Piu Q72

  • October 2019
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  • Words: 473
  • Pages: 1
Il brutto quotidiano attraverso i secoli di Gianpiero Goffi

Storia della bruttezza, ultima opera di Umberto Eco

U

mberto Eco va controcorrente, e in un momento in cui la società europea è caratterizzata da un maniacale culto del bello, tra veline e calciatori, ecco che l’intellettuale piemontese sforna una...bellissima Storia della bruttez-

za (che a dire il vero è la continuazione dlla fortunata Storia della bellezza). Eco ripercorre i concetti di bruttezza partendo dal mondo classico, quando essere brutto voleva dire essere fuori da ogni canone sociale (Ulisse per stroncare Tersite lo definisce «il più brutto degli Achei»). Per poi passare alle epoche successive: il Medioevo, dove la bruttezza suscita sgomento e attrazione nello stesso tempo, ma è considerata quasi una maledizione di Dio; il Rinascimento con il ritorno al concetto classico di bellezza; il macabro del ’600, fino al recupero del brutto, dell’orrido, nel periodo romantico, dove il paesaggio soprattutto rispecchia stati dell’anima. L’autore arriva fino ai

La copertina del libro e in basso un ‘mostro’ del ’500 nostri giorni analizzando il kitsch, che caratterizza soprattutto l’iconografia dei grandi dittatori del Novecento e il camp, quella forma di arte che trasforma il ‘serio in frivolo’. Eco comunque non cataloga, soprattutto nell’arte, operando una dicotomia netta tra bello e brutto, ma richiama più volte al concetto di relatività, spiegando come opere d’arte considerate kitsch un tempo, diventano opera d’arte in un altro periodo storico, magari esposte nei musei di mezzo mondo o battute dalle case d’asta a prezzi milionari. Fulvio Stumpo ■ ● Storia della bruttezza, di Umberto

Eco, pagg. 455, Bompiani, Euro 35,00

SCAFFALE L’ITALIA DI MUSSOLINI TOTALITARISMO FALLITO

W.A.MOZART, UNA GUIDA PER CONOSCERLO MEGLIO

L

Q

a tesi dello storico australiano è che il fascismo non riuscì a modificare nel profondo l’identità degli italiani, sintetizzabile nel ‘tirare avanti’, qualunque cosa accada. Il loro formale ossequio al regime ed una generica ammirazione per Mussolini si intrecciarono sempre con altri punti di riferimento: la famiglia, il cattolicesimo, il localismo e la difesa dei propri interessi. Probabilmente anche per questo la «fascistizzazione» della società non ci fu e il disegno totalitario del duce - a differenza di quanto accadde in Germania - fu un sostanziale fallimento.

uesto libro è una ‘guida’ che giunge a soccorrere, dopo tanta Mozart-mania, tutti coloro che vogliono soddisfare la loro voglia di approfondimento, la curiosità, nate dal clamore e dalla passione. Quali libri leggere? Quali dischi ascoltare? Quali film vedere? Quali siti Internet cliccare? Quali luoghi visitare? Quali artisti contemporanei a Wolfang da approfondire? Ma è anche una sorta di ‘guida meloturistica’: Salisburgo, Vienna, Praga, Augusta, Berlino, Monaco, Mannheim, Londra, Milano, Bologna, Verona, Napoli, tra itinerari e luoghi mozartiani.

● L’Italia di Mussolini, di Richard Bosworth, pagine 654,

● Tutti pazzi per Mozart, di Riccardo Storti, pagine 271,

edizioni Mondadori 2007, Euro 25,00.

editrice Aerostella 2007, Euro 18,00.

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