Giuseppe D'Angelo
Stonehenge
Relazione finale per il corso di Storia delle Teorie dell'Informatica
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INTRODUZIONE Stonehenge1 è un complesso megalitico situato nella piana di Salisbury,
nell'Inghilterra
meridionale.
Da
sempre
suscita
grande
interesse: è una stupenda testimonianza lasciataci dagli uomini del Neolitico2, che a distanza di oltre 4000 anni ci mostrano le loro abilità di costruire e, soprattutto, le loro conoscenze scientifiche. Ciò che infatti incuriosisce molti studiosi è quale fosse la funzione di Stonehenge. Sono state avanzate molte ipotesi, come quella che si tratti di tempio sacro o di un calendario astrale; gli ultimi studi tuttavia si focalizzano molto di più sulla funzione astronomica. Ancora oggi non sappiamo assolutamente chi e quando abbia costruito Stonehenge. Molto probabilmente, come Troia, è stato edificato più volte, e quello che ci rimane sono i resti dell'ultima costruzione, che è stata distrutta in larga parte dai Romani nel 61 a.C..
CONFORMAZIONE Stonehenge oggi è quasi completamente in rovina. Alla fine della sua costruzione era composto da 30 pietre disposte verticalmente sul terreno, in sarsen3, e allineate in circolo. Ciascuna pietra è alta circa 6 metri e mezzo, ed affonda nel terreno per altri 2 metri almeno. Su queste ve n'erano ulteriori 30 disposte
Figura 1:
orizzontalmente come architravi, che erano schema del tempio centrale smussate sul lato esterno e avevano degli incastri a coda di rondine tra di loro, creando uno stupendo recinto circolare di pietre. All'interno di questo recinto vi era un secondo circolo di pietre più piccole di colore bluastro (Bluestones4); al centro invece sorgeva una serie 1 2 3 4
Un henge è il nome dato alle grandi costruzioni preistoriche, di solito circolari, fatte di terra, di legna o di pietra. Il termine deriva proprio dalla parola Stonehenge, ed è inglese arcaico per “hang”, appendere, sospendere in aria, riferito alle pietre orizzontali poggiate sulle altre. Dal greco = nuovo e = pietra, cioè “età della pietra nuova”. Dall'inglese saracen stone, cioè “pietra saracena”, intesa come pietra di un monumento pagano. Cioè letteralmente “pietre blu”.
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di 5 imponenti triliti5 disposti a ferro di cavallo, la cui altezza superava i 7 metri. Internamente vi era una serie di bluestones, sempre a ferro di cavallo, al centro delle quali si trovava la Altar Stone. Questa parte, il cosiddetto Tempio, sorge al centro di altre strutture meno visibili: l'elemento più esterno è il viale cerimoniale (Avenue), che consiste in due terrapieni paralleli distanti 12 metri l'uno dall'altro affiancati internamente da fossati, che conduce al terrapieno circolare che racchiude Stonehenge. Su questo viale si trova una enorme pietra, la Heel Stone, in sarsen non lavorato. Dalla Heel Stone, avvicinandosi al sito, si incontra come già accennato un terrapieno circolare che consiste in un fossato e in una sponda più interna, che doveva essere alta almeno un metro e
Figura 2: schema delle strutture esterne
mezzo secondo i calcoli del prof. Atkinson. Poco dopo l'ingresso vi è una pietra in sarsen non lavorato, ora coricata,
la
Slaughter
Stone6,
chiamata
così
perché
a
causa
dell'ossidazione del ferro che conteneva è diventata di colore rosso sangue. Intorno al margine interno del terrapieno circolare vi erano quattro piccole pietre erette, le Station Stones, di cui due ancora visibili. Immediatamente adiacente al terrapieno vi è un anello di 56 pozzetti, le fosse di Aubrey, che ora sono segnate con del cemento. Nell'area tra il terrapieno e il tempio centrale vi sono altri due anelli di buche, dette fosse Y e fosse Z.
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Dal greco “tre pietre”. Letteralmente “pietra del massacro”.
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COSTRUZIONE Stonehenge come già accennato è stato costruito in più fasi, anche se gli archeologi non sanno stabilire con precisione a che epoca risalga la prima costruzione. Negli anni '50 il prof. Richard Atkinson avanzò l'ipotesi che la costruzione più antica fosse del 3000 a.C. e che sia avvenuta in tre fasi, da lui chiamate Stonehenge I, II e III. Tuttavia nel 1966 la scoperta a circa 250 metri dall'attuale tempio di tre totem di sarsen lavorato ha spinto gli archeologi a ritenere che l'epoca del primo Stonehenge fosse da anticipare di parecchio tempo. Alimenta questa incertezza il fatto che la datazione al carbonio 14 non può fornire risultati: essa è infatti applicabile solo a reperti organici, non a quelli inorganici, e di conseguenza ogni datazione è stata ottenuta empiricamente dagli archeologi. Oggi si valuta che la pre-Stonehenge, o Stonehenge 0, risalga all'8000 a.C., e fosse costituita da 4 pozzi mesolitici che ospitavano grandi pali di legno. La costruzione di Stonehenge I è invece avvenuta in un'epoca molto più tarda.
È
cominciata all'incirca nel 3100 a.C., e includeva il grande terrapieno circolare col fossato e le 56 fosse di Aubrey, che sostenevano altrettanti pali di legno: la funzione delle buche a quell'epoca è completamente sconosciuta. Stonehenge II risale al 2100 a.C., e all'origine includeva un primo tratto del viale cerimoniale e un doppio circolo centrale di Bluestones, di cui sono stati rivenuti resti sepolti: probabilmente la costruzione di questa struttura non fu mai completata, perché si decise di erigere l'attuale tempio al suo posto. Le fosse di Aubrey erano ancora al loro posto, ma non reggevano più 4
pali
di
legno:
alcune
di
esse
venivano
parzialmente riempite con resti di cremazioni umane,
così
come
il
fossato
vicino
il
terrapieno veniva riempito con ceramiche e ossa di animali. Le
grandi
pietre
furono
posizionate
durante la costruzione di Stonehenge III, che cominciò subito dopo la seconda, intorno al 2000 a.C., e proseguì in più sottofasi fino al 1500 a.C.. Nelle prime due sottofasi (3i e 3ii) furono rimosse le Bluestones e al loro posto furono costruiti il circolo del tempio in sarsen e i triliti centrali. Successivamente, nelle fasi 3iii e 3iv, furono aggiunti due anelli di Bluestones: il primo, circolare, tra il circolo in sarsen e i triliti, e il secondo, di forma ovale, all'interno dei triliti stessi. Queste pietre non si trovano nella regione in
cui
sorge
Stonehenge,
e
molto
probabilmente provengono dal Galles: non si sa ancora come le abbiano potute trasportare fino a Stonehenge, e questo particolare è stato oggetto di molta speculazione. Nella sottofase 3v furono rimosse alcune Bluestones al centro, in modo da traformare quello che era un ovale in un ferro di cavallo, rispecchiando così la disposizioni dei triliti. Infine, nella sottofase 3vi, furono scavate le fosse Y e Z, disposte su due circonferenze concentriche; probabilmente erano destinate a sorreggere pietre, ma non furono mai riempite.
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Anche le quattro Station Stones risalgono a questa fase: si tratta di quattro grandi pietre in sarsen disposte vicino il terrapieno, tra le fosse di Aubrey. Due di queste pietre furono circondate da terrapieni circolari, che possiamo vedere ancora ad oggi. Le altre pietre, tra cui la Heel Stone e la Slaughter Stone, probabilmente risalgono a questo periodo. Di alcune si hanno solo dei resti, oppure tracce costituite da fosse in particolari posizioni. Nel 61 a.C. Stonehenge fu distrutto in gran parte dai Romani.
RELIGIOSITÀ Molti ricercatori per diverso tempo hanno ritenuto che Stonehenge fosse un luogo sacro, in cui le tribù del Neolitico tributavano sacrifici agli dei. Quest'idea è nata in seguito a ritrovamenti di ossa di maiale nell'area intorno al tempio, che mostravano segni di bruciatura; inoltre tra tutte le ossa non sono mai stati ritrovati crani. Ciò significherebbe che le persone del tempo portavano i maiali da sacrificare già decapitati, e pronti per essere bruciati, come avveniva presso altre tribù. Alcuni archeologi hanno persino proposto che potessero essere consumati sacrifici umani, ma non ci sono tracce dell'uso di siti megalitici per questi scopi. È certo invece che per un certo periodo Stonehenge è stato utilizzato per riti religiosi, e che vi siano stati dei sacrifici animali, ma questo non implica che sia stato costruito per motivazioni religiose.
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ASTRONOMIA Il reverendo Edward Duke (XVIII sec.) fu il primo ad associare l'astronomia a Stonehenge: nei suoi testi descrisse Stonehenge come un “planetario”, pieno di allineamenti astronomici. Tuttavia non ne nominò nessuno: per questo molti ritengono che lui stesse più fantasticando che compiendo vera ricerca scientifica, e la sua opera è stata screditata. Nello stesso periodo William Stukeiey, un antiquario, si iniziò a interessare a molti siti archeologici, e rimase molto colpito dalla disposizione delle pietre di Stonehenge. I circoli megalitici gli fecero ritenere erroneamente che complessi come Stonehenge e Avebury fossero monumenti eretti dai Druidi. Durante i suoi studi sul posto notò inoltre un particolare molto importante: la mattina del solstizio d'estate il gruppo di triliti disposte a ferro di cavallo puntava esattamente verso il sole sorgente. Il raggi di sole colpivano la Heel Stone, attraversavano il circolo esterno in sarsen ed erano visibili attraverso il trilite centrale, dietro l'Altar Stone, come mostrato nella foto 1.
Foto 1: la Heel Stone vista attraverso il trilite centrale, e il sole che sorge dietro di essa la mattina del solstizio d'estate.
Ciò lo portò a ritenere che non si potesse trattare di una coincidenza, ma che Stonehenge fosse stato deliberatamente costruito in questo modo; quest'idea rivoluzionava completamente la concezione di Stonehenge. Sir Norman Lockyer, astronomo e fondatore della prestigiosa rivista scientifica Nature, represe le ipotesi di Stukeiey a fine '800. Durante
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numerosi viaggi in Grecia e in Egitto notò che molti tempi antichi erano orientati lungo l'asse est-ovest, e ipotizzò che questo preciso allineamento avesse lo scopo di farli puntare al sole sorgente. Al rientro in Inghilterra, sulla base di queste osservazioni, si concentrò sull'analisi di
Stonehenge.
Ritenendo
che
alla
sua
origine il complesso fosse orientato verso il punto in cui sorgeva il sole, Lockyer fece dei calcoli basandosi sulla posizione del sole al suo tempo, al fine di determinare l'epoca in cui fu costruita Stonehenge. Nel 1901 pubblicò con F. Penrose i risultati
dei
suoi
studi,
secondo
cui
Stonehenge venne costruito nel 1680 a.C. I suoi
calcoli
furono
analizzati
da
Figura 3: lo schema
altri esemplifica il metodo calcolo
matematici, che trovarono numerosi errori,
di Lockyer
Figura 4: schema dei principali allineamenti astronomici nel tempio
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alcuni dei quali dovuti anche a difficoltà tecniche (come ad esempio determinare la linea esatta dell'asse di Stonehenge); per questo motivo il risultato dei suoi calcoli oggi non viene tenuto in considerazione. Lockyer andò comunque avanti, e scoprì numerosi altri allineamenti del sole e della luna tra le pietre del tempio centrale. Ciò lo portò a ritenere che Stonehenge fosse un calendario, costruito in questo modo dagli antichi per ricordare particolari giorni dell'anno in cui svolgere determinati riti religiosi. Uno dei successori di Lockyer, l'astronomo Gerald Hawkins, ne proseguì il lavoro. Hawkins identificò 165 punti in tutto il complesso di Stonehenge, e mostrò come fossero correlati con eventi quali il sorgere e il tramontare del sole e della luna. Questi punti comprendevano le 56 fosse di Aubrey, la Heel Stone, e le 4 Station Stones (quindi parti che risalgono addirittura a Stonehenge I).
Figura 5: i principali allineamenti astronomici rilevati da Hawkins
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Secondo Hawkins, le fosse di Aubrey e le Bluestones avevano inoltre una funzione molto particolare: potevano essere usate per predire le eclissi. Stonehenge doveva essere non un tempio, ma una sorta di enorme calcolatore in grado di predire i principali eventi astronomici. Il suo modo di calcolare le eclissi funzionava, ma era molto empirico e impreciso. Per predire le eclissi è necessario conoscere due cicli diversi. Uno di questi è l'andamento del mese lunare, che si determina molto facilmente osservando la luna; un ciclo completo dura quanto il periodo che intercorre tra due
lune
piene,
cioè
29,53
giorni. L'altro ciclo è
di natura
completamente differente, e riguarda la rotazione di due punti nello spazio, i nodi lunari. Sono i punti in cui l'orbita della luna interseca il piano dell'orbita terrestre.
Le
eclissi
di
luna
avvengono quando la luna piena è in un nodo, e il sole è nell'altra. Quelle di sole invece avvengono quando la luna nuova e sole sono nello stesso nodo. Il ciclo nodale della luna ha una durata di 18,63 anni. Possono essere stati necessari parecchi decenni di osservazioni, ma gli antichi potrebbero aver calcolato il ciclo dei nodi lunari, e tramandato questa conoscenza di generazione in generazione fino a concretizzarla in Stonehenge. Hawkins ritenne che le 19 Bluestones disposte a ferro di cavallo all'interno dei triliti potessero avere due funzioni. Potevano essere usate per calcolare il periodo da una luna piena fino alla successiva luna piena che sarebbe caduta lo stesso giorno dell'anno, cioè per tener conto del ciclo metonico7, che dura 19 anni con una approssimazione di due ore. Potevano anche essere usate per predire le eclissi: a causa del moto della luna attraverso lo Zodiaco, il sole impiega poco meno di un anno per ritornare nella stessa posizione rispetto ai nodi lunari. Per la precisione impega 346,62 giorni, e questo lasso di tempo è connesso con la 7
Da Metone, un astronomo greco del V secolo a.C., che per primo ha descritto il ciclo delle lune piene nei vari anni.
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ripetizione delle eclissi – per questo motivo è stato definito come “anno eclittico”. 19 anni eclittici e i mesi lunari hanno questa relazione: 19 x 346,62 = 6585,78 / 29,53 = 223,01 In altre parole 223 mesi lunari sono quasi precisamente 19 anni eclittici8. Questo significa che contando 223 mesi lunari si sa quando sole e luna saranno nella stessa identica posizione rispetto ai nodi: se all'inizio vi era una eclissi, ci ne sarà una anche alla fine di tale periodo; è possibile che gli uomini di Stonehenge III fossero a conoscenza anche di questo
Figura 6: allineamenti astronomici a Stonehenge 8
Questo periodo è anche conosciuto come Saros.
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periodo di tempo, misurandolo con gli allineamenti astronomici della luna e del sole all'interno del tempio. Questo metodo di contare le eclissi è però molto impreciso: le eclissi avvengono molto più spesso, con leggere variazioni delle posizioni relative della luna, del sole e dei nodi. Oltretutto Hawkins non dimostrò come si potesse tenere il conto dei 223 mesi lunari. Per questo motivo Hawkins concentrò la sua attenzione sulle fosse di Aubrey, e sviluppò una teoria su come potessero essere usate per predire le eclissi. L'idea di Hawkins era
quella
di
segnalini,
piazzare
6
alternatamente
bianchi e neri, lungo le fosse di Aubrey a distanze regolari di 9, 9, 10, 9, 9, 10 buche, e di muoverli in senso orario o antiorario una buca per anno. Le buche 51, 56 e 5 erano posizioni fisse. Se in posizione 56 vi era un segnalino bianco, la luna piena sarebbe sorta dietro la Heel
Stone
quell'anno;
il
successivo
evento
sarebbe
avvenuto
quando
un
Figura 7: il modello di Hawkins per predire le eclissi usando le fosse di Aubrey
segnalino bianco avrebbe raggiunto la posizione 51: in quella posizione il giorno del solstizio d'inverno la luna sorge lungo la linea che passa per le due Station Stones 94 e 91. Quando una pedina era in posizione 56 o 28 (cioè su una delle due fosse che giacciono sull'asse principale di Stonehenge), si sarebbe verificata una eclissi di luna estiva o invernale. Le eclissi equinoziali si avevano invece quando una pedina bianca raggiungeva la posizione 51 o la 5. Inoltre un segnalino poteva venire utilizzato per tener traccia del
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mese lunare, facendolo avanzare una volta al giorno intorno il circolo esterno in sarsen del tempio. Hawkins,
partendo
dall'anno
di
un'eclissi
di
luna,
dimostrò
indipendentemente che nel 1549 a.C. si aveva una pedina bianca in posizione 51, e che quell'anno si avevano gli allineamenti della luna tra le Station Stones e tra i triliti come aveva previsto. Si servì anche di un calcolatore elettronico, che conferì alla sua tesi un'aura di imbattibilità. Le sue ricerche su Stonehenge furono pubblicate sulla rivista Nature e anche nel testo “Stonehenge decoded”. Gli inglesi accolsero con delusione la notizia che un americano aveva compiuto un enorme passo in avanti nell'interpretazione di Stonehenge. Quando le idee di Hawkins si diffusero nei circoli culturali inglesi, e in particolare in quelli archeologici, Glyn Daniel (il direttore di Antiquity) si rivolse a Fred Hoyle, allora professore di Astronomia presso l'Università di Cambridge. Hoyle studiò le ricerche di Hawkins e sviluppò ulteriormente la tecnica di predizione delle eclissi lunari. Invece di servirsi di numerosi segnalini, Hoyle prese in considerazione un solo segnalino per la luna, uno per il sole e uno per i nodi lunari. La sua idea nasceva da una semplice osservazione: per tener traccia delle posizioni relative alla Terra della luna e del sole nello zodiaco, la soluzione più conveniente è di avere due segnalini e di muoverli lungo un anello di 28 punti, come esemplificato nella figura 8.
Figura 8: il calendario sidereo della luna e del sole
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Il segnalino della luna va mosso in senso antiorario una volta ogni giorno, quello del sole una volta ogni 13 giorni. In questo modo si ha che la luna completa un giro ogni 28 giorni, all'incirca un mese lunare, e il sole in 28 x 13 = 364 giorni. Ogni anno, per 34 giorni, capitano lune nuove e lune piene vicino l'orbita del sole (l'eclittica), e quindi si hanno eclissi. I due periodi in cui la luna piena è vicino l'eclittica e quello in cui lo è la luna nuova avvengono a distanza di 173 giorni l'uno dall'altro, e si spostano all'indietro nel calendario in un ciclo di 18,63 anni circa, quello dei nodi lunari. Grazie a questo modello si possono prevedere con una grande precisione questi due periodi, e tenendo traccia delle fasi lunari si riescono a predire le eclissi. Raddoppiando il numero di posizioni, si ha un sistema che funziona con il 99,94% di accuratezza. Hoyle pensò che il miglior sistema di tener traccia delle fasi lunari fosse sfruttare i due circoli di fosse Y e Z, rispettivamente di 29 e 30 buche, con un segnalino da muovere una volta al giorno su un circolo e terminato quello spostarlo sull'altro. In questo modo si ottiene una durata media di una rivoluzione di 29,5 giorni, esattamente un mese lunare. Sulle 56 fosse di Aubrey invece pensò di posizionare 3 segnalini, uno per la luna da muovere di due fosse per giorno, uno del sole da muovere due fosse ogni 13 giorni, e uno o due segnalini per i nodi lunari, in posizioni diametralmente opposte, da muovere di 3 buche per anno in direzione opposta rispetto agli altri due. Infatti 56 buche / 3 = 18,6 ovvero la durata di un ciclo completo dei nodi. La situazione è schematizzata in figura 9. I due segnalini per i nodi marcano due zone: se la luna e il sole si trovano contemporaneamente nelle zone segnate dai nodi e si ha la corrispondente fase lunare, allora si ha una eclissi. Questo metodo consente di prevedere con notevole
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Figura 9: lo schema proposto da Hoyle per predire le eclissi
precisione addirittura il giorno in cui si verificherà. È inoltre molto più semplice da praticare sul terreno con delle pietre rispetto al metodo di Hawkins.
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