La Civiltà Dei Maya

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La storia • • •



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La civiltà dei Maya

La civiltà Maya ha origini antichissime: i primi insediamenti si possono attribuire al 1500 a.C. ,ma è solo nel 300 a.C. che si cominceranno a sviluppare le prime vere e proprie città. L'impero Maya era localizzato negli attuali territori dello Yucatán, la maggior parte del Guatemala e alcune aree del Belize e dell'Honduras. In questo periodo la storia maya presenta il suo sviluppo più massiccio nel campo dell’organizzazione culturale, politica, tecnologica, culminando in uno scenario dove ogni città era un piccolo stato che aveva contatti con le medesime solo per scambi commerciali. Intorno al 900, questi centri vennero misteriosamente abbandonati (le ipotesi spaziano da carestie ad eventi naturali). Parte della popolazione si spostò nello Yucatàn, e qui ebbe il suo centro la civiltà maya del periodo seguente. L'agricoltura era alla base dell'economia maya; il mais ne era il prodotto principale, seguito da cotone, fagioli e cacao. Una caratteristica di questo popolo, che ne caratterizza l'elevato grado di conoscenze tecniche, è rappresentato dalla vasta rete idrica con la quale si raccoglieva l'acqua per uso quotidiano e per l'irrigazione nei campi. Le tecniche di tessitura del cotone e di produzione della ceramica erano avanzate. Erano espertissimi in ambito astronomico, e possedevano un’aritmetica posizionale con l’uso dello 0. La definitiva crisi che decretò il declino irreversibile dei Maya, è da ricercare in vari fattori come il ripresentarsi di catastrofi naturali, pestilenze, uragani e, di conseguenza raccolti andati perduti, che portarono carestie e continue guerre con le città o popoli confinanti.

Architettura •

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I Maya erano abili nel campo dell’architettura, pur non conoscendo l’arco (architettonico) e ciò ci è dimostrato dalle rovine di numerosi centri, costruiti per le cerimonie religiose. Questi centri comprendevano di solito vari basamenti piramidali, costituiti da templi o altri edifici. Le piramidi erano rivestite di blocchi di pietra e vi si accedeva tramite delle scale, poste su uno o più lati. L'arco era, come già detto, sconosciuto; l'interno e l'esterno erano dipinti con colori brillanti, e le sculture in legno dipinto abbellivano le facciate. Le abitazioni comuni erano probabilmente simili alle capanne in mattoni e frasche in cui abitano ancora oggi i discendenti dei maya.

Calendario • • •

Il calendario maya è molto complesso, ed il più accurato, anche più di quello gregoriano. Possedevano un anno solare, accanto al quale vi era un anno civile di 365 giorni, diviso in 18 mesi di 20 giorni, caratterizzato dal ritorno periodico di 5 giorni funesti. L’anno fu diviso in 20 settimane di 13 giorni. L’anno era diviso in 360, chiamato Tun, ogni 20 anni, Katun, era usuale erigere delle steli con gli eventi successi, a partire dal 3113 a.C.

Scrittura, usanze e tradizioni •



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Maya elaborarono un metodo di scrittura fonetica, registrando sia la storia che la mitologia in lastre di pietra o colonne, architravi, o altri monumenti. Purtroppo, tutt’oggi, la loro scrittura ci è ancora incomprensibile. Alcune discutibili tradizioni dei Maya erano quelle di schiacciare il cranio dei neonati tra due assi per fargli assumere "artificialmente" una forma più piatta ed allungata: questo aspetto fisico veniva visto positivamente perché era più simile a quello degli dei. Molte tradizioni dei Maya sono state tramandate fino ai giorni nostri e vengono ancora rispettate dagli indios, come il rispetto per: La natura: la terra viene considerata una vera e propria madre e le viene chiesto il permesso di coltivarla ad ogni semina o per ogni altra operazione agricola. Il matrimonio: il ragazzo è tenuto ad andare a casa della ragazza interessata per fare la richiesta di matrimonio. Dopodiché si faranno varie riunioni fra i genitori delle due famiglie che, giunti all’accordo, prepareranno i



festeggiamenti. Durante il rito del matrimonio, come in molti altri, parte della cerimonia viene celebrata in ricordo degli antenati. La gravidanza: quando una donna è incinta, per il periodo della gravidanza non deve vedere nessun altro bambino e deve fare lunghe passeggiate fra i campi, per mettersi in contatto con la natura e per farla amare al bambino. Per il parto, anche ai giorni nostri, la donna non può recarsi all’ospedale perché le tradizioni lo vietano. Dopo il parto si brucia la placenta e il bambino rimane solo con la madre per otto giorni. Dopo questo periodo il bambino viene presentato alla comunità con una grande festa.

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