La seconda guerra d'indipendenza Dopo gli accordi di Plombières dove la Francia si impegnava a difendere lo Stato Sardo da eventuali attacchi austriaci, questi ultimi varcarono il Ticino al comando del generale Gyulai, che si proponeva di battere le truppe sarde prima dell'arrivo dell'armata francese.
Napoleone II costretto a mantenere i suoi impegni, inviò a Genova 100.000 uomini. L'esercito franco – piemontese si scontrò con le truppe austriache riportando decisive vittorie a Palestro, Montebello e Magenta, che gli aprirono la strada verso Milano.
Nel granducato di Toscana e nei ducati di Parma e Piacenza e Modena, le popolazioni insorsero contro i rispettivi sovrani, dando vita a governi provvisori, che chiesero l'annessione al regno di Sardegna.
Cavour deluso diede le dimissioni da primo ministro
Gli austriaci tentarono un estrema difesa sul Mincio ma il 24 giugno 1859 subirono una dura sconfitta a San Martino e Solferino.
L'11 luglio 1859 Napoleone III stipulò in gran segreto un armistizio con l'imperatore d'Austria a Villafranca, dove l'Austria cedeva alla Francia la Lombardia e si stabiliva il ritorno dei sovrani spodestati negli stati dell'Italia centrale.
Cavour, richiamato al governo, offrì a Napoleone III i territori di Nizza e Savoia in cambio degli stati dell'Italia centrale.
Intanto Garibaldi, battuti gli Austriaci a Varese ed a San Fermo con i suoi CACCIATORI delle ALPI, raggiunse Como e si preparò a liberare Bergamo, Brescia e Trento.
Vittorio Emanuele II ratificò a Zurigo le decisioni di Villafranca, ma rimasero ancora due importanti questioni da risolvere.
Le popolazioni non volevano il ritorno dei sovrani, ma chiedevano l'annessione al regno di Saregna
Napoleone III non poteva né richiedere l'annessione di Nizza e della Savoia né giustificare la partecipazione al conflitto.