Poesie Di Rosino Maranesi

  • April 2020
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  • Words: 6,512
  • Pages: 115
"POESIE" DI ROSINO MARANESI

Poesie 1 La fabbrica Ferreo onnipotente estremo rullo rotante che sgrana e stralcia in velocità costante ad una ad una la fila passa sotto gli occhi stanchi polvere nera s'alza e carne rode la macchina lucente che nulla dice nulla pensa ronza e stride in ritmo sempre uguale oh pollice contratto oh mano disarmonica e ferita lascia cadere quel che stringi ed odii e trita i nervi della tua mente stanca rivolta la schiena e canta forte sovrasta i rozzi suoni che ti opprimono scagliati contro come folle infuria nella fabbrica curvi ruffiani dediti a leccare i piedi al buon benefattore nuove macchine lui comprerà domani e tu lo aiuterai a far carriera ma la sua sete inaridisce pian piano la tua vita

La festa Rumor di tuoni in fumo luci e colori si spargono nel cielo la festa è già finita e con la giostra tutte le bancarelle fan riposta l'ora è gia tarda ed il pensiero già torna all'indomani resta muta la piazza c'è qualche cane che razza tra carta e latta e dietro va la vecchia che di cartoni rassetta la carretta ma lontano dove lo sguardo arriva tremule luci brillan verso il mare ronzii confusi par si oda e mi rattrista mi fa rivoltare

Ricordo di primavera Dopo il gioco e la festa in riposo giaceva al riparo dal sole sotto un albero all'ombra e il sudor s'asciugava dall'estrema fatica mentre soffi di vento trafiggevan nel petto l'esil stelo scoperto lunghi giorni malato or giace sul letto attorniato da luci ceri flebili ombrosi per la povera scienza anche il sole è calato e l'estremo bagliore che preannunzia la notte sta spegnendosi piano con il corto respiro e una ruga profonda attanaglia il sorriso sbarrando la luce che nel nulla si fissa quando fuori un'orchestra di invisibili ombre vergan tegole e fronde e lo stridulo suono raccapriccia il pensiero

Il veliero Nitido e splendente riappare all'orizzonte in un dei giorni limpido e sereno nutron rispetto le ali del veliero e il cuore arpeggia in ritmo senza assalti brevi minuti poi al mutar del mare come se dentro un dondolar su nave l'acqua sommerge e poi ripiega quindi sommerge e poi ritira anfratti cupi raggiungo alfin riemergo e cerco appiglio solido e sicuro ma la stanchezza e il tedio rendono vani i tentativi partecipe mi lascio trasportar dal vorticar sempre più forte e muto fino a cozzare per districare in sogni

Lungo il fiume In bilico canneggio tra stringhe ispide e roventi tra spazi e piccoli viottoli rasenti il fosso marcio tra alberi arsivi e impantanati in rami intrecciati in sacchi di plastica scoloriti e macerati e il materiale infligge artificiali putridi che l'occhio incastra e l'ampia inquadratura ritorce il frutto di passati giorni or contenuti in lievi cantilene mimiche antiche che allor spegnevi e or ritornano e non puoi più afferrarle scivolano i profumi tra i rifiuti e le sementi marciscono fumanti

Verso il cielo Pendii infittiti di verde rubicondi di sole che filtra attraverso fessure dorate ombre formate da frasche cespugli tra spini ed ortiche fusti inspessiti e rigonfi rampicanti in scalata continua al districo ramoscelli ondulati verso il cielo percorso da forme e figure in un mare tranquillo poi il cupo chiarore in eguale disegno costringe il contrasto con frastuono di grida or che il vento ha cambiato il suo giro

Profumi e dolore Resti scoppati dalla scandita falce in piana luce tagli sospesi brillano e restano sospese in volo mani infuriate in imbrunire caldo e sereno e tutta l'erba in fascio cade afflosciata e bava si disperde in rigoli tra le stoppie tronche le stoppie bruciano e tutto quel che vive brucia spegnendosi nel fumo che si disperde in cielo con dolore e il nero campo è pronto a nuova vita

Verso il collegio L'alba mi destò tra silenziosi rumori a pensieri lontani la luce fitta sbirciava dalle persiane socchiuse svelando sotto lenzuola bagnate il viso stordito offuscato perduto rintanato portavo l'angoscia ed il male avanzava bugiardo la valigia era pronta e mio padre sbraitava al ritardo causato dalla mia pigra sostanza imperfetta un'ondata m'avvolse spingendo con forza ma la mia ostinatezza interiore combatteva col nulla

La fine del gioco All'alba l'inverno coi cocci di vetro con gli occhi al riparo nel cielo l'eclisse il sole veste di nero oscure le stanze la mente bloccata gli affetti lontani un automa forzato e in nero il rettore con stridulo suono sentenzia la fine del gioco

Prigioniero in collegio Antica parte in vecchio edificio su e giù per le scale un vasto salone aperto alla luce finestre inghiottite dal chiaro barlume alla vista riflesso in fila per due assestati in silenzio chino restavo per ore sopra pagine morte per la mente lontana conficcata in ruggine il rumore gommato svelava il rettore in bacchetta che vibrava sui polsi elettrizzando i nervi un'incognita strada mi portava al dolore in lamento incarnato e non rotto dal pianto ed il prete trovava il suo spazio potente di piacere pagato dal represso malore in beffardo contrasto

Nel garbino Gioia di un'effusione giunge e si ricollega in fitte sensazioni bello quando d'estate cercavo il vento caldo e sudato m'addentravo felice in quel garbino e solo fisso al gioco passata l'infanzia quel vento che ritorna lo trovo fitto e arsivo pieno di fondi putridi che m'annienta il respiro e la testa non regge il carico d'oppressione

Morte nella piana L'aria calda ed afosa migrante dal deserto rintuzza corpi inerti porta scompigli tragici in menti vacillanti entrando come spirito vagante in ampi spazi i giorni dell'estate la imbrigliano fissandola in zone pianeggianti a un tiro dalla brezza che mitiga e rinfresca tutta la spiaggia in festa

Sull'asfalto I copertoni scivolano asfalto di rumori al vento che trasporta tormento di ospedale lungo la bava tremano convulsi ai lacci stretti luci cadenti spasimo sospiro affanno vano calore spegnesi nell'ultima folata resta l'asfalto umido velato di rugiada

Carnevale marino Al passaggio il selciato umettava odor acro di canne bruciate in quell'agosto umido rugosamente filtravo muri calce cemento l'orchestra al suono di dolciastri rumori affannosi e retrivi il corteo abbellito banalmente di maschere belletti e calze a maglia sudorate asfissianti aliti in laceranti grida di gioia e tutto brucia la festa e il carico di ammassati fiori ansimanti

Salmastro vento Il giorno lungo i cardini attizzava dal sole la lamiera fatta forno sospese onde fluttuavano su strisce di pneumatici rigati impressi nel disciolto asfalto ai sedili sudate pelli raschiate olivastre bruciate dal vento fatto sale

La sirena Il sole lancia gli ultimi bagliori prima di rifugiarsi dalla vista annuncia la sirena da lontano nelle fabbriche l'ora di uscita gli operai stanchi e rotti di fatica ripercorrono la solita rotta in fuga ritaglia la campagna gli ultimi sprazzi pallidi nell'ombra la luce dei fanali agli occhi rimanda sull'autostrada la macchina in corsa

Nel giuoco Feriti i grandi spazi inoltro in stanze chiuso per sogni in soldi cieco per voli in brevi istanti canali d'acqua sordi lo sguardo fisso incolla la lingua color calce il viso roso sbianca rugiada agli occhi spenti di brina il cuore fermo e fluttuare senza sensi come foglia contro il vento

Ricordo d'estate Correvo lungo i campi fioriti in orti immerso i nidi tra gli sterpi in cespi verdi rami al sole rilucenti in seme di candore riviera l'acqua scorre e solchi al cuor ritrovo di melma i fossi pieni di sterco i letamai su aie pien di sole il seme germogliava tra rigoli di urina la slitta che arrancava sul fango dietro l'uomo rigato di sudore curvo nella miseria a rafforzare l'alveo rigonfiante e in piena

Un anno trascorso Strade imbandite di vari colori profumi esalanti da rose tagliate di petali sparsi lungo le vie donne abbellite in indumenti sacri cesti ricolmi di benedizioni Strade imbandite di vari colori frinir di cicale sui fusti scagliati sudati rigagni sugli umidi panni rincorse gioiose su e giù nei dirupi silenzi notturni al canto dei grilli Strade imbandite di vari colori vento raschiante nel giallo fogliame taglienti ghiacciuoli che scendon dai rami su soffice neve ricolma di raggi assolati e accecanti Strade imbandite di vari colori canne fiammanti sui marciapiedi acqua bollente nei calderoni suini trafitti a penzoloni sangue che sgorga nei pentoloni

Vicolo cieco Resta un rimpianto sereno ai giorni caro sorriso e gioia insieme ritorno gramo ormai in circolo vizioso contrito e rosto dentro da rami aggrovigliati la via del tutto assente e lignee braccia aperte a rattrappire i colmi frutti marciti al suolo pieno di ortiche sane

Pensiero al margine Avaro fiore chiuso al margine del fosso a trattenere odori labili ai giorni nostri spoglio del fradiciume incancrenito e nudo l'umile sogno irriso vinto perduto escluso pensiero incorruttibile pronto a fermare l'orbita che sfugge all'infinito

In versi la poesia Furtivo ad osservare la gioia ed il dolore della realtà vissuta in solitario incontro con l'essere interiore ritrovo nei ricordi un fiume di pensieri che in forma di scrittura nel bianco foglio espongo e rileggendo in mente le frasi si compongono e col passar del tempo sfrondo innesto taglio libero le parole imprigionate al testo da interpunzioni e fondo in fuochi ampi e lenti in versi la poesia

Poesie 2 A mio padre Un intenso profumo nell'aria trasportato da un soffice vento le narici riempiva di fresco ed un senso beato di luce avvolgeva il tragitto festoso si specchiava un benevolo sole sulla lastra lucente del fiume luccicanti correvano i campi ricoperti di frutti invitanti ricercando la linea battuta in lambretta sulla strada brecciata rannicchiato tra sedile e manubrio allacciato alla guida a mio padre

A mia madre Lungo i calanchi a trascinar fascine le braccia corrose dal duro mestiere col fascio dell'erba curva sulla schiena la fronte rugosa grondante di sudore e verso sera al ritorno in paese mentre la luna le ombre ravviva in braccio nascosto fra i caldi capelli al suono del cuore abbracciato a mia madre

A mio figlio Placati i sussulti notturni l'aurora con tenui colori rischiara al risveglio del sole la costa boschiva sul fiume di alberi al vento le chiome di canti tra i rami sui nidi la musica dolce ci avvolge lieti i pensieri al pensiero veleggianti i profumi al respiro gli occhi a rincorrere nuvole la limpida acqua ci specchia sui massi scolpiti dal tempo distesi in silenzio all'ascolto mano nella mano a mio figlio

Il viso avvolto al viso Tagliati ed interrotti i pensieri al pensiero il cuore balza agli occhi spazza suoni e colori scende con gioia il viso avvolto sul suo viso

Notte stellata Sotto un tetto di stelle nasce un filo sottile di luce e la luna con occhi sereni in completo consenso lo illumina

Le lucciole Le lucciole nel folto rinverdire pungono l'aria qua e là con luci alterne al buio sussultano sfavillano rimbalzano nel quadro fatto luce fatto vita

Al buio riappare In roseo tramonto appeso alla rupe il borgo lontano s'accende di luci un antico presepe al buio riappare

Candido velo bianco La neve nella notte lenta scendeva piano pulviscolo nei vetri al vento che fischiava fioriva lentamente il giorno nella mente tra i nuvoli furtivo il sole che arrossiva tra i lembi di sereno all'improvviso sguardo candido velo bianco

Al margine del fosso Gonfia il respiro sazio l'odore d'erba tagliata ristora i sensi saturi la vista alata schiude l'estate si pronuncia si svela la giornata

Prima che il sole s'alzi Rapina il sogno il canto rauco del merlo rotta dall'erta la notte s'assottiglia in buio di pensieri al giorno che ritorna

Di nuovo il sole s'alzerà Nel fervido giostrare coi pensieri tra i lembi caldi estivi di sudore gli umori grigi in ruggine autunnali i gelidi annuvolati inverni scuri lo sciogliersi dei sensi in verdi rami in fiore in primavera lungo i viali albeggia di nuovo il sole s'alzerà

In silenzio Rintanato il frastuono verbale nella muta armonia della notte un arpeggio di suoni accompagna il fruscio alitante nell'aria un'impronta sul foglio sbiadito ripercorre un sentiero trascorso e una musica dentro rimbalza assaporo le note in silenzio

Il viso sereno Tra inciampi si spegne al buio tensione congiunto al silenzio allevio le pene pensieri del giorno spazzati al garbino nel sonno riassorbo il viso sereno

Alba C'è un forte profumo nell'aria la luna inibita inizia la china l'aurora pungente e rigonfia un rito rugiadoso cadenza le spighe di grano invitano i papaveri ad un valzer allegro al cospetto del primo uccellino che balza sul trono felpato di rosso

Raggi di luce Raggi di luce dai lampioni illuminano la deserta via la neve scende lenta e silenziosa in candido brillare luccichio il vento fischia lungo la canna del camino che frigge e scalda davanti al focolare poi quando gli ultimi tizzoni rovente han fatto l'uniforme argilla si riposa al chiarore

Nella piana Il sole alza la cappa nella piana tra spettri alberi la nebbia nei viali ai raggi si dirada sull'asfalto la via si svela grida di bimbi in strada cinguettio di uccelli in aria la giornata illuminata si rianima

Autunno inoltrato Rotto il brogliar del mare triste la spiaggia memore lungo lo sguardo flebile fuochi di rami scarni dove la nebbia ammanta passi di uomo stanco memore anch'esso al pari di vita e di calore

Impronte vuote Già le nuvole han primeggiato in cielo le ombre svanite in tempo fatto piano rincorse salti ruzzoli sereni grida di bimbo perse in un baleno la luce fitta si è marcata al suolo lasciando vuote impronte sul terreno

La quercia antica Sciacquio lontano il fiume sui sassi levigati i panni usati le donne inginocchiate rischiarano incurvate nella calura estiva lungo la sponda afosa un'ampia chioma al vento rinfresca la fatica sotto la quercia antica

Davanti al focolare Curve donne sfregano panni sudati e fango al lume del crepuscolo nel comune lavatoio al freddo e gelo secchi rami sul fuoco acceso gambe al calore rosse davanti al focolare

Bagliore notturno Squarci tra i nuvoli poi un lampo l'immagine riflette nell'ombra che spaura tace il ronzio notturno di zolfo l'aria pregna punge il chiarore e l'iride fotografa un lungo viale case in bilico assestate a schiera ed oltre il ciglio il buio

La primavera era finita Amaro giunse il tempo del distacco l'ansia saliva lentamente serva montava l'estate non desiderata la primavera era finita

Poetare Nel poetare il pensiero pulsa carico di sete arpeggi in armonia col cuore in voga

Poesie 3 La pianta Mentre la motosega urla e trancia conficcando i suoi denti nella polpa la segatura nevica nell'aria la linfa aggruma gela depositano lacrime nell'erba le braccia tronche staccate alla pianta

Casa di cura sul mare Alito rauco e fioco grumi in saliva asma tosse catarro il morbo sferza il gracile arboscello arse le linfe la luce affoga nell'ombra che si fissa spegnendosi nel vuoto e il vento strazia al franger delle onde che schiumano sui muri

Al nascere del giorno Quando l'autunno passò e le ultime speranze caddero come foglie la debole fiamma svampò al nascere del giorno

Il buio affoga il sole Passano turni a rullo schiacciano secche foglie abbracciate dal vento nell'ampio tramonto un ultimo bagliore e il buio affoga il sole

Ultimo atto Cadde rugosa molle parte sola persa la propria essenza materiale congiunta in solida pienezza nell'ultimo degli atti poco caro

Sul gelido marmo La luce eclissata pallore nel cielo preludio ad un fiume che vita diluvia in riva percossa da ossa di polvere secca in spore nel corpo s'innesta rimbomba la stanza la voce sul viso rugoso indolore ingiallito sul gelido marmo

Un breve passaggio Il vento trasporta rintocchi coinvolta la mente al pensiero di un attimo volto alla morte il cuore arresta la linfa la faccia una maschera spenta il corpo disteso e composto le mani giunte in preghiera inutile vano rimpianto di un breve passaggio

Un'illusoria parvenza di vita File di antenne sui tetti orchestrano in libere onde per vie adombrate immagini e restano stagliate lucenti portando all'immobile fisso un'illusoria parvenza di vita

Rubato alla vita Il corpo stanco chiuso tra le mura torce lo sguardo perso si rifugia davanti al video rubato alla vita Rituale perfetto Rituale perfetto concatenato a un filo presto nodo continuo copia di storie sofferte svanite perdute rubate al servizio di uomini scaltri passati e presenti onorati e potenti al riflesso di poveri morti e ferma rimane la stanca costante ruotar della vita

Stagioni sempre uguali Un cielo d'alba ruggine colata di sospiri nell'aria trasparente svelati al sole i microbi in fascio proiettati dai vetri sui banconi distese carni putride ronzate dai mosconi pingui fra calde pozze fecondano le uova passato che ritorna cruento a macerare di nuovo i giorni liberi uomini e donne assistono al lento agonizzare nascondono la pelle fasciata ad aspettare il buio della fossa stagioni sempre uguali

La pelle stagionata Tagli di fiumi orlati frescura in fiori schiusi profumo ai sensi ispira gioia e frementi palpiti candida luce illumina in stagni vitrei i muscoli raspa il respiro annaspa sguscia si sfalda penetra pastura inevitabile brucia la pelle stagionata

Il cuore trema Ripida è la salita il cielo un soffitto la brezza svanita l'ultimo gabbiano lontano s'inoltra il vento s'alza s'infuria urla l'acqua salina s'imbruna schiuma il cuore trema

Di pianta soffocata entro la zolla La corsa ammutolita dal dolore soffia con melliflue cantilene un'orda di pensieri coinvolgenti spinti nel baratro profondo della mente riarsa in sfatta luce di pianta soffocata entro la zolla

Scompare il sole Scompare il sole dietro gli alti Hotel al lesto tintinnio delle posate la spiaggia resta in ombra raggelata con gli ombrelloni sulla nuda sabbia

La stanza deserta L'ombra in silenzio accompagna l'ultimo raggio ingiallito il sole in estremo saluto si tinge si macchia svapora lo sguardo assorbe i colori l'affanno soffoca l'aria la voce pian piano svanisce la luce affievola e resta la stanza deserta

All'orizzonte Persi i primi accenti mattutini il giorno passa in impavida sembianza e svapora all'orizzonte rosso di vergogna conscio del carico umano di disuguaglianze

L'immagine muore Radono il suolo le rondini in volo il cielo s'imbruna di nuvole scure elettrici raggi irradiano vene sbianca la faccia lo sguardo si fissa il cuore s'arresta l'immagine muore

La vita prosegue Il tempo mischia e disperde i profumi la pelle rigurgita sfalda s'imbeve i petali tonfano s'incurva lo stelo all'ombra del corpo la vita prosegue

Un bossolo vuoto Gorgheggi sull'albero spoglio il canto imporpora l'aria rende pace al pensiero e lo sguardo lo segue nel volo oltre il fosso uno strepito sordo ed il tonfo nel fango resta impronta di uomo ed un bossolo vuoto

L'ultima cura Schiavo alle consuetudini sfugge la vita e rigurgita al tramonto l'usata forma fisica imbellettata e stantia e l'organo intona l'ultima cura

Un'orgia di suoni Un cielo blu terso dal sole il colle vivente colora tappeto di campi maturi al suolo l'odore del fieno inebria il cammino al pensiero nel bivio mentale al ricordo e la macchina corre veloce tempesta di voci e rumori l'inutile corsa dell'uomo un'orgia di suoni

Aggiogato dal garbino Aggiogato dal garbino il corpo incurva scioglie i muscoli lenti alla deriva l'armonioso ampio spazio illuminato negli occhi spenti al suolo incenerito

Respiro d'incenso Il canto una nenia raschiato nei solchi la voce declama affannosa dai sensi ammaliata crepate le labbra allappate in arido corpo assetato un brivido caldo arrossa le gote respiro d'incenso

Il sole lontano Affretta la corsa sbianco dal chiaro riflessi assonnati la guida richiama immersi occhi infra i rottami un lutto l'asfalto il sole lontano

Cittadino del mondo Chiuso alle usanze di grette convenzioni spezzate le catene disancorato salpo libero nelle idee cittadino del mondo

Poesie 4 Cantore Appollaiato in fragile rametto all'ombra della mente che illumina i ricordi tendo il laccio e cerco la cattura del solitario uccello che nel silenzio della notte col canto rotto e rauco cercherà con forza di dare voce ai versi nella memoria impressi

L'orizzonte appare Un grido sordo di dolore squarcia il cielo ora che il vento gonfio di garbino invalidando i muscoli s'insinua rompendo rarefatto in gola secco il respiro ingoia spento alla vista l'orizzonte appare

Un'uguale giornata Mentre al chiaro la stanza preforma riprende un'uguale giornata vecchia fatica forzata riprende

Durante la tempesta Sibila il vento su imposte sbarrate scroscia la pioggia su grondaie incurvate ulula il cane al laccio legato batte il mio cuore di sudore inondato

Parole I giorni passano e le parole vincono la pratica fatica giornaliera sviano lungo la via la rotta da seguire nella corsa tortuosa lungo il fango

Svanisce nel mare Sorgiva in fresche acque dal silenzioso canto lungo i pendii scoscesi in ampio corso prende voce rumore chiasso e al terminato viaggio del giorno all'imbrunire cinta da fitte ombre svanisce nel mare

Tra spazi dell'infanzia Occhi assopiti scarico il pensiero irraggio col ricordo l'orizzonte la nebbia lascio persistente spessa stagione morta spoglia della vita il vento m'accompagna in volo in luoghi senza tempo il colle dove luce aprii sovrasta la vallata disteso il fiume scorre lontano sguardo specchia il cielo blu nel mare tra spazi dell'infanzia

Paese di collina L'immenso giardino ricco d'ombra e di vita il vecchio castello le case una sull'altra in fila assestate in bilico lungo la rupe che guarda verso il fiume disteso in ampie spalle e il tempo passa l'uomo invecchia più nessuno resta la vita verso il mare convulsa si è spostata e fermasi al ritorno solo lungo il viale al canto dei cipressi Nell'aia Il grano era tagliato nell'aia accumulato la macchina trebbiava al lume dei fanali in cielo un velo nero agli occhi illuminati e le ombre rilegate nel buio inanimate

Vecchia fatica Pago di tutto il sole placido campo ingrato crepe di zolle solca l'andirivieni amabile del bue al tiro in brevi passi al ferro comandato sudore dell'uomo pago imprimono fatica e resti di duro amore Vuoto artificiale Dai botti l'aria rotta satura di zolfo al lume dei lampioni un'allegria sospesa pieni di punti rossi all'orizzonte i fuochi gli alberi sono grigi nel nero che circonda l'erba di colore vano eppure tutto brucia nel vuoto artificiale

Ricordi in elastico Ricordi in elastico ovattati passano in cerchio viali di querce e bradi ghiande mangiano i maiali in pacche appesi giganti ombre abbuiano le scale bianche strisce di fumo svaniscono nel cielo l'aria è calda e l'erba al vento che accarezza piega un alto pioppo a sovrastare l'aia splendente il fiume bigio in lontananza La rigogliosa costa Cieco scendevo il ripido viottolo dietro faville scintillanti al cielo le gambe avare rispondevano rompendo e risalendo al passo la rigogliosa costa e non gioiva il cuore che nel silenzio cupo tambureggiava e i timpani eccitati amplificavano l'ultimo fiato accendeva il viso paonazzo alla vista

Nell'ora di mezzo del giorno Nell'aia dipinta dal sole camomille fiorite in aureole d'oro di menta il profumo tra i scoli fotogrammi carpiti al ricordo nell'ora di mezzo del giorno Palline primaverili Volano come neve salgono e scendono al vibrare delle onde viaggiano col vento e riempiono i sensi di calore nascosto ma ormai offuscate dal rito materiale le sensazioni vere sgorganti dall'interno quel candido velame che la natura sveste scomparso dentro

Il costante giro di pensieri Tutto tace nella notte la solitudine mi cinge con immagini e ricordi cerco invano di sfuggire nella morsa che trattiene il costante giro di pensieri Immagini fuggenti La ruota gira e il tempo passa degli anni trascorsi attimi di vera gioia nei ricordi restano li allaccio col pensiero e in stimolante attesa immerso ad occhi chiusi nel buio della stanza proietto lentamente vaganti nella mente le immagini fuggenti

Viaggio solitario Crogiuolato in terra corro in disparte e rendo i muti sogni in giorni di contatto il tempo è sempre ostile e pigro è il mio malore forse per patiti umori di accostamenti inutili continuo la mia fuga e ricci in segatura alimentano il fuoco di smorzati ardori mentre la festa inizia Il suono accompagna L'incanto svanito palude la selva il corto respiro battente sui nervi affannoso riprendo e la pelle tirata della vecchia carcassa il suono accompagna

Stagione troncata E le spighe del grano ancora verdi qualche sparuto papavero nei campi il fosso tappezzato di fresche viole e un viottolo erboso una strada brecciata poi una strada asfaltata grondante saliva cocente Il gorgo Stesi sul botro nudi fango tra i sassi rosi folta gramigna ai bordi giunchi flessuosi in arco tonfi nel gorgo e spruzzi tra sterpi ed alberi morti

Verso il falò Le ruote del carretto stridono al passo lento di aia in aia urtano in bilico sentieri carichi di frutti ieri Falò ristoratore Giorno di festa folti capelli al vento lungo la via maestra le ruote del carretto stridono al passo lento fascine e ceppi portano sullo spiazzo in posizione stasera verrà acceso il falò ristoratore

Poesie 5 La discoteca La discoteca pregna partoriva l'inferno tuonavano le note con alito di ferro euforica la carne paziente incanalavo veleno dalle labbra Cadenti luci Latrine impomiciate grumi nebbiosi dal rotto festoso clamor del mattino il frastuono prorompe mentre l'udito adempie ad un computo straziante e cavo resti impietriti lente sommesse cadenti luci offuscate dal sonno in languidi visi negli occhi già spenti

In posizione fetale Chiuso all'alba il sabato balordo di fumi alcolici ancora gonfio gli occhi silenziosi e spenti alle luci del giorno tutto intorno un tramonto buia la festa al ritorno nasce innato istinto in riposo il corpo pone in posizione fetale L'indifferenza Profumi senza essenze cumuli di macerie nessun lampo che squarci la volgare demenza gesti ruggiti smorfie e tanta melma mentre il sole li illumina il fango li snerva e con l'inutile giorno cresce l'indifferenza

Lungo i viali Lungo la strada file di luci portano al folle urbano ed è già l'alba l'aria bruma di odori artificiali combina l'armonia con l'onda che rappezza i buchi dell'arsura pagliacci in circolo festanti senza nessun ritegno snervati nel piacere in tutti i modi pronti a soddisfare i sensi e convertire in smorfie il vuoto interno All'alba Schegge di vita lungo i viali all'alba larve sparse nel buio sbianco di nebbia figure di carta stampate lungo i muri uomini e donne avvinghiati in fradici sostegni ed il ristagno imputrida acque ruttili

In stanze senza luce Spente di fratte in fiore rigurgito di gioghi ardenti di tumulti festanti in ronzio dileguano in passioni chiuse in fuochi spenti in stanze senza luce Nella melma La noia strozza i sintomi d'assenza vita raschiata dal tempo che dilania smorzata gioia dai contatti in sosta vortici inutili suggono la forza stinte passioni chiuse nei buchi diroccati nel gorgo fatto melma s'affonda inermi nel non trovare appiglio

Alba senza luce Riverso sulla strada rintronato di luci artificiali pieno dentro la luce naturale mi ferisce entrando da nemica dentro i sensi fatti stantii i suoni giornalieri sorbiscono tagliando tutti i veli ossificato nei turbini malato carico in carne gialla demolito due rami le gambe senza foglie l'autunno dai colori arrugginiti succhiato nella morsa dell'inverno

grigio tarlato e dai raggi sbianco sfuocati i tratti ispidi del volto assolato dal giulivo corso del giorno inalitante nei profumi bruciati dai vapori e di nuovo nel bozzolo ritorno come larva di giorno ad aspettare il buio di nuovo per uscire come farfalla notturna ad osservare appiccicato al lume dei lampioni

Ritorno verso il sole L'orologio insensibile annunciava la notte in un istante via volata l'alba già svanita paura del ritorno verso il sole l'irraggiamento era assoluto doppiate dalla vista le persone il corpo meccanico avanzava un brulichio di forme sulla spiaggia unite una sull'altro unte ai raggi di un sole d'allegria dall'alto della strada visionavo ferito nella vista nascondevo nei panni della notte ossute membra che il letto assaporavano dal sonno

Il sole come al solito s'alzò Il sole come al solito s'alzò scolpendo ruvido i tratti malati del volto una fitta dentro tagliava tutti i residui tumulti la giornata rumorosa s'inoltrava verso lidi di allegria assoluta caduto in frantumi con fatica mi rialzavo cercando qualche piccolo frammento nell'onda che pian piano mi portava in riva al mare gonfio di risa

L'armonia Sciolta l'armonia del fluido caldo la cerco per vicoli una bolgia dal mare d'impatto l'incontro sconvolta e smarrita svanisce nel nulla un'oasi l'alba il giorno l'inferno il passo s'arresta corruga e ispessisce s'annebbia la vista vuoto il pensiero le forze dileguano m'intorbido dentro nella mente offuscata vagano senza senso particelle impazzite in un vortice lento Nuoce alla vista il giorno L'astro reclina il cielo cangia volto per delicati petali nuoce il giorno e le sbiancate gote rosseggianti ai raggi che le increspa lo stelo inchina al lume che l'acceca

Difforme culla Curvo a raccogliere i gesti del giorno nel rincorrere l'ombra al sole che non c'è copre la notte il cerchio di sempre i corsi labili lungo percorsi inutili di nuovi incontri sapidi visi di sguardi avidi dalle apparenze facili e l'alba mi svela dalla maschera finta finita la parata il carnevale si appresta a ritornare al lido difforme culla

Poesie 6 Affascinante notte Rotti gli indugi canto accolto con ebbrezza da luci artificiali riflesse dai lampioni sul viso scolorito dei corpi intrisi i versi in argini rigonfi di volti sconosciuti armonica vibrante candida ed avvolgente affascinante notte Viso contro viso L'alba s'incunea al giorno scivola la sera le luci si colorano l'aria si rasserena prorompe nella mente un'orgia di visioni in ebbrezza nella notte ritrovo le emozioni nel viso contro viso la vista irraggia il cuore batte combatte esplode

Il viso illuminato Un senso di calore incontrollato un suono soavemente accalorato arriva mi si avvolge e poi si posa sui nervi illanguiditi riposati il cuore in un sobbalzo di piacere cambia il sorriso pronto ad accettare nell'immenso sguardo il viso illuminato Alla luce dell'alba La sabbia infuocata la spiaggia un vocio la pelle raschiata dall'acqua salata elimina i segni notturni e la sera addolcisce con tiepida brezza depone nel grigio le forme nell'ora raccolta del sonno al fruscio delle onde due corpi negli occhi in trasporto coinvolti al suono di versi fluttuanti e il chiaro avvolge i due volti prendono forma i dettagli svelati alla luce dell'alba

Sentiero notturno L'incedere per tratti l'irto sentiero notturno in luoghi senza gioia d'incontro ultimo esilio in sana mente offuscata dall'ebbrezza dei sensi all'alcol detriti resti nudi corpi di sogno senza pace confitto in solchi di raucedine nei gangli boschivi insieme al solito ringhiar tra i morsi accesi del rosso sangue richiamo dopo l'esasperato orgasmo alla quiete dei sensi Al lume dei lampioni Nell'ora pesante del sonno inerpicata al lampione azzoppata da fari abbaglianti vestita di panni leggeri la bocca rabbiosa attanaglia un candido filtro ed il fumo stagnante sul volto vela le gote infossate dal freddo vicino cani randagi annusano sventrano e sbranano in un sacco i resti remoti di un pasto

Corpi inermi In fila come statue imbalsamate il fumo le calcina nei sorrisi la maschera che lentamente s'apre su rughe di dolore ammutolito colmano nello sguardo il vuoto da fasci intermittenti illuminato di luci sfavillanti sussultanti rimbalzano sui corpi inermi In lontananza il buio Sui tavoli di notte fuori bicchieri pieni di vino rosso esposto al caldo vento estivo boccate di tabacco in nuvole di fumo blu profondo il cielo chiazze di forme alate velano l'occhio nudo dipinte luci intorno nel concavo silenzio in lontananza il buio

Alla luce del vino Il brindar verso sera alla luce del vino mi riscalda la mente e rinfresca le membra in ritrovo gioioso tra amici al passaggio poi nel cuor della notte in percorso viaggio nei ritrovi notturni e al calar del sipario alle luci dell'alba in torpore profondo torna il buio e la mente in cristalli s'infrange Il lume specchia Luci stellate brillano poi i fari irraggiano scompaiono e resta dei lampioni il lume sull'asfalto specchia il viso torbido in corpo mobile sfora l'occhio l'immagine dell'attimo passato

In luci senza sole Quando indolente il vizio resta in uso unghie confitte profumi colti a principio chiaror buio gemiti e sorrisi senza passione occhi attutiti dall'inesistente ardore mentale strido in soffocante bollore perduto filo nel recinto incolore risveglio in luci senza sole La luna non capiva Inutile carpire gioia in attimo nel mentre svaniva nel buio in noia in quel campo di crepe e la luna non capiva

Dal sole al riparo Notturni occhi a decifrare carichi di passione in calici il veleno saturato affondo nel venale spettacolo e da enigmatico vampiro ritorno all'ultimo richiamo dell'alba all'erta al primo chiaro rifuggo nella tana a non bruciare in apnea dal sole al riparo

Poesie 7 Poesie dedicate a Ekaterina Notte Sei la musa dei versi ispiratrice la compagna di viaggio sensuale e tenebrosa nel grembo accogli tremule parvenze in cerca di calore ombre di vita In nuda candida fonte In umido volto libero m'avvolgo nella notte bruciato il corpo roso vibrante di passione in cerca di contatti divoro le emozioni la musica discioglie accende il desiderio disseto calde voglie in nuda candida fonte

In sintonia labiale Una luce di colori il caldo corpo illumina in armonia di gesti esposta allieta gli occhi capelli rilucenti incontro al dolce viso immobile estasiato comprimo le reazioni nell'ora di chiusura prima che il sole s'alzi accattivanti sguardi in emozioni rare al suono della pioggia in sintonia labiale Labbra su labbra Affievola la notte il chiaro sorge da girasole seguo la fonte di luce rossa di calore di brace le labbra acceso m'irradio labbra su labbra

Il viso avvampa il viso Inclemente il tempo sferza indurisce incurva gela lo spoglio corpo spento sottile luce bianca intorno s'intravede circonda il buio attenua una scintilla accende scioglie la mente di brina il viso avvampa il viso palpita il cuore trema Occhi negli occhi Di giorno il corpo muore rotola senza emozioni libero da vincoli nella notte ritrovo un'iride di colori e immerso dentro ai sensi depongo dolcemente il capo sul tuo grembo nelle pupille assorto occhi negli occhi

La dolce sirena Il canto propaga con armonico suono sensuale richiamo sparge al vento il profumo la mente satura invita il pensiero all'incontro m'attende con caldo respiro fino al primo chiarore la dolce sirena Al tuo pensiero Intenso luccichio negli occhi acceso faville di passione i battiti del cuore carico il pensiero nel vortice dei sensi al tuo pensiero La candida stella Arde il fuoco caldo alimenta la limpida fiamma della candida stella Viso dentro il viso Ai miei occhi appari viso dentro il viso brividi sulla pelle e dentro ti sento salire fino alla mente

Sbianco dal sole Destano al canto gioioso gli uccelli sui rami nei viali al richiamo del giorno la luna si sveste sui languidi sguardi sugli occhi appannati bianca al riposo ed il corpo denso di umori carico di sete rosso di passione rabbrivida al chiaro sbianco dal sole Rossa fiamma la luna Nel blu cupo del cielo bianchi corpi lucenti occhi sguardi incantati tutt'accesa la luna rossa fiamma consuma dentro l'alba scolora Al fuoco sensuale Travolta la mente al fuoco sensuale di bianche corolle lo sguardo fatale di porpora rosse le labbra di miele

In fuga dal fuoco Avverto il profumo resto fisso muto lo sguardo perso il pensiero vuoto confuso e smarrito in fuga dal fuoco Lampi di dolore L'atmosfera di luce magica in scuro atrio declina sale il respiro s'ingolfa nella bocca spreme s'allaccia al cuore si strozza nella gola e gli occhi sprizzano lampi di dolore In meteora muore Son tutte spente le luci del corpo incerto percorro il ritorno ragnatela filata d'incroci la vista s'impiglia al pensiero si sfrangia nei neon pulsa il sangue frenetico scorre burrascoso m'agito dentro nei nervi sfuoca l'ardore il fuoco della limpida stella pian piano si spegne in meteora muore

In fumo si spegne Dal grembo ovattato favilla s'accende brilla s'innalza lampeggia in fumo si spegne Sfiorisce passione Il cuore riprende il suo ritmo continuo senza assalti prosegue silenzioso cammino disseccata la fonte spenta la fiamma sfiorisce passione S'alza la luna Disperso il calore del rovente braciere s'alza la luna fresca nella sera ampio respiro s'apre nel sereno volto rapito occhi verso il cielo Ad occhi chiusi Ad occhi chiusi la tua immagine risveglia armonia s'anima nel cuore e unite le labbra gocce di rugiada bagnano le ciglia

Con ali in volo Stanotte in sogno con ali in volo dolce e sensuale a me sei apparsa serena ti guidava la luminosa luna Chiuse le palpebre Chiuse le palpebre con gli occhi accesi al pensiero il tuo caldo corpo candido e vellutato al tatto esploro Un luogo illuminato Con la luce dei tuoi occhi nella mente s'apre un luogo illuminato alla poesia donato Il sobrio giorno Sul chiaro palco scema tra amorosi sospiri ancora calda la luna incurante all'attesa calcolatore torna il sobrio giorno

Il 9 giugno Nell'azzurro cielo al calore del sole al respiro dell'aria profumata di fiori il 9 giugno sboccia una radiosa rosa Sospeso nell'aria Nell'incanto d'aurora nel chiaro mare rosei colori l'orizzonte esala sorge il tuo viso fresco di rugiada sospeso nell'aria Sei nel respiro Sei nel respiro soffio delicato inebriante profumo dolce di un fiore che non sfiorisce sempre in fiore Cuore nel cuore Incantato rapito sguardo dentro il viso labbra occhi cuore in un unico battito cuore nel cuore

Splendida stella polare Nell'immenso cielo una miriade di luci l'universo accende ammaliata la luna al suo fianco ti pone sfolgorante di luce splendida stella polare Nei sensi placato Estasiato dal tuo profondo mare avvolto nell'onda travolto mi frango in riva m'adagio nei sensi placato Alla fresca fonte Alla fresca fonte limpida sorgente acqua primaverile le aride labbra disseto e rigenero l'esausto corpo al nuovo risveglio Meravigliosa luna Nell'ora calma del giorno verso sera in cielo appari nell'azzurro bianca trasparente nuda meravigliosa luna

L'arcobaleno dentro le pupille Passata la tempesta sul burrascoso viso torna la calma la mente schiude al cuore le corolle l'arcobaleno vola dentro le pupille Al pensarti volo Al pensarti volo nei luoghi mentali spazi senza tempo in viaggio esploro e sul bianco foglio col canto interiore riemergo e scrivo in versi le parole Dedicate a un fiore Dedico al delicato candido profumato iridescente fiore romantiche poesie fuochi inesauribili vampe di passione Messaggero salgo Messaggero salgo al suono dell'onda dall'acqua marina nel fresco tuo viso di vivida aurora con il primo raggio di calde mie labbra

Sbocciata dal sole Nella verde calda giovane stagione perdermi nel cuore dolce di nettare della bionda rosa sbocciata dal sole Un'arpa soave Un'arpa soave la calda tua voce l'armonico suono diletta l'udito sprigiona sereni raggi nel corpo s'illumina il viso in dolce trasporto Specchio d'alba Cascata di lunghi biondi fili d'oro nell'argenteo viso del calmo tuo mare specchio d'alba del limpido cuore Limpida stella Al pulsar del cuore t'illumini lucente limpida stella nella mia mente

Poesie scritte in occasione del 150° della morte di Giovanni Pascoli Nel giardino della poesia Il decespugliatore ronfa e sbuffa taglia spolpa stritola l'erba sparsa si mischia succhiata dal sole s'affloscia dissecca dallo spazio di morte s'esala un profumo che inebria alla vita In biblioteca Assorta la sala nel caldo silenzio spente le luci magica irraggia pupille negli occhi in versi la voce In osteria Nel declamar poesie al lume di candela la viva fiamma pullula nel sangue ebbro m'immergo dentro secche le labbra vibra la voce cupa nel silenzio

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