Ambiente
giovedì 13 | novembre 2008 |
Proposta Pdl per non utilizzarli negli spettacoli
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ne (se trasmesso sul piccolo schermo) e perfino dal gioco del Lotto: in base alla legge 662/96, infatti, una parte del ricavato viene destinato al ministero dei Beni e delle Attività Culturali che a sua volta li destina al Fus. Dietro ai tendoni del circo si nasconde una triste realtà per gli animali: spazi ristretti, catene e gabbie, movimenti stereotipati, stress e continui spostamenti, addestramento forzato spesso con bastoni e fruste. Difficile stabilire con esattezza quanti siano presenti nei circhi: si stima
che in Italia ce ne siano forse 10mila costretti a una vita di sofferenza tra tigri, elefanti, leoni (ma anche cavalli e cani) figli di altri animali vissuti in cattività o importati magari illegalmente. Gli spazi sono ridottissimi per animali che dovrebbero vivere liberi nel loro habitat naturale: un circo di medie dimensioni può arrivare a occupare un’area compresa tra i 3mila ed i 5mila metri quadrati che possono contenere anche fino a 120150 animali e trasformarsi spesso in zoo improvvisati.
Anche sul numero dei circhi presenti in Italia le cifre sono discordanti: 150180 ma c’è chi parla anche di 300 tra piccoli e grandi, famosi e non. E’ certo però che molte città hanno già iniziato a dire no al circo con animali: da Campobasso a Modena fino a Pordenone mentre a Milano è vietata la realizzazione di zoo, mostre zoologiche itineranti che utilizzino animali appartenenti a specie selvatiche ed esotiche. A Genova un’ordinanza stabilisce norme restrittive per la detenzione degli animali nei circhi che dovranno rispettare i criteri di mantenimento definiti dalla Commissione Scientifica Cites del Ministero dell’Ambiente; anche a Roma è consentito l’attendamento nel rispetto delle disposizioni del medesimo regolamento ed è vietato l’impiego di animali come richiamo del pubblico per esercizi commerciali, mostre e circhi. Proprio Roma due anni fa era stata teatro di una vicenda legata a maltrattamenti nei confronti di animali: il circo Fantasy, che stazionava a Roma, era fuggito portandosi via quasi tutti gli animali dopo aver saputo di un imminente sequestro per maltrattamento e mancato rispetto del regolamento a tutela degli animali. Solo uno dei tanti episodi raccontati dalla cronaca: storie di sfruttamento non solo di animali ma anche di uomini. E’ il caso del circo Acquatico Marino attendato a marzo in provincia di Salerno: i gestori utilizzavano le due figlie di una famiglia bulgara per spettacoli con animali pericolosi e costringevano gli altri membri del circo a svolgere turni massacranti di lavoro per 15-20 ore al giorno, in cambio di un compenso di appena 100 euro a settimana. La cosa più grave è che lo stesso circo aveva ricevuto finanziamenti pubblici dal Ministero dei Beni Culturali pari a 8mila euro solo nel 2006.
Quattro decessi in poche settimane, la Lav: «Stop detenzione in acquario»
do di tempo, ma non sono che le ultime conosciute di una lunga serie. Una ricostruzione dettagliata e inquietante è contenuta nel dossier “Delfinari e Oceanari” redatto nel 2003 da Ilaria Ferri (direttrice scientifica di Animalisti Italiani) e rintracciabile sul sito www.animalisti.it. In Italia le prigioni per delfini sono sei: l’Acquario di Genova, il Delfinario di Rimini, quello di Fasano, il Parco Oltremare di Riccione, il Palablu di Gardaland e il Parco Zoomarine di Torvaianica. Scorrendo le pubblicità di queste strutture si evidenzia un misto di “lustrini” e di dichiarazioni “scientifiche”, di propositi educativi e di “venghino, venghino signori”. Cercano di attrarre tutta la popolazione, ma in particolare i bambini, e non mancano i progetti educativi diretti alle scuole e i progetti di ricerca finalizzati alla tutela della specie. Ma come può essere educativo vedere
animali prigionieri e che si comportano come in natura non si comporterebbero mai? E come possono essere utili ricerche scientifiche fatte osservando ed analizzando animali fuori dal loro ambiente e sottoposti a continui stress? Se si vogliono tenere delfini in cattività questi progetti “scientifici” ed “educativi” sono obbligatori, infatti il Dm 469 del 6/12/2001 permette la deroga al divieto di detenzione solo se vengono garantiti programmi di educazione, ricerca e riproduzione. La Lav, per voce di Nadia Masutti, responsabile settore “esotici, circhi e zoo” ha chiesto alla sottosegretaria Francesca Martini «una rigorosa inchiesta per accertare le cause di questi decessi e verificare l’idoneità delle condizioni igienico sanitarie di detenzione dei delfini in cattività» e al ministro per l’Ambiente ha suggerito di proibire «la loro detenzione in parchi di divertimento e similari».
ne Liberazio
giovedì
Animale
Niente più circo con gli animali
Roberta Marino
“Al circo gli animali non si divertono”: si legge nei volantini di protesta delle associazioni animaliste. Ed è difficile, nonostante le rassicurazioni interessate dei circensi, affermare il contrario. Dopo anni di battaglie forse però qualcosa potrebbe finalmente cambiare: Gabriella Giammanco, del Pdl, ha illustrato al ministro dei Beni e delle Attività Culturali Sandro Bondi una proposta di legge per la graduale dismissione dell’utilizzo di animali da parte dei circhi. «Lo spettacolo circense - sostiene la parlamentare - è ormai messo sotto accusa da un quarto di secolo dalla crescente sensibilità dei cittadini nei confronti dei diritti degli animali». Non a caso, infatti, l’affluenza del pubblico è sempre più ridotta e la sopravvivenza del circo dipende ormai dai contributi statali, fissati dalla legge 337 del 1968: una vecchia legge che riconosce al circo una funzione sociale. E’ lo Stato infatti – per assurdo - a tenerlo in vita: il ministero dei
> Il pubblico comincia a disertare gli spettacoli circensi dove vengono utilizzati gli animali
Beni e delle attività Culturali ogni anno distribuisce una cifra a volte superiore all’intero incasso di tutti i circhi messi assieme, pari a circa otto milioni di euro. Il principale capitolo di spesa è costituito dal Fondo Unico dello Spettacolo (Fus) che ha visto aumentare le risorse per il 2007 del 17% rispetto all’anno precedente. Uno strumento che dovrebbe sostenere finanziariamente attività culturali come il cinema ma nel cui calderone finisce anche il circo. Ulteriori contributi arrivano poi dalla televisio-
I delfini in cattività muoiono altro che divertimento Rossana Vallino
E’ facile rimanere ingannati e credere che gli animali si divertano a ballare, saltare in cerchi di fuoco o tenere la palla sul naso, ma lo è ancora di più quando si tratta di delfini. Quella loro perenne espressione sorridente (dovuta in realtà alla mancanza di muscoli facciali) è un buon alibi per chi non vuole pensare, per chi non vuole andare al di là delle apparenze e per chi sa bene come usare tutto questo per i suoi profitti. Dietro a quell’espressione amichevo-
le i delfini che vivono nei delfinari e negli acquari nascondono la tragedia della loro vita: prelevati dal loro ambiente e dal loro nucleo familiare (e se nati in cattività da mamme prigioniere non ci pare sia molto meglio), costretti a vivere in spazi angusti in rapporto alle loro necessità ed a compiere stupidi esercizi dopo duri e crudeli addestramenti (privazioni di cibo, isolamento ecc). La morte in poche settimane di ben quattro delfini in strutture italiane (il 17 ottobre a Genova è morta Beta, il 30 ottobre a Gardaland è morto Tanga di
3 anni, tra settembre ed ottobre al Parco Oltremare di Riccione sono deceduti i cuccioli Cleo e Blu) ha riportato alla ribalta il dramma e la tristezza di queste strutture. Ora si cercano le cause delle morti. Le analisi potranno indicare quali sono le forme patologiche responsabili, ma una risposta c’è già: lo stress che può agire direttamente inducendo apatia progressiva che degenera in torpore, sopore e morte, oppure predisporre all’arrivo di malattie con altri agenti, batteri o virus. Queste quattro morti colpiscono perché sono avvenute in un breve perio-