Secondo Numero

  • April 2020
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Rinnovamento Organo di stampa dei Comunisti Italiani

Marzo - Aprile 2009

Presente e passato di una democrazia in pericolo

Anno III N° 2

I Responsabili: Carmine Giustiniani Giovanni Iorio

Le parole del ministro Brunetta, gli appellativi che ha rivolto ai giovani di quell' "Onda" studentesca che si è nuovamente riversata in piazza per protestare contro i tagli alla scuola e all'università, sono quanto di più disprezzante si possa esprimere nei confronti di giovani cittadini che esercitano liberamente il loro diritto di associazione e di manifestazione spontanea. La nostra Costituzione, che per il governo vale carta straccia, è così nuovamente oggetto di una indifferenza che la rende sempre meno attuale e sempre più definibile come un oggetto di un passato che, in effetti, non può essere gradito a chi ha condiviso i piani della Loggia massonica Propaganda 2 di Licio Gelli, avendone la tessera 1816. E non essendo il solo dell'attuale compagine governativa ad esserne stato parte... Già esclusivamente per questo, si potrebbe tranquillamente dire che un governo di questa natura è per forza delle cose in regime di assoluta illegalità, perchè tradisce il giuramento di "essere fedele alla Repubblica" prestato nelle mani del presidente Napolitano. Non si può essere fedeli alle idee ispiratrici del "Piano di Rinascita" di Gelli e, al contempo, ai valori espressi dalla carta costituzionale. Tutto questo viene oggi rimosso e si parla delle dichiarazioni dei ministri con un cenno di folklore, quasi ci si stesse raccontando delle barzellette gli uni con gli altri, e quasi il ministro Brunetta abbia scherzato dicendo che sì, magari gli studenti proprio guerriglieri non sono, ma che sono dei ragazzacci violenti, che altro non hanno in mente se non compiere gesti eclatanti, comunque di danno e non di protesta e che, pertanto, le limitazioni al diritto di manifestazione (il cui protocollo è stato firmato anche dalla Cgil...) sono una misura di salute pubblica che va sempre più estesa. Sembra quasi che l'ateneo più famoso della capitale sia il ricettacolo di un nucleo di sov-

versivi pronti a rovesciare le istituzioni o, in qualche modo, a scagliarsi contro lo Stato proprio come facevano quei colleghi del ministro citato, che però erano "fedeli" in pubblico allo Stato mentre in privato armeggiavano con piani e scambi di cartelle su come organizzare un colpo di Stato per affidare a qualche generale compiacente la guida della Repubblica fedele prima agli imprenditori e alla Nato piuttosto che alla volontà del suo popolo. Ecco, io credo che ogni giorno, davanti alle dichiarazioni, agli atti e alle decisioni di un governo come quello attuale, che sovverte quotidianamente la Repubblica, che fa di lei uno strumento di coercizione invece che una forma democratica di amministrazione della società, noi dovremmo riagganciarci a qualche episodio del passato per capire meglio, per avere un termine di paragone e stabilire così un giudizio non viziato da una mera antipatia per il Cavaliere nero di Arcore, ma basato su una critica politica che abbia nel confronto storico la bussola per evitare davvero gli errori del passato con chi tentò allora, senza averne il potere diretto, di fare man bassa della Costituzione e di soffocare la nascente Repubblica democratica. Capirete bene che, oggi, avendo pure una investitura popolare, questa possibilità si fa notevolmente concreta, ad un passo - un pericolosissimo passo - dalla sua realizzazione. Con buona pace del venerabile maestro che appare anche in tv per raccontare quella sua vita tutta dedicata alla libertà... sì: da chi l'ha sempre difesa, per la quale è morto e che oggi si pretenderebbe di equiparare a chi, invece, visse e anche morì per lo status quo fascista. Le differenze sono sempre una ricchezza: e, in questo caso, sono una verità della Storia che non può essere ignorata. Nello Di Palma

Vincenzo Serpico

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Organo di stampa dei Comunisti Italiani Italiani

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Finché la barca va….! (Prima o poi tutti i nodi vengono al pettine!) Talvolta mi sorge il dubbio, penso più che legittimo, che questa deprecabile situazione di crisi, provocata peraltro da una classe politica, poco accorta ai problemi dei cittadini, ma estremamente solerte nel curare gli interessi personali e quelli delle fazioni di appartenenza, faccia comodo anche a quella attualmente in carica, tangentopoli docet! Infatti, ogni qualvolta che nei Paesi dell'U.E. si presenta una particolare situazione di crisi, i rappresentanti del nostro Governo si affrettano a ricordarci, che per noi non è facile né tanto semplice superarla in tempi brevi perché ci trasciniamo dietro il mostruoso ed oneroso fardello del debito pubblico che gli altri membri dell'Unione seppure ce l 'hanno è pur sempre più modesto. Purtroppo, prima o poi, tutti i nodi vengono al pettine e di fronte ad eventi di emergenza e di eccezionale gravità per l'economia, si cerca disperatamente di uscire dall'incombente crisi, presto e bene, costi quel che costi. Solo nelle belle favole si realizza, con la bacchetta magica, tutto quello che si vuole. Nella realtà, invece, quasi sempre, le cose vanno molto diversamente e anzi, spesso accade che dopo tanti sforzi, dopo aver impiegato energie e investito una barca di miliardi, finisce tutto in una bolla di sapone, il problema resta e, quel che è peggio, invece di risolversi si aggrava maggiormente. Ad esempio, le annose problematiche che riguardano lo sviluppo e l’ambiente come il trasporto su ferro anziché su gomma, l’innovazione tecnologica, la ricerca scientifica, non solo nel campo della medicina ma anche in quello delle energie alternative, ecc. Sono molti, troppi i "casi" che riguardano investimenti, iniqui, inopportuni e spesso anche inutili, dell'ordine di migliaia di miliardi per infrastrutture inadeguate alle reali esigenze e allo sviluppo socio-economico del Paese, ma volti solo a favorire la solita consorteria degli sponsor dei vari partiti, mentre, assurdamente, si riducevano sempre più gli incentivi e gli investimenti nella ricerca scientifica e nell’innovazione tecnologica. Questi casi confermano, in maniera inequivocabile, ove mai ve ne fosse bisogno, che solo quando si tocca il fondo o, se si preferisce, quando l'acqua arriva alla gola, allora si comincia a cercare spasmodicamente la soluzione a taluni dei tanti problemi prevedibili e, che potevano benissimo essere affrontati e risolti prima, meglio, efficacemente e con minori dispendi. Chi prima non pensa, dopo.....! Intanto i nostri governanti, evidentemente, non hanno imparato o gli fa comodo ignorare l’amara e triste lezione, perché questi casi, come tanti altri, forse meno eclatanti ma, certamente, non meno importanti e necessari per la tanta agognata ripresa economica e allo sviluppo del nostro Paese e del Sud in particolare, sono la prova più evidente della loro marchiana inettitudine e/o incapacità nella gestione della cosa pubblica e confermano, pienamente, che non è mai esistita una

saggia ed oculata programmazione economica che si sarebbe tradotta in investimenti mirati in adeguate infrastrutture. Come noto questi sono casi emblematici e di scottante attualità, che rispecchiano in pieno il deprecabile andazzo della trascuratezza e dell’assoluta mancanza di investimenti mirati allo sviluppo del nostro Paese che ha preso la politica italiana negli ultimi 30 anni e che, dispiace doverlo ammettere, non mostra assolutamente alcun segno di cambiamento in senso positivo. Viceversa, peggiora di giorno in giorno e sembra quasi sia caduta in una spirale dalla quale non riesce minimamente a risollevarsi. C'è di peggio, che anziché riconoscere che"casi del genere li hanno trovati assolutamente impreparati, vorrebbero darci ad intendere che ci sono piombati addosso così improvvisamente, come se fossero delle calamità naturali, mentre si comprende perfettamente che questi casi, al pari di tanti altri che da decenni attendono di essere risolti, sono stati sempre sottovalutati oppure non sono stati presi nella giusta considerazione né è stata prestata loro la dovuta attenzione e l'importanza che meritavano. Ma ciò che maggiormente stizzisce, irrita e preoccupa è proprio questo atteggiamento assunto dai nostri politici, i quali non hanno mai puntualizzato con estrema chiarezza di chi è la colpa di questo astronomico debito pubblico, mentre è noto a TUTTI, che è stato determinato da una pessima gestione della cosa pubblica e dalla invereconda linea di condotta perseguita per decenni dai vari Governi che si sono avvicendati a partire dagli anni settanta.Forse perché la maggior parte dei precedenti componenti dei Governi è tuttora in carica e a giudicare dai loro comportamenti, potrebbero giustamente definirsi emeriti farabutti, immondi imbroglioni, feccia della società e non già corretti ed onesti politici ma piuttosto ignobili politicanti, mestieranti che vivono di politica o meglio abili faccendieri. Questi ceffi, manifestamente insensibili e incuranti dei deprecabili danni socioeconomici che potrebbero determinare con queste loro insulse iniziative, sono meritevoli anche di un encomio solenne!?Spesso si ha l’impressione che questo iperbolico debito pubblico (pari 2 milioni di miliardi negli anni ’90 e che i vari Governicchi non sono riusciti neppure a scalfirlo, tant’è che oggi ha superato addirittura i 3.000 miliardi di € , pari a circa il 120% del PIL, una quota di debito di oltre 50 mila € per cittadino) stia diventando una specie di alibi. Infatti, ogni qualvolta c’è una crisi nei vari settori della spesa pubblica mal gestita, viene richiamato in causa pretestuosamente, per mascherare, artatamente, la loro assoluta mancanza di volontà, o meglio la loro palese incapacità nell’attuazione di adeguate strategie per contenerlo nei limiti più accettabili e risolvere così contestualmente anche la eventuale incombente crisi. Intanto, constatiamo che queste fameliche cosche decidono non solo le scelte degli insediamenti industriali, ma anche dove, quando e, soprattutto chi le gestirà.Soltanto alla fine di questo ben architettato lavoro preparatorio, il Governo, che assiste impotente e tira a campare, viene chiamato a ratificare ciò che è stato

Organo di stampa dei Comunisti Italiani fatto, per offrire, all’opinione pubblica, la parvenza di legalità a tutta l’operazione. Il dibattito sulla crisi profonda del sistema produttivo regionale e sulle sue esigenze di riconversione, le stesse ipotesi di reindustrializzazione dell'area campana e meridionale, dello sviluppo di nuovi settori, delle politiche da assumere nei confronti della piccola e media impresa, costituiscono elementi di grande interesse sul piano della ricerca di nuove linee di politica economica generale e di settore. In effetti, solo se si realizzano aeroporti, ferrovie, strade, servizi telematici, circuiti turistici integrati e finanziari, si può concretamente e fattivamente contribuire al rilancio del Sud, altrimenti ogni iniziativa di insediamento industriale e commerciale è inevitabilmente condannata, prima o poi, a fallire. Mi chiedo : Perché non spiattellarle queste volgari e ignobili tresche che affossano lo sviluppo e frenano la competitività ? Dov'era lo Stato che è, per istituzione preposto ad un equo sviluppo, mentre la solita ristretta schiera di mega - industriali, rappresentati da un manipolo di feldmarescialli, un tempo addestrati e diretti dal vicerè d'Italia, l'avvocato Giovanni Agnelli, già straricchi si impinguavano alle spalle di migliaia di famiglie che prima o poi, c.v.d., si sono ritrovati sul lastrico e versano nella più nera miseria. Tutto ciò è accaduto proprio perché lo Stato ha trascurato in pieno l'ammodernamento e lo sviluppo del trasporto sia dei passeggeri che delle merci su rotaie come è accaduto in tutti gli altri Paesi europei. Invece, nel nostro Paese si buttarono tutti su questo genere di trasporto, grazie anche alle incentivazioni dello Stato. Infatti, a partire dagli anni 70 e tutt’ora, assecondando la diuturna invitante, pressante e martellante pubblicità dei mass media sull’utilizzo del mezzo di trasporto su gomma pubblico e privato (quest’ultimo addirittura quale status simbol), in molte città furono divelte rotaie dei tram che furono soppiantati dai bus. L'industria del trasporto su gomma tirava e tutti, si sono buttati a capofitto su questo tipo di trasporto, anche laddove non si ravvisava l'assoluta necessità del suo impiego. Tutti in auto, mentre proliferavano, insieme a grandi imprese del settore trasporti, anche una miriade di piccoli autotrasportatori privati , i cosiddetti “padroncini”, soprattutto grazie alle incentivazioni dello Stato. Intanto oggi stiamo pagando amaramente le perniciose conseguenze che comportano alla comunità grandi sacrifici economici causati dai danni procurati dall'inquinamento atmosferico e non solo.Da decenni l'Italia destina alla ricerca scientifica poco più dell'1% del P.I.L. classificandosi così, "molto onorevolmente" al terzultimo posto, prima della Grecia e del Portogallo e in studi di ricerca applicata, tant'è che i nostri brevetti, cartina di tornasole della ricerca scientifica applicata, negli ultimi decenni, sono ridotti al minimo storico nel mondo. Per converso, vergognosamente, negli ultimi anni si è trovato l'escamotage per racimolare qualche pugno di….milioni di € da destinare alla ricerca scientifica nel campo della medicina, ricorrendo agli oboli dei telespettatori in trasmissioni televisive promozionali no stop di 24 ore oppure alle vendite di fiori, uova di Pasqua e quant'altro sulle piazze, in alcune ricorrenze "ad hoc" durante l'arco dell'anno nonché a incontri di calcio tra "cantanti e giornalisti", ecc. Intanto, si parla da oltre mezzo secolo di energie alternative: eolica, solare, boracifera, carburanti naturali,

www.renovation.altervista.org metaniferi, ecc., ma, data l'esiguità delle risorse economiche investite con il contagocce, in questi settori, si procede a passi talmente lenti che non si avvertono minimamente gli effetti, cosicché, alla prima chiusura dei rubinetti da parte dei petrolieri, la nostra nazione va in tilt e l'inflazione sale alle stelle …e, intanto, cresce l’inquinamento e, con esso, l’effetto serra! Anche la crisi energetica causata dall' aumento del costo del petrolio e dalla diminuzione della produzione dello stesso da parte dei paesi produttori, si poteva anch'essa fronteggiare e superare brillantemente se alle solite promesse e ai buoni propositi fossero seguiti i fatti concreti. In effetti lo Stato conosce fin troppo bene l'entità dei proventi dell'utilizzo dei derivati dal petrolio, che ormai sono consolidati nel corso degli anni e sono stimati in migliaia di miliardi, mentre non sa quasi nulla di quelli che eventualmente potrebbe introitare dall'uso delle altre fonti energetiche. Ecco spiegato il mistero della poca attenzione che lo Stato dedica alla ricerca scientifica, unica vera leva dell'economia che potrebbe consentirci di fare il salto di qualità che ci permetterebbe di vendere i nostri prodotti competitivi nel resto del Mondo e, poco o niente importa se, il cancerogeno killer benzene, provoca la morte di migliaia di persone all’anno. Si prova un certo turbamento, raccapriccio e anche un senso di disgusto il dover considerare come mai questo biasimevole e turpe andazzo che offende la collettività, si sia potuto protrarre o meglio trascinare stancamente per oltre mezzo secolo, sotto gli occhi di tutti, tra l’indifferenza, il disinteresse, l’incuria ed il silenzio-assenso anche di quegli Organi Istituzionali che dovrebbero tutelare i sacrosanti interessi dei contribuenti con i soldi dei quali sono lautamente retribuiti. Quindi è bene precisare, una volta e per sempre, in maniera esaustiva, che la colpa non è certo del cittadino onesto solerte e laborioso che ha l' unico grande torto di essersi fatto circuire, dalle promesse, puntualmente disattese, di quei perversi personaggi che grazie al suo voto, dato in perfetta buonafede, oggi siedono negli emicicli di Palazzo Montecitorio e di Palazzo Madama. E’ proprio la maggior parte dei politici che in varie occasioni durante le sedute parlamentari spesso litigano tra di loro (o fingono) usando turpiloqui, si insultano vicendevolmente con espressioni volgari, ingiuriose e irripetibili, vengono anche alle mani mostrando così, a milioni di telespettatori degli spettacoli indecorosi e altamente diseducativi. Costoro rappresentanti delle Istituzioni sono ammalati cronici di immobilismo e refrattari a ogni forma di iniziativa che possa apportare un miglioramento nel tenore di vita alle categorie meno abbienti e più deboli. Lo Stato ha veramente l’intenzione di estirpare definitivamente questi “bubboni” del malaffare e smascherare le emerite “canaglie” che ne fanno parte e che, verosimilmente, appartengono alla miserabile nomenclatura tutta italiana, o rinuncia, perché sapendo, a priori, di essere impotente, teme di fare una deplorevole, indegna, indecorosa, imperdonabile, meschina e pessima figura ? Comincia a prendere forma e sostanza la sensazione che lo Stato non sia in grado di smascherare queste emerite canaglie, e, nel frattempo, assiste impotente e tira a campare, mentre queste cosche decidono le scelte degli insediamenti industriali,

Organo di stampa dei Comunisti Italiani quando e dove attuarle per poi gestirle anche, o darle in gestione ai loro faccendieri di fiducia. Così, senza volerlo, si trova ad essere loro complice discreditandosi di fronte all’opinione pubblica…. Il mio profondo rammarico e la mia rabbia mista a sconcerto scaturiscono dall'amara considerazione che questi continui, pretestuosi e inesplicabili rinvii stanno producendo sul nostro territorio un ulteriore danno all’occupazione ed allo sviluppo economico che, conseguentemente, acuiscono il degrado socioculturale di quanti speravano (e sperano) che la qualità della vita dei cittadini si misura (anche) con la creazione di servizi e di infrastrutture: : allora sono solo parole? Ma questi risultano tutti fortemente condizionati da mancate scelte su infrastrutture generali come un moderno, efficiente e funzionale scalo aeroportuale a supporto dello sviluppo degli scambi. Al lettore non voglio aggiungere altro, nel rispetto delle idee e delle considerazioni altrui, rifuggiamo da qualsiasi forma di occulta influenza e ci limitiamo a richiedere soltanto un oculato excursus degli uniti articoli chiedendo, però, un giudizio preciso e spassionato, anche se non espresso. Solo dopo questa operazione il lettore sceglie: se allinearsi fra quelli che denunciano o, magari, confondersi fra quelli che considerano tutto questo una normale esercitazione di oratoria: in quest’ultimo caso scusate il disturbo ! Sono appunto casi come quello del nuovo aeroporto a Grazzanise, in provincia di Caserta, Campania che creano lo sconforto e sfiducia negli Organi Istituzionali per cui non si può certo essere orgogliosi e fieri di appartenere a una Nazione dove circa un terzo della popolazione vive in maniera assolutamente molto precaria, al disotto della soglia di povertà, in uno stato di degrado da terzo mondo, che vanta un primato di disoccupazione che supera di circa 3 punti percentuali rispetto alla media europea (in alcuni Comuni del Meridione sfiora addirittura il 70% della popolazione attiva) e che è gravata interessi esorbitanti all’anno su un debito pubblico che da circa un decennio non accenna a regredire. Ma poi, all’indomani, ricominciano a scandire le loro giornate, costellate di tira a campare e un chi se frega e partecipando a congressi, a tavole più o meno rotonde, a convegni e riunioni, a conferenze stampe, interviste radio-televisive, ecc. in attesa che arrivi il lauto stipendio di fine del mese. In riferimento all’aeroporto di Grazzanise si può dire solo che, da oltre mezzo secolo, lo Stato in primis nonché tutti i plenipotenziari ed i soloni del trasporto aereo hanno segnalato l’esigenza di dotare il Meridione e, soprattutto la Campania di un nuovo aeroporto poiché quello di Capodichino non sarebbe in grado di soddisfare la domanda del futuro traffico aereo passeggeri e ancor più a quello delle merci da parte del bacino di utenza (di oltre 15 milioni) comprendente oltre alla regione Campania, il basso Lazio, la Basilicata e buona parte della Puglia e della Calabria. Questi rappresentano una pletora lestofanti, infidi e meschini che, troppo spesso nelle loro assise dicono di avere molto a cuore lo sviluppo del Mezzogiorno e del Sud e, a ogni pie sospinto, affermano che c’è assoluto bisogno di infra-

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strutture e di servizi unici elementi indispensabili per abbattere la disoccupazione, il dilagare della delinquenza giovanile, il malaffare, la evasione scolastica, la tossicodipendenza evasione scolastica e quant’altro di negativo faccia parte del degrado socio economico da terzo mondo che è sotto gli occhi di tutti, ma poi….. Pertanto, profondamente indignato e sconcertato, ho deciso di rompere gli indugi e di dare la stura, con precisa determinazione, con il massimo rigore, con tutta la crudezza e la durezza possibile alle ben note vicissitudini, mistificate ad arte, di quest’ennesima triste e amara pagina della nostra storia che fa parte dell’ormai secolare questione meridionale. Ma la colpa più grave ricade soprattutto sulla maggior parte della classe dirigente imprenditoriale, politica e sindacale meridionale per l’inqualificabile disinteresse e la disaffezione dimostrata per il proprio territorio invischiata fino al collo nella peggiore e becera politica spartitoria. Tutto ciò ha finito per condizionare l’intero sviluppo socioeconomico del SUD: tangentopoli docet ! Inoltre, sono molto bravi solo nell’ingiuriarsi e nell’insultarsi tra di loro e qualche volta vengono anche alle mani, usando talvolta anche espressioni volgari e irripetibili, mostrando così, a milioni di telespettatori, degli spettacoli indecorosi e altamente diseducativi. Intanto, mentre da anni, costoro discutono, propongono soluzioni, polemizzano demagogicamente e, attraverso i mass media, si scambiano vergognosamente, anche contumelie, la situazione , già di per sé critica, rischia di aggravarsi ulteriormente. Intanto, recenti statistiche ci informano che il mercato dell’ AIR CARGO italiano (per difetto di organizzazione logistica e doganale ma anche e soprattutto per carenza di idonee infrastrutture) è estero dipendente per oltre il 70% della domanda interna, che vede le origini/destinazioni per una quota non trascurabile proprio nel Meridione. Alla fine, chi paga amaramente le conseguenze di questo biasimevole andazzo ? Sempre l'onesto, laborioso e solerte cittadino che lavora ed è costretto a sobbarcarsi a continui salassi economici, a sacrifici non indifferenti e ad estenuanti disagi fisici per consentire alla maggior parte di questi emeriti ignavi, fannulloni e parassiti di vivere a sbafo, agiatamente e di usufruire anche di una infinità di privilegi di ogni genere insieme ai parenti e i loro immancabili accoliti, che continuano a blaterare di infrastrutture e di investimenti quali rimedi indispensabili per un sano sviluppo socio- economico. Ma, intanto, la telenovela infinita continua ! Giovanni Iorio

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