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Vista della Piramide del Sole a Visoko, a 30 kiilometri da Serajevo
Le piramidi di
VISOKO riscrivono la
storia ufficiale L'archeologo bosniaco Sam Osmanagic che per primo ha avuto l'intuizione della presenza di piramidi sotto le colline di Visoko
In Bosnia-Erzegovina, grazie alla mente illuminata dell’archeologo Sam Osmanagic, sono state scoperte piramidi gigantesche, più grandi e forse anche ben più antichedi quelle egiziane La pavimentazione riportata alla luce di una rampa d'accesso della Piramide della Luna
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DI MONICA CIRILLO
Visoko, 30 kilometri a sud-ovest di Sarajevo, primavera 2005. In cima alla collina, impettito sotto il suo cappello fedora esclama: «sono piramidi!» Comincia così l’avventura più straordinaria dei nostri giorni. Lui è l’archeologo bosniaco trapiantato negli Stati Uniti, che ha saputo vedere oltre, come tutti gli illuminati. Così Sam Osmanagic, a metà tra Shliman e Galileo Galilei, azzarda l’ipotesi che potrebbe portare a riscrivere la storia fin qui conosciuta, la storia stessa dell’umanità. Caparbio e appassionato, dopo aver ottenuto autorizzazioni varie e qualche soldo (pochi per la verità) comincia gli scavi sulle colline, nella speranza-convinzione di portare alla luce non una, bensì un agglomerato di piramidi. Piramidi in Bosnia? Sì, e già questo sarebbe straordinario, ma se ci aggiungiamo anche che la datazione ipotizzata da Osmanagic è di oltre 12.000 anni e che le dimensioni superano di gran lunga quelle delle piramidi egiziane, allora siamo proprio di fronte a una rivoluzione e non a caso, fin dal suo esordio, questa meravigliosa avventura ha diviso la comunità scientifica internazionale. Ci sono gli empiristi, che credono a ciò che vedono, e quello che vedono, blocchi di pietra, pavimentazioni,
rampe d’accesso, è grandioso e straordinario e, per quanto madre natura possa essere incredibile nel suo disegno, non possono essere frutto di una normale evoluzione e trasformazione geologica. Poi c’è lo scetticismo scientifico, di coloro che pensano che ogni novità, ordinaria o straordinaria, che non sia già contemplata nei testi ufficiali, non possa esistere. Così, mentre i primi, di fronte allo stupore dei primi ritrovamenti portati alla luce, sono pronti, perché no, a ripensare la storia conosciuta, gli altri, non potendo comunque negare l’evidenza dei ritrovamenti, sostengono che questi siano opera di Gaia (la Madre Terra). I ritrovamenti sono davvero grandiosi. Le piramidi, secondo le ipotesi del novello Indiana Jones, che come lui non si separa mai del fedora marrone, e confermate dei primi scavi effettuati sulle colline di Visoko, sono costruire con blocchi di pietra dalle dimensioni immense. Hanno una geometria perfetta, quattro lati inclinati di 45 gradi e, come quelle ritrovate in America Centrale, hanno la sommità piatta. Parliamo della Piramide del Sole, della Luna e del Dragone. Tre piramidi, e ancora lo straordinario, orientate esattamente come quelle egizie e, come queste, se si congiungono i vertici, si ottiene un triangolo equilatero. Si scava dunque per riportare alla luce, lentamente e per lo più con l’aiuto di volontari che giungono da ogni parte del mondo, le costruzioni piramidali che si celano conservate intatte dal muschio presente sul terreno. La piramide del Sole, contenuta nella collina che si UOMINI&BUSINESS
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Società eleva di circa 650 metri, raggiungerebbe, secondo i calcoli di Osmanagic, un’altezza di 220 metri, con lati di 365 metri di lunghezza, risultando dunque più imponente della Grande Piramide di Giza. Ma tutta la zona è interessata da costruzioni piramidali, anche se i carotaggi (le perforazioni geologiche) vengono centellinati. I fondi sono pressoché inesistenti e la priorità si dà all’intuito di Osmanagic. Per ‘liberare’ completamente le piramidi occorreranno ancora anni di lavoro. Per fortuna i primi consensi cominciano ad arrivare e attualmente sono impegnati nell’impresa anche i geologi dell’Università di Tuzla (BosniaErzegovina), specialisti in sedimentologia, mineralogia e petrografia e quelli di molte altre università nel mondo. Se
A Visoko ogni nuova scoperta viene filmata e documentata non solo dagli scienziati, ma anche da emittenti e testate giornalistiche di tutto il mondo
ne stanno interessando anche l’Unesco, la Commissione Europea per i Beni Culturali e il Fondo Mondiale per la Protezione dei Monumenti. In effetti, quando il suggerimento di Osmanagic ci dirada il bigottismo mentale, se si guarda la collina pare proprio evidente che non possa essere naturale (per esempio le altre più lontano sono ricoperte da alberi ad alto fusto, mentre queste che dovrebbero celare le piramidi, solo di muschio e piccoli arbusti). Eppure solo lui poteva avere una tale coraggiosa intuizione. Comunque ora che l’esistenza delle piramidi sembra provata dai blocchi principali e dalle lastre di pietra che ricoprono i fianchi, resta da capirne la datazione. Come sappiamo il test C-14 non può essere effettuato su rocce e materiale geologico. Ma la mancanza di vegetazione profonda sulle colline e, soprattutto, la mancanza di fossili fino ad ora riscontrata negli strati di roccia, porta a pensare insistentemente all’opera dell’uomo. Sam Osmanagic ipotizza una data che sconvolge la comunità scientifica. L’antichità delle costruzioni sarebbe
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confermata dal fatto che le rocce presentano alterazioni dovute a una permanenza secolare nell’acqua; questo può essere avvenuto dopo l’ultima era glaciale, quando si ebbe uno scioglimento dei ghiacci. Periodo: circa 12.500 anni fa. I rilievi fino a qui effettuati, immagini satellitari, carotaggi nelle colline, analisi mineralogiche dei sedimenti ritrovati, danno ragione all’archeologo romantico. I blocchi sono in calcare, le lastre che ricoprono le fiancate sono in pietra arenaria, materiale non presente nella zona e quindi presumibilmente lavorati e trasportati sul luogo con tecnologia e attrezzatura che ancora non riusciamo a immaginare (lo stesso accade per i blocchi rinvenuti a Giza, tutt’oggi oggetto di studio per capirne la realizzazione e il trasporto). Tutti i blocchi, che pesano fino a 30 tonnellate, sono posati a sfasamento (come vengono tipicamente posati i mattoni per costruire un muro). Tra due strati di blocchi vi è uno strato di conglomerato, una sorta di amalgama per meglio tenere uniti i giganti di pietra. Osmanagic delinea anche un’altra tesi, fino ad ora confermata dagli scavi, ovvero che le varie piramidi della zona fossero in qualche modo collegate da una rete di cunicoli sotterranei. Anche qui gli scienziati, sui cunicoli ritrovati si dividono tra ‘evoluzionisti’, pronti ad affermare che anche la gallerie si siano formate nel corso dell’evoluzione geologica, e ‘interventisti’, che ritengono i cunicoli, che si sono rivelati perfettamente organizzati a rete di arterie principali attraversati da arterie secondarie a 90 gradi, siano opera dell’uomo. Ad avvalorare la seconda ipotesi vi è anche il fatto che le gallerie, e noi posiamo confermarlo, dato che abbiamo provato a scenderci fino a oltre 200 metri sotto il livello stradale, siano perfettamente areate, attraverso altri cunicoli verticali, che forse, oltre a favorire l’afflusso di aria, immettevano alle strutture sovrastanti. Un altro mistero nel mistero è il ritrovamento in tutta la zona circostante le piramidi, di grandi rocce di pietra ‘tagliate’ in perfette sfere. Ritrovamenti analoghi sono stati fatti in Costarica e restano ancora un giallo irrisolto. Ma dunque la domanda è: «chi può aver progettato e realizzato queste gigantesche costruzioni?» Alcuni studiosi pensano che possa trattarsi degli Illiri, che abitarono i Balcani prima dell’arrivo dei romani. Ma gli studi di Osmanagic si orientano a un’epoca molto più antica. La grande novità è finalmente un ritrovamento che potrebbe svelare l’età delle piramidi bosniache. Di recente, durante gli scavi, è stato rinvenuto un reperto fossile. Questo, prezioso ritrovamento organico è stato diviso in tre parti che, come si fa con tutti i reperti di straordinaria importanza, sono state mandate a tre differenti laboratori internazionali per essere sottoposti alla prova del decadimento del carbonio C-14 al fine di stabilirne l’età. I test sono attualmente in corso e il risultato sarà sve-
Gli scavi stanno portando alla luce blocchi di arenaria e lastre di calcare sigillate da un conglomerato che funge da collante
lato alla fine di agosto in occasione di una grande conferenza internazionale che Osmanagic ha organizzato a Sarajevo proprio per consentire un confronto dei vari scienziati provenienti da tutto il pianeta. Di qualunque età si parli, di sicuro il ritrovamento di piramidi bosniache, di imponenti piramidi, implicherà ripensare alla storia europea, ma anche mondiale, giacché oltre ai più noti insediamenti egiziani e centro-americani, costruzioni analoghe sono state localizzate in tutto il mondo, persino in Italia. Le ipotesi si moltiplicano. Alcuni pensano che le piramidi potessero essere dei catalizzatori di energia che veniva poi ‘irradiata’ nella zona. Qualunque cosa fossero, di sicuro hanno un che di magico, la magia che dona il mistero e l’immenso. In quanto all’energia, a giudicare da quella mostrata dal Professor Osmanagic (Osmanagic padre), un ingegnere minerario di 83 anni, nell’accompagnarci veloce e sicuro su per i fianchi ripidi e limacciosi delle colline di Visoko, nello scansare con nonchalance i cartelli con la scritta ‘terreno minato’, che ancora ricordano gli orrori della guerra recente, e nello sgranare gli occhi nello stupore ancora bambino di una meraviglia disvelata, dobbiamo convincerci che forse qualche effetto possano tutt’ora averlo. I
L’appuntamento, quello con la storia, è per il 25 di agosto. Tutti i riferimenti della conferenza al sito: www.icbp.ba.
Nella zona circostante le piramidi sono state rinvenute rocce sferiche analoghe ad altre scoperte in Costarica
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