OSSERVAZIONI PER AIA – INCENERITORE BELLOLAMPO Domenico Craparotta, Presidente del Comitato Bellolampo (PA) Prot. 12 del 16/07/2007 Palermo, 16/07/2007 All’Assessore Territorio e Ambiente della Regione Siciliana Via Ugo La Malfa, 169 90146 PALERMO All'Assessorato Regionale Territorio e Ambiente della Regione Siciliana Servizio 2 VAS - VIA Valutazione Impatto Ambientale Via Ugo La Malfa, 169 90146 PALERMO e p.c. Alla Provincia Regionale di Palermo Assessorato all’Ambiente PALERMO OGGETTO: Osservazioni e proposte sulla richiesta di pronuncia di compatibilità ambientale presentata dalla ditta P.E.A., Palermo Energia Ambiente S.c.p.a. per la realizzazione del “Sistema di gestione integrato per l’utilizzo della frazione residua dei rifiuti urbani al netto della raccolta differenziata prodotta nei comuni della regione siciliana” per gli Ambiti Territoriali Ottimali PA1, PA2, PA3, PA4 Nord, PA5, TP1. Ai sensi dell'art. 6, comma 9, della legge 349/86 il sottoscritto Comitato di Bellolampo presenta le allegate osservazioni sui progetti relativi a quanto in oggetto. Si chiede formalmente che nel giudizio di compatibilità vengano considerate le osservazioni qui presentate e che su di esse si esprima giudizio singolarmente. Il Presidente Domenico Craparotta OSSERVAZIONI SULLA COMPATIBILITÀ AMBIENTALE DEI PROGETTI PRESENTATI DALLA DITTA P.E.A., PALERMO ENERGIA AMBIENTE S.C.P.A. PER LA REALIZZAZIONE DEL “SISTEMA DI GESTIONE INTEGRATO PER L’UTILIZZO DELLA FRAZIONE RESIDUA DEI RIFIUTI URBANI AL NETTO DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA PRODOTTA NEI COMUNI DELLA REGIONE SICILIANA” PER GLI AMBITI TERRITORIALI OTTIMALI PA1, PA2, PA3, PA4 NORD, PA5, TP1. 1) Lo studio di Impatto Ambientale non è stato redatto in conformità alla normativa comunitaria in materia di valutazione di impatto ambientale né risponde ai criteri dettati dalla normativa statale; 2) La sintesi non tecnica esibita alla scrivente è difforme dall’avviso pubblicato sui quotidiani per la richiesta di pronuncia ambientale; essa, infatti, non contiene la valutazione del sistema integrato di cui al predetto avviso. In particolare la sintesi neppure cita le stazioni di trasferenza di Carini, Monreale e Termini Imerese, l’impianto di selezione e la relativa discarica di Trapani 3) Il progetto scaturisce dal Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti approvato con ordinanza n. 1166 del 18.12.2002 dal Commissario per l’emergenza rifiuti in Sicilia. Il Piano, ed i successi provvedimenti, hanno affidato – a valle della raccolta differenziata - la gestione di rifiuti urbani prodotti in
Sicilia (circa 2.500.000 t/anno) a 4 Associazioni Temporanee d’Impresa (A.T.I.), selezionate tramite avviso pubblico, che realizzeranno 4 nuovi inceneritori dove smaltire i suddetti rifiuti dopo la separazione della frazione organica e dei metalli. Le A.T.I. inoltre realizzeranno, ciascuna negli Ambiti Territoriali Ottimali di riferimento, le stazioni di trasferenza, gli impianti di separazione secco/umido, le discariche per i rifiuti speciali e le ceneri derivanti dall’attività di incenerimento e le discariche per la frazioni umida stabilizzata. Gli inceneritori da realizzare sono ubicati nei comuni di Augusta (SR), Paternò (Catania), Bellolampo (PA) e Casteltermini (AG). 4) Da quanto sopra detto, appare di tutta evidenza che il progetto proposto non è una singola opera isolata dal contesto generale, da valutare singolarmente. E’ invece indispensabile che il progetto vada esaminato insieme con gli altri 3 progetti già presentati al fine di valutarne correttamente gli impatti complessivi e le interferenze ambientali che assumono una dimensione ben maggiore. 5) Trattandosi di un “PIANO” e non di un singolo progetto, esso rientra pienamente tra quelli da sottoporre a Valutazione Ambientale Strategica. Non sottoporlo alla procedura V.A.S. (derivante dalla direttiva comunitaria già recepita) sol perché la normativa entrerà in vigore nel prossimo luglio – tra tre mesi -, legittimerebbe il dubbio che si voglia sfuggire a verifiche più rigorose sulle conseguenze ambientali di politiche economiche-territoriali, di piani e di programmi ad elevato impatto ambientale; 6) Nessuna comunicazione, avviso o informazione, è stata fornita ai cittadini siciliani su ciò che il Commissario Straordinario ha progettato, programmato e realizzato con il Piano per la Gestione dei Rifiuti e ciò nonostante lo stesso Piano dedichi l’intero capito 21 alla necessità di informare correttamente il pubblico e istituisca il “Piano della Comunicazione” il cui obiettivo avrebbe dovuto essere quello della determinazione del consenso sociale e la condivisione delle azioni attuative. Alla luce delle fortissime proteste delle amministrazioni locali e delle popolazioni, bisogna prendere atto che il “Piano della Comunicazione” non solo non è mai stato avviato ma che la struttura Commissariale non ha neppure tentato di interloquire con i cittadini e le associazioni ambientaliste; 7) Il progetto, quale strumento d'attuazione del Piano Regionale di Gestione Rifiuti, viola le norme comunitarie recepite dalla Legge 22/97 e successivi emendamenti. A scapito della riduzione della produzione dei rifiuti del recupero e del riuso, il Piano Regionale inverte le priorità indicate dalla legge dando invece precedenza e centralità al sistema dell’incenerimento a cui viene dato il compito di smaltire almeno il 65% dei rifiuti (indifferenziati) prodotti dai siciliani, mentre il conseguimento della quota del 35% di raccolta differenziata - obiettivo obbligatorio per tutti dal maggio 2003 - viene rimandato al 2008 senza, tra l’altro, alcuna misura che ne assicuri il rispetto; 8) Per la violazione delle relative norme l’associazione “Lega Ambiente” ha pendente presso il Tribunale Amministrativo Regionale di Palermo un ricorso per l’annullamento dell’ordinanza n. 333 del 02.05.2003 con la quale il Commissario straordinario identifica il numero ed i siti per la localizzazione delle stazioni di trasferenza, degli impianti per il trattamento della frazione residuale e di quelli per la termovalorizzazione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati e sono delimitati gli ambiti ottimali. Gli stessi motivi dell’impugnativa, in fatto e in diritto,
riproponiamo qui integralmente come ulteriori osservazioni al progetto ed accludiamo copia del citato ricorso; 9) L’approvazione del Piano di Gestioni Rifiuti da parte del Commissario Straordinario, come fatto rilevare dalla mozione presentata il 04.03.04 da 28 deputati all’Assemblea Regionale Siciliana per chiederne la revoca, è illegittima poiché di esclusiva competenza degli organi legislativi e non del Commissario; 10)
Lo stesso profilo d'illegittimità viene segnalato nell’interrogazione presentata da 7 Senatori della Repubblica al Sig. Ministro dell’Ambiente ed al Sig. Ministro dei Beni Culturali e Ambientali;
11) Benché gli strumenti nazionali e regionali di riferimento programmatico siano al presente inesistenti o incompleti o privi di approvazione (Piano Energetico Nazionale, Piano Energetico Regionale, Piano Energetico Provinciale, Documento di Programmazione Economico Finanziario, Piano Regionale Trasporti, Piano Territoriale Paesistico, ecc.) non è stata neppure tentata la valutazione con quelli in attesa di approvazione o con le Linee guida. Questa grave carenza impedisce di esprimere un giudizio sulla strategicità dell’intervento proposto; 12)
Il progetto in realtà non presenta alcuna alternativa progettuale all’incenerimento, limitandosi ad affermare che esso è conseguente alla pianificazione siciliana. Le vere alternative all’inceneritore, e cioè una seria riduzione della produzione dei rifiuti ed una efficace raccolta differenziata indirizzata anche alla separazione domestica della frazione umida ai fini della produzione di compost di buona qualità, non sono prese in considerazione nonostante fossero tutte misure indicate dal Piano degli Interventi per l’emergenza Rifiuti (PIER) approvato nel 2000;
13) Il progetto prevede la produzione di 54,2 MW di energia elettrica che dovrebbero essere ceduti al GRTN alle condizioni di cui al CIP6/1992. Nessuna valutazione viene però fatta della necessità e della reale possibilità di immissione in rete dell’energia prodotta dall’inceneritore di Bellolampo e degli altri 3 siti (complessivamente circa 180 MW). L’intervento, infatti, non risponde ad alcun criterio di strategicità ma anzi si inserisce nell’attuale quadro di sovrapproduzione di energia elettrica in Sicilia. Tale sovrapproduzione non è neppure funzionale a colmare le presunte carenze nazionali poiché l’esportazione di energia elettrica verso il continente trova un limite invalicabile nella incapacità dell’elettrodotto sottomarino Messina / Reggio Calabria che non consente il passaggio di più di 600 MWh. Dagli ultimi dati forniti dal Gestore della Rete Elettrica Nazionale GRTN e relativi all’anno 2001, risulta che la Sicilia dispone di una potenza efficiente netta di 5.004,7 MW, impiega solo 2.700 MW e consuma 20.062,4 GWh esportando comunque 3.363,1 GWh (il 16,8% della sua produzione). La massima capacità di trasporto dell’elettrodotto sottomarino è di 600 MWh ed usualmente ne passano solo 300 MWh.; 14) La scelta del sito di Bellolampo (e di tutti i siti) non è stata fatta dalla struttura Commissariale sulla base di precisi criteri di strategicità, economicità, basso impatto, posizione baricentrica con le aree metropolitane, distanza dai centri abitati, aree soggette a vincoli idrogeologici e paesaggistiche, vie di comunicazione. Infatti, lo stesso avviso pubblico per la selezione delle aziende a cui affidare lo smaltimento, poneva come condizione che le ditte avessero “siti idonei”, ovvero impianti industriali propri o di cui abbiano la disponibilità gestionale, esistenti nel territorio della Regione Sicilia, ivi compresi quelli per la produzione di energia elettrica, in sostituzione totale o parziale di
combustibili ora impiegati. Si è così precostituita una scelta degli operatori e si è lasciata loro la facoltà di scegliere il sito più vantaggioso per l’azienda piuttosto che più idoneo sotto il profilo ambientale con il costo a carico dell’utenza. Altra conseguenza di tale procedura è il fatto che i rifiuti viaggeranno da un capo all’altro della Sicilia con l’irrazionale conferimento, per esempio, di quelli di Catania all’impianto di Augusta, quelli di Messina a Paternò (Catania), quelli di tutta la Provincia di Palermo e di Trapani a Bellolampo (PA) già ospitante un discarica che va avanti da 30 anni, ed è stata ampliata ulteriormente da 30.000 ettari a 150.000, situata a ridosso della città di Palermo (Conca D’Oro), ospitante già un inceneritore per rifiuti ospedalieri e pericolosi; 15) Non risultano pertanto esposti i criteri che hanno determinato la scelta del sito, la loro configurazione modulare, prescelta su precisa base analitica. Manca una scheda parametrica dei dati necessari per la esecuzione di un’analisi dei dati territoriali, delle valenze naturalistiche, delle valenze culturali, dei dati fisici. Manca ogni riferimento ai rapporti tra studi territoriali effettuati e soluzioni progettuali adottate, nonché il quadro di riferimento ambientale, i livelli di qualità preesistenti all’intervento, la stima qualitativa e quantitativa degli impatti indotti dall’intervento sull’ambiente e, quindi, la individuazione e la caratterizzazione delle componenti e dei fattori ambientali ed antropici interessati; 16) Gli aspetti sismici sono stati del tutto ignorati mentre l’elevata sismicità dell’area del comune di Palermo (seconda categoria) richiede invece indispensabili approfondimenti sui caratteri, localizzazione e potenziale sismico delle principali strutture sismogenetiche potenzialmente interferenti con l’area interessata all’insediamento. Dai dati dello studio non è possibile stimare gli effetti attesi al suolo in assenza di un indagine geognostica ed in particolare geofisica volta a determinare i parametri sismici e geotecnici dei terreni fondali tecnicamente significativi in funzione dell’opera in progetto e quindi non è possibile valutare una plausibile risposta attesa; 17) Gli estensori dello studio ammettono che “l’intervento in sé configura possibili forme d'impatto negativo in termini di possibile contaminazione del suolo a seguito dell’immissione di sostanze inquinanti, occupazione, consumo di suolo e modifiche morfologiche” e ancora “il suolo ed il sottosuolo presentano un’elevata vulnerabilità alla propagazione di contaminanti; il sito non risulta infatti dotato di una barriera geologica naturale”(le falde idriche in esso contenute, danno acqua a buona parte della città), “L’occupazione ed il consumo di suolo appaiono rilevanti, in quanto una nuova area naturale (ex poligono militare) viene impegnata per l’ampliamento della piattaforma di trattamento di Bellolampo”. A fronte di queste affermazioni – tali da rappresentare un insormontabile ostacolo alla possibilità d'insediamento degli impianti – non viene fornito nessun approfondimento d’indagine, di valutazione del rischio, di alternativa progettuale; 18) Lo studio non fornisce alcuna analisi degli aspetti idraulici e idrogeologici che possono ingenerare dissesti. La vulnerabilità del sito traspare appena dallo studio mentre andrebbe seriamente indagato il rischio frana indotto dagli interventi di realizzazione delle opere e il successivo deposito in discarica di oltre 4 milioni di tonnellate di rifiuti; 19) Il sito ricade all’interno del Sito di Interesse Comunitario “Raffo Rosso, Monte Cuccio e Vallone Sagana”. Lo studio annuncia elevati impatti ambientali con la perdita di habitat, denaturalizzazione e avvelenamento alimentare per l’avifauna, e si dichiara che “Considerando che non è possibile dimostrare l’assenza d'impatto e che ‘le disposizioni
dell’articolo 6 della Direttiva Habitat non sono limitate a piani e progetti concernenti esclusivamente un sito protetto e prendono anche in considerazione sviluppi al di fuori del sito, ma che possono avere incidenze su esso’. Le autorità degli Stati membri sono pertanto invitate quanto meno ad astenersi da tutte le attività che possono provocare il deterioramento di un sito inserito nell’elenco nazionale”. 20) Lo studio è estremamente lacunoso nell’indagare gli impatti derivanti sia dalla fase di cantiere che di esercizio. Non vengono indicate le estensioni delle aree da cementificare o da asfaltare, le dimensioni delle discariche, le profondità di scavo delle stesse, le dimensioni dei capannoni e delle altre strutture. Non si forniscono dati sui rifiuti prodotti durante la fase di cantiere e sulla loro modalità di smaltimento; 21) Non si indicano le fonti di approvvigionamento idrico (600 m3 al giorno durante l’esercizio) né se ne assicura la disponibilità in loco; 22) Nella sintesi manca qualunque stima delle emissioni dell’impianto d’incenerimento, delle sezioni di selezione e di biostabilizzazione, delle discariche e degli automezzi (che si afferma utilizzeranno 411.000 litri di gasolio l’anno). Ci si limita a dichiarare che esse rientreranno entro i parametri del decreto Ministero Ambiente n. 503 del 19.11.1997. Ciò è inaccettabile poiché lo studio deve servire a valutare gli effetti del progetto ed i suoi impatti, non se è entro o fuori i limiti di legge; 23) Lo studio non prende in esame le emissione tipiche degli impianti di incenerimento, di selezione, stabilizzazione e delle discariche. Nessun raffronto è quindi stato fatto con lo stato dell’atmosfera preesistente e successivo all’intervento; 24) Manca la valutazione di rischio delle sostanze rilasciate - tra cui quelle cancerogene come la diossina ed i metalli pesanti-, mentre si dichiara genericamente che le emissioni rientreranno nei parametri di legge. E’ del tutto evidente che ciò contrasta fortemente non solo con le norme per la redazione dello studio ma anche con le esperienze, ricerche e risultanze delle valutazioni condotte in Italia ed in Europa negli ultimi decenni e che comprovano significativi impatti sanitari; 25) Nonostante manchi la stima quali-quantitativa delle emissioni provenienti dalle diverse fonti, l’estensione dell’area interessata alle ricadute ed i relativi valori, è fuori dubbio che gli impatti saranno significativi e tali da determinare un considerevole peggioramento dello standard di qualità dell’aria per tutti gli abitanti della zona e della città di Palermo (100 m in linea d’aria della discarica) ; 26) La sintesi riferisce che nella relazione SIA sarebbero riportati i risultati delle simulazioni di uno scenario emissivo (in quali condizioni meteo? in quale fase di funzionamento degli impianti? Per quale estensione temporale?) per poi affermare che i picchi sono da 1 a 2 ordini di grandezza inferiori ai limiti di legge (quale legge?) e che si concentrano nelle zone montuose e privi di centri abitati. Tutto ciò è inverosimile anche alla luce del fatto che la stessa sintesi avverte che “il nucleo abitato presente in prossimità dell’area dell’impianto potrà essere soggetto ad un inquinamento olfattivo non trascurabile in quanto la percentuale di ore annue nelle quali è superata la soglia di riferimento è compresa tra l’1% e poco più del 15%”.
27) Gli scarichi idrici indicati (50 m3/giorno) sono incoerenti con i dati del consumo (600 m3/giorno) ovvero non viene specificata la destinazione dei restati 550 m3; 28) La descrizione dell’inceneritore è estremamente generica e tale da non consentire al lettore di capire se esso è idoneo allo scopo e rispondente alle migliori tecnologie disponibili (così come indicato dalla UE). Non viene neppure indicato se per ogni linea è previsto il bruciatore di riserva da utilizzare nel caso di non avvio o di malfunzionamento. In ogni caso la scelta del tipo di inceneritore (a griglia mobile) risponde esclusivamente a motivi di carattere economico essendo stato del tutto escluso il tipo a plasma o quelli a gassificazione (quest’ultimo perché richiederebbe che i rifiuti siano molto meglio selezionati di quanto ci si propone con il presente progetto). Le alternative di sistema ed il confronto non si è basato, come avrebbe dovuto, sul minore impatto ambientale conseguibile; 29) La stessa cosa vale per gli impianti di selezione: a) insufficiente valutazione delle alternative di progetto; b) è stato scelto il sistema che fornisce meno garanzie di selezione ed eliminazione delle componenti pericolose del rifiuto ma produce una carica con potere calorifico più elevato (per questo motivo viene esclusa la tecnica dei bio-cubi che prevede la separazione a valle della fase di digestione aerobica); 30) Idem per il trattamento delle ceneri; 31) L’impianto di stabilizzazione – anche in conseguenza del conferimento indifferenziato e del sistema grossolano di separazione adottato - non viene progettato, come sarebbe invece opportuno, per ottenere un compost di alta qualità da poter realmente ed in sicurezza utilizzare in opere di ripristino ambientale bensì per risparmiare costi e tempo; 32) La sintesi non fornisce alcun serio ed aggiornato studio sulla composizione merceologica dei rifiuti conferiti all’impianto né esamina la questione degli inerti (quanto vetro?) che si ritroveranno nella frazione secca compattata (altrimenti detta eco-balla) da avviare ai forni , mentre la frazione organica stabilizzata si dichiara ne conterrà il 30-40%, e ciò a dimostrazione del fatto che rimarrà inutilizzabile quale compost; 33) Il dimensionamento volumetrico delle discariche (come pure dell’intero sistema Palermo), con il conseguente impatto ambientale, deriva dalle errate scelte del Piano di Gestione dei Rifiuti e da quelle progettuali. Infatti, l’aver indirizzato il sistema verso l’incenerimento e le discariche anziché promuovere una forte raccolta differenziata, ha ingigantito oltre misura gli impianti. Inoltre le scelte progettuali dell’impresa producono una frazione secca stabilizzata la cui unica destinazione sarà lo smaltimento nella discarica di Bellolampo; 34) Della frazione secca compattata non si forniscono dati qualitativi né si assicura la rispondenza alle norme di legge vigenti. Gioverà ricordare che nella regione Campania le eco-balle sono oggetto di inchieste giudiziarie e che il Presidente della Commissione d’indagine sul ciclo dei rifiuti, On. Paolo Russo, ha recentemente dichiarato che nutre forti dubbi sulla possibilità che questo rifiuto sia idoneo per l’incenerimento; 35) Si dichiara che le acque meteoriche verranno avviate verso le fogne comunali (inesistenti a Bellolampo), scelta assolutamente inammissibile considerata la prevedibile ampia superficie asfaltata/cementificata ed interessata da deposizione di polveri, olii da mezzi meccanici, acidi, ecc.;
36) Si sostiene che il percolato (già rifiuto speciale) delle discariche verrà in parte riutilizzato per raffreddare le scorie, bagnare gli argini, innaffiare, lavare i piazzali, ecc. La pratica appare assolutamente illegale (si smaltisce impropriamente un rifiuto) e tale da causare notevoli problemi ambientali (aerosol contenente inquinanti, contaminazione dei suoli e dell’aria, ecc.) 37) La sistemazione a verde delle aree contigue agli impianti è solo avanzata come ipotesi ma non fa parte del progetto e non se ne assicura la realizzazione; 38) Non viene fatta alcuna stima quantitativa della produzione di biogas e, mentre si dichiara che verrà utilizzato a fini energetici, non si chiarisce quale impianto lo utilizzerà; 39) Manca un’analisi delle emissioni in atmosfera dell’impianto di depurazione reflui e dei mezzi meccanici e di trasporto che transiteranno o opereranno nel sito (considerato che Bellolampo è situato a circa 400 m sul livello del mare e che la strada che conduce ad esso in alcuni tratti raggiunge la pendenza del 10%) ; 40) Si dichiara che gli effetti del traffico sono sicuramente significativi ma si stimano in soli 40 viaggi al giorno. Considerato che all’impianto dovrebbero essere conferite circa 800.000 t/anno di rifiuti (più 8.000 t/anno di calce, 4.400 t/a di urea, 2.650 t/a di chimici) ne deriva che ogni giorno, per 365 giorni l’anno arriverà nel sito una media di 2.200 tonnellate. E’ poi noto che gli autocompattatori siciliani portano al massimo 10-12 tonnellate. Riteniamo più attendibile stimare il numero dei viaggi in almeno 150-200 al giorno con effetti ben più drammatici di quelli ipotizzati sul traffico di Palermo e degli assi viari interessati; 41) Nessuno studio viene fatto sulle eventuali modifiche che la realizzazione dell’impianto potrebbe indurre sul microclima dell’area; 42) Non viene prospettato alcun scenario di rischio in conseguenza della realizzazione dell’intervento e della gestione degli impianti. In particolare non è stato esaminato nessuno dei possibili eventi accidentali come l’incendio delle discariche, l’emissione di nube tossica, l’esplosione delle caldaie e/o della turbina, l’incendio dei depositi delle sostanze chimiche, lo sversamento di prodotti chimici durante la fase di trasporto o di carica all’impianto, la formazioni di emissioni ad elevata concentrazione di diossine per il malfunzionamento delle camere di combustione o post combustione, l’incendio e/o l’esplosione dell’impianto di stabilizzazione, ecc.; 43) Non è stato previsto un piano di sicurezza interno ed esterno; 44) Manca una descrizione del progetto e la relativa valutazione degli impatti che comporterà la realizzazione dell’elettrodotto che, si intuisce, dovrebbe consentire l’immissione in rete dell’energia elettrica prodotta. 45) Non è stato prodotto uno studio epidemiologico attendibile sullo stato sanitario delle popolazioni interessate alle ricadute dei fumi ed una credibile valutazione ante e post intervento. L’affermazione che “Non si ritiene quindi che la realizzazione e l’entrata in funzione degli impianti possa determinare effetti negativi sulla salute pubblica” è del tutto priva di fondamento e contraddice la univoca e copiosa letteratura medicoscientifica sull’argomento.
Lo scrivente Comitato, alla luce delle osservazioni di cui sopra, nella convinzione dell’inutilità dell’opera proposta ed i gravi ed irreparabili guasti che essa produrrebbe sull’ambiente e sulla salute delle popolazioni, ritenendo inoltre che lo studio di impatto ambientale presenti gravi ed incolmabili lacune, chiede alla Commissione che vengano esaminate attentamente tutte le questioni qui evidenziate esprimendosi singolarmente su di esse pronunciando al termine parere negativo. Chiede già fin d’ora copia del giudizio di compatibilità ambientale che sarà rilasciato dichiarandosi disponibile al pagamento delle spese di fotoriproduzione e spedizione. Palermo, 16/07/2007 Comitato di Bellolampo Il Presidente Domenico Craparotta Stradale Bellolampo, 4700 - 90135 – Palermo Tel. 091224185 E-mail:
[email protected] Sito: http://bellolampo.it