 2) le aree di valore paesaggisticopaesaggistico-ambientale ed ecologiche; 3) le aree non soggette a trasformazione urbanistica 1.

negli ambiti del tessuto urbano consolidato identifica i seguenti parametri da rispettare rispettare negli interventi di nuova edificazione o sostituzione: a)caratteristiche tipologiche, allineamenti, orientamenti e percorsi; b) consistenza volumetrica o superfici lorde di pavimento esistenti e previste; c) rapporti di copertura esistenti e previsti; previsti; d) altezze massime e minime; e) modi insediativi che consentano continuità di elementi di verde e continuità del reticolo idrografico superficiale; f) destinazioni d’uso non ammissibili; g) interventi di integrazione paesaggistica, per ambiti compresi in zone soggette a vincolo paesaggistico ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004; h) requisiti qualitativi degli interventi previsti e mitigazione delle infrastrutture della viabilità con elementi vegetali tipici locali; i) requisiti di efficienza energetica.

4. Il piano delle regole: a) per le aree destinate all’agricoltura: 1) detta la disciplina d’uso, di valorizzazione e di salvaguardia, in conformità con quanto previsto dal titolo terzo della parte seconda; 2) recepisce i contenuti dei piani di assestamento, di indirizzo forestale e di bonifica, ove esistenti; 3) individua gli edifici esistenti non più adibiti ad usi agricoli, dettandone le normative d’uso. b) per le aree di valore paesaggisticopaesaggistico-ambientale ed ecologiche detta ulteriori regole di salvaguardia e di valorizzazione in attuazione dei criteri di adeguamento e degli obiettivi stabiliti dal piano territoriale regionale, da piano paesaggistico territoriale regionale e dal piano territoriale di coordinamento provinciale; c) per le aree non soggette a trasformazione urbanistica individua gli edifici esistenti, dettandone la disciplina d’uso e ammette in ogni caso, previa valutazione di possibili alternative, interventi per servizi pubblici, prevedendo eventuali mitigazioni e compensazioni agroagro-forestali e ambientali.

Art. 11. COMPENSAZIONE, PEREQUAZIONE ED INCENTIVAZIONE URBANISTICA 1. Sulla base dei criteri definiti dal documento di piano, i piani attuativi e gli atti di programmazione negoziata con valenza territoriale possono ripartire tra tutti i proprietari degli immobili interessati dagli interventi i diritti edificatori e gli oneri derivanti dalla dotazione di aree per opere di urbanizzazione mediante l’attribuzione di un identico indice di edificabilità territoriale, confermate le volumetrie degli edifici esistenti, se mantenuti. Ai fini della realizzazione della volumetria complessiva derivante dall’indice di edificabilità attribuito, i predetti piani ed atti di programmazione individuano gli eventuali edifici esistenti, le aree ove è concentrata l’edificazione e le aree da cedersi gratuitamente al comune o da asservirsi, per la realizzazione di servizi ed infrastrutture, nonché per le compensazioni urbanistiche in permuta con aree di cui al comma 3. 2. Sulla base dei criteri di cui al comma 1, nel piano delle regole i comuni, a fini di perequazione urbanistica, possono attribuire a tutte le aree del territorio comunale, ad eccezione delle aree destinate all’agricoltura e di quelle non soggette a trasformazione urbanistica, un identico indice di edificabilità territoriale, inferiore a quello minimo fondiario, differenziato per parti del territorio comunale, disciplinandone altresì il rapporto con la volumetria degli edifici esistenti, in relazione ai vari tipi di intervento previsti. In caso di avvalimento di tale facoltà, nel piano delle regole è inoltre regolamentata la cessione gratuita al comune delle aree destinate nel piano stesso alla realizzazione di opere di urbanizzazione, ovvero di servizi ed attrezzature pubbliche o di interesse pubblico o generale, da effettuarsi all’atto della utilizzazione dei diritti edificatori, così come determinati in applicazione di detto criterio perequativo. 5. Il documento di piano può prevedere, a fronte di rilevanti benefici pubblici, aggiuntivi rispetto a quelli dovuti e

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Studio di incidenza coerenti con gli obiettivi fissati, una disciplina di incentivazione in misura non superiore al 15% della volumetria ammessa per interventi ricompresi in piani attuativi finalizzati alla riqualificazione urbana e in iniziative di edilizia residenziale pubblica, consistente nell’attribuzione di indici differenziati determinati in funzione degli obiettivi di cui sopra. Analoga disciplina di incentivazione può essere prevista anche ai fini della promozione dell’edilizia bioclimatica e del risparmio energetico, in coerenza con i criteri e gli indirizzi regionali previsti dall’articolo 44, comma 18, nonché ai fini del recupero delle aree degradate o dismesse, di cui all’articolo 1, comma 3-bis, e ai fini della conservazione degli immobili di interesse storico-artistico ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004.

Art. 12. PIANI ATTUATIVI COMUNALI 1. L’attuazione degli interventi di trasformazione e sviluppo indicati nel documento di piano avviene attraverso i piani attuativi comunali, costituiti da tutti gli strumenti attuativi previsti dalla legislazione statale e regionale. 2. Il documento di piano connette direttamente le azioni di sviluppo alla loro modalità di attuazione mediante i vari tipi di piani attuativi comunali con eventuale eccezione degli interventi pubblici e di quelli di interesse pubblico o generale di cui all’articolo 9, comma 10. 5. Le previsioni contenute nei piani attuativi e loro varianti hanno carattere vincolante e producono effetti diretti sul regime giuridico dei suoli.

Art. 43. CONTRIBUTO DI COSTRUZIONE 2-bis. Gli interventi di nuova costruzione che sottraggono superfici agricole nello stato di fatto sono assoggettati ad una maggiorazione percentuale del contributo di costruzione, determinata dai comuni entro un minimo dell'1,5 ed un massimo del 5 per cento, da destinare obbligatoriamente a interventi forestali a rilevanza ecologica e di incremento della naturalità. La Giunta regionale definisce, con proprio atto, linee guida per l’applicazione della presente disposizione.

Art. 44. ONERI DI URBANIZZAZIONE 1. Gli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria sono determinati dai comuni, con obbligo di aggiornamento ogni tre anni, in relazione alle previsioni del piano dei servizi e a quelle del programma triennale delle opere pubbliche, tenuto conto dei prevedibili costi delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria, incrementati da quelli riguardanti le spese generali. 3. Gli oneri di urbanizzazione primaria sono relativi alle seguenti opere: opere strade, spazi di sosta o di parcheggio, fognature, rete idrica, rete di distribuzione dell’energia elettrica e del gas, cavedi multiservizi e cavidotti per il passaggio di reti di telecomunicazioni, pubblica illuminazione, spazi di verde attrezzato. 4. Gli oneri di urbanizzazione secondaria sono relativi alle seguenti opere: asili nido e scuole materne, scuole dell’obbligo e strutture e complessi per l’istruzione superiore all’obbligo, mercati di quartiere, presidi per la sicurezza pubblica, delegazioni comunali, chiese e altri edifici religiosi, impianti sportivi di quartiere, aree verdi di quartiere, centri sociali e attrezzature culturali e sanitarie, cimiteri. 18. I comuni possono prevedere l’applicazione di riduzioni degli oneri di urbanizzazione in relazione a interventi di edilizia bioclimatica o finalizzati al risparmio energetico. Le determinazioni comunali sono assunte in conformità ai criteri e indirizzi deliberati dalla Giunta regionale entro un anno dall’entrata in vigore della presente legge. 19. Qualora gli interventi previsti dalla strumentazione urbanistica comunale presentino impatti significativi sui comuni confinanti, gli oneri di urbanizzazione possono essere utilizzati per finanziare i costi di realizzazione di eventuali misure mitigative o compensative.

Art. 45. Scomputo degli oneri di urbanizzazione gli li interessati possono essere 1. A scomputo totale o parziale del contributo relativo agli oneri di urbanizzazione, g autorizzati a realizzare direttamente una o più opere di urbanizzazione primaria o secondaria, nel rispetto dell’articolo 2, comma 5, della legge 11 febbraio 1994, n. 109 (Legge quadro in materia di lavori pubblici). I comuni determinano le modalità di presentazione dei progetti, di valutazione della loro congruità tecnico-economica e di prestazione di idonee garanzie finanziarie nonché le sanzioni conseguenti in caso di inottemperanza. Le opere, collaudate a cura del comune, sono acquisite alla proprietà comunale

ART. 46. CONVENZIONE DEI PIANI ATTUATIVI a) la cessione gratuita, entro termini prestabiliti, delle aree necessarie per le opere opere di urbanizzazione primaria, nonché la cessione gratuita delle aree per attrezzature pubbliche e di interesse pubblico o generale previste dal piano dei servizi; qualora l'acquisizione di tali aree non risulti possibile o non sia ritenuta opportuna dal comune in

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Studio di incidenza relazione alla loro estensione, conformazione o localizzazione, ovvero in relazione ai programmi comunali di intervento,, la convenzione può prevedere, in alternativa totale o parziale della cessione, cessione che all'atto della stipulazione i soggetti obbligati corrispondano al comune una somma commisurata all'utilità economica conseguita per effetto della mancata cessione e comunque non inferiore al costo dell'acquisizione di altre aree. I proventi delle monetizzazioni per la mancata cessione di aree sono utilizzati utilizzati per la realizzazione degli interventi previsti nel piano servizi, compresa l’acquisizione di altre aree a pubblica; dei ivi destinazione

ART. 47. CESSIONI DI AREE PER OPERE DI URBANIZZAZIONE PRIMARIA Ove occorra, il titolo abilitativo alla edificazione, edificazione, quale sua condizione di efficacia, è accompagnato da una impegnativa unilaterale, da trascriversi a cura e spese degli interessati, per la cessione al comune, a valore di esproprio o senza corrispettivo nei casi specifici previsti dalle normative normative vigenti, delle aree necessarie alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria pertinenti all’intervento. E’ comunque assicurata la disponibilità degli spazi necessari per l’installazione della rete dei servizi strumentali all’esecuzione della costruzione o dell’impianto oggetto del titolo abilitativo

Il rapporto con il Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Regionale della Valle del Ticino Il PGT per il Comune di Vigevano ha una limitazione importante in termini di territorio di competenza in quanto il P.T.C. del Parco Lombardo della Valle del Ticino (art. 14 della Legge Regionale n.33/80 e sua Variante Generale approvata con DGR n. 7/5983 del 02/08/2001) limita lo spazio di azione del piano urbanistico locale alla Zona di Iniziativa Comunale Orientata (I.C.) mentre per il restante territorio la competenza è dell’ente gestore del Parco.

Box 2-2 Articolo 12 N.T.A. (Variante generale al P.T.C. del Parco Lombardo della Valle del Ticino - D.g.R. 2 agosto 2001 n. 7/5983) . Zone di iniziativa comunale orientata (IC). 12.IC.1 1 Sono individuate all’interno dei perimetri indicati con apposito segno grafico, come zone di iniziativa comunale orientata (IC), quelle parti del territorio comprendenti gli gli aggregati urbani dei singoli comuni, le loro frazioni ed altre aree funzionali ad un equilibrato sviluppo urbanistico. In tali aree le decisioni in materia di pianificazione urbanistica sono demandate agli strumenti urbanistici comunali da redigersi nel rispetto delle disposizioni dell’articolo 24 delle Norme di attuazione del P.T.P.R, “Indirizzi per la pianificazione comunale e criteri per l’approvazione dei P.R.G. comunali. 12.IC.2 In sede di adeguamento dei piani regolatori comunali al piano territoria territoriale, le, possono essere definite le delimitazioni delle zone individuate nelle tavole del piano territoriale, per portarle a coincidere con suddivisioni reali rilevabili sul terreno, ovvero su elaborati cartografici in scala maggiore. Tali definizioni, non costituendo costituendo difformità tra il piano regolatore comunale ed il piano territoriale, non costituiscono variante allo stesso. stesso 12.IC.3 Nella pianificazione urbanistica comunale, pur perseguendo obiettivi locali di corretto sviluppo urbanistico, dovranno tendenzialmente tendenzialmente essere osservati i seguenti criteri metodologici nella redazione dei piani urbanistici comunali: comunali a) contenimento della capacità insediativa, orientata prevalentemente al soddisfacimento dei bisogni della popolazione esistente nell’area del Parco e cioè: 1. al saldo naturale della popolazione; 2. al fabbisogno abitativo documentato da analisi; 3. ad eventi di carattere socio-economico extraresidenziale valutabili ed auspicabili dall’Amministrazione comunale; b) l’aggregato urbano dovrà tendere ad essere essere definito da perimetri continui al fine di diminuire gli oneri collettivi di urbanizzazione e conseguire una migliore economia nel consumo del territorio e delle risorse territoriali. Dovrà essere prioritariamente previsto il riutilizzo del patrimonio edilizio edilizio esistente; nel caso di nuove zone d’espansione queste dovranno essere aggregate all’esistente secondo tipologie compatibili con l’ambiente evitando la formazione di conurbazioni; gli indici urbanistici e le altezze massime dovranno tener conto delle caratteristiche morfologiche del contesto, rispettando soprattutto nei tessuti storici consolidati la continuità delle cortine edilizie e l’andamento dei tracciati storici anche in relazione alla conferma e valorizzazione dei rapporti visuali tra i diversi luoghi.

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Studio di incidenza 12.IC.4 I centri storici ed i nuclei urbani e rurali di antica formazione, perimetrati assumendo quale riferimento di base la prima levata delle tavolette dell’istituto geografico militare, in scala 1:25.000, tenendo conto dei giardini e delle aree libere di pertinenza degli edifici, secondo quanto indicato dall’articolo 19 delle Norme del P.T.P.R. “Individuazione e tutela dei Centri e Nuclei storici”, sono disciplinati dal piano regolatore generale secondo le disposizioni contenute nell'articolo 5 della legge regionale 15 gennaio 2001, n.1. Gli interventi sul patrimonio edilizio esistente dovranno tenere conto di analisi riguardanti: a) gli elementi e le connotazioni della struttura storica degli insediamenti nel loro complesso b) i valori ambientali delle connotazioni urbane; c) pregio architettonico dei singoli edifici; d) caratteristiche delle varie componenti architettoniche strutturali o decorative che abbiano valore storico ed artistico. 12.IC.5 Al fine del mantenimento e miglioramento del paesaggio paesaggio urbano, i Comuni con più di 5.000 abitanti avranno come riferimento i seguenti indirizzi: a) miglioramento ambientale e paesaggistico delle aree di connessione dei margini urbani con le aree agricole adiacenti attraverso un’attenta considerazione dei dei rapporti visuali e strutturali tra il sistema del verde urbano ed il paesaggio agrario, verificando in tal senso anche la possibilità di impianti di forestazione urbana; b) valorizzazione di assi viabili pedonali e ciclabili lungo eventuali corsi d’acqua esistenti, costituenti percorsi di penetrazione verso il centro urbano; c) armonizzazione con l’ambiente circostante delle aree produttive esistenti o di nuova formazione, attraverso la realizzazione di idonee cortine di vegetazione. vegetazione 12.IC.6 I piani regolatori generali comunali e loro varianti sono sottoposti al parere del Parco. I PRG e le loro varianti devono essere trasmessi al Parco per il parere di competenza successivamente alla loro adozione. Dopo l’avvenuta approvazione da parte dell’ente competente dovrà essere trasmessa al Parco, a cura del Comune, copia completa del piano regolatore generale e dei suoi allegati, ovvero delle varianti intercorse. 12.IC.7 7 Nel caso in cui previsioni di “Zone agricole e forestali” (C1, C2) o di “Zone agricole” (G1, G2) G2) ricadano all’interno del perimetro di Iniziativa Comunale Orientata, le stesse, nell’ambito della formulazione dello strumento urbanistico Comunale, avranno come riferimento le seguenti indicazioni: a) nelle zone C1 e C2 potranno essere individuati, secondo secondo le modalità indicate dall’articolo 7 della legge regionale 15 gennaio 2001, n.1, parchi e spazi pubblici urbani e territoriali con interventi realizzabili ai sensi del D.M. 2 aprile 1968, n. 1444, articolo 4, punto 5, letteraf), finalizzati al mantenimento mantenimento a verde delle aree; b) nelle zone G1 e G2 potranno essere localizzati standard urbanistici, secondo le modalità indicate dall’articolo 7 della legge regionale 15 gennaio 2001, n.1, oltre a quanto previsto nella precedente lettera a), con l’obiettivo di recuperare la continuità del verde e migliorare il rapporto cittàcittà-campagna. 12.IC.8 Nei Comuni compresi nel territorio del parco che hanno una capacità insediativa teorica superiore a 20.000 abitanti, gli spazi per parchi pubblici urbani e territoriali (previsti dall’articolo 4, punto 5, lettera f), del D.M. 2 aprile 1968 n. 1444), possono essere individuati, secondo le modalità indicate dall’articolo 7 della legge regionale 15 gennaio 2001, n. 1, anche nelle aree agricole e forestali (G1, G2) in coerenza coerenza con le specifiche previsioni del P.T.C. e sempre nel quadro di una corretta sistemazione a verde delle aree coinvolte. 12.IC.9 Nei Comuni compresi nel territorio del parco, in fase di redazione di nuovo P.R.G. e di variante generale dello stesso, si potrà potrà prevedere la modifica, anche in rettifica, del perimetro IC previsto nel presente P.T.C., per una superficie complessiva non superiore al 5% della zona IC interessante il capoluogo comunale o una frazione dello stesso. L’ubicazione delle aree in ampliamento ampliamento dovrà rispettare le seguenti prescrizioni: a) essere localizzata in continuità con il perimetro IC indicato nel presente P.T.C.; b) non interessare, compromettere e/o alterare aree di particolare pregio ambientale ed agronomico. c) essere recepita dal Parco nella cartografia del PTC entro 60 giorni La modifica di perimetro non riguarda le zone A, B1, B2, B3, ZPN, ZPS

Il campo di applicazione dello Studio di Incidenza previsto dalla D.G.R. 8 Agosto 2003 N. 7/14106 è il Piano; in mancanza di indicazioni di maggiore precisazione la procedura di Valutazione di Incidenza è quindi da intendersi applicata ai tre atti (Documento di Piano, Piano dei Servizi e Piano delle Regole) costituenti il Piano di Governo del Territorio (P.G.T.). Ciò deriva dalla necessità dello studio di incidenza di dover discutere dell’impatto eventualmente causato dalle azioni di piano rispetto sia all’incidenza diretta con i SIC e/o ZPS sia rispetto al sistema delle relazioni esterne ad un sito Natura 2000 ma funzionali al mantenimento della sua integrità. Lo studio di incidenza deve quindi necessariamente considerare tutto il territorio comunale (in realtà non solo limitandosi ad esso) nel quale si manifestano le potenziali vie critiche generate dalle azioni di piano in grado di colpire gli oggetti di rilevanza per lo studio di incidenza.

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3 IL P.G.T. DEL COMUNE DI VIGEVANO 3.1 OBIETTIVI ED AZIONI PERSEGUITI DAL PIANO Il nuovo PGT parte dall’assunto di garantire una continuità con il PRG del 2005 sia per quanto riguarda alcune linee di indirizzo, sia per quanto concerne la localizzazione e la caratterizzazione degli Ambiti di Trasformazione. Il PGT si pone quale momento di riorganizzazione del cammino già intrapreso dallo strumento precedente integrando nell’iter procedurale l’attenzione per gli aspetti qualitativi dei servizi e dell’abitare in generale, e l’intento di guardare alla gestione del territorio nel suo complesso non concentrandosi unicamente sulle porzioni urbanizzate o urbanizzabili. Più puntualmente le linee strategiche perseguite dal PGT mirano a garantire uno sviluppo dell’urbanizzato incentrato: •

sulla trasformazione delle aree intercluse



sul recupero del deficit di standard urbanistici tramite la cessione al Comune di una parte degli Ambiti di Trasformazione attuati



sulla riqualificazione della città esistente



sul potenziamento dell’accessibilità



sulla qualità delle trasformazioni urbane

A livello di quantificazione generale il PGT prevede un’espansione massima di 2.049.161 mq legati ad Ambiti di Trasformazione. Gli abitanti teorici insediabili in massima attuazione degli AT previsti dal PGT sono circa 5.225, suddivisibili in circa 2.375 famiglie, che porterebbero la popolazione comunale a 67.132 abitanti teorici, con un aumento stimato di 1.716 abitazioni e 6.023 stanze. Gli obiettivi del PGT sono declinati all’interno di 4 macrocategorie che abbracciano il sistema urbano nel complesso sia nelle sue relazioni interne, sia nelle interferenze e interrelazioni con l’intorno. 1. STRATEGIE PER L’ACCESSIBILITA’ E LA MOBILITA’ -

Realizzazione Realizzazione nuovo ponte sul Ticino con allacciamento alla Tangenziale di Abbiategrasso che si collegherà alla bretella prevista dal Piano d’Area Malpensa e all’area dell’EXPO 2015. Questo progetto si integra con il complessivo potenziamento della SS 494 (Vigevanese). (Vigevanese).

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Potenziamento della strada SP 206 (Voghera - Novara) (con previsione del bypass della frazione Sforzesca) Sforzesca che potrà divenire un efficiente collegamento da Vigevano per la nuova Autostrada regionale BRO.MO (Broni-Mortara).

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Adeguamento di Corso Novara Novara come alternativa all’allacciamento con l’Autostrada A4 e come connessione all’aeroporto di Malpensa. Il rafforzamento della direttrice per Novara è necessario anche per la realizzazione del nuovo polo ludicoludico-ricreativo nelle aree di Cassinetta della Croce.

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Riconferma del progetto di riqualificazione dell’area della stazione ferroviaria connessa ai lavori per il raddoppio della linea Milano-Mortara. Si conferma anche il progetto di realizzazione di un nuovo collegamento stradale tra le due parti di città città separate dalla ferrovia reso possibile dalla previsione di abbassamento del piano del ferro.

2. STRATEGIE PER LE NUOVE TRASFORMAZIONI URBANE -

Conferma di tutte le Aree di Trasformazione previste dal PRG del 2005. 2005 Per tali aree confermate si seguiranno i criteri trasformativi impostati dal PRG con l’aggiunta di nuove forme di valutazione preventiva dei progetti di trasformazione integrati e di ampio respiro per garantire una migliore qualità urbana.

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produttivo, oduttivo, industriale e Previsione di un nuovo ambito di riserva per lo sviluppo pr artigianale. artigianale Si tratta di un ambito di possibile potenziamento/ampliamento dei tessuti industriali e artigianali esistenti (situato all’estremità sud-ovest del territorio comunale) che può essere utilizzato sulla base di un nuovo, eventuale, fabbisogno di sviluppo del sistema produttivo. Tale ambito potrà essere attuato solo dopo il completamento di tutti gli Ambiti di Trasformazione previsti dal DP o per interventi di interesse rilevante.

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Previsione di 5 nuovi ambiti di riqualificazione riqualificazione (definite trasformazioni strategiche di scala territoriale): a) Area della Cascinetta della Croce: Croce ambito dove sviluppare un polo ludico-ricreativo di rilevanza sovracomunale che si innesta sull’asse commerciale definito da Corso Novara. b) Riqualificazione Riqualificazione della stazione ferroviaria. ferroviaria c) Riqualificazione del Castello Sforzesco con creazione di un polo museale e culturale. d) Riqualificazione del “Colombarone” con creazione di un polo espositivo per eventi e manifestazioni con la possibilità di essere gestito da operatori privati. e) Riqualificazione dell’ex macello che si integra con la rifunzionalizzazione della Piazza Calzolaio d’Italia per la realizzazione di un nuovo polo di servizi per la città.

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Superamento del concetto di Centro Storico a favore di quello di Città Storica con lo scopo di proporre nuove modalità di riqualificazione della città esistente che non si basino solo sull’epoca degli edifici (e dunque su interventi meramente centrati sulla tutela o il restauro), ma che tengano conto anche del significato culturale che esprimono fabbricati non strettamente considerati “storici” ma collegati alla memoria della città e dunque significativi anche da un punto di vista sociale.

3. STRATEGIE PER LO SVILUPPO DEL SISTEMA DEI SERVIZI -

Definizione delle destinazioni d’uso d’uso per le aree a servizi sia per quelle già cedute al Comune, sia per quelle da cedere in futuro in attuazione delle Aree di Trasformazione (AT). Verrà assegnata una possibile tipologia di servizio: aree a verde, aree per l’edilizia sociale, aree a servizi per l’istruzione. A seconda della prospettiva di utilizzo e della priorità tutte le aree saranno piantumate con essenze a densità differenti. Le aree a verde saranno piantumate e progettate per la fruizione della cittadinanza. Le aree per l’edilizia sociale sociale potranno ospitare dell’edilizia residenziale sociale (ERS) secondo quanto disposto dall’art. 11 della Legge n. 133 del 6 agosto 2008 “Piano casa”. Le aree a servizi per l’istruzione potranno ospitare sia servizi privati di uso pubblico sia veri e propri plessi scolastici pubblici.

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Si prevede un adeguamento agli standard qualitativi simili a quelli previsti per la rete stradale pubblica per quanto riguarda la gestione delle strade private, private nonché l’indirizzo generale della loro cessione gratuita a uso pubblico al Comune.

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Nel PdS tutte le strade, indipendentemente dalla loro natura, sono classificate come pubbliche

e

l’Amministrazione

Comunale

dovrà

quindi

programmare

la

propria

acquisizione ai sensi dell’art. 9 comma 12 della LR 12/2005. -

Per quanto riguarda il settore commerciale la strategia delineata dal DP è quella di favorire processi di trasformazione della città che sviluppino proposte di incremento del commercio al dettaglio e servizi di vicinato. vicinato Con il PGT si concedono due nuove medie superfici di vendita commerciali alimentari in zone attualmente non servite (Viale dei Mille e nella parte più a sud di Corso Genova) e il trasferimento di una media superficie alimentare esistente in Corso Genova nell’Ambito di Trasformazione (i 12) di Corso Milano. Quanto alle strategie di sviluppo commerciale in generale, generale il DP indica nell’Ambito di Trasformazione strategica di Corso Novara e Cascinetta della Croce, la localizzazione di un outlet e di un retail park con grandi superfici di vendita, mentre nell’Ambito di Trasformazione commerciale integrato (c 1) prevede la possibilità di realizzare una media superficie di vendita non alimentare di 2.500 m2.

4. STRATEGIE PER L’IMPLEMENTAZIONE DELLE RISORSE NATURALI -

Realizzazione di una Rete Ecologica che attraversi l’intera città, connettendo, mediante la realizzazione di elementi lineari, quali sponde di canali, viali alberati, parterre verdi e percorsi pedonali o ciclabili, le aree verdi esistenti e previste tra loro e, successivamente, con le aree naturalistiche esterne alla città in grado di alimentare le reti ecosistemiche interne.

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Figura 3.1 – Le strategie del Piano

Fonte: “Documento di Piano” – Comune di Vigevano, Politecnico di Milano – marzo 2009

Come si può osservare dall’elencazione precedente gli obiettivi del PGT hanno già una specificità tale da potersi configurare come azioni che, riassumendo, possono essere suddivise in tre categorie: 1. Interventi strategici di riqualificazione 2. Implementazione degli Ambiti di Trasformazione 3. Implementazione dell’Ambito di riserva per attività produttive La valutazione specifica e le caratteristiche proprie di ogni intervento possono essere reperiti al seguente capitolo 7, volendosi ora fornire semplicemente una rapida panoramica dei contenuti essenziali del documento. Gli ambiti di riqualificazione si distribuiscono lungo una linea nord-ovest/sud-est che attraversa punti nevralgici del paesaggio urbanizzato la cui trasformazione può fungere da volano per una ritrovata vocazione fruitiva di Vigevano. L’offerta varia dalla realizzazione di un polo ludicoricreativo alla creazione di un museo di storia e cultura locale, il tutto accompagnato dal potenziamento della linea ferroviaria che potrebbe assumere un ruolo primario nell’accessibilità dell’abitato.

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Per quanto riguarda gli Ambiti di Trasformazione sono mantenute le categorie del PRG prevedendo ambiti di trasformazione per insediamenti integrati, ambientali, per attività, di riqualificazione ambientale. Ai precedenti viene aggiunto un ambito commerciale integrato che si compone di un’area a destinazione commerciale vera e propria che interagisce con altre due aree circostanti per attività e di riqualificazione ambientale. L’interazione è determinata dal fatto che l’implementazione della trasformazione è subordinata al contestuale trasferimento di alcune attività dall’ambito in oggetto a quello per attività ed alla riqualificazione ambientale del rimanente. Viene inoltre identificato un ambito di riserva per sviluppo produttivo, industriale e artigianale che costituisce una previsione strategica da considerare solo nel momento in cui saranno esaurite le trasformazioni del PGT.

Figura 3.2 – Gli ambiti di trasformazione

Fonte: “Documento di Piano” – Comune di Vigevano, Politecnico di Milano – marzo 2009

L’implementazione degli Ambiti di Trasformazione avviene garantendo per ciascuna area un mix di funzioni interne associate a differenti destinazioni d’uso. Inoltre ogni ambito ha una macropartizione che prevede la compresenza di un’area destinata all’edificazione, un’area destinata a verde privato con valenza ecologica, e un’area a verde e servizi pubblici da cedere gratuitamente al comune. Per l’attivazione degli Ambiti di Trasformazione e degli eventuali Programmi Integrati di Intervento è prevista una forma di valutazione preventiva dei progetti di trasformazione determinata dalla presentazione, in sede di proposizione del progetto al Comune, di plastici e rendernig o videorendering in grado di rendere espliciti gli effetti della nuova trasformazione con la possibilità di coinvolgere gli abitanti delle zone interessate dalla trasformazione.

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In

sede

di

applicazione

del

principio

della

perequazione

urbanistica

contestualmente

all’implementazione degli Ambiti di Trasformazione, il PGT prevede una maggiorazione dei diritti

edificatori nei casi di interventi di demolizione e ricostruzione di edifici esistenti nei casi di interventi che applicano i principi bio energetici (MBE). Relativamente alla fase attuativa del PGT sono previsti anche incentivi volumetrici relativi a Piani Attuativi che riguardino azioni di riqualificazione di aree dismesse o interventi di recupero edilizio. Viene

inoltre

previsto

lo

strumento

attuativo

definito

“Progetto

urbano”

che

riguarda

trasformazioni di ingente portata, non necessariamente predefinite dal Documento di Piano, per le quali viene ad essere obbligatoria una valutazione preliminare d’impatto di carattere urbanistico, ambientale, economico e sociale e uno “Schema di assetto preliminare” che faciliti la progettazione attuativa successiva. Vengono forniti anche gli indirizzi relativi alle trasformazioni urbane affidate a Programmi Integrati di Intervento affermando innanzi tutto che non sono ammissibili in ambito agricolo. Viene inoltre precisato che, in sede di valutazione di PII presentati, assumono primaria importanza: •

le proposte di interventi su aree interessate da fenomeni di degrado sociale;



i programmi volti alla realizzazione di ERS secondo quanto specificato dal PdS;



la ricollocazione di aree produttive irrazionalmente dislocate e interventi su aree industriali, artigianali e commercio all’ingrosso dismesse.

3.2 Il Piano dei Servizi Il Piano dei Servizi concorre assieme al Piano delle Regole e al Documento di Piano alla definizione dell’assetto del territorio comunale occupandosi in particolare di assicurare una adeguata dotazione di servizi ed attrezzature pubbliche e di interesse pubblico o generale. Il piano assicura altresì una adeguata distribuzione ed integrazione degli stessi nel contesto urbano al fine di assicurarne un’adeguata fruibilità e al contempo contribuire ad un processo più ampio di rivitalizzazione urbana, del potenziamento o della creazione di nuove polarizzazioni sul territorio comunale.

3.2.1 STRUTTURA DEL “PIANO DEI SERVIZI” DELLA CITTÀ DI VIGEVANO VIGEVANO Oltre ad indicare la vocazione qualitativa del futuro assetto urbano assicurando la quota minima di standard definiti in 18 m2 per abitante, il PdS ha anche finalità programmatiche individuando le possibili vocazioni di utilizzo delle quote di cessione degli Ambiti di Trasformazione (AT) definiti dal DP, nonché delle quote di cessione già acquisite dal Comune ma per le quali non esiste ancora una precisa destinazione d’uso. Il PdS basa la propria strategia di incremento della qualità dei servizi sul reperimento di nuove aree pubbliche da destinare principalmente a tre tipologie di servizio che si ritengono fondamentali per lo sviluppo urbano di Vigevano: nuove aree verdi, nuovi poli per l’istruzione e, infine, nuove aree per Edilizia Residenziale Sociale (ERS) secondo quanto definito dall’art. 11 “Piano Casa” della Legge 133 del 6 agosto 2008.

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Il livello di servizio attualmente presente nel Comune di Vigevano soddisfa già i requisiti della LR 12/2005 in quanto la quota di standard è pari a 18,1 m2/abitante. Il sistema del verde presenta uno stato di fatto con una forte prevalenza di spazi pertinenziali verdi che, pur essendo poco accessibili alla collettività, garantiscono la continuità tra il verde ecologico delle aree agricole extraurbane e le aree centrali destinate a verde pubblico. I tessuti verdi sono adatti a garantire una continuità radiale tra la rete ecologica primaria e quella secondaria e, pur essendo spazi privati, la godibilità dell’ambiente urbano. Un secondo aspetto di importanza primaria è il posizionamento e la proliferazione di aree interstiziali, anch’esse a corona delle aree urbane centrali e site tra ambiti urbani ed extraurbani, che vengono definite aree libere ma che svolgono una funzione fondamentale di diffusione e penetrazione del sistema ambientale nel sistema costruito. Tali aree sono costituite perlopiù da appezzamenti agricoli residui che, essendo ormai completamente intercluse dallo sviluppo insediativo, devono essere considerate un tutt’uno con il verde urbano centrale più che un residuo del verde extraurbano. Le piste ciclabili esistenti e programmate riprendono i tracciati indicati dal PRG 2005 i cui contenuti sono ancora validi e confermati dal DP il quale indica nella rete della viabilità ciclopedonale un possibile ulteriore sistema di rafforzamento della Rete ecologica tra le maglie del sistema ambientale. Il fabbisogno di servizi e i relativi bacini d’utenza Il PdS ha stimato il fabbisogno di servizi per bacini consentendo di individuare, per singole parti di città, il rapporto esistente tra servizi e cittadini individuando immediatamente, per singole zone, la presenza di deficit o meno di spazi pubblici. I bacini sono: •

Centro, corrispondente alla città storica dentro le mura;



Ticino, settore nordorientale compreso tra il Naviglio Sforzesco e Via Gambolina;



Sforzesca, settore sudorientale compreso tra Via Gambolina e C.so Pavia;



Sud/Morsella, settore meridionale compreso tra C.so Pavia e C.so Torino;



Ovest/Piccolini, settore occidentale compreso tra C.so Torino e la Roggia Vecchia;



Novara, settore nordoccidentale compreso tra la Roggia Vecchia e il Naviglio Sforzesco.

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Figura 3.3 – I sei bacini d’utenza

Fonte: “Piano dei Servizi ” – Comune di Vigevano, Politecnico di Milano – marzo 2009

Per ciascuno dei bacini d’utenza individuati è stato effettuato il calcolo della popolazione residente attualmente e quella insediabile secondo le previsioni di trasformazione contenute nel DP. Da ciò deriva il calcolo della popolazione insediabile secondo le previsioni del DP suddivisa per bacini d’utenza: •

Centro con 5.300 abitanti;



Ticino con 13.500 abitanti;



Sforzesca con 6.744 abitanti;



Sud/Morsella con 15.719 abitanti;



Ovest/Piccolini con 11.318 abitanti;



Novara con 14.642 abitanti.

Si evidenza una situazione diffusamente deficitaria per quel che concerne le categorie di servizi verde, scuole e parcheggi con, al contrario, un’abbondante situazione di surplus di servizi di carattere generale.

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Fonte: “Piano dei Servizi ” – Comune di Vigevano, Politecnico di Milano – febbraio 2009

Tale situazione determina infatti il complessivo raggiungimento dei 18 m2 minimi di standard per servizi pubblici imposti dalla nuova LR 12/2005 con un estremo sbilanciamento a favore di servizi di carattere generale Appurato che il fabbisogno minimo di servizi pubblici è attualmente soddisfatto e continuerà ad esserlo in ragione delle quote di cessione previste per ogni AT attuato, scopo fondamentale del PdS è riequilibrare l’assetto futuro dei servizi compensando i deficit evidenziati per le seguenti categorie: verde, scuola, parcheggi ed ERS.

Fonte: “Piano dei Servizi ” – Comune di Vigevano, Politecnico di Milano – febbraio 2009

Per l’ERS, considerata anch’essa a tutti gli effetti un servizio pubblico da garantire, è stato calcolato il dato deficitario in 700 alloggi. Tale dato è calcolato per soddisfare il 100% delle domande di alloggio pubblico e il 50% di domande per l’accesso al Fondo Sociale Affitti (FSA 2008). Considerata la dimensione media degli alloggi di 80 m2 dovranno essere costruiti 56.000 m2 di SLP per Edilizia Residenziale Sociale che, secondo gli indici di Utilizzazione Fondiaria attribuiti alle aree cedute per servizi pubblici negli AT, necessiteranno di 19 ettari di Superficie Fondiaria. Tali presupposti hanno determinato la localizzazione di aree per l’istruzione in aree deficitarie (prevalentemente i bacini Ovest/Piccolini e Sud/Morsella) ma con adeguate infrastrutture viabilistiche di supporto al fabbisogno di accessibilità. A tale proposito l’idea di affiancare al polo scolastico e sportivo, in programma nelle aree adiacenti al nuovo Palazzetto dello sport, un nuovo complesso scolastico che concentra diversi livelli di offerta formativa in un’unica struttura, potrà dare vita a una piccola “cittadella della scuola” adeguatamente infrastrutturata ed attrezzata per le nuove esigenze.

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La localizzazione dell’Edilizia Residenziale Sociale ha seguito il principio di integrazione con le parti di città consolidata. Sono stati scelti per tale funzione comparti di dimensioni medie e prevalentemente ubicati nelle aree interstiziali della città più prossime al centro per favorire il processo di inclusione sociale. Infine per le aree verdi la scelta localizzativa ha visto prevalere due opzioni: da un lato destinare a verde piantumato grandi aree periferiche costituenti la cintura urbana allo scopo di fornire un filtro tra la campagna e il nucleo urbano compatto; dall’altro lato si è cercato di diffondere capillarmente all’interno del nucleo urbano piccole aree verdi in grado di assolvere alle funzioni richieste dalla cittadinanza nonché atte a garantire l’adeguata connessione della Rete ecologica. La situazione deficitaria del Centro non può essere soddisfatta con la cessione negli AT in quanto quest’ultimi sono localizzati principalmente nella Città Consolidata esterna al bacino del Centro. È evidente che il fabbisogno di tali aree centrali è comunque soddisfatto dal surplus di servizi previsti nella Città Consolidata. Fanno eccezione i Programmi Integrati d’Intervento in grado di reperire quote di standard aggiuntive rispetto alle previsioni del PGT; in particolare modo il PII Enel di via Buozzi è in grado di soddisfare circa il 70% del fabbisogno insoddisfatto di parcheggi del Centro (3.750 m2 di Superficie fondiaria).

Fonte: “Piano dei Servizi ” – Comune di Vigevano, Politecnico di Milano – marzo 2009

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3.3 Il Piano delle Regole Il Piano delle Regole rappresenta la componente del PGT che ha valore conformativo dei diritti proprietari e del regime giuridico dei suoli per la città esistente. Il contenuto di tale strumento è disciplinato dall’art. 10 della Legge Regionale n. 12 dell’11 marzo 2005 “Legge per il Governo del Territorio” (LR 12/2005). Il PdR non contiene la disciplina per la trasformazione degli Ambiti di Trasformazione (AT) né la disciplina dei servizi e degli spazi pubblici. Il PdR regola solamente gli ambiti del tessuto urbano esistente, quali insieme delle parti di territorio su cui è già avvenuta l’edificazione o la trasformazione dei suoli; ovvero, i tessuti della città storica, i tessuti della città consolidata, i tessuti della città diffusa, i tessuti agricoli, le aree di valore paesaggistico e ambientale ed ecologiche e le aree non soggette a trasformazione urbanistica. In continuità con quanto previsto dal PRG 2005 anche il PdR disciplina e gestisce al città esistente attraverso un “approccio per tessuti”. La Città Storica è composta da 12 tessuti. I primi quattro tessuti sono una diretta elaborazione di tessuti già riconosciuti dal PRG 2005, i successivi nove sono costruiti ex novo secondo l’approccio per tessuti e integrando le informazioni presenti nella tavola gestionale del PRG 2005. •

Il tessuto “Complesso monumentale del Castello e della Piazza” che è costituito dal nucleo visconteo della Rocca Vecchia, dal collegamento coperto all’edificio del Maschio e l’edificio del Maschio stesso, dalle tre scuderie di ampliamento che strutturano il recinto poligonale all’interno del Castello, il palazzo delle Dame e la Piazza Ducale.



Il tessuto “Edifici e complessi speciali”, speciali” è costituito da singoli edifici o complessi monumentali prevalentemente religiosi e civili sorti tra il XV e il XIX secolo che per le loro speciali caratteristiche morfologiche sono espressione di una elevata qualità urbanistica e architettonica.



Il “Tessuto degli edifici isolati”, isolati” risponde alla selezione degli edifici isolati inseriti in contesti ambientali di elevato pregio come le ville urbane ottocentesche e gli edifici di architettura moderna.



Il “Tessuto delle corti grandi”, grandi” è costituito da edifici prevalentemente a schiera sorti lungo vicoli di attraversamento in lunghezza di isolati frammentati.

I seguenti otto tessuti nascono dal nuovo rilievo urbanistico ampliato e puntano a qualificare i comparti urbani prevalentemente per le loro qualità tipo-morfologiche e per l’epoca di costruzione. Essi sono: •

il tessuto degli “Edifici o complessi a schiera pre XX secolo” è attribuito solo a cinque piccole aree delle quali due si trovano nelle immediate vicinanze del Castello. Il tessuto, per quanto sia stato rimaneggiato, mantiene le caratteristiche originali dell’assetto spaziale antico. Il suo mantenimento costituisce un patrimonio urbano il cui valore si esprime nella testimonianza della città antica e nell’influenza che esso può avere nei confronti dello sviluppo della città consolidata.



Il tessuto degli “Edifici o complessi in linea pre XX secolo” che rappresenta la maggioranza degli edifici rilevati nella città storica tradizionale. Il tessuto si caratterizza per la prevalenza di edifici o complessi di edifici in linea con affaccio diretto su strade o piazze e che principalmente possono essere ricondotti al periodo ottocentesco. La tipologia in linea è definita dall’accorpamento di più edifici a schiera tipici

del

periodo

medievale.

Il

processo

di

rifusione

avviene

attraverso

la

trasformazione o sostituzione di due elementi di schiera. La fusione avviene eliminando

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la scala di una delle due schiere e creando una scala autonoma a due rampe. Il muro d’ambito viene dunque forato per permettere la distribuzione dei vari ambienti. •

Il tessuto degli “Edifici o complessi a corte e palazzi pre XX secolo” è attribuito ai numerosi spazi urbani caratterizzati da edifici con sviluppo attorno a uno spazio privato interno, dal quale si distribuiscono gli accessi agli alloggi e con il quale lo spazio costruito mantiene la sua relazione più importante. Pur essendo un ulteriore sviluppo degli edifici in linea, il tessuto si configura come una naturale evoluzione della struttura urbana antica.



Il tessuto “Edifici storici periferici pre XX secolo” comprende l’insieme di edifici prevalentemente a tipologia in linea o a corte costruiti prima del Novecento. Il tessuto si compone del termine “periferici” in quanto possiede due caratteristiche che distinguono gli edifici da quelli presenti nel centro storico: la prima è l’assenza di continuità tra gli stessi, essi si presentano quasi sempre in maniera frammentata; la seconda è l’assenza, nel sedime in cui sorgono, dell’impianto medievale a essi antecedente.



Il tessuto degli “Edifici o complessi a schiera post XX secolo” è individuato in un’unica area a nord ovest del centro in cui è stata rilevata la presenza di un complesso di edifici a schiera di recente costruzione ma che mantiene i rapporti spaziali originali dell’impianto antico.



Il tessuto degli “Edifici o complessi in linea post XX secolo”. secolo” Questo tessuto è identificato in aree localizzate alle estremità del confine della “Città storica dentro le mura” a conferma che il rilievo e la creazione dei tessuti rispecchia l’evoluzione urbana della

città.

Nelle

case

in

linea

novecentesche

si

mantiene

il

meccanismo

dell’accostamento di due elementi strutturali (le antiche schiere) nei quali la dislocazione degli ambienti interni è meno specializzata. •

Il tessuto degli “Edifici o complessi a corte e palazzi post XX secolo” si compone prevalentemente di tipologie insediative a blocco sviluppate attorno a spazi di pertinenza non prospicienti la sede stradale. Si distingue dal tessuto “Edifici o complessi a corte e palazzi pre XX secolo” sia per l’epoca di costruzione degli immobili sia per la minore integrazione con il palinsesto antico.



Il tessuto degli “Edifici storici periferici post XX secolo” comprende un insieme tipologico eterogeneo di edifici costruiti nel Novecento. Tale tessuto include gli edifici moderni segnalati dalla tavola gestionale del PRG 2005.

Nei tessuti della Città Storica l’azione principale del Piano è quella del recupero e della migliore utilizzazione del patrimonio edilizio esistente, benché siano previsti interventi di demolizione e ricostruzione, anche di edifici singoli, oltre che di sostituzioni di immobili dismessi e privi di qualsiasi valore architettonico o anche semplicemente storico-documentativo.

La Città Consolidata è composta da •

il Tessuto chiuso ad alta densità;



il Tessuto aperto a medio-alta densità;



il Tessuto aperto a medio-bassa densità;



il Tessuto a impianto unitario;



il Tessuto per attività produttive;



il Tessuto per attività commerciali;

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inoltre, sono individuate la seguenti tipologie speciali: •

le zone a Verde privato, per le quali il Piano dispone azioni di tutela, senza significativi



i distributori di carburante.

nuovi interventi edilizi;

Anche nei tessuti della Città Consolidata il Piano propone un’azione di recupero, accentuando, però, le possibilità di demolizione e ricostruzione e, soprattutto, sviluppando una normativa che consenta l’ampliamento degli edifici esistenti, nel rispetto delle regole di formazione e d’impianto del tessuto. Nella Città Consolidata si sottolinea, infine, la presenza della destinazione a Verde privato relativa ad aree interne ai tessuti utilizzate come giardini, orti, frutteti, ecc., che costituiscono un patrimonio ecologico e ambientale da tutelare, senza consentirne un’ulteriore erosione da parte degli edifici circostanti; la normativa garantirà, però, la possibilità di realizzare piccole attrezzature funzionali alla manutenzione del verde. La Città Diffusa, Diffusa così definita anche nel PRG 2005, comprende edifici isolati e insediamenti prevalentemente unifamiliari a bassissima densità, con forti discontinuità e un mix di residenza, attività agricole e attività per il tempo libero, articolati in tre tipi di tessuto urbano: •

il Tessuto non Tessuto: è relativo a una parte del territorio extraurbano, precisamente nella zona sud ovest, ormai compromessa, ma potenzialmente riqualificabile, garantendo minimi ampliamenti degli edifici esistenti e, in qualche caso, limitati interventi di nuova edificazione, a condizione della garanzia di una particolare cura del territorio, del sistema irriguo minore e della viabilità rurale;



il Tessuto delle Casotte: è relativo, invece, ad un episodio insediativo di portata minore del precedente, con funzioni prevalentemente legate al tempo libero, che testimonia comunque il legame esistente tra la città e il fiume Ticino. Anche in questo caso una normativa che consenta limitati incrementi dell’esistente garantisce un processo di riqualificazione che si può estendere anche al territorio circostante;



il Tessuto delle Cascine: deriva dalla volontà di perseguire il riuso e la riqualificazione degli ex insediamenti rurali presenti nel territorio di Vigevano. Similmente a quanto proposto dall’Ente Parco del Ticino, le cascine che si trovano all’interno del perimetro IC sono disciplinate da uno specifico tessuto che ne consente il riutilizzo e la riqualificazione mantenendo però inalterate le caratteristiche costruttive degli edifici, dei rapporti con le corti e, in generale con gli spazi aperti e di relazione che costituisco un patrimonio edificato testimone dell’antica organizzazione rurale dei territori della campagna di Vigevano.

Incentivi per il Miglioramento Bio Energetico L’art. 44 comma 18 della LR 12/2005 indica che il PGT può prevedere un’incentivazione di tipo economico per interventi finalizzati alla promozione di edilizia bioclimatica e del risparmio energetico con edifici appartenenti alla classe di efficienza “A” (ai sensi del Dlgs n. 311 del 29 giugno 2006). Un edificio è considerato di classe A se il valore dell’indicatore di fabbisogno è inferiore a 30 kWh/m2 anno. Tale normativa regionale è stata adattata alle esigenze della città di Vigevano per cui il PGT prevede degli incentivi sia economici che edificatori (quest’ultimi comunque non superiori ai valori previsti per ogni singolo tessuto specificato nelle NA) in rapporto al tipo di città in cui si realizzano tali interventi. In linea generale:

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nella Città Storica gli interventi sopraccitati vengono premiati solo attraverso lo scomputo, pari al 50 %, degli oneri di urbanizzazione secondaria così come definiti dall’art. 44 comma 4 della LR 12/2005;



nella Città Consolidata gli interventi sopraccitati vengono premiati o attraverso lo scomputo pari al 50 % degli oneri di urbanizzazione secondaria così come definiti dall’art. 44 comma 4 della LR 12/2005 oppure attraverso un incremento di volumetria (da stabilire in base agli indici del tessuto in cui viene realizzato l’intervento). La decisione del tipo di premialità viene effettuata in base al progetto presentato e alla sua localizzazione nel territorio comunale;



nella Città Diffusa gli interventi sopraccitati vengono premiati solo attraverso un incremento di volumetria (da stabilire in base al tessuto in cui viene realizzato l’intervento).

I vincoli e le aree non sottoposte a trasformazione urbanistica All’interno del PdR, oltre alla normativa relativa alla disciplina inerente la città esistente, sono presenti i vincoli che non vengono riportati nel PdS in quanto non rientranti nel sistema delle infrastrutture (ferroviarie, viabilistiche e tecnologiche) o nella Rete ecologica. Tali vincoli sono: •

il vincolo monumentale, monumentale che individua le tipologie di beni, mobili e immobili, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnografico e che, come tali, devono essere sottoposte a particolare tutela. Ogni immobile assoggettato a tale vincolo non può essere sottoposto ad alcun intervento senza la preventiva autorizzazione del competente Organo dello Stato.



i vincoli del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI), (PAI) rispettivamente per la fascia di deflusso della piena e per la fascia di rispetto idraulico C1;



il vincolo ambientale, ambientale che determina una sostanziale non modificabilità dei luoghi e quindi una limitazione sulle facoltà dei proprietari, possessori e/o detentori di tali beni ad elevata naturalità;



il Sito di Importanza Comunitaria (SIC) IT2080002 "Basso corso e sponde del Ticino" e il SIC IT2080013 "Garzaia della Cascina Portalupa" incluse nella Zona Protezione Speciale (ZPS) IT2080301 "Boschi del Ticino”. Le tre aree sono comprese nel perimetro del Parco lombardo della valle del Ticino;



le aree boschive, boschive sono sottoposte alle disposizioni di questo Titolo i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco (L 353/2001), e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dal DLgs 227 del 18 maggio 2001, art. 2, commi 2 e 6;



le zone di interesse archeologico, archeologico indicate dal PTCP di Pavia e suddivise in areali di ritrovamento e in areali di rischio;



i siti da bonificare, bonificare per i quali le Regioni predispongono un'anagrafe dei siti da bonificare che individui: gli ambiti interessati, la caratterizzazione ed il livello degli inquinanti presenti; i soggetti cui compete l'intervento di bonifica; gli enti di cui la Regione intende avvalersi per l'esecuzione d'ufficio in caso di inadempienza dei soggetti obbligati; la stima degli oneri finanziari;



i siti sottoposti a interventi di bonifica, bonifica ovvero le aree che presentano livelli di contaminazione o alterazioni chimiche, fisiche o biologiche del suolo o del sottosuolo o delle acque superficiali o delle acque sotterranee;

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le aree a rischio di incidente rilevante, rilevante ovvero le aree definite in attivazione della direttiva 96/92/CE per il controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi a sostanze pericolose;



le aree a rischio archeologico del PTC Ticino, Ticino sono zone di notevole interesse archeologico, sia per l'esistenza di documenti quali strutture conservate "in situ", sia per la sicura presenza di materiale archeologico accertato da scavi e/o studi effettuati, fatti che determinano condizioni di rischio archeologico potenziale o manifesto.



La disciplina del Parco Territoriale della Valle del Ticino Ticino, ovvero quella delle aree all’interno del Comune di Vigevano esterne però al perimetro IC per le quali vigono le disposizioni del Parco.



Le aree D2 (aree di promozione economica e sociale), R (aree degradate da recuperare) e marcite, marcite individuate dal Piano del Parco Territoriale della Valle del Ticino e riguardanti aree interne al perimetro IC.

Fonte: “Piano delle Regole ” – Comune di Vigevano, Politecnico di Milano – febbraio 2009

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3.4 Le pressioni potenziali indotte dal PGT su rete Natura 2000 Le pressioni potenziali che il PGT potrebbe indurre sui SIC e ZPS possono essere sintetizzate nelle seguenti: o

modifica della struttura ecosistemica con conseguenze sugli habitat importanti per

o

modifica delle relazioni ecosistemiche di sistema che concorrono alla buona

le specie di interesse; funzionalità dei siti. Nelle figure seguenti sono rappresentati il sistema di Rete Natura 2000 e della Rete Ecologica Regionale ed il sistema della Rete Ecologica Comunale. Figura 3.4 – La Rete Ecologica Regionale e la Rete Natura 2000 nel territorio comunale

Fonte: elaborazione dati Regione Lombardia

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Figura 3.5 – La Rete Ecologica Comunale

Fonte: Comune di Vigevano

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4 IL RAPPORTO TRA TERRITORIO COMUNALE E RETE NATURA 2000 Il territorio del comune di Vigevano è interessato dalla presenza di 3 siti appartenenti a Rete Natura 2000:

Tipo

Codice

Nome sito

SIC

IT2080002 Basso corso e sponde del Ticino

SIC

IT2080013 Garzaia della Cascina Portalupa

ZPS

IT2080301 Boschi del Ticino

Figura 4-1 Rapporto tra comune di Vigevano e elementi di Rete Natura 2000

SIC “Basso corso e sponde del Ticino” SIC “Garzaia della cascina Portalupa”

ZPS “Boschi del Ticino”

Fonte: Dati Regione Lombardia

Il Documento di Piano riconosce il sistema delle Risorse ambientali costituite in larga misura dal patrimonio del sistema Ticino.

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Figura 4-2 –Sistema delle risorse ambientali

Fonte: “Documento di Piano” – Comune di Vigevano, Politecnico di Milano – febbraio 2009

La rete ecologica del Parco del Ticino riconosce oltre agli assi fondamentali del Ticino e del Terdoppio, alcuni corridoi principali che interessano il territorio del Comune di Vigevano, come evidenziato nella figura seguente. Figura 4-3 - Stralcio della rete ecologica del Parco del Ticino

Fonte: Parco Ticino

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La Rete Ecologica della Lombardia riconosce l’importanza del corridoio fluviale del Ticino (Corridoio primario) e del Corridoio Sud Milano (Corridoio primario) e del ganglio primario Ticino di Vigevano. Altri elemento primari riconosciuto dalla Rete Ecologica sono l’Area prioritaria per la biodiversità AP31 “Valle del Ticino”, la fascia di territorio risicolo posta fra Cassolnovo, Gravellona, Cilavegna e Vigevano, l’area circostante il corso del Torrente Terdoppio a nord ovest di Gambolò, la fascia di territorio risicolo circostante il Naviglio Langosco, a sud della Frazione Morsella di Vigevano. L’area è intersecata dal percorso della SS 494 Vigevano-Abbiategrasso-Milano e dalla ferrovia Mortara-Vigevano-Milano, a tratti affiancata alla strada statale, caratterizzate da un tasso di permeabilità biologica ancora discreto, e da un reticolo di strade asfaltate relativamente permeabili. È in progetto la realizzazione del raddoppio della linea ferroviaria; questo potrebbe compromettere in modo grave la connettività e sarà opportuno adottare misure adeguate di deframmentazione. Lo sprowl della città di Vigevano e delle aree circostanti sta bloccando alcune linee di connettività ecologica longitudinale e trasversale della valle fluviale e alcune porzioni del territorio rischiano di essere presto insularizzate. Figura 4-4 - Stralcio della rete ecologica della Lombardia

Fonte: Regione Lombardia, Fondazione Lombardia per l’Ambiente – Rete Ecologica Regionale – Pianura Padana e Oltrepo’ Pavese - 2008

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4.1 ZPS BOSCHI DEL TICINO E SIC BASSO CORSO E SPONDE DE DEL TICINO La porzione orientale del territorio comunale di Vigevano è interessata dalla presenza della ZPS IT2080301 “Boschi del Ticino” e del SIC IT2080002 “Basso Corso e Sponde del Ticino” che ad esso in parte si sovrappone. La ZPS “Boschi del Ticino” si estende da Sesto Calende alla confluenza tra Ticino e Po, lungo un’area larga da poche decine di metri ad alcuni chilometri che affianca i 110 km di corso del fiume compresi tra il Lago Maggiore e la sua immissione nel Po, e comprende zone caratterizzate da una discreta eterogeneità climatica e geo-morfologica oltre che da un buon livello di biodiversità. Il SIC “Basso Corso e Sponde del Ticino” si estende in provincia di Pavia, lungo il corso del fiume Ticino, dal comune di Cassolnovo, fino al ponte dell’autostrada A7 Milano-Genova, in località Bereguardo.

LE SENSIBILITÀ DELL’AREA OGGETTO DI INDAGINE INDAGINE Dal punto di vista geologico, il territorio in oggetto è caratterizzato da depositi fluviali incoerenti più o meno recenti, con disposizione sub-orizzontale e con alternanze di frequenza variabile, sia in senso verticale che orizzontale, di ghiaie e sabbie (permeabili) e limi e argille (impermeabili). Nel territorio della Valle del Ticino, il fiume scorre con numerosi meandri, che ne allungano il percorso di 20 km rispetto alla distanza in linea d'aria tra Sesto Calende e il punto di confluenza nel Po. La loro presenza, oltre a rallentare la velocità media del corso d'acqua, spiega la notevole ampiezza del fondovalle, rispetto al quale l'asta fluviale è raramente in posizione centrale: tra Sesto Calende e Turbigo è in posizione variabile, tra quest'ultima località e Vigevano si colloca più vicina alla scarpata del terrazzo di destra, mentre è prossima a quella sinistra tra Vigevano e Pavia. Se, ad un primo sguardo, il fondovalle può essere considerato come un'unica superficie piana e sub-orizzontale, ad un esame più dettagliato si rileva la presenza di altre scarpate minori, delimitanti altrettanti ripiani terrazzati. Nel tratto che interessa il SIC, il corso principale del Ticino è quello di un tipico corso d'acqua a meandri. In particolare, all’altezza di Vigevano, dove la larghezza dell’alveo raggiunge il chilometro, è composto in generale da uno o più rami principali con isole di sabbia e ghiaia che creano diramazioni e canali, estremamente variabili per dimensioni e portata. Questa tendenza del fiume a cambiare spesso il suo corso, porta alla formazione, a lato del corso principale, di numerose lanche, prodotto dell’evoluzione degli antichi meandri. Le vecchie lanche tendono ad interrarsi a causa dei sedimenti che si depositano nel corso delle piene, diventando terreno fertile per la vegetazione palustre, che, inevitabilmente, ostruisce e colma i fondali. Nel SIC, nonostante gli interventi di contenimento delle sponde con pietre e blocchi in cemento e la costruzione di argini artificiali che, di fatto, ne limitano formazione, sono presenti lanche a vari stadi evolutivi, che costituiscono una grande ricchezza di ambienti e un contributo indispensabile alla biodiversità dell’area. Habitat La Regione Lombardia non ha prodotto una cartografia degli Habitat di interesse comunitario presenti all’interno delle Zone di Protezione Speciale, a differenza di quanto fatto per i Siti di Interesse Comunitario. Nella Zona di Protezione Speciale “Boschi del Ticino” sono presenti numerosi Habitat d’interesse comunitario, di cui due di importanza prioritaria (*), di seguito elencati e descritti. In grigio sono

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evidenziati gli habitat riportati anche nel formulario standard del SIC IT2080002 “Basso corso e sponde del Ticino”. Cod. 3130 3150 3260

Descrizione Acque stagnanti, da oligotrofe a mesotrofe, con vegetazione dei Littorelletea uniflorae e/o degli Isoeto-Nanojuncetea Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-

Batrachion

3270

Fiumi con argini melmosi con vegetazione del Chenopodion rubri p.p. e Bidention p.p.

4030

Lande secche europee

6110*

Formazioni erbose di detriti calcarei dell'Alysso-Sedion albi

6210

Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco Brometalia) (*con notevole foritura di orchidee)

6220

Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea

6430

Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile

8230

Rocce silicee con vegetazione pioniera del Sedo-Scleranthion o del Sedo albi-

Veronicion-dillenii

9160

Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell'Europa centrale del Carpinion betuli

9190

Vecchi querceti acidofili delle pianure sabbiose con Quercus robur

91E0* 91F0

Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion

incanae, Salicion albae) Foreste miste riaparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor,

Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris)

Tra gli habitat non segnalati dalla direttiva 92/43/CEE ma indicati dalla Regione Lombardia come Habitat Corine di particolare rilevanza naturalistica, sono state rilevate le seguenti tipologie: 22.4311 - Comunità idrofile ancorate sul fondo a foglie larghe a Nymphaea alba, Nuphar lutea 53.21 - Vegetazione erbacea a grandi carici. Questa tipologia di vegetazione si trova a tratti lungo i corsi d’acqua e/o in piccole radure che si aprono sia nelle aree ad ontaneto, sia in quella a saliceto arbustivo. La relazione relativa al monitoraggio effettuato nel 2003, inoltre, riporta la presenza della tipologia “Formazioni igrofile a Salix cinerea” (codice 44.921 C). C).

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Figura 4-5 Habitat di interesse comunitario presenti nel SIC IT2080013 “Basso corso e sponde del Ticino” (porzione settentrionale)

Fonte: Dati Regione Lombardia

Aspetti FloristicoFloristico-Vegetazionali All’interno della ZPS “Boschi del Ticino” sono state censite 2 specie vegetali di importanza comunitaria: Piante elencate nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE Cod.

Specie

1670

Myosotis rehsteineri Wartm

4096

Gladiolus palustris

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Nessuna specie elencata nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE è stata censita, invece, all’interno del SIC “Basso corso e sponde del Ticino”, dove però il monitoraggio effettuato nel 2004 ha portato all’individuazione di alcune specie floristiche significative comprese nella “Lista Mariotti” (Mariotti & Margiocco 2002). Tra queste: Anemone nemorosa L., Armeria plantaginea (All.) Willd., Butomus umbellatus L., Carex riparia Curtis, Ceratophyllum demersum L., Convallaria

majalis L., Dianthus armeria L., Erythronium dens-canis L., Galanthus nivalis L., Ilex aquifolium L., Iris pseudacorus L., Iris sibirica L., Leucojum aestivum L., Leucojum vernum L., Nuphar lutea (L.) S. et S., Nymphaea alba L. subsp. alba, Oenanthe aquatica (L.) Poiret, Osmunda regalis L., Potamogeton nodosus Poiret, Rorippa amphibia (L.) Besser, Rumex hydrolapathum Hudson, Ruscus aculeatus L., Schoenoplectus lacustris (L.) Palla, Sparganium erectum L., Thelypteris palustris Schott, Typha latifolia L., Vallisneria spiralis L..

Aspetti Faunistici Grazie all’estensione dell’area protetta e alla sua collocazione geografica, il SIC “Basso Corso e Sponde del Ticino” ospita abitualmente un elevato numero di specie animali. Il sito è caratterizzato dalla presenza di habitat di elevata qualità, rilevante significato naturalistico e grande varietà, cui corrispondono specie e popolamenti faunistici e floristici altrettanto ricchi, ben differenziati ed estremamente significativi da un punto di vista naturalistico e delle priorità di conservazione.

Invertebrati Il formulario della ZPS “Boschi del Ticino” riporta diverse specie invertebrate rientranti nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE, elencate nella tabella seguente. In grigio sono evidenziate le specie riportate anche nel formulario standard del SIC “Basso corso e sponde del Ticino”.

Invertebrati elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE Cod.

Specie

1016

Vertigo moulinsiana

1037

Ophiogomphus cecilia

1041

Oxygastra curtisii

1060

Lycaena dispar

1065

Euphydryas aurinia

1071

Coenonympha oedippus

1082

Graphoderus bilineatus

1083

Lucanus cervus

1084

Osmoderma eremita

1088

Cerambyx cerdo

1092

Austropotamobius pallipes

Il territorio in esame è caratterizzato da una grande ricchezza di specie di coleotteri. Tra esse, alcune entità molto interessanti come il cervo volante (Lucanus cervus), segnalato nei boschi nei pressi di Vigevano, e Cerambyx cerdo, i cui cicli biologici dipendono dalla presenza di esemplari di querce di grandi dimensioni; la loro conservazione è minacciata dalla scomparsa e dalla frammentazione dei querceti, nonché dalla rimozione del legno morto da parte dell’uomo. Per quanto riguarda i lepidotteri, negli ultimi anni si è assistito ad un progressivo declino di molte specie a livello europeo; fortunatamente, nel territorio del Parco del Ticino si sono conservati microambienti che consentono ancora la sopravvivenza di specie pregiate di farfalle (Furlanetto

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2002). Tra queste, la licena delle paludi (Lycaena dispar), lepidottero appartenente strettamente legato alla presenza di ambienti umidi e minacciato in tutto l'areale di distribuzione, sebbene protetto in vari paesi d'Europa, a causa della consistente riduzione dell’ habitat e della scorretta gestione dei canneti e delle rive dei canali, che impedisce la crescita di Rumex spp., la pianta nutrice di questa specie. Tra gli odonati, spicca la presenza di Ophiogomphus cecilia: specie di notevole interesse faunistico: nota con certezza in poche località italiane (Furlanetto 2002), questa specie ha subito negli anni una certa rarefazione a causa del peggioramento della qualità delle acque e dei cambiamenti ambientali.

Erpetofauna Il formulario della ZPS “Boschi del Ticino” riporta alcune specie di rettili e anfibi rientranti nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE, elencate nella tabella seguente. In grigio sono evidenziate le specie riportate anche nel formulario standard del SIC “Basso corso e sponde del Ticino”.

Anfibi e Rettili elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE Cod.

Specie

Nome comune

1167

Triturus carnifex

Tritone crestato

1199

Pelobates fuscus insubricus

Pelobate fosco padano

1215

Rana latastei

Rana di Lataste

1220

Emys orbicularis

Testuggine palustre

Nei confini del SIC sono presenti due specie di anfibi inserite nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE: la rana di Lataste (Rana latastei) e il tritone crestato (Triturus carnifex). L’erpetofauna del SIC “Basso Corso e Sponde del Ticino” è arricchita dalla presenza della testuggine palustre (Emys orbicularis), specie rara ed elusiva, che frequenta i canali con acque lente e abbondante vegetazione lungo le rive, le lanche e gli stagni (Barbieri & Gentilli 2002). La sua presenza, molto discontinua, è minacciata, oltre che dalla scomparsa dell’habitat idoneo, anche dalla competizione con Trachemys spp., frequentemente liberata nelle acque del SIC. L’area in cui la specie è stata segnalata in anni recenti è localizzata nei pressi della lanca della Zelata (Scali & Gentilli 2003). Si segnala, inoltre, che in una ricerca promossa dal Parco del Ticino (Scali & Gentilli 2003) è stata individuata una serie di siti idonei per questa specie, alcuni dei quali ricadenti all’interno del territorio del sito: uno di essi è compreso nel territorio comunale di Vigevano, in prossimità del Ponte ed in località Buccella.

Avifauna Di seguito sono elencate le specie riportate nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE relativamente alla ZPS “Boschi del Ticino”. In grigio sono riportate le specie riportate anche nel formulario standard del SIC “Basso corso e sponde del Ticino” e, in azzurro, quelle segnalate solo per l’area di quest’ultimo SIC. Uccelli elencati nell'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE Cod.

Specie

Nome comune

A001

Gavia stellata

Strolaga minore

A002

Gavia arctica

Strolaga mezzana

A003

Gavia immer

Strolaga maggiore

A021

Botaurus stellaris

Tarabuso

A022

Ixobrychus minutus

Tarabusino

A023

Nycticorax nycticorax

Nitticora

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A024

Ardeola ralloides

Sgarza ciufetto

A026

Egretta garzetta

Garzetta

A027

Egretta alba

Airone bianco

A029

Ardea purpurea

Airone rosso

A030

Ciconia nigra

Cicogna nera

A031

Ciconia ciconia

Cicogna bianca

A034

Platalea leucorodia

Spatola

A060

Aythya nyroca

Moretta tabaccata

A072

Pernis apivorus

Falco pecchiaiolo

A073

Milvus migrans

Nibbio bruno

A074

Milvus milvus

Nibbio reale

A081

Circus aeruginosus

Falco di palude

A082

Circus cyaneus

Albanella reale

A084

Circus pygargus

Albanella minore

A090

Aquila clanga

Aquila anatraia maggiore

A094

Pandion haliaetus

Falco pescatore

A097

Falco vespertinus

Falco cuculo

A098

Falco columbarius

Smeriglio

A103

Falco peregrinus

Falco pellegrino

A119

Porzana porzana

Voltolino

A120

Porzana parva

Schiribilla

A121

Porzana pusilla

Schiribilla grigiata

A127

Grus grus

Gru cenerina

A131

Himantopus himantopus

Cavaliere d’Italia

A140

Pluvialis apricaria

Piviere dorato

A151

Philomachus pugnax

Combattente

A154

Gallinago media

Croccolone

A166

Tringa glareola

Piro – piro boschereccio

A177

Larus minutus

Gabbianello

A193

Sterna hirundo

Sterna

A195

Sterna albifrons

Fraticello

A196

Chlidonias hybridus

Mignattino piombato

A197

Chlidonias niger

Mignattino

A224

Caprimulgus europaeus

Succiacapre

A222

Asio flammeus

Gufo di palude

A229

Alcedo atthis

Martin pescatore

A231

Coracias garrulus

Ghiandaia marina

A243

Calandrella brachydactyla

Calandrella

A246

Lullula arborea

Tottavilla

A255

Anthus campestris

Calandro

A321

Ficedula albicollis

Balia dal collare

A338

Lanius collurio

Averla piccola

A379

Emberiza hortulana

Ortolano

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Uccelli migratori abituali non elencati nell'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE Cod.

Specie

Cod.

Specie

A004

Tachybaptus ruficollis

A261

Motacilla cinerea

A017

Phalacrocorax carbo

A262

Motacilla alba

A028

Ardea cinerea

A264

Cinclus cinclus

A039

Anser fabalis

A265

Troglodytes troglodytes

A043

Anser anser

A266

Prunella modularis

A050

Anas penelope

A269

Erithacus rubecula

A051

Anas streptera

A270

Luscinia luscinia

A052

Anas crecca

A271

Luscinia megarhynchos

A054

Anas acuta

A273

Phoenicurus ochruros

A055

Anas querquerula

A274

Phoenicurus phoenicurus

A056

Anas clypeata

A275

Saxicola rubetra

A059

Aythya ferina

A276

Saxicola torquata

A061

Aythya fuligula

A283

Turdus merula

A062

Aythya marila

A284

Turdus pilaris

A067

Bucephala clangula

A285

Turdus philomelos

A070

Mergus merganser

A286

Turdus iliacus

A085

Accipiter gentilis

A287

Turdus viscivorus

A086

Accipiter nisus

A288

Cettia cetti

A087

Buteo buteo

A289

Cisticola juncidis

A096

Falco tinnunculus

A290

Locustella naevia

A097

Falco vespertinus

A292

Locustella luscinioides

A099

Falco subbuteo

A295

Acrocephalus schoenobaenus

A113

Coturnix coturnix

A296

Acrocephalus palustris

A115

Phasianus colchicus

A297

Acrocephalus scirpaceus

A118

Rallus aquaticus

A298

Acrocephalus arundinaceus

A123

Gallinula chloropus

A299

Hippolais icterina

A125

Fulica atra

A300

Hippolais polyglotta

A136

Charadrius dubius

A304

Sylvia cantillans

A137

Charadrius hiaticula

A308

Sylvia curruca

A141

Pluvialis squatarola

A309

Sylvia communis

A142

Vanellus vanellus

A310

Sylvia borin

A143

Calidris canutus

A311

Sylvia atricapilla

A145

Calidris minuta

A313

Phylloscopus bonelli

A146

Calidris temminckii

A314

Phylloscopus sibilatrix

A147

Calidris ferruginea

A315

Phylloscopus collybita

A149

Calidris alpina

A316

Phylloscopus trochilus

A152

Lymnocryptes minimus

A317

Regulus regulus

A153

Gallinago gallinago

A318

Regulus ignicapillus

A155

Scolopax rusticola

A319

Muscicapa striata

A156

Limosa limosa

A322

Ficedula hypoleuca

A158

Numenius phaeopus

A323

Panurus biarmicus

A160

Numenius arquata

A324

Aegithalos caudatus

A161

Tringa erythropus

A325

Parus palustris

A162

Tringa totanus

A327

Parus cristatus

A163

Tringa stagnatilis

A328

Parus ater

A164

Tringa nebularia

A329

Parus caeruleus

A165

Tringa ochropus

A330

Parus major

A168

Actitis hypoleucos

A332

Sitta europaea

A179

Larus ridibundus

A333

Tichodroma muraria

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A182

Larus canus

A335

Certhia brachydactyla

A183

Larus fuscus

A336

Remiz pendulinus

A198

Chlidonias leucopterus

A337

Oriolus oriolus

A207

Columba oenas

A340

Lanius excubitor

A208

Columba palumbus

A341

Lanius senator

A209

Streptopelia decaocto

A342

Garrulus glandarius

A210

Streptopelia turtur

A343

Pica pica

A212

Cuculus canorus

A347

Corvus monedula

A213

Tyto alba

A348

Corvus frugilegus

A214

Otus scops

A349

Corvus corone

A218

Athene noctua

A351

Sturnus vulgaris

A219

Strix aluco

A354

Passer domesticus

A221

Asio otus

A356

Passer montanus

A226

Apus apus

A359

Fringilla coelebs

A228

Apus melba

A360

Fringilla montifringilla

A230

Merops apiaster

A361

Serinus serinus

A232

Upupa epops

A363

Carduelis chloris

A233

Jynx torquilla

A364

Carduelis carduelis

A235

Picus viridis

A365

Carduelis spinus

A237

Dendrocopos major

A366

Carduelis cannabina

A240

Dendrocopos minor

A369

Loxia curvirostra

A244

Galerida cristata

A372

Pyrrhula pyrrhula

A247

Alauda arvensis

A373

Coccothraustes coccothraustes

A249

Riparia riparia

A376

Emberiza citrinella

A251

Hirundo rustica

A377

Emberiza cirlus

A253

Delichon urbica

A378

Emberiza cia

A256

Anthus trivialis

A381

Emberiza schoeniclus

A257

Anthus pratensis

A383

Miliaria calandra

A259

Anthus spinoletta

A459

Larus cachinnans

A260

Motacilla flava

All’interno dei confini del SIC “Basso corso e sponde del Ticino” sorge una delle garzaie storiche della Valle del Ticino: in località Zelata è presente, da ormai più di settant’anni, una ricca colonia con circa mille nidi di airone cenerino (Ardea cinerea). Accanto a questo airone, all’interno del SIC si trovano altre specie legate agli ambienti umidi, tra cui la nitticora (Nycticorax nycticorax), la garzetta (Egretta garzetta), la sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides) e l’airone rosso (Ardea purpurea). Interessante è la presenza del tarabusino (Ixobrychus minutus), nidificante nel SIC, la cui presenza richiederebbe il mantenimento dei canneti e della vegetazione erbaceo arbustiva, oltre che un controllo dei livelli e della qualità delle acque frequentate (Gariboldi 2001). Il martin pescatore (Alcedo atthis) e il falco di palude (Circus aeruginosus) sono specie sedentarie e quindi presenti in tutte le stagioni all’interno dei confini del sito, dove frequentano sia gli ambienti umidi di lanca e canneto che il corso principale del fiume. Il martin pescatore è in diminuzione a causa della diminuita disponibilità di luoghi idonei alla nidificazione e dell’inquinamento delle acque che condiziona la disponibilità di cibo (Gariboldi 2001). La conservazione degli ambienti secchi con cespugli e alberi radi permetterebbe, invece, la nidificazione del succiacapre (Caprimulgus europaeus), la cui popolazione italiana ha mostrato un netto decremento negli ultimi decenni (Tucker & Heath 1994), a causa del deterioramento degli habitat e dell’uso massiccio di pesticidi in agricoltura. La sua presenza nell’area è legata in particolare alla composizione ambientale degli ambienti che frequenta e alla loro tranquillità, condizione indispensabile per la nidificazione. Considerazione analoga vale anche per l’averla

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piccola (Lanius collurio), che risente in particolare della banalizzazione degli ambienti agricoli e della riduzione delle aree cespugliate (Gariboldi 2001). La presenza dell’aquila anatraia maggiore (Aquila clanga), del nibbio bruno (Milvus migrans), del falco pellegrino (Falco peregrinus) e del falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) è minacciata dall’eccessiva pressione dei bracconieri. In particolare, il declino del nibbio bruno, un tempo molto comune, potrebbe essere anche legato alla diminuzione di boschi maturi in prossimità dei corsi d’acqua (Gariboldi 2001). L’eccessivo disturbo antropico e le fluttuazioni del livello del fiume sembrano, invece, essere la causa della drastica diminuzione delle popolazioni di fraticello (Sterna

albifrons) e sterna (Sterna hirundo). Unica tra le specie di passo, merita un’attenzione particolare la moretta tabaccata (Aythya nyroca), anatra tuffatrice la cui conservazione è minacciata dal suo status di specie cacciabile. Specie di notevole importanza conservazionistica e di recente segnalazione è, infine, la tottavilla (Lullula arborea), specie legata ad ambienti ecotonali (siepi, filari e incolti) di cui è stata segnalata una popolazione di 30 individui, svernante nel territorio del SIC (Rubolini com. pers.).

Mammiferi I Chirotteri in Italia sono completamente protetti addirittura dal 1939 per la loro utilità nel controllo degli insetti nocivi in agricoltura, fatto che pone l’Italia all’avanguardia rispetto agli altri paesi europei; tuttavia, la loro particolare biologia e lo scarso rispetto della legge hanno portato ad una drastica diminuzione delle popolazioni. A causa dell’alterazione dell’habitat, dell’impiego di pesticidi e altre sostanze chimiche, della persecuzione diretta o involontaria (Fornasari et al 1997), delle 30 specie censite in Europa, ben 8 rischiano l’estinzione, 4 sono ritenute vulnerabili e 15 rare. Un importante passo avanti nella loro conservazione è stato l’inserimento di 13 specie di microchirotteri nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE: tra queste compaiono anche le tre specie riportate nel formulario relativo al SIC “Basso Corso e Sponde del Ticino”. Di seguito sono elencate le specie riportate nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE relativamente alla ZPS “Boschi del Ticino”. In grigio sono riportate le specie riportate anche nel formulario standard del SIC “Basso corso e sponde del Ticino”.

Mammiferi elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE Cod.

Specie

Nome comune

1303

Rhinolophus hipposideros

Ferro di cavallo minore

1304

Rhinolophus ferrumequinum

Ferro di cavallo maggiore

1305

Rhinolophus euryale

Ferro di cavallo mediterraneo

1307

Myotis blythii

Vespertilio minore

1308

Barbastella barbastellus

Barbastello

1310

Miniopterus schreibersi

Miniottero

1321

Myotis emarginatus

Vespertilio smarginato

1324

Myotis myotis

Vespertilio maggiore

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Ittiofauna La fauna ittica della Lombardia è stata sottoposta, negli ultimi due secoli, a molteplici e importanti modificazioni causate soprattutto dal consistente aumento della pressione antropica (Razzetti et al. 2002). Particolarmente consistenti sono stati i fenomeni di introduzione di specie alloctone che hanno determinato una profonda trasformazione delle ittiocenosi originarie. Il notevole sviluppo del bacino del Po e la presenza di una rete idrica artificiale articolata ha, inoltre, facilitato la rapida diffusione delle specie esotiche. Di seguito sono elencate le specie riportate nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE relativamente alla ZPS “Boschi del Ticino”. In grigio sono riportate le specie riportate anche nel formulario standard del SIC “Basso corso e sponde del Ticino”. Pesci elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE Cod.

Specie

Nome comune

1097

Lethenteron zanandreai

Lampreda padana

1100

Acipenser naccarii

Storione cobice

1101

Acipenser sturio

Storione comune

1107

Salmo marmoratus

Trota marmorata

1114

Rutilus pigus

Pigo

1115

Chondrostoma genei

Lasca

1131

Leuciscus souffia

Vairone

1136

Rutilus rubilio

Rovella

1137

Barbus plebejus

Barbo comune

1138

Barbus meridionalis

Barbo canino

1140

Chondrostoma soetta

Savetta

1148

Sabanejewia larvata

Cobite mascherato

1149

Cobites taenia

Cobite comune

1163

Cottus gobio

Scazzone

Il cobite comune (Cobitis taenia) e la savetta (Chondrostoma soetta) prediligono la rete idrica secondaria collegata all’asta fluviale, anche se per differenti motivi. L’arrivo del cobite di stagno (Misgurnus anguillicaudatus), date le sue dimensioni, rappresenta un problema per le popolazioni autoctone di cobite comune, a cui si sta sostituendo; le popolazioni di savetta, invece, si mantengono in buona salute. Da segnalare la presenza del cobite mascherato (Sabanejewia

larvata), specie autoctona scarsamente diffusa e, quindi, decisamente interessante dal punto di vista faunistico, e della lampreda padana (Lethenteron zanandreai), ciclostomo raro nel tratto di fiume che interessa il SIC (Grimaldi et al. 1999). Alcune delle specie autoctone elencate nel formulario sono al momento comuni e non necessitano, dunque, di particolari azioni di conservazione: tra esse la lasca (Chondrostoma genei), il barbo comune (Barbus plebejus) e il vairone (Leuciscus souffia). Vulnerabilità L’area della ZPS risente di un’elevata pressione antropica, in particolare sotto forma di escursionismo, a causa del contesto geografico in cui si trova immersa, una delle aree a maggior densità di popolazione dell'intera Unione Europea. Considerando in particolare il SIC “Basso corso e sponde del Ticino”, appare come la vulnerabilità dell’area sia in parte legata alle sue dimensioni e alla forma allungata e non compatta ma, soprattutto, alla sua posizione geografica all'interno di un'area fortemente antropizzata, su cui gravitano notevoli interessi di ordine soprattutto economico.

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Il territorio del SIC “Basso Corso e Sponde del Ticino” ricade interamente nella zona di Parco Naturale, in cui tutte le attività sono rivolte alla conservazione dell’ambiente fluviale e perifluviale in ogni sua manifestazione. Di seguito riportiamo alcune considerazioni relative alle principali attività elencate nei formulari, evidenziando i possibili effetti negativi delle stesse sulla conservazione dell’area protetta. Le acque del Ticino sono costantemente minacciate dagli scarichi di alcune aziende e dai reflui di alcuni impianti di depurazione mal funzionanti. Nel tratto di fiume interessato dal SIC, confluiscono gli scarichi del Depuratore Magentino, della Roggia Cerana - le cui acque si trovano normalmente in condizioni pessime - e dei depuratori di Abbiategrasso, Motta Visconti e Besate (Budassi et al. 2002). Contemporaneamente, il Canale Scolmatore di nord ovest si getta nel Ticino nel territorio comunale di Abbiategrasso (Milano) e, nel caso di piene eccezionali, scarica nel fiume le acque di pessima qualità provenienti dall’Olona e dal Seveso, oltre ad essere spesso usato anche da aziende e privati per smaltire nel Ticino carichi inquinanti di ogni tipo. Il fiume è sottoposto a prelievi massicci di acqua, prevalentemente nel tratto settentrionale, con conseguenze gravi per la fauna, non solo ittica. La gestione e manutenzione dei canali irrigui influenza attivamente la distribuzione e l’integrità delle fitocenosi “Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batriachion” (codice 3260), così come le variazioni del regime idrologico e l’abbassamento della falda freatica minacciano le foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-padion, Alnion incanae, Salicion albae), habitat di rilevante valore ecologico e paesaggistico. Gli interventi di contenimento delle sponde e la costruzione di argini artificiali impediscono al fiume di cambiare continuamente il suo corso. Di conseguenza, se da un lato si limitano effetti erosivi dannosi alle attività umane, al tempo stesso si impedisce la nascita di nuove lanche e meandri. La mancanza di una gestione mirata rivolta alle lanche già esistenti ne determina la scomparsa: l’accumulo di sedimenti lasciati dalle piene provoca l’interramento delle lanche, che si trasformano in terreno fertile per la vegetazione palustre ostruendo e colmando i fondali. La caduta in disuso della marcita nelle pratiche agricole ha portato anche al progressivo abbandono dei fontanili, che rischiano oggi di scomparire per mancanza di manutenzione. Sia all'interno del SIC che nelle zone confinanti, sono già presenti importanti infrastrutture viabilistiche (strada statale 494, autostrada A7 Milano-Genova, ferrovia Milano-Vigevano) che compromettono la funzionalità dell’area come corridoio ecologico. La futura realizzazione di altre opere rappresenterà un importante fattore d'impatto sulle cenosi terrestri e acquatiche, sia in fase di cantiere, sia in fase di esercizio. L’eccessiva e non regolamentata frequentazione antropica comporta conseguenze negative quali il disturbo alla fauna, il prelievo di specie vegetali protette e l’abbandono di rifiuti. Inoltre, un eccessivo calpestio di escursionisti e ciclisti può danneggiare alcuni habitat, già naturalmente destinati ad evolvere verso formazioni forestali e, quindi, precari. L’esercizio della pesca sportiva viene inserito nelle possibili minacce, a causa dei danni provocati dai ripopolamenti di specie geneticamente non controllate, messi in atto dalle associazioni dei pescatori e dall’aumento del prelievo da parte dei pescatori dilettanti (Bogliani & Furlanetto 1995).

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L’introduzione di specie alloctone, sia animali che vegetali, rappresenta sempre una minaccia per le popolazioni locali, spesso con conseguenze difficilmente prevedibili. Tra le specie presenti e quelle introdotte tende ad instaurarsi un fenomeno di compensazione e di adattamento reciproco, con conseguente insediamento della specie esotica e il restringimento delle nicchie ecologiche delle specie presenti (Razzetti et al. 2002). In molti casi, tuttavia, le specie introdotte entrano in competizione per le risorse o instaurano rapporti di preda-predatore che possono determinare l’insuccesso della specie alloctona o il declino di una o più specie indigene. L’eventuale ibridazione delle

specie

introdotte

con

quelle

indigene,

inoltre,

può

provocare

un

progressivo

rimaneggiamento del patrimonio genetico autoctono, fino, talvolta, alla sua scomparsa (Razzetti et al. 2002). L’introduzione di specie esotiche può causare anche la diffusione di nuovi agenti patogeni o la maggiore diffusione di patologie già esistenti. Le specie animali alloctone più invadenti presenti nel territorio del SIC sono Trachemys spp., nutria (Myocastor coypus), minilepre (Sylvilagus floridanus) e colino della Virginia (Colinus virginianus). L’impiego di fitofarmaci, eribicidi e pesticidi influenza pesantemente le popolazioni di Anfibi (in particolare sono incompatibili con la presenza del Tritone crestato). Un effetto collaterale dello sfruttamento plurisecolare, comune a tutti i boschi planiziari, è la scomparsa del legno morto e delle vecchie piante senescenti. La conservazione del legno morto è accolta ancora oggi con diffidenza dai gestori forestali, che temono l’innesco di infestazioni di funghi e di insetti nocivi, quando invece ospita rari microrganismi e contribuisce a mantenere la struttura e la fertilità del suolo (Bracco et al. 2001).

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4.2 SIC GARZAIA DELLA CASCINA PORTALUPA Lungo il confine occidentale del comune di Vigevano, sorge il SIC “Garzaia di Portalupa”, dall’estensione totale di circa 5 ha. I terreni compresi all’interno del sito si collocano alla quota media di 108 m s.l.m., in un’area topograficamente ribassata rispetto alla pianura circostante e separata da essa da un salto di terrazzo su cui corre una strada secondaria. L’area è posta in corrispondenza dei depositi alluvionali quaternari pleistocenici recenti e sorge su terreni debolmente alterati nella porzione superficiale e costituiti da sabbie più o meno limose. L’area in cui si colloca il SIC risulta caratterizzata ad una fitta rete di rogge e canali con funzione irrigua e/o di drenaggio. In particolare, il sito è costeggiato da un corso d’acqua di origine sorgiva che nasce all’interno dei confini da un fontanile parzialmente attivo che mostra marcati segni di interrimento. La risorgiva non presenta la classica forma del fontanile e non sono distinguibili “testa” ed “asta”. L’elemento idrografico di maggior rilievo del territorio circostante è il torrente Terdoppio, il cui alveo si trova a poco più di 1 Km dal sito. La struttura geomorfologica e geolitologica condiziona l’assetto idrogeologico dell’area e, conseguentemente, l’idrografia superficiale, determinando l’affioramento al piano campagna delle acque sotterranee riferibili alla falda più superficiale. Tale fenomeno si verifica in corrispondenza della scarpata morfologica che coincide con la strada secondaria e che delimita il passaggio alle aree topograficamente più ribassate sopra citate. Qui si trovano numerosi settori caratterizzati da ristagni idrici superficiali dovuti al locale deflusso difficoltoso delle acque di precipitazione e/o affioranti in superficie. L’oscillazione stagionale della prima falda è influenzata dalle condizioni meteoclimatiche e dalle irrigazioni operate all’intorno.

Habitat All’interno del SIC “Garzaia della Cascina Portalupa” è presente un habitat di interesse comunitario di importanza prioritaria.

Habitat di interesse comunitario nel SIC Garzaia della Cascina Portalupa Cod. 91E0*

Descrizione Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion

incanae, Salicion albae)

Si tratta di alneti di falda ad ontano nero (Alnus glutinosa) della classe Alnetea Glutinosa che, pur avendo una collocazione fitosociologica differente rispetto a quella contemplata nella tipologia 91E0, rappresentano habitat molto importanti dal punto di vista naturalistico, soprattutto nel contesto intensamente antropizzato della pianura padana. L’alneto si estende per poco più di 4 ha e riguarda circa l’80% del territorio del sito. Si tratta di un bosco coetaneo e monoplano risultato di un’antica coltivazione a ceduo in cui è poco sviluppato lo strato arbustivo e sono assenti processi di rinnovamento naturale; entrambi questi aspetti sono dovuti ad una serie di fattori concomitanti, quali la copertura elevata, la concorrenza della vegetazione erbacea nitrofila, il terreno tendenzialmente asfittico.

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Oltre a quelli segnalati dalla direttiva 92/43/CEE, le attività di monitoraggio all’interno del sito hanno rilevato la presenza di un’altra tipologia vegetazionali indicata dalla Regione Lombardia tra gli habitat Corine di particolare rilevanza naturalistica: 44.921 (Formazioni igrofile a Salix cinerea). Si tratta di piccoli nuclei a saliconi che si trovano inframmezzati all’ontaneto. A ridosso dei confini, ma esterna ad essi, si colloca un’area a saliconi di circa 0,3 ha potenzialmente idonea ad ospitare i nidi degli aironi. Un’analoga macchia di quasi 2 ha è presente a circa 400 m dal sito. Si segnala, inoltre, che nel reticolo idrografico secondario esterno al SIC è presente in più punti una ricca vegetazione acquatica inquadrabile nell’habitat 3260 (Vegetazione sommersa di ranuncoli dei fiumi submontani e delle pianure) e che le sponde sono in alcuni tratti caratterizzate da una fascia di vegetazione a grandi carici (habitat Corine 53.21). 53.21

Figura 4.6 –Habitat di interesse comunitario presenti nel SIC IT2080013 “Garzaia della Cascina Portalupa”

Aspetti FloristicoFloristico-Vegetazionali Il formulario relativo al SIC non riporta specie vegetali citate nell’Allegato II della Direttiva 42/93/CEE. Tuttavia, dal punto di vista floristico, il sito si caratterizza per la presenza di una buona ricchezza di specie tipiche degli ambienti umidi, alcune delle quali tutelate a livello regionale o da convenzioni internazionali. In particolare, Sagittaria sagittifolia compare negli elenchi della Lista Rossa sia nazionale che regionale delle piante italiane, dove è indicata come specie in pericolo (EN). Durante i sopralluoghi del 2004 è stata rilevata anche la presenza di specie invasive, tra cui: robinia (Robinia pseudoacacia), ailanto (Ailanthus altissima), solidago (Solidago

gigantea).

Aspetti Faunistici Il sito, di estensione estremamente limitata, è sede di una garzaia in cui nidificano diverse specie di ardeidi ed è caratterizzato dalla presenza di habitat idro-igrofili che ospitano flora e fauna caratteristiche.

Invertebrati Il formulario standard del SIC “Garzaia della Cascina Portalupa”, aggiornato al giugno 2006, riporta un’unica specie invertebrata rientrante nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE: Lycaena dispar

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(Hartwoth 1803). Questo lepidottero, inserito anche nell’allegato IV della Direttiva, un tempo comune nelle zone umide, è ora minacciato dalla scomparsa o rarefazione dell’habitat e dalla progressiva scomparsa delle piante nutrici appartenenti ai generi Rumex e Polygonum. La popolazione censita risulta numericamente esigua: la specie necessita, quindi, di un costante monitoraggio e di adeguate misure di conservazione. Canali irrigui e marcite, che sono risultati essere gli habitat più idonei ad ospitare questa farfalla, meritano, pertanto, un’attenzione particolare nella gestione del territorio. L’attività di monitoraggio effettuata nel 2004, ha evidenziato anche la presenza di due specie elencate nell’allegato IV della Direttiva 92/43/CEE: Maculinea arion e Zerynthia polyxena.

Invertebrati elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE Cod.

Specie

1060

Lycaena dispar

Erpetofauna Il formulario relativo al SIC non segnala la presenza di anfibi e rettili compresi nell’Allegato II della “Direttiva Habitat”. I dati relativi al monitoraggio del 2004 hanno evidenziato, tuttavia, la presenza della rana di Lataste (Rana latastei), specie endemica padana originaria dei boschi umidi planiziali con distribuzione in genere molto localizzata ma ancora comune nel Parco del Ticino. Tra le altre specie importanti, infine, sono state censite la rana verde (Rana synklepton esculenta), il biacco (Coluber viridiflavus), il colubro di Esculapio (Elaphe longissima), il ramarro occidentale (Lacerta

bilineata), la biscia dal collare (Natrix natrix) e la lucertola muraiola (Podarcis muralis).

Avifauna I dati contenuti nel formulario standard del SIC e i risultati dei censimenti hanno evidenziato la presenza nell’area di 31 specie di uccelli, di cui 3 citate dall’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE. In generale, il sito ospita una comunità ornitica tipica delle formazioni vegetali presenti, con una ricchezza specifica e numerica che è indice di un buon stato di conservazione dell’area e del limitato disturbo a cui è soggetta.

Uccelli elencati nell'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE Cod.

Specie

Nome comune comune

A023

Nycticorax nycticorax

Nitticora

A026

Egretta garzetta

Garzetta

A229

Alcedo atthis

Martin pescatore

Uccelli migratori abituali non elencati nell'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE Cod.

Specie

Cod.

Specie

A025

Bubulcus ibis

A283

Turdus merula

A028

Ardea cinerea

A288

Cettia cetti

A052

Anas crecca

A296

Acrocephalus palustris

A087

Buteo buteo

A311

Sylvia atricapilla

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A123

Gallinula chloropus

A315

Phylloscopus collybita

A155

Scolopax rusticola

A317

Regulus regulus

A208

Columba palumbus

A324

Aegithalos caudatus

A210

Streptopelia turtur

A329

Parus caeruleus

A221

Asio otus

A330

Parus major

A235

Picus viridis

A349

Corvus corone

A237

Dendrocopos major

A351

Sturnus vulgaris

A265

Troglodytes troglodytes

A356

Passer montanus

A269

Erithacus rubecula

A359

Fringilla coelebs

A271

Luscinia megarhynchos

L’area ospita una colonia polispecifica di ardeidi ove nidificano 3 specie di cui 2, nitticora (Nycticorax

nycticorax),

garzetta), citate nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE. La terza specie è l’airone cenerino (Ardea cinerea). garzetta

(Egretta

La colonia è censita dal 1973, ma era probabilmente presente anche in precedenza. E’ stata occupata in maniera continuativa, se pur con forti fluttuazioni, sia dalla nitticora che dalla garzetta; l’airone cenerino è comparso, invece, con 4 coppie nel 1996 ed ha progressivamente consolidato la sua presenza. La popolazione di nitticora, dopo un lento ma costante calo a partire dall’inizio degli anni ’90, negli ultimi 4 anni sembra aver arrestato questa tendenza e ora è presente con un numero di coppie variabile tra 90 e 135. Per quanto riguarda, invece, la garzetta, il trend generale sembra indicare, dalla metà degli anni ’90, un calo se pur non costante ed abbastanza contenuto. Negli ultimi 5 anni nella colonia ha nidificato un numero di coppie variabile tra 250 e 360. Tra le cause di questo andamento potrebbero esserci da una parte il fatto che la vegetazione utilizzata dalla colonia sta invecchiando ed evolvendo verso forme meno idonee, dall’altra il fatto che l’estensione delle aree a salicone è limitata e sottodimensionata rispetto a quanto previsto dal modello di gestione delle colonie di aironi messo a punto per la Lombardia. Per entrambe le specie i dati a disposizione per il SIC rispecchiano solo parzialmente le tendenze di popolazione riscontrate per l’intera area lombarda. A scala più ampia, infatti, le popolazioni di garzetta sono in crescita o stabili mentre quelle della nitticora sono in calo. Tra il ‘95 ed il ’99 nel sito ha nidificato anche una coppia di sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides) e dal 1996 è stata segnalata la presenza dell’airone guardabuoi (Bubulcus ibis). Tra le specie nidificanti, è presente anche il martin pescatore (Alcedo atthis) che trova un ambiente idoneo all’alimentazione nel fitto reticolo idrografico secondario che interessa l’area. A livello europeo la specie è in calo a causa della compromissione della qualità delle acque e della diminuzione degli ambienti adatti alla costruzione del nido. L’area, isolata all’interno di un mosaico agricolo fortemente depauperato dal punto di vista naturalistico, rappresenta, infine, un importante luogo di sosta per i passeriformi ed i nonpasseriformi lungo le rotte migratorie.

Ittiofauna Il fitto reticolo idrografico secondario che interessa il SIC presenta habitat interessanti ed è in alcuni punti alimentato da acque di risorgiva. Nel formulario standard sono segnalate 3 specie di importanza comunitaria:

Pesci elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE Cod.

Specie

Nome comune

1097

Lethenteron zanandreai

Lampreda padana

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1131

Leuciscus souffia

Vairone

1149

Cobites taenia

Cobite comune

Il vairone (Leuciscus souffia) è un ciprinide diffuso nell’Italia centro settentrionale che ama correnti vivaci ed acque limpide ben ossigenate. Si tratta di una specie ancora relativamente comune, benché localmente in diminuzione a causa di fenomeni di alterazione dell’habitat o della qualità delle acque (D’Antoni et al. 2003). Il cobite comune (Cobitis taenia) è una specie endemica del nostro Paese che predilige i piccoli corsi d’acqua con fondali sabbiosi o moderatamente fangosi e modesta velocità della corrente. La lampreda padana (Lethenteron zanandreai), endemica del bacino padano, è una specie particolarmente sensibile alla qualità delle acque ed è seriamente minacciata dal deterioramento dei piccoli corsi d’acqua che ne rappresentano l’habitat elettivo e dalla presenza di sbarramenti e manufatti che interrompono la continuità del corso d’acqua (D’Antoni et al. 2003). Il monitoraggio del 2004 ha rilevato anche la presenza del rodeo amaro (Rodeus sericeus amarus), una specie originaria dell’Europa centrale e dell’Asia settentrionale introdotta in Italia una quindicina di anni fa ed oggi naturalizzata; il rodeo amaro viene citato nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE, essendo in difficili condizioni di conservazione nell’areale naturale di provenienza. La sua presenza in regioni distinte da quelle originarie, tuttavia, va valutata come un fattore di perturbazione e disturbo. Vulnerabilità Relativamente all’area compresa nel SIC “Garzaia della Cascina Portalupa”, si sottolinea l'estrema fragilità degli habitat presenti a causa dell'assenza di processi di rinnovamento spontaneo ed al progressivo interramento. L'abbassamento della falda acquifera ed il prosciugamento del terreno potrebbero costituire un serio rischio per le tipologie vegetazionali presenti e, di conseguenza, per la fauna che esse ospitano.

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4.3 BIODIVERSITÀ La porzione orientale del territorio comunale, ricade in una delle aree individuate come prioritarie per la biodiversità dal recente studio condotto dalla Regione Lombardia e dalla Fondazione Lombardia per l’Ambiente per la redazione della Rete ecologica della pianura padana lombarda. La Regione Lombardia ha approvato gli elaborati relativi a tale studio con il Ddg n.3376 del 3 aprile 2007. L’area che interessa il comune di Vigevano, classificata come AP 31, denominata Valle del Ticino, risulta di particolare importanza per gli aspetti seguenti: - conservazione di - comunità vegetali; - briofite e licheni; - miceti; - invertebrati; - cenosi acquatiche; - anfibi e rettili; - uccelli; - mammiferi (per la conservazione dei quali risulta particolarmente importante anche il lembo sud-occidentale del territorio comunale; che ricade nell’area dei Dossi della Lomellina); - processi ecologici che hanno luogo al suo interno. Figura 4.7 – Aree prioritarie per la biodiversità

Fonte: “All.XII alla relazione di sintesi “Rete ecologica della pianura padana lombarda – fase 1: aree prioritarie per la Biodiversità” – Regione Lombardia e Fondazione Lombardia per l’Ambiente (2007)

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4.4 INDICE DI FUNZIONALITA’ FLUVIALE L’applicazione dell’Indice di Funzionalità Fluviale (IFF) sul Ticino e altri corsi d’acqua minori, è stata effettuata dal Parco del Ticino nel biennio 2001 – 2002, nell’ambito del progetto realizzato dalla Fondazione Lombardia per l’Ambiente. L’IFF valuta lo stato complessivo dell’ambiente fluviale e la sua funzionalità, intesa come: -

capacità di ritenzione e ciclizzazione della sostanza organica fine e grossolana;

-

funzione tampone, svolta dall’ecotono ripario;

-

struttura morfologica che garantisce un habitat idoneo per comunità biologiche diversificate.

La funzionalità fluviale viene valutata mediante un indice in cinque livelli: il I corrisponde ad un livello elevato, il V ad un livello pessimo, come riportato nella legenda in tabella sotto riportata. L’IFF consente di capire quali siano le situazioni dov’è più critica la funzionalità lungo un corso d’acqua e ne indica le ragioni. La fascia perifluviale, ovvero la fascia di territorio localizzata topograficamente lungo un corso d’acqua, immediatamente esterna all’alveo di morbida, riveste una notevole importanza: -

per la capacità di abbattere, insieme alla comunità biologica, i nutrienti sia per via superficiale che iporreica del territorio circostante (scorrimento idrico interstiziale, di subalveo);

-

perché garantisce un corridoio utile alla conservazione della continuità biologica da monte a valle, sia come forma ombreggiante sia come apporto di materiale organico per le comunità biologiche, costituisce elemento di rifugio per specie animali terricole e ornitiche e riveste un ruolo importante nei processi di transizione e di propagazione di tali specie, favorendo la connessione e la percolazione ecotonale, ovvero la diffusione di animali tra i diversi ambienti ecologici;

-

per il valore ricreativo, infatti le fasce perifluviali costituiscono spazi con diverso grado di naturalità che si contrappongono alle aree urbane e semiurbane e sono elementi di fruibilità ricreativa. Valori dell’IFF, livelli e giudizi di funzionalità corrispondenti e colori utilizzati per la rappresentazione grafica

Fonte: “Applicazione dell’IFF al sistema idrografico del fiume Ticino”, Fondazione Lombardia per l’Ambiente e Parco del Ticino (2002)

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Alcuni corpi idrici che attraversano il territorio del Comune di Vigevano, posti in relazione col Fiume Ticino, sono stati interessati dal suddetto studio.

Il Fiume Ticino Il tratto del Ticino che scorre in prossimità di Vigevano in sponda destra è lungo oltre 5 km. La presenza del centro urbano penalizza la qualità e la funzionalità del corso rispetto al tratto più a sud. Infatti, se il territorio circostante la sponda sinistra è coperto da boschi e da vegetazione riparia ampia e senza alcuna interruzione (I – II livello di funzionalità), la sponda destra (III livello di funzionalità) è caratterizzata non solo da vegetazione non riparia ma anche da rive nude con erosione molto evidente. Inoltre, le zone sottoposte a forte spinta erosiva presentano interventi artificiali. Tutti questi fattori penalizzanti il tratto sono mitigati da una comunità macrobentonica ben strutturata e periphyton scarsamente sviluppato. A sud del centro abitato di Vigevano, verso Bereguardo, la conformazione delle rive è costituita da erbe e arbusti in sponda sinistra e da un sottile strato erboso in sponda destra. Il giudizio di funzionalità è I – II in sponda sinistra e II in sponda destra.

Figura 4.8 –Valori dell’IFF assunti dal tratto vigevanese del fiume Ticino

Fonte: “Applicazione dell’IFF al sistema idrografico del fiume Ticino”, Fondazione Lombardia per l’Ambiente e Parco del Ticino (2002)

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Il Ramo dei Prati Il Ramo dei Prati è un ramo laterale del Ticino attualmente alimentato quasi esclusivamente dalle acque dello Scaricatore Ramaccio e solo in condizioni idrologiche particolari anche dal Ticino. Lungo il suo percorso, il Ramo dei Prati riceve anche acqua dalla Roggia Molinara Gora e dallo Scaricatore Buccella. Nel primo tratto, fino alla prima isola fluviale, la sponda destra è contraddistinta da un territorio circostante influenzato da attività agricole che, spingendosi fin nei pressi del corso d’acqua, riducono anche l’ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale. Lo stato delle rive è, inoltre, influenzato da opere di protezione spondale. In questo tratto il livello di funzionalità risulta II in sponda sinistra e III in sponda destra. Nel tratto intermedio, fino al guado del Maresco, ritroviamo, in sponda sinistra, una situazione immutata rispetto al tratto precedente; in sponda destra, invece, il territorio evidenzia alcune caratteristiche legate a una modesta attività agricola, mentre le rive mostrano segni di erosione: qui il livello di funzionalità è II. L’ultimo tratto, compreso tra il guado del Maresco e la confluenza con il Fiume Ticino, è contraddistinto da un livello di funzionalità di classe II su entrambe le sponde.

Figura 4.9 –Valori dell’IFF assunti dal Ramo dei Prati

Fonte: “Applicazione dell’IFF al sistema idrografico del fiume Ticino”, Fondazione Lombardia per l’Ambiente e Parco del Ticino (2002)

La Colatore Bredua Il Colatore Bredua nasce da una zona umida nel Comune di Cassolnovo e, dopo un percorso di circa 8 km, si getta nel Fiume Ticino in prossimità della darsena di Vigevano. Lungo il suo percorso si divide in due rami presso il centralino ENEL di Vigevano, per poi ricongiungersi dopo circa 1 km in prossimità della S.S. Vigevanese. Il primo tratto è caratterizzato da un livello di funzionalità di classe II, che rimane tale su entrambe le sponde fino al ponte della Cascina Buccella. A questa altezza, infatti, la sponda destra è caratterizzata da una situazione analoga alla precedente, con livello di funzionalità II, mentre la sponda sinistra riscontra un peggioramento dello stato del territorio circostante e registra un livello di funzionalità III. Nel tratto successivo si assiste a un miglioramento delle condizioni del territorio e delle fasce perifluviali in sponda sinistra che raggiungono livelli di funzionalità analoghi a quelli della sponda destra (livello II). Dopo un breve

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tratto in cui il livello di funzionalità è III in sponda sinistra e II in sponda destra, all’altezza della centralina Enel si ha un peggioramento dello stato del territorio, con i campi coltivati che vanno a occupare anche le fasce perifluviali portando il livello di funzionalità a III-IV. L’Ultimo tratto, che arriva fino alla confluenza nel Ticino, è caratterizzato da un territorio circostante costituito da campi coltivati che in alcune zone si spingono in prossimità del corso d’acqua riducendo l’ampiezza e la continuità delle fasce perifluviali di vegetazione arborea riparia. Il livello di funzionalità è III su entrambe le sponde.

Figura 4.10 –Valori dell’IFF assunti dal Colatore Bredua

Fonte: “Applicazione dell’IFF al sistema idrografico del fiume Ticino”, Fondazione Lombardia per l’Ambiente e Parco del Ticino (2002)

Il Canale del Nasino – del Fortino – Don Antonio Il sistema, della lunghezza complessiva di oltre 15 km, nasce dai rami destro e sinistro del Canale Don Antonio che si formano nei pressi delle Cascine Broggina e Brogginetta in Comune di Abbiategrasso. All’altezza della S.S. 494 per Vigevano, i due corsi d’acqua si uniscono e vanno a costituire un unico corpo idrico. Il tratto del canale che interessa il Comune di Vigevano è quello immediatamente a monte della diramazione ed è caratterizzato da un livello di funzionalità di classe I su entrambe le sponde. Più a valle, interessa il territorio comunale solo la diramazione di destra, che presenta un livello di funzionalità di I-II.

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Studio di incidenza

Figura 4.11 - Valori dell’IFF assunti dal Canale del Nasino

Fonte: “Applicazione dell’IFF al sistema idrografico del fiume Ticino”, Fondazione Lombardia per l’Ambiente e Parco del Ticino (2002)

Il Canale Industriale Il Canale Industriale di Vigevano nel tratto d’interesse scorre dal centralino ENEL fino all’immissione nel Ticino, compiendo un percorso di circa 0,5 km. Nel primo tratto, che arriva fino al ponte del centralino ENEL, il livello di funzionalità è III a sinistra e IV a destra. Nel tratto successivo, il territorio circostante è costituito prevalentemente da boschi in sponda sinistra, da campi coltivati in sponda destra e su entrambe le sponde il livello di funzionalità diventa III.

Figura 4.12 - Valori dell’IFF assunti dal Canale Industriale

Fonte: “Applicazione dell’IFF al sistema idrografico del fiume Ticino”, Fondazione Lombardia per l’Ambiente e Parco del Ticino (2002)

56

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La Roggia Rabica La Roggia Rabica origina da una risorgenza in prossimità di Casa delle Pinete in Comune di Morimondo e confluisce nel Canale del Nasino con due rami formatisi all’altezza di Molino dell’Ospitale (Comune di Vigevano). Il tratto che interessa il territorio di Vigevano è quello immediatamente a monte dell’immissione nel Canale del Nasino: esso è affiancato da foreste e boschi e denota la presenza di un’estesa fascia perifluviale di essenze arboree riparie sostituita in alcuni tratti da macchie di vegetazione erbacea. Le rive sono coperte da erbe e arbusti e si notano idrofite con discreta capacità ritentiva. Il livello di funzionalità è I-II.

Figura 4.13 - Valori dell’IFF assunti dalla Roggia Rabica

Fonte: “Applicazione dell’IFF al sistema idrografico del fiume Ticino”, Fondazione Lombardia per l’Ambiente e Parco del Ticino (2002)

Il Canale Scavizzolo – Selvatico Il Canale Selvatico origina da una derivazione della Roggia Castellana presso Cascina Chitola (Comune di Vigevano) e dopo l’immissione della Roggia Moretta viene denominato Scavizzolo. Il primo tratto presenta un territorio boschivo interrotto da radure e confinante con il Ticino. A destra è possibile osservare coltivazioni a pioppo immerse in una matrice boschiva. Le fasce perifluviali arboree riparie vengono considerate in entrambi i casi di ampiezza intermedia anche se sul lato destro sono evidenti interruzioni. Il livello di funzionalità è II a sinistra e II-III a destra. Il tratto successivo è caratterizzato sulla sponda sinistra dalla rilevante presenza della coltivazione a pioppo che riduce notevolmente la fascia perifluviale. Il livello di funzionalità è III a sinistra e II a destra. A valle, per tutta la restante parte del canale che interessa il Comune di Vigevano, il livello di funzionalità rimane II, ad eccezione del tratto che ha inizio con l’immissione della Roggia Moretta in cui il livello di funzionalità rimane II sulla sponda sinistra e diventa III sulla sonda di destra.

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Figura 4.14 - Valori dell’IFF assunti dal Canale Scavizzolo – Selvatico

Fonte: “Applicazione dell’IFF al sistema idrografico del fiume Ticino”, Fondazione Lombardia per l’Ambiente e Parco del Ticino (2002)

La Roggia Moretta Il tratto della Roggia Moretta che scorre in Comune di Vigevano dalla confluenza nel Canale Scavizzolo fino al sovrappasso della Roggia Castellana è affiancato da coltivazioni intensive; la vegetazione arborea riparia è assente o di entità trascurabile, le rive sono coperte da erbe ed arbusti, le strutture di ritenzione (idrofite) sono discrete, l’erosione è poco evidente, la sezione trasversale è artificiale, il fondo dell’alveo è facilmente movibile, il percorso è raddrizzato. Su entrambe le sponde il livello di funzionalità è III-IV. Figura 4.15 - Valori dell’IFF assunti dalla Roggia Moretta

Fonte: “Applicazione dell’IFF al sistema idrografico del fiume Ticino”, Fondazione Lombardia per l’Ambiente e Parco del Ticino (2002)

La Roggia Grignina

58

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La Roggia Grignina nasce da una zona umida presso Cascina Prefontana nel Comune di Vigevano e dopo un percorso di circa 7 km si getta nel Canale Scavizzolo in Comune di Borgo San Siro. L’unico tratto che interessa il territorio vigevanese è il primo, dove il territorio è caratterizzato da prati e boschi e le fasce perifluviali di vegetazione arborea riparia presentano interruzioni e hanno un’ampiezza inferiore a 30 m. Questo tratto presenta un livello di funzionalità di classe II.

Figura 4.16 - Valori dell’IFF assunti dalla Roggia Grignina

Fonte: “Applicazione dell’IFF al sistema idrografico del fiume Ticino”, Fondazione Lombardia per l’Ambiente e Parco del Ticino (2002)

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5 Le interferenze indotte dal Piano sul sistema ambientale 5.1 Effetti potenziali del Piano su Rete Natura 2000 Tabella 5.1 – Quadro riassuntivo dei potenziali effetti attesi del Piano in relazione a Rete Natura 2000 Tema

Risposte del Piano

Punti di attenzione prioritari

Concorso positivo Concorso

positivo

potrebbe

derivare

dalle

regole di attuazione delle nuove trasformazioni urbane

e

della

riqualificazione

attraverso

l’imposizione di regole per il risparmio ed il riuso delle acque. Aspetti problematici •

Lo Stato Ecologico del Terdoppio calcolato sul territorio del comune di Vigevano tra il 2001

e

il

2006

è

oscillato

tra

le

classificazioni di “buono” e “sufficiente”,

Risorse

quello

idriche

temporale

del

Ticino si

è

nello

stesso

mantenuto

sul

arco valore

“buono”. •

La non completa copertura del servizio di fognatura e le limitate capacità ricettive del sistema depurativo

L’incremento della popolazione può comportare un aumento del consumo idrico e del carico inquinate generato. Gli ambiti di riqualificazione destinazione ludico – ricreativa e commerciale possono comportare un incremento dei consumi idrici. Le trasformazioni previste a Morsella e a Sforzesca potrebbero incrementare le criticità esistenti

del

sistema

fognario

e

della

depurazione. Aspetti degli

problematici abitanti

depuratore

comunale

convenientemente comportare

derivano

equivalenti

un

dall’aumento gravanti

che,

se

adeguato incremento

di

sul non

potrebbe criticità

sul

sistema fluviale del Ticino.

Paesaggio

• •

Presenza di elementi di pregio dal punto di

Concorso positivo

vista storico e paesistico

Concorso

Presenza di insediamenti rurali di rilevanza

dall’implementazione

paesistica

comunale.

positivo

potrebbe della

rete

derivare ecologica

Aspetti problematici Aspetti problematici potrebbero derivare da un inadeguato inserimento paesistico delle infrastrutture e degli ambiti di trasformazione più periferici.

60

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Studio di incidenza

Tema

Risposte del Piano

Punti di attenzione prioritari •



Elementi di connessione tra le aree di

Concorso positivo

naturalità costituita quasi esclusivamente

Concorso

dal reticolo idrico superficiale.

dall’implementazione

Presenza di siti di Rete Natura 2000 quale

comunale.

positivo

potrebbe della

rete

derivare ecologica

SIC/ZPS



Relativamente all’area compresa nel SIC

Aspetti problematici

“Garzaia della Cascina Portalupa”, il

Aspetti problematici potrebbero derivare

monitoraggio effettuato sottolinea

dall’incremento di frammentazione e da un

l'estrema fragilità degli habitat presenti a

inadeguato inserimento ecologico delle

causa dell'assenza di processi di

infrastrutture e degli ambiti di trasformazione

rinnovamento spontaneo ed al progressivo

più periferici.

interramento.



Relativamente alla Garzaia di Portalupa il

Fattore di criticità ulteriore potrebbe derivare

monitoraggio effettuato rileva

dalla riduzione dello spazio di connettività tra

l'abbassamento della falda acquifera ed il

Cascinetta della Croce e Cassolnovo.

prosciugamento del terreno, fattori che

• •

potrebbero costituire un serio rischio per le

Ulteriore aspetto problematico potrebbe

tipologie vegetazionali presenti e, di

derivare dalla mancanza di adeguati strumenti

conseguenza, per la fauna che esse

per l’attuazione della rete ecologica, in

ospitano.

particolare per quanto riguarda gli ambiti dello

Appartenenza al parco del Ticino

spazio rurale e quelli maggiormente relazionati

La Rete ecologica della Lombardia

ai siti di Rete Natura 2000 e ai corridoi ecologici

riconosce l’importanza del corridoio

del Parco del Ticino e delle Regione.

fluviale del Ticino (Corridoio primario) e del Corridoio Sud Milano (Corridoio primario) e del ganglio primario Ticino di Vigevano. Altri elemento primari riconosciuto dalla Rete Ecologica sono l’Area prioritaria per la

Ecosistema Ecosistema

biodiversità AP31 “Valle del Ticino”, la fascia di territorio risicolo posta fra Cassolnovo, Gravellona, Cilavegna e Vigevano, l’area circostante il corso del Torrente Terdoppio a nord ovest di Gambolò, la fascia di territorio risicolo circostante il Naviglio Langosco, a sud della Frazione Morsella di Vigevano



Relativamente alla ZPS Boschi del Ticino, il monitoraggio effettuato rileva come le acque del Ticino siano costantemente minacciate dagli scarichi di alcune aziende e dai reflui di alcuni impianti di depurazione mal funzionanti.



Relativamente alla ZPS Boschi del Ticino, il monitoraggio effettuato rileva come sia all'interno dell’area che nelle zone confinanti, sono già presenti importanti infrastrutture viabilistiche (strada statale 494, autostrada A7 Milano-Genova, ferrovia Milano-Vigevano) che compromettono la funzionalità dell’area come corridoio ecologico. La futura realizzazione di altre opere rappresenterà un importante fattore d'impatto sulle cenosi terrestri e acquatiche, sia in fase di cantiere, sia in fase di esercizio.

61

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Studio di incidenza

5.2 Gli ambiti di trasformazione Gli obiettivi del PGT hanno già una specificità tale da potersi configurare come azioni che, riassumendo, possono essere suddivise in tre categorie: 4. Interventi strategici di riqualificazione 5. Implementazione degli Ambiti di trasformazione 6. Implementazione dell’Ambito di riserva per attività produttive Gli ambiti di riqualificazione si distribuiscono lungo una linea nord-ovest/sud-est che attraversa punti nevralgici del paesaggio urbanizzato la cui trasformazione può fungere da volano per una ritrovata vocazione fruitiva di Vigevano. L’offerta varia dalla realizzazione di un polo ludicoricreativo alla creazione di un museo di storia e cultura locale, il tutto accompagnato dal potenziamento della linea ferroviaria che potrebbe assumere un ruolo primario nell’accessibilità dell’abitato. Per quanto riguarda gli Ambiti di Trasformazione sono mantenute le categorie del PRG prevedendo ambiti di trasformazione per insediamenti integrati, ambientali, per attività, di riqualificazione ambientale. Viene inoltre identificato un ambito di riserva per sviluppo produttivo, industriale e artigianale che costituisce una previsione strategica da considerare solo nel momento in cui saranno esaurite le trasformazioni del PGT. L’implementazione degli Ambiti di Trasformazione avviene garantendo per ciascuna area un mix di funzioni interne associate a differenti destinazioni d’uso. Inoltre ogni ambito ha una macropartizione che prevede la compresenza di un’area destinata all’edificazione, un’area destinata a verde privato con valenza ecologica, e un’area a verde e servizi pubblici da cedere gratuitamente al comune. Per l’attivazione degli Ambiti di Trasformazione e degli eventuali Programmi Integrati di Intervento è prevista una forma di valutazione preventiva dei progetti di trasformazione determinata dalla presentazione, in sede di proposizione del progetto al Comune, di plastici e rendernig o videorendering in grado di rendere espliciti gli effetti della nuova trasformazione coinvolgendo anche gli abitanti delle zone interessate dalla trasformazione. In

sede

di

applicazione

del

principio

della

perequazione

urbanistica

contestualmente

all’implementazione degli Ambiti di Trasformazione, il PGT prevede una maggiorazione dei diritti

edificatori nei casi di interventi di demolizione e ricostruzione di edifici esistenti nei casi di interventi che applicano i principi bio energetici (MBE).

62

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Studio di incidenza

Figura 5-1 La relazione tra gli ambiti di trasformazione e la Rete Ecologica Regionale e il Sistema Rete Natura 2000

Fonte: dati Regione Lombardia e Comune di Vigevano

Figura 5-2 Le 5 tipologie di Ambiti di trasformazione

63

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Studio di incidenza Fonte: “Documento di Piano” – Comune di Vigevano, Politecnico di Milano – marzo 2009

Figura 5-3 Le trasformazioni strategiche

Fonte: “Documento di Piano” – Comune di Vigevano, Politecnico di Milano – luglio 2009

64

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Studio di incidenza

Relativamente alla fase attuativa del PGT sono previsti anche incentivi volumetrici relativi a Piani Attuativi che riguardino azioni di riqualificazione di aree dismesse o interventi di recupero edilizio. Viene

inoltre

previsto

lo

strumento

attuativo

definito

“Progetto

urbano”

che

riguarda

trasformazioni di ingente portata, non necessariamente predefinite dal Documento di Piano, per le quali viene ad essere obbligatoria una valutazione preliminare d’impatto di carattere urbanistico, ambientale, economico e sociale e uno “Schema di assetto preliminare” che faciliti la progettazione attuativa successiva. Vengono forniti anche gli indirizzi relativi alle trasformazioni urbane affidate a Programmi Integrati di Intervento affermando innanzi tutto che non sono ammissibili in ambito agricolo. Viene inoltre precisato che, in sede di valutazione di PII presentati, assumono primaria importanza: •

le proposte di interventi su aree interessate da fenomeni di degrado sociale;



i programmi volti alla realizzazione di ERS secondo quanto specificato dal PdS;



la ricollocazione di aree produttive irrazionalmente dislocate e interventi su aree industriali, artigianali e commercio all’ingrosso dismesse.

65

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previsioni 5.3 L’incidenza delle azioni e pre visioni di piano Nelle schede seguenti viene presentata una sintesi complessiva riguardante le differenti tipologie di aree di trasformazione e, per ciascuna di esse, un approfondimento per le aree di maggiore potenziale rilevanza rispetto a rete Natura 2000.

AMBITI DI TRASFORMAZIONE AMBIENTALE Verde privato Indice di Quota Quota max Pop.ne Abitazioni Stanze con edificabilità max SUL SUL per Volume massima massime massime ST Superficie valenza SUL territoriale per funzioni residenziale insediabile realizzabil realizzabili cession edificabil ecologica (ET) realizzabile residenza teriziarie e realizzabile (50 mq i (150 mq (3,51 ST m2 e Vp m2 e (Se) mq (Ve) m2 m2 mq/mq mq commerciali mc SUL) SUL) stanze/abitaz.) 1.123.368 561.684 561.684 0,15 168.505 160.080 16.851 512.255 3.183 1.043 3.661 mq per parcheggi (12,5 Veicoli industriali/giorno Veicoli leggeri/giorno (da Totale veicoli/giorno (da Totale veicoli gravitanti n. veicoli privati previsti per veicolo) (da commercio/terziario) commercio/terziario) commercio/terziario) sull'AT 1.952

24.403

1.011

489

1.500

3.452

Caratteristiche individuate dal Piano Descrizione Sono aree, la cui tipologia di trasformazione, prevista dal PRG 2005, è stata riproposta nel nuovo strumento urbanistico. Sono aree libere marginali e periurbane destinate a nuovi insediamenti prevalentemente residenziali caratterizzati da basse densità e rilevanti dotazioni di verde. Ripartizione funzionale Se + Ve = 50% ST Vp = 50% ST Mix funzionale Funzioni residenziali = max. 95% SUL Funzioni terziarie e funzioni commerciali con Carico urbanistico Basso (Cu B), ovvero gli esercizi di vicinato, i pubblici esercizi (con esclusione dei locali per il tempo libero), il terziario diffuso (uffici e studi professionali, servizi alla persona, servizi per l’industria, la ricerca e il terziario) e l’artigianato di servizio alla famiglia = max. 10% SUL. L’Amministrazione Comunale si riserva di imporre una quota maggiore di SUL per funzioni terziarie e commerciali in rapporto alle necessità esistenti e future relative all’area di intervento. Indice e parametri ET = 0,15 m2/m2

66

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AMBITI DI TRASFORMAZIONE AMBIENTALE IP = 50% Altezza max H = 9,60 m, compresi i piani attico o mansarda Da = 1 albero/100 m2 ST Dar = 1 arbusto/100 m2 ST Destinazioni d’uso escluse Funzioni commerciali con Carico urbanistico Alto e Medio (Cu A e Cu M), ovvero medie e grandi strutture di vendita. Funzioni terziarie con Cu A, ovvero discoteche, attrezzature per la musica di massa, multisala e i complessi direzionali. Funzioni produttivo manifatturiere. Commercio È sempre consentito l’insediamento di attività commerciali esistenti da ricollocarsi senza aumento della superficie di vendita, qualora si configuri un miglioramento delle condizioni urbanistiche in termini di accessibilità e dotazione di parcheggi. Dalla data del rilascio del titolo autorizzatorio conseguente il trasferimento dell’attività le destinazioni d’uso insediabili e gli indici di edificabilità relativi alle aree per attività commerciali (art. 36 NA del PdR) su cui sono originariamente insediate le attività commerciali oggetto di ricollocazione, non possono rimanere quelli previsti dall’art. 36 ma devono essere quelli previsti per i tessuti e per gli AT confinanti. Tale prescrizione dovrà avere specifico riferimento nella convenzione attuativa del PAC per l’AT. Qualora le attività commerciali oggetto di ricollocazione non fossero originariamente insediate nel tessuto per attività commerciali (art. 36 NA del PdR), sull’area di origine dell’attività potrà essere insediata la funzione commerciale consentita dall’art. delle NA del PdR relativo all’area stessa.

Predominanti effetti potenziali attesi Nel complesso le scelte adottate in questi ambiti, riguardando per lo più aree intercluse nel contesto residenziale esistente (o almeno poste lungo i confini del perimetro dell’urbanizzato), risultano coerenti con le finalità di compattazione della forma urbana e non costituiscono elementi di particolare penalizzazione dell’assetto eco sistemico complessivo. La sensibilità intrinseca complessiva dell’area è bassa o molto bassa ed il livello di penalizzazione all’edificazione residenziale è pressoché nulla. Tuttavia, la trasformazione, prevalentemente in residenziale, induce inevitabilmente sull’area nuove pressioni in termini di aumento degli abitanti insediati, con conseguente incremento dei consumi idrici ed energetici, della produzione di rifiuti, delle acque da smaltire e del traffico indotto. I prerequisiti previsti dal piano possono essere in grado di ridurre il potenziale incremento di pressioni indotte dalle previsioni. Per ogni area si ritiene di segnalare la necessità di dedicare particolare cura progettuale nella definizione oltre che delle caratteristiche degli edifici (elevate performance ambientali e formali) anche riguardo al trattamento dei fronti potenzialmente critici indotti dalle nuove realtà rispetto al contesto ed alla ricerca di soluzioni di sistemazione delle aree non costruite di pertinenza idonee all’incremento della biodiversità urbana e al miglioramento del microclima e della qualità dell’aria.

67

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AMBITI DI TRASFORMAZIONE AMBIENTALE Indicazioni generali per la riduzione delle nuove pressioni •

Gli insediamenti previsti dovranno essere caratterizzati da un’elevata qualità formale (morfologica ed estetica) finale degli edifici per



Si dovrà prevedere l’utilizzo di nuovi impianti di illuminazione esterna pubblici e privati a ridotto consumo energetico, in conformità ai criteri



Si dovranno prevedere tutti i provvedimenti tecnici necessari al massimo contenimento dei consumi di risorse ambientali (acqua, fonti

contribuire alla riduzione dell’impatto paesistico. antinquinamento luminoso, secondo LR 17/2000 e LR 38/2004. energetiche non rinnovabili ecc.). •

Si dovranno prevedere tutti i provvedimenti tecnici per la massima riduzione della generazione di inquinanti e di riduzione del carico sulle reti dei servizi.



Gli allacciamenti alla rete stradale degli impianti gas, energia elettrica, acqua e fognatura dovranno rispettare tutte le norme e prescrizioni previste dai soggetti gestori. Dovrà, pertanto, essere verificata la capacità delle reti di smaltimento delle acque meteoriche in relazione alle superfici impermeabilizzate previste.



Le previsioni progettuali dovranno prevedere il massimo di dotazioni di verde e di aree permeabili.



Si dovranno prevedere fasce vegetazionali lungo i fronti perimetrali, in particolare per i fronti aperti verso la campagna, che dovranno essere



La messa a dimora delle essenze dovrà essere eseguita sin dalle prime fasi di realizzazione dell’intervento (preverdissement); dovrà essere



Dovranno essere definiti specifici progetti per il riutilizzo delle acque meteoriche (non inquinate) per l’irrigazione del verde pertinenziale.



Gli interventi comportano l’incremento delle superfici impermeabili; per ridurre tale impatto negativo, si propone l’impiego di materiali

formate con elevata densità di alberi e arbusti autoctoni. altresì garantita la manutenzione delle essenze stesse messe a dimora.

permeabili (ove compatibile) per le pavimentazioni e la previsione di sistemi di reinfiltrazione in loco delle acque meteoriche potenzialmente non inquinate.

68

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Studio di incidenza

Aree di maggiore potenziale rilevanza rispetto a rete Natura 2000 AMBITI DI TRASFORMAZIONE AMBIENTALE – area 6 Localizzazione

Verde

ST cessione

Superficie

privato con valenza

edificabile (Se) mq

ecologica (Ve) m2

Quota max Indice

di

edificabilità territoriale

Quota max SUL

SUL per residenza

SUL per funzioni

residenziale realizzabile

Pop.ne

Abitazioni Abitazioni

Stanze

massima insediabile

massime realizzabili

massime realizzabili

(50 SUL)

(150 SUL)

(3,51 stanze/abitaz.)

(ET) mq/mq

realizzabile m2

21

39.653,66

19.826,83

19.826,83

0,15

5.948,05

5.650,65

594,80

18.082

113

38

132

22

34.122,95

17.061,48

17.061,48

0,15

5.118,44

4.862,52

511,84

15.560

97

32

114

23

7.740,55

3.870,28

3.870,28

0,15

1.161,08

1.103,03

116,11

3.530

22

7

26

N. AT

ST

m2

Vp

m2

69

mq

teriziarie e commerciali

Volume

mc

mq

mq

COMUNE DI VIGEVANO - PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO

Studio di incidenza

AMBITI DI TRASFORMAZIONE AMBIENTALE – area 6 24

6.426,40

3.213,20

3.213,20

0,15

963,96

915,76

96,40

2.930 Totale

carichi consumo

idrico

giornaliero 332 l/ab N. AT

die

consumo idrico annuo m3

m3

inquinanti

generati BOD 60 t/anno

carichi

inquinanti

generati AZOTO g/ab

die

12.3 t/anno

carichi

18

6

21

250

83

293

inquinanti

generati FOSFORO g/ab

die

1.8 t/anno

produzione g/ab

die

rifiuti

kg/ab t/anno

587

21

37,52

13.694,91

2,47

0,51

0,07

66,34

22

32,29

11.784,80

2,13

0,44

0,06

57,09

23

7,32

2.673,30

0,48

0,10

0,01

12,95

24

6,08

2.219,44

0,40

0,08

0,01

10,75

83,21

30.372,45

5,48

1,13

0,15

147,13

Veicoli leggeri/giorno (area commerciale)

Totale veicoli/giorno (da commercio/terziario)

Totali

Veicoli industriali/giorno (area

n. veicoli privati previsti previsti

mq per parcheggi (12,5 per veicolo)

21

69

861

36

17

53

122

22

59

741

31

15

46

105

23

13

168

7

3

10

24

24

11

140

6

3

9

N. AT

commerciale)

Totale sull'AT

veicoli

gravitanti

20 Totale

271

Problematiche rilevate La trasformazione pianificata per questi ambiti prevede un consumo di suolo non edificato con conseguentemente impermeabilizzazione; tuttavia, essendo posti lungo i confini del perimetro dell’urbanizzato, le previsioni che li riguardano risultano coerenti con le finalità di compattazione della forma urbana. L’area verrà attraversata, secondo le nuove previsioni del Piano, da un sistema di interconnessione delle principali aree verdi e, in parte, sarà interessata dalla presenza di un cuneo verde in cui la possibilità di interconnessione tra la maglia ambientale del Parco del Ticino e la maglia ambientale urbana è agevolata dalla presenza di maggiori quantità di spazi aperti. L’area è posta in fregio a un elemento di primo livello della Rete Ecologica Regionale. La sensibilità intrinseca complessiva dell’area è molto bassa. La trasformazione, prevalentemente residenziale, induce inevitabilmente sull’area nuove pressioni in termini di aumento degli abitanti insediati, con conseguente incremento dei consumi idrici ed energetici, della produzione di rifiuti, delle acque da smaltire e del traffico indotto.

Indicazioni generali per il miglioramento dell’inserimento della previsione (riduzione delle criticità indotte) In particolare per quanto riguardo l’ambito A21 dovranno essere curate le relazioni con l’elemento di primo livello della Rete Ecologica. Al fine di contenere i potenziali effetti indotti dalla vicinanza di aree produttive e elementi della viabilità principale, si suggerisce di adottare provvedimenti relativi alle caratteristiche dell’involucro edilizio, nonché operazioni di mitigazione realizzabili nell’ambito di pertinenza, quali la realizzazione di fasce vegetazionali, dune verdi, barriere antirumore.

70

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Studio di incidenza

AMBITI DI TRASFORMAZIONE AMBIENTALE – area 6 Per quanto concerne l’ambito A24, oltre alle specifiche prescrizioni derivanti dal vincolo paesaggistico presente, andranno individuati provvedimenti tecnici per la riduzione delle criticità potenziali indotte dalla trasformazione sul sistema del paesaggio (fasce a verde, quinte di mascheramento paesaggistico…).

AMBITI DI TRASFORMAZIONE AMBIENTALE – area 12 Localizzazione

Verde

Indice

edificabilità territoriale

di

Quota max SUL

(ET) mq/mq

realizzabile m2

Stanze

massime realizzabili

massime realizzabili

(50 SUL)

(150 SUL)

(3,51 stanze/abitaz.)

ST m2

cessione Vp m2

edificabile (Se) mq

ecologica (Ve) m2

38

36.350,63

18.175,32

18.175,32

0,15

5.452,59

5.179,96

545,26

16.576

104

35

121

39

3.875,24

1.937,62

1.937,62

0,15

581,29

552,22

58,13

1.767

11

4

13

71

mq

teriziarie e commerciali

Volume

Abitazioni Abitazioni

Superficie

SUL per residenza

SUL per funzioni

massima insediabile

ST N. AT

Quota max

Pop.ne

privato con valenza

residenziale realizzabile mc

mq

mq

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Studio di incidenza

AMBITI DI TRASFORMAZIONE AMBIENTALE – area 12 40

4.238,93

2.119,47

2.119,47

0,15

635,84

604,05

63,58

1.933 Totale

consumo giornaliero 332 m3

N. AT

carichi generati

idrico

l/ab

die

consumo idrico annuo m3

BOD 60

inquinanti

g/ab

die

t/anno

carichi generati AZOTO 12.3

inquinanti

g/ab

die

t/anno

carichi generati

12

4

14

127

43

148

inquinanti

FOSFORO g/ab 1.8

die

t/anno

produzione kg/ab

rifiuti 587

t/anno

38

34,39

12.554,16

2,27

0,47

0,07

60,81

39

3,67

1.338,36

0,24

0,05

0,01

6,48

40

4,01

1.463,97

0,26

0,05

0,01

7,09

42,07

15.356,49

2,77

0,57

0,09

74,38

mq per parcheggi (12,5 per veicolo)

Veicoli industriali/giorno (area commerciale)

Veicoli leggeri/giorno (area commerciale)

Totali

n. veicoli previsti

N. AT

privati

Totale (da

veicoli/giorno

commercio/terziario)

Totale sull'AT

veicoli

38

63

790

33

16

49

112

39

7

84

3

2

5

12

40

7

92

4

2

6

13 Totale

gravitanti

137

Problematiche rilevate La trasformazione pianificata per questi ambiti prevede un consumo di suolo non edificato con conseguentemente impermeabilizzazione. La sensibilità intrinseca complessiva dell’area è molto bassa, così come il livello di penalizzazione all’edificazione residenziale. Tuttavia, la trasformazione, prevalentemente residenziale, induce inevitabilmente sull’area nuove pressioni in termini di aumento degli abitanti insediati, con conseguente incremento dei consumi idrici ed energetici, della produzione di rifiuti, delle acque da smaltire e del traffico indotto. Gli ambiti si inseriscono all’interno di un tessuto urbano consolidato (frazione Morsella). L’ambito A40 è lambita, ad est, dal corso del Naviglio Langosco. Le aree ricadono in prossimità di elementi di primo livello della rete ecologica regionale.

Indicazioni generali per il miglioramento dell’inserimento della previsione (riduzione delle criticità indotte) Dovranno essere presi in considerazione provvedimenti relativi alle caratteristiche dell’involucro edilizio, nonché operazioni di mitigazione realizzabili nell’ambito di pertinenza che siano efficaci in un’ottica di inserimento paesaggistico delle nuove edificazioni nel tessuto preesistente. Particolare cura dovrà essere dedicata alla risoluzione del fronte col Naviglio Langosco.

72

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AMBITI DI TRASFORMAZIONE AMBIENTALE – area 13 Localizzazione

Verde privato con ST cessione Vp m2

Superficie edificabile

valenza ecologica

(Se) mq

(Ve) m2

Indice di edificabilità

SUL realizzabile

funzioni teriziarie e

Volume residenziale

Pop.ne massima

Abitazioni massime

Stanze massime

insediabile (50 mq

realizzabili (150 mq

realizzabili (3,51

SUL)

SUL)

stanze/abitaz.)

commerciali

41

8.467,96

4.233,98

4.233,98

0,15

1.270,19

1.206,68

127,02

3.861

24

8

28

42

18.437,50

9.218,75

9.218,75

0,15

2.765,63

2.627,34

276,56

8.408

53

18

61

26

89

ST m2

m2

residenza mq

Quota max per SUL

realizzabile mc

N. AT

territoriale (ET) mq/mq

Quota max per SUL

Totale consumo N. AT

giornaliero 332 l/ab

idrico

carichi consumo idrico annuo

die

m3

inquinanti

generati BOD

carichi generati generati AZOTO

73

inquinanti

carichi generati FOSFORO

77 inquinanti

produzione kg/ab t/anno

rifiuti 587

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AMBITI DI TRASFORMAZIONE AMBIENTALE – area 13 m3

60 t/anno

g/ab

die

12.3 t/anno

g/ab

die

1.8 t/anno

g/ab

die

41

8,01

2.924,52

0,53

0,11

0,02

14,17

42

17,45

6.367,63

1,15

0,24

0,03

30,85

25,46

9.292,15 9.292,15

1,68

0,35

0,05

45,02

Veicoli leggeri/giorno (area commerciale)

Totale veicoli/giorno (da commercio/terziario)

Totali

Veicoli industriali/giorno (area

n. veicoli privati previsti

mq per parcheggi (12,5 per veicolo)

41

15

184

8

4

11

26

42

32

401

17

8

25

57

N. AT

commerciale)

Totale sull'AT

veicoli

Totale

gravitanti

83

Problematiche rilevate La trasformazione pianificata per questi ambiti prevede un consumo di suolo non edificato con conseguentemente impermeabilizzazione. Tuttavia, le scelte adottate in questi ambiti (seppure inseriti in una frazione) risultano coerenti con le finalità di compattazione della forma urbana. L’area verrà interessata dalle nuove previsioni ambientali del Piano, che individua in questa zona un cuneo verde in cui la possibilità di interconnessione tra la maglia ambientale del Parco del Ticino e la maglia ambientale urbana è agevolata dalla presenza di maggiori quantità di spazi aperti; il Piano prevede anche un sistema di interconnessione delle principali aree verdi lungo la SP 206, il cui traffico veicolare verrà presumibilmente alleggerito dalla realizzazione della Variante Sforzesca. La sensibilità intrinseca complessiva dell’area è bassa o molto bassa, così come il livello di penalizzazione all’edificazione residenziale. Tuttavia, la trasformazione, prevalentemente residenziale, induce inevitabilmente sull’area nuove pressioni in termini di aumento degli abitanti insediati, con conseguente incremento dei consumi idrici ed energetici, della produzione di rifiuti, delle acque da smaltire e del traffico indotto. La più importante criticità potenziale rilevata per quest’area riguarda la presenza di un ambito di trasformazione strategica di scala territoriale: l’ambito del Colombarone, per la cui riqualificazione si prevedono funzioni terziario/commerciali e funzioni ludico/ricreative.

Indicazioni generali per il miglioramento dell’inserimento della previsione (riduzione delle criticità indotte) Al fine di contenere i potenziali effetti negativi indotti dalla trasformazione dell’immobile del Colombarone, sarà necessario, in base a quanto verrà effettivamente realizzato, adottare provvedimenti relativi alle caratteristiche dell’involucro edilizio ed effettuare operazioni di mitigazione nell’ambito di pertinenza quali la realizzazione di fasce vegetazionali, dune verdi, barriere antirumore.

74

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AMBITI DI TRASFORMAZIONE AMBIENTALE – area 14 Localizzazione

Verde

ST cessione N. AT

ST m2

44

126.915,56

Vp m2

Superficie

privato con valenza

edificabile edificabile (Se) mq

ecologica (Ve) m2

63.457,78

63.457,78

Quota max Indice

di

edificabilità territoriale

Quota max SUL

(ET) mq/mq

realizzabile m2

0,15

19.037,33 carichi

consumo

idrico

giornaliero 332 l/ab N. AT

die

44

120,09

mq 18.085,47

inquinanti

generati BOD consumo idrico annuo m3

m3

SUL per residenza

60 t/anno

43.831,94

SUL per funzioni teriziarie e commerciali

Volume residenziale realizzabile mc

1.903,73

carichi

die

12.3 t/anno

7,92

Abitazioni

Stanze

massima massima insediabile

massime realizzabili

massime realizzabili

(50 SUL)

(150 SUL)

(3,51 stanze/abitaz.)

57.873

inquinanti

generati AZOTO g/ab

Pop.ne

mq

362

carichi

121

die

1,62

1.8 t/anno

423

inquinanti

generati FOSFORO g/ab

mq

produzione g/ab

die

rifiuti

kg/ab t/anno

0,24

587 212,32

Veicoli mq per parcheggi (12,5 N. AT

n. veicoli privati previsti 44

221

per veicolo) 2.757

industriali/giorno (area commerciale) 114

75

Veicoli

leggeri/giorno

(area commerciale) 55

Totale veicoli/giorno (da

Totale

commercio/terziario)

sull'AT

169

veicoli 390

gravitanti

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AMBITI DI TRASFORMAZIONE AMBIENTALE – area 14 Problematiche rilevate La trasformazione pianificata per l’ambito prevede il recupero di un’area industriale dismessa, tuttavia la localizzazione residenziale prevista dal Piano, data la localizzazione dell’area distaccata dalla frazione Morsella, non risulta coerente con la finalità di compattazione della forma urbana. La sensibilità intrinseca complessiva dell’area è media. L’ambito è ricompreso in un elemento di primo livello della rete ecologica regionale, è in fregio al subdiramatore sinistro del canale Cavour e risulta sottoposto a vincolo ai sensi del DLgs 42/04 (art. 146, comma 1 lettera g). La trasformazione, prevalentemente residenziale, induce inevitabilmente sull’area nuove pressioni in termini di aumento degli abitanti insediati, con conseguente incremento dei consumi idrici ed energetici, della produzione di rifiuti, delle acque da smaltire e del traffico indotto.

Indicazioni generali per il miglioramento dell’inserimento della previsione (riduzione delle criticità indotte) Le aree verde di competenza dell’area dovranno essere realizzate con una qualità ecologica elevata, considerata l’appartenenza dell’area a un elemento di primo livello della Rete Ecologica Regionale.

76

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AMBITI DI TRASFORMAZIONE PER ATTIVITA’

ST m2

ST cessione Vp m2

485.996 Addetti previsti per produzione e manufatturiero (1,63 ogni 100 mq SUL)

Superficie edificabile m2

(Se)

SUL m2

realizzabile

Volume realizzabile

Quota min SUL per produzione e manifattura mq

Quota min SUL per funzioni teriziarie e commerciali

48.599 437.396 235.506 777.595 117.753 94.202 Addetti previsti per terziario e Veicoli Veicoli Veicoli Veicoli commercio (2,43 industriali/giorno industriali/giorno leggeri/giorno (area leggeri/giorno (area ogni 100 mq SUL) (area produttiva) (area commerciale) produttiva) commerciale)

1.980

2.362

2.430

5.832

1.980

Quota SUL

flessibile

23.551

Totale veicoli/giorno

2.819

13.061

Caratteristiche individuate dal Piano Descrizione Sono aree, la cui tipologia di trasformazione, prevista dal PRG 2005, è stata riproposta nel nuovo strumento urbanistico. Comprendono le aree libere presenti all’interno dei tessuti produttivi della Città Consolidata. Ripartizione funzionale Se = 90% ST Vp = 10% ST (o comunque nella misura prevista dalla LR 1/2001) Mix funzionale Funzioni produttive e manifatturiere = min. 50% SUL Funzioni terziarie e funzioni commerciali con Carico urbanistico Basso (Cu B), ovvero gli esercizi di vicinato, i pubblici esercizi (con esclusione dei locali per il tempo libero), il terziario diffuso (uffici e studi professionali, servizi alla persona, servizi per l’industria, la ricerca e il terziario) e l’artigianato di servizio alla famiglia = min. 10% SUL Quota flessibile = 40% SUL Indice e parametri IC = 50% IP = 30% H max = 10 m Da = 1 albero/200 m2 ST Dar = 1 arbusto/300 m2 ST SF da collocarsi preferibilmente sui confini e in particolar modo verso le zone agricole Destinazioni d’uso escluse Funzioni residenziali, esclusa la residenza del titolare dell’azienda e/o del custode, per una SUL massima non superiore a 250 m2 per ogni azienda. Funzioni terziarie limitatamente alle categorie di attrezzature culturali e sedi istituzionali e rappresentative, attrezzature sociosanitarie e complessi direzionali. Funzioni commerciali con Carico urbanistico Alto e Medio (Cu A e Cu M), ovvero medie e grandi strutture di vendita.

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AMBITI DI TRASFORMAZIONE PER ATTIVITA’ Predominanti effetti potenziali attesi Sono aree poste al margine dell’urbanizzato che contribuiscono alla compattazione della forma urbana. Le trasformazioni, in parte per funzioni produttive e manifatturiere e in parte per funzioni terziarie e commerciali con carico urbanistico basso, inducono inevitabilmente sull’area nuove pressioni in termini di aumento dei consumi idrici ed energetici, della produzione di rifiuti, delle acque da smaltire e del traffico indotto. Per la maggior parte interessano aree con sensibilità eco sistemica intrinseca molto bassa o bassa e basse penalizzazioni per le trasformazioni. Eccezioni a questo quadro generale sono tuttavia rappresentate da alcune aree: 1. L’area prevista verso il Fiume Ticino in fregio al corridoio infrastrutturale per Abbiategrasso presenta livelli di sensibilità intrinseca medio alti e di penalizzazione media; risulta inoltre ricompresa in un elemento di primo livello della rete ecologica regionale, molto prossima al corridoio ecologico fluviale ed all’area natura 2000. L’ambito ricade in un’area per cui il Piano prevede la creazione di un cuneo verde in cui si implementerà la ricucitura tra il sistema ambientale del Parco del Ticino e la rete ecologica locale. In realtà l’area è interclusa tra la ferrovia e le nuove realizzazioni infrastrutturali previste per il superamento del fiume Ticino e viene in tale modo a perdere sostanzialmente le valenze ecologiche attualmente rivestite. 2. Gli ambiti collocati presso la Cascina Colombarola comportano consumo di suolo agricolo e prevedono un addensamento di insediamenti lungo la SS 494 che potrebbe essere soggetta in questo tratto a pressioni determinate dal traffico indotto. Occorre inoltre verificare che venga rispettata la previsione strategica di rete ecologica passante tra i due ambiti. Infine dovrebbero essere messi in atto interventi di mitigazione, possibilmente di tipo vegetazionale, che possano limitare gli effetti negativi sonori e visivi dati dalla presenza dell’edificazione produttiva nei confronti dell’edificazione residenziale e della Cascina Colombarola. Per ogni area si ritiene di segnalare la necessità di dedicare particolare cura progettuale nella definizione oltre che delle caratteristiche degli edifici (elevate performance ambientali e formali) anche riguardo al trattamento dei fronti potenzialmente critici indotti dalle nuove realtà rispetto al contesto ed alla ricerca di soluzioni di sistemazione delle aree non costruite di pertinenza idonee all’incremento della biodiversità urbana e al miglioramento del microclima e della qualità dell’aria.

Indicazioni generali per la riduzione delle nuove pressioni •

Gli insediamenti previsti dovranno essere caratterizzati da un’elevata qualità formale (morfologica ed estetica) finale degli edifici per



Si dovrà prevedere l’utilizzo di nuovi impianti di illuminazione esterna, pubblici e privati, in conformità ai criteri antinquinamento luminoso

contribuire alla riduzione dell’impatto paesistico. ed a ridotto consumo energetico, secondo LR 17/2000 e LR 38/2004. •

Si dovranno prevedere tutti i provvedimenti tecnici necessari al massimo contenimento dei consumi di risorse ambientali (acqua, fonti energetiche non rinnovabili ecc.).



Si dovranno prevedere tutti i provvedimenti tecnici per la massima riduzione della generazione di inquinanti e di riduzione del carico sulle reti dei servizi.

78

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AMBITI DI TRASFORMAZIONE PER ATTIVITA’ •

Gli allacciamenti alla rete stradale degli impianti gas, energia elettrica, acqua e fognatura dovranno rispettare tutte le norme e prescrizioni previste dai soggetti gestori. Dovrà, pertanto, essere verificata la capacità delle reti di smaltimento delle acque meteoriche in relazione alle superfici impermeabilizzate previste.



Le previsioni progettuali dovranno prevedere il massimo di dotazioni di verde e di aree permeabili.



Si dovranno prevedere fasce vegetazionali lungo i fronti perimetrali, in particolare per i fronti aperti verso la campagna, che dovranno essere



La messa a dimora delle essenze dovrà essere eseguita sin dalle prime fasi di realizzazione dell’intervento (preverdissement); dovrà essere



Dovranno essere definiti specifici progetti per il riutilizzo delle acque meteoriche (non inquinate) per l’irrigazione del verde pertinenziale.

formate con elevata densità di alberi e arbusti autoctoni. altresì garantita la manutenzione delle essenze stesse messe a dimora. •

Gli interventi comportano l’incremento delle superfici impermeabili; per ridurre tale impatto negativo, si propone l’impiego di materiali permeabili (ove compatibile) per le pavimentazioni e la previsione di sistemi di reinfiltrazione in loco delle acque meteoriche potenzialmente non inquinate.

79

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Aree di maggiore potenziale rilevanza rispetto a rete Natura 2000 AMBITI DI TRASFORMAZIONE PER ATTIVITA’ - area 2 Localizzazione

Quota Quota ST N. AT

ST m2

cessione

m2

Vp

Superficie

Volume

edificabile (Se) m2

SUL realizzabile m2

min

SUL

per produzione e manifattura mq

realizzabile

min

SUL

per funzioni ioni funz e teriziarie

Quota

commerciali

SUL

flessibile

2

6.920,11

692,01

6.228,10

3.460,06

11.072

1.730,03

1.384,02

3

4.262,26

426,23

3.836,03

2.131,13

6.820

1.065,57

852,45

213,11

21

70.082,39

7.008,24

63.074,15

35.041,20

112.132

17.520,60

14.016,48

3.504,12

Addetti previsti per produzione e manufatturiero (1,63 ogni 100 mq SUL)

N. AT 2

28

Addetti previsti per terziario e commercio (2,43 ogni 100

Veicoli industriali/giorno

mq SUL)

(area produttiva)

34

35

Veicoli industriali/giorno

Veicoli leggeri/giorno le ggeri/giorno

Veicoli leggeri/giorno

(area commerciale)

(area produttiva)

(area commerciale)

83

28

80

40

346,01

consumo idrico giornaliero Totale veicoli/giorno 186

20 mc/ha die attività (solo

consumo idrico annuo

manifatturiere)

m3

0,35

126,29

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AMBITI DI TRASFORMAZIONE PER ATTIVITA’ - area 2 3

17

21

21

51

17

25

115

0,21

77,79

21

286

341

350

841

286

406

1.883

3,50

1.279,00

331

396

2.184

4,06

1.483,08

Totale

Problematiche rilevate Gli ambiti ricadono in un’area per cui il Piano prevede la creazione di un cuneo verde in cui si implementerà la ricucitura tra il sistema ambientale del Parco del Ticino e la rete ecologica locale. La parte settentrionale dell’area P21 ricade, inoltre, all’interno di un’area importante per la biodiversità (AP31) ed è attraversata in direzione est – ovest da un corridoio ecologico di secondo livello (RETEC PdT). La sensibilità intrinseca complessiva dell’area è molto bassa per le pozioni P2 e P3, ma arriva ad essere alta per l’area P21. La trasformazione, in parte per funzioni produttive e manifatturiere e in parte per funzioni terziarie e commerciali con Carico urbanistico Basso, induce inevitabilmente sull’area nuove pressioni in termini di aumento dei consumi idrici ed energetici, della produzione di rifiuti, delle acque da smaltire e del traffico indotto. In realtà il sito risulta interno all’area interclusa e già ampiamente rimaneggiata che è determinata dalle opere infrastrutturali previste per il superamento del fiume Ticino e viene in tale modo a perdere sostanzialmente le valenze ecologiche attualmente rivestite. Si ritiene, pertanto, che possa avere incidenza trascurabile rispetto ai Siti rete Natura 2000 prossimi.

Indicazioni generali per il miglioramento dell’inserimento della previsione (riduzione delle criticità indotte) Per l’area P21, si ritiene di proporre: -

elevate performance ambientali delle trasformazioni (involucri, aree impermeabilizzate);

-

il trattamento secondo criteri eco sistemici dei fronti critici che si andranno a determinare;

-

la salvaguardia della rete idrica interferita e il miglioramento della sua funzione di corridoio locale (rappresenta l’unica direttrice di continuità, sebbene

-

la qualità eco sistemica delle aree verdi di competenza.

modesta, dell’area col contesto esterno naturale);

81

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AMBITI DI TRASFORMAZIONE PER ATTIVITA’ - area 3 Localizzazione

N. AT

ST cessione m2

ST m2 4

7.108,40 Addetti previsti per produzione e manufatturiero (1,63 ogni 100

N. AT

mq SUL) 4

Vp

Superficie edificabile (Se) m2

710,84

6.397,56

Addetti previsti per terziario e commercio (2,43 ogni 100 mq SUL)

29

35

SUL realizzabile m2

Veicoli industriali/giorno (area produttiva) produttiva) 36

Quota min SUL per produzione e

Volume realizzabile

3.554,20

manifattura mq

11.373

1.777,10

Veicoli industriali/giorno

Veicoli leggeri/giorno

Veicoli leggeri/giorno

(area

(area

(area

commerciale)

produttiva)

85

29

commerciale) 41

Quota per

min SUL funzioni

teriziarie commerciali

e

1.421,68

Quota SUL

flessibile flessibile

355,42

consumo idrico giornaliero 20 mc/ha die Totale veicoli/giorno 191

(solo attività manifatturiere) 0,36

consumo idrico annuo m3 129,73

Problematiche rilevate La trasformazione pianificata per quest’area prevede un consumo di suolo non edificato con conseguentemente impermeabilizzazione; tuttavia, le scelte adottate in

82

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AMBITI DI TRASFORMAZIONE PER ATTIVITA’ - area 3 questo ambito, riguardando aree poste ai margini del tessuto produttivo esistente, risultano coerenti con le finalità di compattazione della forma urbana. La sensibilità intrinseca complessiva dell’area è molto bassa. Tuttavia, la trasformazione, in parte per funzioni produttive e manifatturiere e in parte per funzioni terziarie e commerciali con Carico urbanistico Basso, induce inevitabilmente sull’area nuove pressioni in termini di aumento dei consumi idrici ed energetici, della produzione di rifiuti, delle acque da smaltire e del traffico indotto. L’area è prossima a un corridoio ecologico primario della RER. Si ritiene, pertanto, che possa avere incidenza trascurabile rispetto ai Siti Rete Natura 2000 prossimi.

Indicazioni generali per il miglioramento dell’inserimento della previsione (riduzione delle criticità indotte) Occorre prestare attenzione al rapporto tra l’ambito e la zona residenziale posta ad est prevedendo adeguate opere di mitigazione (piantumazioni perimetrali, barriere) che fungano da protezione sonora e visiva. Inoltre è necessaria un’adeguata localizzazione delle strade di accesso all’area onde non creare molestie all’area residenziale.

AMBITI DI RIQUALIFICAZIONE VALORIZZAZIONE AMBIENTALE

ST m2 98.191

ST cessione Vp m2

Superficie edificabile (Se) + Verde privato con valenza ecologica (Ve) mq

SUL realizzabile m2

49.095

49.096

14.728

Volume realizzabile 47.130

Addetti previsti per terziario e commercio (2,43 ogni 100 mq SUL)

Veicoli industriali/gior no (area commerciale)

358

884

Veicoli leggeri/giorno (area commerciale) 427

Totale veicoli/giorno 1.311

Caratteristiche individuate dal Piano Descrizione Costituiscono una categoria di trasformazione introdotta dal PGT che prevede un’elevata attenzione alla valorizzazione del sistema ecologico naturale presente nel sito d’intervento. Comprendono due aree localizzate in prossimità del fiume Ticino la cui trasformazione è strettamente connessa ad un’elevata riqualificazione ambientale. Ripartizione funzionale Se + Ve = 50% ST Vp = 50% ST

83

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AMBITI DI RIQUALIFICAZIONE VALORIZZAZIONE AMBIENTALE Mix funzionale Funzioni turistico-ricettive con Carico urbanistico Basso e Alto (Cu B e Cu A), ovvero strutture alberghiere, altre strutture ricettive (campeggi e ostelli) e centri congressuali. Funzioni terziarie e funzioni commerciali con Carico urbanistico Medio (Cu M), ovvero gli esercizi di artigianato di servizio all’auto compresa la vendita di autoveicoli, attrezzature culturali e sedi istituzionali rappresentative, banche, sportelli bancari e uffici postali, attrezzature sociosanitarie e medie strutture di vendita (250-2500 m2) Quota flessibile = 100% Indice e parametri ET = 0,10 m2/m2 IP = 60% Altezza max H = 9,60 m compresi i piani attico o mansarda Da = 1 albero/80 m2 ST Dar = 1 arbusto/100 m2 ST Destinazioni d’uso escluse Funzioni residenziali Funzioni terziarie con Cu A, ovvero discoteche, attrezzature per la musica di massa, multisala e i complessi direzionali. Funzioni produttivo manifatturiere E’ sempre consentito l’insediamento di attività commerciali esistenti da ricollocarsi senza aumento della superficie di vendita, qualora si configuri un miglioramento delle condizioni urbanistiche in termini di accessibilità e dotazione di parcheggi.

Predominanti effetti potenziali attesi Comprendono due aree localizzate in prossimità del fiume Ticino nell’ambito che risulterà intercluso tra la ferrovia e la nuova viabilità prevista dal PGT. Hanno sensibilità eco sistemica intrinseca media e medio alta; alcune porzioni presentano penalizzazioni potenziali significative. Le aree sono ricomprese in un elemento di primo livello della rete ecologica regionale, in parte limitrofa e in parte ricompresa al corridoio ecologico fluviale ed all’area natura 2000. Le aree ricadono in un ambito per cui il Piano prevede la creazione di un cuneo verde in cui si implementerà la ricucitura tra il sistema ambientale del Parco del Ticino e la rete ecologica locale. In realtà le aree risultano, come si è detto sopra, interne all’area interclusa che è determinata dalla ferrovia e dalle opere infrastrutturali previste per il superamento del fiume Ticino e viene in tale modo a perdere le valenze ecologiche attualmente rivestite; in particolare l’area V2 è attualmente già occupata da insediamenti produttivi. Le funzioni ammesse possono consentire una riqualificazione delle aree attualmente sostanzialmente degradate ed eliminare almeno parte delle pressioni attuali, ma possono introdurne di nuove in termini di aumento dei consumi idrici ed energetici,

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Studio di incidenza

AMBITI DI RIQUALIFICAZIONE VALORIZZAZIONE AMBIENTALE della produzione di rifiuti, delle acque da smaltire del traffico indotto e delle emissioni atmosferiche, ecc.. Per ogni area si ritiene di segnalare la necessità di dedicare particolare cura progettuale nella definizione oltre che delle caratteristiche degli edificii (elevate performance ambientali e formali) anche riguardo al trattamento dei fronti potenzialmente critici indotti dalle nuove realtà rispetto al contesto (in particolare i fronti a fiume) ed alla ricerca di soluzioni di sistemazione delle aree non costruite di pertinenza idonee all’incremento della biodiversità e per migliorare la fruibilità.

Indicazioni generali per la riduzione delle nuove pressioni •

Le previsioni progettuali dovranno prevedere il massimo di dotazioni di verde e di aree permeabili



Gli interventi comportano l’incremento delle superfici impermeabili; per ridurre tale impatto negativo si propone l’impiego di materiali permeabili (ove compatibile) per le pavimentazioni e la previsione di sistemi di reinfiltrazione in loco delle acque meteoriche potenzialmente non inquinate



Adottare tecniche specifiche di contenimento delle polveri in fase di cantiere



Adottare buone pratiche per la gestione delle acque meteoriche in fase di cantiere



Prevedere fasce vegetazionali lungo i fronti perimetrali dell’area I in particolare per i fronti aperti verso la campagna; esse dovranno essere formate con elevata densità di alberi e arbusti autoctoni



La messa a dimora delle essenze dovrà essere eseguita sin dalle prime fasi di realizzazione dell’intervento (preverdissement)



Garantire la manutenzione delle essenze messe a dimora



Gli insediamenti previsti dovranno essere caratterizzati da un’elevata qualità formale (morfologica ed estetica) finale degli edifici per contribuire alla riduzione dell’impatto paesistico



Si dovrà prevedere l’utilizzo di nuovi impianti di illuminazione esterna, pubblici e privati, in conformità ai criteri antinquinamento luminoso ed a ridotto consumo energetico, secondo LR 17/2000 e LR 38/2004



Si dovranno prevedere tutti i provvedimenti tecnici necessari al massimo contenimento dei consumi di risorse ambientali (acqua, fonti energetiche non rinnovabili ecc.)



Si dovranno prevedere tutti i provvedimenti tecnici per la massima riduzione della generazione di inquinanti e di riduzione del carico sulle reti dei servizi



Gli allacciamenti alla rete stradale degli impianti gas, energia elettrica, acqua e fognatura (come previsto) dovranno rispettare tutte le norme e prescrizioni previste dai soggetti gestori. Dovrà pertanto essere verificata la capacità delle reti di smaltimento delle acque meteoriche in relazione alle superfici impermeabilizzate previste

• Definire specifici progetti per il riutilizzo delle acque meteoriche (non inquinate) per l’irrigazione del verde pertinenziale

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Aree di maggiore potenziale rilevanza rispetto a rete Natura 2000 AMBITI DI RIQUALIFICAZIONE VALORIZZAZIONE AMBIENTALE – area 1 Localizzazione

Superficie edificabile

(Se)

Addetti previsti per terziario e

+ Verde privato valenza con N. AT

ST m2

ST cessione Vp m2

ecologica mq

(Ve)

SUL realizzabile m2

Volume realizzabile

commercio (2,43 ogni 100 100 mq SUL)

Veicoli industriali/giorno

Veicoli leggeri/giorno

(area commerciale)

(area commerciale)

Totale veicoli/giorno

1

28.521,93

14.260,97

14.260,97

4.278,29

13.691

104

257

124

381

2

69.669,61

34.834,81

34.834,81

10.450,44

33.441

254

627

303

930

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AMBITI DI RIQUALIFICAZIONE VALORIZZAZIONE AMBIENTALE – area 1 Problematiche rilevate Sono due ambiti localizzati in posizione strategica tra la linea ferroviaria e la nuova variante della vigevanese proposta dal PGT. Hanno una sensibilità eco sistemica intrinseca generalmente media e medio alta, sebbene alcune porzioni presentino penalizzazioni potenziali significative. L’area è ricompresa in un elemento di primo livello della rete ecologica regionale, in parte limitrofa e in parte ricompresa al corridoio ecologico fluviale ed all’area natura 2000. Gli ambiti ricadono in un’area per cui il Piano prevede la creazione di un cuneo verde in cui si implementerà la ricucitura tra il sistema ambientale del Parco del Ticino e la rete ecologica locale. In realtà il sito risulta interno all’area interclusa che è determinata dalle opere infrastrutturali previste per il superamento del fiume Ticino e viene in tale modo a perdere sostanzialmente le valenze ecologiche attualmente rivestite; inoltre, in particolare l’ambito V2 è attualmente già occupato da insediamenti produttivi. Le funzioni ammesse possono consentire una riqualificazione dell’area attualmente sostanzialmente degradata ed eliminare almeno parte delle pressioni attuali ma possono introdurne di nuove in termini di aumento dei consumi idrici ed energetici, della produzione di rifiuti, delle acque da smaltire del traffico indotto e delle emissioni atmosferiche, ecc..

Indicazioni generali per il miglioramento dell’inserimento della previsione (riduzione delle criticità indotte) Si ritiene di segnalare la necessità di dedicare particolare cura progettuale nella definizione oltre che delle caratteristiche degli edifici (elevate performance ambientali e formali) anche riguardo al trattamento dei fronti potenzialmente critici indotti dalle nuove realtà rispetto al contesto (in particolare i fronti a fiume) ed alla ricerca di soluzioni di sistemazione delle aree non costruite di competenza idonee all’incremento della biodiversità e per migliorare la fruibilità.

AMBITO DI RISERVA PER SVILUPPO PRODUTTIVO, INDUSTRIALE E ARTIGIANALE Caratteristiche individuate dal Piano Descrizione Sono aree prevalentemente agricole che potranno essere utilizzate per un eventuale esaurimento degli AT per attività produttive. Ripartizione funzionale Se = 90% ST Vp = 10% ST Mix funzionale

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AMBITO DI RISERVA PER SVILUPPO PRODUTTIVO, INDUSTRIALE E ARTIGIANALE Funzioni produttive e manifatturiere, ovvero artigianato produttivo, industria e commercio all’ingrosso, depositi e magazzini. Indice e parametri IC = 50% IP = 30% H max = 10 m Da = 1 albero/200 m2 ST Dar = 1 arbusto/300 m2 ST da collocarsi preferibilmente sui confini e in particolar modo verso le zone agricole Destinazioni d’uso escluse Funzioni residenziali, esclusa la residenza del titolare dell’azienda e/o del custode, per una SUL massima non superiore a 250 m2 per ogni azienda. Funzioni terziarie limitatamente alle categorie di attrezzature culturali e sedi istituzionali e rappresentative, attrezzature sociosanitarie e complessi direzionali. Funzioni commerciali con Carico urbanistico Alto e Medio (Cu A e Cu M), ovvero medie e grandi strutture di vendita. CLAUSOLA D’ATTUAZIONE L’attuazione dell’ambito è sottoposta a uno schema urbanistico unitario di iniziativa pubblica. L’ambito di riserva può essere attuato solamente dopo il completamento delle previsioni insediative industriali/artigianali degli Ambiti di trasformazione per attività produttive definiti dal DP. L’ambito di riserva può essere attuato solo nei casi in cui l’Amministrazione Comunale ritiene che l’attuazione dell’ambito costituisca un interesse rilevante per il Comune. L’ambito di riserva può essere attuato solamente da operatori che intendono sviluppare direttamente sia il progetto di trasformazione dell’area che la gestione dell’attività imprenditoriale. Il progetto urbanistico deve quindi essere finalizzato a uno specifico progetto di sviluppo industriale e non ad un progetto di valorizzazione immobiliare dell’area. L’attuazione dell’Ambito comporta modifiche integrative al DP.

Predominanti effetti potenziali attesi L’ambito interessa aree prevalentemente agricole, si sviluppa a nord della linea ferroviaria (prossimo alla frazione Morsella che si sviluppa a sud) con un’accessibilità garantita da strade interpoderali ed è attraversato dal subdiramatore sinistro del canale Cavour. La scelta della localizzazione, comportando una modifica in ampliamento del perimetro IC, non può essere considerata coerente con il criterio generale di riduzione del consumo di suolo. La sensibilità intrinseca complessiva dell’area è media. L’ambito è parzialmente ricompreso in un elemento di primo livello della rete ecologica regionale; il potenziale effetto di riduzione dello spazio di permeabilità fissato dall’elemento di primo livello dovrà essere contrasto con la previsione di adeguate strutture ecosistemiche sul nuovo fronte critico in modo da migliorare la connettività residua, considerando in particolare la

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AMBITO DI RISERVA PER SVILUPPO PRODUTTIVO, INDUSTRIALE E ARTIGIANALE presenza di un varco. Le attività produttive che potranno insediarsi determineranno inevitabilmente sull’area nuove pressioni in termini di aumento dei consumi idrici ed energetici, della produzione di rifiuti, delle acque da smaltire del traffico indotto e delle emissioni atmosferiche. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, come già valutato dallo specifico studio di incidenza, non sono prefigurabili incidenze dirette rispetto al SIC “Garzaia della Cascina Portalupa”.

Indicazioni generali per la riduzione delle nuove pressioni L’area non pare avere incidenze dirette sul SIC “Garzaia della Cascina Portalupa”. Considerando le criticità ambientali che si manifestano attualmente nel comune di Vigevano (in particolare la qualità dell’aria, la carenza delle reti fognarie e della depurazione), si ritiene che debbano essere garantite le performance ambientali delle attività che si andranno ad insediare per un concorso significativo alla riduzione o almeno al non incremento delle criticità segnalate. La localizzazione interna ad un elemento di primo livello della rete ecologica regionale dovrebbe essere risolta attraverso una considerazione significativa degli aspetti di inserimento ecologico nella progettazione successiva dell’area (per esempio, previsione di fasce buffer). Inoltre, tenendo conto dei progetti in fase di valutazione dall’A.C. insistenti su parte dell’ambito e delle clausole di attuazione previste dal DdP, l’ambito si presterebbe ad essere sviluppato secondo il principio delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (A.P.E.A.). Ciò consentirebbe di sviluppare un progetto unitario in grado di meglio affrontare le potenziali criticità indotte dalle attività che si insedieranno all’interno di un’area preventivamente predisposta al meglio sotto il profilo dei presidi di tutela ambientale. Inoltre, tale prospettiva consentirebbe di attuare gli interventi di compensazione previsti dalla vigente normativa, che assumono qui particolare rilevanza in quanto interni ad un elemento primario della rete ecologica regionale.

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Aree di maggiore potenziale rilevanza rispetto a rete Natura 2000 AMBITO DI RISERVA SVILUPPO PRODUTTIVO,INDUSTRIALE E ARTIGIANALE – area 1 Localizzazione

Problematiche rilevate L’ambito interessa aree prevalentemente agricole, si sviluppa a nord della linea ferroviaria (prossimo alla frazione Morsella che si sviluppa a sud) con un’accessibilità garantita da strade interpoderali ed è attraversato dal subdiramatore sinistro del canale Cavour. La scelta della localizzazione, comportando una modifica in ampliamento del perimetro IC, non può essere considerata coerente con il criterio generale di riduzione del consumo di suolo. La sensibilità intrinseca complessiva dell’area è media.

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L’ambito è parzialmente ricompreso in un elemento di primo livello della rete ecologica regionale; il potenziale effetto di riduzione dello spazio di permeabilità fissato dall’elemento di primo livello dovrà essere contrasto con la previsione di adeguate strutture ecosistemiche sul nuovo fronte critico in modo da migliorare la connettività residua, considerando in particolare la presenza di un varco. Le attività produttive che potranno insediarsi determineranno inevitabilmente sull’area nuove pressioni in termini di aumento dei consumi idrici ed energetici, della produzione di rifiuti, delle acque da smaltire del traffico indotto e delle emissioni atmosferiche. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, come già valutato dallo specifico studio di incidenza, non sono prefigurabili incidenze dirette rispetto al SIC “Garzaia della Cascina Portalupa”.

Indicazioni generali per il miglioramento dell’inserimento della previsione (riduzione delle criticità indotte) L’area non pare avere incidenze dirette sul SIC “Garzaia della Cascina Portalupa”. Considerando le criticità ambientali che si manifestano attualmente nel comune di Vigevano (in particolare la qualità dell’aria, la carenza delle reti fognarie e della depurazione), si ritiene che debbano essere garantite le performance ambientali delle attività che si andranno ad insediare per un concorso significativo alla riduzione o almeno al non incremento delle criticità segnalate. La localizzazione interna ad un elemento di primo livello della rete ecologica regionale dovrebbe essere risolta attraverso una considerazione significativa degli aspetti di inserimento ecologico nella progettazione successiva dell’area (per esempio, previsione di fasce buffer). Inoltre, tenendo conto dei progetti in fase di valutazione dall’A.C. insistenti su parte dell’ambito e delle clausole di attuazione previste dal DdP, l’ambito si presterebbe ad essere sviluppato secondo il principio delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (A.P.E.A.). Ciò consentirebbe di sviluppare un progetto unitario in grado di meglio affrontare le potenziali criticità indotte dalle attività che si insedieranno all’interno di un’area preventivamente predisposta al meglio sotto il profilo dei presidi di tutela ambientale. Inoltre, tale prospettiva consentirebbe di attuare gli interventi di compensazione previsti dalla vigente normativa, che assumono qui particolare rilevanza in quanto interni ad un elemento primario della rete ecologica regionale.

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AMBITO DI TRASFORMAZIONE COMMERCIALE INTEGRATO

ST m2

ST cessione Vp m2

Superficie edificabile (Se) m2

SUL realizzabile m2

14.107

56.431

17.634

70.539

Volume realizzabile 56.429

Addetti previsti per terziario e commercio (2,43 ogni 100 mq SUL)

Veicoli industriali/giorno (area commerciale)

Veicoli leggeri/giorno (area commerciale)

429

1.058

511

Totale veicoli/giorno 1.569

Caratteristiche individuate dal Piano Descrizione E’ un’area (C1) prevista dal nuovo strumento urbanistico la cui attuazione è ricompresa in un meccanismo di implementazione unitaria, che comprende altri due Ambiti di Trasformazione (P21 e V2), per cui è prevista una logica di integrazione con le nuove attività commerciali previste. Ripartizione funzionale Per quanto riguarda gli ambiti P21 e V2 vedere le schede corrispondenti agli “Ambiti di Trasformazione per attività” e agli “Ambiti di riqualificazione e valorizzazione ambientale” Area C1: Se = 80% ST Vp = 100% della superficie di vendita per le parti commerciali Vp = 80% SUL per le altre destinazioni Mix funzionale Per quanto riguarda gli ambiti P21 e V2 vedere le schede corrispondenti agli “Ambiti di Trasformazione per attività” e agli “Ambiti di riqualificazione e valorizzazione ambientale” Area C1: Funzioni commerciali con Carico urbanistico Medio (Cu M), ovvero le medie strutture di vendita. Funzioni turistico ricettive con Carico urbanistico Basso e Alto (Cu B e Cu A), ovvero strutture ricettive tipo campeggi e ostelli, strutture alberghiere e centri congressuali. Funzioni terziarie con Carico urbanistico Basso (Cu B), ovvero pubblici esercizi, terziario diffuso e artigianato di servizio alla famiglia. Indice e parametri Per quanto riguarda gli ambiti P21 e V2 vedere le schede corrispondenti agli “Ambiti di Trasformazione per attività” e agli “Ambiti di riqualificazione e valorizzazione ambientale” Area C1: ET = 0,25 m2/m2 IP = 50% H max = 12,80 m

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AMBITO DI TRASFORMAZIONE COMMERCIALE INTEGRATO Da = 1 albero/100 m2 ST Dar = 1 arbusto/150 m2 ST SF da collocarsi preferibilmente sui confini e in particolar modo verso le zone agricole. Destinazioni d’uso d’uso escluse Per quanto riguarda gli ambiti P21 e V2 vedere le schede corrispondenti agli “Ambiti di Trasformazione per attività” e agli “Ambiti di riqualificazione e valorizzazione ambientale” Area C1: Funzioni residenziali, esclusa la residenza del titolare dell’azienda e/o del custode, per una SUL massima non superiore a 250 m2 per ogni azienda. Funzioni produttive e manifatturiere Funzioni agricole CLAUSOLA DI ATTUAZIONE L’attuazione di tali Ambiti di Trasformazione deve avvenire in modo unitario secondo il principio generale di riqualificazione ed aumento delle capacità attrattive e viabilistiche del comparto. La trasformazione deve pertanto prevedere: -

La riqualificazione ambientale dell’ambito V2 con il conseguente trasferimento delle attività insediate;

-

La trasformazione per attività dell’ambito P21 che dovrà ospitare le funzioni trasferite dalle aree V2 e C1;

-

La trasformazione per attività commerciali integrata dell’area C1 che dovrà ospitare una media struttura di vendita non alimentare e non superiore a 2.500 m2.

Predominanti effetti potenziali attesi L’area (già parzialmente edificata con strutture non residenziali) è posta al margine nord est dell’urbanizzato nei pressi della futura nuova viabilità prevista dal PGT che conduce al ponte sul Ticino. La trasformazione in terziario e commerciale induce inevitabilmente sull’intorno nuove pressioni in termini di aumento dei consumi idrici ed energetici, della produzione di rifiuti, delle acque da smaltire e del traffico veicolare. L’area ha sensibilità eco sistemica intrinseca media e comporta media penalizzazione per le trasformazioni. L’area risulta inoltre ricompresa in un elemento di primo livello della rete ecologica regionale, molto prossima al corridoio ecologico fluviale ed all’area natura 2000 e ricade in un’ambito per cui il Piano prevede la creazione di un cuneo verde in cui si implementerà la ricucitura tra il sistema ambientale del Parco del Ticino e la rete ecologica locale. Si segnala la necessità di dedicare particolare cura progettuale nella definizione oltre che delle caratteristiche degli edifici (elevate performance ambientali e formali) anche riguardo al trattamento dei fronti potenzialmente critici indotti dalle nuove realtà rispetto al contesto ed alla ricerca di soluzioni di sistemazione delle aree non costruite di pertinenza idonee all’incremento della biodiversità urbana e al miglioramento del microclima e della qualità dell’aria.

Indicazioni generali per la riduzione delle nuove pressioni

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AMBITO DI TRASFORMAZIONE COMMERCIALE INTEGRATO •

Gli insediamenti previsti dovranno essere caratterizzati da un’elevata qualità formale (morfologica ed estetica) finale degli edifici per



Si dovrà prevedere l’utilizzo di nuovi impianti di illuminazione esterna, pubblici e privati, in conformità ai criteri antinquinamento luminoso

contribuire alla riduzione dell’impatto paesistico. ed a ridotto consumo energetico, secondo LR 17/2000 e LR 38/2004. •

Si dovranno prevedere tutti i provvedimenti tecnici necessari al massimo contenimento dei consumi di risorse ambientali (acqua, fonti energetiche non rinnovabili ecc.).



Si dovranno prevedere tutti i provvedimenti tecnici per la massima riduzione della generazione di inquinanti e di riduzione del carico sulle reti dei servizi.



Gli allacciamenti alla rete stradale degli impianti gas, energia elettrica, acqua e fognatura dovranno rispettare tutte le norme e prescrizioni previste dai soggetti gestori. Dovrà, pertanto, essere verificata la capacità delle reti di smaltimento delle acque meteoriche in relazione alle superfici impermeabilizzate previste.



Le previsioni progettuali dovranno prevedere il massimo di dotazioni di verde e di aree permeabili.



Si dovranno prevedere fasce vegetazionali lungo i fronti perimetrali, in particolare per i fronti aperti verso il fiume, che dovranno essere



La messa a dimora delle essenze dovrà essere eseguita sin dalle prime fasi di realizzazione dell’intervento (preverdissement); dovrà essere



Dovranno essere definiti specifici progetti per il riutilizzo delle acque meteoriche (non inquinate) per l’irrigazione del verde pertinenziale.



Per ridurre l’impatto negativo dato dalla presenza di porzioni di suolo impermeabilizzato nell’area, si propone la sostituzione delle

formate con elevata densità di alberi e arbusti autoctoni. altresì garantita la manutenzione delle essenze stesse messe a dimora.

pavimentazioni esistenti con l’impiego di materiali permeabili (ove compatibile) e la previsione di sistemi di reinfiltrazione in loco delle acque meteoriche potenzialmente non inquinate.

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Aree di maggiore potenziale rilevanza rispetto a rete Natura 2000

AMBITO DI TRASFORMAZIONE COMMERCIALE INTEGRATO – area1 Localizzazione

Problematiche rilevate L’area risulta già interessata dalla presenza di attività produttive che il PGT intende trasferire nel vicino ambito P21. La sensibilità intrinseca complessiva dell’area è medio-bassa. L’area risulta inoltre ricompresa in un elemento di primo livello della rete ecologica regionale, molto prossima al corridoio ecologico fluviale ed all’area natura 2000 e ricade in un ambito per cui il Piano prevede la creazione di un cuneo verde in cui si implementerà la ricucitura tra il sistema ambientale del Parco del Ticino e la rete ecologica locale. Le attività commerciali che potranno insediarsi determineranno inevitabilmente sull’area nuove pressioni in termini di aumento dei consumi idrici ed energetici, della produzione di rifiuti, delle acque da smaltire del traffico indotto e delle emissioni atmosferiche.

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Indicazioni generali per il miglioramento dell’inserimento della previsione (riduzione delle criticità indotte) Per l’area si ritiene di proporre: -

elevate performance ambientali delle trasformazioni (involucri, aree impermeabilizzate);

-

il trattamento secondo criteri eco sistemici dei fronti critici che si andranno a determinare;

-

la salvaguardia della rete idrica interferita e il miglioramento della sua funzione di corridoio locale (rappresenta l’unica direttrice di continuità, sebbene modesta, dell’area col contesto esterno naturale);

-

la qualità eco sistemica delle aree verdi di competenza.

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TRASFORMAZIONI STRATEGICHE DI SCALA TERRITORIALE Caratteristiche individuate dal Piano Tali trasformazioni riguardano la riqualificazione di aree o immobili in parte sottoutilizzate/i finalizzata al potenziamento della dotazione di servizi attualmente offerta alla cittadinanza. Le trasformazioni strategiche di scala territoriale sono di due tipologie che si riferiscono al grado di intervento previsto per la loro trasformazione: • la riqualificazione degli immobili del Castello, del Colombarone e dell’ex macello/Piazza Calzolaio d’Italia; • la trasformazione dell’area della Stazione ferroviaria e dell’area di Cascinetta della Croce lungo Corso Novara. Per la riqualificazione del Castello, del Colombarone e dell’ex macello/Piazza Calzolaio d’Italia il DP prevede un indirizzo di conservazione e recupero oltre che di valorizzazione dell’esistente. Vengono proposti indirizzi che propongono di perseguire l’adozione di categorie di intervento che mirano: • a riparare, rinnovare e sostituire le finiture degli edifici e mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti; • a consolidare, rinnovare e sostituire le parti strutturali degli edifici, realizzare ed integrare servizi igienico-sanitari e tecnologici, modificare l’assetto distributivo delle singole unità immobiliari anche accorpandole; • a conservare e recuperare l’organismo edilizio ed assicurarne la funzionalità mediante un insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli elementi tipologici formali e strutturali dell’organismo stesso, ne consentano destinazioni d’uso con esso compatibili. A tali interventi appartengono il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze d’uso e l’eliminazione degli elementi estranei all’organismo edilizio. Per le trasformazioni delle aree della Stazione ferroviaria e di Cascinetta della Croce, il DP prevede: nel primo caso un indirizzo generale di riqualificazione e potenziamento dei servizi esistenti e, nel secondo caso, di trasformazione a vocazione ludicoricreativa.

Predominanti effetti potenziali attesi Nel loro insieme gli interventi non presentano aspetti di particolare problematicità riguardo la sostenibilità ambientale urbana; anzi concorrono a migliorarne lo stato. L’area più problematica risulta essere quella di Cascinetta della Croce. L’ambito interessa aree prevalentemente agricole ed è abbastanza prossimo alle aree edificate di Cassolnovo. La scelta della localizzazione è in contrasto col criterio di compattazione della forma urbana e riduce la separazione tra gli edificati di Vigevano e Cassolnovo. L’ambito è ricompreso in un elemento di secondo livello (corridoio secondario) della rete ecologica regionale di collegamento est ovest con l’ambito del Ticino; la destinazione può comportare un significativo consumo di suolo proprio al suo interno con riduzione dello spazio di connettività potenziale disponibile. Le attività che potranno insediarsi determineranno inevitabilmente sull’area nuove pressioni in termini di aumento dei consumi idrici ed energetici, della produzione di rifiuti, delle acque da smaltire, del traffico indotto e delle emissioni atmosferiche.

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TRASFORMAZIONI STRATEGICHE DI SCALA TERRITORIALE La prevista foresta di pianura potrà consentire di disporre di un’unità ambientale utile per il sostegno della biodiversità e del ruolo di corridoio. La riqualificazione della via Novara potrà d’altra parte determinare un incremento dell’effetto barriera peggiorando l’effetto della frammentazione del corridoio ecologico. Per ogni intervento si ritiene di segnalare la necessità di dedicare particolare cura progettuale nella definizione oltre che delle caratteristiche degli edificii (elevate performance ambientali e formali) anche riguardo al trattamento dei fronti potenzialmente critici indotti dalle nuove realtà rispetto al contesto ed alla ricerca di soluzioni di sistemazione delle aree non costruite di competenza idonee all’incremento della biodiversità urbana e di relazione con la rete ecologica locale.

Indicazioni generali per la riduzione delle nuove pressioni •

Le previsioni progettuali dovranno prevedere il massimo di dotazioni di verde e di aree permeabili



Gli interventi comportano l’incremento delle superfici impermeabili; per ridurre tale impatto negativo si propone l’impiego di materiali permeabili (ove compatibile) per le pavimentazioni e la previsione di sistemi di reinfiltrazione in loco delle acque meteoriche potenzialmente non inquinate



Adottare tecniche specifiche di contenimento delle polveri in fase di cantiere



Adottare buone pratiche per la gestione delle acque meteoriche in fase di cantiere



Prevedere fasce vegetazionali lungo i fronti perimetrali dell’area I in particolare per i fronti aperti verso la campagna; esse dovranno essere



La messa a dimora delle essenze dovrà essere eseguita sin dalle prime fasi di realizzazione dell’intervento (preverdissement)



Garantire la manutenzione delle essenze messe a dimora

formate con elevata densità di alberi e arbusti autoctoni



Gli insediamenti previsti dovranno essere caratterizzati da un’elevata qualità formale (morfologica ed estetica) finale degli edifici per contribuire alla riduzione dell’impatto paesistico



Si dovrà prevedere l’utilizzo di nuovi impianti di illuminazione esterna, pubblici e privati, in conformità ai criteri antinquinamento luminoso ed a ridotto consumo energetico, secondo LR 17/2000 e LR 38/2004



Si dovranno prevedere tutti i provvedimenti tecnici necessari al massimo contenimento dei consumi di risorse ambientali (acqua, fonti energetiche non rinnovabili ecc.)



Si dovranno prevedere tutti i provvedimenti tecnici per la massima riduzione della generazione di inquinanti e di riduzione del carico sulle reti dei servizi



Gli allacciamenti alla rete stradale degli impianti gas, energia elettrica, acqua e fognatura (come previsto) dovranno rispettare tutte le norme e prescrizioni previste dai soggetti gestori. Dovrà pertanto essere verificata la capacità delle reti di smaltimento delle acque meteoriche in relazione alle superfici impermeabilizzate previste



Definire specifici progetti per il riutilizzo delle acque meteoriche (non inquinate) per l’irrigazione del verde pertinenziale.

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Aree di maggiore potenziale rilevanza rispetto a rete Natura 2000

TRASFORMAZIONI STRATEGICHE DI SCALA TERRITORIALE CORSO NOVARA E CASCINETTA DELLA CROCE Caratteristiche individuate dal Piano Descrizione dell’ambito L’Ambito di Trasformazione si compone di tre parti: - il comparto A costituito dai terreni posti a ovest di Corso Novara, - il comparto B costituito dai terreni a sud della Cascinetta della Croce - il comparto C costituito dalla Cascina stessa e dalle sue pertinenze. Indirizzi di trasformazione L’area a trasformazione lungo Corso Novara dovrà essere sottoposta a due Piani Attuativi Comunali (anche separati) volti: 1) alla creazione di un retail park; 2) alla realizzazione di insediamenti ricettivi, turistici e per il tempo libero. L’attuazione della trasformazione dovrà inoltre prevedere il recupero della Cascinetta della Croce (attraverso un intervento diretto) con ampliamento della SUL e l’inserimento di funzioni quali alberghi, centri benessere, attrezzature culturali o pubblici esercizi. A completamento della trasformazione vi è l’individuazione di un’area adeguata per la realizzazione di una “Foresta di Pianura” con funzione di compensazione ambientale dell’intero intervento. L’Ambito di Trasformazione di Corso Novara si inserisce, quindi, all’interno del DP con risvolti di sviluppo e valorizzazione del patrimonio locale interagendo con la riqualificazione delle risorse esistenti. Mix funzionale Comparto A Grandi strutture commerciali (superficie di vendita oltre i 2.500 m2) con Carico urbanistico Alto Comparto B Funzioni terziarie: - pubblici esercizi con Carico urbanistico Basso - terziario diffuso con Carico urbanistico Basso - artigianato di servizio alla famiglia e all’auto con Carico urbanistico Medio e Basso - attrezzature culturali e sedi istituzionali e rappresentative con Carico urbanistico Medio - banche, sportelli bancari e uffici postali con Carico urbanistico Medio - attrezzature socio-sanitarie con Carico urbanistico Medio - attrezzature per il tempo libero, lo spettacolo le fiere con Carico urbanistico Alto - discoteche, attrezzature per la musica di massa, multisala con Carico urbanistico Alto

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TRASFORMAZIONI STRATEGICHE DI SCALA TERRITORIALE CORSO NOVARA E CASCINETTA DELLA CROCE Funzioni turistico ricettive: - strutture alberghiere con Carico urbanistico Alto - altre strutture ricettive con Carico urbanistico Basso - Centri congressuali con Carico urbanistico Alto Comparto C Funzioni residenziali: - abitazioni residenziali con Carico urbanistico Basso - residence, abitazioni collettive, pensioni e affittacamere con Carico urbanistico Basso Funzioni commerciali: esercizi di vicinato (superficie di vendita fino a 250 m2) con Carico urbanistico Basso Funzioni terziarie: - pubblici esercizi con Carico urbanistico Basso - attrezzature culturali e sedi istituzionali e rappresentative con Carico urbanistico Medio - attrezzature socio-sanitarie con Carico urbanistico Medio Funzioni turistico-ricettive: - strutture alberghiere con Carico urbanistico Alto - altre strutture ricettive con Carico urbanistico Basso - Centri congressuali con Carico urbanistico Alto Indice e parametri Comparto A: A: max SUL realizzabile = 55.000 m2, H max = 20 m Comparto B: B: ET = 0,15 m2/m2, H max = 10 m. Dal computo della SUL e dall’altezza massima sono escluse eventuali strutture contenitori per attrezzature dedicate allo svago, il tempo libero e l’intrattenimento. Tali attrezzature sono invece da computare nella SUL realizzabile. Comparto C: C Mantenimento della SUL di Cascinetta della Croce con possibile ampliamento del 10 %, H max = 10 m Per tutti i comparti valgono: valgono Da = 1 albero/100 m2 ST Dar = 1 arbusto/100 m2 ST Destinazioni d’uso escluse Sono escluse le funzioni non previste nei rispettivi comparti

Localizzazione

100

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TRASFORMAZIONI STRATEGICHE DI SCALA TERRITORIALE CORSO NOVARA E CASCINETTA DELLA CROCE

Problematiche rilevate L’ambito interessa aree prevalentemente agricole ed è abbastanza prossima alle aree edificate di Cassolnovo . L’ambito è ricompreso in un elemento di secondo livello (corridoio secondario) della rete ecologica regionale di collegamento est ovest con l’ambito del Ticino ; la destinazione può comportare un significativo consumo di suolo proprio al suo interno con riduzione dello spazio di connettività potenziale disponibile. La sensibilità intrinseca complessiva e la penalizzazione all’edificazione dell’area sono basse. La scelta della localizzazione, lungo un’arteria di traffico e potenzialmente in grado di produrre futuri incrementi, è in contrasto col criterio di compattazione della forma urbana e riduce la separazione tra gli edificati di Vigevano e Cassolnovo. Le attività che potranno insediarsi determineranno inevitabilmente sull’area nuove pressioni in termini di aumento dei consumi idrici ed energetici, della produzione di rifiuti, delle acque da smaltire del traffico indotto e delle emissioni atmosferiche. La prevista foresta di pianura potrà consentire di disporre di un’unità ambientale utile per il sostegno della biodiversità e del ruolo di corridoio. La riqualificazione della via Novara potrà d’altra parte determinare un incremento dell’effetto barriera peggiorando l’effetto della frammentazione del corridoio ecologico. La proposta pur non avendo incidenza diretta sui siti Rete Natura 2000 può determinare una riduzione della connettività complessiva assicurata dalla rete ecologica regionale; dovranno pertanto essere condotti approfondimenti successivi per la verifica della reale incidenza delle soluzioni progettuali proposte.

Indicazioni generali per il miglioramento dell’inserimento della previsione (riduzione delle criticità indotte)

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TRASFORMAZIONI STRATEGICHE DI SCALA TERRITORIALE CORSO NOVARA E CASCINETTA DELLA CROCE Per ogni area si ritiene di segnalare la necessità di dedicare particolare cura progettuale nella definizione oltre che delle caratteristiche degli involucri (elevate performance ambientali e formali) anche riguardo al trattamento dei fronti potenzialmente critici indotti dalle nuove realtà rispetto al contesto (in particolare i fronti nord, est e ovest) ed alla ricerca di soluzioni di sistemazione delle aree non costruite di competenza idonee all’incremento della biodiversità. Deve essere verificata l’effettiva individuazione dell’area destinata a foresta di pianura e dovrà essere evidente il ruolo svolto da questo elemento non solo quale mitigazione delle edificazioni del comparto, ma anche come garanzia di continuità della rete verde comunale in relazione coi corridoi ecologici della rete provinciale. Dovranno essere prodotte maggiori informazioni, all’atto dell’effettiva implementazione della trasformazione, riguardo le funzioni che saranno localizzate all’interno delle aree in quanto la scheda lascia ampi margini di discrezionalità in merito che non consentono di avere una visione precisa degli impatti che potranno essere generati, al di là di un effettivo carico urbanistico comunque conseguente ad una destinazione di un’area diversa da quella agricola.

TRASFORMAZIONI STRATEGICHE DI SCALA TERRITORIALE COLOMBARONE Caratteristiche individuate dal Piano Indirizzi di trasformazione L’area sottoposta a trasformazione, che comprende l’immobile del Colombarone in località Sforzesca, deve puntare alla realizzazione di spazi pubblici (eventualmente dati in concessione a privati) con lo scopo di creare un secondo polo ludico/ricreativo della città, legato ad eventi occasionali e manifestazioni di rilevanza territoriale come ad esempio fiere e spettacoli. Mix funzionale - pubblici esercizi con Carico urbanistico Basso - terziario diffuso con Carico urbanistico Basso - attrezzature culturali e sedi istituzionali e rappresentative con Carico urbanistico Medio - banche, sportelli bancari e uffici postali con Carico urbanistico Medio - attrezzature per il tempo libero, lo spettacolo le fiere con Carico urbanistico Alto

Localizzazione

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TRASFORMAZIONI STRATEGICHE DI SCALA TERRITORIALE COLOMBARONE

Problematiche rilevate Le attività che potranno insediarsi determineranno inevitabilmente sull’area nuove pressioni in termini di aumento dei consumi idrici ed energetici, della produzione di rifiuti, delle acque da smaltire del traffico indotto e delle emissioni atmosferiche. Si ritiene di segnalare la necessità di dedicare particolare cura progettuale nella definizione oltre che delle caratteristiche degli edifici (elevate performance ambientali e formali) anche riguardo al rapporto con il contesto. La destinazione prevista può incrementare la criticità attuale del sistema di depurazione che riversa le acque nel sistema idrico del Parco del Ticino.

INTERVENTI VIABILITICI Descrizione Gli interventi previsti sono: - il nuovo ponte sul Ticino; - il IV lotto, ossia il collegamento tra il nuovo ponte e la circonvallazione esterna a est; - il V lotto, ossia il collegamento ad ovest del centro abitato tra la SP 206 proveniente da Novara e la SS 494 in direzione Mortara con eliminazione dell’attraversamento a raso della ferrovia; - la Variante Sforzesca, ossia un bypass stradale che, partendo da viale del commercio all’altezza di via S. Maria, si dirige a sud

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INTERVENTI VIABILITICI e si collega alla SP 206 a sud della frazione Sforzesca; - la Tangenziale Piccolini che parte dall’omonima frazione e giunge alla circonvallazione ovest, sgravando il traffico su via Gravedona; - il completamento della piccola tangenziale urbana (con tracciato da via Frasconà a via Treves finalizzato allo snellimento del traffico in Corso Brodolini e Corso di Vittorio; - l’adeguamento di corso Novara.

Predominanti effetti potenziali attesi In generale risultano positivi sul traffico e quindi sulle emissioni relative. La realizzazione di nuove tratte stradali può determinare l’insorgenza di criticità rispetto allo stato attuale dell’insediamento e rispetto a quello previsto dal piano; possono inoltre costituire fattori di frammentazione eco sistemica.

Indicazioni generali per la riduzione delle nuove pressioni Le fasce di ambientazione previste dovrebbero essere attuate considerando anche il criterio della riduzione delle interferenze indotte dal nuovo tracciato rispetto ai ricettori sensibili . Un idoneo trattamento degli attraversamenti dei corsi d’acqua e delle loro ripe, potrebbe consentire di mantenere ad essi livelli minimi di connettività sistema ecologico.

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ecologica migliorando la funzionalità del

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Aree di maggiore potenziale rilevanza rispetto a rete Natura 2000 INTERVENTI VIABILITICI Corso Novara Localizzazione

Predominanti effetti potenziali attesi Corso Novara frammenta il corridoio secondario della rete ecologica regionale di collegamento est ovest con l’ambito del Ticino; è possibile ipotizzare un incremento della frammentazione considerando la sinergia di questo con l’intervento di riqualificazione dell’area di Cascinetta della Croce. La riqualificazione della via Novara potrà, d’altra parte, determinare un incremento dell’effetto barriera peggiorando l’effetto della frammentazione del corridoio ecologico. La proposta, pur non avendo incidenza diretta sui siti rete natura 2000, può determinare una riduzione della connettività complessiva assicurata dalla rete ecologica regionale; dovranno, pertanto, essere condotti approfondimenti successivi per la verifica della reale incidenza delle soluzioni progettuali proposte.

Indicazioni generali per il miglioramento dell’inserimento della previsione (riduzione delle criticità indotte) La riqualificazione stradale dovrà prevedere idonee fasce di inserimento ed eventualmente la realizzazione di interventi di deframmentazione per la piccola fauna (la necessità di tali interventi dovrà essere verificata con il Parco del Ticino).

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INTERVENTI VIABILITICI Variante Sforzesca Localizzazione

Predominanti effetti potenziali attesi L’intervento si sviluppa in ambito agricolo; interseca corsi d’acqua minori (cavo Acquada, Cavo sorgente della Sforzesca) e parzialmente un cuneo verde previsto dal DP venendo a costituirne fattore di frammentazione. La proposta, pur non avendo incidenza diretta sui siti rete natura 2000, può determinare una riduzione della connettività complessiva assicurata dalla rete ecologica regionale; dovranno, pertanto, essere condotti approfondimenti successivi per la verifica della reale incidenza delle soluzioni progettuali proposte.

Indicazioni generali per il miglioramento dell’inserimento della previsione (riduzione delle criticità indotte) Le fasce di ambientazione previste dovrebbero essere attuate considerando anche il criterio della riduzione delle interferenze indotte dal nuovo tracciato rispetto alle vicine abitazioni. Un idoneo trattamento degli attraversamenti dei corsi d’acqua e delle loro ripe, potrebbe consentire di mantenere ad essi livelli minimi di connettività

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INTERVENTI VIABILITICI Variante Sforzesca ecologica migliorando la funzionalità del cuneo verde.

INTERVENTI VIABILITICI Tangenziale in frazione Piccolini Localizzazione

Predominanti effetti potenziali attesi L’intervento è posto trasversalmente ad un cuneo verde previsto dal DP ed interseca corsi d’acqua minori costituendo, dunque, un fattore di frammentazione.

Indicazioni generali per il miglioramento dell’inserimento della previsione (riduzione delle criticità indotte) Un idoneo trattamento degli attraversamenti dei corsi d’acqua e delle loro ripe potrebbe consentire di mantenere ad essi livelli minimi di connettività ecologica migliorando la funzionalità del cuneo verde.

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INTERVENTI VIABILITICI Nuovo ponte sul Ticino e IV lotto Localizzazione

Predominanti effetti potenziali attesi L’intervento pone significativi problemi rispetto al corridoio fluviale del Fiume Ticino ed al sistema di rete natura 2000; l’opera è stata assoggettata a procedura di VIA e di valutazione di incidenza: si dovrà ,pertanto, fare riferimento alle specifiche prescrizioni. La strada di collegamento tra il ponte e la circonvallazione prevede consumo di suolo dato anche dalla presenza di una rotatoria in corrispondenza degli ambiti di trasformazione e del relativo sovrappasso. Occorrerà valutare con attenzione se le opere di mitigazione degli effetti paesaggistici siano adeguate ad armonizzare l’opera con il territorio estremamente delicato nella quale si colloca.

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INTERVENTI VIABILITICI V lotto Localizzazione

Predominanti effetti potenziali attesi L’intervento interessa parzialmente un cuneo verde previsto dal Documento di Piano e attraversa corsi d’acqua minori costituendo dunque un fattore di frammentazione in entrambi i casi.

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INTERVENTI VIABILITICI V lotto Indicazioni generali per il miglioramento dell’inserimento della previsione (riduzione delle criticità indotte) Le fasce di ambientazione previste dovrebbero essere attuate considerando anche il criterio della riduzione delle interferenze indotte dal nuovo tracciato rispetto alle vicine abitazioni. Un idoneo trattamento degli attraversamenti dei corsi d’acqua e delle loro ripe, potrebbe consentire di mantenere ad essi livelli minimi di connettività ecologica migliorando la funzionalità del cuneo verde.

Quale ulteriore considerazione di ordine generale si ritiene di dover sottolineare la necessità di provvedere all’adeguamento del sistema fognario e della depurazione attualmente deficitario che con l’attuazione degli interventi proposti dal PGT potrebbe condurre ad un incremento di pressione rispetto al sistema del Fiume Ticino.

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5.2.2 CONGRUITA’ DELLE AZIONI E PREVISIONI DI PIANO RISPETTO ALLE NORME GESTIONALI PREVISTE NELLE MISURE DI CONSERVAZIONE O NEI PIANI DI GESTIONE DEI SITI La D.G.R. n 8/7884 del 30 luglio 2008 “Misure di conservazione per la tutela delle ZPS lombarde ai sensi del d.m. 17 ottobre 2007, n. 184 – Integrazione alla d.g.r. n. 6648/2008” introduce la nuova classificazione tipologica delle ZPS in Regione Lombardia e segnala, per ogni tipologia ambientale, specifiche indicazioni rispetto a divieti, obblighi, regolamentazioni e ulteriori disposizioni. Secondo tale classificazione, la ZPS “Boschi del Ticino” rientra nelle tipologie: Ambienti fluviali, Ambienti agricoli. DIVIETI, OBBLIGHI E ULTERIORI DISPOSIZIONI PER TUTTE LE TIPOLOGIE DI ZPS INSISTENTI SUL TERRITORIO LOMBARDO Divieti a) esercizio dell’attività venatoria nel mese di gennaio, con l’eccezione della caccia da appostamento fisso e temporaneo e in forma vagante per due giornate, prefissate dal calendario venatorio, alla settimana, nonché con l’eccezione della caccia agli ungulati; b) effettuazione della pre - apertura dell’attività venatoria, con l’eccezione della caccia di selezione agli ungulati; c) esercizio dell’attività venatoria in deroga ai sensi dell’art. 9, paragrafo 1, lettera c) della direttiva n. 79/409/CEE; d) utilizzo di munizionamento a pallini di piombo all’interno delle zone umide, quali laghi, stagni, paludi, acquitrini, lanche e lagune d’acqua dolce, salata, salmastra, nonché nel raggio di 150 metri dalle rive più esterne a partire dalla stagione venatoria 2008/2009; e) attuazione della pratica dello sparo al nido nello svolgimento dell’attività di controllo demografico delle popolazioni di corvidi. Il controllo demografico delle popolazioni di corvidi è comunque vietato nelle aree di presenza del lanario (Falco biarmicus); f)

effettuazione di ripopolamenti faunistici a scopo venatorio, ad eccezione di quelli con soggetti appartenenti a sole specie e popolazioni autoctone provenienti da allevamenti nazionali o da zone di ripopolamento e cattura, o dai centri pubblici e privati di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale insistenti sul medesimo territorio;

g) abbattimento di esemplari appartenenti alle specie pernice bianca (Lagopus mutus), combattente (Philomacus pugnax), moretta (Aythya fuligula); h) svolgimento dell’attività di addestramento di cani da caccia prima del 1º settembre e dopo la chiusura della stagione venatoria. Sono fatte salve le zone di cui all’art. 10, comma 8, lettera e), della legge n. 157/1992 sottoposte a procedura di valutazione positiva ai sensi dell’art. 5 del d.P.R. 8 settembre 1997, n. 357, e successive modificazioni, entro la data di emanazione dell’atto di cui all’art. 3, comma 1; i)

costituzione di nuove zone per l’allenamento e l’addestramento dei cani e per le gare cinofile, nonché ampliamento di quelle esistenti;

j)

distruzione o danneggiamento intenzionale di nidi e ricoveri di uccelli;

k) realizzazione di nuove discariche o nuovi impianti di trattamento e smaltimento di fanghi e rifiuti nonché ampliamento di quelli esistenti in termine di superficie, fatte salve le discariche per inerti;

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l)

realizzazione di nuovi impianti eolici, fatti salvi gli impianti per i quali, alla data di emanazione del presente atto, sia stato avviato il procedimento di autorizzazione mediante deposito del progetto. Gli enti competenti dovranno valutare l’incidenza del progetto, tenuto conto del ciclo biologico delle specie per le quali il sito è stato designato, sentito l’INFS. Sono inoltre fatti salvi gli interventi di sostituzione e ammodernamento, anche tecnologico, che non comportino un aumento dell’impatto sul sito in relazione agli obiettivi di conservazione della ZPS, nonché gli impianti per autoproduzione con potenza complessiva non superiore a 20 kw;

m) realizzazione di nuovi impianti di risalita a fune e nuove piste da sci, ad eccezione di quelli previsti negli strumenti di pianificazione generali e di settore vigenti alla data di emanazione del presente atto, a condizione che sia conseguita la positiva valutazione d’incidenza dei singoli progetti ovvero degli strumenti di pianificazione generali e di settore di riferimento dell’intervento, nonché di quelli previsti negli strumenti adottati preliminarmente e comprensivi di valutazione d’incidenza; sono fatti salvi gli impianti per i quali sia stato avviato il procedimento di autorizzazione, mediante deposito del progetto esecutivo comprensivo di valutazione d’incidenza, nonché interventi di sostituzione e ammodernamento anche tecnologico e modesti ampliamenti del demanio sciabile che non comportino un aumento dell’impatto sul sito in relazione agli obiettivi di conservazione della ZPS; n) apertura di nuove cave e ampliamento di quelle esistenti, ad eccezione di quelle previste negli strumenti di pianificazione generali e di settore vigenti alla data di emanazione del presente atto o che verranno approvati entro il periodo di transizione, prevedendo altresì che il recupero finale delle aree interessate dall’attività estrattiva sia realizzato a fini naturalistici e a condizione che sia conseguita la positiva valutazione di incidenza dei singoli progetti ovvero degli strumenti di pianificazione generali e di settore di riferimento dell’intervento; in via transitoria, per 18 mesi dalla data di emanazione del presente atto, in carenza di strumenti di pianificazione o nelle more di valutazione d’incidenza dei medesimi, è consentito l’ampliamento delle cave in atto, a condizione che sia conseguita la positiva valutazione d’incidenza dei singoli progetti, fermo restando l’obbligo di recupero finale delle aree a fini naturalistici; sono fatti salvi i progetti di cava già sottoposti a procedura di valutazione d’incidenza, in conformità agli strumenti di pianificazione vigenti e sempreché l’attività estrattiva sia stata orientata a fini naturalistici; o) svolgimento di attività di circolazione motorizzata al di fuori delle strade, fatta eccezione per i mezzi agricoli e forestali, per i mezzi di soccorso, controllo e sorveglianza, nonché ai fini dell’accesso al fondo e all’azienda da parte degli aventi diritto, in qualità di proprietari, lavoratori e gestori; p) eliminazione degli elementi naturali e seminaturali caratteristici del paesaggio agrario con alta valenza ecologica individuati dalla regione o dalle amministrazioni provinciali; q) eliminazione dei terrazzamenti esistenti, delimitati a valle da muretto a secco oppure da una scarpata inerbita, sono fatti salvi i casi regolarmente autorizzati di rimodellamento dei terrazzamenti eseguiti allo scopo di assicurare una gestione economicamente sostenibile; r)

esecuzione di livellamenti non autorizzati dall’ente gestore; sono fatti salvi i livellamenti ordinari per la preparazione del letto di semina e per la sistemazione dei terreni a risaia;

s) conversione della superficie a pascolo permanente ai sensi dell’art. 2, punto 2 del Regolamento (CE) n. 796/2004 ad altri usi, salvo diversamente stabilito dal piano di gestione del sito;

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t)

bruciatura delle stoppie e delle paglie, nonché della vegetazione presente al termine dei cicli produttivi di prati naturali o seminati, sulle superfici specificate ai punti seguenti: -

superfici a seminativo ai sensi dell’art. 2, punto 1 del Regolamento (CE) n. 796/2004, comprese quelle investite a colture consentite dai paragrafi a) e b) dell’art. 55 del Regolamento (CE) n. 1782/2003 ed escluse le superfici di cui al successivo punto 2);

-

superfici a seminativo soggette all’obbligo del ritiro dalla produzione (set-aside) e non coltivate durante tutto l’anno e altre superfici ritirate dalla produzione ammissibili all’aiuto diretto, mantenute in buone condizioni agronomiche e ambientali a norma dell’art. 5 del Regolamento (CE) n. 1782/03.

Sono fatti salvi, in ogni caso, gli interventi di bruciatura connessi ad emergenze di carattere fitosanitario prescritti dall’autorità competente o a superfici investite a riso e salvo diversa prescrizione della competente autorità di gestione. Obblighi a) Messa in sicurezza, rispetto al rischio di elettrocuzione e impatto degli uccelli, di elettrodotti e linee aeree ad alta e media tensione di nuova realizzazione o in manutenzione straordinaria o in ristrutturazione. b) Sulle superfici a seminativo soggette all’obbligo del ritiro dalla produzione (set-aside) e non coltivate durante tutto l’anno e altre superfici ritirate dalla produzione ammissibili all’aiuto diretto, mantenute in buone condizioni agronomiche e ambientali a norma dell’art. 5 del Regolamento (CE) n. 1782/2003, garantire la presenza di una copertura vegetale, naturale o artificiale, durante tutto l’anno e di attuare pratiche agronomiche consistenti esclusivamente in

operazioni di sfalcio, trinciatura

della

vegetazione erbacea, o

pascolamento sui terreni ritirati dalla produzione sui quali non vengono fatti valere titoli di ritiro, ai sensi del Regolamento (CE) 1782/03. Dette operazioni devono essere effettuate almeno una volta all’anno, fatto salvo il periodo di divieto annuale di intervento compreso fra il 15 marzo e il 15 agosto di ogni anno, ove non diversamente disposto dal piano di gestione del sito e comunque non inferiore a 150 giorni consecutivi. In deroga all’obbligo della presenza di una copertura vegetale, naturale o artificiale, durante tutto l’anno sono ammesse lavorazioni meccaniche sui terreni ritirati dalla produzione nei seguenti casi: -

pratica del sovescio, in presenza di specie da sovescio o piante biocide;

-

terreni interessati da interventi di ripristino di habitat e biotopi;

-

colture a perdere per la fauna, ai sensi dell’articolo 1, lettera c), del decreto del Ministero delle politiche agricole e forestali del 7 marzo 2002;

-

nel caso in cui le lavorazioni siano funzionali all’esecuzione di interventi di miglioramento fondiario;

-

sui terreni a seminativo ritirati dalla produzione per un solo anno o, limitatamente all’annata agraria precedente all’entrata in produzione, nel caso di terreni a seminativo ritirati per due o più anni, lavorazioni del terreno allo scopo di ottenere una produzione agricola nella successiva annata agraria, comunque da effettuarsi non prima del 15 luglio dell’annata agraria precedente all’entrata in produzione.

Sono fatte salve diverse prescrizioni della competente autorità di gestione. c) Monitoraggio delle popolazioni delle specie ornitiche protette dalla Direttiva 79/409/CEE e in particolare quelle dell’Allegato I della medesima direttiva o comunque a priorità di conservazione.

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Attività da promuovere e incentivare a) la repressione del bracconaggio; b) la rimozione dei cavi sospesi di impianti di risalita, impianti a fune ed elettrodotti dismessi; c) l’informazione e la sensibilizzazione della popolazione locale e dei maggiori fruitori del territorio sulla rete Natura 2000; d) l’agricoltura biologica e integrata con riferimento ai Programmi di Sviluppo Rurale; e) le forme di allevamento e agricoltura estensive tradizionali; f)

il ripristino di habitat naturali quali ad esempio zone umide, temporanee e permanenti, e prati tramite la messa a riposo dei seminativi;

g) il mantenimento delle stoppie e delle paglie, nonché della vegetazione presente al termine dei cicli produttivi dei terreni seminati, nel periodo invernale almeno fino alla fine di febbraio.

DIVIETI, OBBLIGHI E ULTERIORI DISPOSIZIONI SPECIFICI PER LE TIPOLOGIE AMBIENTI FLUVIALI E AMBIENTI AGRICOLI Divieti: •

è vietata la captazione idrica nella stagione riproduttiva delle specie ornitiche caratteristiche della tipologia ambientale, ai sensi del DM 17 ottobre 2007 n. 184, fatto salvo autorizzazione dell’ente gestore, dalle zone umide perifluviali che ospitano specie caratteristiche della tipologia ambientale o habitat di interesse comunitario;



è vietata la realizzazione di nuove infrastrutture che prevedano la modifica dell’ambiente fluviale e del regime idrico, ad esclusione delle opere idrauliche finalizzate alla difesa del suolo;



è vietata l’immissione o il ripopolamento con specie alloctone;



è vietato il taglio di pioppeti occupati da garzaie nel periodo di nidificazione;



nelle aree del demanio idrico fluviale e pertinenze idrauliche e demaniali è vietato l’impianto e il reimpianto di pioppeti. E`consentita la sostituzione del pioppeto con impianti di forestazione o l’impianto produttivo di arboricoltura mista con specie autoctone;



è vietata l’irrorazione aerea;



nelle aree umide e nei canneti sono vietati le attività di taglio e i lavori di ordinaria gestione nel periodo dall’1 marzo al 10 agosto;



è vietata la distruzione dei formicai.

Obblighi: •

il taglio della vegetazione spondale della rete irrigua deve essere effettuato solo su una delle due sponde in modo alternato nel tempo e nello spazio, al fine di garantire la permanenza di habitat idonei a specie vegetali e animali.

Ulteriori disposizioni I piani di gestione devono: •

perseguire la conservazione delle aree aperte, anche incolte, e agricole, regolamentando l’urbanizzazione, l’antropizzazione e la realizzazione di infrastrutture, nelle aree di pregio naturalistico;



perseguire un’attenta conservazione di tutte le zone umide, prestando particolare attenzione ai canneti in acqua e in asciutta o periodicamente sommersi, alle anse fluviali con corrente più

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debole protette dal disturbo, alle rive non accessibili via terra e alle lanche fluviali. La conservazione di queste aree si realizza attraverso il divieto di trasformazioni ambientali, bonifiche, mutamenti di destinazione d’uso del suolo, attraverso il ripristino e la creazione di ambienti umidi naturali e attraverso la creazione e la tutela di aree ≪ cuscinetto ≫. L’eventuale gestione dei canneti attraverso pirodiserbo deve essere sottoposta a valutazione di incidenza e in ogni caso effettuata su superfici limitate e a rotazione; •

regolamentare le attività forestali in merito alla conservazione di alberi morti in piedi e una proporzione di legna morta a terra, per un mantenimento di una massa di legna morta sufficiente ad una buona conservazione della fauna, con riferimento a quanto descritto in letteratura scientifica e nei piani di assestamento forestali;



regolamentare il transito ed il pascolo ovino; in assenza di piano di gestione l’attività deve essere autorizzata dall’ente gestore;



perseguire, a fini faunistici: o

l’incremento di essenze da frutto selvatiche;

o

la conservazione del sottobosco e dello strato arbustivo;

o

la conservazione in generale delle essenze autoctone, non solo baccifere, anche attraverso progetti di sostituzione delle formazioni a prevalenza di essenze non autoctone;



disporre il controllo, nei siti di sosta migratoria, della presenza di randagi e animali domestici liberi;



prevedere attività di sensibilizzazione sugli agricoltori per la salvaguardia dei nidi, con particolare attenzione a quelli di Tarabuso, Cicogna bianca e Albanella minore;



prevedere attività di educazione, informazione e incentivazione per limitare, nelle pratiche agricole, l’utilizzo di pesticidi, formulati tossici, diserbanti, concimi chimici, favorendo l’agricoltura biologica e integrata e la certificazione ambientale;



regolamentare delle epoche e metodologie degli interventi di controllo, della gestione della vegetazione spontanea, arbustiva ed erbacea. Per particolari tipologie colturali dovrà essere posta attenzione ai periodi di taglio, trinciatura e diserbo, in relazione al periodo riproduttivo delle specie presenti caratteristiche della tipologia ambientale, ai sensi del DM 17 ottobre 2007 n. 184;



regolamentare all’utilizzo di diserbanti per il controllo della vegetazione della rete idraulica artificiale;



regolamentare l’utilizzazione e limitazione nell’uso di fanghi di depurazione.

Attività da favorire: •

la conservazione delle essenze autoctone, non solo baccifere, anche attraverso progetti di sostituzione delle formazioni a prevalenza di essenze non autoctone, come Robinia

pseudoacacia, Ailanthus altissima e Prunus serotina; •

la messa a riposo a lungo termine dei seminativi, nonché conversione dei terreni da pioppeto in boschi di latifoglie autoctone o in praterie sfalciabili, per ampliare biotopi relitti e per creare zone umide gestite per scopi ambientali all’interno delle golene;



la creazione e mantenimento di fasce tampone a vegetazione erbacea (spontanea o seminata) o arboreo-arbustiva di una certa ampiezza tra le zone coltivate e le zone umide;



la riduzione dei nitrati immessi nelle acque superficiali nell’ambito di attività agricole;



la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua;



la realizzazione di sistemi per la fitodepurazione;



la riduzione del carico e dei periodi di pascolo nelle aree golenali;

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la gestione periodica degli ambiti di canneto, da realizzarsi solamente al di fuori del periodo riproduttivo

dell’avifauna,

con

sfalci

finalizzati

alla

diversificazione

strutturale,

al

ringiovanimento, al mantenimento di specchi d’acqua liberi, favorendo i tagli a rotazione per parcelle ed evitando il taglio raso; •

misure di conservazione attiva di prati, con una particolare attenzione ai prati umidi; il periodo di sfalcio va posticipato oltre il periodo di nidificazione delle specie prative;



l’adozione, attraverso il meccanismo della certificazione ambientale, di pratiche ecocompatibili nella pioppicoltura, tra cui il mantenimento della vegetazione erbacea durante gli stadi avanzati di crescita del pioppeto, il mantenimento di strisce non fresate anche durante le lavorazioni nei primi anni di impianto, il mantenimento di piccoli nuclei di alberi morti, annosi o deperienti.



la messa a riposo a lungo termine dei seminativi per creare zone umide (temporanee e permanenti) e prati arbustati gestiti esclusivamente per la flora e la fauna selvatica, in particolare nelle aree contigue alle zone umide e il mantenimento (tramite corresponsione di premi ovvero indennita) dei terreni precedentemente ritirati dalla produzione dopo la scadenza del periodo di impegno;



il mantenimento ovvero ripristino di elementi di interesse ecologico e paesaggistico tra cui siepi, frangivento, arbusti, boschetti, residui di sistemazioni agricole, vecchi frutteti e vigneti, maceri, laghetti;



il mantenimento ovvero creazione di margini o bordi dei campi, quanto più ampi possibile, lasciati incolti, mantenuti a prato, o con essenze arboree e arbustive non trattati con principi chimici e sfalciati fuori dal periodo compreso tra l’1 marzo e il 31 agosto;



l’adozione di altri sistemi di riduzione o controllo nell’uso dei prodotti chimici in relazione: alle tipologie di prodotti a minore impatto e tossicità, alle epoche meno dannose per le specie selvatiche (autunno e inverno), alla protezione delle aree di maggiore interesse per i selvatici (ecotoni, bordi dei campi, zone di vegetazione semi-naturale, eccetera);



il mantenimento quanto più a lungo possibile delle stoppie o dei residui colturali prima delle lavorazioni del terreno;



l’adozione delle misure più efficaci per ridurre gli impatti sulla fauna selvatica delle operazioni di sfalcio dei foraggi (come sfalci, andanature, ranghinature), di raccolta dei cereali e delle altre colture di pieno campo (mietitrebbiature);



metodi di agricoltura biologica e integrata.

Le previsioni di PGT risultano del tutto coerenti con le norme generali richiamate.

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6 Monitoraggio Coerentemente col piano di monitoraggio per l’attuazione del Piano di Governo del Territorio si ritiene indispensabile verificare periodicamente l’attuazione del Piano e valutare l’incidenza positiva o negativa delle singole realizzazioni sul quadro del sistema ambientale esistente ed il grado di realizzazione di quello previsto dal Piano. Si propone, pertanto, di effettuare il monitoraggio periodico sulla base dei seguenti indicatori: -

Numero degli interventi di adeguamento del sistema di depurazione attuati,

-

Numero degli interventi della rete ecologica comunale attuati,

-

Numero degli intereventi dei provvedimenti di ambientalizzazione legati agli interventi direttamente interferenti con i sistemi relazionali (corridoi) attuati.

7 Conclusioni Le azioni e le previsioni del PGT del Comune di Vigevano non comportano alcuna incidenza diretta sugli elementi sensibili della Rete Natura 2000 e risultano del tutto coerenti con le norme gestionali previste nelle misure di conservazione indicate dalla D.G.R. n 8/7884 del 30 luglio 2008 “Misure di conservazione per la tutela delle ZPS lombarde ai sensi del d.m. 17 ottobre 2007, n. 184 – Integrazione alla d.g.r. n. 6648/2008”. L’attuazione del PGT può determinare effetti positivi locali sul sistema delle connessioni ecologiche del territorio limitrofe al sistema Rete Natura 2000 attraverso l’incremento delle dotazioni ecosistemiche dello spazio rurale e la formazione di direttrici di connessione ecologica e di contenimento degli impatti delle opere infrastrutturali esogene. In

ogni

caso,

approfondimenti

per

le

azioni

specifici

più

successivi

problematiche reiterando

evidenziate,

dovranno

essere

valutazione

a

congruente

la

livello

condotti con

l’avanzamento delle proposte attuative. Dovranno, comunque, essere messi in atto i provvedimenti di miglioramento della funzionalità ecologica lungo i fronti problematici che si andranno a determinare attraverso le nuove realizzazioni rispetto agli elementi della rete ecologica regionale. Si ritiene di dover sottolineare, inoltre, la necessità di provvedere all’adeguamento del sistema fognario e della depurazione attualmente deficitario che, con l’attuazione degli interventi proposti dal PGT, potrebbe condurre ad un incremento di pressione rispetto al sistema sensibile del Fiume Ticino. Si ritiene, altresì, importante attuare il sistema di monitoraggio in modo particolare per quanto riguarda gli intereventi di attuazione per la Rete Ecologica Comunale e dei provvedimenti di inserimento ambientale legati agli intereventi che interessano il sistema relazionale della Rete Ecologica del Parco del Ticino e della Regione Lombardia.

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