GRUPPO STUDI ROSACROCIANI di PADOVA Centro di Diffusione degli Insegnamenti Rosacrociani
PRESENTAZIONE DEGLI INSEGNAMENTI ROSACROCIANI Tratta da 4 Conferenze del CENTRO ROSACROCIANO DI PADOVA
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PRIMO INCONTRO
Quello che ci interessa qui direttamente è l’insegnamento della Associazione Rosacrociana per chi non riesce più a farsi bastare quello che insegna la Chiesa. Come conseguenza ci sono persone che non vivono una vita completa, perché espellono dalla loro concezione – ingiustificatamente – la parte spirituale, anche se non hanno di fondo una natura materialistica. Ma anche chi frequenti la Chiesa può essere alla ricerca. A questi diciamo che nulla di ciò che qui diremo è in contraddizione reale con gli insegnamenti fondamentali della Chiesa. Dal nostro punto di vista non c’è alcuna competizione, ma esclusivamente desiderio di maggiore approfondimento e comprensione. Anche perché a noi non interessa in alcun modo fare del proselitismo; il nostro scopo è condividere questi insegnamenti. Altro capitolo riguarda gli insegnamenti orientali. Qualcuno arriverà a pensare che quanto diremo riguarda più l’Oriente e le sue caratteristiche, piuttosto che l’Occidente. Ma non è così, e spero che diverrà chiaro man mano che approfondiremo gli argomenti; in primo luogo perché il nostro è la forma più profonda di Cristianesimo. Detto questo, come si dice: “patti chiari e amicizia lunga”: dobbiamo chiarire subito alcune cose, alcune considerazioni di fondo, che mi auguro servano per capirci reciprocamente meglio. La prima considerazione riguarda la sfera dei credo. Comunemente si usa dividersi fra chi afferma di “credere” e chi invece di “non credere”. Dovremo cercare di mettere l’accento sul fatto che chi dice “credo” non vuol dire “so”! Credo, proprio perché non so; se una cosa la so, non mi esprimo dicendo “credo”. Ma lo stesso vale per chi dicesse “non credo”. Neppure questi dice: “so”, o: “so che non è così”. In definitiva, dunque, ci dividiamo fra di noi dicendo la stessa cosa: “non so”. Chi dice “credo” e chi dice “non credo”, dice la stessa cosa. Quale può essere allora la conseguenza più logica di questo ragionamento? Di chi descrive se stesso dicendo “non so”? Può essere una sola: “non so, perciò ricerco per arrivare a sapere”. O almeno a saperne un po’ di più di adesso. A meno che non si ritenga che non sia possibile saperne un po’ di più. Effettivamente, è proprio su questa idea che si basano i “credo” e i “non credo” che noi vogliamo invece superare. Resta il fatto che lo spirito dell’uomo lo spinge ad indagare, ad allargare la sua sfera di conoscenza, e trincerarsi dietro ai “credo” o ai “non credo” non aiuta, in entrambi i casi. Dunque smettiamola, almeno qui, di dividerci in una cosa che invece ci unisce: la non conoscenza che ci fa aspirare ad una maggiore conoscenza: la ricerca. Sospendiamo le idee preconcette, e buttiamoci nella ricerca. In questo modo dovremo trovare la sintonia che ci unisce. Certamente non arriveremo a risolvere ed annullare tutti i dubbi, ma altrettanto certamente ci incammineremo per una strada che darà soddisfazione alla nostra sete di risposte, alla nostra ricerca. Quella strada che ci ha portati qui oggi. A questo punto si apre la seconda, altrettanto importante, considerazione, quella relativa alla fonte di questi insegnamenti. È evidente che dobbiamo riferirci ad una fonte esterna a noi stessi per ampliare la nostra conoscenza e il nostro orizzonte. L’operazione però che usualmente facciamo in questi casi, è quella di abbinare alla fonte “l’autorità”. Ci troviamo allora davanti alla domanda: “Quale fonte è autorevole?”. In questo modo finiamo col dare più importanza, a porre più l’accento, sulla autorità di chi ci propone degli insegnamenti, piuttosto che sugli insegnamenti stessi. Finiamo così col cadere nuovamente nella sfera dei
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“credo”, della quale credevamo di esserci liberati. Ci mettiamo alla ricerca di una autorità “affidabile” piuttosto di insegnamenti convincenti. La via d’uscita è distinguere fra la fonte e l’autorità: la fonte, è vero, è esterna a noi, ma l’autorità, cioè la decisione di dare valore ai suoi insegnamenti, di accoglierli e accettarli, di stabilirne la validità e la capacità che hanno di rispondere alle nostre domande, non dobbiamo delegarla a nessun altro che a noi stessi! Siamo noi ad esserci messi alla ricerca, perché abbiamo sete di nuove e diverse risposte? Ebbene, solo l’assetato può sapere, ed essere in grado di stabilire quando la sua sete sia stata soddisfatta o meno. Lasciamolo perciò stabilire a lui! Certamente, ci vuole un po’ di fede all’inizio, perché se siamo guidati solo dai nostri giudizi precedenti, che si trasformano così in pregiudizi, non potremo ampliare la sfera delle nostre conoscenze e convinzioni. Ma la fede, si sa, “si presta”, non si regala. Accogliamo questi insegnamenti con l’apertura mentale necessaria, riservandoci di stabilire, più tardi, una volta ben compresi, se avranno saputo o meno dissetarci. Riservando a noi stessi l’autorità di stabilire la validità di questa fonte. A questo proposito, vi prego di non chiederci giudizi su questa o quella Chiesa o Associazione: proprio per rispetto alla libertà, autonomia (che è la nota-chiave del nostro insegnamento) e autorità dello studente, la nostra politica è quella di non giudicare nessuno, ma solo di presentare e proporre le nostre idee. Ciascuno si indirizzerà a quello che noi definiamo il Tribunale Interiore dell’individuo. Noi rispettiamo tutti coloro che sinceramente sono alla ricerca, e non pretendiamo di rappresentare la sola via verso la verità. Credo sia così giunto il momento di cominciare ad affrontare più direttamente l’argomento che ci ha riuniti, di passare, per così dire, dal metodo al merito. Vi sono due categorie di pensiero che comunemente si usano per affrontare questi temi, e l’una prevale sull’altra a seconda se scegliamo di dare la preferenza alla mente, al ragionamento, oppure di utilizzare l’aspetto fideistico, il “credo”, il cuore. Il primo caso possiamo farlo ricadere nella sfera della scienza, il secondo in quella della religione. Vediamo come esse affrontano le problematiche che ci interessano. La religione, la Chiesa, si affida ai dogmi. Cioè a sentenze decise da altri, per le quali non vi è alcuna altra spiegazione che una fede imposta. Per definizione, i dogmi non fanno appello alla capacità critica del fedele, ma pretendono di essere accettati a scatola chiusa. Giustamente, molte persone non li accettano, considerando che la ragione è una delle funzioni di cui il Creatore ci ha dotati. Allora l’uomo raziocinante, l’uomo pensante che chiede di conoscere i perché di quanto gli viene proposto, si affida alla scienza. La scienza ha per obiettivo la ricerca delle risposte ai perché, che si realizza nella scoperta delle “leggi della natura”. Il problema nasce dal fatto che ci indirizziamo ad essa a causa del rifiuto di dogmi insostenibili o inesplicati, come reazione alla dottrina della Chiesa. Nasce così una scienza che ha le sue basi nel rifiuto della religione, che diventa rifiuto della religiosità. Anche la scienza, tuttavia, ad un certo punto deve fare i conti con la realtà, e ad un certo punto la sua visione puramente materialistica deve arrendersi, e non può che assegnare al caso (cioè l’esatto opposto delle leggi che ne costituiscono, per così dire, la ragione sociale), la sua soluzione a determinati problemi. Soluzione che però il buon senso da solo basta a stabilire che non può definirsi propriamente tale. I dogmi da una parte, e il caso dall’altra, sono la riprova che entrambe le vie descritte non sono capaci di essere esaustive nella loro indagine. Non si può affrontare i problemi attraverso i dogmi, cioè con la negazione del problema, né attraverso il caso, cioè con la negazione della soluzione: bisogna mettere in relazione il problema con la sua soluzione, attraverso la logica. Ed è questa la strada che percorreremo. La mancata soluzione non dipende dal fatto che queste problematiche non possano trovare risposte, ma dal fatto che si usano i metodi sbagliati per affrontarle. Noi diciamo che il fatto stesso di scoprire delle leggi di 4
natura rivela l’esistenza di un disegno intelligente, di una Intelligenza, del “Legislatore”, del “Logos”. E le leggi fondamentali alle quali facciamo risalire tutte le spiegazioni “logiche” sono due: - la Legge di Conseguenza, per la quale qualsiasi azione, a tutti i livelli, diventa una causa dalla quale derivano degli effetti; - la Legge di Analogia, per la quale quello che è nel grande è anche nel piccolo, tutto trovando l’unica causa prima nel Logos. Ultima breve considerazione, riguarda il termine “esoterismo”, presente nel tema di queste Conversazioni. Se guardiamo ai riti, alle cerimonie della Chiesa, vi possiamo trovare delle gestualità o delle tradizioni che la stessa ripete ormai da millenni, pur avendone perso traccia delle motivazioni di fondo. Ciò avviene perché queste cose nascondono un significato, non solo simbolico, ma spesso anche effettivo, risalente ad un insegnamento più profondo riservato nel tempo ad una cerchia più ristretta, il quale fino ad oggi è stato nascosto alle masse, sia fuori che dentro gli ambienti ecclesiastici. Questo insegnamento esoterico è stato celato per motivi evolutivi (che spero chiariremo più avanti), mentre ne è stata divulgata solo la parte superficiale, esteriore o “essoterica”. Per comprendere bene l’insegnamento esoterico, che oggi si presenta sempre più apertamente grazie alla crescente maturità degli individui, dobbiamo tenere presenti almeno due presupposti come concetti di base: 1- Il concetto di “Io Superiore”, chiamato anche Sé, o Ego, a seconda delle scuole. Uno dei motivi, a mio modo di vedere, che affliggono, soprattutto interiormente, l’uomo moderno, è la scarsa, per non dire misera, considerazione che egli ha di sé. Egli si identifica col suo io personale, quello che è consapevole e cosciente, il quale è la causa dell’egoismo e dell’egocentrismo. Analizziamo un po’ questa identificazione, che coincide con la parte visibile di sé, cioè con il corpo: l’uomo di oggi ritiene di solito che se gli venisse a mancare o a mutare il corpo, egli perderebbe l’idea di sé, la propria identità. Quando però andiamo ad esaminare cosa avviene a livello fisico nell’uomo, ci rendiamo conto che il corpo nel suo insieme è soggetto a continue modificazioni, nella sua dimensione cellulare e in quella atomica, per cui se basassimo la continuità di coscienza di noi stessi in esso, la perderemmo ben presto, cosa che non succede. Si potrebbe obiettare che detta continuità di coscienza non dipende tanto dall’aspetto fisico, quanto da quello psichico. A parte che questo già significherebbe che la psiche è altro dal corpo, cosa comunemente non accettata, ma anche il livello psichico è soggetto a continue modificazioni, tanto che spesso guardando una persona anziana e il suo comportamento, ci sembra impossibile che sia stata, un tempo, un bambino. Ci deve essere perciò qualcosa che “sta dietro” a quanto appare fisicamente e anche psichicamente, qualcosa che ha in sé quella continuità che ci consente di sentirci sempre noi stessi, a dispetto di tutte le modificazioni esteriori o superficiali. Questo qualcosa non è né nel fisico né nella psiche: è una parte imperitura che noi chiamiamo spirito, ed è l’Io Superiore che non conosce i limiti di potenzialità e di coscienza propri dell’io personale, anche se non ci è ancora consapevole. Arrivare ad identificarci con l’Io Superiore vuol dire superare l’idea misera che abbiamo di noi, e nel contempo a sentirci in armonia con tutto e con tutti, parte del Tutto, superando così anche l’egoismo, prodotto esclusivo dell’io personale, cieco della realtà di cui fa parte. 2- Il secondo concetto riguarda l’evoluzione. Figlia della scienza che abbiamo descritto come reazione ai dogmi, è l’idea evolutiva che generalmente abbiamo, ritenendo che le Scritture religiose e la Bibbia siano ad essa contraria. Fin dalla prossima volta vedremo che non è così, anzi, che solo considerandola nella lettura essa assume una veste coerente, ragionevole e logica. Ma guardiamo ora all’evoluzione come la scienza l’ha sviluppata. La prima ipotesi scientifica evoluzionista di un certo credito fu quella presentata da Lamàrck, scienziato francese, il quale affermava che lo sforzo di adattamento ambientale causa una modificazione fisica nei soggetti inseriti in un dato ambiente, la quale si trasmette agli eredi con un progressivo miglioramento del loro adattamento. Questa teoria subì un duro colpo 5
quando Weismann teorizzò la distinzione fra cellule corporee (fenotipi) e cellule germinali (genotipi), affermando che solo queste ultime – non coinvolte nelle modificazioni dovute all’ambiente – si trasmettano agli eredi. A questo punto prese il sopravvento la teoria di Darwin, che sosteneva modifiche “casuali” delle cellule germinali, capaci di produrre esemplari diversi, fra i quali sopravvivrebbero solo quelli più adatti all’ambiente circostante. Lamàrck sempre difese la validità della sua teoria, supportandola anche con esperimenti, ma il ricorso al caso sembrò una opzione migliore alla scienza, che rifiutò sempre di mettere in discussione la teoria di Darwin. Recentemente, in un’isola della Croazia, gli scienziati hanno notato come nel giro di pochi anni una specie di lucertola lì importata da un ambiente diverso si sia modificata, adattandosi al nuovo ambiente, in modo tale da trasformarsi da erbivora a carnivora; il tutto in un lasso di tempo inconcepibile se confrontato con quello necessario previsto dalla teoria darwiniana. In realtà, l’evoluzione fa parte integrante del piano della creazione, e non è perciò casuale, ma per esaminarla correttamente bisogna considerarla come una dinamica prevista, e non come un prodotto del caso, cioè a posteriori. La vita cela in sé un disegno spirituale, ma per poterlo cogliere (e quindi conoscerla veramente) bisogna considerare anche la sua finalità, cosa non immaginabile se restiamo attaccati ad una visione esclusivamente materiale dettata dal caso. Che cosa vogliamo intendere con la parola “Cristianesimo esoterico”? Ricorriamo ad un’analogia per spiegarlo meglio: quando entriamo in un museo, in una pinacoteca, ci troviamo davanti ad una serie di tele affascinanti che richiamano la nostra attenzione, e sembra ci invitino alla scoperta di un messaggio, di un mistero che le riguarda. Ci rivolgiamo allora all’esperto, o alla guida, che inizia a spiegarci a quale epoca esse risalgono, con quale tecnica furono eseguite, ecc. ecc. Ma questo tipo di spiegazioni ci aiuta a comprenderle meglio? Non necessariamente: l’artista che le produsse usò la tecnica che la sua epoca consentiva e il linguaggio che era in grado di esprimere, e tanto più egli era grande nella sua arte, tanto più raffinata essa si può mostrare, però certamente per lui tutto ciò rappresentava solo uno strumento, lo strumento che l’epoca e la tecnica gli consentivano, ma la sua finalità era un’altra, era quella di comunicarci qualcosa tramite quella tecnica. Ed è questo “qualcosa”, questo “fine” che dovremmo sforzarci sempre di scoprire, altrimenti sarebbe verso di lui una specie di tradimento da parte nostra attardarci e soffermarci solo sullo strumento e non sulla finalità. Qualcosa del genere facciamo quando, pensando al Cristianesimo e alla figura del Cristo, iniziamo a fare dotte disquisizioni teologiche sulla Sua storia, sulla Sua epoca, sui “fatti” che caratterizzarono la Sua vita sulla Terra. È storicamente dimostrabile la vita di Gesù? Fondò Egli ad un certo punto una Chiesa? La croce era fatta come l’iconografia classica e tradizionale ce la descrive? Rimase sempre celibe o si sposò ed ebbe dei figli? ecc. ecc. Anche se potessimo dare delle risposte certe a tutte queste domande, e ad altre simili, ci permetterebbe ciò di comprendere meglio il Suo messaggio, e farebbe ciò di noi dei veri, o migliori Cristiani? Non necessariamente: perderemmo anzi solo del tempo prezioso che potremmo utilizzare meglio per comprendere il Suo vero messaggio e per sforzarci di metterlo in pratica; cosa che era senz’altro lo scopo che Egli si prefiggeva. La Sua storia avrebbe potuto essere anche parzialmente o totalmente diversa, dipendendo dai fattori esterni nei quali si presentò, ma questo messaggio sarebbe comunque sempre stato certamente lo stesso, ed è esattamente questo il soggetto che ci interessa, e che qui cercheremo di scoprire ed approfondire. È stato ricordato come, nonostante fiumi di inchiostro si sono usati – e continuano ad usarsi – per scrivere su di Lui, Egli non abbia mai scritto neppure una parola: non entrò nella storia per restarvi, assieme a noi, prigioniero, ma per aiutare noi stessi a liberarci ed uscire a nostra volta da essa: “Vado a prepararvi un posto. Dove vado ora voi non potete seguirmi, ma lo farete in seguito”. Ricordiamo: “Il mio Regno non è di questo mondo”.
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Dal punto di vista del Cristianesimo Interiore non è del tutto condivisibile l’atteggiamento di alcuni interpreti più o meno inseriti nella Chiesa, i quali per avvicinarsi ad una visione moderna, sia essa scientifica o sociologica, parlano malvolentieri della dimensione spirituale, e preferiscono porre l’accento sulla carnalità, la materia, la fisicità. Il loro scopo è quello di sfuggire ad una teologia tutta astratta, lontana dall’esperienza reale della gente, e in ciò sono nel vero, ma se ne consegue la rimozione di tutto quanto non è materiale cadono nell’eccesso opposto. L’uomo ha bisogno di rendere cosciente lo spirito, non di escluderlo. È assolutamente vero ed essenziale che per noi umani sono le azioni che compiamo “di qua” a farci evolvere verso l’“aldilà”; ma dobbiamo avere la prospettiva dell’aldilà, altrimenti il di qua da solo non giustifica nulla. Il di qua non è che un mezzo, essenziale finché vogliamo, ma non è il fine. Per scoprire questo fine dobbiamo elevarci sopra la dimensione terrena, non per abolirla o denigrarla, ma per poterle dare il grande valore che merita e riconoscerle la funzione che riveste. Il termine Cristianesimo ha per noi il valore di un'idea, di un archetipo, al quale nel corso dell'evoluzione umana hanno fatto riferimento (magari chiamandolo con nomi diversi) quegli Spiriti che vedevano una ben definita necessità nell'uomo: quella di superare tutte le divisioni interne ed esterne attraverso l'Amore, grazie all'azione del Salvatore Cristo Gesù in collaborazione con l'azione cosciente dello Spirito dell'uomo, tese al raggiungimento della pace interiore e della fratellanza universale. Non sapremmo esprimere meglio questo concetto che riportando le parole della mistica cristiana Simone Weil: "Ogniqualvolta un uomo ha invocato con cuore puro Osiride, Dioniso, Krshna, Buddha, il Tao, ecc., il figlio di Dio ha risposto inviandogli lo Spirito Santo. E lo Spirito ha agito sulla sua anima, non inducendolo ad abbandonare la sua tradizione religiosa, ma dandogli luce - e nel migliore dei casi la pienezza della luce - all'interno di tale tradizione".
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SECONDO INCONTRO
Una delle speculazioni teoriche più affascinanti della fisica moderna, riguarda la complessa teoria delle stringhe, e in particolar modo delle stringhe o corde eterotiche. Ciò che a noi interessa particolarmente è il fatto che questa teoria prevede l’esistenza di un numero di dimensioni superiori alle 3 o 4 delle quali siamo consapevoli, perché può rappresentare un aggancio con i nostri insegnamenti. Forse tutti abbiamo presenti quei film o racconti di fantascienza nei quali sono presenti i cosiddetti universi paralleli, ossia realtà a noi non percepibili che esistono a fianco della nostra. Questi racconti trovano supporto scientifico nella teoria delle stringhe. Facendo appello alla Legge di Analogia, possiamo dire che come il numero di dimensioni è maggiore di quello che ordinariamente percepiamo a livello cosmologico, così lo sono anche a livello antropologico: l’uomo stesso – e con esso tutte le forme viventi, anche se in misura diversa, come vedremo – porta in sé queste altre dimensioni. Per comprenderle con un linguaggio attuale possiamo forse fare riferimento alla teoria della “energia di campo”. La scienza tenta di spiegare e capire ad esempio la forza di gravità, supponendo una deformazione dello spazio-tempo (concetto assai astratto ed astruso se vogliamo pensare ad uno spazio a densità zero) estesa per un certo raggio attorno ad un corpo celeste. Lo stesso avviene attorno all’uomo, formando quella che viene comunemente chiamata “aura”; solo che per la scienza esoterica lo spazio vuoto è una aberrazione: ci sono, appunto, diverse dimensioni che agiscono con densità e vibrazioni diverse in differenti zone dello spazio (attorno ad un corpo celeste o attorno ad una forma vivente). È questo che ci accingiamo ad esaminare. Che ci siano mondi di dimensioni diverse rispetto a quelli che ricadono sotto la nostra capacità percettiva non è, in effetti, per nulla una novità. Quando nelle sacre scritture troviamo la parola “Cieli”, spesso si vuole intendere, ad un livello esoterico di interpretazione, proprio questo. Possiamo allora cominciare a prendere in esame quella funzione che chiamiamo “vita”. Che cos’è la vita? È una domanda la cui risposta è un mistero, com’è noto. Si può provare ad affrontare l’argomento chiedendoci se essa sia una qualità presente in tutti i corpi, oppure no. Non è presente in tutti i corpi: esistono le forme inerti e le forme viventi. Distinguerle però con uno sguardo solo esteriore diventa molto difficile e facilmente fuorviante, perché qualsiasi caratteristica comportamentale le attribuissimo: reattività, crescita, movimento, ecc., la stessa può appartenere, sotto certe situazioni, anche a corpi inerti, o inanimati. Il solo sistema utile in questo caso è considerare la sua mancanza, o meglio cessazione: cioè la morte. Quando un corpo muore, possiamo affermare con certezza che prima era vivo. E che cosa succede alla morte? Avviene un fenomeno inevitabile e inesorabile: il disfacimento, la decomposizione di quel corpo. Prevale cioè un po’ per volta la legge fisica di entropia, che regna sovrana nel mondo inanimato. L’aumento, col passare del tempo, del disordine. Fino al momento in cui non sarà più distinguibile la materia che formava quel corpo da tutta l’altra materia della Terra. Chiediamoci allora: che cos’era che durante la vita terrena teneva, per così dire, in iscacco la forza entropica, mantenendo l’ordine che formava quel corpo? Era la vita, ovviamente, ma allora dobbiamo dedurne che la vita non appartiene alla sfera fisico-chimica, poiché ha il potere di contrastare le leggi che in quest’ultima regnano. Questa forza superfisica che abbiamo chiamato col nome generico di vita, in esoterismo si definisce eterica. È una dimensione superiore rispetto a quella fisico-chimica. A questa conclusione siamo arrivati utilizzando, come ci eravamo ripromessi, la logica; tuttavia, esiste un altro sistema. Come per chi è cieco fin dalla nascita il mondo fisico non è visibile né immaginabile, ma non per questo egli sostiene che esso non esista, così noi siamo ciechi alla dimensione eterica, ma questo non è una prova contro la sua esistenza. C’è anzi qualcuno che ha la capacità percettiva più ampia dell’uomo medio, per cui riesce a vedere il piano eterico; questa capacità è chiamata chiaroveggenza. È una facoltà che tutti, potenzialmente, possediamo e che può essere sviluppata; in futuro sarà appannaggio dell’uomo comune. Come nel piano fisico vi è un corpo fisico individuale, specializzato dalla materia chimica per ciascuno di 9
noi, così nel piano eterico esiste un corpo specializzato di quella sostanza per ogni forma che noi definiamo “vivente”. Questo libro, questo tavolo, non possiede un corpo eterico (o “vitale”): esso è solo attraversato dalla sostanza eterica, ma non possiede un corpo eterico, perché è inerte, inanimato, morto. Quando noi vediamo un corpo vivente, significa che oltre al corpo fisico a noi percepibile, possiede anche un corpo vitale, che noi non percepiamo, ma che contiene in sé quelle forze che gli consentono di crescere, moltiplicarsi… vivere. La scienza esoterica è quella tradizione millenaria (molto più antica della nostra scienza materiale) dapprima tramandata e poi scritta dai chiaroveggenti più avanzati. Essa insegna che tutta l’evoluzione è divisibile in sette grandi Periodi, ai quali sono stati attribuiti gli stessi nomi dei pianeti (ma solo per analogia: essi non sono i nostri pianeti attuali). Il corpo fisico e il corpo vitale dell’uomo sono i due corpi, o veicoli, più evoluti e completi, avendo visto la loro nascita fin dai primi due Periodi di evoluzione: - Periodo di Saturno: formazione del corpo fisico; - Periodo del Sole: formazione del corpo vitale. La forma più elevata di chiaroveggenza permette di spingere lo sguardo indietro nel tempo, fino ai primi momenti di esistenza dell’universo, coincidente con il Periodo di Saturno. Il primitivo globo in evoluzione, che comprendeva tutto quello che si è poi suddiviso nei vari pianeti, sole, lune, ecc. del sistema solare, era allora formato di una sostanza talmente tenue da potersi descrivere solo come “calore”. La scienza fisica stessa afferma che i primi istanti dopo il big-bang erano contraddistinti solo da calore, e solo in un secondo momento nacque la luce. Se qualcuno lo avesse potuto osservare dall’esterno, non avrebbe visto nulla: solo attraversandolo avrebbe notato una forma di calore. Eppure quella sostanza per noi così inconsistente costituiva l’antenato di ciò che è poi diventata la nostra materia fisica. In esoterismo diciamo che nel Periodo di Saturno nacque il principio del Fuoco. In questa sostanza nacque il primo germe del nostro corpo fisico. Quel corpo era formato solo di detta sostanza, e non possedeva il corpo vitale: noi stessi stavamo allora attraversando la fase di coscienza (anzi di incoscienza) minerale: completa incoscienza di trance profonda. È lo stesso tipo di incoscienza che hanno i minerali della nostra Terra, che sono appunto nella loro fase “saturnina”. Quella primitiva forma era naturalmente priva di vita; divenne viva nel Periodo successivo: il Periodo del Sole. Il globo diventò un po’ più denso, e accanto al principio del Fuoco nacque il principio dell’Aria e con esso il globo diventò luminoso. Adesso era visibile dall’esterno come un globo luminoso. Quella forma minerale di Saturno che sarebbe diventata molto tempo dopo umana, si arricchì di un nuovo involucro: il corpo vitale, che infuse in esso una forma di vita, cioè la capacità di crescere e moltiplicarsi. La forma di coscienza di allora era pertanto paragonabile a quella degli attuali vegetali, essendo dotata degli stessi veicoli dei vegetali di oggi: il corpo fisico e il corpo vitale. Affrontiamo a questo punto un argomento che è stato soprattutto negli ultimi tempi di grande attualità, sia fra i cosiddetti credenti, che fra coloro che li contestano: l’idea del dibattito fra Creazionisti ed Evoluzionisti, e approfondiremo così il concetto di evoluzione già abbozzato nelle linee generali. Se volessimo interpretare la Bibbia solo letteralmente – cioè con una lettura opposta a quella esoterica – ci troveremmo davvero in grande difficoltà, perché si paleserebbe in contraddizione con la nostra esperienza, non solo, ma anche in contraddizione con se stessa! Facciamo un paio di esempi: - versetto 1:3 (nel primo giorno): Dio disse: “Sia fatta la luce!”. - versetto 1:14 (cioè nel quarto giorno): Dio disse: “Ci siano le luce del firmamento nel cielo, per distinguere il giorno dalla notte…. 1:17: “Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra”. 10
Ma allora, la luce può forse precedere il sole, la luna e le stelle? - Genesi: versetto 1:27: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò”. - Genesi: versetto 2:18: “Poi il Signore Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo… plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna”. Ma allora, la femmina quando nacque? È talmente evidente che queste contraddizioni non sono sanabili con la logica, che nella presentazione della Bibbia della C.E.I. troviamo le seguenti parole di presentazione per la Genesi: ”Questo racconto della creazione… astratto e teologico… vuole dare una classificazione logica degli esseri creati …nel quadro di una settimana…. Il testo utilizza una scienza ancora in fasce. Non bisogna ingegnarsi a stabilire concordanze tra questo quadro e la nostra scienza moderna… .” In una edizione precedente le parole erano ancora più chiare: ”La prima parte riferisce in un linguaggio semplice e figurato, adatto all’intelligenza di un’umanità meno sviluppata, le verità fondamentali che sono i presupposti della storia della salvezza, con criteri storici che non corrispondono a quelli moderni”. In altre parole, il messaggio è molto chiaro: la Bibbia e la Scienza moderna non vanno d’accordo. E se invece noi scoprissimo non solo che vanno d’accordo, ma che dicono esattamente le stesse cose, e che i limiti non sono tanto nella Bibbia, ma piuttosto nella scienza moderna che, come essa stessa ammette, è ancora alla ricerca delle verità? Non si appoggerebbero allora a vicenda? Non ne ricaveremmo una prova del valore di quanto dice la Bibbia, con tutte le conseguenze del caso? E se ancora pensassimo che questa cosa portentosa che permise ad esseri di migliaia e migliaia di anni fa (i chiaroveggenti avanzati di cui sopra) di esprimere un testo che solo oggi può essere comprovato dalle scoperte scientifiche, non troveremmo in ciò che la scienza esoterica e la Bibbia si sostengono a vicenda, dando così a tutti noi un viatico non solo convincente, ma anche entusiastico per il suo studio? Vediamo allora come la Bibbia racconta i primi due Periodi evolutivi: quelli di Saturno e del Sole, e troveremo subito alcune cose sorprendenti: Genesi 1-1,2 “In principio crearono gli Dei i cieli e la terra. Ora la terra era informe e vuota e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito degli Dei aleggiava sull’abisso.” Soffermiamoci sulla prima frase relativamente a soli due elementi: - “Gli Dei” abbiamo tradotto. Infatti, per quanto questa possa essere una sorpresa, la parola originale è: “Elohim”, ed è una parola con un suffisso plurale. Anzi, ha due suffissi, uno femminile: (-oh) seguito dal plurale maschile: (-im). Che cosa dedurne? Che nella creazione sono coinvolte molte Entità che collaborano con Dio, le quali sono “maschili-femminili” cioè androgine: le Gerarchie androgine. - Abbiamo poi un altro plurale: “i Cieli”: “Hashamaìm”, e rappresentano tutte le dimensioni invisibili all’uomo (come abbiamo già visto), contrapposte a quella visibile, cioè “la Terra”: “Haaretz”. La seconda frase descrive esattamente il Periodo di Saturno, perché la Terra, cioè il globo in formazione che comprendeva tutto ciò che sarebbe diventato successivamente il Sistema Solare nella sua parte visibile, era 11
nella fase precedente la formazione della luce, cioè “tenebre”, e tutto ciò che avrebbe poi infuso la vita era ancora all’esterno perché in essa c’era solo la parte da cui si doveva sviluppare il corpo fisico (fatto di per sé di materia inerte): “lo spirito aleggiava sull’abisso”. Genesi 1-3 E gli Dei dissero: “Sia la luce! e la luce fu”. Ecco la descrizione del Periodo del Sole, quando la luce iniziò ad emanarsi dal globo in formazione. È questo il motivo per cui la luce venne creata prima del Sole: il Sole è una fonte esterna per il pianeta Terra, ed ha un senso per gli abitanti della Terra solo da quando quest’ultima fu formata, essendo espulsa dal globo che da allora prese il nome di Sole. Ma la luce esisteva prima; anzi, nel Periodo del Sole il globo era TUTTA LUCE. Ed è in questo Periodo del Sole che l’uomo ricevette il germe di quello che sarebbe poi diventato il suo corpo vitale. Qualcuno dubita ancora che la Bibbia non abbia una impostazione evoluzionistica? Ma possiamo continuare ad approfondire ancora oltre le dimensioni invisibili, e la loro relazione con l’uomo. Abbiamo fin qui trovato che l’uomo è un essere vivente, al pari dei vegetali e degli animali, in quanto possiede, oltre al corpo fisico denso, anche un corpo vitale che distingue questi regni dal regno minerale che, possedendo solo il corpo fisico, non è vivente, ma inerte o inanimato. Chiediamoci a questo punto: c’è una differenza analoga che ci consente di comprendere le differenze fra i vegetali e gli animali e gli uomini? Certamente una differenza esiste, ed è la capacità di questi ultimi di spostarsi spinti da una forza interiore che i vegetali non mostrano di avere. Per indagare sulla causa di ciò, usiamo lo stesso metodo già dimostratosi utile per il ragionamento fatto sulla vita: facciamo come se questa forza, questa spinta interiore non ci fosse. Fingiamo allora di trovare noi stessi in una situazione di questo tipo, che potrebbe essere la seguente: siamo immersi completamente in una vasca piena d’acqua (non consideriamo al momento i problemi di respirazione), della stessa identica temperatura del nostro corpo, nella quale siamo addormentati. Quale reazione (è questa la parola-chiave) avremmo in questa situazione? Certamente non ci sveglieremmo, e continueremmo nel nostro sonno; cioè nel nostro stato di incoscienza. Se ora innalzassimo o abbassassimo la temperatura dell’acqua fino ad un punto in cui la differenza con la nostra temperatura interna divenisse notevole, ad un certo punto certamente ci sveglieremmo, sentendo una sensazione (altra parola-chiave), spiacevole tanto da spingerci verso il luogo di maggior piacere. Ci saremmo così risvegliati alla coscienza; ed è proprio questa coscienza che fa la differenza fra uomini ed animali da una parte (dotati cioè della capacità di spostarsi), e vegetali dall’altra: l’interesse, cioè il dolore o il piacere, risveglia la coscienza spingendoci nella direzione di quest’ultimo. Abbiamo così scoperto una ulteriore dimensione, che chiamiamo emozionale, o “del desiderio”. È grazie ad un veicolo, ad un corpo formato di sostanza di questa dimensione, che noi proviamo le sensazioni, le emozioni e i sentimenti. Questo corpo, chiamato corpo emozionale, o del desiderio, è quello che ci accomuna con gli animali, essendo sia loro che noi dotati di vita sensitiva. Ciò che appare talvolta come tale nelle piante (sono noti esperimenti effettuati con piante che sembrano reagire, come possedessero un sistema nervoso, a situazioni di pericolo o di piacere) è dovuto ad un’azione dall’esterno del mondo emozionale sulle stesse, ma esse non possiedono un veicolo interiore specializzato con questa sostanza. In esoterismo si insegna che il corpo emozionale nacque per evoluzione nel Periodo della Luna, quello successivo al Periodo del Sole che già abbiamo visto, e che è il veicolo della coscienza e della sensazione. Il chiaroveggente che sappia spingere il suo sguardo fino a questo Periodo osserva che in esso avviene per la prima volta una separazione all’interno del globo in evoluzione: appare il principio dell’Umidità per la condensazione dovuta alla differenza di temperatura fra il globo caldo e lo spazio esterno freddo. Questa condensazione causa una corrente più pesante che inizia a scendere dall’esterno verso il centro del globo 12
stesso, e quando essa giunge al centro torna nuovamente a riscaldarsi e a risalire, per scendere quindi ancora. Dentro il globo perciò avviene la prima divisione, e la divisione, la separazione sarà una delle caratteristiche più rimarchevoli di tutto quanto riguarda ciò che nacque in quell’epoca, coscienza in primo luogo. In altre parole, il bene e il male. Questo è quello che insegna l’esoterismo; la Bibbia è in accordo con questo insegnamento? Andiamo avanti nella lettura della Genesi: Genesi 1:6,7 Gli Dei dissero: Sia l’espansione in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque. Gli Dei fecero l’espansione, e separarono le acque inferiori dalle superiori. E così avvenne. Direi che una descrizione più fedele non potrebbe esserci! È l’esatta descrizione del Periodo della Luna come è insegnata in esoterismo. Ancora una volta esoterismo e Bibbia si sostengono vicendevolmente. A questo punto dovrebbe sorgere spontanea la seguente domanda: abbiamo dapprima visto quale differenza esiste fra i corpi inerti e inanimati e i corpi viventi, e la abbiamo individuata nel corpo vitale, del quale sono privi i corpi inerti; abbiamo quindi visto che anche fra i corpi viventi vi è una differenza, individuata nella coscienza posseduta da animali e uomo, ma non dai vegetali. Questa differenza è dovuta al corpo emozionale, del quale i vegetali sono privi. La domanda ora è: vi è differenza fra gli animali e l’uomo, considerato che per la scienza – ristretta ad una visione esteriore – anche l’uomo appartiene al regno animale? La differenza c’è, eccome! Cerchiamo di spiegarla con un esempio: se decidiamo di studiare il comportamento di una data specie animale, di solito, che cosa facciamo? Prendiamo un esemplare di quella specie, lo inseriamo in una situazione predeterminata, e ne osserviamo la reazione. Nel nostro taccuino di appunti possiamo, a questo punto, scrivere: “in una situazione di questo tipo, gli animali di questa specie si comportano nella situazione seguente:” e descriviamo il risultato delle nostre osservazioni. Chiediamoci ora: è possibile fare un esperimento dello stesso tipo per la specie umana? Sappiamo bene che non è possibile, perché dovremmo scrivere: “Piero si è comportato così”, ma non sappiamo nulla di come si comporterebbe Paolo! L’uomo infatti possiede un ulteriore veicolo di coscienza, che gli animali ancora non hanno specializzato, e che riguarda la guida interiore al comportamento: è quello che l’esoterismo chiama con il nome di mente, la quale non è affatto dovuta a quell’organo fisico che chiamiamo il cervello, ma è composta da sostanza ancora più sottile della sostanza emozionale, appartenente alla dimensione mentale, o Mondo del Pensiero: ogni pensiero che l’uomo emette costruisce, in questa dimensione, una sua forma corrispondente, che viene chiamata “forma-pensiero”. È questa forma-pensiero che colpisce il cervello e lo attiva, quest’ultimo essendo un suo strumento per potersi esprimere fino al livello fisico-chimico. Senza uno strumento fisico, infatti, nessuna forza sottile potrebbe esprimersi a questo livello, e il cervello è l’organo fisico che serve all’uomo, quest’essere composito e complesso che stiamo cercando di conoscere, per agire fino al livello fisico. La mente allora dota l’uomo di una facoltà che l’animale ancora non ha sviluppato: la consapevolezza, o il sapere di sapere e di essere. In esoterismo la nascita della mente per l’uomo è assegnata ad un ulteriore Periodo evolutivo, il quarto, o Periodo della Terra, che è quello che stiamo tutti ancora attraversando. La mente è perciò il veicolo più giovane, l’ultimo acquisto della nostra evoluzione, e per questo è ancora molto incompleto e suscettibile di modificazioni e alterazioni. Tuttavia è quello che tutti noi, qui presenti, stiamo cercando di utilizzare al meglio per approfondire questi interessanti argomenti, ed è quello che fa dire a ciascuno di noi: “Io sono!”. Quando parliamo della casa che abitiamo, o dell’automobile che guidiamo, di solito lo facciamo dicendo: “la mia casa”, o “la mia automobile”, in questo modo avendo ben presente nella nostra consapevolezza che la casa, o l’automobile, sono qualcosa di estraneo a noi stessi, sono qualcosa che usiamo, ma non sono certo da 13
confondere con noi stessi. Lo stesso linguaggio, però, usiamo riferendoci al corpo, perché diciamo: “il mio corpo, la mia gamba, la mia testa”, o anche: “il mio corpo vitale, il mio corpo emozionale”. Non ne parliamo, dicendo: “io”, come sarebbe se davvero ci identificassimo con essi. Sappiamo allora, dentro noi stessi, che noi non siamo il nostro corpo, ma spesso ciò non ci appare in modo pienamente consapevole. È, in realtà, solo la mente che concepisce l’io, è solo la mente che sa dire: “io sono”. E quando noi diciamo “io sono” ci riferiamo in realtà, non al corpo, ma alla mente. Una volta appurato questo, rivolgiamoci adesso ancora una volta alla Bibbia, per vedere se anche questo insegnamento è coerente con essa. Ovviamente dobbiamo riferirci alla creazione dell’uomo, e ai versetti che la descrivono. Lasciamo per il momento da parte i noti riferimenti alla tentazione, ad Eva e a Lucifero: lo approfondiremo nel prossimo incontro. Adesso leggiamo i versetti che ci interessano osservando un altro particolare. Nella descrizione degli altri regni della natura, la Genesi li descrive terminando con la frase: “secondo la loro specie”. In particolare: Genesi 1: 11: E gli Dei dissero: “La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie”. E questa è la creazione del regno vegetale. Genesi 1: 20,21: Gli Dei dissero: “Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo”. Gli Dei crearono i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. Genesi 1:24: Gli Dei dissero: “La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche, secondo la loro specie”. Come possiamo interpretare questa continua e assillante ripetizione? Deve esserci dietro un motivo valido e importante. In effetti, essa nasconde un insegnamento fondamentale: gli esseri viventi non dotati di mente, cioè di guida interiore, sono diretti dall’esterno; da entità ad essi più evolute che ne dirigono il comportamento. Un esempio basterà ad illustrare questo aspetto. Gli animali in genere, ma soprattutto quelli selvatici, mostrano una saggezza tale nel loro comportamento, quasi una infallibilità, che è molto lontana dal continuo tentennare dell’uomo, che sotto questo aspetto risulta essere molto più in difficoltà di essi. Ne dobbiamo dedurre che gli animali sono più avanzati, od evoluti, rispetto all’uomo? No, la risposta è l’esatto contrario, e solo l’esoterismo può spiegarne il motivo: l’uomo sbaglia proprio perché è più evoluto rispetto agli animali. Perché gli animali non si auto-dirigono esemplare per esemplare, ma sono guidati dall’esterno, da una coscienza ad essi superiore, che li dirige per specie. Queste entità, che sono più avanzate anche rispetto all’uomo, noi le chiamiamo: gli Spiriti-gruppo, e sono esse ad essere responsabili dell’istinto che guida in modo praticamente infallibile il comportamento delle specie animali. L’uomo invece, proprio perché dotato della mente, anche se in una forma ancora abbozzata, sta imparando a comportarsi individualmente e liberamente, cosa impossibile ancora per gli animali. Per questo spesso sbaglia, ma per questo può imparare dai propri errori. Infatti, se andiamo adesso a cercare se questa fatidica frase: “Secondo la loro specie” nella parte del racconto della Genesi che riguarda la creazione dell’uomo, non la troviamo. La troviamo però sostituita da un’altra: Genesi 1:27: Gli Dei crearono l’uomo a loro immagine; a immagine di Dio lo crearono. L’io sono, sostituisce la specie; la guida interiore sostituisce la guida esteriore: l’uomo ha la mente, e può quindi guidarsi da solo. L’opera è compiuta; lo spirito, attraverso la mente, è giunto fino ad abitare dall’interno il proprio corpo. L’uomo è adesso un essere divino, con facoltà creatrici uniche nell’economia della natura. Solo dove passa l’uomo l’ambiente si modifica: egli impara così, pur sbagliando spesso, ad esercitare la sua prerogativa divina: la creatività. Infatti, dopo la creazione dell’uomo, Gli Dei si riposarono.
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La mente è pertanto quella facoltà superiore che consente all’uomo di sentirsi un individuo, cosa che lo distingue dagli animali. Cosa questa che lo dota di una facoltà che l’animale non conosce: la possibilità di scelta, e perciò la responsabilità delle proprie azioni. Noi non giudichiamo “cattivo” un animale che uccide un proprio simile: è una categoria morale che non può essergli attribuita. Egli agisce spinto dall’esterno, in base alla legge che regna sovrana nella natura: la Legge di Sopravvivenza o di Selezione Naturale. L’uomo inizia a smarcarsi dall’azione di tale legge, tanto che sempre più viene considerato un valore la difesa del più debole (opposta alla selezione naturale). Per l’uomo vale la legge morale, il Dovere (categoria del pensiero), mentre nell’animale regna ancora la spinta inconsapevole all’Interesse (categoria del piano emozionale).
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TERZO INCONTRO
Affrontiamo questo terzo incontro muniti di quanto abbiamo incorporato nei precedenti, relativamente alla costituzione dell’uomo, e cioè che egli è tale in quanto portatore di: un corpo fisico, che corrisponde alla forma che percepiamo; un corpo vitale, che circonda e interpenetra il fisico, dotandolo della facoltà di vivere, crescere, moltiplicarsi; un corpo emozionale, che dà lo stimolo all’azione, in quanto sede dei desideri e delle emozioni; un corpo mentale, che funge da anello di congiunzione fra lo spirito, che è il vero uomo, e i suddetti veicoli, per imparare a dirigerli con volontà e aspirazioni proprie. Diverse conseguenze derivano da una siffatta concezione dell’uomo. Una delle più importanti riguarda la dimensione dell’al-di-là, particolarmente connessa con l’esperienza del dopo-morte. Una soluzione di questo problema indicherà anche la via verso la soluzione di altri, man mano che si affacciano alla coscienza. Mettiamo in rilievo anche il fatto che scoprire così come affrontare il problema del dopo-morte non compete ad una mera speculazione metafisica, ma illumina anche i valori e la concezione della nostra vita di tutti i giorni. È abbastanza nota la posizione dottrinale della Chiesa Cattolica, che coincide con l’insegnamento essoterico. Essa dice che alla morte si viene giudicati, e secondo il comportamento tenuto in vita, saremo premiati col Paradiso eterno o castigati con l’eterno Inferno. Almeno secondo l’insegnamento classico, anche se Gesù mai disse una cosa simile, derivata per lo più da errate traduzioni dei Vangeli, nei quali l’inferno non c’è. Vediamo come esso può essere visto citando un teologo odierno abbastanza critico, Vito Mancuso, che nel suo libro: “L’Anima e il suo Destino”, scrive fra l’altro: “Il mondo col suo carico di dolore, malattie e sciagure a livello naturale, colmo di radicali soprusi a livello storico, dove per millenni pochi tiranni hanno oppresso masse inermi, tutto ciò e molto altro porta a vedere ovunque il prevalere di una profonda ingiustizia. A ciò si aggiunge la prima di tutte le ingiustizie, la morte. La bellezza di un tempo sfiorisce, e con essa la velocità, la forza, l’entusiasmo, la voglia di vivere. Che cosa rimane? Che senso ha questa vita che è solo un percorso verso la morte? Senza neppure considerare l’estrema casualità con cui la morte raggiunge gli esseri umani, strappando qualcuno nel fiore degli anni, e altri lasciandoli vivere molto di più di ciò che meriterebbero. Ebbene, la teoria della reincarnazione delle anime ha l’enorme vantaggio di conciliare tutto ciò. Essa, infatti, rintraccia la causa del dolore e del male che colpiscono alcuni, nel mondo presente, e non viene negata o attenuata a vantaggio della razionalità del tutto, in specifiche colpe che quegli stessi soggetti hanno commesso in vite precedenti. La colpa è solo loro, l’ordine del mondo non può sbagliare, tutto il sistema si regge su una razionale legislazione che premia i buoni e punisce i cattivi con infallibile precisione. La dottrina della reincarnazione ha il vantaggio di non negare il male di questo mondo, e insieme, ponendo altri mondi, di salvare la razionalità del tutto perché, come scrive Plotino, invita a guardare per ogni essere non solo al presente, ma, di volta in volta, anche ai periodi di tempo passati e futuri.” Fin qui la descrizione abbastanza corretta delle motivazioni logiche che sostengono la dottrina di rinascita, o di reincarnazione. È una descrizione talmente convincente, che a chi la legge sorge spontanea la domanda: “Perché allora il teologo non la abbraccia nella sua concezione?”. Il buon Mancuso risponde subito alla domanda, nel modo seguente: 17
“Io non aderisco a questa teoria, a causa della distruzione della storia della singola libertà che essa comporta. Ammesso pure che io come anima sopravvivrò, magari in un uomo migliore, magari in una donna peggiore, magari chissà, tutta la mia esperienza acquisita in questa vita andrà comunque persa, tutto l’ordine e l’informazione che ho prodotto dentro la mia anima andranno cancellati. Non ho dubbi, infatti, che tutti i tentativi di provare che è possibile ricordare qualcosa delle vite precedenti, che basta concentrarsi per vedere affiorare la reminescenza di quando eravamo qualcun altro, sono solo illusioni. La realtà è che la storia della coscienza, con tutte le esperienze fatte e le persone amate, se si rinasce nel tempo, viene azzerata. Questa prospettiva pensa il tempo come una ruota, come una giostra che eternamente ritorna, senza costruire nulla di nuovo. La legge dell’universo, però, indica un’altra logica, manifesta di essere indirizzata a una crescita continua dell’informazione.” Proprio a partire da queste ultime parole, cominciamo ad esaminare la posizione del teologo, perché rinviano ad una concezione: “la crescita continua” che contiene in sé l’idea dell’evoluzione ritenuta come logica. Che venga indicata la dottrina della rinascita come contraria a questa logica, indica solo una non conoscenza della stessa. O meglio, una conoscenza legata agli stereotipi delle dottrine orientali e di come, meglio, sono concepite a livello popolare nelle società orientali. Noi diciamo che la dottrina della rinascita prevede sì, dei cicli, ma l’avanzamento da un ciclo al successivo non è a circuito chiuso, ma a spirale, per cui ogni passaggio successivo avviene ad un piano più avanzato rispetto al precedente. E considera questo il metodo attraverso cui l’umanità, in generale, e il singolo uomo, in particolare, crescono e maturano per mezzo dell’esperienza. Le altre obiezioni sono da noi facilmente risolte, se solo ci ricordiamo quanto ci siamo detti nel corso del nostro primo incontro. L’esperienza di una singola vita non va mai persa: i nostri insegnamenti affermano che neppure un centesimo delle nostre esperienze va perduto, e la soluzione è non concepirci nel nostro piccolo io personale, ma nell’Io sono, la nostra parte spirituale eterna, che si serve di un numero di esistenze nel piano materiale proprio per fare tesoro delle esperienze che vi si svolgono. Come altrimenti accettare la frase di San Paolo: “Non sapete che siete simili agli Dei?”; e quella di Gesù: “Voi stessi farete le cose che io faccio, e anche di più grandi”? Pensiamo davvero che saremo in grado di fare cose più grandi di quelle di Gesù, vivendo una sola vita? oppure prendiamo le sue parole come una storiella detta tanto per consolarci? Quanto al fatto che, a detta del teologo, la reminescenza delle vite passate non può affiorare, tutto dipende da che cosa si intende. Come possiamo spiegare il genio innato di un Mozart bambino, se non con l’affiorare di un’esperienza già fatta prima della vita in cui portava quel nome? Il ricordo non è consapevole, ma l’insegnamento, l’esperienza è senz’altro acquisita. E questo metodo risponde anche alla nostra esperienza, se solo la sappiamo osservare con occhi diversi: quando infatti, da piccoli, ci insegnavano a scrivere, quanta fatica, quanti errori, quanti sforzi abbiamo fatto? Ad un certo punto, però, quell’insegnamento l’abbiamo interiorizzato, e oggi quando ci accingiamo a scrivere, non abbiamo bisogno di tenere presente tutto quel processo; grazie ad esso lo sappiamo fare, e questo è il metodo naturale di apprendimento. Sappiamo scrivere, anche se non ricordiamo tutta la fatica che ci è costato. E se questo è valido all’interno di una sola vita, a maggior ragione vale per le esperienze fatte nelle vite precedenti. Esiste una memoria inconsapevole, che è legata alle esperienze apprese in tutte le vite precedenti, delle quali in qualche modo conserva il ricordo (la scienza esoterica conosce questo modo, ma non è il caso qui di complicarci di più questa esposizione per descriverlo). Osserviamo solo che la parola “ri-cordo” fa etimologicamente più riferimento al cuore che al cervello. Che si nasca con “la coscienza azzerata”, come afferma il teologo, rimanda alla teoria della tabula rasa, e questo tradisce la concezione materialistica che ci sta dietro. Ci sarebbe invece da chiedersi: Come può realizzarsi l’indubbio progresso del pensiero nella storia umana, se lo affidiamo all’unica esistenza sulla Terra? L’ambiente e la cultura lo spiegano solo parzialmente; l’ereditarietà genetica d’altra parte non è una soluzione, perché altrimenti dai figli di geni dovrebbero discendere altrettanti geni, ma sappiamo che non è così. Di solito so nota l’azione dell’ambiente e della cultura, ma nulla di più. 18
E neppure l’alternarsi di periodi storici fecondi di geni in tutti i campi con altri di decadenza, è giustificato dall’idea dell’unica esistenza, perché allora il progresso dovrebbe essere lineare e graduale, senza gli alti e i bassi che invece notiamo. No, SOLO L’IDEA DELLA RINASCITA DESCRIVE QUANTO OSSERVIAMO NELL’AVANZAMENTO DEL PENSIERO UMANO. Per quanto riguarda il richiamo alla libertà, il Cristianesimo esoterico è un inno alla libertà, tanto che tutto è messo nelle mani dell’uomo. Il destino è conseguenza delle libere scelte fatte nel passato; il futuro dipende dalle libere scelte di oggi. Non solo, ma essendo noi stessi gli autori del nostro destino, abbiamo, per così dire, il diritto d’autore, il copyright, quindi il diritto di modificarlo, se siamo in grado di farlo. Nel paragrafo successivo, Mancuso scrive che “il Cristianesimo ha sempre escluso la preesistenza delle anime, perché noi non siamo mai stati altri Io, e non saremo mai altri Io”. Ma come si fa a fare una affermazione così decisa, in questo campo? Comunque, se per “io”, intendo la mia parte spirituale eterna, quella che inconsapevolmente intendo quando pronuncio la parola “io”, allora concordo: non sono mai stato un altro Io, solo che questo Io abita in tutte le vite che il medesimo utilizza per il proprio avanzamento. Ci sarebbe anche molto da obiettare riguardo il fatto che “sempre il Cristianesimo abbia escluso la preesistenza delle anime”. È un errore storico! Il primo Cristianesimo risentiva del clima culturale dell’epoca, che prevedeva l’insegnamento della rinascita ad un livello più profondo di quello popolare. Ricordiamo i richiami fatti da Gesù sull’insegnamento in parabole per il popolo, e più profondo per i discepoli a Lui più prossimi. Spesso questo insegnamento era talmente implicito, che era esposto senza dare altre spiegazioni, come nell’episodio narrato della Trasfigurazione: Matteo 17: Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: “Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo”. All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: “Alzatevi e non temete”. Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo. E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: “Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti”. Allora i discepoli gli domandarono: “Perché allora gli scribi dicono che deve prima venire Elia?”. Ed egli rispose: “Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, l’hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro”. Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista. Marco 9: Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: “Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!”. Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: “Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!”. E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi 19
però che cosa volesse dire risuscitare dai morti. E lo interrogarono: “Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?”. Egli rispose loro: “Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Orbene, io vi dico che Elia è già venuto, ma hanno fatto di lui quello che hanno voluto, come sta scritto di lui”. Gli insegnamenti esoterici che i grandi veggenti ci indicano, dicono che Giovanni Battista fu la reincarnazione di Elia, ed Elia l’incarnazione di Mosè. Sapendo questo, non appare evidente e chiarito il testo dei due passaggi biblici appena letti? E diventa più chiara anche la frase che Giovanni il Battista pronunciò all’atto del battesimo di Gesù, quando questi ricevette lo spirito del Cristo: “Io devo diminuire, lui deve crescere”. Mosè è la Legge, rappresenta la Legge, il sistema di timori e paure del Vecchio Testamento, incarnato in quel momento in Giovanni il Battista: ma con il Cristo la Legge ha adempiuto al suo compito di guida per l’umanità, e deve cominciare ad essere sostituita dall’Amore. Cioè, la Legge deve diminuire, e l’Amore deve crescere. Ecco come tutto l’insegnamento biblico prende nuova forma e più stringente significato se applichiamo ad esso il concetto della reincarnazione, perché, in realtà, esso già lo comprende! Altro breve esempio, tra i molti possibili, lo troviamo in Matteo 16: 13-16: Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarea di Filippo, chiese ai suoi discepoli: “La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”. Risposero: “Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti”. Disse loro: “Voi chi dite che io sia?”.”Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Anche qui risulta evidente, al di là delle fantasiose interpretazioni teologiche, la diffusa concezione della teoria della rinascita. Vi troviamo anche una differenziazione fra “il Figlio dell’uomo” e “il Figlio di Dio”, che però esamineremo più avanti. Per concludere il discorso storico, diciamo che solo nell’anno 553 la Chiesa condannò la dottrina della rinascita, con il Concilio indetto dall’imperatore Giustiniano. Che nelle “Confessioni” Sant’Agostino scriveva: “La mia infanzia ha forse seguito un’altra mia età?… E ancora prima di questa vita, io esistevo già in qualche altro luogo o altro corpo?” Che San Girolamo (347-420) diceva: “Non conviene si parli troppo delle rinascite, perché le masse non sono in grado di comprendere”. Origene, uno dei Padri della Chiesa, affermava: “Le anime che richiedono i corpi si rivestono di essi e, quando queste anime cadute si sono elevate a cose migliori, i loro corpi si annientano ancora una volta. Così le anime svaniscono e riappaiono continuamente”. Che cosa succede, allora, alla morte? Leggiamo questo passo tratto dalla Bibbia, Qoelet 12, per cominciare ad esaminare l’aspetto esoterico: “Prima che si rompa il cordone d’argento e la lucerna d’oro si infranga e si rompa l’anfora alla fonte, e la carrucola cada nel pozzo e ritorni la polvere alla terra, com’era prima, e lo Spirito torni a Dio che lo ha dato...” Questo passaggio riferito alla vecchiaia e alla morte, è un altro che correttamente compreso e interpretato ci dimostra come la conoscenza derivata dalla chiaroveggenza sia quella posseduta dai profeti, e sia la stessa che sta dietro agli insegnamenti esoterici. Esso ci dice che quando si rompe il cordone argenteo, la luce della vita si spegne, e una parte (il corpo) che prima era unita alla vita “cade nel pozzo”, cioè “ritorna alla terra”, mentre l’altra parte “torna” nei piani spirituali: a Dio, da dove provenne. Che cos’è allora questo cordone 20
argenteo, che sembra avere la proprietà di mantenere la vita nel corpo? Ricorriamo ancora una volta alla legge di analogia per scoprirlo. Per noi “nascita” e “morte” sono termini intercambiabili, perché entrambi indicano il passaggio (nelle due direzioni possibili) da una dimensione ad un’altra di esistenza. Se guardiamo allora alla nascita fisica, vediamo che il feto, quando si trova all’interno dell’utero materno, è unito e mantenuto in vita all’interno dello stesso da un cordone fisico, chiamato cordone ombelicale; ebbene, se guardiamo poi all’altra nascita, alla nascita nei piani spirituali, cioè a quella che noi chiamiamo morte, il chiaroveggente ci dice che l’anima (usiamo ancora questo vocabolo per il momento), cioè i corpi sottili, sono legati al corpo fisico da un altro “cordone” formato di sostanza eterica, durante la vita, e che quando si “rompe”, abbandona il corpo fisico alla decomposizione portando con sé gli altri veicoli viventi, proprio come il cordone ombelicale viene strappato alla nascita fisica, avendo perduto la sua funzione di mantenimento.
Morte Seguiamo il passaggio della morte, visto dal punto di vista spirituale. Durante la vita, tutto quello che ci accade viene registrato in un atomo che ci è appartenuto attraverso tutte le varie esistenze. Questa memoria è chiamata in esoterismo “memoria superconscia”; e non ci è consapevole, se non a livello subliminale. Essa registra tutto, anche quello che non notiamo consapevolmente. I servizi segreti delle potenze militari lo sanno bene, perché si sono accorti che ricorrendo ad ipnosi le persone che hanno assistito, od erano presenti nello scenario di un fatto che vogliono indagare, sono in grado di riferirne nei più minuti particolari se sottoposti ad ipnosi profonda. Questo atomo lo chiamiamo atomo-seme, ed ha sede nell’apice del ventricolo sinistro del cuore. Durante la vita esso registra, come una bobina, tutto quanto le immagini ambientali trasportano attraverso l’aria inspirata, e quindi passata per mezzo della piccola circolazione sanguigna, attraverso il cuore. Ecco perché questa memoria non è consapevole: essa infatti non passa nel cervello, ma ha sede direttamente nel cuore, sede della memoria inconscia. Una estremità del cordone argenteo è attaccata a questo atomo-seme, mentre l’altra estremità collega il corpo fisico con i corpi sottili. Durante il sonno – che altro non è che l’allontanamento dei corpi sottili dal corpo fisico, con conseguente perdita di coscienza su quanto accaduto – il cordone argenteo continua a collegare le sue due estremità. L’unica differenza fra il sonno e la morte è il fatto che quest’ultima avviene quando esso si spezza, interrompendo il suddetto collegamento: allora il cuore si ferma e i corpi sottili sono liberati dal fisico. Essi si ritraggono quindi, e l’atomo-seme li segue “sbobinando” le immagini che contiene e uscendo dalla parte superiore della testa attraverso una sutura presente nel cranio. La rottura del cordone argenteo, tuttavia, non avviene immediatamente, ma può verificarsi in un lasso di tempo variabile dopo l’arresto cardiaco, che al massimo dura per tre giorni e mezzo circa. In questo lasso di tempo la persona vede le immagini dello “sbobinamento” scorrere davanti alla sua coscienza “in ordine inverso”. È ormai nota la tendenza a rivedere la propria vita in un attimo, come si dice, quale presagio della morte imminente; è un fenomeno legato a quanto abbiamo ora spiegato. Altra riprova abbastanza nota, e sulla quale è anche stato girato un film, concerne il “peso”: 21 grammi. È stato riscontrato che nel momento della morte la persona perde improvvisamente una quantità di peso fissa (21 grammi, appunto), variabile da specie animale a specie. Si è detto che quello è il peso dell’anima, ma una affermazione del genere non ha un significato preciso; in realtà, ciò che avviene è il distacco dei veicoli superiori da quello fisico, e il corpo vitale appartenendo ancora al mondo fisico e alle sue leggi, è dotato di un proprio peso misurabile. Appena termina la revisione della vita trascorsa, anche il corpo vitale eterico viene abbandonato, e l’individuo si ritrova circondato dal proprio corpo emozionale. Ricorderete che parlando del globo del Periodo della Luna, formato di sostanza del desiderio o emozionale, abbiamo detto che in esso si sviluppò la 21
prima divisione interna del globo, contraddistinta dalle due correnti, verso il centro e verso la superficie. Bene, in un certo senso il nostro corpo emozionale è una parte di quel Periodo nel quale prese il via la sua evoluzione, e porta in sé le stesse due correnti: la corrente centripeta, che ha sede nelle regioni più basse, cioè più prossime alla dimensione fisica, e la corrente centrifuga, verso l’esterno, che ha sede nelle regioni più elevate. Appena l’individuo si è separato dal corpo eterico, si trova con il proprio corpo emozionale in questo piano dei sentimenti e delle emozioni. Si attiva la corrente centripeta più prossima al mondo fisico, e rivede il panorama in senso inverso della vita terrena appena conclusa. Qui però il panorama non può lasciarlo indifferente, perché siamo nel piano della sensibilità e del sentimento: ad ogni immagine che scorre davanti alla sua coscienza egli risente delle emozioni in gioco. Ogniqualvolta rivede un episodio nel quale egli provocò del dolore ad altri, egli stesso lo rivive, si ripercuote in lui come ne fosse lui ora la vittima. È essenziale vivere bene ed approfonditamente questi episodi, perché ne derivano gli insegnamenti estratti dalle esperienze vissute. È in ciò che consiste la base del progresso e dell’avanzamento spirituale: quando, in una vita futura, egli si troverà davanti a fatti analoghi e alla possibilità di fare ancora del male ad altri, inconsciamente il dolore risentito nella descritta fase post-mortem lo metterà in guardia, e gli impedirà di commettere lo stesso errore. Anzi, se assisterà a fatti, episodi o possibilità che altri facciano lo stesso errore, sentirà dentro di sé l’impulso a fare di tutto per impedirlo. Quindi anche il livello sociale ne risentirà per il bene. Vediamo così come il “giudizio” tanto temuto dai fedeli delle religioni popolari, che concepisce un dio vendicativo e temibile, non ha alcun fondamento. Il vero giudizio è quello che, in ultima analisi, daremo noi su noi stessi, e il suo solo scopo è quello di farci imparare il retto comportamento. L’acutezza dell’insegnamento è direttamente proporzionale all’esattezza delle immagini inserite nella coscienza del trapassato, e all’attenzione con cui egli le poté osservare per la prima volta nei tre giorni e mezzo successivi al decesso; ecco perché è un crimine contro l’individuo e contro la società disturbare il defunto in detto periodo, con schiamazzi, urla o interventi sul suo corpo. La fase che abbiamo descritta è definita nel Cristianesimo esoterico fase di Purgatorio. E comprendiamo come sarebbe bene pregare perché le sofferenze (che sarebbero meglio descritte come insegnamenti) che in esso hanno luogo fossero il più acute possibile, anziché per il contrario, come una religione ignorante usualmente propone di fare. Oltre al fenomeno appena descritto, ne avviene contestualmente un altro. Nel nostro corpo emozionale si sono sviluppati tutti gli impulsi che ci tengono legati alla forza centripeta, quali le passioni basse, l’egoismo, l’ira, tutte le emozioni egoistiche e i cosiddetti “vizi”, perché tutte queste attività concentrano la nostra attenzione sul corpo, impedendoci di abbandonare il piano fisico. Se prima queste attività non sono superate, la corrente centrifuga non si attiva. La velocità di revisione della vita scorre ad una velocità tripla rispetto al tempo che conosciamo nella dimensione terrena, ma solo quando avremo sradicato i suddetti “vizi” potremo passare alla fase successiva. Appena questo accade, allora entriamo nella parte superiore del piano del desiderio e ancora una volta il panorama della vita trascorsa si svolge davanti alla coscienza, ma questa volta sono le azioni che hanno lasciato un segno benefico a ripercuotersi nella nostra coscienza. Anch’esse sono essenziali alla comprensione delle vere leggi di natura e all’insegnamento che siamo chiamati ad assimilare nel mondo. Questa fase nel Cristianesimo esoterico è chiamata del Primo Cielo, avviene, come detto, nelle regioni superiori del piano emozionale del desiderio. Dopo le fasi descritte, anche il corpo emozionale viene abbandonato, e l’individuo si trova così solo con la mente nel piano del pensiero. Anche la mente è un veicolo dello spirito, dell’“Io Sono”, e qui tutti gli insegnamenti ricevuti fino a questo momento vi vengono assimilati per fare da base per l’esistenza futura 22
sulla Terra. Questa è la “voce della coscienza” che ci suggerisce il retto comportamento in tutte le occasioni nelle quali ci imbattiamo, e che intuitivamente siamo portati ad ascoltare; è il lavoro che trova il suo svolgimento nel piano mentale, nel Secondo Cielo. Solo questa conoscenza di ciò che avviene dopo la morte, ci consente di capire perché nel corso della storia osserviamo, a livello sia collettivo che individuale, una progressione, un avanzamento costante che chiamiamo “civiltà”. La morte perciò non è affatto una ingiustizia, ma una necessità benefica per il nostro avanzamento individuale. Segue un periodo nel quale lo spirito, privo ora di tutti i suoi veicoli della vita passata, ha la certezza interiore di essere tornato a casa: ha come esaurito il compito che si era dato, e finalmente può riposarsi, fino a quando l’esigenza evolutiva fa sorgere in lui la spinta a compiere un passo ulteriore: una nuova rinascita sulla Terra.
Rinascita Arriva finalmente il momento di preparare la futura esperienza terrena. Questa preparazione avviene nel piano degli Archetipi (che hanno sede in quello che abbiamo chiamato il Mondo del Pensiero), dove anche le condizioni ambientali vengono adattate alle nuove esigenze. Ricorderete quanto abbiamo detto parlando dell’evoluzione naturale e delle due teorie di Lamàrck e di Darwin. In realtà, nessuna delle due esaurisce la questione, se osservata dal punto di vista spirituale, cioè prendendo in considerazione tutte le forze che sono in gioco. Anche l’ambiente fisico, che fa da sfondo alla modificazione e adattamento delle specie, le condizioni esteriori nelle quali la vita evolve, fa parte del “gioco”. Nulla è lasciato al caso. Lo scienziato che vede solo l’aspetto materiale della vita, è portato a mettere in contrapposizione l’idea di Natura con quella di Dio, arrivando ad affermare che se trova le leggi che spiegano la prima, diventa superfluo il secondo. In realtà, la Natura non è altro che l’effetto di quell’Attività, Intelligenza e Volontà che usiamo chiamare Dio. Qualcuno ha detto: “Dio è il timbro, e la Natura la sua impronta”. Per comprendere più approfonditamente la legge di evoluzione, occorre considerare che anche l’ambiente viene preparato per le esigenze evolutive-spirituali degli esseri che vivono in esso. Da un punto di vista più completo, che tiene cioè conto dello scopo dell’esistenza secondo le esigenze spirituali, che sono la causa di tutto il movimento che stiamo esaminando, possiamo dire che qualsiasi teoria evolutiva che non tenga in conto le esigenze spirituali non è in grado, neanche razionalmente, di fornire una spiegazione esauriente. Se, infatti, il miglioramento della specie è lo scopo dell’evoluzione, come mai persone e società più evolute sembrano incamminarsi nella direzione opposta: cioè nella difesa del meno adatto a detto miglioramento, cioè del più debole? Per spiegare questa apparente contraddizione, dobbiamo inserire il concetto di Anima. Tutti gli insegnamenti che l’evoluzione produce, non si depositano, per così dire, nei vari corpi che ne sono stati lo strumento: i corpi sono solo dei mezzi, che da una vita all’altra spariscono e “muoiono”. Essi costruiscono quell’“alimento” che arricchisce lo spirito della quintessenza di tutte le esperienze, e che al termine di tutto il processo evolutivo si incorporerà in ciò che chiamiamo “Anima”. L’anima perciò è questo elemento perenne che si tramanda e che migliora di vita in vita, e che costituisce il vero scopo dell’evoluzione. Il quale perciò non è tanto l’adattamento all’ambiente, ma che utilizza l’esperienza che si svolge nell’ambiente per alimentare ed edificare l’anima. L’anima perciò preesiste ad ogni nascita, anzi ad ogni “rinascita” in veicoli differenti dei precedenti, ma via via sempre migliori perché costruiti con gli atomi-seme di ciascuno, nei quali è incorporato il livello vibratorio raggiunto in precedenza, nel corso del processo di discesa che porterà ad una nuova “nascita” nel piano fisico-chimico. 23
Tutte le esperienze possono essere accessibili alla coscienza, a condizione di saperla innalzare oltre la soglia della pura materialità: è quello che hanno già fatto i veggenti, e che ciascuno di noi qui presenti può fare. Ma per fare questo non è sufficiente una curiosità intellettuale, e neppure uno studio universitario; bisogna modificare il nostro stile di vita, in modo da aprirsi anche a quel ri-cordo depositato nel cuore. Questo non è in contraddizione con il nostro proposito di usare la logica: la logica è lo strumento, la porta da aprire che cela dietro di sé il tesoro che stiamo cercando. Ma se anche dopo avere aperto la porta, anziché guardare nella stanza del tesoro, continuiamo a soffermarci sulla porta e sui suoi intarsi, perdiamo di vista il nostro vero obiettivo, confondendo il fine con il mezzo. Quello che abbiamo detto fin qui è estremamente importante, ma per coglierne tutto il valore dobbiamo metterlo in connessione con quell’elemento che fin qui non è ancora apparso nel suo aspetto più profondo, come abbiamo promesso fin dall’inizio: il Cristianesimo Esoterico. Lo esamineremo nel prossimo, quarto e ultimo incontro. Per prepararci ad esso, però dobbiamo porci la seguente domanda: abbiamo visto come vi sia una catena evolutiva nel pianeta, rappresentata dai quattro regni di natura, il regno minerale (costituito dal solo corpo fisico o denso), il regno vegetale (costituito dal corpo fisico ed eterico o vitale), il regno animale (costituito dal corpo fisico, eterico ed emozionale) e il regno umano (che aggiunge ai precedenti anche la mente quale veicolo interiorizzato). Questa catena evolutiva si arresta qui, o prosegue ulteriormente? È logico che prosegue: il progresso e l’evoluzione sono in realtà infiniti. Esistono dei regni superiori all’umano, cioè che giunsero prima dell’uomo alla fase evolutiva umana, e sono quelli che il Cristianesimo Esoterico chiama con i nomi seguenti: Gerarchie attive nel periodo della Terra Genere Umano l’umanità del periodo della Terra Angeli l’umanità del periodo della Luna (più avanti dell’uomo di un gradino) Arcangeli l’umanità del periodo del Sole (più avanti dell’uomo di due gradini) Principati o Sigg. della Mente l’umanità del periodo di Saturno (più avanti dell’uomo di tre gradini) Virtù o sigg. della Forma lavorano con il corpo fisico dell’uomo nel periodo della Terra Potestà o Sigg. dell’Individualità lavorano con il corpo emozionale dell’uomo dal periodo della Luna Dominazioni o Sigg. della Sapienza lavorano con il corpo vitale dell’uomo dal periodo del Sole Gerarchie che non sono più attive Signori della Fiamma o Troni lavorarono con lo spirito dell’uomo nel periodo di Saturno Cherubini lavorarono con lo spirito dell’uomo nel periodo del Sole Serafini lavorarono con l’uomo nel periodo della Luna È la famosa “Scala di Giacobbe”: "(Giacobbe) fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa.". (Genesi 28, 12) Arrivederci a sabato prossimo!
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QUARTO INCONTRO
È arrivato il momento di tornare alla Genesi biblica. Mi piacerebbe fare una veloce indagine fra di noi qui presenti, per chiedere che cosa pensiamo siano, e a che cosa servano, i testi sacri delle religioni, e la nostra Bibbia in particolare. Di certo la maggioranza pensa che si potrebbe vivere benissimo anche ignorandola, e che la sua funzione sia solo quella di dettare delle regole a chi volesse diventare religioso. Bene, non è così! La Bibbia è un libro che ci riguarda tutti, perché parla di quella facoltà che ci contraddistingue in quanto esseri umani: la Creatività, che è quella stessa energia con la quale fu creato ed è mantenuto l’Universo: l’Energia Creatrice. La Bibbia è un testo di istruzione, che ci indica la strada per il nostro avanzamento e la nostra evoluzione. Purtroppo una interpretazione parziale e ignorante del vero significato del racconto della Genesi ha indotto uomini di Chiesa e cosiddetti moralisti in generale a ritenere l’energia implicata nella sessualità come qualcosa di brutto e di sporco, da allontanare e con cui non avere nulla a che fare. Niente di più sbagliato: proprio perché essa è una fase della forza più sacra dell’universo, deve essere rispettata, approfondendone la conoscenza e tenendo conto del suo aspetto superiore, che va coltivato e fortificato rispetto al suo aspetto inferiore, che ne rappresenta la fase complementare. Ma abbiamo comunque a che fare con essa: la questione è riconoscerla per ciò che realmente è e quindi non abusarne né denigrarla. Analizziamo questo racconto, così come descritto nella Genesi, vedendo chi ne sono i protagonisti e riprendendo da dove lo avevamo lasciato: Eden. Che l’ambiente e i suoi abitanti siano in relazione reciproca, ormai lo abbiamo già detto, e l’Eden non fa eccezione: era l’ambiente adatto all’uomo di allora, e l’uomo di allora era l’abitante adatto a quell’ambiente. L’Eden, cioè il pianeta Terra dell’Epoca Lemuriana, come è chiamata in esoterismo, non era uguale alla Terra d’oggi: tutto era molto più etereo, compreso l’uomo.
Adamo ed Eva. Genesi 1:27 ”Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio li creò; maschio e femmina li creò”. Come già accennammo, “l’uomo” qui è “Adamo”, perciò “Adamo è maschio e femmina”. Non si sfugge, ed è questo che si deve comprendere. Adamo, la prima umanità (“li” creò), era maschio-femmina, cioè era androgino. La cosiddetta formazione della donna, di Eva, avviene più avanti, e descrive la separazione dell’unica Forza Creatrice in individui sessuati portanti ciascuno solo una delle due polarità che la costituiscono: la nascita del sesso, cioè dell’energia “scissa”. L’uomo creato “che era cosa molto buona” e che doveva “soggiogare la terra” nutrendosi dell’erba e di frutta, era un essere androgino. Questo significa che la propagazione avveniva all’interno di un singolo individuo, che aveva la facoltà di moltiplicarsi senza richiedere l’ausilio di un essere complementare. La maggior parte delle piante di oggi usa lo stesso metodo. Quello che doveva però compiere l’uomo era di sviluppare la mente, e per fare questo doveva costruirsi un cervello, cioè uno strumento che gli consentisse di usare l’energia creatrice non più solo per concepire figli, ma anche per concepire pensieri. Una polarità dell’energia fu allora innalzata lungo la colonna vertebrale per costruire il cervello, mentre l’altra polarità rimase a livello strettamente fisico. Si creò così il primo essere sessuato, capace di esprimersi nei due mondi, sia pure limitatamente a causa della unica polarità che gli permetteva di farlo in ciascuno di essi. Fu Eva il primo essere sessuato, e il famoso racconto della “costola” – 25
che però andrebbe tradotta meglio come “lato, polarità” – riguarda la sua nascita in quanto essere sessuato, cioè scisso, diviso. Angeli. Una volta formata l’umanità sessuata, occorreva fare incontrare gli individui maschili con quelli femminili, in modo che unendo le rispettive polarità tornassero a formare un’unità creatrice feconda compiendo l’atto generativo. Questo compito veniva svolto dagli Angeli, esseri di un passo più avanti dell’umanità, che nei periodi stagionali propizi la conducevano in grandi templi costruiti per questo scopo. Allora l’uomo stava ancora scoprendo la dimensione fisica, e la religione di allora cercava di svelargliela, così come quella di oggi cerca di svelare in noi l’esistenza dei piani oggi invisibili, quelli superfisici. Allora avevamo la coscienza ancora nei piani sottili, e obbedivamo agli Angeli senza ostacolarli, mentre diventavamo consapevoli del piano materiale solo nel momento dell’accoppiamento, risvegliandoci all’esistenza di un “altro”, quasi una novità di allora per la coscienza tutta interiore che possedevamo. Da questo deriva il significato di “conoscere” in senso biblico. Il capo degli Angeli, Colui che aveva la responsabilità di guidare l’umanità, era Jehovah, uno degli Elohim. È lui il Dio dell’Antico Testamento, “che è il Signore e che dà la vita”, che ci viene presentato dal versetto 4b del secondo capitolo: Genesi 2:4b ”Quando il Signore Dio fece la terra e il cielo…”. La traduzione comune cerca di minimizzare questa differenza aggiungendo il termine “Signore” alla parola “Dio” già usata fino a quel punto, ma la differenza è sostanziale: passiamo da “Elohim” di Genesi 1:1, a “Jehovah” di Genesi 2:4b. È Jehovah che conduce l’umanità con la Legge tramite il Timore di Dio, l’azione necessaria per una umanità bambina che ancora non sa guidarsi da sola. L’uomo dell’Eden era un essere docile e obbediente, senza alcuna potenzialità di opporsi alla sua Guida celeste.
Lucifero. Questa potenzialità però era presente negli Angeli, più avanzati, fra i quali ad un certo punto si verificò la disobbedienza: il secondo in ordine di evoluzione si ribellò a Jehovah, tentando di usurparne l’autorità. Perché l’ha fatto? Forse non lo sapremo mai completamente; una teoria dice che alcuni esseri angelici non riuscirono ad adattarsi alle nuove condizioni del periodo della Luna – nel quale essi raggiunsero il livello evolutivo corrispondente all’umano – contraddistinte dall’elemento liquido, e perciò lo rifiutarono. L’esito di questa lotta si ripercosse in tutto il sistema solare e nei regni inferiori agli Angeli, così come le conseguenze delle nostre azioni attuali in quanto uomini si ripercuotono nei regni animale, vegetale e minerale della Terra. I pianeti cambiarono addirittura le loro orbite, e questi spiriti caduti, i seguaci di Lucifero, che persero la battaglia, trovarono sede nel ferroso pianeta Marte. La loro posizione di “irregolari” li fece degenerare, e ad un certo momento ebbero bisogno anch’essi di uno strumento per esprimersi ad un livello più denso di quello puramente eterico che abitavano prima. Questo strumento lo individuarono in quell’organo di conoscenza che l’uomo (la classe ad essi immediatamente inferiore) andava sviluppando: il cervello. L’uomo doveva diventare il loro strumento per impedirne l’arresto evolutivo. Entrarono quindi nella colonna che collegava gli organi sessuali dell’uomo al cervello in costruzione, e se avessero impedito l’innalzamento anche della seconda corrente dell’Energia Creatrice (come sarebbe dovuto accadere col tempo), avrebbero trattenuto l’uomo nel piano materiale per continuare ad utilizzarlo per il loro fine. Il serpente biblico rappresenta proprio la colonna vertebrale, dalla quale gli spiriti Luciferici suggerirono all’uomo di disobbedire agli Angeli, praticando l’accoppiamento sessuale in tutti i periodi 26
dell’anno. L’uomo così acuì la propria concentrazione e conoscenza del piano fisico, e per questo Lucifero (“portatore di luce”) ha questo nome, fino però a perdere del tutto quella dei piani più sottili. Il tipo di conoscenza che l’uomo sviluppò è quella superficiale e riflessa caratteristica del sistema nervoso volontario e dell’emisfero cerebrale sinistro, perché la “luce” che abbiamo ottenuto non è quella diretta e solare, ma quella percepita all’interno del cervello grazie alle connessioni controllate dalle forze luciferiche. La luce diretta del Sole ci abbaglia, mentre possiamo sostenere con i sensi fisici solo la luce solare riflessa dalla Luna. Vediamo come la Bibbia ci presenta questo racconto. Il frutto dell’“albero della conoscenza del bene e del male” non è altro che l’uso dell’Energia Creatrice senza il rispetto del potere che essa cela, e l’istigazione luciferica consiste nella passionalità che ci spinge ad un suo “consumo” ignorante. È tipico dell’uomo uscito dalla caduta l’uso di energie potentissime in modo distruttivo, perché egli se le trovò a disposizione prima di avere maturato la conoscenza necessaria al loro saggio uso. Genesi 3:3 Del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete. È la realtà, perché fino ad allora l’uomo non si accorgeva neppure di passare, quando un corpo era diventato inutilizzabile, ad un altro nuovo, perché la sua coscienza era concentrata nei piani della vita e non in quello fisico. Genesi 3:4 Ma il serpente disse alla donna: Non morirete affatto! Ma anche questo è vero, perché la morte è solo un’illusione e con la propagazione si rinasce sempre in un nuovo corpo. Genesi 3:5 Dio sa che, quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male. Questa tentazione non era un inganno: l’uso della sessualità fuori dalle leggi naturali ebbe proprio l’effetto di farci conoscere il mondo, e di farci sperimentare ciò che altrimenti non avrebbe avuto per noi alcun senso: il bene e il male, cioè la libertà di scelta e le sue inscindibili conseguenze. Con questa facoltà infatti “diventeremo come gli Dei”, cioè capaci di creare qualcosa di nuovo, di non già previsto prima. Genesi 3:22 Jehovah disse allora: “Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male”. Dio stesso riconobbe questo fatto! Ma quali furono le conseguenze di tutto ciò? L’uomo “si accorse di essere nudo”: ecco apparire la coscienza incentrata sul piano fisico; e fu cacciato dall’Eden: la Terra eterica scomparve, e si ritrovò solo (“nel deserto del mondo”) privato della guida degli esseri superiori che fino ad allora provvedevano al suo bisogno. Il timore che il tipo di conoscenza che avrebbe sviluppato lo conducesse un giorno ad utilizzare in forma egoistica e distruttiva le potenti energie creatrici, consigliò agli Angeli di nascondergli “l’Albero della Vita”, che rappresenta appunto queste forze. E tuttora esse ci sono, fortunatamente, celate; solo quando avremo superato i problemi della caduta e dato prova di saggezza, queste forze torneranno ad esserci disponibili. 27
Libertà di scelta unita all’ignoranza sono il binomio peggiore possibile, e da esso deriva tutto il male del mondo. Da allora l’egoismo prese sempre più il sopravvento, e man mano che perdevamo contatto con le guide divine, e si sviluppava l’egoismo, la situazione fisica ed energetica del pianeta e dell’uomo andò sempre più deteriorandosi. Jehovah cercò di porvi rimedio usando le modalità che Egli è chiamato a svolgere: un Dio che incute timore e si fa sentire, dall’esterno, con le Sue Leggi che reclamano obbedienza. Dirigere l’umanità era il Suo compito fin dal principio. Ne possiamo descrivere le conseguenze in questo modo: IGNORANZA DELL’UOMO LEGGE ESTERNA A CUI OBBEDIRE CIECAMENTE PECCATO CAUSATO DALL’IGNORANZA E DISOBBEDIENZA CASTIGO KARMA NEGATIVO. l’azione Jehovitica perciò non era adatta alla nuova situazione inattesa che l’intervento luciferico aveva causato, e le sue modalità non erano sufficienti, così come non sono sufficienti le misure adatte a controllare la beata ignoranza di un bambino quando questi comincia a crescere e ad avere nuove esigenze ed esperienze. Per comprendere appieno le contromisure che le Gerarchie presero, dobbiamo riferirci a quanto la scienza esoterica afferma (per certi aspetti confortata dalle ipotesi scientifiche) sulla modalità di formazione dei pianeti. Essi sono originati dalla loro stella madre quando una parte degli abitanti della stella – nel nostro caso il Sole – diventano ritardatari rispetto all’ondata vitale principale che vi evolve, provocando un rallentamento vibratorio nei propri corpi. Quando lo scienziato moderno cerca la vita nel cosmo, non si rende conto che sta cercando, in realtà, la forma vivente terrestre in altri luoghi dello spazio. Ci saranno certamente altri pianeti con caratteristiche simili alla Terra, ma ciò non significa che solo in essi sia possibile la vita: vi è possibile un forma vivente come quella terrestre, ma la vita è presente ovunque nell’universo, adattandosi a condizioni molto diverse dalle nostre, anche in “forme” non percepibili ai nostri sensi fisici, Sole compreso. Per consentire a se stessi di sopravvivere, e non intralciare gli altri abitanti più evoluti che continuano ad aver bisogno di vibrazioni più rapide, i suddetti abitanti del Sole vengono allora confinati in uno dei poli, dove formano una specie di incrostazione sulla superficie solare, perché in detta posizione la velocità di rotazione e vibrazione è inferiore. Questa incrostazione comincia quindi ad interagire col resto del globo, e per inerzia prende a muoversi con un movimento circolare verso l’equatore. Quando lo raggiunge, la sua velocità di rotazione relativa è massima, e ne viene espulsa ad una velocità tale da stabilizzarsi in un’orbita direttamente proporzionale alla differenza di vibrazioni con la stella stessa. Assume così l’orbita più adatta alle esigenze degli spiriti che la abitano, ed è a questo punto che la luce, dapprima costituente del corpo di quegli abitanti, diventa una sorgente esterna, e nella Genesi avviene il famoso: “Fiat lux”, la cosiddetta creazione della luce. Quanto detto vale naturalmente anche per la nostra Terra. Va detto che tale distanza dalla stella madre dovrebbe rappresentare una situazione provvisoria, fino a quando non ci sviluppassimo in modo tale da poter ritornare alla fonte solare. La irregolarità della nostra situazione, come conseguenza dell’intervento luciferico sull’umanità, ad un certo punto rischiò invece di alterare l’orbita terrestre a causa dell’indurimento e cristallizzazione eccessivi e delle vibrazioni sempre più basse che vi si registravano, facendoci allontanare ancora più dal Sole e perdendo definitivamente di vista la possibilità di recuperare la “luce” iniziale. Ciò a lungo andare avrebbe provocato la distruzione del pianeta e dei suoi abitanti. Ricordiamo che etimologicamente la parole “luce” indica “luce riflessa”, mentre la parola che indica “luce diretta” è “Dio”. La sola azione jehovitica non era sufficiente a risolvere il problema, perché era adatta ad esseri docili e obbedienti, cosa che però non corrispondeva più alla realtà. I valori della religione jehovitica sono l’OBBEDIENZA e l’INNOCENZA, e sono i valori predicati da tutte le religioni non Cristiane, perché connessi con la fase jehovitica. Che il Cristianesimo popolare rivendichi ancora questi valori è una 28
dimostrazione che esso non è, in realtà, il Vero Cristianesimo che l’umanità attende, quella religione solare che la ricondurrà verso il recupero della “luce” perduta. Nella situazione d’oggi, non solo dette virtù non sono più praticabili, ma non sono più nemmeno auspicabili, perché oggi rappresenterebbero Immaturità e Ignoranza, e sono destinate a quegli esseri docili e inconsapevoli che dobbiamo ormai considerare più arretrati rispetto all’uomo uscito dall’Eden. Il passaggio dalle religioni jehovitiche al Vero Cristianesimo è stato progressivo nella storia, e il Cristo si è incarnato nel momento in cui l’umanità avrebbe cominciato a saper cogliere ed esprimere nuovi valori. Si creò allora la necessità di questi nuovi valori, e di un ambiente più puro che potesse consentire di iniziare la via verso il ritorno al Padre. In ciò consiste il Piano di Salvezza che lo Spirito del Cristo compì per noi. Questi nuovi valori, rispettosi della dignità che con dolore l’umanità poteva ora raggiungere, sono la LIBERTÀ e la sua complementare RESPONSABILITÀ. Il Cristo appartiene all’ondata vitale superiore agli Angeli, cioè agli Arcangeli, dei quali Egli è lo Spirito più evoluto. Ricordiamo che gli Arcangeli furono umani nel periodo del Sole, e perciò sono molto abili ad usare la sostanza del piano del desiderio, così come noi stiamo diventando i più abili ad usare la materia fisico-chimica; non impararono però mai ad usare le sostanze eterica e fisica, perché non possedettero mai un veicolo formato di dette sostanze. D’altra parte, l’azione del Cristo doveva essere del tutto differente rispetto a quella di Jehovah: come Questi appariva potente e terribile allo scopo di guidare una umanità ignorante e recalcitrante, il Cristo invece doveva consentire all’uomo di maturare dentro di sé, interiormente, quelle forze – che l’esoterismo chiama il Cristo Interiore e il Cristianesimo popolare Gesù Bambino – che sole possono risvegliarlo allo spirito e permettergli di vincere le pulsioni luciferiche che lo legano alla terra. La Nuova Dispensazione doveva rispettare tanto l’uomo da presentargli Dio come un suo simile. Il Cristo ebbe perciò bisogno di una cooperazione per adempiere alla sua Missione, che Gli venne fornita dall’essere umano più evoluto: Gesù di Nazareth, ultimo anello di una catena di discendenza che era stato educato ed allevato dagli Esseni proprio con questo scopo. Nessun altro uomo ha mai sviluppato corpi fisico e vitale così puri come quelli di Gesù, che poterono perciò essere “abitati” dai veicoli superiori del Cristo durante i tre anni della Sua Missione fra noi. È una bella consolazione sapere che per risolvere i “nostri” (in quanto umanità) problemi, anche l’umanità stessa, tramite Gesù, ha partecipato! Nei vangeli sembra che i due termini con i quali viene chiamato (o chiama se stesso) il Cristo-Gesù, siano intercambiabili. Possiamo ora dire che “Figlio di Dio” si riferisce al Cristo, il Grande Spirito Solare capo degli Arcangeli, mentre “Figlio dell’Uomo” vuole riferirsi a Gesù, che ha conquistato e costruito dentro di sé il Cristo bambino: primizia di una possibilità che ognuno di noi coltiva dentro se stesso. Lo Spirito del Cristo entrò nei veicoli inferiori di Gesù all’atto del battesimo nel Giordano: Giovanni 1:29,32 Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato dal mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato davanti, perché era prima di me”. Giovanni rese testimonianza dicendo: “Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui”. In queste tre affermazioni attribuite a Giovanni il Battista è racchiuso tutto il mistero della Salvezza. (1) Lo Spirito è sceso dal cielo come una colomba su Gesù: è il momento in cui lo Spirito del Cristo penetra nei veicoli di Gesù uomo, il momento cruciale di tutta l’evoluzione del genere umano, e anche dei regni inferiori. Questa frase ci racconta della incarnazione del Cristo in Gesù uomo. 29
(2) Un uomo è passato avanti a Giovanni: il Cristo appartiene ad un’onda di vita precedente la nostra, cioè agli Arcangeli, perciò “era prima di Giovanni” da questo punto di vista, ma nella storia dell’uomo è apparso “dopo” di Giovanni. Questa frase ci racconta del superamento della Legge (ricordate? Mosè-Elia-Giovanni Battista, quali rappresentante della Legge, che viene “superato” dall’Amore portato dal Cristo): (3) L’Agnello che toglie il peccato dal mondo: questa frase la mettiamo in relazione con la situazione planetaria della Terra, e qui ci soffermiamo un momento. Da quel momento fatidico che abbiamo esaminato, nel quale lo Spirito del Cristo abitò nei corpi di Gesù, Egli preparò le condizioni per entrare nel nostro pianeta e prendere su di Sé la sua orbita. Ciò si verificò all’atto dell’episodio che i Vangeli ci raccontano come la crocifissione: il grande Spirito Solare “inchiodò” Se stesso nella materia planetaria. In quel momento la Sua Luce abbagliò l’intero pianeta, cosa che viene descritta come un’oscurità, tanto fu accecante quella luce, e in un attimo innalzò le vibrazioni planetarie. Ma sarebbe contrario alla Sua Missione compiere il lavoro al posto nostro: Egli tolse il peccato “dal mondo”, ma non cancellò il karma individuale di ognuno di noi. Ci dà però la materia prima affinché noi possiamo fare la nostra parte del lavoro. Da quel momento la storia cambiò veramente, non solo tramite una convenzione come è quella del calcolo della data, ma iniziò a maturare nella coscienza degli uomini una nuova visione, che ci sta portando a dare più importanza all’aspetto amorevole, della difesa del più debole, anziché continuare a concepire la forza come unico diritto. Prende ora il sopravvento la religione interiore, che deve soppiantare quella esterna, utile per individui ancora non maturi internamente, e che hanno pertanto necessità di qualcuno che ancora gli accompagni e guidi. Questo aspetto è molto chiaro nei Vangeli, e tanto importante che è descritto nello stesso modo sia in Matteo, che in Marco e in Luca. Leggiamo insieme: Matteo 27:50,51 E Gesù, emesso un alto grido, spirò. Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo… Marco 15:37,38 Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, dall’alto in basso. Luca 23:44,45 Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Che cos’è il velo del tempio? È quella separazione che nel tempio ebraico (ma in tutti i templi antichi c’è qualcosa che gli corrisponde), che permetteva solo al Gran Sacerdote di entrare nel Santo dei Santi, perché solo a lui era consentito avere un contatto con la Divinità, e poi riferire al resto del popolo. In pratica, il velo era il simbolo di una religione esteriore, nella quale il sacerdote fa da tramite con la Divinità, perché nessun altro individuo è in grado di entrare direttamente in contatto con Dio. All’atto della crocifissione “il velo del tempio si squarciò”: ecco allora che questa separazione viene, dal Cristo, eliminata: da quel momento ciascuno di noi è autorizzato (cioè ha la possibilità di farlo), di formare un contatto interiore con Dio. È la fine delle religioni come vengono di solito concepite. In Giovanni 1:17 leggiamo: “La Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo”. Col sacrificio Cristico alla legge del karma si affiancò quella del perdono, che non è contraddittoria rispetto ad essa, ma complementare, perché lo scopo del karma non è castigare, ma insegnare, e se noi 30
comprendiamo e riconosciamo gli errori commessi, dando prova di averne imparato la lezione, non ci sarà bisogno del cosiddetto “castigo divino”, perché lo scopo della Divinità non è la vendetta, ma il nostro avanzamento. Da allora, Egli concentra la Sua attenzione ogni anno, a Natale, sul nostro pianeta, donandogli tutta la Sua energia affinché possa continuare a rimanere sulla sua orbita. Questo è un immenso sacrificio per quel grande Spirito Solare quale è, tuttavia Egli continuerà a svolgere questo compito fino a quando l’uomo – grazie a Lui – sarà in grado di liberarsi dalla stretta del materialismo. È proprio questo influsso annuale che i più sensibili percepiscono nella Stagione Santa, e che si traduce nel desiderio di fare doni ed opere buone. L’umanità svilupperà così sempre più la coscienza del retaggio divino che l’attende, non dovrà più sottomettersi a leggi e dettami incompresi, ma sentirà la legge interiore come un dovere da seguire. Chi pretende di fare a meno della legge esterna, infatti, deve prima avere risvegliato quella interiore, la quale è molto più esigente della prima. Non ci basterà più essere “giustificati”, cioè obbedienti pedissequamente alla legge, ma vorremo mettere tutti noi stessi al servizio del bene e degli altri, per il solo motivo che è bene agire bene, e senza attenderci pertanto nessun’altra ricompensa che non sia la gioia di aver compiuto ciò che sentiremo come il nostro dovere. Ecco il Vero Cristianesimo. Possiamo adesso comprendere appieno l’episodio evangelico del giovane ricco: Matteo 19:16… Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: “Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?”. Egli rispose: “…Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti”… Il giovane gli disse: “Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?”. Gli disse Gesù: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi,dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni, e seguimi”. Udito questo, il giovane se ne andò triste, poiché aveva molte ricchezze. Svilupperemo allora altre conseguenze, riparatrici rispetto a quelle delle religioni jehovitiche. Vediamo di elencarle affiancandole a queste ultime che già abbiamo esaminato: Religioni jehovitiche IGNORANZA LEGGE ESTERNA PECCATO CASTIGO KARMA
diventa diventa diventa diventa diventa
Cristianesimo esoterico CONSAPEVOLEZZA LEGGE INTERIORE ESPERIENZA INSEGNAMENTO LIBERTÀ.
Il Secondo Avvento Fra tutte le grandi tradizioni religiose, la religione Cristiana, anche nella sua forma popolare, è la sola che non è rivolta al passato, ma che guarda al futuro, perché non parla di un Dio che deve venire, ma di un Dio che è già venuto, e che deve ritornare: il Secondo Avvento. Vediamo di comprendere questo concetto fondamentale, che racchiude in sé la soluzione alle domande che rimarrebbero altrimenti sospese, e che chiudono, inoltre, anche la Bibbia, che termina con la Nuova Gerusalemme descritta nell’Apocalisse, ultimo suo Libro. Priva del Nuovo Testamento la Bibbia non dà conto della conclusione di quanto è descritto nel Vecchio Testamento: solo con le scritture Cristiane essa trova il suo logico esaurirsi.
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L’azione del Cristo non può tuttavia trovare la sua conclusione e il suo buon esito, senza la cooperazione del genere umano. Richiede ed esige un suo miglioramento e un suo avanzamento di coscienza, per il solo motivo che in ciò si realizza il suo scopo: “Non sapete voi che siete Dei?”. Fino a quando l’uomo non sarà pronto, il sacrificio del Cristo cosmico, che non consiste nella sola messa in croce, cosa non certo unica nella storia, continuerà a sostenere il nostro pianeta e a fornirci dell’elemento spirituale – l’Amore – necessario alla sua conquista. Il Cristo ha, in un certo senso, fatto una scommessa per l’umanità; possiamo essere certi che questa scommessa sarà vinta, ma quanto durerà e la facoltà di anticiparla dipendono solo da noi stessi. Marco 13:32 Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre. Non sarà una Chiesa ad ottenere il risultato e a realizzare il Secondo Avvento, cioè il grande Giorno di Liberazione descritto nell’Apocalisse da Giovanni, perché una organizzazione e una struttura, qualsiasi essa sia, appartiene alla logica e al mondo delle religioni jehovitiche. Il passo decisivo potrà effettuarsi solo quando singoli individui avranno maturato in se stessi la coscienza e la consapevolezza richieste; quando avranno saputo innalzare, col solo sistema possibile: lo stile di vita adatto, anche la seconda corrente della sacra Energia Creatrice, concludendo il ciclo che era iniziato come ermafroditi fisici, in ermafroditi spirituali, capaci cioè di “creare” singolarmente con la mente, accedendo così all’“Albero della Vita”. Allora avrà un senso e un significato la profezia di Geremia: Geremia 31:31… Ecco verranno giorni – dice il Signore – nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda io concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d’Egitto, un’alleanza che essi hanno violato, benché io fossi il loro Signore. Questa sarà l’alleanza che io concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni, dice il Signore: Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò nel loro cuore. Allora sarò il loro Dio ed essi il mio popolo. Non dovranno più istruirsi gli uni gli altri, dicendo: Riconoscete il Signore, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice il Signore; poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato. Ciascuno di noi, quindi, è chiamato a questo compito: non vi è “piccolo” o “grande” in esso, ma ognuno è indispensabile. Conoscere questi insegnamenti fa ora di noi delle persone responsabili. Noi diciamo che i nostri corsi li divulghiamo gratuitamente, ed è vero; ma solo dal punto di vista pecuniario. Essi non sono affatto gratuiti, perché il fatto stesso di conoscerli ci mette nella posizione di correggere il nostro stile di vita e la coscienza con cui facciamo le cose, anche le più piccole di tutti i giorni. Si possa noi avvicinare la formazione del Cristo interiore, la “Luce che illumina ogni uomo”, come Giovanni lo ha chiamato. Se vogliamo metterci nelle condizioni migliori per questo compito, propongo una semplice ricetta composta di soli tre ingredienti: (1) Mettersi in sintonia con l’influsso Cristico, in modo da far risuonare dentro di noi, come un diapason, l’energia che Egli infonde sul nostro pianeta. Il momento migliore per iniziare è quello di questo periodo, l’apice del quale sarà raggiunto a Natale. La Preghiera è lo strumento da utilizzare [Padre Nostro]. (2) Praticare nella nostra vita quotidiana l’Amore e il Perdono. Il perdono non vale solo verso gli altri, ma prima di tutto verso se stessi: ricordiamo che lo scopo della vita sulla Terra è l’insegnamento, non il castigo. L’esame di coscienza scientifico [Retrospezione] è lo strumento da utilizzare. 32
(3) Cercare in tutte le situazioni di far prevalere l’aspetto che unifica, anziché quello che distingue e divide, coltivando il pensiero intuitivo (sim-belle) al posto di quello analitico (dia-belle). Il controllo del pensiero [Concentrazione/Meditazione] è lo strumento da utilizzare.
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Amico lettore, nelle pagine precedenti abbiamo provato a dare un’idea della filosofia di fondo degli Insegnamenti Rosacrociani. Si tratta necessariamente di un’idea molto parziale, poiché quanto essi sanno dare e arricchire chi vi si avvicina, non è certamente esauribile in poche pagine. Speriamo tuttavia che queste ultime siano servite come stimolo ad impegnarti in uno studio e in una esperienza dalla quale certamente trarrai soddisfazioni e pienezza di vita. Per informazioni, puoi rivolgerti ai seguenti indirizzi: GRUPPO STUDI ROSACROCIANI di PADOVA C.P. 582 - 35122 Padova e-mail:
[email protected] internet: www.studirosacrociani.com blog: http://studirosacrociani.blogspot.com Buona continuazione! Il Gruppo Studi Rosacrociani di Padova
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