Personaggi: • Dorik: Leader delle aquile, nano forgiatore.ù • Jabba: Arciprete di Aden • Ileanor: Condottiera dell’esercito elfico • Phoenix: Incantatore di Heine • Sharanna: Somma Sacerdotessa di Eva del tempio di Heine • Istar: Gladiatore di Aden • Zlatan: Misterioso elfo oscuro • Dexter: Mercenario e spietato assassino Umano • Jiraya: Sciamano di Paagrio • Himo: Emissario degli elfi. • Selenia: Adepta di Eva
PROLOGO Un'altro fiocco di neve sulle maestose cime del regno di Regenwald, come miliardi di fiocchi prima di lui e` caduta su questi ghiacciai secolari. Poche forme di vita riescono a sopravvivere al gelo... in superfice, ma nelle profondita` della terra, nelle immense citta` miniera i nani vivono alla grande, con grandi feste a base di birra di malto e carne salata... ...Profumi che mi ricordo tuttora...ma ormai sono solo ricordi di un vecchio nano, sono Dorik il forgiatore di Regenwald e ora vi narrero` la mia storia: sono partito dalla citta di Ariath, capitale del regno, per scortare un pericoloso prigioniero attraverso l'attraversata del mare che lo avrebbe portato nella citta portuale di Silmar, ma nel mezzo del nostro viaggio una violenta tempesta investi` la nostra nave volante, e in tutta questa confusione Malvik il terribile (il prigioniero) riusci a liberarsi... uccise i bounty hunters della sorveglianza e molti altri nani dell'equipaggio, e si volatilizzo...La nave poco dopo affondo` schiantandosi sulle coste di Aden. Al mio risveglio pensavo di essere l'unico superstite, ma mi sbagliavo, sulla spiaggia trovai le tracce di Malvik in fuga...non posso tornare a Regenwald, devo riprendere Malvik a tutti i costi...!!
PARTE PRIMA
Dorik Un tempo questi cieli erano solcati da grandi aquile bianche, incarnazioni fisiche di uno spirito di amicizia e amore che allora riempivano Aden, avevano un potere tale che si dice che quando passavano portassero fertilità e felicità, ma poi col tempo il legame tra gli uomini iniziò a dissolversi, ambizione, egoismo presero i posti dei valori precedentemente elencati, aprendo la via all'odio, le aquile iniziarono a scomparire, e con loro l'ultimo barlume di luce se ne andò. Io voglio che ritorni. Era il tramonto quando giunsi con la mia compagnia alle pendici del monte, un tuono cadde poco lontano da noi facendoci sussultare, mentre la pioggia incessante, ci martellava da giorni, Istar guardo' il cielo e storse il naso “e anche oggi pioggia, se qui non la smette di piovere si rischia di morire annegati prima della battaglia”, Sharanna si sistemò il cappuccio e rispose sorridendo:”mi stanno gia crescendo le branchie” tutti ridemmo di gusto a questa battuta, godendocela fino in fondo sapendo che avremmo potuto non ridere per molto tempo, e che la valle delle tenebre era vicina. La mia compagnia era formata da 6 membri me escluso, da Istar Gladiatore dell'arena e maestro di spade, Sharanna sacerdotessa di Eva, Ileanor infallibile arciera degli elfi, e due ragazzi Phoenix il mago dell'acqua, e Elaine incorreggibile polimorfo esperto in chimica e alchimia. Li avevo conosciuti tutti in circostanze simili a Gludio tanto tempo fa, e da allora siamo amici inseparabili, ed e' proprio per tale motivo che appena seppero che ero nei guai insistettero per accompagnarmi in questo pericoloso viaggio, e di ciò sono loro grato, sono proprio felice di non essere solo. Stavo ancora pensando al passato quando una mano mi afferro' da dietro facendomi fermare, era Ileanor la quale mi disse sotto voce “Capo siamo infine giunti al tempio, presta piu' attenzione, o qui di te non rimarrà che la barba”. Le sorrisi, un po’ colpito dalle sue parole, ma sapevo che aveva ragione, erano da 5 giorni che viaggiavamo ininterrottamente per raggiungere il tempio della luna, il luogo in cui le antiche aquile di aden erano state intrappolate dallo stregone Malvik, e dove oggi noi le libereremo. Detto ciò ci avviammo verso le porte del tempio. Le porte del luogo di culto erano di pietra nera come il carbone, e invasa da rampicanti morti, l'ambiente circostante era sterile privo di alcuna forma di vita, e lo stesso vento gridava la sofferenza di questo luogo, Elaine si accucciò, raccolse una pietra, si rialzo' e la scagliò con forza contro una delle porte, gridando “prendi questo come segno della mia ira”. Si giro' tutto soddisfatto con un sorriso, ma che non ricambiammo, perchè la porta si spalancò dopo l'urto della pietra, e ne fuori usci una immonda creatura, con il corpo umano e la testa da toro. Era armato con una immensa ascia bipenne, e non appena ci individuò, ci carico' sbuffando. Colti di sopresa non facemmo neppure in tempo a estrarre le armi che il minotauro mi investii in pieno, scaraventandomi a dieci metri di distanza, e sarei sicuramente morto se l'impatto nn fosse stato smorzato dallo scudo magico di Sharanna. Mi rialzai intontito, con la pioggia che mi appannava la vista, sentivo suoni di battaglia, vidi chiaramente Istar colpito dal minotauro rialzarsi, Elaine lanciargli pozioni paralizzanti, Phoenix scagliargli magie del tuono, ma non erano sufficenti, il minotauro si scrollava di dosso dai loro attacchi come se fossero acqua. Mi sorse il dubbio che nulla potesse fermalo e mentre pian piano mi rialzavo, il mostro si accorse di me e mi carico' nuovamente. Il sangue mi si congelo' nelle vene, sapevo che non potevo reggere un'altro colpo, neppure con lo scudo magico, e mi preparai al peggio, quando una freccia passò sfiorandomi i capelli, e si conficco' nel mezzo della testa del mostro, il quale sbuffò, e poi cadde al suolo esanime. “Ti avevo avvisato di prestare attenzione, Dorik” disse Ileanor con un sorriso, mi aveva salvato la vita.
Non ci perdemmo in chiacchiere, ma entrammo nell'edifico. L'aria era umida, e le pareti una volta ornate da magnifici affreschi riflettevano il segno di una decadenza senza tempo. Là dove una volta c'erano altari di marmo ora c'erano solo cocci infangati. Attraversammo infretta la stanza e ci immettemmo nella sala dei sigilli. quella che da tempo cercavamo. I sigilli sono oggetti capaci di contenere al loro interno un potere, un ideale, oppure una creatura e in questo caso avevamo scoperto che nella sala Malvik aveva sigillato lo spirito delle aquile, e cio' che loro rappresentavano, ed e' per tale motivo che dovevamo spezzarlo. Entrato nella stanza l'atmosfera cambiò d'improvviso, l'aria prima umida, e pacata si trasformo in un'aria piu' calda, ma inquietante. Notammo subito la sagoma vicino all'altare dall'altro lato della stanza. Malvik l'oscuro stregone era gia li ad attenderci, incrociammo il suoi occhi e rimanemmo pietrificati, occhi rossi iniettati di sangue, le quali nn avevano nulla di umano, Lo stregone fece un passo in avanti, entrando nel fascio di luce di una torcia, era vestito di una tunica rossa sangue, e impugnava in una mano un bastone blu giallastro, e nell'altro... nell'altro il sacro sigillo che imprigionava le aquile. Lui noto' il mio interesse per quel sigillo e rise “Questo non lo avrete mai, prima drovrete passare sul mio cadavere, whahaha whaah” posandolo sull'altare. La sua voce roca, e le sue risa gelide mi gelarono il sangue, sapevo che era potente, ma forse col numero lo avremmo soprafatto, cosi' mentre ancora si crogiolava del suo potere, lo caricai con la mia ascia da guerra. Un passo, un'altro, la sua testa era sempre più vicina alla mia lama.. ancora pochi centimetri e lo avrei colpito ponendo fine a tutto questo orrore, ma ecco che la mia ascia lo passo, e mi accorsi che era solo una illusione. Un terribile colpo mi colpi' alla schiena, che inizio a bruciarmi, gli attimi seguenti al colpo sentii parole incomprensibili, rumore di lame che si incrociavano, quando mi ripiglia vidi Sharanna sopra di me che mi curava con la sua arte elfica, vidi Istar caricare l'oscuro, e venir respinto da una sua evocazione, le frecce di Ileanor che colpivano solo l'aria la dove Malvik creava le sue illusioni, mentre Phoenix era stato tramortito da un colpo di bastone dello stregone. Non sembrava andare molto bene, e fu allora che una voce mi sussurro all'orecchio " il sigillo, puoi salvarli solo se romperai il sigillo" non riuscii ad identificare la fonte della voce, ma sapevo che aveva ragione, così appoggiato alla mia ascia mi rialzai e mi diressi verso l'altare. La ferita mi bruciava da morire, ma non potevo arrendermi, un passo dietro all'altro mi avvicinai sempre più all'altare, l'unica cosa che chiedevo ai miei compagni e amici era tempo, dovevano distrarre Malvik da me, perchè se mi avesse colpito nuovamente sarei morto di certo. Perso nella voce angelica, e nel mio dolore arrivai infine davanti all'altare, mentre era Malvik ancora impegnato nella lotta contro i miei compagni, alzai a fatica la mia ascia, e cercai di vibrare il colpo più forte che mi riuscii, ma in quell'istante Lo stregone delle tenebre mi notò, e scaglio un'altra magia, la mia fine era arrivata......Il mio colpo colpì il sigillo e lo ruppe, dalla crepa si sprigionarono raggi di luce che illuminarono la stanza, la magia di Malvik mi colpì in pieno petto, scaraventandomi contro il muro, la luce inondò la sala le io mi persi in essa, e svenni......Riaprii gli occhi e vidi su di me i volti dei miei amici, Ileanor, Sharanna, Istar, Pheonix e Elaine, erano tutti li, ero steso ora su un prato verde, per un attimo pensai che fossimo tutti morti, ma Phoenix leggendomi negli occhi la paura mi pizzicò forte, il che capii di essere ancora in vita. Mi raccontarono inseguito che il sigillo aveva liberato l'aquila tempesta, la quale mi aveva riportato indietro dalla morte, purtroppo però Malvik era riuscito a fuggire, anche se stranamente ciò mi lasciava indifferente. Ero troppo felice del ritorno delle aquile della Tempesta, che d'ora in poi verranno conosciute come Aquile della speranza, portatori di pace e felicità. Dorik Il superstite capo delle Hope Eagles
PARTE SECONDA
Ileanor “ Ah…. che pace” ….sorridevo mentre nuotavo lentamente nel lago del mio villaggio, come era lontano il frastuono delle battaglie. Ero tornata lì perché sentivo la nostalgia dei boschi lussureggianti, dei laghi e della spendida città nella quale ero cresciuta. Sorridevo mentre pensavo a tutti gli altri della grande famiglia delle Aquile, chissà dove erano adesso, alcuni erano tornati ai loro villaggi lo sapevo, altri ancora in giro per il mondo in cerca dell’ennesima avventura. Mi mancavano ma sapevo che presto li avrei rivisti. Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dalla placida corrente ….Un suono alto e sinistro riecheggiò nell’aria e mi fece sobbalzare, proveniva dalla città , lo conoscevo bene: era il suono del Sacro Corno che annunciava un grave pericolo. Mi diressi velocemente verso la città e quando vi entrai vidi Phoenix corrermi incontro “ Vieni al Tempio…corri…”e mi rovesciò addosso un fiume di parole . Entrai trafelata nel Tempio, non volevo credere a ciò che avevo sentito : Sharanna scomparsa...forse rapita !Corsi ai piedi della statua di Eva , il fuoco sacro era spento , a terra il prezioso Scrigno d’oro e turchesi ne quale la Sacerdotessa custodiva gli incensi. C’erano evidenti segni di lotta, Sharanna si era difesa fino all’ultimo.Guardai Phoenix , i suoi occhi di solito così allegri e luminosi si erano fatti cupi…mi consegnò una pergamena.” L’ho trovata fra le carte di Sharanna “ la aprii , il linguaggio mi era sconosciuto e sapevo che nessuno di noi avrebbe saputo decifrarlo. Jabba . Era lui l’unica speranza. Dovevamo fare in fretta: Chiamai il fidato Himo e lo pregai portare la pergamena al Grande Profeta di Aden affinché potesse far luce sul suo contenuto. Uscii dal Tempio e dopo aver inviato un emissario in cerca di Dorik per pregarlo di chiamare a raccolta le Aquile sparse ai quattro angoli del mondo, mi preparai a radunare l’esercito degli Elfi.Era di nuovo tempo di guerra. Guardai il cielo, si era fatto grigio e piccoli fiocchi di neve danzavano prima di posarsi dolcemente a terra.
Jabba L'inverno era ormai alle porte. Centinaia di fiocchi di neve danzavano fuori dalla finestra fragili e veloci. La prima nevicata era venuta presto quest'anno e gli ultimi raccolti ne avevano risentito parecchio... sarebbe stato un anno duro il prossimo. Chiuso nella mia stanza ben illuminata e ottimamente riscaldata, sfogliavo con noia gli ultimi documenti arrivati in quella giornata lunga e monotona. Richieste di elemosina, invocazioni, ringraziamenti... le solite cose che ormai arrivavano da anni al Tempio di Aden. Ad un tratto il tranquillo silenzio di quella atmosfera fu interrotto da un veloce rumore di passi fuori dalla porta. Tempo pochi secondi ed ecco che una figura entrò con forza senza curarsi dell'educata usanza di bussare e aspettare l'invito dall'interno... questa mancanza di educazione mi provocò un fremito di rabbia, abituato da sempre ad essere trattato con rispetto e riverenza. La figura, bagnata e infangata da capo a piedi, si tolse il cappuccio rosso dalla testa e mostrò il volto. Era un elfo. Un elfo chiaro, la sua bellezza era sfavillante e i chilometri percorsi sembravano non averlo segnato minimanete."chi sei tu? per entrare senza rispetto in casa mia?" gli chiesi. "Arciprete, ho urgente bisogno di parlarle" rispose. "Non sono abiutato a parlare con persone che non mi portano il dovuto rispetto, siano esse elfi o orchi. Dimmi il tuo nome" "Sono Himo, emissario dei popoli del Grande Albero. Vengo per chiederti aiuto" rispose con voce stanca ma fiera. "Himo, cosa ti porta a 1200 miglia da casa tua? Cos'è successo di così grave che gli elfi, nella loro riservatezza, non riescono a risolvere da soli?" risposi con stupore. "La nostra più grande sacerdotessa, Sharanna, è scomparsa"
La notizia mi fece sobbalzare. Sharanna è da molti considerata una delle più potenti creature elfiche viventi. La potenza della sua magia andava ben oltre l'immaginabile umano e io stesso facevo fatica a comprenderla. "Himo, tu mi porti notizie tragiche. Raccontami meglio, che è successo?" "Come lei sicuramente sa, in questi giorni cade la festività della nascita di Eva la nostra Dea. Sharanna doveva presenziare la Grande Cerimonia d'Apertura, ma non si è presentata. L'abbiamo cercata ovunque ma niente... L'unica cosa interessante che abbiamo scoperto è questo foglio di papiro trovato sulla sua scrivania. E' in una lingua a noi sconosciuta e abbiamo pensato che forse lei poteva aiutarci" detto questo tirò fuori da una tasca interna al mantello un foglio di papiro visibilmente provato dal lungo viaggio e me lo porse.Appena lo presi in mano sentii un brivido percorrermi la schiena, il male viaggiava con questa pergamena.Lo aprii con timore e cominciai a leggere."Fratello elfo, questa è una lingua sconosciuta a voi elfi perchè siete esseri puri e immacolati. Questa lingua è Demonico. Gli esseri infernali la usano per comunicare tra loro ed è una lingua usata anche dai demoni che girano liberi per queste terre. Per anni ho studiato questa lingua ma ancora non riesco a capirla. L'unica cosa che riesco a leggere su questa pergamena è... Malvik" "Malvik? Non mi dice niente..." disse Himo. "Neanche io so cosa possa significare questa parola... anche se, dal contesto, penso che sia un nome". A quel punto Himo disse: "Signore, il tempo stringe, e noi elfi ci stiamo già muovendo. Ileanor, la gloriosa condottiera del nostro esercito, sta radunando degli uomini per una spedizione di ricerca. Le saremmo grati se si volesse unire a noi." "Ne sarò lieto amico mio, spero solo di potervi essere d'aiuto... Io stesso ho timore di confrontarmi coi demoni" "Altri emissari sono partiti per tutta Aden, eroi da tutto il mondo sono stati chiamati per far parte della spedizione. Non sappiamo ancora chi ci aiuterà ma la vostra presenza è già un enorme passo avanti" "Grazie Himo. Ora riposati, sarai stanco dal viaggio. Riprendi le forze che domani all'alba partiremo" "Arrivederci Signore, a domani." rispose riverente Himo. La serata si era indubbiamente movimentata, anche più del previsto. Tempi bui si avvicinavano, la scomparsa della Gran Sacerdotessa di Eva ne era la prova. Era tempo di rimettere nei cassetti carte e scartoffie. Era tempo di sguainare la spada, come un tempo.
Istar Lo stridio metallico di due lame che si incrociano, le Delusion incantate erano pronte e salde nelle mie mani! Quante volte il sangue dei nemici mi ha bagnato l'armatura, la Majestic, si dice che essa sia stata forgiata da mani divine, pochi guerrieri hanno avuto il diritto e l'onore di indossarla! Le tenebre stanno avvolgendo tutto! La scomparsa della grande sacerdotessa Sharanna era un evento che poteva rompere l'equilibrio esistenza fra i vari popoli di Aden! Un’era di guerre e morte era alla porte, l'intervento immediato era richiesto! La forza di Malvik mi era nota, gia un tempo l'avevo combattuto sorretto dallo spirito delle Aquile, ricordo ancora i suoi colpi capaci di deformare la blue wolf e inclinare le costole sotto di essa! Ogni secondo era prezioso correvo....gli amici elfi mi stava aspettando e non sapevo dove saremmo andati, forse al tempio della Luna. Luogo in cui le antiche aquile di Aden erano state catturate e dove erano rinate come simbolo di speranza 'HOPE', ora era arrivato il momento di affrontare di nuovo le nostre paure! Malvik! Questa volta il male doveva essere sconfitto ed estirpato definitivamente e così sarebbe stato ne ero sicuro, anche a costo della vita!
Ileanor Camminavo nervosamente su e giù per la stanza. Bene! Himo aveva portato buone nuove , il grande Jabba sarebbe stato al nostro fianco, così come il possente Istar. Ma il messaggero inviato da Dorik non era ancora tornato. “Ah Dorik , vecchio nano dissoluto ! Dove ti sei cacciato? Immagino in qualche taverna di dubbia fama , come sempre d' altronde quando sei lontano dalle battaglie.” Presto accorri .... il tempo di poche albe... e Sharanna morirà
Jiraya Mentre mi allenavo nelle profondità del tempio di Paagrio, un’aquila argentea mi portò un messaggio infausto, Sharanna rapita!!! Malvik aveva passato il segno, era il momento di tornare, le mie fiamme bruceranno ancora molti corpi...
Zlatan Infine il tempo della pace era finito, sentivo la terra tornare a scuotersi dal profondo, come colpita da una lama tegliente, il male era tornato su Aden. Il canto disperato degli elfi era giunto fino al nostro dimenticato villaggio, i nostri antichi nemici avevo bisogno del mio aiuto, non potevo abbandonare le aquile e la nobile Sharanna al suo crudele destino. Pregai la sacra Shilien di darmi la forza e partì per donare la mia daga al servizio degli odiati elfi. Ma non potevo tradire gli amici di un tempo. Zlatan il nero era di nuovo pronto per la battaglia, il sangue di Malvik avrebbe bagnato il mio amato pugnale. La neve scendeva copiosa quando furtivamente mi intrufolai nel villaggio per incontrare il generale Ileonor
Jabba Già due giorni erano passati dalla mia partenza da Aden. Himo mi aveva preceduto per dare agli elfi la notizia del mio arrivo. Ero partito di soppiatto, non potevo sventolare ai quattro venti la mia missione e la mia notorietà sicuramente non mi aiutava. Diedi disposizione al prelato Aberlain di officiare i riti sacri per il tempo che sarei stato via, ufficialmente ero partito per le lande del nord a trovare un vecchio amico. In realtà ero partito per quella che sarebbe stata la mia più grande battaglia. La neve cadeva ora più forte, i cavalli che trainavano la mia carrozza faticavano nell'avanzare e il cocchiere che li guidava quasi faticava a respirare. Decisi così di fare una sosta, per far riprendere le forze al gruppo. Seduto accanto al fuoco in una grotta poco distante dalla strada cercavo di decifrare la pergamena... ogni volta che leggevo capivo cose nuove ma la decifratura andava a rilento... Mentre mi rigiravo la pergamena tra le mani pensavo alle Aquile... quanto tempo era passato dall'ultima volta che ci eravamo riuniti... pensavo a Dorik, a Ile, a Istar.... a Sharanna... dovevamo fare qualcosa. E in fretta.
Ileanor Intanto nel villaggio elfico sembrava scoppiata la rivoluzione. Il famoso autocontrollo degli elfi pareva essersi perso nella neve. I più creduloni urlavano in preda al panico che la fine del mondo era vicina e anche i più scettici facevano fatica a non intimorirsi davanti ad una notizia del genere... chi o cosa poteva aver rapito Sharanna? La più forte sacerdotessa degli ultimi mille anni? Ileanor se ne stava nel centro di comando a ricevere gli esploratori che, mandati per tutte le terre di Aden a raccogliere notizie, tornavano a fare rapporto.
In quel momento entrò Phoenix: "Ciao Ileanor, sono giorni che non dormi, vai a riposarti. Posso stare io qui a ricevere gli esploratori. Tranquilla, so cosa devo fare e se c'è qualche problema non esiterò a chiamarti" "Grazie Phoe, sono molto stanca ma andare a dormire in un momento come questo mi sembra quasi di tradire Sharanna... lei è riunchiusa chissàdove nelle mani di un qualche mostro e io me ne vado a dormire...non posso farlo!" urlo con la voce spezzata Ileanor. "Non dire così Ileanor, Sharanna sa quanto teniamo a lei, sia come guida che come amica e sicuramente immagina quanto stiamo facendo per lei, è meglio che tu vada a riposarti adesso. Se per caso succedesse qualcosa sarebbe meglio che non fossi troppi addormentata..." rispose Phoenix. "Hai ragione, è meglio che vada. Non posso gestire un esercito in queste condizioni. Buonanotte Phoe, ti lascio il comando e che Eva sia con te". Ileanor si pose il caldo mantello sulle spalle e, uscendo dalla pesante porta di legno, si inoltrò nella neve. La tempesta sembrava essersi calmata, pochi fiocchi scendevano ormai ma il paesaggio era già completamente bianco. Nel buio camminava frettolosa verso casa sua ignara che un'ombra la stava osservando. Entrata in casa si sedette a mangiare qualcosa, in quegli ultimi giorni aveva mangiato poco e male e un bel pasto caldo le serviva proprio. Ad un tratto si fermò di scatto, i suoi raffinati sensi di elfo l'avevano messa in guardia. Non era sola in quella stanza. Sguainò la spada che portava ancora attaccata alla cintura e si mise a scrutare tutti gli angoli della camera. Dalla penombra si senti una voce: "Ileanor, riponi la tua lama nel fodero. Non è questo il momento di spargere sangue".Ileanor si irrigidì, conosceva quell'accento. Un elfo oscuro. Portatori di morte e disperazione. Cosa ci faceva un elfo delle tenebre in casa sua? "Mostra il tuo volto, essere" Rispose con forza Ileanor. Una figura si mosse nell'ombra e si avvicinò al tavolo, la luce della candela illuminò il suo volto. “ Zlatan amico mio ! “ rinfoderai la spada e mi affrettai a sbarrare la porta. Nessuno doveva vederlo , nessuno doveva sapere che era qui. In quei giorni le fole popolari avevano fatto riemergere vecchie superstizioni e rinvigorito il rancore verso i Drow, considerarti da molti l’origine di tutti i mali. Senza dire una parola Zlatan si tolse i nero mantello e allungò le mani verso il fuoco che ardeva nel braciere, “Ileanor“ disse con voce pacata “tu sai che il nostro popolo non muoverebbe un dito per aiutare voi Elfi della luce , ma non posso dimenticare quante volte Sharanna, senza badare a quale razza appartenessi, ha curato le mie ferite salvandomi da morte certa. Sono qui, pronto per combattere ancora una volta sotto il vessillo delle Aquile”. Lo invitai a sedersi e gli servii una bevanda fatta di vino caldo ed erbe rinvigorenti. “Il nostro capo Dorik , in viaggio alla ricerca di rare merci, ha inviato un messaggio, dice che ci raggiungerà al più presto. Inoltre - continuai- le nostre vedette ci hanno annunciato che Jabba è in cammino verso il nostro villaggio. Al suo arrivo consulterà gli Antichi Oracoli e ci indicherà il momento propizio per la partenza”. Lo guardai , mi rendevo conto solo ora di quanto fosse stanco, Stesi a terra un pagliericcio “Ora riposati , io devo fare un’ultima cosa”. Uscii e mi diressi velocemente verso il Tempio di Eva, la notte era fredda e i miei piedi sprofondavano nella neve ma il cielo era terso e la luna splendeva alta nel cielo. Prima di entrare nel luogo sacro posai la mia spada all’entrata, il silenzio della notte era assoluto , si udiva solo il crepitio del Sacro Fuoco. riacceso da Selenia la discepola di Sharanna.. Mi diressi verso la statua della Dea, accesi un incenso e in un sussurro pregai: Eva, luce del mio popolo, affido la mia invocazione al fumo degli incensi affinché giunga al tuo cuore . Ti prego riunisci il nostro popolo e tutti coloro che nella Luce combattono le Tenebre. Molti eroi si armeranno e metteranno il loro coraggio e le loro spade al servizio della Giustizia. Ti chiedo di non adirati se molti di loro combatteranno nel nome di un altro Dio o solo in nome di un' idea ma , semplicemente, guarda nei loro luminosi cuori e regala a tutti la forza per compiere ciò che deve essere compiuto.
L’inconfondibile scalpiccio di un cavallo ruppe il silenzio e mi distolse dalla preghiera. Corsi fuori dal Tempio : l’ombra di un destriero veloce come il vento stava attraversando il villaggio. Lo spronava senza sosta un cavaliere umano, la sua bianca armatura risplendeva nella notte sotto il chiarore della luna. Lo riconobbi subito : “Istar” sussurrai …e sorrisi. Sapevo dove si stava dirigendo.
Jiraya Dopo molte fatiche riuscii finalmente a raggiungere il tempio di Eva, ove ero stato indirizzato per trovare Ileanor. Ero a pochi metri dal tempio e pensavo: "Cavoli. Fa un freddo cane. Spero che dentro ci sia almeno un fuocherello per riscladarmi le ossa, va bene che noi orchi siamo robusti, ma se andiamo in giro con una sottospecie di gonna e torso nudo, anche noi ne risentiamo accidentaccio!". Un rumore dietro di me mi fece fermare, a dire il vero non era prorio un rumore, si udiva chiaramente che qualcuno stava arrivando a cavallo, e stava arrivando pure in fretta cribbio! Mi misi in posizione migliore, che mi avrebbe permesso di saltare di lato più facilmente, mentre con la mente intrecciavo arcane parole e sentivo già il calore della fiamma attraversare il mio braccio fino a giungere alla mano; strinsi il pugno pronto a lanciare la mia mortale flame: "Se hai intenzioni bellicose amico, questa ti riscalderà non poco." Poco dopo il rumore di zoccoli divenne più distinto, ma allo stesso tempo sentii una voce che gridava:" Ehi tu! Attento! Togliti di lì o ci schianteremo!". Non ci volle molto tempo per pensare, e in un secondo ci schiantammo .Mi rialzai in fretta, i miei riflessi erano letteralmente andati in malora al sentire quella voce che non sentivo da tempo, mi levai un po' di neve dai capelli rosso fuoco: "Istar! Vecchia canaglia! Non ci si vede da un botto!"
Dorik Il fuoco rosso riscaldava la piccola abitazione. I tronchi in comustione scoppiettavano di tanto in tanto espellendo dal camino piccole scintille, le quali si spegnevano prima di toccare il pavimento di terra battuta. L'ambiente era molto accogliente, e anche se la dimora era abbastanza semplice, faceva subito sentire l'ospite a proprio agio. Il nano era seduto comodamente sulla sua poltrona, intento ad osservare il moto ipnotico delle fiamme. Sorseggio la sua cioccolata calda e rise tra se e se, stava pensando di come stesse beffando la bufera di neve che da quattro giorni ormai infuriava sulla provincia, gli venne un brivido all'idea di quanto freddo potesse esserci al di fuori della sua casetta, così si accoccolo ancor più nelle sue coperte di lana grezza. Quest'anno l'inverno era arrivato prima del solito, sferzando le terre di Aden con forti nevicate, nessuno quindi dall'inizio dell'inverno gli venne a far visita, neppure i soliti avventurieri in cerca di ospitalità. A questa idea il volto del nano si rattristò un attimo, "e pensare a tutti i dolci che avevo preparato per i miei ospiti, ora andranno sicuramente a male" borbottò tra se e se, sembrava molto contrariato da questo tempo avverso. La piccola creatura stava ancora rimuginando sulle insidie del tempo, quando forti colpi giunsero dalla porta, il nano fece un salto di paura, rovesciandosi un po’ di cioccolata sulle gambe, "per la miseria!! ... chi diamine mi disturba con sto tempaccio?" gridò il nano, mentre si dirigeva verso la porta rinforzata, la aprì, subito la neve vi si introdusse all'interno insieme a un vento gelido. L'ospite ebbe appena il tempo di entrare che il nano aveva gia chiuso la porta a copi di spallate e a calci, si girò e osservò attentamente l'avventuriero appena entrato. L'uomo era in ginocchio per terra, ansimante e ancora stanco per la dura battaglia contro la neve, aveva un manto ben lavorato di color verde chiaro, e anche se la neve la ricopriva per metà si potevano vedere i fregi elfici, sopra di essi, indossava stivali di cuoio imbottito, e si reggeva su di un bastone d'orato, con in cima rappresentato un drago, "quest'uomo non e di certo un passante comune" penso il nano, lo osservò ancora un po', poi ridendo di gusto lo aiutò a ripulirsi. L'ospite ripresosi un'attimo dal lungo viaggio finalmente si
alzò, abbassandosi il cappuccio,"sono Mellentir Erewas, sacerdote del tempio di Eva, inviato da Ileanor, per cercarti Dorik" disse l'elfo. Dorik agrottò le sopracciglia, "cosa ci fa un emissario degli elfi in queste terre, e con questo tempo?" chiese , mentre cercava di nascondere goffamente la macchia di cioccolata sui pantaloni, per dare un'impressione degna della situazione. "Sono duri tempi per noi elfi, grandi sventure si sono abbattute sulla terra sempre verde, ma se mi permetterete di accomodarmi le spiegherò tutto con più calma" disse Mellentir accompagnando le singole parole con un fluido movimento della mano. Dorik fu felice di accontentare le richieste del suo nuovo ospite e lo portò davanti al caminetto, e facendolo accomodare su una poltrona. Una volta seduto l'elfo iniziò : "Quatro giorni orsono, una grave sciagura ci ha colpiti, la sacerdotessa di Eva, Sharanna e' stata rapita"a queste parole il volto del nano si accigliò, Sharanna era una sua carissima amica aveva vissuto insieme a lei molte avventure e non poteva credere che fosse stata rapita, in quel momento mille interrogativi gli erano sorti nel giro di un secondo, e non sapeva quale esprimere, alla fine disse: "Cosa? ma ne siete certi? non può essere chi mai avrebbe mai avuto un potere tale per catturare Sharanna "l'elfo alzò la testa e disse: "non ne siamo certi, ma lo spirito dell'acqua mi ha detto il nome di Malvik" . Dorik impallidì, conosceva fin troppo bene quel nome, lo aveva affrontato più e più volte, e anche se era sempre uscito salvo dalle battaglie, sapeva di quali poteri era in possesso lo Stregone Oscuro. Chiese con tono deciso: "Chi vi manda, e come posso esservi utile?" "Ileanor degli alberi mi manda, capo delle forze di ricerca, dirigiti subito all'albero sacro molti guerrieri sono gia la"detto cio' Mellentir si alzo' disse 4 parole in una lingua elfica, e spari' teletrasportato nella casa di Eva. Dorik rimase cupo con la testa china ancora per pochi istanti, poi si armò e uscì con ancora la tormenta che infuriava, il tempo era prezioso e lui non poteva permettersi di perderne altro. Destinazione Villaggio Elfico.
Istar Jiraiya:"Istar! Vecchia canaglia! Non ci si vede da un botto!" Istar:"Muahuahuah, bella Jira ma che minchia ci facevi in mezzo alla strada...vieni caro amico andiamo al Tempio i nostri amici ci stanno aspettando! Il potere del fuoco scorre in te e ci servira' non poco in questa impresa....gia' che ci sei da fuoco a sto bastone va che ci riscaldiamo un pochetto". D’un tratto da dietro una voce seguita da una risata:"Ma avete finito di far casino voi due!" era una voce familiare. Mi girai un’elfa dal portamento elegante ci stava osservando con occhi allegri pieni di speranza, la Dark Cristal donatale per le sue grandi imprese le conferiva un aspetto di potenza e timore! "E' un piacere rivederti Ile" disse Istar. Jiraiya: "Salute a te Ile, generale degli elfi". L'allegria per il nostro incontro venne subito sostituita dalla preocupazione per Sharanna e dalla consapevolezza che molti di noi sarebbero potuti non tornare da questa missione! ci avviammo insieme al tempio! Le Aquile pian piano si stavano nuovamente riunendo! La serata passò in chiacchiere a casa di Ileanor. Come fanno tutti i vecchi amici che si riincontrano dopo tanto tempo, i guerrieri passarono le due ore successive a parlare e raccontare avventure, dimentichi della stanchezza e del motivo per cui si erano ritrovati. Istar non faceva altro che parlare delle suoi duelli al Colosse di Aden (spesso farcendoli con raccapriccianti particolari che facevano inorridire tutti quanti) mentre Jiraya manifestava, fresca di studi, la sua abilità nel manovrare il Fuoco Sacro di Paagrio con giochi di luce e fiamme. Intanto era arrivato anche Phoenix, avendo concluso il suo turno alla caserma elfica. Entrato rimase spiazzato dalla presenza di tanti avventurieri e soprattutto dalla presenza di un elfo oscuro che mai aveva visto in vita sua...
tranquillizzato dagli altri cominciò anche lui a fare un po’ di baldoria. L'atmosfera si stava facendo sempre più gioiosa, Phoenix raccontava barzellette e gli altri ridevano non curanti della causa che gli aveva uniti. Fu così che Ileanor prese parola: "Amici miei, sono contenta che ci siamo riuniti quasi tutti come un tempo. Ma vi ricordo come mai siamo qui. Non allietiamo troppo i nostri animi mentre la nostra amica Sharanna è nelle mani di chissà quale demone". Il silenzio piombò nella stanza, provarono tutti quasi un senso di vergogna e decisero all'unanimità che era venuto il tempo di coricarsi, visto che l'ora era tarda e il giorno dopo, con l'arrivo di Jabba e di Dorik, sarebbe stato un giorno molto intenso. Il silenzio aveva invaso casa di Ileanor già da qualche ora e l'alba stava ormai per spuntare quando la porta si aprì violentemente. Himo entrò in casa a forte velocità e finì per inciampare sul corpo disteso di Istar il quale si svegliò di soprassalto tirando, per sbaglio, un gran calcio a Zlatan che si alzò imprecando in uno strano dialetto sconosciuto a tutti i presenti. Con quel trambusto si svegliarono ovviamente tutti quanti e Ileanor scese velocemente dal piano superiore della casa per vedere quel che stava accadendo. "Himo! Che ci fai qui a quest'ora! Che cos'è successo?" chiese Ilanor a metà tra l'addormentato e il meravigliato. "Mia signora, mi spiace svegliarla... e aver svegliato i suoi... ospiti" disse Himo mentre guardava meravigliato quell'immenso miscuglio di razze mezzo disteso nel salotto del comandante "ma volevo informarla ", continuò " che Jabba è a poche miglia da qui e arriverà a momenti, inoltre le vedette hanno avvistato un nano che si avvicina velocemente da Nord, penso sia Dorik mia signora". "Grazie Himo, il tuo aiuto è stato fondamentale, raduna i saggi del Consiglio, appena arriveranno i nostri due amici cominceremo a discutere il da farsi." ordinò Ileanor ora completamente sveglia. "Certo mia signora" rispose riverente Himo mentre si avvicinava alla porta d'uscita. "Ah, Himo" lo fermò Ileanor, "hai dimostrato molto coraggio negli ultimi giorni, nonostante la tua giovane età ti do il permesso di partecipare alla riunione". Himo sorrise vistosamente e sbiascicò un grazie poco comprensibile. Finalmente le aquile erano al completo. Insieme avrebbero potuto affrontare qualsiasi nemico, come un tempo.
Ileanor Le guardie alle porte della città diedero fiato ai corni d'avorio per annunciare l'arrivo di un ospite. Doveva essere un ospite importante perchè il suono si ripetè per tre volte. Jabba era arrivato . Io e gli amici ci recammo alla porta principale per ricevere il Grande Profeta. Oltrepassata la soglia un carro , fra il silenzio generale, si fermò, ne scese un uomo dalla rossa chioma. Non era molto alto ma l'incedere maestoso e l'innegabile carisma che emanava conferivano alla figura un aspetto imponente. Il nostro gruppo gli andò incontro e , in segno di rispetto, si inchinò per salutarlo. Jabba rispose al saluto con frasi amichevoli ma nel suo sguardo si leggeva una forte preoccupazione. Lo scortammo nella casa che gli era stata riservata e una volta all'interno potemmo rivolgerci a lui con più confidenza. “Amico – dissi- siamo veramente felici di rivederti”. Ci furono abbracci e strette di mano , Phoenix preso dall'entusiasmo , gli appioppò due vigorose pacche sulle spalle “ wella Jabba “ ma si ritrasse subito nel vedere lo sguardo , per nulla divertito, che il Profeta gli rivolse. “ Ti aspettavamo con ansia sperando in buone notizie, ti prego dicci se hai potuto svelare il contenuto della pergamena...” Jabba si sedette sulla comoda sedia, stava per parlare quando la porta si aprì improvvisamente, Sulla soglia si stagliava in controluce l'inconfondibile, piccola ma vigorosa figura del capo delle Aquile. “ Dorik, alfin sei giunto!“ esclamai e risi nel vedere che , come al solito, la sua barba tratteneva le briciole dell'ultimo frugale pasto. Ora il Profeta poteva parlare. "Malvik!" urlò Dorik appena entrato, senza aver neanche chiusa la porta o salutato gli amici. Un tremito di paura attraversò tutti i presenti, sia quelli che quel nome lo conoscevano fin troppo bene sia quelli che non l'avevano mai sentito nominare. Dopo qualche secondo di silenzio assoluto Zlatan parlò: "Malvik?! Quale essere mortale può possedere un nome degno di un demone?". L'elfo oscuro
era nuovo del gruppo e non poteva immaginare l'orrore dei ricordi evocati da quel nome, per cui Dorik decise di prendere parola e raccontargli l'avventura che aveva quasi portato le Aquile alla distruzione totale. Ascoltarono tutti attentamente, chi con curiosità chi con orrore. Finita la storia Jabba parlò: "ora capisco, non conoscevo questa storia. Le tue parole mi hanno fatto comprendere le parole di questa pergamena. Se avete un attimo di pazienza proverò a tradurla per voi". Così il Profeta cominciò a recitare le parole della pergamena: "I Giganti scavarono troppo a fondo, la loro cupidigia li portò a cercare minerali fino alle viscere della terra. Finchè gli Dei non li fermarono. Nessuno sa perchè i Giganti non esistono più. Si sa solo che gli Dei li punirono per aver riportato alla luce qualcosa che non doveva essere scoperto. Io ho trovato la risposta a questo enigma. Ho riformato i sette sigilli. Le Aquile sono intrappolate di nuovo e la vostra Sacerdotessa spianerà la strada alla mia vittoria finale. Già una volta mi avete fermato, questa volta non ci riuscirete. Fuggite guerrieri, nascondete il vostro popolo e le vostre famiglie. I Cancelli dell'Inferno stanno per vomitare sulla terra tutto l'Odio e il Male degli inferi. Aden non sarà più. Addio Aquile, Malvik" Jabba ripose la pergamena e scrutò i volti dei suoi amici. Nessuno osava proferire parola, qualcosa di grande si era scatenato nel mondo... il Male si era risvegliato e minacciava Aden. La situazione era più critica del previsto. Jiraya fu il primo a parlare: "i Giganti, chi sono costoro? Al tempio di Paagrio ho sentito solo delle voci su questi esseri, ma nessuno ne parlava mai apertamente".Jabba riprese parola: "Jiraya, i Giganti furono i primi esseri viventi creati dagli Dei, erano esseri perfetti. Possedevano la conoscenza assoluta di tutte le arti del mondo, dal modellare i metalli alla magia. Questa loro perfezione però li porto a sovrastimarsi nel corso dei millenni finchè non pensarono di poter fare a meno degli Dei. Li sfidarono e persero. I Giganti rimasti si rifugiarono sottoterra, nella speranza di ricreare quella che era la loro gloriosa civiltà. Cominciarono quindi a creare miniere per prendere i materiali necessari per la costruzione del loro nuovo mondo, scavarono per centiaia di anni finchè, all'imporvviso, scomparvero dalla faccia della terra senza motivo. Gli dei li distrussero definitivamente, ma nessuno sa perchè. Solo due edifici dei Giganti rimangono in questo mondo: la Torre di Cruma, ormai deserta, popolata solo dai malefici artefatti creati dai Giganti come aiuto per il lavoro. E..." "... e Giant's Cave" lo interruppe Dorik "tra noi nani questo posto è ben conosciuto, si dice che si possano estrarre metalli sconosciuti a noi mortali, in grado di reggere il peso di cento montagne. Ma nessuno di noi ha mai osato andarci, creature maligne si nascondono nell'ombra di quei posti e... alcuni dicono che possano esserci ancora dei Giganti, nascostisi negli abissi per sfuggire all'ira degli Dei". Dopo qualche minuto di silenzio Ileanor prese parola: "Amici miei, portare un esercito per quegli stretti cunicoli è infattibile, partiremo noi Aquile, come un tempo. Preparate i bagagli, domani all'alba si parte". E fu così, che i nove compagni partirono verso la terra di Mordor per distruggere l'Anello, origine e causa di tutto il Male della Terra di Mezzo... ehm... no... scusate ho sbagliato storia XD
Ileanor La strada per arrivare alle Giant’s Cave era lunga e impervia. L’andatura si era notevolmente rallentata da quando avevamo iniziato a valicare le montagne del nord, il freddo era pungente e la neve alta spesso ci sbarrava il passo costringendoci a fermarci per aprire un varco. Finalmente iniziò la discesa , la notte calava rapidamente, affrettammo il passo: dovevamo fare in fretta e raggiungere le pianure prima che le tenebre rendessero impossibile il cammino. Alla fine di un lungo canyon,ai cui lati si ergevano altissime pareti di pietra rossa, si aprì davanti a noi l’immensa distesa di un altopiano brullo e pietroso, era evidente che non c’erano rifugi in cui riparare per la notte. Ci eravamo già rassegnati a dormire all’addiaccio quando Zlatan, abituato a vedere nell’oscurità più di chiunque altro, scoprì l’ingresso di una caverna che si apriva sul fianco di una collinetta pietrosa. “
Sembra l’inizio di un lungo corridoio” disse. “Vediamo dove porta – aggiunse Dorik- ma teniamo gli occhi aperti “Istar accese la torcia e si inoltrò per primo, lo seguimmo in silenzio, i sensi all’erta per cogliere anche il più piccolo segnale di pericolo. Man mano ci inoltravamo ci rendevamo conto che il percorso era in discesa e ci portava giù, nel sottosuolo. Alla fine del lungo corridoio sbucammo in un vasto atrio dal quale partivano altri corridoi, dal soffitto e dalle pareti spillavano incessantemente rivoli di acqua che avevano formato, col passare dei secoli , enormi stalattiti. Ci radunammo al centro della stanza, la fiamma delle torce proiettava sulle pareti lunghe ombre che parevano danzare ininterrottamente. Tutto sembrava tranquillo ma non abbassammo la guardia, c’era qualcosa di sinistro in quel luogo. Era come se centinaia di occhi ci stessero osservando.
Jiraya Avevo l'impressione che qualcosa si muovesse intorno a noi, sentivo rumori strani, ma erano troppi per distinguerli l'uno dall'altro. ad un tratto il pavimento cedette e precipitammo in un abisso oscuro, mi risvegliai un po' intontito, ero cascato su qualcosa di vischioso: "Bleah, che diamine è sta roba appiccicosa?" Mi alzai da terra e feci un po' di luce con la mia fiamma, cercavo i miei compagni, sperando non si fossero feriti nella caduta... Vidi qualcuno che tentava di liberarsi dalla roba vischiosa, il suo boffonchiare sommesso mi fece subire intuire di chi si tratta: "Dorik, sei tu?" "Si, sono io &%$&%&£&$!" rispose il nano con una certa fantasia. "e ci sono anche Ile e Zlatan"beh, per fortuna non son da solo, di certo non sarei uscito vivo di qui senza qualche aiuto.
Ileanor “Accidenti! Ma che....” la frase si spense in un gemito per il lancinante dolore alla spalla, evidentemente nella caduta mi ero ferita. “ Tutto a posto Ileanor?” domandò Dorik “ Sì certo “ risposi., non volevo dare ulteriori preoccupazioni ai miei compagni, con fatica presi la mia sacca , ne estrassi due foglie di Eldiar e le portai alla bocca , noi elfi usavamo quelle preziose erbe per alleviare il dolore causato dalle ferite. ”Ci siamo tutti?” “No- rispose Jiraiya- Jabba , Istar, Phoenix e Himo non sono con noi “. Che ne era sto di loro? La prima cosa da fare ora era capire dove eravamo finiti. Con raccapriccio mi resi conto di muovermi su un terreno viscido e molle: un terreno vivo. Lo shamano fece luce svelandoci l'ambiente circostante, scoprimmo così di essere al centro di una caverna buia , il caldo era infernale. Fu solo in quel momento che mi decisi guardare il pavimento: Larve! I nostri piedi poggiavano su enormi bianche larve che si muovevano lentamente. Mi sentii mancare il respiro: “ Ragazzi.....” nessuno rispose, tutti fissavano come me quell'ammasso viscido e informe.
Jiraya Ad un tratto mi venne un terribile pensiero, nonostante non fossi un entomologo, capii anch'io che quelle larve di certo non erano lasciate lì da sole, mi concentrai per aumentare la fiamma e vedere bene tutto il territorio circostante, improvvisamente vidi una cosa orribile: formiche giganti! Migliaia di formiche! "Ragazzi! Formiche! Tante formiche!!!" "Sono Nurse ant!" Spiegò Ileanor, che era certamente la più colta tra di noi: "non ci lasceranno certo andare via dopo quello che abbiamo fatto alle larve". Le formiche emisero una specie di suono molto acuto, da far accapponare la pelle, e si lanciarono all'attacco: il primo a caricare fu Dorik, vista la sua capacità di recupero formidabile, si era già rimesso in sesto e caricava a testa bassa come un piccolo carrarmatino; Ileanor scoccava micidiali frecciate che uccidevano un insetto ad ogni colpo; mentre Zlatan correva a zig-zag tra le formiche, colpendole in punti vitali e facendole stramazzare a terra in pochi secondi; "e io?" pensai, "non
riesco a batterle, non funzionano le fiamme, son troppo resistenti, oppure sono io che sono troppo debole...", mi sentivo debole, la mia unica utilità in quel momento era potenziare temporaneamente i miei compagni, così mi misi in disparte, concentrando le mie deboli forze sui miei amici, accrescendo la loro forza e resistenza. Il mio aiuto non fu determinante, ma aiutò un pochino, il che mi fece sentire leggermente meglio. In poco tempo le formiche si accorsero che quei tre formidabili combattenti erano troppo per loro, così si ritirarono nelle profondità della loro tana. Finita la battaglia sentimmo una voce: "Ma p-orco cane! Mi si è scheggiata una spada! E ora dove lo piglio un fabbro che me la rimetta a posto?". Di certo si trattava di Istar e non tardammo a capirlo, visto il suo tono di voce virile e forte. "Istar, dove sei? Non ti vediamo." Disse Zlatan, tutti cercavamo nei dintorni il nostro compagno. Nello stesso momento, dal profondo della tana dove erano fuggite le Nurse, si senti uno strano verso, come quello di venti formiche insieme, che mi fece accapponare la pelle, ma questo per ora ebbe l'unico effetto di aumentare la mia voglia di ricongiungermi agli altri...
Jabba Una lama cadde dal cielo, infrangendo le difese del grande drago nero, il quale cadde a terra in ginocchio, e ansimante... alzò di colpo il capo, gli si leggeva negli occhi l'odio, e la rassegnazione, era stato sconfitto, assoggettato al volere del suo rivale, ed ora non aveva altra scelta, così, mentre il suo avversario lo caricò per dargli il colpo di grazia, il drago aprì le ali e si diede a una ingloriosa fuga. L'uomo era visibilmente provato dalla lotta, aveva grandi macchie di sangue, sulle vesti e sul corpo, di certo non erano solo delle ferite del suo avversario, aveva una gamba insanguinata, il volto, deturpato, e un braccio che non si muoveva ormai più, così, il Gran Kain osservava la fuga dei demoni dalla città degli dei, incapace di muoversi, incapace di inseguire quelle orride creature che avevano attaccato a tradimento il suo bel palazzo. Einhasad gli si avvicinò, la lotta non era finita, così sorreggendosi l'uno all'altro si avviarono insieme alle altre divinità superstiti verso la sala della meditazione. Il tempo stringeva, non potevano permettere che i demoni figli di Shillen devastassero ulteriormente la terra, così il gran Kain aiutato dai suoi figli e dalla sua consorte, evocò il potere degli elementi, subito la stanza si illuminò, raggi di luce multi colore saettarono per la stanza, finche non andarono ad schiantare contemporaneamente sul pavimento di marmo della stanza e scomparvero. Al loro posto si materializzarono 6 sigilli a forma di pietre di colore azzurrino, per imprigionare i sei figli della malvagia dea, e infine un ultimo grande sigillo immateriale per rinchiudere Shilllen e i suoi figli al centro della terra, nascosti ai mortali, in modo che non potessero mai più devastare il mondo. Il rito era finito, e Kain stanco dalla lotta contro i demoni e dalla evocazione si accascio a terra e disse: " non sono stato in grado di esiliarli per sempre...torneranno". Jabba si alzò di colpo, gli girava un po’ la testa, probabilmente la caduta doveva avergli causato più danni di quanti non se ne augurasse, volle d'improvviso coricarsi sulla roccia, e riposare, ma si ricordo' perchè fosse qui all'ant nest, "devo trovare il primo sigillo" così si alzò e inizio a cercare i compagni.
Zlatan Cercando di capire da dove arrivava la voce di Istar, scrutai velocemente le pareti della stanza in cui eravamo caduti. Sul lato sinistro verso l'alto vidi una piccola fessure, possibile che i nostri amici fossero dall'altra parte? Mi avvicinai alla parete e senti le voci aumentare, provai a chiamare e risposero che tutto andava bene (a parte Istar lamentarsi per le sue spade, e Phoenix per essersi sporcato la sua tunica bianca) si, i nostri amici erano dall'altra parte. Ma come fare per ricongiungersi? Intanto un cupo rumore si stava avvicinando, il tempo per agire era poco, dovevamo inventarci qualcosa.
Ileanor Zlatan , Dorik ed io ci guardammo per un secondo senza parlare , sapevamo bene che cos’era quello strepitio che arrivava dal fondo della caverna “ La Regina – urlai – si sta dirigendo verso di noi…presto presto ! “Ci precipitammo a ridosso della muro di detriti e incominciammo a scavare freneticamente con le mani, capimmo che dall’altra parte i nostri compagni facevano altrettanto. Dorik, con una forza insospettata ,spostava macigni enormi e Zlatan si aiutava con la daga per sbriciolare il terriccio Il dolore alla spalla era insopportabile e non riuscii a mascherare una smorfia di dolore, questo non sfuggì al nostro capo “ E così andava tutto bene eh? Pazienta ancora un po’, quando ci ricongiungeremo agli altri Jabba ti saprà curare“ Gli risposi con un debole sorriso riconoscente….dubitavo che saremmo riusciti ad abbattere il muro prima che la Regina ci individuasse, le sue antenne, lo sapevamo tutti, ci stavano cercando nel buio : quale miglior banchetto per sé e le sue larve! Il rumore si faceva più vicino sempre più vicino, grida di incitamento provenivano dall’altra parte della parete. Ad un tratto un urlo di terrore ci bloccò, ci voltammo , spalle alla parete, Jiraiya aveva acceso un fuoco e guardava con occhi sbarrati un’orribile creatura: lei era lì. Alta più di dieci uomini , si ergeva sulle zampe posteriori , la sua corazza era spessa e sembrava impenetrabile, intorno a lei un esercito di formiche, le cui zanne si muovevano incessantemente, erano pronte ad attaccarci. La Regina emise un acuto suono e si avventò su di noi. Impugnammo velocemente le armi pronti a combattere ma eravamo consapevoli che quella sarebbe stata la nostra ultima battaglia. Un boato e poi una violenta luce …alle nostre spalle Phoenix, chiamando a sé tutto il suo potere, scagliò verso la Regina la più potente delle sue magie.
Jabba Sapevo che gli altri erano dall'altra parte di quello strato di rocce... li sentivo scavare anche se, scavando a nostra volta, facevamo un rumore terribile. La mia poca forza non mi permetteva di aiutare molto negli scavi quindi decisi di mettermi in meditazione per infondere forza nelle possenti braccia di Istar e nelle agili mani di Himo. Intanto Phoenix usava il suo potere per sgretolare le rocce più resistenti. Lo scavare continuava incessante da parecchi minuti ormai, velocizzandosi negli ultimi istanti dopo aver sentito le grida di alcuni nostri amici... Il terreno reso vischioso dalle larve sicuramente non aiutava il lavoro e il caldo umido di quel posto rendeva faticoso anche il più piccolo movimento. Ad un tratto sentimmo un rumore accecante. Ci tappammo le orecchie cercando di capire da dove provenisse. Veniva dall'altra parte della parete! Cominciammo a scavare più veloce ma l'altro lato ancora non si vedeva. Fu così che Phoenix, preso dalla rabbia e dalla disperazione ci allontanò di colpo e, raccolte tutte le sue forze, scagliò un potentissimo incantesimo contro la parete. Per un attimo si illuminò tutta la grotta in cui eravamo, la luce divenne quasi accecante e ci coprimmo tutti gli occhi per istinto. Quando li riaprii vidi un enorme squarcio nel muro di rocce, i nostri compagni allibiti oltre a esso e l'enorme e famigerata Queen Ant che indietreggiava scossa dal potente colpo ricevuto. Passammo velocemente dall'altra parte e ci riunimmo col resto del gruppo. Le formiche, prese alla sprovvista non sapevano che fare e non avanzavano... forse cercavano di proteggere la Regina o forse erano solamente spaventate da quell'enorme dimostrazione di potenza... Vidi subito la profonda ferita sul braccio di Ileanor e, pronunciando la sequenza di parole arcane utili al compimento dell'incantesimo, incominciai a guarirla. Anche se lo avevo visto molte volte mi meravigliai della potenza della mia magia... il sangue smetteva di uscire e la carne lacera si ricomponeva ad una velocità impressionante. In pochi secondi la spalla di Ileanor era perfetta come prima. Intanto le formiche avevano cominciato la carica. Le tenevamo senza problemi, molte cadevano ancora prima di raggiungerci per mano delle mortali frecce di Ileanor, delle ondate di acqua magica di Phoenix e del fuoco sacro di Jiraiya. Le
poche che arrivavano fino a noi cadevano sotto le lame affilate di Himo e Zlatan e sotto i colpi potenti di Istar e Dorik. Mentre i miei amici combattevano io me ne stavo qualche passo indietro, immerso in una mistica concentrazione, a lanciare magie sui miei compagni. A volte per curarli a volte per dare energia alle loro membra, che grazie a me, acquistavano un vigore divino, aumentando notevolmente la velocità e la potenza dei colpi. Ad un tratto le formiche si fermarono. Si fecero da parte senza più attaccare. La Regina era tornata ed era di nuovo pronta a combattere. Spiccò un salto immane, e in men che non si dica era di fronte a Zlatan, pronta a colpirlo con una delle sue enormi zampe. L'elfo oscuro, grazie alla sua agilità, riuscì a schivare il colpo e corse verso il gruppo che intanto si era riunito vicino a me, qualche metro più indietro. Mentre Zlatan correva io mi svegliai dal torpore mistico e, con furia, lancia il mio incantesimo più potente. Migliaia di radici spuntarono dal terreno sotto le orride zampe della Regina e la immobilizzarono. A quel punto gli altri cominciarono ad attaccare la Regina ormai impotente. Le lame scalfivano a fatica il carapace dell'animale e le frecce spesso si spezzavano a contatto con le sue scaglie, ma finalmente, dopo poco, la Regina si accasciò morta, caduta sotto un pesantissimo colpo dell'ascia di Dorik. Le formiche fuggirono lasciandoci completamente soli. Il buio era fitto ma grazie ad un incantesimo di Jiraiya riuscimmo a fare un po’ di luce nella grotta. Si sentiva una leggera brezza, segno che c'era un apertura vicino. Facevamo per andarcene quando ad un tratto Istar notò qualcosa riluccicare vicino al corpo morto della Regina. Ci avvicinammo tutti per vedere meglio. Erano tre pietre. Tre piccole ma bellissime pietre di colore diverso luccicavano alla luce del fuoco magico di Jiraya. Le presi in mano e, dopo averle esaminate un attimo dissi: "Queste... sono tre dei sette sigilli. Antiche storie raccontano che tre dei figli di Shillen furono rinchiusi nel corpo di una creatura dannata, costretta ad abitare per sempre nelle viscere della terra... pensavo fossero solo leggende, e soprattutto non pensavo si riferissero alla Regina..." Una scossa di terremoto ci fece traballare per un secondo. La frana di prima aveva completamente distrutto le fondamenta di questa immensa città delle formiche. "Dobbiamo uscire, immediatamente!" urlò Dorik. Quattro sigilli mancavano all'appello, e la strada per Giant's Cave era ancora molto lunga.
Himo Durante tutto il viaggio che ci aveva lentamente condotto alle caverne ero stato il più silenzioso della compagnia, fugace come un ombra, perfino il misterioso elfo oscuro unitosi alla ricerca aveva avuto modo di scambiare brevi battute con i compagni dai quali mi ritraevo con un certo timore.. Non sò con esattezza da che cosa questo fosse dipeso, certo non ero un grande socializzatore, ma ciò derivava da un infanzia segnata dalla morte prematura dei genitori nella quale ero stato maggiormente a contatto con le creature della foresta e dei laghi che non con gli abitanti del mio villaggio natale, questa volta sentivo, però, che c'era qualcosa di diverso.. Il timore derivava da una sorta di rispetto misto ad ammirazione per quegli avventurieri leggendari di cui solo nei racconti avevo sentito parlare e di cui ora mi ritrovavo compagno. Certo, le mie abilità si erano accresciute negli anni, e tra gli elfi nessuno mi equiparava in velocità quando in combattimento portavo colpi con la daga, ma da qui a ritrovarmi parte di una spedizione con i più valenti membri delle razze era un qualcosa che mai mi sarei potuto immaginare... Questi erano i pensieri che avevano assillato la mia mente durante tutto il cammino, ma da qualche secondo la mia mente era vuota, la roccia era venuta a mancarmi sotto i piedi ed ero sprofondato assieme ai miei compagni in un' oscurità impenetrabile perdendo conoscenza nella caduta.. Ora col pensiero viaggiavo sui prati in fiore inondati di sole dove da bambino mi misuravo nella corsa sfidando i cerbiatti, e potevo sentirne addirittura il profumo, non avevo idea di quanto tempo fosse passato dalla mia predita dei sensi, ma nemmeno mi importava, stavo godendo della più assoluta tranquillità, quando d'un tratto il sogno e la realtà si fusero in un unico istante che riaccese tutti i miei istinti e mi salvò la vita. Riaperti gli occhi, infatti, feci appena in tempo a rotolarmi lateralmente per accorgermi con orrore delle zanne di una formica che si schiantavano li dove, fino a pochi istanti prima, poggiava la mia
testa; la paura di essere stato cosi vicino alla morte mi scosse definitivamente dallo stato di torpore in cui ancora mi trovavo e mi diede un inaspettata energia per contrattaccare, se non altro tutta la mia vita aveva sempre giocato sull'esile confine che separa il nostro mondo dall'aldilà ed una sfida all'ultimo sangue rappresentava per me un invito a nozze. Sfortunatamente per lei la prima formica che mi si accasciò ai piedi sembrava non esserne a conoscenza e, come lei, non lo erano neanche le altre tra le quali mi gettai come un lampo trafiggendo le loro corazze con la mia lama.. A breve avevo coperto la distanza che mi separava dai miei compagni, ed ero quasi a due passi da Jabba quando un violentissimo stridio mi squarciò le orecchie costringendomi a terra riparato dalle rocce; la regina delle formiche si presentava ora al nostro cospetto in tutta la sua orribile magnificenza e non pareva intenzionata a farci gli onori di casa.. Ci scagliammo contro di lei come un unico corpo e in quel momento capii perchè "Le Aquile" erano conosciute e temute in tutta Aden, i loro membri infatti si offrono alla battaglia senza riserve e sembrano come legati da un intesa innata che li rende temibili per ogni avversario; e tuttavia l'avversario questa volta non era certo comune, nonostante il nostro impeto, infatti, la dura corazza della Queen Ant respinse la prima serie di attacchi costringendoci a ripiegare per evitarne la controffensiva e fu solo grazie al potente incantesimo di immobilizzazione di Jabba che potei salvarmi da una morte certa.. Procedendo dunque con più cautela tornammo all'attacco suddividendoci, però questa volta, su più lati contemporaneamente.. Le forze iniziavano a venirmi meno quando il mio sguardo ne incontrò altri due.. precisamente quello di Dorik, capo delle Aquile, e quello di Zlatan il misterioso figlio delle tenebre unitosi a noi in quest'impresa; senza bisogno di parole immediatamente capimmo il da farsi e sospesa l'offensiva per un attimo i nostri tre attacchi esplosero in un unico quanto fatale colpo: la regina, distratta dalle frecce di Ileanor dai colpi di Istar e dalla magia di Phoenix, non fece caso alla nostra combinazione e questo le costò la vita.. Nell'arco di un secondo i colpi più forti, rispettivamente mio e di Zlatan, piegarono la scaglie della corazza alla base del collo del mostro aprendo il passaggio per la micidiale ascia di Dorik, che ne lacerò le carni recidendone quasi completamente la testa dal resto del corpo. D'improvviso un silenzio innaturale scese nella caverna, per poi lasciare spazio ad un irrefrenabile grattare ed annaspare di zampe sulla roccia segno che le formiche battevano in ritirata.. Era fatta, avavamo vinto la battaglia ma.. che fatica! ^^
Ileanor Dopo esserci riposati per qualche ora il Profeta ci comunicò la prossima meta : Il Giardino di Eva; affidandosi a lui la compagnia si incamminò verso Est. Le spie di Malvik erano ovunque, decidemmo, perciò,di evitare la strada maestra tagliando per l'aperta campagna e, lontani da occhi indiscreti, ci tenemmo alla larga anche dai piccoli villagi. Percorremmo molte miglia facendo solo brevi soste per riprendere fiato e, una vota oltrepassato il territorio di Giran, prendemmo verso Sud. Era ormai notte inoltrata quando davanti ai nostri occhi si aprì il paesaggio delle sconfinate Pianure del Silenzio. La vasta distesa erbosa era disseminata qua e là da profonde paludi la cui superficie era coperta da un tappeto di alghe luminescenti che conferivano all'ambiente un aspetto irreale , piccoli ponti ci permettevano di oltrepassarle senza pericolo alcuno. Nel buio, reso meno intenso dal fioco chiarore di quelle paludi, si scorgevano gli imponenti profili di grandi statue che si ergevano verso il cielo come monoliti. Quel luogo incuteva una sorta di rispetto e le poche parole che ci scambiammo furono pronunciate in un sussurro per timore che , rompendo il silenzio di quel luogo, l'ira di un qualche dio potesse abbattersi su di noi.
Già albeggiava quando giungemmo alla spiaggia che segnava il confine fra la terra e il mare . L' enorme distesa d'acqua ci sbarrava il cammino. Mentre osservavo l'ipnotico movimento delle onde sul bagnasciuga pensavo : domani Sharanna morirà se non ci affrettiamo ! Ed ora? Jabba estrasse una mappa rudimentale “ Eppure qui è indicato un passaggio” Guardando meglio sotto il pelo dell’acqua scorgemmo i resti di un antica costruzione. Ci immergemmo e seguimmo i il percorso di quella che un tempo doveva essere la porta di accesso della nostra meta. Sotto i nostri occhi si aprì una voragine e, dopo aver ripreso aria in superficie, vi ci immergemmo. Era una sorta di labirinto subacqueo , un fenditura portava ad un’altra , l’ossigeno iniziava a mancare e ormai pensavamo di risalire quando finalmente giungemmo alla fine del dedalo sbucando in una sala sopra il livello del mare, all’asciutto. Ci rendemmo immediatamente conto di essere giunti in un luogo di rara bellezza, seguendo i lunghi corridoi potemmo ammirare le alte pareti ricoperte di azzurri marmi pregiati dalle quali a tratti zampillavano cascate d’acqua limpida che , alla fine del salto, si raccoglieva in piccoli ordinati ruscelli scavati nel pavimento di marmo bianco. Intuivamo che al di la di quelle pareti c’erano altre stanze e ne cercammo l’ingresso, “ Eccolo” urlo Phoenix . Una grande porta cristallina ci separava dalla sala principale “ Non ha serrature, come la apriamo ? “ chiesi con stupore.” E’cristallo , potremmo abbatterla” rispose Himo. Ci avventammo sulla porta con le armi ma ne’ le daghe , ne’ le spade ne’ l’ascia di Dorik riuscivano a scalfirla. Phoenix lanciò inutilmente le sue magie. Nulla, era invalicabile. “ Non è cristallo “ Tutti ci voltammo a guardare il piccolo Jiraiya “ Come? “ “ E’ ghiaccio aggiunse timidamente- le vostre armi non servono, solo la potenza del fuoco la può abbattere” Senza porre tempo in mezzo, si concentrò e scagliò le sue mirabili magie di fuoco contro la parete di ghiaccio. La sua arte non era ancora affinata ma capivamo che faceva ogni sforzo per riuscire nell’intento, aveva quasi consumato tutte le sue energie quando finalmente la porta cedette e noi potemmo oltrepassarne la soglia. Quello che vedemmo ci lasciò esterrefatti, la stanza era molto ampia, anche questa ricca di marmi e pietre rare, al centro sorgeva un grande gazebo le cui colonne d’oro sorreggevano un tetto anch’esso d’oro cesellato con mirabile fattura. Ma ciò che veramente ci lasciò senza respiro fu la vista di quattro angeli dalle grandi ali di ghiaccio che proteggevano uno scrigno posato al centro del chiosco.
Jiraya Al centro della sala vi era uno scrigno sorvegliato da quattro angeli che risplendevano come cristalli di luce. "ehi, mica è stato molto difficile" disse Phoenix avvicinandosi al presunto frutto della nostra ricerca. "Attento!" urlò Jabba, mentre un angelo sguainava la sua enorme spada e infliggeva un fendente rivolto al mago elfico, fortunatamente. Phoenix non era un novellino e prontamente schivò il colpo angelico e ritorno al nostro fianco. "Fiuuuu, c'è mancato poco..." disse sbuffando, in quel momento gli angeli si misero tra lo scrigno e noi, mostrando le loro armi affilate come rasoi e resistenti come il mithril. "Questi qui pare non abbiano molta voglia di lasciarci fare il nostro dovere, sfortunatamente Sharanna non ha tutto questo tempo, quindi dovremo sbrigrcela alla vecchia maniera" fece Dorik e detto ciò. si lanciò a testa bassa contro quelle creature apparentemente calme e gentili, ma con una forza ed un furore devastante. Nel frattempo di udì una voce provenire dal nulla dire: "Avventurieri. Questa è una prova, sconfiggete i guardiani ed avrete le tre pietre.", non ci fu bisogno di ripeterlo due volte, io e Jabba ci concentrammo per infondere forza nelle braccia e nelle menti dei nostri amici, cercando intanto di bloccare i nemici con formule arcane. Ileanor lanciava micidiali freccie, che devastavano i nostri nemici e le loro corazze, Phoe continuava a sussurrare parole elfiche per lanciare potenti magie,
mentre Himo, Zlatan, Dorik ed Istar combattevano al massimo delle loro forze. Ad un tratto gli angeli si disposero ai quattro lati della stanza e crearono sopra le nostre teste un grosso cerchio, "Attenti!" gridò Jabba, poi una forte luce ci investì: quando riaprii gli occhi vidi Jabba sfinito, con tutte le sue forze aveva creato uno scudo protettivo per parare la magia arcana. "Attenti, ci riprovano!" gridò Zlatan, "non ci riusciranno!" disse Istar lanciandosi contro l'angelo di destra, lanciammo contemporaneamnte tutti i nostri attacchi e uccidemmo uno di loro...
Dexter Fortunatamente l'uccisione di uno degli angeli impedì ai rimanenti tre di ripetere la devastante magia, allorchè i loro occhi si riempirono ancor più di rabbia... tutti tranne quelli di uno, che non fece in tempo a cambiare espressione del volto, dato che improvvisamente una lama da dietro le sue spalle aveva perforato il suo collo da parte a parte... Il gruppo di Aquile rimase sorpreso, ma ebbero pochi istanti per rendersi conto che la battaglia non era ancora vinta. Sentirono una voce provenire da dietro l'angelo appena trafitto: Dexter: "IL COLLO!! MIRATE AL COLLO! E' IL LORO PUNTO DEBOLE! TRA L'ELMO E LA CORAZZA!!" Quando l'angelo cadde a terra videro un uomo coperto da un armatura molto scura ma leggera, dai folti capelli rossi e con in mano una spada corta ma estremamente elaborata, ma non ebbero tempo di soffermarsi ad osservarla, dato che i due angeli rimanenti erano già addosso al gruppo Uno di essi incrociò la spada con le due di Istar, mandandolo in ginocchio Istar: "ZLATAN! HIMO!" I due elfi si lanciarono dai lati opposti cercando di colpire l'angelo appena sotto la testa, lui tento' di scansarsi ma la sua spada era incastrata fra quelle del possente gladiatore e non fece in tempo ad indietreggiare che le due lame elfiche gli tagliarono la testa di netto. Contemporaneamente l'altro era giunto addosso al possente nano e stava per colpirlo con la sua lunga spada, quando ad un tratto Phoenix il grande mago elfico lanciò un potente incantesimo che lo immobilizzò proprio mentre la sua lama stava per centrare Dorik nello stomaco.. Phoenix: "Ok, sono riuscito ad addormentarlo" tutti volevano sferrare il colpo di grazia al mostro ora indifeso, ma la prima ad agire nonostante fosse la più distante fu Ileanor, con una precisissima frecciata appena sotto l'elmo mise fine alla vita anche dell'ultimo nemico Jiraiya: "FIUUU, stavolta abbiamo rischiato.." Himo: "HEY TU!! CHI DIAVOLO SEI!?" indicando l'uomo misterioso Dexter: "Per chi non mi riconoscesse sono Dexter, eppure dovreste aver sentito parlare di me..." Dorik: "Hey sei proprio tu!! Ma.. ti ho visto coi miei occhi cadere dalla cima della Torre di Cruma!" Dexter: "E' vero, sono morto... ma qualcuno mi ha riportato in vita..." *forti rumori di passi in lontanaza* "non c'è tempo per fermarsi a chiaccherare ora, prendiamo i sigilli e andiamocene di qua!!" L'umano si avvicinò al forziere e capì subito che non sarebbe stata cosa facile forzarne il lucchetto Dexter: "Posso provare a dischiuderlo, ma mi ci vuole del tempo" Dorik: "Con permesso..."
Il nano si caricò il forziere sulle spalle, era grosso quasi quanto lui ma non sembrava accusarne troppo. Dorik: "FORZA SVELTI! DA QUESTA PARTE!!" Ileanor si avvicinò a Jabba, e lo imboccò con un Eldiar, il profeta si riprese e capendo subito la situazione diede velocemente vigore magico alle sue gambe e a quelle dei suoi compagni. I nostri eroi corsero con tutta la forza che avevano e si rituffarono in acqua, dopo una lunga nuotata riemersero in superficie, oramai il pericolo era scampato... Dorik: "Raggiungiamo la costa e accampiamoci" eseguirono gli ordini, erano tutti parecchio stanchi e spossati dopo una giornata così dura.. Dexter: "Ok, ora vediamo di aprire questo forziere" Istar: "Lascia fare a me!" E diede un colpo di spada fortissimo che intacco' il lucchetto, che pareva avere una resistenza innaturale.. Dexter: "ehm... forse è meglio che provi con i miei utensil...." *SBRAAAAM* un’asciata potentissima del nano spezzò definitivamente il lucchetto Dorik: "ecco fatto ^^" Il forziere era colmo di monete, e fra queste spiccavano 3 dei tanto sudati sigilli Ileanor: "Eccoli finalmente... ora ne manca solo uno..." Jiraiya: "wow e quanti soldi!! con questi possiamo rifarci il guardaroba!" Dorik: "Prendetene quanti potete ma cercate di non appesantirvi troppo, il viaggio è ancora lungo... tu piuttosto... Dexter... credo che ci devi qualche spiegazione ora..." Dexter: "Certo.. Come qualcuno di voi ricorderà.. tempo fa facevo parte dell'esercito del Fuoco Malvagio.. fummo nemici in campo e credo che alcuni di voi ancora ricordino la mia faccia.. ai tempi del nostro scontro io non ero certo uno dei più valorosi fra le mie fila.. ma da quel giorno mi allenai duramente, tant'è che feci dei progressi impressionanti.. tutto ciò mi portò addosso l'invidia dei miei compagni, che non riuscivano a sopportare l'idea che un ragazzo così giovane avesse raggiunto una padronanza così tecnica della propria arma, e nonostante la mia poca esperienza avessi una grande astuzia in battaglia.. cosicchè fui pian piano emarginato dal gruppo, l'unico a cui potevo rivolgermi era il mio capo, EvilDeka... purtroppo, come forse saprete, è partito per un lungo viaggio fuori dai confini di Aden, e nessuno sa dove possa essere ora... fattostà che sciolse l'ordine del Fuoco Malvagio, il giorno stesso dello scioglimento, quando Deka ci lasciò, venni circondato da una decina di quelli che fino a un momento prima avevo chiamato compagni... mi percossero con calci, pugni, bastoni...che momento terribile fu..." Ileanor: "Mio Dio, ma sono bestie..." Dexter: "Mi lasciarono moribondo sulle rive di un fiume.. da quel momento in avanti cominciai a girovagare per i sentieri di Aden.. non avevo armi, nè armature, non avevo soldi, non avevo una meta.. non avevo uno scopo nella vita..." Dorik: "Fino a che non incontrò me..." Dexter: "Ebbene si... il mio antico nemico mi porse la mano in segno di aiuto... quando oramai credevo di aver perso tutto, mi accorsi di quanto fui sciocco da adolescente ad unirmi alla sete di sangue e di ricchezza che mi propinava il mio vecchio clan, e rimasi folgorato dalla bontà d'animo di questo nano.. egli mi prese con se, mi curò, mi nutrì, mi regalò questa splendida armatura e quest'arma.. ammiratela, non vedrete mai nella vostra vita una spada corta più letale di questa.. raccolta dalle fredde mani del più grande degli assassini, ed ora sono io che la brandisco.." Dorik: "sisi ok questa parte la sapevo già.. VAI AVANTI!!" Dexter: "bene ehm dunque.. io e Dorik avevamo deciso di scalare da soli la Torre di Cruma, ce la cavavamo egregiamente contro tutti i mostri, ma giunti in cima qualcosa di strano.. un mostro alato
mai visto ci attaccò e io caddi dalla torre sfracellandomi al suolo.. mi risvegliai qualche giorno dopo in un castello a dir poco terrificante.. Malvik in persona mi aveva riportato in vita e mi aveva condotto nel suo covo.. mi parlò del suo piano di conquista.. mi disse che pensava di rapire una delle Aquile, e successivamente di attirarvi tutti in una trappola, inoltre avrebbe fatto in modo che voi recuperaste tutti i sigilli e glieli portaste.." Jabba: "Spaventoso.." Dexter: "Si, la sua astuzia è pari solo alla sua malvagità.. ma non gli diedi la soddisfazione, neanche sotto tortura, di cedere ai suoi comandi... una notte evasi dalla mia stanza, riuscii a recuperare il mio equipaggiamento e scappai furtivamente dalla sua dimora, o forse fu lui stesso a lasciarmi andare.. forse aveva capito che non avrei mai ceduto di nuovo a male.." Ileanor: "Che racconto incredibile..." Dexter: "da quel momento cercai di rimettermi in contatto con Dorik, ma quando finalmente giunsi al suo rifugio, seppi che l'aveva lasciato per ricongiungersi al resto delle Aquile, allora decisi di aspettarvi lungo la strada, ero certo prima o poi sareste passati di qui" Himo: "Hey, ma perchè non ti sei presentato a noi PRIMA che incontrassimo gli angeli?!?" Dexter: "Beh.. quando mi unisco ad un gruppo voglio prima essere cosciente delle potenzialità di ognuno dei membri che lo compone.. diciamo che vi ho voluto osservare per qualche minuto nascosto nell'oscurità.." Jabba: "Un gioco pericoloso, non credi?" Dexter: "Andiamo.. quei quattro angelucci non erano poi di una potenza irresistibile.." Dorik: "Dexter, sono contento di rivederti.. bentornato!"
Jabba Un altro eroe si era aggiungo alla compagnia. Ormai si poteva dire che i più forti di ogni razza giravano insieme per le strade di Aden. La vittoria contro gli Angeli li aveva riempiti di fiducia e ora avanzavano quasi correndo verso le Cave dei Giganti. Mentre il gruppo percorreva i chilometri restanti molti dubbi addombravano la mente di Jabba... "Troppe cose non tornano..." disse tra se e se, "non ha senso che Malvik faccia prendere a noi i sei sigilli che gli mancano... di certo non ha problemi a prenderesli da se... un Negromante della sua stazza quei quattro Angeli se li sarebbe mangiati in un attimo e un forziere ben chiuso non gli avrebbe certo impedito di prendere il suo tesoro... non ha senso..." Non sapeva se parlarne con gli altri, non aveva certo l'intenzione di scemare l'ardore della recente vittoria e poi... quel Dexter non lo convinceva del tutto... è scappato o Malvik lo ha lasciato andare? Come ha oltrepassato il muro di ghiaccio per entrare al Garden of Eva? Mentre Jabba pensava a queste cose la compagnia si stava muovendo verso Nord sotto una pioggia torrenziale... in quei luoghi era troppo caldo per la neve, ma la brutta stagione arrivava lo stesso. Dopo qualche giorno di cammino, arrivati al Villaggio dei Cacciatori, girarono verso Nord-Est in direzione Giant's Cave. Il paesaggio si faceva sempre più spoglio di piante e animali, la nebbia era ormai persistente e non li abbandonava ne di giorno ne di notte. Camminarono parecchi giorni quasi alla cieca visto che avevano perso ogni tipo di riferimento a causa del cielo perennemente coperto. Finchè, una mattina, arrivarono all'entrata delle Cave. L'ingresso era maestosamente grande, era come un'enorme fenditura sul fianco della montagna. Sembrava quasi che una luce azzurro-verde pulsasse nelle sue insenature. Nessuno aveva il coraggio di entrare finchè Dorik prese parola e si fece avanti: "Non si è mai visto un nano aver paura ad entrare in una grotta!" ma si capiva che le sue parole erano spezzate dal timore e dalla paura. Piano piano il gruppo si fece avanti. L'interno era completamente buio così accesero due torce grazie all'aiuto del fuoco magico di Jiraiya.
Appena le torce si accesero illuminarono un immenso salone completamente vuoto a parte quattro enormi colonne che sorregevano il soffitto. In fondo a questo salone si notava un'apertura che dava ad una enorme rampa di scale che scendevano vertiginosamente. I compagni avanzarono facendosi forza a vicenda, purtroppo però nessuno aveva notato una cosa: I sei sigilli dentro la sacca attaccata alla cintura di Jabba si erano illuminati. Il settimo e ultimo sigillo era vicino.
Sharanna Il tempo era inesorabilmente passato e uno dopo l’altro i dieci giorni erano trascorsi. Sharanna aveva passato tutto questo periodo rinchiusa in un’angusta cella di pietra, senza alcuna apparente apertura, rischiarata solo dalla flebile luce verdastra proveniente da arcane rune incise sulle pareti, opera dei giganti aveva subito intuito la sacerdotessa. Da momento della cattura non aveva avuto nessun contatto col suo carceriere, nulla si era mosso nell’oscura cella e neanche le era stato portato del cibo. Poteva solo percepire il passare dei giorni sentendo la natura risvegliarsi ogni mattina e addormentarsi al calar della sera, ma erano sensazioni lontane, mentre attorno a lei aleggiava un’aura oscura e opprimente. E nelle interminabili ore la sofferenza fisica era nulla ripetto al tumulto che si agitava nella sua mente. Innanzitutto ripensava con tristezza al momento della sua cattura. Aveva lasciato Heine per recarsi alla sua terra avita su diretto invito della casta regnante di dirigire i rituali dell’annuale festa di Eva. Era un grande onore e la gioia aveva riempito il suo cuore: quanto sembravano lontani i giorni in cui il suo popolo la vedeva come un esule per aver cercato la propria strada nel mondo! Ora finalmente grazie anche alla sua lunga opera diplomatica e il favore di Eva sembrava che gli elfi si potessero nuovamente aprirsi al mondo, e non voleva certamente perdere questa occasione per esprimere al suo popolo le proprie idee. Si era quindi subito incamminata insieme al mago Phoenix, desideroso anche lui di rivedere le terre della sua gente. Il viaggio era stato tranquillo, ed erano riusciti a raggiungere la splendida foresta sacra prima che l’inverno avvolgesse nel suo freddo abbraccio il continente di Aden. Al villaggio era stata accolta con tutti gli onori, perfino dalla sua famiglia che tanto in passato era stata ostile nei suoi confronti. Dopo il tradizionale banchetto Sharanna si era ritirata in meditazione per la notte nel tempio, nella sala preparatagli da sua madre, somma sacerdotessa, al fine di purificarsi per i rituali del giorno successivo. Nella notte un vento gelido iniziò a spirare fra gli alberi, il tempo stava cambiando. Improvvisamente nell’ora più buia la sacerdotessa sentì qualcuno che bussava alle porte del tempio, “chi poteva essere?”, si chiese. Subito si recò all’entrata e vide davanti a se un piccolo uomo tremante dal freddo. Sharanna rimase sorpresa e si chiese come aveva fatto ad arrivare fin li, quando l’uomo disse “O potente sacerdotessa finalmente vi trovo! Accogliete questo povero emissario che da tempo cerca il vostro aiuto per il mio sventurato popolo”. Colpita da queste parole e impietosita dall’aspetto miserevole e sofferente dell’umano la seguace di Eva lo fece entrare nel tempio. Ma appena si voltò per procurargli qualcosa di caldo da bere, sentì alle sue spalle recitare oscure parole incantate e girandosi di scatto vide che l’uomo si era trasformato! Al suo posto c’era ora un’induviduo alto ed imponente, con degli occhi rosso fuoco e circondato da un’aura demoniaca! Sharanna riconobbe subito in lui Malvik, l’oscuro negromante che aveva giurato di annientare le aquile ed assoggettare il mondo, e subito le venne spontaneo un grido. Ma con sua sorpresa la voce non uscì dalla gola, bloccata dalle arti oscure dello stregone. Essendo quindi impossibile chiamare in suo aiuto Eva corse verso le spade. Ma subito venne circondati dagli orribili servitori non morti del negromante, iniziò un duro scontro e molte delle orribili creature vennero distrutte per sparire nel nulla, ma intanto Malvik con le sue arti oscure indeboliva sempre d più la sacerdotessa fino a costringerla all’impotenza. L’ultima cosa che sentì furono le parole dello stregone “Ora che sei in mio potere la strada verso il successo è spianata. Saranno i tuoi compagni ora a compiere il resto del compito e alla fine il potere supremo sarà mio!”.
Si era svegliata in seguito in questa cella, e nonostante la voce le fosse tornata ogni tentativo di usare incantesimi era risultato vano, in quanto il potere magico sembrava essere assorbito dalle rocce che la circondavano. E così aveva passato le ore, combattuta fra la speranza che i suoi amici la potessero salvare e la paura che a causa sua finissero vittime delle insidie del demonico Malvik.
Ileanor Procedevamo con circospezione, sapevamo che lì, nelle profondità della terra, era racchiuso il Male ….e Sharanna. La paura ci chiudeva lo stomaco ma nessuno di noi lo dava a vedere, in cuor nostro eravamo consapevoli che da quel luogo molti di noi non sarebbero più tornati; l’unico che sembrava a suo agio era Dexter che ci guidava con sicurezza attraverso quel labirinto nel quale noi ci saremmo altrimenti persi. Scendevamo sempre più in profondità attraverso stretti corridoi che sbucavano immancabilmente in gradi saloni simili al primo “ Shhhhh..fermi ! – bisbigliò ad un tratto Istar – lo sentite anche voi?” Ci bloccammo “ Sì.. – rispose Himo quasi senza fiato - sembra il boato di un tuono in lontananza…..solo che proviene dalle profondità della terra ….““ E si avvicina sempre più… “ aggiunsi io. Ora il rumore si era fatto più distinto: era come se un esercito di pietra si muovesse scuotendo le fondamenta, dovemmo far appello a tutto il nostro coraggio per non cedere alla tentazione di tornare indietro. Avanzammo, le armi saldamente impugnate, scrutando nella semioscurità, ora eravamo impazienti di trovarci faccia a faccia con quel nemico e porre fine alla logorante attesa “ Eccoli ! “ urlò Phoenix ma il suo grido si perse nel fragore di mille boati, quei giganti di pietra ci erano addosso colpendoci con incredibile forza. Fui la prima ad essere colpita da un gigante che lanciava strani fasci di luce la cui potenza mi stordì , l’ultima cosa che vidi prima di perdere i sensi fu Dexter : i suoi occhi brillavano nel buio di una strana luce mentre un sorriso beffardo gli trasformava il volto.
Intanto nelle profondità delle Grotte dei Giganti La stanza era vuota, illuminata solamente da poche fiaccole poste agli angoli della sala, le quali emettevano solo una esile luce. Il paladino stava camminando freneticamente avanti e indietro, e la sua rabbia aumentava sempre più con l'aumentare del tempo,"lo stregone tarda" pensava tra se e se, quando che d'un tratto un rumore lo fece voltare, Malvik era giunto. Lo stregone osservo attentamente il cavaliere nero, studiandolo fin nei minimi dettagli, e infine disse: "sei perfetto, tu sarai il mio campione", il paladino alzo' un sopraciglio, non sapeva che dire, cosi' si inginocchio " sono senza parole Malvik, ma i fatti parleranno per me ", "seguimi allora che ti illustrero' i miei piani" rispose Malvik mentre gia pregustava la sua vittoria.
Jabba Ci stavamo inoltrando nei meandri di quella caverna con troppa sicurezza. Dexter ci guidava senza esitazione fra i cunicoli e questo accrebbe ancor di più i miei sospetti. Ormai avevo completamente perso il senso dell'orientamento, non avrei saputo tornare indietro e sicuramente non potevo dire a che profondità eravamo arrivati. Ad un tratto, svoltato un angusto angolo, ci trovammo in un salone enorme. Centinaia di colonne sorreggevano gli immensi archi che formavano il soffitto della sala. Ci guardammo intorno estereffatti... solo creature divine come i Giganti potevano aver costruito un
complesso di simile bellezza e solidità. Il silenzio era assoluto. Nessuno aveva il coraggio di proferire parola. Ma ad un tratto sentimmo un tonfo. Come il colpo su un tamburo. Dopo pochi secondi un altro tonfo, e un altro, e un altro ancora. La nostra paura cresceva a dismisura mentre ci preparavamo alla battaglia. All'improvviso, dal fondo della stanza, arrivarono a velocità smisurata centinaia di esseri giganteschi. Alcuni brandivano pesanti aste di pietra mentre altri erano come circondati da una mistica aurea. Nessuno li aveva mai visti prima di noi: erano i Giganti. Ci furono addosso in un attimo, la battaglia cominciò furiosa. Io davo fondo alle mie energie cercando di bloccarne il più possibile grazie alle mie magie, i guerrieri infrangevano le lame contro quei corpi che sembravano di pietra e le robuste frecce di Ileanor sembravano di cartapesta in confronto alla pelle di quei mostri. Erano troppi. Incominciammo a cadere uno dopo l'altro. Istar fu travolto da quattro Giganti che lo caricarono contemporaneamente. Dorik era riverso a terra privo di sensi. Ileanor cadde sotto i colpi di un Mistico. Io stesso alla fine caddi, non riuscii ad evitare un colpo pesantissimo e persi i sensi all'istante. Nell'istante prima di cadere vidi tutti i miei amici distesi a terra mentre Dexter, in angolo, guardava la scena con un sorriso beffardo stampato sulla faccia. "Che sciocchi che siamo stati" mi dissi mentre la disperazione mi assaliva. Poi tutto fu buio. Non riuscivo a muovermi. Sapevo di essere sveglio, non riuscivo a muovermi e non trovavo il coraggio di aprire gli occhi. Che vergogna, Jabba, il più grande profeta di Aden, si era lasciato prendere dalla paura e non trovava neanche la forza di guardarsi attorno. Sentivo che stavo piangendo. Pensando ai miei amici mi feci forza e aprii gli occhi. "Eccolo finalmente, ben arrivato Profeta". La voce era maligna, potevo percepire l'odio in quelle parole. Malvik mi stava parlando. Mi guardai attorno cercando la provenienza della voce. Con orrore vidi tutti i miei amici prigionieri. Erano tutti sollevati di qualche metro dal pavimento. a game e braccia aperte, come a formare una stella. Le mani e i piedi luccicavano di una luce viola... quasi come fossero stretti da una strana magia maligna. Erano tutti svegli e mi guardavano speranzosi. Anche io ero nella stessa posizione ed ero impotente quanto loro. Eravamo disposti a semicerchio in mezzo ad una stanza che sembrava non avere fine. Non vedevo le pareti e il soffitto arrivava oltre il mio sguardo. Con stupore vidi che con noi, nella nostra stessa posizione c'era anche Dexter. "Dexter... tu qui?" dissi. "AHAHAHAHAHAHAHAHAAH!!!!!!!!!!" La voce rise con gusto. "Credi che io lasci sfuggire i miei prigionieri così facilmente?! Oppure credi che io li lasci andare?! Non ti facevo così stupido, Profeta!", la voce continuò "ero io il vostro compagno! Come credi che facesse questo misero umano a sapere la strada per arrivare fino a qui?!" A quel punto Ileanor urlò: "Cosa vuoi da noi?! Perchè ci hai portato qui?! Dov'è Sharanna?!" "Sharanna? L'elfa?" rispose la voce "la vostra amica è qui." In quel momento, al centro del semicerchio che formavamo coi nostri corpi prigionieri si aprì una botola e dal pavimento uscì Sharanna, imprigionata nella nostra stessa posizione. "Amici miei!" urlo Sharanna "siete qui!!!! Mi dispiace avervi portati tutti alla morte, non volevo essere la causa di tutto questo!" e scoppiò in un pianto profondo, quasi liberatorio. "Non piangere elfa!" urlo Malvik "devi essere contenta, tu sei la chiave per la mia vittoria!"
Tutti si guardarono stupiti, nessuno riusciva a comprendere quelle parole. Ad un tratto tutto mi fu chiaro. "Malvik", dissi "il settimo sigillo è... Sharanna" Tutti mi guardarono allibiti, la stessa Sharanna mi guardò interrogativa con gli occhi ancora gonfi di lacrime. "I sette sigilli furono creati per rinchiudere tutte le creature malvagie in una specie di limbo al confine tra il regno degli uomini e il regno degli Dei" dissi con fare solenne, "tutte le creature che avrebbero portato scompiglio, dolore e morte sulla terra furono rinchiuse e le chiavi per accedere a questo limbo sono proprio i Sette Sigilli. Quale modo migliore per proteggere un Sigillo se non fonderlo con la creatura più buona e soave del regno di Aden? Sharanna stessa è il sigillo, perchè Sharanna è colei che avrebbe saputo difenderlo meglio. Una sola cosa non capisco: perchè hai voluto che fossimo noi a trovare gli altri sei sigilli?" "Profeta", tuonò Malvik "vedo che non sei stupido quanto sembri, non pensavo che gli umani potessero arrivare a capire cose di siffatta grandezza. Ma la tua conoscenza della storia arcana non è completa. I sigilli sono stati creati in modo che solo chi è puro di cuore può maneggiarli. Un essere malvagio li distruggerebbe al solo toccarli. Avevo bisogno di voi, eroi ed amici, per riunire i sigilli" In quel momento notai che la sacca in cui contenevo le pietre non era più attaccata alla mia cintura, i Sigilli non c'erano più. Mentre formulavo quel pensiero Malvik ritornò a parlare. "Umani, il momento è giuto. Siate felici, sarete i primi mortali a vedere il Portale del Regno delle Tenebre". Dette queste parole nella stanza si materialzzarono i sei Sigilli che avevamo raccolto durante il viaggio. Erano lucenti come stelle e giravano su loro stessi a velocità inaudita. "Il momento è giunto! ORAAAA!!!!" Urlò Malvik. Una luce accecò tutti i presenti, i sei Sigilli cominciarono a girare vorticosamente intorno a Sharanna la quale era caduta in una specie di trance. Un attimo dopo ci fu un'esplosione terrificante. Il Portale Oscuro si era aperto. Creature di ogni genere cominciarono ad uscirne. Creature così terrificanti che nessun uomo avrebbe mai potuto immaginarsele. Fu in quel momento che vidi per la prima volta Malvik. E nei suoi occhi infuocati vidi il terrore. Neanche lui sapeva cosa aveva risvegliato e le sue forze per un attimo cedettero. Le catene magiche che ci opprimevano si dissolsero. Eravamo liberi. Sguainammo le spade per far fronte all'ondata di demoni. Dexter diede sfogo alla sua ira falciando subito un gruppo di demoni, Dorik e Istar mietevano vittime a occhi chiusi mente Ileanor approfittò del trambusto per correre da Sharanna. Intanto io mi feci forza e corsi verso Malvik. La mia più grande battaglia stava per cominciare.
Dexter Dexter fra un colpo di daga e l'altro riflette: "Che sciocco... come avevo fatto a sottovalutare così grossolanamente la potenza di Malvik... a mia insaputa mi aveva stregato.. durante la mia prigionia mi avrà sicuramente lanciato uno dei suoi potenti incantesimi: poteva vedere dai miei occhi, ascoltare dalle mie orecchie, poteva guidare il mio istinto senza che io ne fossi conscio... Alla fine volente o nolente sono stato una sua pedina. Devo eliminare al più presto la sua presenza dalla mia mente... ma come?"
Sharanna Al decmo giorno di prigionia improvvisamente le luci delle rune si accesero diventando abbaglianti, e una forza misteriosa bloccò i movimenti della sacerdotessa. Quindi il soffitto si aprì come una botola e lei venne sollevata al centro di una grande stanza. Una volta abituatasi alla luce vide attorno a lei materializzarsi il suo peggiore incubo. I suoi compagni erano tutti in quella stanza, prigionieri come lei, e Malvik rideva del suo successo! Calde lacrime le bagnarono le guance, per colpa sua tutti quelli cui teneva erano destinati a una fine orribile, e non poteva fare niente per evitarlo. Le parole successive di Malvik furono per lei un colpo terribile. In lei uno dei sette sigilli! Per colpa sua il male sarebbe stato nuovamente libero nel mondo! Perché Eva non le aveva detto niente…. E mentre Sharanna era così sconvolta Malvik iniziò il suo incantesimo. I sei sigilli inziarono a vorticare attorno a lei e una luce potentissima l’accecò. Di fronte a lei si aprì un oscuro portale, l’immensità delle forze demoniache le tolse il respiro. Persa in uno stato di trance vide orribili esseri, immensi draghi, massacri, sgozzamenti e poteva percepire l’essenza stessa del male, il suo caos intrappolato nelle ordinate maglie dell’incantesimo del negromante. Ma qualcosa non stava funzionando, smagliature apparivano nelle ordinate rune che volteggiavano attorno a lei in quello spazio senza tempo. Il potere da contenere era eccessivo, il potere di Malvik insufficiente. Sharanna percepì lo sgomento del negromante e prima di perdere definitivamente i sensi sopraffatta dalle forze che la attraversavano l’ultima cosa che sentì fu una risata. Una risata di compiacimento e di gioia, ma anche di tremenda malvagità. Una risata che nessun comune mortale potrebbe sentire senza impazzire. La risata di Shillen…
Malvik E così Shilen tentava un'altra volta di ingannarlo. Ormai era un vecchio gioco fra loro due, da una parte lei lo tentava con promesse di potere affinché lavorasse a suo favore nel mondo materiale, dall'altra lui le ubbidiva, stando sempre in guardia essendo consapevole di non potersi fidare della dea oscura. Certamente questo attacco l'aveva inizialmente colgo di sorpresa e per un attimo aveva temuto seriamente di soccombere, ma alla fine aveva resistito e aveva il tempo di riprendere il controllo della situazione. Attorno a lui la situazione era in stallo. I demoni che cercavano di avvicinarsi ai sigilli ne venivano ricacciati indietro dalla loro potenza, e finché Sharanna fosse stata viva il potere di Eva sarebbe stato inoltrepassabile per i seguaci della sorella. Altri demoni erano venuti verso di lui, ma appena si avvicinavano delle rune si illuminavano sul piedistallo dove stava e uno scudo di energia li ricacciava indietro. Dopo lunghi studi era diventato padrone della "tecnologia" dei giganti e su quel piedistallo era praticamente invulnerabile. Per puro piacere lanciò ossa fiammeggianti contro alcune progenie dell?abisso facendole scomparire fra mostruose urla. Nel resto della stanza i demoni venivano contrastati dai sua fedeli soldati Giganti e pure le sciocche Aquile stavano dando il loro contributo. Ma era ora di far vedere chi comandava. Un lampo di luce attraversò la staffa di Malvik, dalla sua bocca uscirono parole oscure, un lampo rosso brillò fra i sigilli ed essi iniziarono ad orbitare in modo differente. Infatti in mezzo a loro era presente, passata inosservata a tutti, una piccola pietra rossa. Questo antico manufatto, forgiato da Maphr e colmato del fuoco di Paagrio, gli era costato anni di ricerche, ma tramite il suo grande potere poteva controllare i sigilli e tramite essi il portale. Infatti la grande fenditura verso l'abisso cambiò colore, e i demoni che cercavano di attraversarla venivano respinti. Se Shilen voleva portare le sue legioni in questo mondo doveva farlo alle sue condizioni! Sentì la dea ritrarsi irritata, aveva vinto questa partita e il comando dei demoni era passato a lui.
Ora aveva un'ultima cosa da sistemare, eliminare definitivamente quelle odiose aquile. Ordinò quindi a demoni e giganti superstiti di finire quegli intrusi, ma per uno di loro aveva progetti particolari. Chiamò mentalmente il suo paladino oscuro e gli disse "Occupati tu personalmente di Dorik. Già troppe volte quel nano si è frapposto ai miei piani. Voglio che la sua fine sia lunga e dolorosa!". Sentì la lapidaria risposta del suo fedele servitore, intrisa di sadico odio "Sarà fatto".
Dorik La situazione stava precipitando, seppur la compagnia delle aquile avesse respinto più e più volte gli assalti dei giganti, e dei demoni, ora la stanchezza iniziava a farsi sentire, la vista si annebbiava, i riflessi sempre meno reattivi, e l'orda dei demoni che non sembrava aver fine, il portale si apriva sempre più, i nostri eroi erano in netta inferiorità, e ad ogni minuto la loro sconfitta si avvicinava. Gli artigli del demone superando la difesa del mio scudo, e infrangendo la mia armatura, mi lacerò la spalla, io venni sbilanciato dal tremendo colpo e caddi a terra, il demone spiccò un salto verso di me, con gli artigli protesi e pronti a darmi il colpo di grazia. In questi momenti anche il più grande dei guerrieri reagisce solo secondo l'istinto, perchè non c'e effettivamente il tempo di pensare. Così con uno sforzo inumano mi spostai su di un lato schivando il primo attacco del demone, mi alzai e colpii il demone con tutte le mie forze, affondai così la mia ascia nelle sue carni, qualche istante dopo era morto in una pozza di liquido nero. Alzai il capo e vidi che gia altri orrori stavano uscendo dal portale aperto, che si allargava sempre di più, presto sarebbero usciti troppi demoni perchè noi potessimo fermarli, i miei compagni lottavano ancora, ma gli si leggeva la rassegnazione negli occhi, erano stanchi, e presto avrebbero ceduto sotto la pressione dei loro avversari. Dovevo fare qualcosa, o saremmo stati perduti. Mi venne una idea per salvarci, ma era molto pericolosa, e se fosse fallita, sarebbe significato morte certa, nessuno doveva pagare per un mio possibile errore, così gridando a più non posso il nome della grande sacerdotessa, e agendo guidato solo da una furia cieca, presi a correre verso il cerchio dei sigilli, dovevo entrare nel cerchio magico, solo cosi avrei potuto fermare il piano dello stregone. Urtai contro corpi di avversari, molti colpi mi arrivarono, mi colpirono alle spalle sulle braccia sulle gambe, ma il mio corpo non le risentiva, ormai non sentivo nulla, con un ultimo salto riuscii a entrare nel cerchio, stanco e debilitato dai colpi subiti, mi preparai ad affrontare il mio mortale nemico Malvik. Le creature di Shillen non potevano entrare all'interno del cerchio magico, L'aura dei sigilli gli impediva di avvicinarsi, ma all'interno non era neppure usare la magia, e ciò mi dava un netto vantaggio sul mago, che senza le sue arti diventava, un comune mortale. Ma penso che Malvik avesse previsto anche questo, infatti all'interno della barriera magica non era solo, vi era un uomo un umano. Era vestito con una corazza nera come la pece, e sembrava che quasi assorbisse la luce, era armato con una spada rossa, e uno scudo scuro come l'armatura, senza stemmi senza ornamenti, sapevo gia che si preannunciava una dura battaglia. Strinsi con ancora più forza il mio scudo scheggiato, e la mia ascia, pronto ad affrontare quello che poteva sembrare la più dura delle battaglie, il cavaliere nero, fece ruotare un po’ di volte la sua
spada, e mi osservò per qualche istante studiandomi, e all'imporvviso disse: "e' ora di morire" si mosse più veloce di quanto mi aspettassi e riuscii solo all'ultimo a opporre il mio scudo alla sua spada, il colpo fu tremendo e il mio scodo si frantumò e cadde a terra, non perdendo tempo lo attaccai, ma non riuscii nemmeno a toccarlo, schivò tutti i miei attacchi, e infine con un colpo di scudo mi ributtò indietro, lo guardai, ansimante e stanco mi preparavo alla sua offensiva, che non tardò ad arrivare, con 2 veloci colpi di spada cercò di disarmarvi della mia ascia, ma per mia fortuna riuscii a schivare, lui non demorse e continuo a incalzarmi, non lasciandomi tempo di riprendermi, sentivo i suoi copi sempre più decisi, e mentre Malvik continuava il suo rito la mia situazione era delle peggiori, le forze mi stavano abbandonando, e non avrei retto per molto. Il cavaliere rise, probabilmente aveva notato pure lui che stavo per cedere e mi tirò un fendente la sua spada e la mia ascia si incrociarono, sprigionando scintille, non ressi all'urto e venni buttato indietro, il cavaliere stava per piombare su di me, non avevo altra scelta, se non tentare il tutto per tutto, così mente lui stava correndo vesto di me io caricai sulle mie gambe tutto il peso e gli balzai incontro, ascia alla mano stavo per fare l'ultima mia azione, o riusciva, oppure beh, non avrei avuto il tempo per pentirmene, il cavaliere nero colto di sorpresa cercò di proteggersi con lo scudo, ma il colpo che gli inflissi fu così forte che infransi il suo scudo, e lo colpii in pieno petto, lui dal canto suo mi colpì ferendomi ad un braccio, cademmo entrambi al suolo ai piedi di Malvik, il quale continuava imperterrito il suo rito di evocazione, e mentre il portale era ormai quasi del tutto aperto solo io mi rialzai dalla caduta, il cavaliere nero era a terra, e non dava segni di vita. Ero allo stremo delle forze, barcollando sulle gambe tremule presi in mano ciò che restava della mia ascia che era rotta per metà, e mi diressi verso le catene che incatenavano Sharanna al magico dominio di Malvik, lui mi vide avvicinare, ma non poteva fermare il suo rito o sarebbe stato tutto inutile, avevo la vista appannata, le braccia deboli, quei pochi metri che mi separavano dalla meta sembravano chilometri, inciampai e cadendo privo di forze mi chiesi, "perche' dovrei continuare,perche' proseguire", poi alzai nuovamente il capo vidi i miei amici che stavano ancora lottando, Jiraya era steso su di un fianco, il capo sanguinante, Ileanor che combatteva con la daga, visto che aveva finito le frecce, Istar che veniva scaraventato contro un muro e che cercava di rialzarsi, Himo, Dexter, e Zlatan che avendo rotto le loro armi combattevano a mani nude, Jabba stramato dalla lotta che curava, togliendo vita a se stesso, e Phonix finito il mana usava le sue spade elfiche per combattere. "Devo continuare a combattere per loro", mi alzai con una fatica disumana, le mie ferite sanguinavano sempre piu' e si allargavano, mi avvicinai a Sharanna alzai la mia ascia pronto a colpire le catene magiche, ma sentii una tremenda fitta sotto la spalla destra, vidi una lama trapassarmi, il cavaliere oscuro aveva lanciato in un ultimo atto di forza la sua spada, ma ora nulla mi poteva fermare, la mia ascia in caduta distrusse le catene e Sharanna fu libera di nuovo. La luce abbandono' i miei occhi, e le forze abbandonarono le mie membra, la fine era giunta, e nessuno poteva fermarla, caddi in un sonno senza ritorno. Mi risvegliai fuori dalle giant's cave, disteso sopra un prato verde, accanto a me Mellentir mio amico di vecchia data che mi sorrideva, guardai meglio, e vidi che tutti erano accanto a me, per la seconda volta nella mia vita venni salvato dalla morte, mi alzai barcollando, la spalla mi bruciava ancora...e facevo fatica a muoverla, gli altri mi spiegarono che dopo che ruppi le catene di Sharanna, lei si riprese e interruppe così il rito di Malvik, e richiuse le porte degli inferi, Malvik fuggi di nuovo, ma questa volta ferito profondamente nell'orgoglio, ne fui lieto, e anche questa sembrava fatta, anche se con grandi perdite, Sharanna era salva e l'ordine sembrava tornato ad Aden. Il gruppo delle aquile si stava preparando a partire,ma d'un tratto il nano si accasciò a terra, toccandosi la spalla che aveva ripreso a sanguinare, gli altri gli si strinsero attorno chiedendo delle sue condizioni, il nano disse che tutto era a posto, facendo cenni confortevoli, Sharanna rifece
richiamo di party, ma nessuno aveva notato che gli occhi del nano erano diventate rosse, la ferita procurata dalla lama lo aveva infettato con il morbo oscuro, e ora il piano di Malvik si avvicinava a compimento, in lontananza si senti il gracchiare di un corvo, e le risa di un vecchio acute e terribili, una nuova minaccia era su Aden, e proprio chi doveva difenderla era il portatore del male.